Giornalino mensile della Fisac/Cgil San Paolo Banco di Napoli
SPAZIO LIBERO
Numero 10 – Marzo 2005
RUBRICHE:
Editoriale
Mondo filiali
Attualità
C’era una
volta
Cinema e
cultura
Flash
EDITORIALE
NUOVI APPUNTAMENTI
Mentre in tutt’Italia procedono speditamente le assemblee sull’ipotesi di rinnovo del CCNL, altre
scadenze riguardano i lavoratori, in particolare quelli del Gruppo San Paolo.
Infatti, una volta approvato il Contratto Nazionale, è necessario ragionare sul Contratto Integrativo,
riprendendo e completando un percorso che, per ora, non è andato oltre San Paolo e San Paolo
Banco Napoli: il Contratto Integrativo di gruppo.
Purtroppo l’integrazione delle banche ex Cardine non ha ancora portato all’adozione di un contratto
unico, rimanendo per quelle realtà diverse discipline, previsioni e trattamenti che sono di
ostacolo, da un lato, ad una normativa che, tendenzialmente, unifichi tutti i lavoratori, evitando
odiose disparità e, dall’altro. impediscono anche una reale omogeneizzazione nell’organizzazione
del lavoro e nel modello commerciale.
Ad ogni fase di integrazione delle realtà ex Cardine, tra loro molto diverse, la Fisac/Cgil, nelle singole
strutture aziendali si è fatta promotrice di soluzioni per giungere a normative unificanti.
Ma ci si è trovati di fronte a resistenze localistiche, a meschini particolarismi a cui la capogruppo non
ha saputo resistere, facendosi condizionare da lobby di potere interne alle vecchie realtà, con il
risultato di riuscire solo a mettere qualche pezza per evitare ulteriori divaricazioni tra i
lavoratori, pur in presenza di numerosissime cessioni di sportelli infragruppo.
La linea da adottare è semplice nella formulazione, difficile, ma ineludibile, nel suo perseguimento:
solo un quadro normativo omogeneo nelle varie realtà aziendali può consentire il miglioramento
della qualità del lavoro e delle condizioni di tutti i dipendenti del Gruppo; per raggiungere tale
obiettivo, rispettando specificità e singole storie, bisogna predisporre una piattaforma comune,
condivisa dai lavoratori, al fine dell’acquisizione di un unico contratto integrativo per tutti i
dipendenti delle banche reti.
E’ un nuovo percorso da intraprendere, con equilibrio e nei tempi necessari, nell’interesse di tutti i
lavoratori.
MONDO FILIALI
VICARI: I DIMENTICATI
Nel mondo delle nostre filiali c’è una categoria di lavoratori
assolutamente non valorizzati dall’azienda: i vicari.
E’ il personale più duttile della nostra rete, pronto a sostituire in caso
di assenza il direttore e, nelle filiali minimali, il cassiere: è proprio nelle
filiali a tre o quatto persone che l’impegno quotidiano di questi colleghi
diventa fondamentale per consentire al punto operativo di aprire la
mattina e conseguire i budget.
A fronte di tale apporto quantitativo e qualitativo c’è talora un
inquadramento anche al 1^ livello retributivo della 3^ area
professionale; la figura professionale riconosciuta è poi quella del
family market che non consente una partecipazione adeguata ai
sistemi incentivanti e l’attivazione di un percorso professionale, in
relazione alla scarsa consistenza dei portafogli clienti assegnati.
Questi dimenticati non hanno prospettive certe di carriera, in quanto è
spesso eccessivo il gap di inquadramento rispetto a quello dei direttori,
naturale evoluzione professionale della loro funzione.
E’ il riconoscimento della professionalità del vicario, indispensabile in
una rete
come la nostra composta da tanti piccoli sportelli, a
rappresentare il passaggio essenziale per la rivalutazione di colleghi
mediamente giovani e numericamente consistenti.
Altrimenti il rischio di demotivazione diventa elevato, soprattutto
quando questi lavoratori svolgono la stessa mansione per molti anni
nella stessa filiale, e in tal modo si compromette il più naturale
serbatoio dei direttori di domani.
MUGNANO
RAGAZZI AMMAZZATI PRIMA DI VIVERE
Ha fatto molto scalpore la recente notizia del fatto accaduto a Mugnano, comune dell’hinterland
napoletano, nel quale un ragazzino di 14 anni, accompagnato da una nomea di “piccolo boss” e dopo
uno scontro con una banda rivale composta da altri ragazzi, è stato ammazzato a sangue freddo con un
colpo alla tempia.
Siamo stati testimoni del fatto che la mattina dopo, nei bar e nei bus, si parlava con compiacimento del
fatto che l’avessero ucciso “perché se lo meritava e perché quando sarebbe stato grande chi sa cosa
avrebbe combinato”!
Siamo intervenuti pesantemente, contro questo degrado mentale, spiegando che nessuna considerazione
può giustificare un assassinio, tanto più che niente e nessuno può fare giustizia da sé (ammesso e
non concesso che questo gesto sia un atto di giustizia soprattutto nei confronti di un ragazzo di 14
anni che non ha avuto il tempo di crescere, maturare come uomo e quindi vivere) pena la dissoluzione
del vivere civile in una società moderna.
