I BAMBINI HANNO LA BRUTTA
ABITUDINE DI NON CHIEDERE
PERMESSO PER IMPARARE
(EMILIA FERREIRO)
… e dunque cominciano ad alfabetizzarsi molto
precocemente, da quando la scrittura diventa
per loro un oggetto “interessante”.
Certamente si parla di un concetto di
alfabetizzazione qualitativamente diverso, non
più legato all’acquisizione di una mera tecnica di
trascrizione, bensìalla scoperta delle regole di
funzionamento della lingua scritta e delle sue
diverse funzioni. Dunque, da una visione
strumentale della scrittura, ponderata soltanto in
quanto ogetto di insegnamento scolastico, alla
scoperta dell’esistenza di un processo di
concettualizzazione, che ci ha consentito di
riconsiderarla in quanto oggetto di conoscenza.
Ciò significa, da una parte, conferire alla lingua
scritta il suo ruolo di rilievo in quanto oggetto della
cultura non riducendola a semplice oggetto
scolastico e, dall’altra parte, comprendere che la
sua appropriazione implica un apprendimento di
tipo concettuale che, in quanto tale, è
caratterizzato da successive costruzioni e
ricostruzioni che portano progressivamente alla
scoperta delle sue proprietà distintive.
Durante questo processo caratterizzato
da successive costruzioni e
ricostruzioni da parte del soggetto conoscente,
inevitabilmente compaiono modalità non
convenzionali di produzione e di interpretazione
che, alla luce delle ricerchi psicogenetiche,
possiamo oggi interpretare e comprendere.
L’aver appreso una chiave di interpretazione
scientifica ci ha portato inequivocabilmente a
riconcettualizzare il ruolo dell’errore anche in
questo ambito, considerandolo non più come
qualcosa di negativo da evitare in tutti i modi,
ma come momento necessario nel processo di
appropriazione della lingua scritta, poiché
implica una modalità particolare di
organizzazione delle conoscenze.
Inoltre, da un punto di vista didattico, la
riconsiderazione dell’errore ha comportato la
sua entrata ufficiale nelle aule, poiché
abbiamo riscontrato che, divenendo
pubblico, costituisce un elemento altamente
significativo per promuovere la discussione e
la riflessione linguistica.
(prefazione all’edizione italiana de: “Alfabetizzazione
teoria e pratica” di Emilia Ferreiro, a cura di Lilia
Teruggi )
LEGGERE NON VUOL DIRE
DECIFRARE,
SCRIVERE NON VUOL DIRE
COPIARE UN MODELLO DATO
CONCLUSIONI
• Il bambino non aspetta che qualcuno
decida di insegnargli qualcosa per
imparare e comincia molto presto a
interessarsi della lingua scritta e, se posto
in un CONTESTO SOLLECITANTE, ne
ipotizza regole mette alla prova ipotesi,
sostiene e difende teorie che lo soddisfano
al pari di ciò che fa con ogni altro oggetto
di conoscenza
LA SCUOLA DEVE ASSUMERSI IL
COMPITO DI ESSERE IL CONTESTO
SOLLECITANTE E CREARE CONTESTI
EDUCATIVI ARRICCHITI
(Clotilde Pontecorvo. Roma – convegno per Marina
Pascucci - maggio 2007)
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