Fairness versus Welfare.
Relazione curata da Eva Vasha e
Benedetta Celati .
Efficienza ed Equità.
Presentiamo la tesi sostenuta da L. Kaplow e
Shavell nel loro libro, Fairness vs Welfare e le
critiche dei vari studiosi del diritto, filosofia
ed economia su di essa.
Louis Kaplow.
• Professore e assistente professore di legge
all’università di Harvard.
• Bibliografia: The Theory of Taxation and Public
Economics.
• Contracting.
• Decision Analysis, Game Theory and
Information.
• Antitrust Analysis: Problems, Text, Cases.
Steven M. Shavell.
•
•
•
•
Professore e assistente professore in legge.
Direttore in Law and Economics program.
Assistente professore in law and economics.
Bibliografia: Hadbook of Law and Economics vol.
1, 2.(2007).
• Foundation of Economic, Analysis of Law(2004).
• Microeconomics(2004).
• Economic Analysis of Accident Law(1987).
Jules L. Coleman.
• Professore di legge e filosofia all’Università di
legge di Yale.
• Pubblicazioni: Philosophy of Law.
• Markets Morals and the Law.
• Risks and the Wrongs.
Why Efficiency? The Dibate prior to
FVW.
• Il libro di R. Posner “Economic Analysis of Law”
rappresenta l’opera più significativa riguardo
l’approccio economico alla legge.
• Richard Allen Posner è un giurista e filosofo americano,
giudice della Corte d’appello di Chicago. Rappresenta la
figura che ha influenzato di più il movimento della Law
and Economics.
• Posner per primo ha introdotto il concetto di efficienza,
coerenza e razionalità della legge.
• Dato che la legge, secondo Posner, incorpora
l’efficienza, il problema rimane trovare un valore
morale che giustifichi l’efficienza.
• Verrebbe naturale pensare che Posner si avvalga della
teoria utilitarista per trovare questo valore morale.
• La dottrina filosofica utilitarista sostiene che una
società giusta deve perseguire il maggior benessere
possibile per il maggior numero di persone(teoria
criticata fortemente da Rawls per il fatto che prevede il
sacrificio degli interessi della minoranza.)
• Secondo questa teoria la legge promuove l’utilità.
• L’alleanza tra efficienza ed utilità sembra essere logica
se l’analisi si basasse sul concetto di efficienza secondo
Pareto.
• L’efficienza Paretiana: un ottimo paretiano è
una situazione nella quale nessun agente può
migliorare ulteriormente la propria posizione
senza peggiorare quella di altri agenti.
• Il miglioramento Paretiano: le uniche
situazioni modificabili sono quelle in cui è
possibile migliorare la posizione di un agente
senza peggiorare quella di nessun altro.
• Il concetto di efficienza paretiana è stato
introdotto nella letteratura utilitarista nella prima
parte del ventesimo secolo per affrontare il
problema del confronto interpersonale tra le
utilità. Basandosi sul concetto di ottimo
paretiano non vi è più bisogno di fare
comparazioni tra le utilità interpersonali.
• Conclusione della teoria utilitarista dell’efficienza:
il valore incorporato dall’efficienza è l’utilità.
Critica di Posner:
• Posner è uno dei più convinti assertori delle obiezioni
mosse alla teoria utilitarista. In particolare sostiene che la
massimizzazioni potrebbe creare ingiustizie.
• Lo strumento utilizzato dunque per giustificare l’efficienza è
la teoria morale di Kant.
• La teoria morale di Kant e l’imperativo categorico:
• L’imperativo categorico è il concetto filosofico centrale
nella filosofia morale di kant e nell’etica deontologica
moderna. Un atto morale è quell’atto che sarebbe giusto
per qualsiasi persona in circostanze simili a quelle nelle
quali un agente si trova nel momento di eseguirlo. Agisci
solo secondo la massima per la quale puoi e allo stesso
tempo vuoi che questa diventi una legge universale.
L’etica deontologica e il
consequenzialismo.
