UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA
FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
PEDAGOGIA DELLA DEVIANZA E DELLA
MARGINALITA’
II SEMESTRE
Dott.ssa Angela Fiorillo
STATUTO EPISTEMOLOGICO DELLA DEVIANZA E DELLA
MARGINALITA’
SOMMARIO
Pedagogia della devianza e della marginalità: dominio di lavoro
Premesse di complessità
Quadro teorico e modelli
PEDAGOGIA DELLA DEVIANZA E DELLA MARGINALITÀ:
DOMINIO DI LAVORO
Pedagogia e Pedagogia speciale
 Pedagogia come:
scienza della formazione umana:
 Maturazione + Ambiente = Sviluppo
 Intervento diretto + Intervento indiretto = Educazione
 Sviluppo (uomo che si forma)+ Educazione (uomo che è
formato) = Formazione
PEDAGOGIA DELLA DEVIANZA E DELLA MARGINALITÀ:
DOMINIO DI LAVORO
 Pedagogia come duplice scienza:
 Scienza dello sviluppo umano (processi, condizioni,
andamento)
e
 Scienza dell’educazione (processi di aiuto allo sviluppo,
condizioni, progetti educativi)
PEDAGOGIA DELLA DEVIANZA E DELLA MARGINALITÀ:
DOMINIO DI LAVORO
Pedagogia speciale come:
o Scienza dello sviluppo e di aiuto allo sviluppo in condizioni
tipiche, per rispondere a bisogni educativi speciali.
o Scienza della formazione umana in assetto speciale.
PEDAGOGIA DELLA DEVIANZA E DELLA MARGINALITÀ:
DOMINIO DI LAVORO
Pedagogia della devianza come:
• Ambito della pedagogia speciale
e della pedagogia sociale
• Tessitura di relazioni interdisciplinari
• Assetto clinico
PREMESSE DI COMPLESSITÀ
• Paradigma della complessità del fenomeno (azione integrata
del soggetto, delle interazioni sociali e del contesto culturale).
• Triade di agenti psicodinamici – cognitivi – culturali.
• Natura plurale dei fenomeni qualitativi.
• Nuove tipologie di devianza.
• Nuova geografia della devianza.
• Specificità e reciprocità dei fenomeni.
• Moltitudine di sguardi disciplinari
PREMESSE DI COMPLESSITÀ
• Approccio dinamico all’agire deviante (episodi, crisi, stile di
vita …).
• Visione integrata del quadro sistemico del fenomeno della
devianza.
• Declinazione del termine al plurale (devianze).
• Collocazione all’interno di un continuum
(un diverso livello di gravità e una elevata probabilità di
sequenzialità/integrazione).
• “Geografia della marginalità”(luoghi reali o simbolici della
differenza.
PREMESSE DI COMPLESSITÀ
DA
violazione di regole o delinquenza
A
processo e prodotto dell’interazione sociale, selezione,
stigmatizzazione e disapprovazione sociale
PREMESSE DI COMPLESSITÀ
RAPPORTO NORMALITÀ/DEVIANZA
• Non netta separazione tra normale e anormale.
• Contiguità tra normalità e devianza.
• Origine di un atto antisociale come condizione sia interna che
esterna al soggetto.
• La comunità ridefinisce il confine tra normalità e patologia.
PREMESSE DI COMPLESSITÀ
RAPPORTO NORMALITÀ/DEVIANZA
Nell’adolescenza, per esempio:
Disagio “naturale”o “diffuso”:
Cambiamento biologico/fisico/intellettivo, crescita,
trasformazione, transito dall’infanzia alla maturità, malessere
pervasivo.
Disagio “accentuato”:
Fatica, disunità esistenziale, frantumazione nella relazione
interpersonale, nell’appartenenza sociale, nella relazione con
se stessi.
QUADRO TEORICO E MODELLI
Tre prospettive
1. prospettiva medico-biologica ed antropologica;
2. prospettiva psicologica e psicoanalitica;
3. prospettiva sociologica.
QUADRO TEORICO E MODELLI
Prospettiva medico-biologica ed antropologica
•
Teoria di Lombroso, pioniere delle teorie deterministiche:
stretta correlazione tra devianza/criminalità e costituzione
fisica; alla base della criminalità vi erano determinate
caratteristiche genetiche o tratti fisici.
• Teoria di Quetelet: uomo medio, normale rispetto alla
devianza.
• Teorie dell’ereditarietà.
QUADRO TEORICO E MODELLI
Prospettiva psicologica e psicoanalitica
• Teoria dell’aggressività: devianza come scarsa tolleranza alla
frustrazione. Causalità lineare tra frustrazione e aggressività.
