IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITA’ SERMIDE – CARBONARA (MN) MARZO 2006 Dott.ssa Federica Fini (Psicologa A.I.D.A.I – Emilia Romagna) SINTOMI PRIMARI: • Disattenzione • Iperattività • Impulsività DISATTENZIONE IMPULSIVITA’ IPERATTIVITA’ QUANDO IL LIVELLO DI IPERATTIVITA’, IMPULSIVITA’ E DISATTENZIONE PROVOCANO DEFICIT AL NORMALE FUNZIONAMENTO SCOLASTICO E SOCIALE DISATTENZIONE • spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro, o in altre attività • spesso ha difficoltà a mantenere l'attenzione sui compiti o sulle attività di gioco • spesso non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente • spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le incombenze, o i doveri sul posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo o di incapacità di capire le istruzioni) • spesso ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività • spesso evita, prova avversione, o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto (come compiti a scuola o a casa) • spesso perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività (per es., giocattoli, compiti di scuola, matite, libri, o strumenti) • spesso è facilmente distratto da stimoli estranei • spesso è sbadato nelle attività quotidiane IPERATTIVITA’ • spesso muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia • spesso lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto • spesso scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò è fuori luogo negli adolescenti o negli adulti, ciò può limitarsi a sentimenti soggettivi di irrequietezza) • spesso ha difficoltà a giocare o a dedicarsi ad attività divertimenti in modo tranquillo • è spesso "sotto pressione" o agisce come se fosse "motorizzato" • spesso parla troppo IMPULSIVITA’ • spesso “spara” le risposte prima che le domande siano state completate • spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno • spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per es., si intromette nelle conversazioni nei giochi) Criteri B-E del DSM-IV • I sintomi devono essere presenti prima dei 7 anni di età • Deve essere presente una certa menomazione in almeno due contesti sociali (casa, scuola, lavoro...) • Deve essere presente una compromissione significativa del livello di funzionamento sociale e/o lavorativo • I sintomi non spiegabili da altri disturbi di tipo psicotico o emotivo SINTOMI SECONDARI Purtroppo i soggetti con DDAI, o con altri problemi di comportamento, manifestano anche altri sintomi che vengono definiti secondari in quanto si presume derivino dall’interazione tra le caratteristiche patognomoniche del disturbo con l’ambiente sociale e con quello scolastico in cui si trovano inseriti tali bambini o DEFICIT COGNITIVI DI ELABORAZIONE DELL’INFORMAZIONE o SCARSA MOTIVAZIONE o COMORBIDITA’ CON DISTURBO DI APPRENDIMENTO o DIFFICOLTA’ NELLE RELAZIONI SOCIALI o SVILUPPO DI TRATTI OPPOSITIVI E PROVOCATORI Quadro clinico: Difficoltà relazionali - Emarginazione da parte dei coetanei - Scarse amicizie durature - Tendenza all’isolamento - Rapporti con bambini più piccoli o più instabili - Incapacità nel cogliere indici sociali non verbali • Quadro clinico: Difficoltà scolastiche • • • • • • • - Rendimento inferiore alle potenzialità cognitive - Disturbo attentivo - Disturbo nella memoria sequenziale - Stile cognitivo impulsivo - Deficit di controllo delle risorse cognitive -Effetto sul piano emotivo-comportamentale Diagnosi clinica: Bassa autostima - Demoralizzazione - Scarsa fiducia in sé stessi - Solitudine - Sentimenti abbandonici - Inadeguatezza per rimproveri, rifiuto sociale, insuccesso scolastico, sportivo, ecc. - Rischio di un disturbo depressivo, ansioso, comportamentale Disturbo del comportamento - Comportamento negativista e provocatorio - Crisi di collera - Comportamento arrabbiato o rancoroso - Comportamento dispettoso o vendicativo - Frequenti litigi con gli adulti - Incapacità di rispettare le regole - Accusare gli altri per i propri errori - Sistematica violazione delle regole sociali - Aggressioni a persone o animali - Distruzione di proprietà - Frode o furto STORIA DEL DDAI Still (1902): “deficit