• Deontologia: in base ad essa i mezzi e i fini
sono strettamente dipendenti gli uni dagli
altri, il che significa che il fine giusto sarà il
risultato dell’utilizzo di mezzi giusti.
• Consequenzialismo: si riferisce a certe teorie
morali secondo le quali, le conseguenze di un
comportamento sono le vere basi per il
giudizio morale di quel comportamento.
“L’uomo deve pur credere nell’uomo..!” “Buona idea, me ne vado in
vacanza!”
• Posner ritiene che la giustificazione etica
dell’efficienza risiede nel criterio paretiano, non
per le sue implicazioni fondate sul concetto di
utilità ma per i suoi presupposti legati al concetto
di unanimità(“l’importanza dell’autonomia
individuale espressa attraverso la capacità di dare
consenso).
• Dobbiamo distinguere la “storia” del concetto
paretiano e la sua giustificazione morale: la prima
è utilitarista, la seconda Kantiana.
Coleman obietta:
1. L’efficienza paretiena si usa molto meno del criterio di
Kaldor-Hicks.
• Il criterio di compensazione(Kaldor-Hicks) o criterio della
massimizzazione della ricchezza, è il criterio di efficienza più
utilizzato della moderna AED.
• Il cambiamento della regola giuridica è efficiente se il
beneficio ottenuto da coloro che ne traggono vantaggio
supera il danno subito da coloro che ne sono svantaggiati.
• Secondo Calabresi il principio di K.H. può essere
considerato come un “potenziale ottimo paretiano”.
Quando? Quando i vinti sono effettivamente compensati
dai vincitori. Coleman ribadisce la rarità della realizzazione
di tale possibilità.
• Il criterio di Kaldor-Hicks non può essere spiegato né sulla
base della teoria utilitarista né in base a quella kantiana.
• K.H. è criterio intransitivo. L’intransitività può essere
spiegata attraverso il paradosso di Scitovski. È possibile che
allo stesso tempo ed in base alle condizioni iniziali la regola
A sia preferibile alla regola B e viceversa. L’utilità osserva la
transitività mentre l’efficienza kaldoriana no. In conclusione
il principio di K.H non esprime l’ideale utilitarista.
• Non ci si può neppure appellare al concetto di consenso
Kantiano perché sarebbe assurdo pensare che vinti
acconsentano ad accettare la loro situazione di sconfitta.
2. Coleman obietta che nemmeno il criterio
paretiano può essere spiegato in termini di
consenso kantiano. Una volta raggiunto l’ottimo
nessuno vorrà spostarsi da esso(unanimità), da
ciò non si può però dedurre che per raggiungere
tale stato vi sia stato il consenso di tutti. Si
parlare di preferenza nello scegliere un
situazione paretianamente superiore rispetto ad
una inferiore, non di consenso, a meno che la
preferenza non sia spiegata in termini di
consenso.
Fairness vs Welfare.
• Tesi del libro: l’analisi politica dovrebbe basarsi esclusivamente
sull’economia del benessere(welfare economics).
• Piano del libro:
• Definire, confrontando, l’economia del benessere e l’equità.
• Sostenere la tesi attraverso:
 Gli argomenti generali riguardo la natura dei due approcci.
 Capitoli sulla politica del diritto: illeciti, contratti, procedure e
applicazione della legge…
• Riconciliare il concetto di equità con le tesi che non dovrebbero
guidare le norme politiche.
• Dsicutere le implicazioni per gli analisti politici, i funzionari di
governo, i giudici…
• Affrontare le possibili critiche.
Illustrazione del conflitto tra equità e
benessere.
• K. e S. cercano di illustrare questo conflitto basandosi sulla tort
reform(riforma degli illeciti)
• La tort reform prevede il passaggio dalla regola della negligenza a
meccanismi di indennizzo no-fault per gli incidenti automobilistici.
• La regola della negligenza è il principio giuridico che impedisce l’uso
di un errore causato dalla negligenza come difesa legale.
