Intervista alla maestra Nuccia Lavoro eseguito da: Elisia Rita Febronia Politino matr. 3810568 Matematiche elementari da un punto di vista superiore1 Professore Giovanni Lariccia Grazie per averci concesso questa intervista!! Sappiamo che Lei insegna matematica alla scuola primaria … giusto? - E’ corretto: insegno matematica da quindici anni alla scuola primaria. Ci vorrebbe dire qual è la sua formazione? - Ho conseguito il diploma di maturità magistrale e mi sono successivamente iscritta a Scienze dell’educazione, all’Università degli Studi di Catania. Come si tiene aggiornata con i continui cambiamenti che coinvolgono la matematica? Ha mai svolto corsi di formazione per insegnanti? Si, ma mai con i risultati sperati. piuttosto sono io che devo continuamente aggiornarmi!!! Che “rapporti” ha con la matematica? Le piace, pensa che sia funzionale, piacevole? Sono sempre stata affascinata dalla matematica, anche se, pensando ai tempi in cui frequentavo la scuola elementare, ne ho un ricordo poco felice: probabilmente alla mia maestra non piaceva, perché le ore di lezione erano sempre noiose ma, mi ricordo, estremamente brevi!! Per questo quando poi ho iniziato ad insegnarla ho cercato di coinvolgere i miei alunni perché potessero esserne affascinati!! Durante tutta la mia carriera scolastica, fino al conseguimento della maturità magistrale, mi sono portata dietro le difficoltà verso questa disciplina “la matematica”, considerandola come un mondo incomprensibile dal difficile accesso. In quegli anni mi sono scontrata così tante volte con la matematica che ho creduto non facesse parte di me..e ho deciso di studiare qualcosa di più inerente ai miei studi. Il giorno che ho iniziato ad insegnare a bambini di scuola elementare, la mia prima preoccupazione è stata quella di cercare di sfatare l’indecifrabilità della matematica. Così ho cercato di coinvolgere i miei piccoli bambini con esperienze dirette e coinvolgenti (spero!!) …e la prova che ai miei bambini piace la matematica ce l’ho tutti i giorni quando entro in classe e corrono ad abbracciarmi e mi chiedono con ansia se per caso in programma ci sono dei problemi o se finiamo prima se, anziché andare a giocare, possono scrivergli delle operazioni “difficilisssssime” da risolvere! Sono stata molto fortunata perché ho avuto classi curiose e ben disposte alla novità, sicchè ho potuto “sperimentare” e “sperimentarmi”, utilizzando la matematica in modo originale, abbinato ad altre discipline come l’informatica, l’inglese, la geografia, la storia e persino l’educazione motoria. Cercare di collegare sempre una materia ad un’altra ha permesso ai bambini di avere chiaro il percorso e di sentirsi coinvolti nell’apprendimento!! Ci sono dei “modelli” a cui si ispira? Sicuramente al modello pedagogico dell’attivismo di Dewey e Bruner. Lo ritengo essenziale per un apprendimento vero che non sia inteso in senso sterile. Soprattutto relativamente alla matematica e alla sua operatività che in modo particolare la connota rispetto ad altre discipline di studio. Inoltre per questioni che sono facilmente intuibili, i grandi aiuti nel campo della matematica, come nelle altre discipline, mi vengono dal contatto diretto con le persone con cui lavoro e con le quali posso sempre mettermi in gioco! Alcuni ricercatori (Dehaene, Butterworth, Girelli, Wynn) sostengono che alcune competenze matematiche siano innate ed il campo delle competenze matematiche innate si estende continuamente. Lei ritiene che le competenze matematiche siano in parte innate? Credo che ogni individuo possa essere un matematico e ceco di trasmetterlo ai miei bambini…altrimenti coloro che non riescono a risolvere operazioni, problemi, a disegnare figure geometriche si sentirebbero non adatti alla matematica..invece bisogna sempre trovare anche la più piccola capacità e cercare di lavorare su quella. Certo molti studiosi affermano che la matematica sia innata: non so cosa dire in proposito…credo che se anche lo fosse solo una corretta stimolazione potrebbe permettere di “sfruttare” al meglio questa potenzialità. Gli psicologi ci dicono che molti bambini maturano un atteggiamento di paura, se non addirittura di terrore verso la matematica. Lo conferma? Ne ha avuto una esperienza diretta? Mi capita spesso di lavorare con bambini che non amano la matematica e associano questa materia alla loro insegnante, definendola “cattiva” , severa: non riescono quindi a scindere la materia dall’insegnante. Ritiene quindi che un’eventuale paura della matematica, sia dovuta al cattivo rapporto con l’insegnante? No, dico solo che sicuramente qualcuno è naturalmente più affascinato dall’italiano, dalla storia, da altre discipline, magari perché in queste vede dei risultati più positivi in risposta al suo “lavoro”, ma sicuramente influi9sce anche l’atteggiamento dell’insegnante, nello stimolare o meno l’interesse verso la matematica. Per esempio credo che adottare un metodo frontale, “classico”, per intenderci, nello svolgimento della lezione, procuri solamente noia nell’ascoltatore. Al contrario proporre delle attività concrete, che vedano l’alunno come protagonista, può ottenere l’effetto opposto. Anche chi non sarà eccellente nella materia, potrà essere valorizzato e si sentirà parte di un tutto (la classe), nonostante – magari – le sue “debolezze” matematiche! Le lezioni devono necessariamente essere, scambi umani prima che didattici!!! La maestra dovrebbe essere ENTUSIASTA di quello che insegna, per il solo fatto di poterlo condividere…almeno io lavoro in questo senso. Ritiene che il mondo dei giochi e il mondo della matematica possano avere dei punti in comune? Sicuramente la storia della pedagogia ci