Economia regionale
Sviluppo locale
Domenico Cersosimo
Corso di Economia regionale – Dipartimento di Scienze politiche e sociali
Università della Calabria
Mezzogiorno o Mezzo giorno?
Luogo malato, altero, “Altro interno” ?
Patologicamente familistico e uncivicness?
Il Sud d’Italia soprattutto come costruzione
discorsiva, come costruzione di autostereotipi e
rappresentazioni
Il M. come versione estrema dell’Italia, luogo
dell’accentuazione di tutti i difetti nazionali
[capro espiatorio di tutti i guasti del paese]
Il M: come “problema”, come “trappola sulle
trappole”
…o solo legno più storto?
Cos’è il M. oggi?
Pezzo “ordinario” dell’Italia
[tutt’altro che compatto e indifferenziato]
Un’area dipendente [macro e micro] e, per
questo, più deresponsabilizzata
Un’area a forte regolazione pubblica e delle
“intermediazioni improprie”
[poca regolazione di mercato; opacità; personalizzazione]
Un luogo dove la politica è il “grande tutto”,
il regolatore [quasi] unico dell’economia e
della società [politica incollata alla società]
Troppo Stato e troppo poco Stato
[“Stato introvabile”: regole e deroghe; “illegalesimo legale”;
“fuga dello Stato”: Casmez e commissariamenti vari]
Troppa Europa e troppo poca Europa
Luogo degli eccessi [rendita degli eccessi]
Studiare e altra postura culturale
Bisogna essere strabici
[guardare a ciò che rimane immobile e a ciò che si muove ma che non
vediamo, perché siamo concentrarti su ciò che vediamo immobile;
“accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo
[oppure] con attenzione e apprendimenti continui: cercare e saper
riconoscere chi e che cosa , in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo
durare, e dargli spazio” (Italo Calvino)
L’ossessione del Pil procapite [%M/CN]
[fonte: Svimez (2011) e Daniele e Malanima (2007)]
Fordismo inossidabile
Il Mezzogiorno come problema
economico [incapacità a crescere]
La crescita come totem della
trasformazione economica e sociale
[è la fabbrica/la crescita che cambia il contesto…]
La crescita è ferma
Non cresce l’Italia, da molti anni
Nel corso dei passati dieci anni il prodotto interno lordo è aumentato
in Italia meno del 3 per cento; del 12 in Francia, paese europeo a noi
simile per popolazione. Il divario riflette integralmente quello della
produttività oraria: ferma da noi, salita del 9 per cento in Francia. Il
deludente risultato italiano è uniforme sul territorio, da Nord a Sud.
(Draghi 2011, p. 7)
Aumento % m.a. produttività tra 1999-2011:
I-0,1; DeF+0,7; Usa+2; GB+1,1
Stato unitario?
Il problema del Sud è oggi il divario civile:
carenze quantitative e bassa qualità dei servizi
essenziali
Il divario economico può considerarsi un
connotato “fisiologico”, “sostenibile”,
”riassorbibile” di un sistema capitalistico
nazionale
Il divario civile è socialmente insostenibile e
immotivato per uno stato nazionale:
per i cittadini la ragione d’essere di uno stato
unitario consiste nel potere usufruire di servizi
minimi di pari qualità, a prescindere dal luogo
di residenza e dal reddito
Stato unitario?
