SPAZIO LIBERO Numero 50 – luglio 2008 Anno V RUBRICHE: Editoriale Mondo filiali Attualità C’era una volta Cinema e cultura Flash EDITORIALE ACCORDI E AFFANNI QUOTIDIANI Si è da poco chiuso l’accordo che regola esodi e pensionamenti all’interno del gruppo Intesa Sanpaolo, ultima fase di un confronto che dura in pratica da più di un anno. In questo periodo di trattative serrate, le Organizzazioni Sindacali, la Fisac in particolare, hanno cercato prima di tutto di contrattare una gestione degli esuberi socialmente accettabile. Dall’altro lato si sono fatti diversi accordi di armonizzazione, con cui si è iniziato un processo di unificazione di importanti poste contrattuali. Il Sindacato ha dunque cercato di tenere insieme le esigenze e le aspettative delle varie fasce di lavoratori, operazione non semplicissima perché i bisogni dei colleghi non sono facilmente riconducibili a sintesi. Forse sarebbe stato più facile, almeno dal punto di vista della comunicazione, focalizzarsi su specifiche esigenze e su queste impostare la trattativa e l’eventuale mobilitazione. Avremmo commesso, però, un errore strategico, dividendo la compagine lavorativa e depotenziandone la forza contrattuale. Questo è un discorso complessivo, che attiene alla natura e al ruolo del Sindacato generale, che deve sempre tendere all’unificazione del ciclo produttivo ed a generalizzare la contrattazione. Una riflessione del genere è più attuale che mai, in un periodo in cui si discute della riforma del modello contrattuale. Nel contatto con i lavoratori, però, ci accorgiamo che la giustezza e l’efficacia di questo approccio sindacale fanno fatica ad emergere, per cause non sempre attribuibili alla scarsa capacità di comunicazione. Il fatto è che sulla quotidianità lavorativa pesa come un macigno il peggioramento delle condizioni di lavoro conseguito negli ultimi mesi. La giornata lavorativa di molti colleghi è una vera e propria corsa ad ostacoli: organici ridotti all’osso, caos agli sportelli, alti ritmi di lavoro, difficoltà nella fruizione delle ferie, ambienti di lavoro non salubri. % EDITORIALE segue:”Accordi e affanni quotidiani” Questo quadro già preoccupante è stato aggravato dal fatto che molti colleghi hanno dovuto supportare la migrazione delle filiali ex Intesa, aggravando la strutturale mancanza di personale. La questione dirimente, quella più sentita dai colleghi, è quella degli organici: ci sono troppe filiali che arrancano, troppe agenzie in cui si spera solamente di arrivare indenni a fine giornata. Adesso dobbiamo superare l'emergenza. Insieme alle altre Organizzazioni sindacali. abbiamo richiesto un incontro dedicato ai problemi ancora aperti dopo la migrazione, che noi consideriamo tutt'altro che conclusa, e, immediatamente dopo la pausa di agosto, l'apertura di un confronto complessivo sul livello di organico nella rete, sulla riorganizzazione di direzione centrale e filiali successiva all'unificazione delle procedure, sulla individuazione delle nuove figure professionali con i relativi inquadramenti. In sintesi avvieremo un decisivo confronto complessivo sulle condizioni di lavoro. La qualità del lavoro è importante almeno quanto i trattamenti economici e normativi: per questo le diverse vertenze aperte sul territorio devono trovare una risposta adeguata a livello centrale dell’intero Gruppo. MONDO FILIALI QUANDO SI DICE LA SFORTUNA… Il 5 marzo di quest’anno la maggiore agenzia di Santa Maria Capua Vetere viene rapinata con la tecnica del “buco” nel pavimento. Il Rappresentante dei Lavoratori alla Sicurezza fa la sua visita al punto operativo rapinato e scrive, tra l’altro, nel suo rapporto che invia alla Sicurezza: “.