• L a tort reform: coloro che sostengono la riforma degli illeciti lo
fanno con la speranza di eliminare gli effetti negativi del
contenzioso per l’economia. Per esempio il costo elevato di cause
legali mal praticate potrebbe aumentare il costo della copertura
sanitaria e ciò danneggia l’economia globale.
 Considerare l’abrogazione completa della
responsabilità civile, sostituita con il sistema delle
assicurazioni e dell’accresciuta applicazione delle
leggi sul traffico.
 Immaginiamo per esempio che l’effetto netto sia
quello di apportare miglioramenti a tutti gli
individui:
• dal punto della deterrenza, la perdita causata
dalla abrogazione della responsabilità civile viene
compensata dagli accresciuti controlli sul traffico.
• Compensazione delle vittime maggiormente
sottoposte al rischio.
• Risparmi nei costi amministrativi.
Valutazione della Welfare economic:
Vantaggioso: tutti hanno dei miglioramenti in prospettiva.
Valutazione dell’Equità:
Può essere svantaggioso: l’abrogazione della
responsabilità civile confligge con l’idea dell’equità in
base alla quale i trasgressori( gli automobilisti
negligenti) devono compensare le vittime.
.
• Shavell e kaplow si domandano perché si continui a discutere
favorevolmente sulla presenza dell’equità nella formulazione delle norme
giuridiche.
L’economia del benessere.
Basata esclusivamente sul benessere individuale(determinata dall’analisi degli
effetti delle regole)
Il concetto di benessere è onnicomprensivo:
• Incorpora i rischi e un’intera gamma di fattori.
• Persino la preferenza per l’equità è inclusa nel welfare:
1. Esempio: se le persone sono sconvolte quando feroci criminali non
ricevono ciò che meritano, questa loro scontentezza deve essere presa in
considerazione.
2. L’equità è puramente questione empirica.
3. Bisogna dire comunque che l’equità non deve essere trattata come un
principio di valutazione.
Le controversie sul “vero”significato di
benessere sono irrilevanti per la nostra tesi. Le
nostre analisi si applicano indipendentemente
dal concetto di benessere che viene utilizzato.
Vengono compresi anche concetti di giustizia
distributiva: la nostra posizione non è fondata
sulla massimizzazione del benessere, anche se
per noi la distribuzione deve essere lasciata
nelle mani delle tasse e dei trasferimenti.
L’equità.
• La nostra critica affronta tutte le nozioni che
danno peso ai fattori indipendenti dal benessere
individuale.
 Definiamo nozione di equità tutti quei principi
come giustizia, diritti etc.. Non riconducibili al
benessere.
• Tutte le nozioni che sono in conflitto con
l’economia del benessere sono definite: giustizia
correttiva, giustizia retributiva, mantenimento
delle promesse..
Le diverse nozioni di giustizia.
• Giustizia distributiva: riguarda ciò che viene
considerato socialmente giusto per quanto attiene alla
ripartizione dei beni di una società.
 Le civiltà hanno una quantità ristretta di risorse, quindi
si pone il problema dell’allocazione delle risorse.
 I sostenitori la collegano ai concetti di diritti umani,
dignità umana, bene comune..
 Secondo tale teoria le società hanno il dovere di
aiutare le persone in difficoltà(molti governi trattano la
questione della giustizia distributiva, in particolare i
paesi con minoranze etniche..)
• Giustizia correttiva: l’obiettivo della giustizia correttiva
è punire il danneggiante. Secondo Aristotele il compito
della giustizia correttiva è di pareggiare i vantaggi e gli
svantaggi nei rapporti contrattuali tra gli uomini.
• Giustizia retributiva: teoria della giustizia che ritiene
che la pena se proporzionata è una risposta
moralmente accettabile alla criminalità. In materia di
etica e di diritto l’espressione “Lasciate che la
punizione sia la misura del crimine”, è il principio che la
gravità della sanzione deve essere proporzionata alla
gravità dell’infrazione.
Critica alla teoria della giustizia
retributiva.
• “two wrongs don’t make a right”.