Il Paese non si rompe per il divario
economico: il Mezzogiorno “conviene”
[capitale umano; mercato di sbocco; “Altro interno”]
Lo Stato rischia la rottura più per il divario
civile
A maggior ragione: il problema
fondamentale del Sud oggi è un problema di
crescita civile
Le “sofferenze” civili del Mezzogiorno
I numeri mostrano un divario civile enorme
in termini di disponibilità, accessibilità,
qualità
Non sempre per deficit di spesa pubblica
centrale
Spesso per carenze di strutture
Spesso per inefficienza gestionale
Spesso per distorsione della funzione
obiettivo dei servizi
Le sofferenze scolastiche
Sud
Isole
Nord-O
Nord-E
Laureati per 100 venticinquenni
14,2
13,1
18,5
20,3
Laureati fuori corso per 100 laureati
64,8
68,7
44,7
55,9
-18.572
-4.542
1.345
6.487
Saldo migratorio netto degli studenti (2006-7)
Studenti con scarse competenze in lettura (2009)
27,5
14,4
15,7
Studenti con scarse competenze in matematica (2009)
33,5
17,5
24,4
Bambini senza servizi
[bambini 0-2 anni, 2008]
Calabria
Campania Lombardia
Veneto
% bambini che utilizzano:
a. servizi per l'infanzia
2,7
2,8
16,5
12
b. asili nido
2,3
1,7
13,3
9,8
a. asili nido
13,9
15,4
56,2
65,2
b. servizi per l'infanzia
15,6
50,5
62,2
70,2
% comuni con:
Vita meno sicura
[dati 2009]
Sud
Isole
Nord-O
Nord-E
(per 100.000 abitanti)
1,6
1,2
0,8
0,6
Estorsioni
16,1
12,1
8,5
6,7
4,0
4,4
3,0
3,2
Omicidi volontari consumati
Quoziente di mortalità infantile
(per 1.000 nati vivi)
Giustizia poco civile
[dati 2006]
Mezzogiorno Nord-O Nord-E
Durata media (in giorni) dei
procedimenti di 1° grado:
a. cognizione ordinaria
1.209
694
897
b. lavoro, previdenza e assistenza
1.031
369
609
Durata media dei procedimenti esecutivi
immobiliari
2.322
1.036
862
Sanità malata
Calabria Campania Lombardia Veneto
% parti cesarei
41,6
62,0
28,7
28,9
a. con 65 e più anni
2,5
1,8
4,1
9,3
b. con 75 e più anni
1,3
1,7
10,3
16,7
del femore operati entro 48 ore
30,8
22,1
43,1
42,3
Emigrazione ospedaliera per ricoveri acuti
in % delle persone ricoverate nella regione
16,2
9,9
3,8
3,3
% anziani trattati in Adi:
% anziani con diagnosi principale di
frattura del collo
Servizi meno accessibili
[dati 2010]
Sud
Nord-O
Nord-E
Farmacie
27,5
16,1
19,3
Pronto soccorso
66,3
48,5
49,1
Uffici comunali
40,7
28,1
29,7
Polizia, Carabinieri
47,7
35,0
33,4
Uffici Postali
36,4
21,1
22,3
Famiglie con difficoltà a raggiungere:
Meridionali in fila
[dati 2010]
Sud
Nord-O
Nord-E
Anagrafe
16,5
14,1
11,6
Asl
57,0
40,6
36,8
Banca
27,7
8,7
4,7
Posta per invio raccomandata
34,8
24,5
22,3
Posta per ritiro pensione
65,2
30,1
38,9
Persone di 18 anni e più che attendono
oltre 20 minuti per accedere ai servizi di:
Città più sporche e meno acqua
[dati 2010]
Calabria Campania Lombardia Veneto
Sporcizia nelle strade
38,3
33,6
29,3
23,1
Irregolarità nell'erogazione
dell'acqua
33,4
12,0
6,2
1,9
Non bevono acqua dal
rubinetto
52,0
36,7
28,7
17,0
Il regno dell’indifferenziata [kg/ab.]
[dati 2008]
Mezzogiorno
Nord
%M/N
Totale differenziata
72,8
247,6
29,4
Rifiuti organici
21,6
89,5
24,1
Plastica
3,9
15,3
25,5
Lontani dal “buon governo”
Mezzogiorno
Centro-N
Indice generale di buon governo
4,3
6,4
Indice di semplificazione
4,4
6,1
Indice di informatizzazione della PA
3,6
4,7
Disoccupazione: la “mortificazione” civile più grave
Mezzogiorno Nord-O
Nord-E
Tasso di disoccupazione:
fino alla licenza media
15,4
8,0
6,7
diploma
13,0
5,8
5,2
laurea
8,9
3,7
3,9
15-24 anni
38,8
21,7
19,1
25-34 anni
20,3
7,6
7,2
Disoccupati “strutturali” (12 mesi e più)
54,1
43,6
35,7
Giovani 15-29 anni che non lavorano e
non studiano:
30,9
15,6
40,1
26,9
18,3
15,0
% su totale giovani 15-29 anni
% su giovani laureati
Crescita civile
Priorità alla crescita civile, anche ai fini della
crescita economica
[non esiste una precisa e meccanica sequenzialità, però…..]