Oltre a questo, abbiamo sentito grande compassione per una vita “negata e spezzata” in un mondo dove
ai ragazzi non è consentito crescere bene, perché nati dentro un sistema economico e sociale, con il
relativo modo di pensare e vivere in famiglia e fuori, presente in questo territorio nel quale l’evasione
scolastica è altissima e i ragazzi, pertanto, non si acculturano; quindi, l’apprendimento necessario di
esperienze positive (attraverso l’insegnamento dei maestri e con il quotidiano vissuto assieme ai
coetanei) che crea l’educazione al vivere viene a mancare.
E’ presente in buona parte della Campania e del Sud, al contrario, l’insegnamento quotidiano di un modello
di vita negativo, nel quale la violenza fisica, economica e sociale e la prevaricazione da esercitare
sugli altri sono presenze necessarie e indispensabili per sentirsi “vivi e importanti”.
Per questo ci si ammazza tra ragazzi a Mugnano.
LA ZANZARA
C’era una volta
Il 16 marzo del 1966, giusto 40 anni fa, esplodeva il caso de “La Zanzara”, rivista studentesca del
liceo milanese “Parini”.
Il giornalino aveva pubblicato un’inchiesta sul comportamento sessuale degli studenti..
In quell’Italia democristiana ancora immersa nell’ipocrisia sessuofoba e perbenista i responsabili
dell’inchiesta Claudia Beltramo Ceppi, Marco Sassano, Marco De Poli vennero denunciati per
pubblicazione oscena e con loro il preside della scuola, Daniele Mattalia.
A dare un’idea del clima che si respirava in quegli anni il fatto che i responsabili vennero tutti
sottoposti, su disposizione del pubblico ministero, a visita medica per accertarne le capacità di
intendere e volere.
Il caso sollevò grandi proteste in settori dell’opinione pubblica laica e dell’opposizione di sinistra.
Il processo si celebrò a Milano, presieduto da Luigi Bianchi d’Espinosa, il quale aveva rifiutato di
sottoporre a vista medica Claudia Beltramo Ceppi. Per tutto il processo la tensione tra Bianchi
d’Espinosa e Oscar Lanzi, pubblico ministero, fu palpabile, ma gli imputati vennero assolti in
quanto il fatto non costituiva reato.
La polemica tuttavia proseguì e il procuratore generale di Milano chiese di spostare il processo di
appello perché “L’ambiente milanese è il meno adatto per garantire l’ordinato
svolgimento del processo”(nulla di nuovo sotto il sole!); l’appello fu spostato a Genova.
In quarant’anni il costume della società italiana è completamente mutato, ma per comprenderne fino
in fondo la portata è bene partire da episodi come questo, antesignano di tante lotte e battaglie
per avere una compiuta libertà di opinione e di coscienza, che l’esplosione del ’68 porterà tra le
sue maggiori istanze.
La libertà di scelta, di coscienza ha come necessario corollario l’etica della responsabilità,
della consapevolezza: oggi questi principi fondamentali vengono rimessi in discussione
da un nuovo, soffocante conformismo.
Cinema e cultura
L’incipit del film: una dedica. Agli sgusciati.
Sulla poltrona del cinema già sono pronta a tutto. I primi due minuti: una coppia si bacia e si suicida.
Cuore sacro, ma il sangue gela nelle vene. Poi due ore di emozioni, di pura poesia, di vero
tormento.
Ozpetek non si smentisce. Mi ha abituata a grandi emozioni e ieri sera mi ha sussurrato di tutto.
Decine di spunti di riflessione: la nuova povertà, l’ambizione, la pazzia, la religione, la morale, la
globalizzazione, la ricchezza, il passato, la vita e la morte.
Emozioni così vivide che non riesci a discernere il bene dal male, è un tutt’uno pur rimanendo
separato.
La storia? Una manager di successo si scontra con una ragazzina tredicenne (se stessa? sua madre?)
viva ed ambigua, dolce ed aggressiva, ladra e filantropa.
Chi conosce Ozpetek (il bagno turco, le fate ignoranti, la finestra di fronte) non si meraviglierà
della sua fotografia, dei suoi messaggi espliciti e taglienti, chi non è abituato alla sua regia apprezzerà
comunque il suo Cristo deposto.
Non racconto il film lo propongo.
Cuore sacro, un film consigliato a chi ha i conti aperti col passato, a chi desidera due ore di poesia,
sconsigliato a chi non sa o non vuole emozionarsi.
Buona visione… e chissà che il secondo cuore, quello sacro, non prevalga, prima o poi.
FLASH
La Redazione
Giorgio Campo
Alfredo Conte
Antonio Coppola
Mario De Marinis
Antonio Forzin
Amedeo Frezza
Rosalia Lopez
Raffaele Meo
Italo Nobile
Maria Teresa Rimedio
Anna Maria Russo
puoi leggerci anche su:
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ha collaborato: Cecilia Scaringella
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