…La stessa tecnica (foro nel pavimento) fu usata due anni fa……E’ inammissibile che nessuna ulteriore deterrenza sia stata posta in essere dall’azienda in questo lasso di tempo!........la valutazione del rischio rapina, prevista dall’art.4 c.1 del d.lgs.626/94, non è stata correttamente effettuata. Si chiede pertanto la blindatura del pavimento…” L’ufficio Sicurezza, minimizza l’accaduto e, tra l’altro, così risponde: “L’agenzia in questione, oggetto di 2 eventi criminosi con la tecnica del buco dai condotti fognari, stante l’ampio arco temporale intercorso tra di esssi (oltre 3 anni) fanno considerare l’evento del 2004 singolare per una piazza come Caserta e, quindi la circostanza non rappresenta un arco usuale per la realtà in zona, anzi deve considerarsi atipico…..la circostnza che vede la Filiaie rientrare tra i progetti di ristrutturazione per l’anno corrente ha portato a valutare l’opportunità di implementare ulteriormente le protezioni del Punto Operativo, ipotesi che, stante il progetto in corso, potrà consistere nel rinforzare adeguatamente il pavimento della Filiale nella parte prospiciente i condotti fognari” Quindi i nostri amici della Sicurezza valutano l’evento rapina a Santa Mari Capua Vetere “singolare”, raro e “atipico” per la zona – evidentemente 3 anni sono un orizzonte temporale troppo vasto per considerare l’evento non troppo raro e a Caserta i banditi vanno direttamente allo sportello in genere, non passano per il pavimento – ma, bontà loro, dovendosi fare dei lavori di ristrutturazione in agenzia si valuta l’ipotesi – si badi bene l’ipotesi non la certezza - di “rinforzare adeguatamente il pavimento”. % MONDO FILIALI segue: “Quando si dice la sfortuna…” Ma il Rappresentante dei Lavoratori alla Sicurezza è uomo duro di comprendonio, uno di quelli convinto che i fatti abbiano la testa più dura della teoria, anche se la teoria è corredata dalle migliori statistiche (aziendali) e così risponde all’ Ufficio Sicurezza: “Per quanto riguarda Santa Maria Capua Vetere, il fatto che sia una città antica la rende più simile a Napoli che al resto del territorio casertano dal punto di vista della morfologia del sottosuolo, per cui la tecnica del buco non è, a giudizio del Rls scrivente, un episodio estemporaneo”. Passano i mesi e l’ipotesi rimane tale perché nulla si muove quando il luglio…cucù .. spuntano dal solito buco i nostri amici rapinatori che, probabilmente, essendo un po’ ignorantelli (altrimenti avrebbero letto le statistiche), non sapevano che dovevano presentarsi tra due o tre anni, cosicché, il fenomeno non essendo frequente statisticamente, potevamo stare tutti più tranquilli. All’ufficio Sicurezza si mormora che la colpa sia del Rappresentante dei Lavoratori alla Sicurezza che porterebbe sfiga e si sa, in questo territorio - contrariamente alle rapine col buco - la superstizione non è né singolare né inusuale…. L’UNITA’ NAZIONALE TRA FOLCLORE, IGNORANZA E CATTIVA EDUCAZIONE Ogni volta che l’onorevole(?) Bossi si esprime in maniera sgradevole, ecco subito i “giustificazionisti”, pompieri di professione, che si affannano a dire che sono gesti sì un po’ forti, ma che sono autentico folclore, tipico della persona. Che tali manifestazioni siano tipiche della persona tutti d’accordo, che siano folclore no. E’ ora di smetterla con la condiscendenza interessata verso quella che è solo maleducazione, irriverenza verso le istituzioni che vanno rispettate in sé e, nell’ultimo specifico caso (Inno di Mameli), insulto gratuito alla Nazione, alla nostra Nazione, visto che la sua, quella di Bossi, la “padania”, non esiste. Ma alla cattiva educazione si accompagna l’ignoranza: il gestaccio all’Inno era a significare, per i giustificazionisti, che il “nord” non può essere schiavo di Roma; va ricordato, come scritto in questi giorni, che nel testo è la Vittoria schiava di Roma, non il popolo e tanto meno l’inesistente popolo padano… Ma è l’aver proposto come inno “il 24 maggio” - che esalta la riscossa che porterà alla vittoria italiana nella 1’ guerra mondiale - a confermare che Bossi, come suo figlio, non ha studiato: alla fine della guerra l’Italia annesse l’attuale, profondo, nord