La diversità, ricchezza per l’umanità Nuove frontiere per una società multietnica Grazie agli incontri tenuti con l’associazione ANOLF nel corso del presente anno scolastico, insieme ad alcuni dei nostri docenti, noi studenti di IV A dell’istituto Tecnico tecnologico “Marie Curie” siamo venuti a contatto con una realtà che ignoravamo quasi totalmente e cioè quella delle difficoltà di integrazione nel nostro Paese dei giovani di seconda generazione (2G). Con questo progetto abbiamo avuto la possibilità di fare un notevole passo in avanti nella comprensione di una realtà che, se non conosciuta nella sua verità e ricchezza, rischia di rimanere relegata in pregiudizi che sfiorano il razzismo. Un grazie di cuore a tutte le persone incontrate e che ci hanno aiutato ad aprire una breccia nel muro dell’indifferenza! Forte rimane l’appello del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul diritto di cittadinanza dei bambini figli di immigrati, inserendolo come punto cardine del suo discorso di Capodanno del 2012 • “Non c'è futuro per l'Italia senza rigenerazione della politica e della fiducia nella politica” ha detto dimostrando una profonda convinzione nella forza dei giovani e delle fortune derivanti dall’intercultura. • “Avvertiamo quotidianamente i limiti della nostra realtà sociale - prosegue - le ansie e le incertezze dei giovani. E insieme avvertiamo i limiti del nostro vivere civile, confrontandoci con l'emergenza […] di una crescente presenza di immigrati con i loro bambini, che restano stranieri senza potersi, nei modi giusti, pienamente integrare" Ancora una volta ci siamo chiesti: « CHI E’ L’IMMIGRATO’?» Ed ecco che subito ne è venuto fuori la classica definizione e cioè è colui che effettua un trasferimento permanente o temporaneo in un paese diverso da quello di origine, è colui che scappa dalle guerre o dalla estrema miseria. Ma è colui che porta ulteriori problemi e tenta di rubare quel poco di lavoro rimasto nel nostro Paese…. Ma le cose non stanno proprio cosi… MIGRARE NON E’ REATO La novità emersa dal rapporto dell’anno 2013,a proposito del beneficio economico apportato dagli immigrati, mette a tacere tante voci, che dipingono il sistema di assistenza statale nei confronti di chi arriva sulle nostre coste in cerca di lavoro, come un “nuovo carrozzone” dell’era della globalizzazione,causa solo di ingenti spese. La redditività della presenza degli immigrati in Italia è ormai un dato di fatto incontrovertibile GLI IMMIGRATI IN ITALIA Gli immigrati in Italia sono una risorsa economica. Il rapporto tra la spesa pubblica e le tasse pagate dai migranti è ,infatti, positivo. Lo Stato con gli immigrati ci guadagna! Negli ultimi anni gli introiti riconducibili a cittadini stranieri sono pari a 13,3 miliardi di euro, mentre le uscite sostenute per loro sono state pari a 11,9 miliardi di euro, con una differenza in positivo per il sistema paese di 1,4 miliardi. CONDIZIONI ECONOMICHE Le condizioni economiche degli stranieri migliorano con l’allungarsi della permanenza in Italia. Ad esempio, il reddito di una famiglia di soli stranieri residente nel Paese da più di 12 anni è in media superiore del 40% rispetto a quello di una famiglia arrivata da soli 3 anni. Le entrate delle famiglie straniere,inoltre, dipendono per oltre il 90% da redditi da lavoro, mentre per le famiglie italiane tale quota si attesta solo al 63,8%. Questo è uno dei dati che dicono in modo chiaro e lampante quanto sia produttivo per il nostro Paese la presenza degli immigrati regolari, ma questa presenza deve essere tutelata in ogni suo diritto. Ha bisogno di una stabilità e del riconoscimento legale di cittadinanza! Ma la ricchezza della presenza degli immigrati nel nostro Pese non è solo una questione economica, è qualcosa di più profondo: è un fatto culturale che, nel confronto con la diversità, non può che arricchirci da ogni punto di vista. L’aumento del numero dei minori stranieri, nati in Italia da genitori stranieri, evidenzia nuove difficoltà e obiettivi da affrontare in vista di una piena integrazione dell’»immigrato» nella società di accoglienza che deve prepararsi ad integrarsi con le nuove culture, creando attraverso l’approccio interculturale una dimensione di arricchimento reciproco. Affrontare la tematica della seconda generazione di immigrati in termini di trasformazione e di sfida per la coesione sociale è un obiettivo fondamentale. Gli adolescenti di cui stiamo parlando rappresentano parte del futuro dell’Italia; essi sono portatori di culture e forme di pensiero diverse da quello occidentale, rappresentando una infinità