NATURALISMO e VERISMO
 Il Verismo è un movimento letterario italiano che si sviluppa a Milano
alla fine degli anni settanta del secolo XIX e che si ispira, seppur con
sensibili divergenze, al Naturalismo che si diffonde in Francia fra il
1865 e il 1870.
 Il Naturalismo e il Verismo si configurano come gli esiti letterari del
pensiero positivista, che domina la cultura europea nella seconda
metà dell’Ottocento, pertanto si propongono di descrivere la realtà
psicologica e sociale con gli stessi metodi usati dalle scienze.
 Lo scrittore deve descrivere la realtà in modo oggettivo ed
impersonale, rappresentando tutti i gradini della scala sociale,
muovendo dai più bassi per arrivare ai più elevati (procedendo dal
semplice al complesso come prevede il metodo scientifico).
I FONDAMENTI TEORICI DEL NATURALISMO

Tra i fondamenti teorici del naturalismo vi è la concezione che l’ambiente
eserciti una profonda influenza sui fenomeni sociali e psicologici e che questi
debbano essere considerati alla stessa stregua dei fenomeni naturali perché
sottoposti alle stesse leggi di causa ed effetto.

Non venivano messe in discussione le finalità sociali e morali dell’arte, ma si
riteneva necessario, per migliorare veramente la società, basarsi sulla ricerca
del vero: l’unico genere letterario che può seguire il metodo scientifico è il
romanzo, che deve diventare un “romanzo sperimentale”.