La NPR “forza” il nesso di causalità del paradigma
tradizionale: dall’economia alla società/dalla
società all’economia [“dall’ingegneria economica e
industriale all’ingegneria sociale”]
Ispirazione della NPR: migliorare
permanentemente il contesto
[ridimensionamento degli aiuti al K ed enfasi sulle politiche di
offerta di servizi per i cittadini per compensare la sottoproduzione
di beni collettivi]
Nel “retrobottega” della NPR
1. Prendere atto di ciò che succede
nel mondo reale e di come lo
vedono gli scienziati sociali
2. Enfasi sui paradigmi emergenti
23
E’ cambiato il mondo e il modo di vedere il mondo
prevedibilità vs incertezza ontologica
[se prima riuscivi a prevedere tutto ora non sei assolutamente di grado di
fare un quadro esaustivo della situazione né di arrivare a rappresentarti la
gamma delle scelte possibili e delle loro conseguenze]
razionalità assoluta vs razionalità riflessiva
un mondo assai più complicato di prima
24
Due motori della trasformazione: 1. Globalizzazione
sempre più reti produttive e non
dilatazione abnorme dei perimetri dei
processi decisionali e produttivi
mercati di massa vs. massa di mercati
bisogni semplici vs. bisogni complessi
frantumazione delle conoscenze e dei poteri
[folla di soggetti]
25
…e smaterializzazione della produzione
Nelle catene del valore contano molto più di prima
griffe
emozioni
intangibile
la “testa” e la “coda” dei cicli produttivi
baricentro squilibrato verso i venditori
26
….si produce in modo diverso
globalizzazione e materializzazione
spingono verso trans-territorialità e
trans-settorialità
produzione come puzzle rompicapo
i settori si sfumano
moltitudini di soggetti [economici e non]
[tendenzialmente più governance e meno goverment]
27
si squilibra il pendolo luoghi-flussi
contano di più i flussi
si appannano i luoghi indistinti
contano le risorse idiosincratiche
si aprono nuove finestre di
opportunità per lo sviluppo locale
[non localismo]
28
Perché è importante lo sviluppo locale
prodotto e processo
[imprese e contesto, virtù imprenditoriali e virtù civiche,
infrastrutture fisiche e infrastrutture morali]
fini e mezzi hanno la medesima importanza
[identica enfasi sugli aspetti sostanziali e su quelli procedurali
(su cosa ti aspetti di raggiungere e su come lo raggiungi)]
29
Tutto ciò non è banale
per gli economisti mainstream il problema
dell’arretratezza è innanzitutto (e soprattutto)
un problema di incentivi alle imprese
per il paradigma dello sviluppo locale conta
soprattutto la qualità del contesto socioistituzionale
[intensità delle relazioni tra istituzioni, propensione all’azione
collettiva, capitale sociale]
la qualità del contesto condiziona il
rendimento istituzionale e quindi le
performances economiche
30
Parentesi: sul concetto di capitale sociale
1. il capitale sociale consiste nella propensione
alla cooperazione, alla fiducia e
all’associazionismo civico dei soggetti che
operano in un determinato contesto
Questa interpretazione ha acquisito popolarità grazie a
un famoso studio di Putnam (1993) riferito alle regioni
italiane.
la performance delle istituzioni intermedie sarebbe migliore
nelle regioni del Centro-Nord rispetto a quelle del Sud a
causa dell’esistenza nelle prime di maggiore capitale sociale
(civicness).
31
Putnam
Le ragioni della differente dotazione di capitale
sociale va ricercata, a parere di Putnam, nella
storia «lunga» dei diversi luoghi
In particolare, le differenze nella civicness
hanno origine, secondo Putnam, otto secoli
fa, quando in Italia si affermano i liberi
comuni al Centro Nord, che avviano una ricca
tradizione di impegno civico e di relazioni
politico-istituzionali orizzontali, mentre il
Sud è governato dalla gerarchica e
autocratica monarchia normanna
32
Coleman
2. Una seconda interpretazione è riconducibile a
Coleman (1990), che definisce il capitale
sociale come rete di relazione tra soggetti
Questa interpretazione sostituisce al
paradigma deterministico e causale di
Putnam un paradigma dell’azione
33
Putnam/Coleman
a differenza del carattere path dependent
del capitale sociale à la Putnam (è una certa
cultura che favorisce cooperazione e successo
delle istituzioni)
il capitale sociale à la Coleman è, invece,
una risorsa che viene costruita,
alimentata o distrutta attraverso le azioni
degli individui
34
I vantaggi dell’interpretazione di Coleman
L’enfasi posta da Coleman sui network di relazioni,
anziché sulla cultura, attribuisce centralità alle azioni
intenzionali degli attori, singoli o collettivi
Il capitale sociale può essere creato o deteriorato come
conseguenza della scelta di adottare strategie che
rafforzano (strategie cooperative) o impoveriscono
(strategie non cooperative) le relazioni
interpersonali.