• Orientamenti dinamici e interattivi nella teoria di Bandura,
Sartarelli, De Leo: interazione tra persona, ambiente,
condotta.
• Proposta costruttivista di De Leo: rete di interazione intorno
alle azioni e agli autori
QUADRO TEORICO E MODELLI
• Psicoanalisi:
– Freud: devianza per frustrazione del sentimento di
giustizia.
– Adler: devianza come complesso di inferiorità o della
devianza dovuta ad un «io-immaturo» per una alta
conflittualità con le figure parentali nel periodo in cui il
bambino si forma le convinzioni morali.
– Alexander e Staub: ridotta efficacia del controllo del Superio.
QUADRO TEORICO E MODELLI
Prospettiva sociologica
- Scuola classica: devianza/criminalità come risultato di
una azione intenzionale adottata attivamente dagli
individui;
- Scuola positiva: idea deterministica del comportamento
deviante/criminale, secondo cui peso maggiore è
assegnato alle influenze esterne, a motivi genetici, alla
formazione di una subcultura delinquente o per un
conflitto tra mezzi personali e fini della società.
QUADRO TEORICO E MODELLI
 Devianza/criminalità come disorganizzazione sociale (primi del
Novecento, scuola di Chicago) : devianza/criminalità
strettamente connessa ai gruppi a cui le persone
appartengono, non per le caratteristiche individuali ma per la
struttura sociale e per il grado di integrazione e di
organizzazione sociale.
QUADRO TEORICO E MODELLI
 Devianza come anomia o risposta alla tensione tra mete e
mezzi e reali possibilità (prima metà del Novecento):
• Devianza dovuta alla mancanza delle norme sociali, che
regolano e limitano i comportamenti individuali (Durkheim).
• Presenza di norme forti da parte della struttura cultura che
definisce i fini ed i mezzi per raggiungerli in conflitto/ tensione
con la struttura sociale, che definisce la reale opportunità di
raggiungerli.
Cinque forme di comportamento: la conformità,
l’innovazione, il ritualismo, la rinuncia e la ribellione, le ultime
quattro definite di tipo deviante(Merton).
QUADRO TEORICO E MODELLI
 Devianza come processo disturbato della socializzazione
(prima metà del novecento): la devianza è connessa al
mancato processo di socializzazione, processo di azione
motivata dove il soggetto tende a deviare dalle aspettative
che gli altri si sono fatti rispetto al ruolo ( T. Parsons).
 Devianza come conflitto fra le norme delle diverse culture o
della stessa cultura (prima metà del Novecento) : la
criminalità avviene quando vi è un conflitto fra norme sociali,
cioè quando regole di condotta più o meno divergenti
regolano la situazione di vita specifica nella quale può trovarsi
un individuo (T. Sellin, Beynon).
QUADRO TEORICO E MODELLI
 Devianza primaria e secondaria ( metà del Novecento): la
devianza può essere distinta in:
 primaria: la violazione delle norme che hanno agli occhi di
chi le compie un rilievo marginale e non si è percepiti
come delinquenti
 secondaria: l’atto deviante viene riconosciuto dagli alti
come tale; chi lo compie riordina se stesso sulla base
delle conseguenze del suo gesto(E. Lemert).
QUADRO TEORICO E MODELLI
 Devianza come «tecnica di neutralizzazione della norma (metà
del Novecento): il comportamento deviante rappresenta una
«tecnica di neutralizzazione» che permette al deviante di
sanare il “gap” tra condotta deviante e valori socialmente
condivisi così da fornire una giustificazione alle sue azioni non
perdendo la propria autostima (D. Matza).
QUADRO TEORICO E MODELLI
 Devianza come mancato controllo sociale (seconda metà del
Novecento): visione dell’uomo come naturalmente portato a
violare le norme, dunque deve essere regolato e controllato
dalla società, per evitare condotte devianti che aumentano la
mancanza di controlli o legami sociali (A. Reiss, J. Toby, I. Nye,
W. Reckless, T. Hirschi).
QUADRO TEORICO E MODELLI
 Devianza come mancanza di autocontrollo (fine del
Novecento): teoria generale della devianza (furti, rapine,
violenze, omicidi, traffico di stupefacenti, appropriazione
indebita, corruzione, concussione, ecc.), distinzione tra
crimine/reato : evento connotato da un’azione e delinquenza
come propensione o tendenza della persona a violare la legge,
a commettere il crimine( M. Gottfredson, T. Hirschi).
QUADRO TEORICO E MODELLI
 Devianza come scelta razionale ( fine Novecento): la devianza
ed i reati sono gesti intenzionalmente scelti al fine di ottenere
benefici immediati (D.B. Cornish, R.V.Clarke).