• Secondo alcune teorie etiche la punizione è
una contraddizione( in particolare quelle che
riguardano la pena di morte).
• La posizione di K. S. è equivalente alla teoria
morale per cui ci si dovrebbe interamente
incentrare sul benessere individuale.
• Va precisato che le nozioni basate sul concetto
di distribuzione sono escluse dall’idea di
equità inserita nella loro concezione di
benessere.
Natura delle nozioni di Equità.
Non consequenzialista.
Intesa come principio di valutazione
indipendente.
Teoria dell’equità che da peso alla rilevanza
del welfare.
Perseguire l’equità riduce il benessere
individuale.
• Natura del conflitto.
 Essenzialmente è una tautologia.
• Se diamo peso a un fattore indipendente dal
benessere dobbiamo accettare dei sacrifici ad
esso. Tale ragionamento sembra non trovare un
adeguato apprezzamento.
 Ogni nozione di equità può portare gli individui a
dei peggioramenti.
• In base ad un ragionamento logico o si respinge la
nozione di Equità o si rifiuta il principio di Pareto.
Dimostrazione dei conflitti paretiani
nei casi simmetrici.
• Caso simmetrico: ognuno è identicamente situato, per
esempio tutti possono essere prima vittime e poi colpevoli
e viceversa.
• Tutte le nozioni di equità comportano peggioramenti in
tutti i casi in cui non si sceglie un approccio welfarista.
• Dimostrazione. Consideriamo ogni caso in cui la regola
equa e quella di massimizzazione del benessere
differiscono. Ad esempio la responsabilità oggettiva
massimizza il benessere e quella della negligenza l’equità.
Se scegli la regola più equa il benessere è inferiore per
ipotesi. Dal momento che il caso è simmetrico, il benessere
di ciascuno, è inferiore scegliendo l’equità(notiamo che la
logica è perfettamente generale).
• Altre conseguenze date dalla presenza di casi simmetrici:
• La Golden rule, l’imperativo categorico, il velo dell’ignoranza..
Devono essere testate in base ai casi simmetrici. Ad esempio, nel
caso dell’imperativo categorico(Agisci solo secondo la massima per
la quale puoi e allo stesso tempo vuoi che questa diventi una
legge universale): una persona forte potrebbe ritenere giusta la
massima per cui”might makes right” ovvero il diritto del più
potente e volerla generalizzare, per ottenerne beneficio. La
situazione cambia se si assume che c’è simmetria tra gli individui e
dunque nessuno ha più forza di altri in assoluto.
• Accettare questo quadro, come molti sostenitori dell’equità fanno,
crea conflitti seri.
• La Golden rule: etica della reciprocità o regola
d’oro. È un valore morale fondamentale.
Essenzialmente si tratta di un codice etico in
base al quale ciascuno ha diritto ad un
trattamento giusto e, nello stesso tempo,
prevede la possibilità la responsabilità di
assicurare la giustizia agli altri. Un elemento
chiave della regola è chi cerca di vivere in base
ad essa tratta tutte le persone e non solo i
membri della propria comunità con rispetto.
• Il velo dell’ignoranza: è un concetto introdotto da J. Rawls
nel suo “Theory of justice”. Ignorando quale possa essere il
ruolo dei membri dell’assemblea nella società, questi ultimi
opteranno per scelte in grado comunque di fornire
soluzioni soddisfacenti. Ciascuno si sentirà maggiormente
tutelato scegliendo principio che lo salvaguardi attraverso
politiche redistributive e sistemi di protezione delle libertà
fondamentali. Barattare le libertà e l’equità distributiva in
nome di un ipotetico benessere economico costituisce un
azzardo che nessun membro dell’assemblea sarebbe
disposto a correre.
“A race, like an individual lifts itself up by lifting others
up”.Booker T. Washington
Problemi supplementari legati alla
nozione di equità.
1. Problema con la definizione: spesso la definizione di
equità non è rigorosa(da ciò può sorgere la domanda:
“Che cos’è una compensazione equa?” “Quando deve
essere pagata?”).