Il Naturalismo rifiuta la letteratura romantica perché idealisticamente
basata sulla fantasia e sul sentimento, e concepisce il romanzo come uno
strumento di indagine: l’obiettivo è quello di svelare, attraverso le trame, i
meccanismi deterministici che regolano la società umana. Prevedendo gli
effetti si può intervenire sulle cause: alla base c’è una concezione ottimistica
che prevede la possibilità di miglioramento delle condizioni di vita.
Il Positivismo domina la cultura europea fra il 1849 e il 1890 circa. Si diffonde
prima nelle nazioni economicamente più avanzate (Inghilterra, Francia,
Germania), successivamente in Italia. Presupposti del Positivismo sono lo
sviluppo del capitalismo industriale e le importanti scoperte (nel campo della
chimica, delle termodinamica, dell’elettromagnetismo, della fisiologia …)
Il Positivismo si pone in linea di continuità con l’Illuminismo e, ancor
prima, con il metodo induttivo di origine galileiana.
POSITIVISMO
COMTE
DARWIN
SPENCER
August Comte
•
Affermava che l’evoluzione umana ha avuto
tre stadi :
- Teologico
- Metafisico
- Positivo
•
Solo il moderno procedere dell’analisi
scientifica consente di individuare le leggi
invariabili che guidano la natura e la società
umana, dopo che la teologia e la metafisica
avevano tentato in vano, nel passato, di
spiegare la realtà naturale e sociale ora è
necessario procedere attraverso un sapere
“positivo”
•
Si tratta ora di fondare la sociologia, la scienza
più difficile perché ha come oggetto l’uomo
L’ideologia del progresso assumerà però, fra gli anni ’50 e ’60, una
connotazione di tipo evoluzionistico assente in Comte …
Charles Darwin
•
Nel 1859 viene pubblicata The Origin of Species
nella quale sostiene che:
a) la lotta per l’esistenza e la selezione naturale
distruggono le specie deboli, ma ne creano
anche di nuove o rafforzano quelle che
sopravvivono rendendole più resistenti;
b) all’interno di ciascuna specie si realizzano
variazioni organiche prodotte dal rapporto con
l’ambiente, se vincenti tendono a consolidarsi
per via ereditaria.
•
Nel 1871 pubblica la sua opera più
rivoluzionaria: The Descent of Man [La
discendenza dell’uomo].
Herbert Spencer
Spencer non fu scienziato ma filosofo, infatti
dà all’evoluzionismo un’interpretazione
filosofica e sociale.
Inaugura il “darwinismo sociale” secondo cui
le regole dell’evoluzione sono eguali nel
mondo naturale e nel mondo sociale e sono
segnate dal passaggio dal semplice al
complesso, dall’omogeneo all’eterogeneo.
Proprio perché si tratta di un’evoluzione
naturale, dunque lenta e graduale, non è
possibile pensare di risolvere i problemi sociali
con la rivoluzione: occorre lasciare che, sotto
la spinta dei bisogni materiali del singolo e del
libero conflitto fra le classi, il progresso si
realizzi da solo tramite la selezione.
Gustave Courbet
pittore realista francese
Gli spaccapietre (1849)
Hippolyte Taine (p. 200
del Vol. E)
•
Il critico e storico positivista Hippolyte Taine è
considerato il primo teorico del Naturalismo sia per
l'uso del termine stesso - che venne da lui usato in
un saggio dedicato a Honoré de Balzac e pubblicato
sul "Journal de débats" nell'anno 1858 -, sia per aver
affermato che i fenomeni spirituali sono prodotti
dalla fisiologia umana e sono determinati
dall’ambiente fisico in cui l’uomo vive.
•
Sulla base di un rigoroso materialismo
deterministico, Taine sosteneva che l’uomo è il
risultato di tre elementi:
- race, fattore ereditario
- milieu, ambiente sociale
- moment, momento storico
che lo determinano nei suoi tratti psicologici e ne
generano il comportamento, sicché anche «il vizio e
la virtù sono dei prodotti come e il vetriolo e lo
zucchero» (scriveva nel 1864).
Honoré de Balzac
•
•
(p. 310 Vol. D)
Taine considerava Honoré de Balzac , autore de La
Comédie humaine, uno dei precursori del Naturalismo.
Balzac, nella Prefazione al suo ciclo narrativo 1842,
aveva stabilito i canoni del Realismo («il romanziere
deve ispirarsi alla vita contemporanea, studiando
l'uomo quale appare nella società») e anticipato le
teorie naturaliste tracciando una similitudine fra
società umana e regno animale: «La società non fa
dell’uomo, secondo gli ambienti dove si svolge la sua
azione, tanti uomini diversi quante sono le varietà in
zoologia? Le differenze fra un soldato, un operaio, un
avvocato, un marinaio, un povero, ecc. sono altrettanto
notevoli che quelle tra il lupo, il leone, il corvo».
Procedendo su questa linea e rafforzandola con le
idee positivistiche, il Naturalismo si era proposto
come uno studio scientifico della società e della
psicologia dell'uomo, rigettando ogni idealismo e
studiando di preferenza i ceti più umili, che, per le
loro reazioni psicologiche elementari, meglio
sembravano prestarsi a un'analisi scientifica
oggettiva.
Gustave Flaubert
Gustave Flaubert, autore di Madame Bovary (1857), è lo
scrittore che i naturalisti indicheranno come loro
precursore per la sua teoria dell'impersonalità che fa largo
uso del discorso indiretto libero.
Flaubert, con i suoi romanzi, aveva impresso una svolta
radicale alla tradizione del realismo romantico. Nel 1857, a
proposito della sua teoria dell'impersonalità, scrive:
«L'artista deve essere nella sua opera come Dio nella
creazione, invisibile e onnipotente, sì che lo si senta ovunque,
ma non lo si veda mai. E poi l'Arte deve innalzarsi al di sopra
dei sentimenti personali e delle suscettibilità nervose. È ormai
tempo di darle, mediante un metodo implacabile, la
precisione delle scienze fisiche».
Tramonta con il capolavoro flaubertiano il narratore
onnisciente (modello consacrato da Scott, Manzoni, Balzac
e Stendhal).
Il narratore “invisibile” e la focalizzazione sul personaggio
(tramite il ricorso al discorso indiretto libero) creano un
effetto di ambiguità e di problematicità nell’interpretazione (non c’è più un narratore onnisciente che funga da
guida al lettore, la prospettiva è del personaggio).
Edmond e Jules de Goncourt (p. 212 Vol. E)
I fratelli de Goncourt furono fra gli iniziatori
della narrativa naturalista (anche se nelle
loro opere emergono cospicue venature di
decadentismo, come in Zola).
La Prefazione a Germinie Lacerteux (1864) è
uno dei primi e più significativi manifesti del
Naturalismo francese. Il romanzo è ispirato
a una storia vera (quella della domestica dei
due fratelli): una serva malata di isteria si
degrada progressivamente, fino alla morte,
per una passione amorosa.
Nel ricostruire la vicenda essi si basano su
una rigorosa documentazione: si tratta di
un “documento umano”, formula che verrà
molto usata dai naturalisti.
Edmond e Jules de Goncourt, da Germinie Lacerteux, Prefazione
 «... questo è un romanzo vero [...] Ed ora questo libro venga
pure calunniato: poco importa. Oggi che il Romanzo si allarga
e ingrandisce, e comincia ad essere la grande forma seria,
appassionata, viva, dello studio letterario e della ricerca
sociale, oggi che esso diventa, attraverso l'analisi e la ricerca
psicologica, la Storia morale contemporanea, oggi che il
Romanzo s'è imposto gli studi e i compiti della scienza, può
rivendicarne la libertà e l'indipendenza. Ricerchi dunque l'Arte
e la Verità; mostri miserie tali da imprimersi nella memoria dei
benestanti di Parigi; faccia vedere alla gente della buona
società [...] la sofferenza umana, presente e viva»
 LEGGERE il T2 a p. 212 : “Un manifesto del Naturalismo”
Émile Zola


