A.C.O.S. Regione Lazio – U.C.F.I. sezione di Roma I luoghi e i linguaggi della relazione di cura Nobile Collegio Chimico Farmaceutico, Roma, 26 Ottobre 2013. NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA don MARCO BELLADELLI, Assistente Nazionale UCFI - Consulente ecclesiastico ACOS Regione Lazio I luoghi e i linguaggi della relazione di cura Il luogo: LA CHIESA Il linguaggio: LA MISERICORDIA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA GESÙ HA ANNUNCIATO IL VANGELO E INAUGURATO IL REGNO DI DIO CON GESTI E PAROLE NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA LA CHIESA HA RICEVUTO IL MANDATO DI CONTINUARE LA STESSA MISSIONE: “E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.” (Lc 9,2). NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA LA SECOLARIZZAZIONE: Nata e diffusasi soprattutto nel mondo occidentale, la secolarizzazione ha raggiunto l’apice della sua visibilità e incidenza sociale e culturale nel XX secolo. All’inizio si caratterizzava per il rifiuto della “sacralità” del vivere e dell’essere, a cui di conseguenza seguiva la negazione di Dio e della religione, la sua marginalizzazione sociale e culturale e soprattutto una esplicita professione di ateismo. Oggi ha assunto la forma di una invasione della vita quotidiana delle persone, favorendo lo sviluppo di una mentalità in cui Dio è di fatto assente, in tutto o in parte, dalla coscienza umana e dall’esistenza. NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA LA CULTURA DELLA MORTE/1: Fenomeno culturale caratterizzato da: 1. “deresponsabilizzazione dell'uomo verso il suo simile”, 2. dal “venir meno della solidarietà verso i membri più deboli della società” (anziani, ammalati, immigrati, bambini) 3. e dalla “indifferenza che spesso si registra nei rapporti tra i popoli”. NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA LA CULTURA DELLA MORTE/2: 1. Una “struttura di peccato”, economicamente e politicamente sostenuta da coloro che promuovono una concezione efficientistica della società. 2. Una vera e propria guerra dei potenti contro i deboli: “Chi, con la sua malattia, con il suo handicap o, molto più semplicemente, con la stessa sua presenza mette in discussione il benessere o le abitudini di vita di quanti sono più avvantaggiati, tende ad essere visto come un nemico da cui difendersi o da eliminare. Si scatena così una specie di «congiura contro la vita»”. 3. La “cultura della morte” affonda le sue radici in quella mentalità che “esasperando e persino deformando il concetto di soggettività, riconosce come titolare di diritti solo chi si presenta con piena o almeno incipiente autonomia ed esce da condizioni di totale dipendenza dagli altri” NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE: Il primo a parlare di nuova evangelizzazione è stato il Beato Giovanni Paolo II, intendendo la “novità”, in rapporto all’azione missionaria della Chiesa, come 1. “nuova nel suo ardore, nuova nei suoi metodi, nuova nelle sue espressioni”. 2. Benedetto XVI ha aggiunto una quarta caratteristica: “nuova perché necessaria anche in Paesi che hanno già ricevuto l’annuncio del Vangelo”. NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA LA PASTORALE SANITARIA/1 si pone in continuità • con il ministero terapeutico di Gesù, • con l’esemplarità fondante della Chiesa apostolica, • avendo come icona privilegiata di riferimento il Buon Samaritano NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA LA PASTORALE SANITARIA/2 Dev'essere un'azione capace di sostenere e di promuovere attenzione, vicinanza, presenza, ascolto, dialogo, condivisione e aiuto concreto verso l'uomo nei momenti nei quali, a causa della malattia e della sofferenza, sono messe a dura prova non solo la sua fiducia nella vita ma anche la sua stessa fede in Dio e nel suo amore di Padre. Questo rilancio pastorale ha la sua espressione più significativa nella celebrazione sacramentale con e per gli ammalati, come fortezza nel dolore e nella debolezza, come speranza nella disperazione, come luogo d'incontro e di festa.” (Christifideles Laici n. 54). NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA CENTRALITÀ DI CRISTO E IL MALATO SOGGETTO ATTIVO/1 Il Signore Gesù, identificandosi con l’infermo, chiama la Chiesa, nella sua organicità di ministro e popolo, perché attraverso il sacramento trasmetta a chi soffre il sollievo della grazia della sua risurrezione e il perdono dei peccati. Cfr. Mt 25,40; Gc 5,14.16. NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA CENTRALITÀ DI CRISTO E IL MALATO SOGGETTO ATTIVO/2 In quanto partecipe del mistero pasquale e per la presenza di Cristo in lui, il malato diffonde la luce della fede sul mistero della sofferenza umana e diventa “una forza missionaria” per chiunque lo incontri. Nella Chiesa il tema della sofferenza non è sentito importante da tutti allo stesso modo e non è ancora considerato una via privilegiata di annuncio e di offerta di salvezza e di speranza per l’umanità di oggi. NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA CENTRALITÀ DI CRISTO E IL MALATO SOGGETTO ATTIVO/3 Conseguenze per la Chiesa e per la società NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA ALTRI SOGGETTI: CAPPELLANI E OPERATORI SANITARI NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA OSPEDALE – FAMIGLIA - PARROCCHIA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA Il catecumenato sanitario-terapeutico: • ASCOLTO E ACCOGLIENZA • MISERICORDIA E GUARIGIONE • COMUNIONE-SOFFERENZA-SPERANZA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RELAZIONE DI CURA La Chiesa è POPOLO DELLA VITA, perché HA RICEVUTO in dono il Vangelo della vita; La Chiesa è POPOLO PER LA VITA, perché mandata ad ANNUNCIARE, CELEBRARE E SERVIRE il Vangelo della vita. IN CHIESA Sentivo il legno del banco premermi ruvido le ginocchia; nel chiaroscuro, interrotto dai ceri, la moltitudine d'ombre vagamente ondeggiava mi cullava con un sussurrio sommesso di preghiéra, assieme all'odore d'incenso mi giungeva una lieve fragranza di fiori, il profumo di mia madre. Lei mi era accanto E la sua presenza immobile e silenziosa mi rendeva sicura, serena, protetta; mi abbandonavo in un nulla di pace profondo, quasi tornassi in una culla. Il velo nero con il ricamo dalla trama sottile le alitava lievemente sulla fronte. Teneva il capo chino raccolto nelle mani giunte. Pregando muoveva piano le labbra una lacrima le palpitava sul ciglio non di pianto, ma per una trepida raccomandazione, un commosso ringraziamento per i figli, la casa, la vita, per l'amore e per il dolore... «Padre nostro che sei nei cieli .. » ed io credevo in Dio perché lei lo pregava. (Luigia Ferrari Scarafoni)