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Capitolo 43
Il demonio è dalla mia giustizia fatto giustiziere,
per tormentare le anime che miserabilmente mi
hanno offeso.
Ho posto gli spiriti maligni in questa vita a
tentare e molestare le mie creature,
non perché siano vinte, ma perché esse
vincano con la prova delle loro virtù,
e ricevano da me la gloria della vittoria.
Nessuno deve temere
per qualsivoglia battaglia
o tentazione di demonio
che gli venga,
perché io ho fatto forti
i miei fedeli,
e ho dato loro
la fortezza della volontà,
fortificandola nel Sangue del mio Figlio.
Questa volontà non ve la possono mutare
né demonio
né creatura alcuna,
perché ella è vostra,
e data da me col libero arbitrio.
Voi dunque col libero arbitrio potete tenerla
o lasciarla, come vi piace.
Essa è l'arma che ponete nelle mani del
demonio;
è un coltello col quale direttamente vi
percuote e vi uccide.
Ma se l'uomo non dà questo coltello della sua volontà
nelle mani del demonio,
cioè se egli non consente
alle sue tentazioni e molestie,
giammai sarà ferito dalla colpa del peccato
per veruna tentazione che gli accada.
Anzi lo fortificherà nell'aprirgli l'occhio dell'intelletto
a vedere la mia carità,
la quale permette che siate tentati,
solo per farvi venire a virtù, e per prova di virtù.
A virtù non si viene
se non per mezzo della conoscenza
di se stessi e di Me.
Tale conoscenza si acquista più perfettamente
nel tempo della tentazione,
perché allora
l'uomo conosce
l'inconsistenza
del suo essere,
poiché non può
levarsi le pene
e le molestie che
vorrebbe fuggire,
e conosce ancora me nella sua volontà,
che è fortificata dalla mia bontà
e non consente a quei brutti pensieri.
per quanto gli concede la mia
carità,
che il demonio è debole e per
sé non può nulla,
se non quanto io gli permetto;
ora io lo permetto
per amore
e non per odio,
affinché
vinciate e
non siate vinti,
veniate alla conoscenza perfetta di me e di voi,
e la vostra virtù sia provata,
poiché essa non si prova che col suo contrario.
Vedi dunque come i demoni siano miei ministri
nel tormentare i dannati nell'inferno,
e nel tentare in questa vita,
per esercitare e provare la virtù dell'anima.
Non è intenzione del demonio di farvi provare nella
virtù,
perché egli non ha la carità,
ma per privarvi della virtù;
questo però non può farlo, se voi non volete.
Or vedi
quanta
sia la
stoltezza
dell'uomo,
che si fa debole
colà dove io
l'ho fatto forte,
e da se
stesso
si mette
nelle mani
dei demoni.
Voglio perciò che tu sappia, che in punto di morte,
quanti durante la vita entrati sono sotto la signoria del
demonio
(senza esservi forzati però, che non lo possono, ma
volontariamente si sono messi nelle sue mani),
appena giungono all'estremità della morte
sotto questa perversa signoria, non aspettano altro
giudizio,
ma da se stessi sono giudici nella loro coscienza,
Con l'odio
stringono
a sé l'inferno
sull'estremo
della morte,
essi
medesimi,
coi loro demoni,
si prendono
in premio
l'inferno.
e prima ancora che l'abbiano,
In modo simile i giusti,
che vissero in carità e muoiono nella dilezione,
quando viene
l'estremità della morte,
se sono vissuti
perfettamente in virtù,
illuminati dal lume
della fede,
vedono, con l'occhio della fede
e con perfetta speranza nel Sangue dell'Agnello,
il bene che io ho loro apparecchiato,
e colle braccia dell'amore l'abbracciano,
stringendo con strette d'amore me,
sommo ed eterno Bene.
E così l'anima gusta vita eterna
prima di aver lasciato il corpo mortale,
cioè, prima di essere separata dal
Gli altri
che avessero
passata
la vita
in uno
stato
di carità
comune
abbracciano la mia misericordia
con quel lume medesimo della fede
e della speranza che ebbero i perfetti.
e non si
trovassero
in quella
grande
perfezione,
quando
giungono
all'estremo,
Ma essi hanno una carità imperfetta;
perciò si stringono alla mia misericordia,
ritenendola maggiore delle loro colpe.
Gli iniqui peccatori invece fanno il contrario:
vedono con disperazione il loro luogo,
e con l'odio lo abbracciano;
icché non aspettano di essere giudicati né gli uni né gli altr
ma si partono da questa vita,
e ciascuno riceve il suo posto.
Lo gustano e lo posseggono prima di partirsi dal corpo,
nell'estremità della morte:
i dannati
con l'odio
e con la
disperazione;
i perfetti
col lume
della fede
e con la
speranza
nel Sangue
divino.
Gli imperfetti invece,
con la misericordia
e con quella medesima fede,
giungono al luogo del Purgatorio.
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