LEGGERE il T3 a p. 218:
Il Romanzo sperimentale,
Prefazione
Il saggio Il romanzo sperimentale ("Le roman
expérimental") del 1880 raccoglie gli scritti teorici
di Zola e viene considerato il Manifesto del
Naturalismo, egli definisce il romanzo «una
conseguenza dell'evoluzione scientifica del secolo;
esso è, in una parola, la letteratura della nostra età
scientifica, come la letteratura classica e romantica
corrispondeva a un'età di scolastica e di teologia» e
aggiunge che «Il romanziere muove alla ricerca di
una verità... È innegabile che il romanzo naturalista,
quale ora lo intendiamo, sia un vero e proprio
esperimento che il romanziere compie sull'uomo, con
l'aiuto dell'osservatore».
Queste concezioni prendono corpo nell’opera
fondamentale di Zola: I Rougon Macquart: un ciclo
di 20 romanzi (pubblicati fra il 1871 e il 1893) in cui,
rifacendosi alla Commedia umana di Balzac , traccia
un quadro della società francese del secondo
impero attraverso le storie dei membri di una
famiglia. Il principio di interpretazione di tutte le
vicende è la legge dell’ereditarietà.
La poetica di Zola (pp. 201-202)
•
•
•
•
•
La poetica naturalista deriva dalla concezione deterministica della vita e
dell'uomo e il romanzo non è altro che una piccola parte di vita
analizzata con il metodo sia delle scienze naturali sia sociologiche.
Il romanziere-scienziato ha il compito di individuare, tramite uno studio
attento della realtà, le leggi deterministiche che regolano tanto la sfera
biologica quanto quella spirituale; secondo Zola due principi si possono
già affermare: l’ereditarietà biologica e l’influsso esercitato
dall’ambiente sociale.
Questi principi sono già enunciati nella Prefazione ai Rougon: gli
«accidenti nervosi e sanguigni che si rivelano in una razza»
determinano, a seconda degli ambienti in cui vive ciascun individuo di
tale razza, i desideri, le passioni, insomma le manifestazioni umane che
«prendono i nomi convenzionali di virtù e vizi» ; al centro dei romanzi
sono le tare patologiche che condizionano ereditariamente i personaggi
(come ad es. la protagonista di Germinal)
Il romanzo sperimentale diventa quindi uno strumento di indagine: il
fine è quello di aiutare le scienze politiche ed economiche nel regolare le
società umana ed eliminare le storture.
Secondo Zola il lavoro dello scrittore-scienziato si può svolgere solo in
un regime repubblicano e democratico, in cui sia possibile utilizzare gli
strumenti della scienza moderna per realizzare il progresso e il
benessere degli uomini.
I temi della narrativa naturalista
I temi preferiti della narrativa naturalista furono
antiidealistici e antiromantici in modo che la narrazione
portasse con sé una forte carica di denuncia sociale che
doveva risultare dalla descrizione scientifica ed obiettiva
dei fatti. Tra i temi principali vi erano dunque:
- la vita quotidiana con le sue banalità, le sue meschinità e le
sue ipocrisie;
- le passioni morbose che dovevano rasentare il limite della
patologia psichiatrica, come la follia e il crimine;
- le condizioni di vita delle classi subalterne, soprattutto del
proletariato urbano che, con le sue miserie (prostituzione,
alcolismo, delinquenza minorile) potessero dare un chiaro
esempio di patologia sociale.
TECNICHE NARRATIVE DI ZOLA
 I. Interesse di indagine verso la REALTÀ CONTEMPORANEA;
 II. L’AMBIENTE deve essere ricostruito in modo preciso e oggettivo;
 III. I PERSONAGGI sono calati in un determinato contesto sociale
che ne condiziona i comportamenti e ne determina le caratteristiche
fisiche e morali;
 IV. LESSICO DELLA LINGUA PARLATA; ma il linguaggio gergale (dei
ceti proletari parigini) appartiene solo ai personaggi – nei dialoghi e
nel discorso indiretto libero – il narratore usa invece un linguaggio
colto, letterario;
 V. IMPERSONALITÀ: il narratore assume un punto di vista esterno e
osserva dall’alto i fatti narrati, è impersonale ma a volte emerge il
suo giudizio (borghese colto, democratico e progressista).
L’ASSOMOIR (Ammazzatoio) di EMILE ZOLA



