«NUOVA EVANGELIZZAZIONE» nei documenti dell’Ordine Consiglio plenario di Bahia (giugno1983) 17. Come frati minori, dunque, noi siamo chiamati ad essere una «avanguardia evangelizzante» in una Chiesa che deve essere continuamente reincarnata e rinnovata. Conseguentemente, dobbiamo essere soprattutto attenti e disponibili allo Spirito Santo sia all’interno che all’esterno della Chiesa. Oltre al ministero a favore dei fedeli, noi siamo chiamati a portare il Vangelo a quanti nella società contemporanea non sono stati evangelizzati nel senso tradizionale del termine ed a quelli che se ne sono allontanati. Con la nostra presenza tenteremo di aiutarli ad interpretare la loro esperienza nel mondo ed incoraggeremo il bene che troviamo dentro di loro. Qualora poi ci sembri che sia volontà di Dio noi proclameremo esplicitamente il Signore (cf Rnb 16,7). Più ancora noi domandiamo ai nostri frati di rispondere generosamente soprattutto agli appelli delle chiese locali dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina che si trovano in grave bisogno di evangelizzazione. Tre miliardi di persone non hanno ancora ricevuto l’annuncio del vangelo! A noi frati minori si presenta oggi una grande occasione ed un’autentica sfida: portare la visione di Francesco alle culture del nostro mondo lasciandoci allo stesso tempo arricchire dalle medesime. 18. Questo Consiglio Plenario domanda a tutti i frati di: 1 Lasciarsi evangelizzare da Cristo. 2 Cercare nutrimento nelle Scritture, nell’Eucarestia, e nelle varie forme di preghiera comune e privata la quale darà vita ed efficacia alla nostra evangelizzazione (LG 11; AG 8; SC 10 segg.). 3 Avere «lo Spirito del Signore e l’operazione della sua grazia» (Rb 10,8) al fine di essere strumenti di una autentica evangelizzazione. 4 Predicare il Vangelo ai fedeli e ricercare insieme a loro nuove e migliori strade per portare la Buona Novella ai non credenti ed ai cristiani non praticanti della nostra società. 5 Sostenere i nostri frati che «per divina ispirazione» vanno a vivere ed ad aprire un dialogo con l’Islam e le altre religioni o fedi esistenti. L’Ordine e l’evangelizzazione oggi (Capitolo generale San Diego 1991) “Segni dei tempi” ed evangelizzazione Coscienti delle esigenze prospettateci dal discernimento dei “segni dei tempi”, propo-niamo: 32. I Ministri Provinciali, con i loro Definitori, prov-ve-dano ad un discernimento delle attività tradizionali di evan-geliz-zazione delle loro Province, in funzione delle nuove sfide e cercando nuovi campi e forme di servizio e di evange-lizza-zione, con la preoccu-pazione di formare adeguatamente per questo i frati. 33. Nelle Entità ove esistono culture locali ben defini-te, i Ministri Provinciali e i loro Definitori siano attenti nel favorire un discernimento sul loro servizio di evan-geliz-zazio-ne in quelle culture e ad elaborare un progetto di evan-gelizzazione in funzione di esse. 34. Nei Paesi nei quali vi è una particolare presenza di altre Religioni, le Province si preoccupino di rivedere le forme di dialogo interreligioso e di cercare nuove iniziati-ve di avvicinamento, nello spirito del capitolo 16 della Regola non bollata e della giornata di pace di Assisi. 35. Il Definitorio Generale animi e sostenga il servi-zio dei frati e delle Entità nei territori a maggioranza islamica e in altri Paesi nei quali tale presenza è significativa; li aiuti a continuare la loro testimonianza evangelica in quei luoghi, secondo l’esempio di San Francesco; appoggi la Commissione per l’Islam. 