ha insegnato che i primi spunti matematici vengono al bambino dai giochi, dal gioco rappresentativo…Sant’Agostino dice che la matematica è un gioco e che il modo migliore per far apprendere qualcosa ai fanciulli, è proprio attraverso l’utilizzo del gioco!! Froebel nei suoi kindergarten, parlava di maestre giardiniere che dovevano far “sbocciare” i loro bambini con l’esperienza e vedeva in tutte le forme geometriche la presenza di Dio; Pestalozzi riteneva funzionale lo studio della matematica alla quotidianità: un’opportunità per i bambini di riscattarsi da una condizione di miseria, imparando una professione!! Ma gli esempi sono milioni: soprattutto durante il positivismo, l’area scientifica acquisisce un’importanza radicale!! Negli Stati Uniti c' è un intero curriculum di avviamento alla matematica che poggia sul gioco degli scacchi. Lo ritiene interessante? Utile? Applicabile anche in Italia? Credo che qualsiasi forma di gioco che alleni la mente sia funzionale all’apprendimento delle diverse discipline e poi…adorando io gli scacchi non mi potei trovare più in accordo con questo studio!!! Lei ha mai provato i videogiochi? Ha dei figli o dei nipoti che usano i videogiochi? Certo che ho usato i videogiochi!! Non sono mica così “vecchia”!!! E li uso tuttora, magari per trascorrere qualche simpatico momento in compagnia!! Moltissimi bambini usano i videogiochi: lo ritiene quindi un fatto positivo? Ritiene che questa esperienza possa favorire o meno un sano rapporto con la matematica? Bisogna vedere di quali videogiochi si parla: ovviamente quelli distruttivi, il cui unico messaggio è di violenza, credo che non siano costruttivi per niente. Al contrario esercizi di astuzia, piuttosto che veri e propri esercizi di matematica siano divertenti e funzionali per avvicinarsi alla matematica…sempre utilizzati con parsimonia!! Quale ruolo può avere il computer nell' apprendimento - insegnamento della matematica? Nella mia esperienza quotidiana il computer ha un ruolo di “alleato”, non solo perché mi permette di sperimentare nuove attività, ma perché mette tutti nella stessa condizione di utilizzo. E’ uno strumento fruibile alla maggior parte dei bambini, spesso ne hanno uno anche a casa; inoltre è un facilitatore per quei bimbi che hanno qualche difficoltà grafo – motoria o discalculica. Conosce programmi per il computer orientati a favorire o facilitare l' apprendimento della matematica? Considera il computer come un semplice supporto per materiali didattici multimediali o qualcosa di più profondo? Utilizzo dei programmi per facilitare l’uso della matematica un po’ ardimentosi, ma credo nelle potenzialità dei miei bambini: ho introdotto lo scorso anno micromondi exe ottenendo splendidi risultati…uso inoltre dei programmi specifici per bambini con difficoltà attentive o di apprendimento. L' ambiente scolastico l'aiuta nella sua missione? Fortunatamente ho un collega di informatica, che insegna alle scuole medie nello stesso istituto che mi stimola e mi appoggia nelle mie attività, altrimenti credo che la scuola, oggi, sia ancora un po’ troppo ancorata al “classicismo”!! Ci sono forme di collaborazione tra tutti gli insegnanti che, nella scuola, insegnano matematica? o La dirigenza della scuola considera in modo adeguato le esigenze relative all' apprendimento della matematica? Le favorisce in qualche modo? Nella nostra scuola i bambini delle scuole medie hanno partecipato a “gare”di matematica, ma al di là di questa attività…no, sinceramente non credo siano sufficienti gli strumenti e le attenzioni rivolte dalla scuola alla matematica. Tra gli insegnanti poi….manca spesso la collaborazione del team..putroppo! Sempre sul tema dell' apprendimento della matematica, esiste qualche forma di collaborazione, diretta o indiretta, con i genitori? Personalmente è stato funzionale convocare i genitori e spiegare il mio metodo di insegnamento e le mie tecniche! Questo per tenere aggiornati i genitori sui lavori proposti e sulle modalità, ma soprattutto per trovare una linea comune di insegnamento, che sicuramente deve avvenire a scuola ma deve continuare a casa!!! Si è mai imbattuta in soggetti che presentavano disturbi specifici nell' apprendimento legati in modo particolare alla matematica (tipo discalculia)? Ha avuto modo di collaborare con degli psicologi? Quali figure di psicologi in particolare? Ha trovato proficua la collaborazione con gli psicologi? Con la discalculia non ho mai avuto a che fare direttamente, anche se bambini con iperattività accertata hanno dimostrato problemi anche nella concentrazione e quindi nell’esecuzione di lavori matematici, per noi banali come semplici operazioni. L’incapacità di avere un ordine mentale, non permetteva al bambino di fare un’operazione così apparentemente semplice come mettere in colonna un’addizione, o una qualsiasi altra operazione. Il risultato era un evidente errore ed un continuo sconforto dovuto ad un senso di incapacità. Con l’intervento della psicomotricista e della logopedista, abbiamo cominciato ad utilizzare dei facilitatori (per esempio scrivevo io le operazioni in colonna e il bambino doveva solamente inserire il risultato, oppure l’utilizzo di quadretti da 1 cm, o materiali quali l’abaco, i blocchi logici, la tavola pitagorica) che hanno permesso al bambino di risolvere con una certa tranquillità i compiti richiesti, diminuendo così il suo stato di ansia. La ringraziamo moltissimo della sua preziosa collaborazione e le auguriamo di continuare così, con la stessa passione che abbiamo letto nei suoi occhi mentre parlava della “sua”matematica. E’ stato un piacere per me condividere i miei pensieri e le mie abitudini di insegnante con voi!!!