Questa concezione del capitale sociale che si costruisce
nel corso delle interazioni strategiche tra gli individui
apre nuove prospettive anche sul piano
normativo
35
Capitale sociale e istituzioni
il capitale sociale e le istituzioni hanno in comune la
caratteristica di essere «strumenti di efficienza» in
grado di ridurre i costi di transazione
le istituzioni consentono (direttamente) ai
membri di un gruppo sociale di ridurre
l’incertezza nei rapporti tra i membri stessi
nonché quella derivante da accadimenti esterni
il capitale sociale (indirettamente),
aumentando il grado di fiducia, pure riduce i costi
di transazione e le difficoltà che gli agenti
incontrano nella contrattazione
36
Il gioco statico della fiducia
Payoffs
A
B
Si fida di B
Onora la fiducia di
A
(ramo d
d)
f
f
Abusa della fiducia
di A
-n
n+f
0
0
B
A
Non si fida di B
Fonte: adattamento da Kreps (1990)
37
Un insegnamento non secondario del gioco
è sforzarsi di individuare i
meccanismi in grado di generare
fiducia e di perseguire strategie e
politiche che collochino i soggetti
sul ramo d dell’albero del gioco,
anche quando la situazione di
partenza, considerata isolatamente,
prospetta convenienze individuali a
non cooperare
38
Com’è noto, l’esito può divenire cooperativo se,
sotto l’ipotesi di informazione perfetta, il gioco
da statico diventa ripetuto per un numero
infinito o imprecisato di periodi
Un’altra possibilità è che il radicamento dei
soggetti in un contesto sociale crei un
legame tra le interazioni strategiche che
si svolgono in ambiti diversi
Superando il calcolo statico dei payoff, la strategia
di fidarsi potrebbe diventare ottimale e
l’economia si rimetterebbe in moto
39
Perché è importante la fiducia
quando i contratti sono completi la fiducia
non svolge alcun ruolo
[un contratto completo implica osservabilità e verificabilità
delle azioni che le parti sono in grado di produrre]
in molte situazioni del mondo reale,
tuttavia, i contratti risultano incompleti
perché esistono costi di transazione
40
linea ideale che indica l’incompletezza contrattuale
incompletezza contrattuale
in un punto poco distante dall’origine, i contratti
sono incompleti, ma al contempo molto
dettagliati.
i costi di transazione ex ante sono molto alti (impasse)
in un punto molto distante dall’origine i contratti
sono abbastanza incompleti ma “snelli” e
implicano bassi costi di transazione ex ante
rischi di comportamenti opportunistici ex post (impasse)
41
tuttavia…nonostante le difficoltà che si incontrano nella
contrattazione, i soggetti economici nella realtà portano
avanti transazioni anche complesse, caratterizzate da
contratti incompleti…
questo indica che in fin dei conti il comportamento
opportunistico post contrattuale non viene preso in
considerazione?
oppure operano altri fattori che rafforzano la
convinzione di un esito cooperativo?
in sintesi, cosa sblocca l’impasse?