«Il primo romanzo sul popolo che
non mentisca e che abbia odor di
popolo» (Zola)
Vicenda: Gervaise dalla provincia
giunge a Parigi giovanissima con il
suo amante, da cui ha due figli e da
cui viene poi abbandonata; sposa un
operaio che subisce un infortunio sul
lavoro e diviene alcolizzato. Anche
la protagonista diventa
un’alcolizzata e si prostituisce,
morendo sola in un sottoscala, la
figlia Anna (protagonista del
successivo romanzo) subirà le
stesse leggi ereditarie e ambientali.
Lingua realistica, cruda e corposa,
costruita per dare voce al popolo
(discorso indiretto libero ed
espressioni gergali).
Situazione politico-economica italiana
1861-1876: Destra storica, erede del liberalismo cavouriano:
Stato accentratore, suffragio censitario, ostilità allo
sviluppo industriale, libero-scambismo per favorire
l’esportazione di prodotti agricoli e l’importazione dei
prodotti industriali, colture estensive dei latifondi
1876: Sinistra, erede del mazzinianesimo e del partito
d’azione: inasprimento delle tariffe doganali, pressione
fiscale, Triplice Alleanza (1882) e corsa agli armamenti,
avvio all'industrializzazione, crisi agraria , questione
meridionale, crisi dei ceti medi tradizionali, nuovo ceto
medio impiegatizio, leva militare obbligatoria
IL VERISMO (pp.226-229)

Il Verismo è una corrente letteraria italiana nata sotto la diretta influenza del clima del
positivismo.

il Verismo si ispira in maniera evidente al Naturalismo francese.

Si sviluppa a Milano, la città dalla vita culturale più feconda e aperta maggiormente
alle influenze straniere, fra il 1875 e il 1895.

Le opere veriste però rappresentano soprattutto le realtà sociali dell'Italia centrale,
meridionale e insulare: la Sicilia è descritta nelle opere di Giovanni Verga, di Luigi
Capuana e di Federico de Roberto; Napoli in quelle di Matilde Serao e di Salvatore di
Giacomo; la Sardegna nelle opere di Grazia Deledda.

Il primo fervente sostenitore di Zola fu il critico di tendenze democratico radicali Felice
Cameroni che nei suoi articoli difendeva l’autore francese perché professava le teorie
più radicali: repubblicano in politica, materialista in filosofia, realista in arte.

Una teoria coerente ed un nuovo linguaggio furono invece elaborati da due
“galantuomini” meridionali: Luigi Capuana, come critico del «Corriere della Sera» ha
una funzione fondamentale nel far conoscere l’opera di Zola (in particolare, recensisce
l’Assomoire nel 1877); Verga intraprese la strada del verismo con la raccolta di novelle
Vita dei campi e infine col primo romanzo del Ciclo dei Vinti, I Malavoglia, nel 1881.
Nella recensione a I Malavoglia (1881) Capuana scrive:
«Senza dubbio l’elemento scientifico s’infiltra nel romanzo contemporaneo
[…]; ma la vera novità non istà in questo. Né sta nella pretesa di un romanzo
sperimentale […]. Se il romanzo non dovesse far altro che della fisiologia o
della patologia, o della psicologia comparata in azione [...] il guadagno non
sarebbe né grande né bello. Il positivismo, il naturalismo esercitano una vera e
radicale influenza nel romanzo contemporaneo, ma soltanto nella forma, e tal
influenza si traduce nella perfetta impersonalità di quest’opera d’arte».
Da ciò consegue che per i veristi:
La scientificità non deve consistere nel trasformare la narrazione in esperimento,
per dimostrare la validità di tesi scientifiche, ma nella tecnica con cui il narratore
presenta la realtà (in modo oggettivo) → la scientificità per i veristi si manifesta
solo nella forma, attraverso il principio dell’impersonalità.
Impersonalità e “regressione”
Nella prefazione al racconto L’amante di Gramigna (T3 a p. 350)
(che ha la forma di una lettera inviata a Salvatore Farina, contrario alle
tendenze veriste) Verga espone i nuclei teorici che sono alla base della sua
sperimentazione letteraria:

il vero: il racconto… deve esser storico; documento umano

la lingua: colle medesime parole semplici e pittoresche della
narrazione popolare

veridicità: preferirai trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto..
senza la lente dello scrittore; efficacia dell’essere stato, delle lagrime
vere

legge causa-effetto: sacrifichiamo volentieri l’effetto della
catastrofe, allo sviluppo logico, necessario delle passioni e dei fatti

eclissi dell’autore: la mano dell’artista rimarrà assolutamente
invisibile, allora avrà l’impronta dell’avvenimento reale, l’opera
d’arte sembrerà essersi fatta da sé
↓
“Eclisse” dell’autore
e regressione
(LEGGERE: T4 B) e D) a pp. 352-354; T8 a p. 384)
L’obiettivo principale di Verga è eliminare ogni senso di artificialità
letteraria, dare l’illusione completa della realtà, l’impressione di
assistere direttamente ai fatti, senza alcun intermediario.
Per questo adotta la tecnica della regressione: la “voce” che racconta si
colloca tutta all’interno del mondo rappresentato, allo stesso livello
dei personaggi. Il narratore si mimetizza nei personaggi di un certo
ambiente adottando il loro punto di vista, esprimendo i loro giudizi, i
loro sentimenti, ecc.
L’autore si eclissa nell’opera perché non ha diritto di giudicare la materia
che rappresenta; se la voce narrante giudica non lo fa secondo la
visione colta dell’autore (come il narratore naturalista), ma in base
alla visione elementare e rozza del popolo, che spesso anzi, non
coglie le reali motivazioni psicologiche di un personaggio o non è in
grado di interpretare correttamente un fatto, dunque si ha un effetto
di straniamento.
Giovanni Verga (Catania 1840 – Catania 1922)
Opere preveriste:
 Una peccatrice (1866)
 Al periodo fiorentino appartiene Storia di una capinera (1871)
 Nel 1872 Verga si trasferisce a Milano dove pubblica: Eva (già iniziato a
Firenze), Tigre reale ed Eros (1875); nel 1874 scrive la novella Nedda,
anche se il racconto resta estraneo all’impersonalità verista, inaugura un
nuovo interesse per il mondo rustico e l’ambientazione siciliana.
Opere veriste (dal 1878)
 La prima opera verista è la novella Rosso Malpelo (1878)
 Vita dei campi (1880) raccolta di novelle fra cui: Rosso Malpelo, Cavalleria
rusticana, La lupa, Jeli il pastore, Fantasticheria, L’amante di Gramigna
 I Malavoglia (1881)
 Novelle rusticane (1883) fra cui La roba
 Mastro don Gesualdo (1889)
Ideologia verghiana connessa al principio di impersonalità
 Pessimismo: la società umana è dominata dal meccanismo della lotta per la vita
(lettera al Verdura del 21 aprile 1878): gli uomini non sono mossi da valori ideali, ma
dall’interesse economico, dall’egoismo, dalla volontà di sopraffazione;
 La lotta per la vita come legge di natura: essa è immodificabile, non ci sono
alternative alla realtà esistente, né nel futuro, né nel passato (come ritorno a forme
superate dal mondo moderno), né in una dimensione trascendente → visione
materialista ed atea;
 L’autore non ha “diritto di giudicare”: «Chi osserva questo spettacolo [la lotta per
l’esistenza] non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori
del campo della lotta per studiarla senza passione e rendere la scena nettamente, con i
colori adatti» (Prefazione ai Vinti) → l’impersonalità è espressione del pessimismo,
l’illegittimità del giudizio è dovuto all’impossibilità di modificare il reale;
 Conservatorismo: Verga rifiuta le ideologie progressiste contemporanee,
democratiche e socialiste, giudicandole fantasie infantili o inganni capaci di
provocare pericolosi rivolgimenti sociali;
 Dissacrazione del mito populistico: è assente ogni forma di mitizzazione del
mondo rurale come anche l’atteggiamento di pietismo sentimentale verso il popolo.
TECNICHE NARRATIVE di VERGA