nel controllo morale ed una eccessiva vivacità e distruttività...” Levin (’30): Danno Cerebrale Minimo Autori vari (’40): Disfunzione Cerebrale Minima DSM-II (1968): Reazione Ipercinetica del Bambino DSM-III (1980): DDA, con o senza Iperattività DSM-III-R (1987): DDAI (14 sintomi) DSM-IV (1994): DDAI (18 sintomi, 3 sottotipi) -Il precoce esordio dei sintomi - la relativa persistenza del disturbo - l’associazione con altre problematiche di carattere evolutivo - i consistenti miglioramenti in seguito a trattamenti farmacologici sono argomentazioni convincenti a favore dell’ipotesi che il DDAI sia un problema soprattutto di natura neurobiologica CAUSE CHE HANNO RISVEGLIATO NEI CLINICI UN INTERESSE VERSO QUESTO DISTURBO 1- IL RICONOSCIMENTO DELL’EREDITARIETA’ DEL DISTURBO 2- L’INDIVIDUAZIONE DI SPECIFICHE AREE CEREBRALI COINVOLTE NELLA GENESI DEL DDAI 3- L’ELEVATO RISCHIO DI DISTURBI PSICOLOGICI IN SOGGETTI ADULTI CON PREGRESSA DIAGNOSI DI DDAI La causa del DDAI? • COMPONENTE INNATA • COMPONENTE APPRESA – studi di genetica – regole domestiche – genitori con DDAI – ambiente caotico – circuiti cerebrali – atteggiamento frettoloso e impulsivo (aree anteriori del cervello, dopamina, noradrenalina) – efficacia del Metilfenidato – insegnamento delsaper aspettare – esperienze negative per aver atteso – gratificazione della frettolosità Basi neurobiologiche del DDAI PROCESSI PSICOLOGICI IMPLICATI NEL DISTURBO In una rassegna, Sandberg (1996) ha descritto le 4 teorie, maggiormente accreditate, che tentano di spiegare il Disturbo da Deficit Di Attenzione/Iperattività: . EVOLUZIONE DEL DDAI ADHD in età prescolare - Massimo grado di iperattività - Comportamenti aggressivi - Crisi di rabbia - Litigiosità, provocatorietà - Assenza di paura, condotte pericolose, incidenti - Disturbo del sonno ADHD in età scolare - Comparsa di sintomi cognitivi (disattenzione, impulsività) - Difficoltà scolastiche - Possibile riduzione della iperattività - Evitamento di compiti prolungati - Comportamento oppositorio-provocatorio ADHD in adolescenza Possibili evoluzioni - 35%: superamento dei sintomi, prestazioni scolastiche talvolta inferiori ai controlli. - 45%: permanenza della sindrome, frequente attenuazione della componente iperattiva, crescente compromissione emotiva (depressivo-ansiosa) e sociale - 20%: permanenza della sindrome, disturbi comportamentali di adattamento sociale ADHD in adolescenza - Disturbo dell’attenzione: difficoltà scolastiche, di organizzazione della vita quotidiana (programmazione) - Riduzione del comportamento iperattivo (sensazione soggettiva di instabilità) - Instabilità scolastica, lavorativa, relazionale - Condotte pericolose - Disturbi depressivo-ansiosi ADHD in età adulta - Difficoltà di organizzazione nel lavoro (strategie per il disturbo attentivo) - Intolleranza di vita sedentaria - Condotte rischiose - Rischio di marginalità sociale Bassa autostima, tendenza all’isolamento sociale, vulnerabilità psicopatologica Attribuzioni errate sui bambini con DDAI • Decidono deliberatamente di non voler lavorare • Fanno solo ciò che piace loro, quindi non meritano il mio aiuto perché quando si impegnano riescono come gli altri • Sono così perché i loro genitori non li seguono a sufficienza • Meritano di essere puniti per insegnare loro a calmarsi • Sono cattivi perché non seguono le regole del comportamento e reagiscono negativamente verso i compagni • A volte si comportano in quel modo solo per attirare l’attenzione della classe. In realtà questi bambini… • Non riescono a lavorare su uno stesso compito per un periodo prolungato…La loro motivazione diminuisce più rapidamente di quella degli altri • Spesso sanno quello che dovrebbero fare ma non riescono a mettere in pratica le loro buone intenzioni • La loro attenzione è controllata da stimoli esterni (il problema sta nel controllo interno dell’attenzione) • Non sono cattivi, a volte reagiscono negativamente con gli altri perché non hanno sufficienti abilità per fare meglio • Il loro comportamento non è diretto verso uno scopo preciso LO STUDENTE DDAI DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO DISTURBO DELLA CONDOTTA