est, a conclusione ultima del processo di Unità, sì proprio di Unità, nazionale; a ricordo di quella guerra di Unità nazionale, fateci caso, ogni città e paese - anche il più piccolo e sperduto - ha il suo monumento commemorativo, con l’elenco delle vittime di quella tragedia; e ciò dalle Alpi alla Sicilia, perché tutta, ma propria tutta la Nazione (600.000 morti) diede il suo contributo per completare quell’Unita, che oggi qualcuno, ignorante e maleducato, vuole spezzare. IN RICORDO DI GUIDO Guido era un “compagno” della Cgil, persona nella quale tale desueta parola – compagno appunto – ritrovava la pienezza della sua nobile radice etimologica: “cum panem”, condivisione del pane (i primi furono i discepoli del Cristo), come simbolo di una vita spesa con gli altri e per gli altri. Schivo, con i suoi occhiali da professore di lettere, aspro nel tono di voce, maniacale nella precisione, bonariamente preso in giro per l’”ampiezza” delle sue relazioni, brontolone impenitente, eppure di immensa umanità e tanto, tanto caro… Questo il ritratto che ci porteremo sempre nel cuore di Guido Brunelli - già Segretario Generale delle Fisac/Cgil della Campania, ex dipendente del Banco di Napoli – che ci ha tragicamente lasciato in questi giorni, dopo una vita pubblica spesa per i lavoratori ed una privata costantemente tesa alla concreta solidarietà verso gli ultimi. ADDIO COMPAGNO BRUNELLI L’UOMO A UNA SOLA DIMENSIONE Anziché limitarsi ad inutili celebrazioni e/o commemorazioni circa il movimento del ’68, sarebbe consigliare di “andare alle fonti”, cioè di “leggere i testi” che produssero quel movimento. Ed il primo consiglio che ci permettiamo di dare, per l’efficacia e la rapidità del messaggio che lancia ancora e, forse, soprattutto, oggi è la lettura de “L'uomo a una sola dimensione” del filosofo statunitense, di nascita tedesca, Herbert Marcuse. L’uomo a una sola dimensione è l'individuo alienato della società attuale, è colui per il quale la ragione è identificata con la realtà. Per lui non c'è più distacco tra ciò che è e ciò che deve essere, per cui al di fuori del sistema in cui vive non ci sono altri possibili modi di essere. Il sistema tecnologico ha, infatti, la capacità di far apparire razionale ciò che è irrazionale e di stordire l'individuo in un frenetico universo cosmico in cui possa mimetizzarsi. Il sistema si ammanta di forme pluralistiche e democratiche che però sono puramente illusorie, perché le decisioni in realtà sono sempre nelle mani di pochi; la stessa tolleranza, di cui si vanta la società, è repressiva perché è valida soltanto riguardo a ciò che non mette in discussione il sistema stesso. Tuttavia la società tecnologica non riesce ad imbavagliare tutti i problemi e soprattutto la contraddizione di fondo che la costituisce, cioè l'indirizzo conservatore di una politica che nega a taluni gruppi l'appagamento dei bisogni primari (ieri come oggi, acqua, cibo, casa) e stordisce il resto della popolazione con l'appagamento dei bisogni fittizi (oggi, telefonini e televisori al plasma). Tale situazione fa sì che il soggetto rivoluzionario non sia più quello individuato dal marxismo classico, cioè la classe operaia, in quanto questa si è completamente integrata nel sistema, bensì quello rappresentato dai gruppi esclusi dal cosiddetto benessere, che Marcuse in un passo chiave del suo libro descrive come: "il sostrato dei reietti e degli stranieri, degli sfruttati e dei perseguitati di altre razze e di altri colori, dei disoccupati e degli inabili”. Ancorché siano passati più di 40 anni, vengono in mente neri, rom, barboni e accattoni vari che affollano le nostre attuali, nefaste, fobie….. FLASH BUONE FERIE A TUTTE/I La Redazione Giorgio Campo Antonio Coppola Mario De Marinis Antonio Forzin Amedeo Frezza Raffaele Meo Italo Nobile Maria Teresa Rimedio Anna Maria Russo puoi leggerci anche su: cgil.it/fisac.sanpaolo/bancodinapoli