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
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I. IMPERSONALITÀ E NARRATORE POPOLARE Pare quasi che l’autore non
ci sia e che non esprima giudizio alcuno, anzi, vi è il punto di vista dei
personaggi all’interno . L’autore usa il linguaggio corale che da globalmente
il giudizio implicito ;
II. ARTIFICIO DELLA REGRESSIONE Per adottare il punto di vista del popolo,
rinuncia alla sua intellettualità ed assume la prospettiva (cultura, etica)
popolare;
III. PRINCIPIO DELLO STRANIAMENTO La tecnica dello straniamento
consiste nell'adottare, per narrare un fatto e descrivere una persona, un
punto di vista completamente estraneo all'oggetto e questo procedimento
narrativo lo troviamo usato in larga misura nelle opere veriste del Verga;
IV. DISCORSO INDIRETTO LIBERO Non vi sono segni grafici, il discorso è in
3^ persona. Manca il verbo reggente e nel linguaggio popolare vengono
riferite idee proprie del personaggio;
V. LA CONCATENAZIONE Questa può essere per identità o per
convinzione. In quella per identità consiste nel porre a poca distanza parole
di significato analogo, in quella per convinzione di mettere una parola e
subito dopo il suo contrario;
VI. RIPETIZIONE Rientro significativo a dettagli descrittivi che ritornato per
dare un’unità organica. Queste possono essere a distanza di pagine ma
anche nella frase successiva;
Il linguaggio di Verga non è colto ma non vi è neppure poco dialetto. Vi si
trovano espressioni popolari, ha una sintassi del modo parlato.
Scrittori naturalisti
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




Descrizione ambienti cittadini
ottimismo (conoscere la legge
dell’ereditarietà e del
condizionamento sociale per
modificare le condizioni esterne e
conseguire la felicità)
Fiducia nel progresso
Scrittori borghesi che vivono a Parigi
in contesto democratico e socialista;
Zola è portavoce delle istanze
progressiste denunciando la miseria
della condizione operaia
il positivismo influenza il romanzo
facendolo diventare sperimentale,
importanza del contenuto che è
oggetto di “esperimento”
La letteratura denuncia uno stato e
contribuisce a modificarlo
Impersonalità a parte subiecti
Scrittori veristi

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•
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


descrizione ambienti contadini
Pessimismo (la legge dell’ereditarietà
e i condizionamenti ambientali sono
immodificabili l’uomo non può
migliorare il suo destino)
Sfiducia, anzi impossibilità di
progresso
Scrittori meridionali formatisi al
nord (nel clima socialista e
repubblicano di Milano, Firenze) che
parlano del sud arretrato, sono
intellettuali conservatori
“galantuomini” meridionali
Il romanzo deve essere sperimentale
nella forma che ovviamente è
impersonale, nella tecnica utilizzata
La letteratura non modifica la realtà,
può solo studiarla
Impersonalità a parte obiecti
Opere naturaliste e
veriste
 1865 Edmund e Jules de
Goncourt, Germinie Laceteux
 1877 Zola, L’Assomoir
 1880 Verga, Vita dei campi;
Zola, Il romanzo sperimentale
 1881 Verga, I Malavoglia
 1889 Verga, Mastro don
Gesualldo
Opere simboliste
ed estetiste
 1873 Rimbaud, Una stagione
all’inferno; 1874, Verlaine,
Romanze senza parole; 1876
Mallarmé, Il pomeriggio di un
fauno
 1884 Verlaine, I poeti
maledetti; 1884 Huysmans,
Controcorrente; 1889
D’Annunzio, Il piacere
 1891 Wilde, Il ritratto di Dorian
Gray; 1897 Mallarmé, Un colpo
di dadi non abolirà mai il caso
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