La realtà nella prosa narrativa camilleriana Giovanni Caprara – Uma Fortaleza, 28 ottobre 2015 La realtà nella prosa narrativa camilleriana “Non ho nessuna fantasia, non so inventarmi una cosa ex novo, ho bisogno di partire da dei dati di realtà: tutte le storie di Montalbano sono fatti di cronaca vera, di cronaca nera, da me impastati in un certo modo” La realtà nella prosa narrativa camilleriana • Confronto Sciascia – Camilleri – Pirandello nasce spontaneo, per gli innumerevoli legami culturali e letterari - impossibilità di una verità unica, contraddizioni, follia del vivere in Sicilia, alienazione dell’uomo. Camilleri affronta tematiche diverse, realtà = denuncia La realtà nella prosa narrativa camilleriana Il campo del vasaio, Sellerio, 2008 Come sempre ,all’inizio, un sogno (p.12): La cammara era illuminata, ma Bonetti-Alderighi non c’era cchiù, al sò posto c’era assittato un omo curto e tracagno, con una coppola in testa, che riconobbe subito. Totò Riina! Era stato liberato dal Càrzaro! Dialogo con l’altro Montalbano (sul sogno) (p.13): Cos’è che t’ha fatto cchiù ’mpressione tra tutto quello che hai sognato? Il fatto del cangiamento. Quale? Che quanndo sono tornato dalla cucina, al posto di Bonetti-Alderighi c’era Totò Riina. Chiarisci. Che al posto del questore, rappresentante della liggi, c’era il nummaro uno della mafia, il capo di quelli che sono contro la leggi. La televisione spesso accompagna le riflessioni di montalbano (p. 35) Cangiò canale. Il capo del governo spiegava pirchì l’economia del nostro paìsi annava a scatafascio: la prima ragione era l’attacco terroristico alle torri gemelle, la secunnda lo tsunami, la terza l’euro, la quarta l’opposizione comunista che non collaborava... cangiò canale. C’era un cardinale che arlava della sacralità della famiglia. Ad ascutarlo, in prima fila c’erano ’na poco d’òmini politici dei quali dù divorziati, uno convivente con una minorenne doppo aviri lassato la mogliere e tri figli, un quarto che mantiniva ’na famiglia ufficiale e dù famiglie ufficiose, un quinto che non si era mai maritato pirchì era cosa cognita che le fìmmine non gli piacivano. Tutti assentivano gravemente alle parole del cardinale. Cangiò canale. La realtà nella prosa narrativa camilleriana Il giro di boa, Sellerio, 2013 I fatti di Genova (p. 9/10) Con aria asolutamente indifferente, la giornalista del tg aveva detto che la Procura di Genova, in merito all’irruzione della polizia alla scuola Diaz nel corso del G8, si era fatta pirsuasa che le due bombe molotov erano state portate lì dagli stessi poliziotti [...] Ascutata la notizia, per una mezzorata Montalbano era restato assittato sulla poltrona davanti al televisore, privo della capacità di pensari, scosso da un misto di raggia e di vrigogna, assammarato di sudore. Immigrazione, ricorrente (p. 40) Glielo dico io che cosa è capitato. Lei si è fatto convinto che quel morto che è venuto a farsi recuperare da lei fosse un povirazzo di extracomunitario vittima di un naufragio, uno dei cinquecento e passa morti che galleggiano nel Canale di Sicilia, che a momenti si potrà andare in Tunisia a piedi, camminandoci di sopra [...] Un commento del giornalista Pippo Ragonese (p. 65) Bisogna riflettere su un fatto elementare: la nostra civiltà cristiana non può essere snaturata sin dalle fondamenta da orde incontrollate di disperati e di dilinquenti che quotiidianamente sbarcano sulle nostre coste. Questa gente rappresenta un autentico pericolo per noi, per l’Italia, per tutto il mondo occidentale. La legge Cozzi-Pini, recentemente varata dal nostro governo, è, checchè ne dica l’opposizionel’unico vero bauardo all’invasione.[...] Montalbano di scatto, si susì e cangiò canale, più che arraggiato avvilito da quella presuntuosa stupidità. Ancora sull’immigrazione (p. 206) Recentemente un pm di pm di Trieste ha raccolto una quantità enorme d’intercettazioni telefonjiche che parlavano della compravendita di bambini extracomunitari per espianti d’organi. [...] Altri minori vengono messi a disposizione dei pedofili [...] Poi c’è il racket dell’accattonaggio. Gli sfruttatori di questi bambini constretti a chedere l’elemosina sono molti fantasiosi, sa? Ho parlato con un bambino albanese che era stato rapito [...], L’avevano reso zoppo, ferendolo profondamente al ginocchio e facendo di proposito infettare la ferita. Così impietosiva di più i passanti. A un altro hanno tagliato la mano, a un altro... La nota alla fine (p. 269) A. Camilleri chiarisce che i dati sull’immigrazione clandestina dei minori sono reali e tratti dall’inchiesta di Carmelo Abbate e Paola Ciccioli su panorama del 19 settembre 2002 e alcuni elementi della trama sono frutto di episodi di cronaca, come quello riportato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 17, 20 e 25 agosto 2002 del “finto morto”. La realtà nella prosa narrativa camilleriana Un inverno italiano, Chiarelettere Ed., 2009 Testi di A. Camilleri e S. Lodato pubblicati su “L’unità” nella rubrica Lo schef consiglia, dal 20 novembre 2008 al 22 maggio 2009 Berlusconite (p. 302) La berlusconite è un’infezione mortale incurabile, che porterà alla rovina l’Italia tutta. Come già accaduto con un altro capo di governo, Benito Mussolini ... Interesse di A. Camilleri per la cornaca del paese. I tioli di alcuni articoli (p. 21) Il desiderio segreto di Berlusconi: clonare Emilio Fede (p. 35) Il raddoppio dell’IVA per SKY. Piccolo Cesare colpisce ancora (p. 37) “Vade retro gay” Il no del Vaticano alla depenalizzazione dell’omossessualità (p. 55) Piccolo Cesare vuole cambiare la Costitiuzione. Non ci resta che la pazzia (p. 57) Piccolo Cesare di manica larga con gli evasori (p. 59) Gli onorevoli pianisti negano le loro impronte, ma vogliono prenderele ai bimbi rom. (p. 72) Natale italiano: anche a Giuseppe e Maria avrebbero preso le impronte (p. 85) Piccolo Cesare proclama Bush uno tra i più grandi presidneti americani (p. 103) Andreotti. È anche possibile che Belzebù vada in paradiso (p. 287) Un paese senza verità. Pieno di odio e insieme spensierato. (p. 205) Perchè votare? Basta fare anghingò. Aspettando il ponte con la Sardegna Nasce dalla proposta di Berlusconi di far votare in parlamento soltanto i capigruppo. Se così fosse, si chiede A. Camilleri, allora a cosa servirebbe far votare gli italiani? Deciderebbero tutto soltanto i capigruppo. Basterà che le segreterie politiche comunichino il nome del loro candidato capogruppo agli iscritti e ai simpatizzanti, i quali potranno dare, o no, il loro consenso attraverso sms, e mail, telefonate. E non ci sarebbe più necessità di palazzi come quelli del Senato e della Camera; i capigruppo potrebbero riunirsi nel bar qui vicino. I palazzi si potrebbero vendere per farne alberghi di lusso. Pensate che risparmio e che guadagno! Basterebbero a finanziare non solo il ponte sullo Stretto, ma anche quello con la Sardegna che, prima o poi, Berlusconi certamente proporrà. La realtà nella prosa narrativa camilleriana Giovanni Caprara – Uma Fortaleza, 28 ottobre 2015