TEILHARD DE CHARDIN L’ambiente divino Dati biografici • 1881-1955. • Gesuita, filosofo/teologo e paleontologo francese. • Tentativo di conciliare teoria dell’evoluzione e peccato originale: viene esiliato in Cina, dove rimane dal 1926 al 1946. • Partecipa a molteplici spedizioni di paleontologia. • All’inizio degli anni ‘50 viene riabilitato come docente. La materia • Vedere Dio in tutte le cose. • Pur affascinato dalle prospettive orientali che tendono verso l’unità, Teilhard le ritiene meno veritiere, in quanto vedono nella materia il negativo da cui liberarsi. • Dio ci attende nelle cose, a meno che egli stesso non ci venga incontro. «Ancora più grande, o Signore! Sempre più grande sia il Tuo Universo, affinché attraverso un contatto costantemente intensificato e ampliato, io ti possegga, e io sia da Te posseduto!». La divinizzazione delle attività • 1Cor 10,31: «Sia dunque che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio». • Come conciliare disprezzo del mondo e volontà di santificare Dio in ogni cosa? • Ciò che importa è solo l’intenzione? La materia non conta nulla? Il sillogismo di Teilhard • Ogni anima è fatta per Dio (un legame mistico) • Tutte le cose sono per l’anima (il nostro spirito si nutre delle cose materiali, le cose arrivano all’anima attraverso il corpo) • Tutte le cose sono per Dio (la creazione non è finita, ma si sviluppa sempre più intensamente. Ed il nostro compito è di portarla a termine, anche con il lavoro più umile delle nostre mani). cose anima Dio Il valore delle nostre azioni «Ecco quale significato e quale valore umano, in ultima analisi, hanno le nostre azioni. In virtù dell’inter-legame Materia-Anima-Cristo, qualunque cosa facciamo, riportiamo a Dio una particella dell’essere che Egli desidera. Con ogni nostra opera, lavoriamo, atomicamente ma autenticamente, a costruire il Pleroma, e cioè collaboriamo al compimento di Cristo». Dov’è Dio? • Dio non è fuori della sfera del tangibile. • Ci aspetta ad ogni istante nell’azione, nell’opera del momento. • «Si trova in qualche modo sulla punta della mia penna, del mio piccone, del mio pennello, del mio ago, del mio cuore, del mio pensiero». • Il divino si incarna, entra nella realtà umana. Non c’è nulla di profano • Questa prospettiva è molto diversa da quella della maggior parte dei cristiani praticanti che sentono il lavoro come un impaccio spirituale. «Per opera della Creazione, e soprattutto dell’Incarnazione, niente è profano, quaggiù, per chi sa vedere. Anzi, tutto è sacro per chi distingue, in ogni creatura, la particella di essere eletto sottoposta all’attrazione del Cristo in via di consumazione». L’impegno del cristiano • Molti pensano che il Cristianesimo sia da condannare perché porta le persone a disinteressarsi delle cose umane, porta a isolarsi. • Ed in effetti quando un sacerdote o un religioso si occupa di cose profane viene in genere condannato dai cristiani stessi perché si adegua alle mode mondane. • Il Cristianesimo genera traditori e disertori. Passività • La morte è il massimo di passività davanti a Dio, il momento in cui Dio può abitare totalmente in noi. «Fa’ che io sappia pure riconoscerti, venuta la mia ora, sotto le apparenze di ogni potenza, estranea o nemica, che sembrerà volermi distruggere o soppiantare. Quando sul mio corpo (e ancor sul mio spirito!), il logorio dell’età comincerà a segnare la tua impronta; quando su di me piomberà dall’esterno, o quando, dall’interno, nascerà in me il male che diminuisce o rapisce; nel minuto doloroso in cui, tutto a un tratto, mi accorgerò di essere malato o di invecchiare; in quel momento ultimo, soprattutto, in cui mi sentirò sfuggire a me stesso, totalmente passivo nelle mani delle grandi forze ignote che mi hanno formato; in tutte quelle ore cupe, concedimi, o Signore, di intuire che tu stesso (purché la mia fede sia abbastanza grande) apri un varco doloroso nelle mie fibre, per penetrare fin nel cuore della mia sostanza, e per rapirmi in Te». Materia • Occorre amare non solo i ‘pieni’ della vita, ma anche i vuoti, le passività e le diminuzioni provvidenziali. • «Lo sforzo umano è la collaborazione, trepidante d’amore, che prestiamo alle mani divine occupate a ornarci e preparaci (noi e il Mondo) in vista dell’unione finale attraverso il sacrificio». «La materia sarà per noi il complesso delle cose, delle energie, delle creature che ci stanno attorno, nella misura in cui queste si presentano a noi come palpabili, percettibili, “naturali” (nel senso teologico della parola). Sarà l’ambiente comune, universale, tangibile, infinitamente mobile e vario, in seno al quale siamo immersi». Dalla materia allo spirito «O Materia affascinante e forte, Materia che accarezzi e che virilizzi, Materia che arricchisci e che distruggi – fiducioso nelle influenze celesti che hanno profumato e purificato le tue acque – io mi immergo nei tuoi strati possenti. La virtù del Cristo è passata in Te. Con i tuoi fascini, attirami; con la tua linfa, nutrimi. Con la tua resistenza, fortificami. Con gli strazi che c’imponi, liberami. Infine, con tutta te stessa, divinizzami». L’accusa di panteismo • È possibile unirsi, pur restando se stessi. • Non parliamo di apparizione, ma di trasparenza, non di epifania, ma di diafania. • L’evoluzione procede verso il punto omega: è la parusia nella quale Cristo si svelerà attraverso i veli della materia che ne hanno coperto la presenza.