 Devianza come attività abituale ( fine Novecento - primi del
duemila): la devianza ed il reato si attuano quando vi è la
convergenza in un luogo ed in un tempo di un potenziale
autore del reato, un obiettivo o un bersaglio interessante e la
mancanza di un guardiano per cui un bersaglio diviene
interessante per elevata visibilità, poca inerzia, alto valore ed
accessibilità ( L. Cohen, M. Felson).
QUADRO TEORICO E MODELLI
Cambiamento epistemologico del concetto di devianza
(Barone, De Leo, Sartarelli, Barbagli, Colombo, Savona, ecc.)
• Dal paradigma deterministico, causale, lineare,
eziologico e con oggettivazione scientifica della
questione della devianza, con studi incentrati sulla
verifica delle cause:
QUADRO TEORICO E MODELLI
• (De Maio, Cancrini: tipi di personalità con
attitudini/predisposizioni alla devianza;
• Cancrini, Ermentini, Verdicchio: causa in alcuni tipi di
relazioni familiari (famiglie deprivate, in crisi, ecc.);
• Solivetti, Balloni, Guidicini: determinismo causale tra
alcune tipologie di persone e alcune tipologie di
devianza;
• Roszak, Balloni e Guidicini: rapporto tra specifici livelli
culturali o subculture e specifiche devianze.
QUADRO TEORICO E MODELLI
• Al paradigma interazionista e costruttivista per dare
spiegazioni del fenomeno deviante tenendo in considerazione
l’azione integrata del soggetto, delle interazioni sociali e del
contesto culturale.
QUADRO TEORICO E MODELLI
– Ulivieri: “geografia della marginalità” caratterizzata da
luoghi reali e simbolici della differenza.
– dalla visione riduttiva di prodotto patologico, antisociale,
di vittimizzazione e passivazione a processo di costruzione
dove interagiscono una serie di dimensioni: individuali
costruzioniste, interpersonali (relazioni familiari, gruppo
dei pari, ecc.), socio-culturali.
QUADRO TEORICO E MODELLI
- P. Barone: soggetti attivi, il cui comportamento risulta anche
dalle loro scelte e non solo dalle forze sociali;
- prendono parte ad un contesto comunicativo che prevede
intenzionalità e circolarità internazionale.
- sono solo una parte di un sistema complessivo che organizza e
contribuisce alla costruzione dell’evento stesso.
QUADRO TEORICO E MODELLI
Figure della diversità (Foucalt):
• Lebbra/esclusione sociale/internamento
• Peste/inclusione sociale
• Dispositivi di esclusione (XVII e XVIII secolo) indifferenziati per
le masse. Marchiatura del diverso.
• Dispositivi di inclusione (dal XVIII secolo in poi) attenti
all’individualità. Correzione della diversità e controllo interno.
QUADRO TEORICO E MODELLI
Dall’ottocento in poi:
o I modelli si sovrappongono per utilità reciproca
o Si sviluppano le scienze sociali e il potere di sorveglianza.
o Attenzione all’individualità e alla soggettività
o Insufficienza della categoria della follia
o Molteplicità di forme di devianza
QUADRO TEORICO E MODELLI
Individuo anormale:
- Il mostro: modello interpretativo di tutte le forme di
anomalia. Rimanda al potere politico-giudiziario.
- L’incorreggibile: resiste alla correzione, si confonde nella
normalità familiare. Rimanda al potere familiare di correzione.
Necessità di supporto all’intervento familiare.
- L’onanista: è patologia della sessualità. Necessità di dispositivi
di controllo dei suoi spazi. Rimanda al potere medico-sociale
QUADRO TEORICO E MODELLI
XIX secolo:
Lungo processo di definizione della diversità.
Connessione con la personalità e con l’anormalità (soggetto
anormale = soggetto malato).
Ricerca delle cause degli atti delinquenziali.
Studio della personalità.
Sinergia tra sapere giuridico e sapere medico.
Follia come malattia mentale e come pericolo (psichiatra medico
e tutore dell’ordine).
QUADRO TEORICO E MODELLI
Dal XIX secolo:
La categoria della devianza entra nel campo di indagine
psichiatrico.
Centralità di istinto e perversità dell’individuo anormale.
• Nuovo confine tra normalità e devianza
• La comunità ridefinisce il confine tra normalità e
patologia.
• Problema dell’orizzonte morale.
• Dalla correggibilità alla dimensione terapeutica.
QUADRO TEORICO E MODELLI
Dialettica tra:
• Punizione e cura
• Sanzione e correzione
• Prevenzione e rieducazione
ESERCITAZIONE
Costruire una definizione di devianza e di
marginalità.
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