42
una possibilità è che si attivino meccanismi di
fiducia
tali da indurre le parti a formulare aspettative di un esito
cooperativo della transazione nonostante l’esistenza di contratti
incompleti
nell’alimentare la fiducia e nel sostenere esiti
cooperativi un ruolo rilevante è svolto dal capitale
sociale
in un contesto con elevato capitale sociale, le persone possono
reciprocamente fidarsi di più perché le reti che esistono tra i
soggetti forniscono migliori opportunità per punire chi devia
43
supponiamo un determinato ambito sociale As in cui
è inserito un insieme di agenti N che intraprendono
anche un altro tipo di transazione in un ambito
diverso Ap
l’importanza del capitale sociale risiede nel fatto che:
se consideriamo isolatamente l’ambito Ap, il
comportamento cooperativo degli N agenti può
non rivelarsi self enforceable
se gli stessi agenti N sono coinvolti nello stesso
tempo in un gioco che si svolge nell’ambito sociale
a cui appartengono e che può produrre un
ammontare sufficientemente grande di capitale
sociale, l’equilibrio cooperativo nell’ambito Ap può
divenire autovincolante
44
il timore di perdere i benefici del capitale sociale
rende incentive compatible per gli agenti adottare
un comportamento cooperativo nell’ambito Ap
l’interesse dei membri della comunità a evitare un
comportamento opportunistico nell’ambito Ap li
spinge ad adottare sanzioni nei confronti di chi
attua un comportamento opportunistico
nell’ambito As
45
in assenza di un contesto istituzionale in grado di tutelare
pienamente le parti
il capitale sociale è una risorsa in grado di potenziare
le aspettative di un esito cooperativo della transazione
ciascun soggetto che sia parte di una rete di relazioni,
valuta non soltanto le conseguenze delle proprie
azioni sull’esito nel gioco corrente, ma anche gli effetti
che tale esito avrebbe su altre transazioni nell’ambito
del medesimo network
questa valutazione implica un calcolo dei
payoff che tenga conto del complesso degli esiti
che un eventuale comportamento non
cooperativo produrrebbe nella “catena” delle
interazioni strategiche
46
generando fiducia e attese di cooperazione tra
gli attori, le reti sociali consentono di ridurre i
costi di uso del mercato
per questa via le reti sociali influenzano il
volume delle transazioni e alcuni aspetti
organizzativi della produzione:
rendendo meno costosi i processi di
decentramento di funzioni, il capitale
sociale può rendere relativamente più
efficienti modelli organizzativi flat
47
Equilibrio del gioco e capitale sociale
Costi,
Benefici
C= Ci(e)
di+z
Ci(e2)
di
e1
e2
effort
Un’altra e più radicale innovazione del paradigma dello
sviluppo locale
il contesto può essere influenzato e modificato
attraverso appropriate politiche pubbliche
per le teorie sociali standard, i cambiamenti del
contesto sono indotti
o dal cambiamento economico
[arriva l’impresa che tutto cambia!]
oppure dall’evoluzione carsico della storia
[cambiamenti molecolari della storia lunga]
in entrambi i casi nessuno spazio per politiche
intenzionalmente rivolte a modificare il contesto
49
Lo sviluppo locale “osa”
il contesto socio-economico si può cambiare
senza aspettare che prima cambino le condizioni
economiche e in tempi non secolari
le nostre azioni e i nostri orizzonti umani dipendono
molto di più di quanto si pensi dalla storia corta,
dalla matrice corrente delle opportunità
dunque, cambiando la matrice, le regole del
gioco e la posizione dei giocatori, è
possibile condizionare e cambiare le
strategie d’azione e le logiche di
comportamento degli attori
50
Parentesi: sulla concertazione
la concertazione può essere
assimilata ad una forma di
democrazia diretta, deliberativa
che vantaggi si possono conseguire
adottando forme di democrazia
diretta/deliberativa?
51
Cos’è la democrazia deliberativa?
dialogo e confronto argomentato per
arrivare a scelte pubbliche
condivise
tre vantaggi attesi da forme di
democrazia deliberativa nel contesto
specifico dello sviluppo locale
52
1° vantaggio: +democrazia
aumento del n. degli attori coinvolti
partecipazione
preferenze endogene
emersione di imprenditorialità
istituzionale
[importante: piena eguaglianza e libertà per i partecipanti]
53
2° vantaggio: cittadini “migliori”
cittadini più propensioni alla cooperazione
migliori perché più informati, aperti e
sensibili ai beni pubblici/virtù civiche
dialogo e confronto può condurre a più
considerazione della coesione sociale e
istituzionale
54
3° vantaggio: scelte migliori
migliori perché strategie comuni possono
implicare meccanismi di learning by
doing che accrescono competenze in
tema di sviluppo economico degli attori e
dunque possibilità per scelte più
consapevoli
perché il maggiore orientamento verso i
beni comuni (o meno opportunismo,
particolarismo) può implicare la
possibilità di equilibri “superiori”
55
Cosa ci dice l’esperienza empirica di politiche basate sulla
concertazione?
buoni risultati in termini di
processo
[miglioramento della propensione alla cooperazione e
all’azione collettiva; sedimentazione di nuove
competenze tecniche e relazionali; aumento della
coesione sociale e istituzionale;…anche se molte
coalizioni collusive, esclusive…il contesto è cambiato!]
risultati meno buoni in termini di
output economici e soprattutto di
nuovi beni pubblici locali
56
Perché pochi beni pubblici?
più partecipazione e più coesione hanno implicato solo in
parte una maggiore efficacia dei risultati economici,
mentre solo in pochi casi l’azione collettiva è stata
finalizzata alla produzione di beni pubblici locali
perché la connessione è poco robusta?
perché la concertazione poche volte conduce a
scelte ottime? (cioè a programmi di sviluppo integrato,
azioni-sistema, nuove esternalità positive)
perché “buoni” processi non conseguono “buoni”
prodotti?