di opportunità con cui confrontarsi e crescere. Le cosiddette “seconde generazioni” (www.secondegenerazioni.it) sono in Italia una realtà tutt’altro che marginale, bensì matura (molti figli di immigrati costituiscono oggi la spina dorsale di scuole e università) e consapevole, fortemente limitata dal mancato riconoscimento della cittadinanza nell’accesso alla vita collettiva e lavorativa. La Legge italiana ha previsto fin qui l’attribuzione della cittadinanza ai soli giovani residenti continuativamente in Italia al compimento dei 18 anni. Le procedure per la richiesta, tuttavia, sono complesse e solo una piccola percentuale di ragazzi di seconda generazione riescono ad ottenere la cittadinanza in tempi rapidi. Eppure nella storia del remoto passato della Roma imperiale la cittadinanza incominciò ad essere concessa a TUTTE le popolazioni gravitanti intorno all’Impero romano… Il processo di romanizzazione non teneva conto solo dello «ius sanguinis» (l'acquisizione della cittadinanza per il fatto della nascita da un genitore in possesso della stessa cittadinanza) ma lo «ius soli» (l'acquisizione della cittadinanza per il fatto di nascere nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori) Il mondo nuovo è un mondo aperto, in cui persone diverse si sforzano di conoscersi e entrano in relazione spinte dal desiderio di allargare i propri orizzonti esistenziali, i propri linguaggi, i propri limiti. Non è più tempo di un mondo vecchio, in cui ciascuno sta dentro il proprio recinto linguistico e culturale, e alza mura di paura e intolleranza. Uno dei luoghi privilegiati dove le politiche sociali ed educative possono creare un ambiente interculturale per le seconde generazioni è la Scuola, poiché le esperienze vissute all’interno di essa determinano la formazione dell’individuo. Le istituzioni scolastiche e politiche hanno l’obbligo di impegnarsi ad offrire garanzie che riguardano il diritto all’istruzione, l’accesso ai servizi scolastici e una corretta integrazione. Siamo certi che nella scuola comincia la vera integrazione. In essa si ritrovano le basi per la soluzione dell’integrazione piena ed effettiva delle seconde generazioni! Le G2 in alcuni paesi d’Europa Anche nei paesi con una storia di immigrazione più lunga della nostra sul tema dei processi di inclusione delle seconde generazioni tutti sembrano ancora alla ricerca di una strada e di strumenti politici in grado di imporsi come efficaci. Se la Francia, con politiche di tipo assimilazionista ,ha prodotto buoni risultati nell’istruzione e nell’acculturazione, ma è carente nella capacità di integrazione lavorativa, la Germania presenta discreti livelli occupazionali, ma scarsa capacità di integrazione sul piano legale e identitario. Non a caso non si parla di piena integrazione scolastica, quanto piuttosto di separazione (80% delle classi differenziali sono costituite da stranieri) L’Inghilterra , pur con notevoli difficoltà, ha raggiunto un buon livello di integrazione nel sistema formativo. Ma sono ancora forti le ineguaglianze tra le diverse etnie presenti, che permangono nel mercato del lavoro. Noi siamo per una Europa che dia la possibilità di consentire ai giovani di origine straniera nati e cresciuti nei Paesi europei, di accedere all’impiego e alle professioni pubbliche senza le limitazioni oggi esistenti. Giovani che abbiano, come qualsiasi cittadino europeo la possibilità di spostarsi senza nessuna sorta di limitazione, di avere la libertà di ritornare nel proprio Paese di origine senza vedersi negata la possibilità di un sereno ritorno in Europa. Noi sogniamo una Europa che vada ben oltre le convenienze economiche, che ponga meno attenzioni agli interessi delle banche ed abbia più cura delle persone, soprattutto di quelle con una storia di difficile integrazione. Noi vogliamo che si realizzino i principi sanciti nel manifesto di Ventotene: «Un'Europa libera e unita è premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l'era totalitaria rappresenta un arresto. La fine di questa era sarà riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la disuguaglianza ed i privilegi sociali. Tutte le vecchie istituzioni conservatrici che ne impedivano l'attuazione, saranno crollanti o crollate, e questa loro crisi dovrà essere sfruttata con coraggio e decisione. La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista, cioè dovrà proporsi l'emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita». La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà. Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni Noi vogliamo una Europa che sia NOSTRA!