• Definizioni incomplete: si prevede secondo il concetto di
equità che il malfattore deve compensare la vittima o
essere punito, ma come si definisce il malfattore?.
• Utilità delle nozioni di equità(la giustizia correttiva si
adatta bene sia ai contratti che agli illeciti? Come
possiamo dirlo?.
• Conflitti tra le nozioni di equità: quando abbiamo molte
nozioni in conflitto tra di loro, quale sarà la nostra scelta?
2. Problemi con la natura delle nozioni di equità.
 Carattere ex post: concentrarsi su ciò che è successo ad
esclusione di altri risultati spesso più probabili; ad esempio
la messa a fuoco della giustizia retributiva sui criminali
catturati.
Ignorare il comportamento ex ante: decisioni sulle
precauzioni, in tema di incidenti, la deterrenza del crimine.
 Il carattere nonconsequenzialista: siamo veramente
indifferenti al costo degli incidenti?
• Primo paradosso: seguire l’equità può ridurre l’equità: per
esempio al di sotto di un livello equo di punizione si
possono avere più individui puniti in modo non equo.
• Secondo paradosso: perseguire la giustizia in modo
restrittivo, può ridurre la giustizia globale: per esempio la
deterrenza è ignorata, quelli che invece vengono evitati
sono gli atti ritenuti sbagliati dalla nozione di equità in
questione.
3. Mancanza di motivazione per le nozioni di equità
 Esaminiamo la letteratura legale e filosofica come nozioni
comuni.
 Tipicamente il concetto di equità rimane nella superficie.
 Alcune formulazioni richiedono palesemente una
spiegazione: la giustizia retributiva(la punizione ripristina
l’equilibrio morale.
Rinconciliazione dell’equità con la
nostra tesi.
• L’equità deriva dall’internalizzazione delle norme
sociali.
• Le norme sociali sono manuali di comportamento nella
vita di tutti i giorni al di fuori del sistema giuridico
formale; esempio il mantenere le promesse.
 Le nozioni di equità corrispondo a queste norme
sociali.
• Giustizia correttiva e giustizia retributiva: norme
riguardo al trattamento degli altri, rettifica nel caso di
maltrattamento.
• Rispetto delle norme sociali.
 Le norme sociali sono funzionali: promuovono
benessere.
• Contenere comportamenti opportunistici,
mantenere l’armonia sociale.. Porta ad interazioni
produttive tra le persone. Per esempio il promisekeeping.
• Molte servono come regole pratiche per
accrescere il proprio interesse personale( siamo
troppo inclini a mentire, ignorando il costo della
nostra reputazione).
 Le origini delle norme sociali:
• Socializzazione.
• Evoluzione.
L’equità sembra attraente, ma per ragioni che non supportano il suo
utilizzo come principio valutativo indipendente.
 Dato che le norme sociali sono interiorizzate ,utilizzare le nozioni di
equità può sembrare importante anche per gli analisti politici.
 Ma lo scopo fondamentale delle norme sociali è la promozione del
benessere, quindi contrapporre il peso di queste norme sociali al
benessere potrebbe essere contraddittorio.
 Differenza sistematica tra i contesti:
• Tipi di sanzioni utilizzate, costi amministrativi, disponibilità di
informazioni.. Le differenze inducono a prevedere che vi saranno
conflitti e perseguire l’equità in certi casi ci porterà fuori strada.
Infatti i conflitti tra equità e benessere che noi
identifichiamo sono attribuibili ad una nozione
di equità pura, per questo i contesti
differiscono.
• Richiedere ai danneggianti di pagare le vittime
scoraggia ma non sempre( a volte non vale la
pena sostenere costi amministrativi).
• Ulteriori implicazioni: gli individui possono avere
un gusto per l’equità.
 Le persone possono avere interesse a che le
punizioni siano eque, nello stesso modo in cui
hanno preferenze per il cibo, estetiche..
• Le persone possono essere infastidite dal fatto
che un automobilista negligente non deve pagare
niente.
 Questo modo di intendere l’equità è incluso nel
nostro modo di intendere il benessere.
 Questione empirica: interamente differente dal
principio di valutazione elaborato dalla ricerca
filosofica.
Ulteriore implicazione: effetto retroattivo della
legge nelle norme sociali.
 Percezione della legittimità del sistema che può
influenzare la cooperazione ed il rispetto.
 Le regole legali mandano messaggi riguardo al
bene e al male. Esempio. La responsabilità civile
per i guidatori pericolosi, può rinforzare i
comportamenti del buon guidare.
 Una domanda puramente empirica: Qual è il significato della
responsabilità civile? È più efficace dei controlli del traffico? Si
applicano sanzioni più severe per gli ubriachi?
Chi dovrebbe impiegare l’economia del benessere?
• Gli individui? No.
 Le norme dell’equità spesso sono appropriate e socialmente utili
nella prospettiva della vita di tutti i giorni.
• Gli analisti politici: si.
• I giudici, i legislatori? È complicato.
 In principio si
• Sono soggetti ai limiti derivanti dai loro incarichi.
• Ma devono far fronte al problema della comunicazione nei
confronti dei cittadini.
Le critiche principali rivolte alla tesi di
Kaplow e Shavell.
• Richard Craswell e la teoria ibrida dell’equità.
• Secondo Craswell la nozione ibrida di equità
risolve il problema del conflitto con il principio
paretiano.
• La teoria ibrida: il principio di questa teoria sta
nell’applicare il concetto di equità sempre ma
non quando si realizzi un peggioramento nel
senso paretiano; in questa eventualità si
applicherà la teoria del welfare.
• Secondo K. e S. l’applicazione della teoria ibrida
fallisce.
Gli schemi ibridi sono incoerenti.
Gli schemi ibridi sono discontinui.
Secondo K. e S. l’obiezione apportata alla loro tesi
dalla teoria ibrida fallisce perché ritengono, che il
problema del conflitto paretiano non debba
essere legato alla sua verificazione nella pratica,
ma solo alla sua influenza nelle scelte normative.
Secondo gli autori l’idea di Craswell non è chiara e questo comporta
difficoltà nel giudicarla mentre i loro esempi sono paradigmatici.
Come dice anche Rawls: “A theory that fails for the fundamental
case is of no use at all”.
Questa teoria è incoerente proprio perché per autogiustificarsi ha
bisogno della realizzazione del conflitto paretiano, ed è proprio
l’esistenza di esso che permette la scelta tra equità e benessere. La
dimostrazione di k. e S. del conflitto paretiano nei casi simmetrici è
comunque efficace anche per la teoria ibrida dell’equità.
I casi simmetrici sono quei casi in cui un individuo può essere
egualmente danneggiante e vittima. Craswell non li prende in
considerazione, perché ritiene che casi perfettamente simmetrici
nella pratica raramente si realizzano. Gli autori reputano che tali
casi non si realizzino frequentemente nella realtà, ma il punto è che
se anche Craswell li prendesse in considerazione non riuscirebbe a
confutarli.
• La conclusione dell’incoerenza della teoria
ibrida.Questa teoria non toglie forza ai loro
argomenti basati sul conflitto tra la nozione di
equità e il principio paretiano.
• Egli non risponde al loro libro.
• Altre due obiezioni alla teoria ibrida:
 Se la teoria ibrida deve essere considerata come
base per la formazione normativa, dovrebbe
permettere di fare una scelta fra regimi diversi.
Craswell non ci aiuta da questo punto di vista.
• Un esempio concreto per confutare la teoria ibrida:
abbiamo tre regimi, A totalmente giusto, B
moderatamente giusto, C ingiusto.
 Supponiamo che in C il benessere sia maggiore che in
A. in base all’approccio ibrido si è portati a sostenere
che il regime C è superiore ad A. Qui sorge la
contraddizione perché, sempre secondo la teoria ibrida
A è moralmente superiore a B e B è moralmente
superiore a C, ne consegue che A è moralmente
superiore a C. Peccato che abbiamo appena detto che
C è superiore ad A per evitare il conflitto paretiano.
Questo rende la teoria di Craswell una non teoria.
• La conclusione sulla discontinuità della teoria ibrida.
Secondo gli autori lo schema ibrido è discontinuo nel
fatto che cambia i criteri valutativi in base alla
variazione dei risultati. Craswell ritiene che non ci si
debba disturbare della discontinuità, loro invece
credono che tale caratteristica sia inaccettabile e
concludono la critica ponendo delle domande.
• Perché Craswell non offre teorie dell’equità più
semplici e logiche? La risposta è che non può farlo
perché è stato dimostrato che evitare il conflitto
paretiano e al contempo dare peso all’equità è
impossibile.
La giustizia distributiva.
• Waldron critica sulla base della nozione di giustizia distributiva.
• Waldron offre tre obiezioni al modo in cui gli autori trattano le
misure distributive.
 Secondo W. La loro nozione di equità esclude molti principi
distributivi.
 Secondo K. e S. questo assunto non è significativo per varie ragioni.
a) Nell’introduzione del libro c’è una chiara definizione di equità.
b) Gli effetti distributivi sono considerati in molti punti del libro.
c) La loro nozione di equità è stata scelta per includere tutti i principi
che danno peso a fattori indipendenti dal benessere individuale.
 Waldron obietta il fatto che gli autori non abbiano
considerato come tema centrale la nozione di giustizia
distributiva.
K. e S. pensano invece che questa obiezione non regga:
parlare di giustizia distributiva sarebbe un’impresa
troppo ardua e imprudente. Per di più sostengono di
averne parlato in tanti altri lavori.
 Waldron sostiene che falliscono nel considerare bene i
concetti di giustizia distributiva. Loro non considerano
questa una critica valida dal momento che non sono
interessati a stabilire quale sia la migliore tra le teorie
distributive.
• Due ulteriori osservazioni di k.e S. al lavoro
critico di Waldron.
1. Nel saggio lasciano aperta la possibilità che
alcuni principi di equità possano servire come
indicatori di argomenti distributivi generali.
2. Gli autori sostengono il concetto welfarista e
se seguissero le indicazioni di Waldron ciò
significherebbe seguire principi di equità e
dunque un allontanamento dalla loro tesi.
Preferenze e benessere.
• Kornhauser affronta alcuni argomenti che coinvolgono
la nozione di benessere usata dagli autori in particolare
l’inclusione dell’equità tra i gusti individuali.
1. K. e S. seguirebbero una strategia. Essi però ritengono
che l’equità sia una fonte del benessere e non una
strategia. Non è importante la nozione di benessere
scelta, ma che il benessere sia raggiunto.
2. Kornhauser sostiene che avere una visione
onnicomprensiva del benessere, che include ogni
gusto individuale, compreso quello per l’equità, non
risolve i conflitti tra diritti e ottimo paretiano , o tra
morale ed efficienza.
• Come si può pensare che adottano tale
concetto onnicomprensivo del benessere per
risolvere il conflitto paretiano? Perché allora ci
sarebbe il versus nel titolo del libro?
La concezione onnicomprensiva è stata scelta
non per risolvere il problema tra equità e
benessere ma per concretezza e perché si
riteneva la migliore.
3. Kornhauser critica gli autori per equiparare
delle pure preferenze con dei giudizi, come ad
esempio i desideri. Un desiderio non
dovrebbe essere confuso con un giudizio.
Gli autori fallirebbero nel considerare che i
giudizi diversamente dai puri gusti possano
riflettere dati di fatto e analisi in base alle
quali gli individui possono sbagliare.
• Per K. e S. i gusti sono tutti uguali perché ciò che è
rilevante per l’analisi normativa è ciò che interessa agli
individui. Però i gusti possono anche cambiare, ma
soprattutto non devono essere considerati identici
sotto tutti i punti di vista. In particolare riguardo al
gusto per l’equità e la giustizia, gli autori ritengono che
possano essere espresse delle preferenze sbagliate e
che, l’analista politico debba guardare oltre tali
preferenze. Supponiamo che dopo un crimine si chieda
che il sospettato sia linciato o direttamente portato in
tribunale senza considerare il senso di grossa
immoralità che l’atto domanda.
La visione alternativa offerta da
Coleman al saggio FVW.
• Prima critica mossa al saggio: esso non ci offre
una definizione precisa dei termini di Welfare
e fairness, che invece è necessaria per poter
scegliere quale fra i due concetti deve
condizionare la formazione normativa.
• Coleman sostiene che la posizione dei due
autori sia radicale, mentre quella dei
deontologi non lo sarebbe: essi prevedono il
concetto di efficienza in quello di benessere.
• Secondo Coleman, K e S non ci offrono un criterio per distinguere
giustizia retributiva e correttiva ed entrambe da quella distributiva.
Per loro tutti e tre i concetti sono legati all’equità, il cui valore
continua a rimanere del tutto oscuro.
• Anche sul welfare il loro discorso rimane molto generale.
1. Kaplow e Shavell non chiariscono quale criterio di benessere
applicano, affermano solo che coincide con la soddisfazione delle
preferenze individuali. Per loro massimizzare la soddisfazione delle
preferenze vuol dire massimizzare il welfare. Per coleman questa è
un’affermazione azzardata, in quanto è ambigua la nozione di
soddisfazione delle preferenze.
2. Coleman sostiene che c’è una netta differenza tra la soddisfazione
della preferenza in senso logico e quella intesa in senso
psicologico.
• Massimizzazione della preferenza in senso
logico: il benessere di una persona è
massimizzato , quando le preferenze sono
massimizzate in senso logico(si ottiene ciò che
si desidera). Perché il welfare in questo caso è
degno di essere considerato? Il suo valore in
questo senso non è quello che noi associamo
alla gratificazione ,alla gioia e al
piacere(massimizzazione in senso psicologico).
• La relazione tra soddisfazione del benessere in senso logico
e in senso psicologico è problematica.
• Secondo Coleman si comprende meglio il concetto di
welfare se lo intendiamo non in termini di preferenza ma in
termini di cosa è meglio per una persona. Non dobbiamo
dimenticare che gli agenti sono razionali.
• Una volta accettato il concetto di benessere come
realizzazione di ciò che è meglio per una persona e non solo
come realizzazione dei suoi desideri e gratificazioni,
dovrebbe essere chiaro che qualsiasi cosa spieghi il valore
del welfare spiega anche l’importanza della legge
nell’accordare gli affari tra le persone in base a principi di
giustizia ed equità.
• La giustizia non è un elemento del welfare e il
welfare non è un componente della giustizia,
entrambe sono riflessioni importanti e distinte
della dignità e dell’importanza della persona.
Qualsiasi teoria legislativa che ci dirigerà a
valutare le nostre pratiche considerando
solamente l’uno o l’altra, impoverirà l’idea
della persona.
Per concludere…
• Crescendo ci accorgiamo che piano piano dalla
nostra fantasia spariscono Babbo Natale, la
befana, la scarpa di cristallo e tutti gli altri miti
che ci hanno regalato felicità..
• Noi ci chiediamo: Dobbiamo permettere che
l’ultimo dei miti rimasti(forse anche il più
grande) crolli inesorabilmente davanti ai nostri
occhi?
• La nostra risposta è no, Fairness must live!
Bibliografia.
• Fairness versus Welfare: Notes on the Pareto principle,
Preferences, and Distributive Justice. Louis Kaplow and
Steven Shavell.
• The Grounds of Welfare. Jules L. Coleman.
• John Rawls “A Theory of Justice”.
• Richard Posner “Economic Analysis of Law”.
• Jeremy Waldron “Theories of Rights”; “Goodluck and
Equality”.
• Lewis Korhauser “Economic rationality in the analysis of
legal rules and institutions”.
• Howard Chang “Harvard Law review”
• Richard Craswell “Standford Law review”.
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Vasha & Celati - Efficienza ed Equità