57
carenze nel disegno istituzionale
carenze nel disegno istituzionale e
regolativo
[ovvero nel sistema di regole – regole delle regole– che
delimitano il campo di autodeterminazione degli attori
locali]
molti limiti del centro
[opacità, instabilità, assenza di meccanismi di
selezione, carenza di forme di cooperazione
istituzionale verticale e orizzontale, indicazioni
sbagliate sulle soluzioni organizzative]
58
carenze di strategia a livello locale
spesso fallimenti locali: rendite
particolaristiche, negoziazione distributiva
i decisori politici locali hanno più difficoltà a
selezionare il progetto economicamente
ottimale in presenza:
a) distribuzione asimmetrica dei benefici
[il vincolo del consenso lo sconsiglia]
[progetto vs programma]
59
b) vantaggi politici immediati da un progetto
subottimale
[vantaggi di breve periodo vs lungo periodo: la funzione
obiettivo dei soggetti diverge dalla funzione di benessere
sociale]
[legare gli attori]
c) incapacità di valutare i benefici o a
concepire un progetto ottimale
[le carenze di competenze abbassano l’orizzonte delle
soluzioni possibili]
[aiuti esterni]
Fallimento della democrazia deliberativa?
La maggiore propensione motivazionale alla cooperazione non significa
automaticamente capacità di superare gli ostacoli insiti nell’azione
collettiva.
In particolare:
• non sempre è vero che i soggetti coinvolti nei processi di concertazione
riescono a superare i conflitti di interesse adottando scelte che riflettono
i benefici collettivi
[rischio di scelte subottimali consensuali]
• non è scontato che le coalizioni partenariali assumono il punto di vista
generale e non il loro particolare
• [rischio delle logiche politiche di breve periodo]
• non è per nulla facile che la concertazione attraverso dibattito, ricerca e
sperimentazione conduce a scelte innovative
• [la carenze di competenze abbassa l’orizzonte delle soluzioni
possibili]
61
Che fare….ricapitolando
la scarsa efficacia delle politiche per lo
sviluppo locale può essere fatta risalire a:
1. limiti del disegno istituzionale
2.carenze di competenze degli attori locali
3.ridondanza di politicizzazione dei processi
deliberativi locali
62
Che fare….ricapitolando
curare bene disegno istituzionale
[serve poco un disegno istituzionale “perfetto”]
coerenza intersettoriale e territoriale delle
politiche locali e centrali
[Regioni e Governo si “parlano”?; gli assessori parlano tra loro? La
Regione parla con i sindaci?]
abbassare l’enfasi sui finanziamenti
[i trasferimenti monetari sono l’esito di un processo di mobilitazione
istituzionale locale (“prima il progetto sostenibile”)]
trasferimenti a trance
63
Che fare….ricapitolando
competenze locali. Si può fare moltissimo
rafforzando la cooperazione istituzionale verticale
incentivando la riunificazione delle conoscenze locali
disperse tra gli attori
trasferendo conoscenze pertinenti, rare, globali non
disponibili a livello locale
attribuendo maggiore peso ad organismi tecnici su scala
locale [agenzie tecniche legittimate]
il centro conta!
64
che fare….ricapitolando
eccesso di politicizzazione
dare più potere ad alcuni attori/leader della rete
partenariale meno oppressi dal vincolo del consenso
[per forzare le scelte, per dirimere i conflitti non in modo consensuale]
equilibrio tra elementi ed organismi di governace e
di government [equilibrio tra consenso e decisione]
inserire nel disegno istituzionale un elemento forte
di intenzionalità
65
che fare ….ricapitolando
sperimentare e istituzionalizzare
[learning by doing e formalizzazione; innovazioni e routines]]
pianificazione strategica e semplificazione
procedurale
più monitoraggio e valutazione
[creare memoria collettiva dei processi nelle comunità locali e
nelle istituzioni; non avere fretta e non ripartire da zero]
meno enfasi sulla spesa e sui tempi e più
attenzione alle performance e ai risultati
amministrazioni competenti ed efficienti,
imparziali e trasparenti
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5. Sviluppo.locale - Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali