Una lama di luce per il Commissario Montalbano
Scritto da Annalisa Perteghella
Mercoledì 04 Luglio 2012 00:00 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 04 Luglio 2012 20:25
Aggressione a mano armata e violenza carnale, traffico d’armi, commercio di opere d’arte
rubate, e, ancora, il vacillare della granitica fedeltà del commissario all’eterna fidanzata Livia.
Nell’ultima fatica letteraria di Andrea Camilleri ci sono proprio tutti gli ingredienti del romanzo di
successo, avvincente e suggestivo da tenere inchiodati i fortunati lettori che si trovano sotto
l’ombrellone o da offrire una boccata d’aria e di evasione ai meno fortunati, costretti a
barcamenarsi nell’afa cittadina.
Un rapporto strano, quello del maestro Camilleri con il figlio d’arte Salvo Montalbano: “uno
scrive romanzi-romanzi e poi lo ricordano per i libri che ha scritto fischiettando” racconta in
un’appassionante intervista. Eppure, il grande pubblico è oramai affezionato a questo
personaggio un po’ schivo, a volte burbero, ma dall’acuta intelligenza e, in fondo, di buon cuore.
Ecco che allora la penna del maestro di Porto Empedocle ci ritrasporta nell’immaginaria
cittadina di Vigata, tra l’azzurro del cielo e il blu del mare di una Sicilia luminosa e sfavillante. Il
romanzo si apre con uno strano sogno che inquieta profondamente Montalbano: un corpo
avvolto in un sudario viene ritrovato all’interno di una bara abbandonata nelle campagne di
contrada Casuzza. Un sogno premonitore? Ancora frastornato, il commissario deve fare i conti
con la seconda brutta notizia della giornata: l’ennesimo sbarco di migranti tunisini sulle coste
della vicina Lampedusa porterà il ministro dell’interno in visita a Vigata. Per nulla ansioso di
incontrare l’autorità, Montalbano si rifugia in una galleria d’arte, dove, tra le opere di Donghi,
Guttuso e Pirandello, si imbatte in “un’opera d’arte vivente”: è Marian, la proprietaria della
galleria.
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Una lama di luce per il Commissario Montalbano
Scritto da Annalisa Perteghella
Mercoledì 04 Luglio 2012 00:00 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 04 Luglio 2012 20:25
SE MONTALBANO S'INNAMORA - Dalla simpatia all’innamoramento il tempo è breve,
brevissimo; ed è un innamoramento forte, passionale e intenso, mentre i solidi principi di
Montalbano, primo tra tutti quello della fedeltà alla fidanzata lontana, crollano uno dopo l’altro. A
distrarre il commissario dai propri turbamenti esistenziali, arriva, però, l’immancabile
“ammazzatina”:
il ricco proprietario di un supermercato ha appena denunciato la rapina e la violenza carnale ai
danni della moglie, quando il principale indiziato viene ritrovato morto. Affiancato dai fedeli
Augello, Fazio e Catarella, Montalbano tenta di dipanare l’intricata matassa con il consueto
utilizzo dell’intuito e di mezzi al limite della legalità. Ma la mente del commissario vaga
costantemente tra l’indagine e la propria vita privata: mentre riflette sulla propria “solitudine di
coppia”, in Montalbano riaffiora il ricordo di François, il ragazzino tunisino protagonista de
Il ladro di merendine
(1996), che Livia avrebbe voluto adottare ma che lui, nella cronica incapacità di assumersi
responsabilità, aveva preferito affidare alla sorella di Mimì Augello. L’aggrovigliarsi delle
vicende, pubbliche e private, narrate nel romanzo, trova scioglimento in un magistrale epilogo:
ogni tessera dell’intricato mosaico narrativo trova finalmente il proprio posto, mentre la metafora
della “lama di luce” si rivela in tutta la propria efficace drammaticità.
PROFESSIONALITA', MALINCONIA E IRONIA - È un Montalbano diverso, più riflessivo, o
forse solo più
maturo, quello ritratto nell’ultima fatica narrativa di Andrea Camilleri, nella quale emergono la
solitudine e lo spaesamento di un uomo che comincia ad accorgersi che il tempo passa e che
certe questioni, prima o poi, vanno affrontate. L’esaurirsi dell’intesa con la storica fidanzata
Livia, da tempo diventata poco più che una voce dentro a un telefono - “un’assenza, una
lontananza impegnativa” - e l’incapacità di prendere una decisione circa la fine del loro
rapporto, tormentano Montalbano: “Si annò a corcari. Prima di addrumiscirisi gli tornò a menti
un personaggio che aviva studiato a scola. Era un consoli romano, o qualichi cosa di simili, che
s’acchiamava Quinto Fabio Massimo ed era stato soprannominato Cunctator, il
temporeggiatore. Lui lo battiva ai punti”.
Da buon
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Una lama di luce per il Commissario Montalbano
Scritto da Annalisa Perteghella
Mercoledì 04 Luglio 2012 00:00 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 04 Luglio 2012 20:25
“cunctactor”, temporeggiatore, il commissario si culla nell’irresolutezza, cercando di tenere
occupata la mente con la triplice indagine in corso. Un’indagine in cui ritroviamo il Montalbano
razionale e arguto, in grado di ricondurre a unità i molteplici fili criminali che si intrecciano nella
tranquilla Vigata. Camilleri narra con la consueta maestria una vicenda che si compone di
diversi piani: c'è quello della logica, con la quale Montalbano affronta e risolve l’indagine, ma c’è
anche quello umano di un personaggio raccontato a tutto tondo, tratteggiato fin nei suoi aspetti
più intimi e personali. Professionalità e malinconia, mascherati però con la consueta ironia, si
uniscono in quest’ultimo Montalbano, che diventa il protagonista di un romanzo estremamente
piacevole e dai risvolti inaspettati. Tranquilli, tuttavia: il Commissario sta invecchiando, o meglio
maturando, ma “non è ancora l’ora della pensione”. Parola del suo fecondissimo,
ottantasettenne, autore.
E' possibile ascoltare l'intervista a Camilleri, a cui fa riferimento l'articolo, a questo link: ( http://
www.youtube.com/watch?v=uMbVR532Orc&feature=results_video&playnext=1&list=PL448BA
1995A97095C
Una lama di luce
Di Andrea Camilleri
Sellerio Editore
2012
14 euro
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