36. Le Entità dell’Ordine esaminino i passi concreti, fatti o da farsi, nelle loro o-p-zioni per i poveri, nel loro impegno per una società di giustizia e di pace e nel loro rispetto per il creato. Tutto questo è valido special-mente nella ri-cerca di soluzioni di certi problemi, come il debito estero dei paesi più poveri, l’oppressione dei più deboli, la vio-lenza, il disprezzo della vita umana e l’uso indiscriminato dei beni del creato 1 37. Le Entità dell’Ordine prendano in esame il loro ser-vi-zio di evangelizzazione dal punto di vista della loro col-la-bora-zione con le organizzazioni di donne e di uomini, spe-cialmen-te quanto questo servizio si realizza tra le minoranze etni-che e tra le maggioran-ze oppresse. Queste stesse Entità cer-chino di rafforzare, sempre più, il loro impegno verso di loro. Lettura dei segni dei tempi (Lettera di H. Schalück, 8 maggio 1993) Tre punti di riflessione Vorrei ora riprendere, offrendole alla vostra riflessione, tre considerazioni che ho esposte durante l’incontro dei Presidenti delle Conferenze, nel mese di febbraio di quest’anno. 1. Il nostro tempo è un tempo di crisi, ma è, sopratutto, un tempo irrepetibile di grazia, un “kairòs”. Se vogliamo non perdere “il tempo della grazia” (Rm 13,1 1), dobbiamo eliminare qualsiasi forma di provin-cialismo e di individualismo, collettivo e personale. L’Ordine deve vivere la sua dimensione di universalità e internazionalità molto più inten-samente di quanto abbia fatto finora. 2. Tutte le Province, incluse quelle che ora si sentono “stanche”, potranno acquisire nuova vitalità e nuove prospettive, se non si chiude-ranno in se stesse, ma, al contrario, si apriranno alla collaborazione con gli altri; se saranno pronte a dare e a ricevere; in una parola, se continueranno ad essere “missionarie” e “solidali”. 3. Abbiamo bisogno di una nuova coscienza “globale” della nostra missione. Nessuno di noi, e nessuna Provincia, vive solo per se stessa, evangelizza solo per se stessa. “Riempire la terra del Vangelo di Cristo”. Il Ministro generale ai Frati Minori sull’evangelizzazione: dalla tradizione alla profezia (H. Schalück, 26 maggio 1996) Evangelizzatori itineranti nel cuore del mondo 79. Francesco, secondo la Regola Bollata, vedeva il suo Ordine come una Fraternità di pellegrini e forestieri1, pacifici e umili2, senza nulla di proprio3, che lavorano con fedeltà e devozione4. Desiderava avere «frati buoni e spirituali, affinché andassero per il mondo a predicare e lodare Dio»5. Mostrava sempre Gesù Cristo «via, verità e vita»6 e sollecitava che «tutti i frati si impegnino a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo»7. 80. Dall’espressione di Giacomo da Vitry, «il mondo intero è diventato (è) il suo spazioso chiostro»8, risulta evidente il carattere itinerante di questa Fraternità. Il luogo privilegiato dell’evangelizzazione è il mondo nelle sue diverse realtà, inserite in un tempo e in uno spazio determinati. Esiste qui la coscienza dell’universalità del Vangelo, anche dell’interdipendenza di tutti i fratelli e sorelle e con tutta la creazione. Questo è parte integrante del nostro modo francescano di evangelizzare. 81. Tale itineranza, nel cuore del mondo, ci conduce, altresì, all’incontro con i “lebbrosi” del nostro tempo. Anche oggi, secondo lo stesso Francesco, questo incontro fa parte del dinamismo costitutivo del conformarsi al modo di essere di Gesù Cristo. Sarà la prova della nostra conversione. E questo accade quando, senza sotterfugi, saremo capaci di identificare i nostri “lebbrosi”, dovunque si trovano, impegnandoci in favore della loro liberazione da ogni tipo di esclusione. 82. Questo incontro sarà coltivato nell’attento ascolto delle necessità dei fratelli e nella disponibilità senza limiti. E la carità sarà, senza dubbio, il suo supporto primo e indispensabile; 1 Cf. Rb 6,2, in FF 90. Cf. Rb 3,11, in FF 85. 3 Cf. Rb 6,1, in FF 90. 4 Cf. Rb 5,1, in FF 88. 5 Legper 43, in FF 1592. 6 Am 1,1, in FF 141. 7 Rnb 9,1, in FF 29. 8 Vitry Hoc, l. II, c. 32, 17, in FF 2230; cf. SCom 63, in FF 2022. 2 2 garantirà la qualità dell’opportuno e necessario dialogo con tutti. L’atteggiamento qui è quello di colui che si rifiuta di porsi “sopra” l’altro, soprattutto fra gli stessi frati 9. I frati, ci dice Francesco, «siano minori e sottomessi a tutti»10, guardandosi da ogni superbia11, sconfiggendo l’orgoglio con la santa umiltà12. Nuovi areopaghi 171. L’apostolo Paolo, «dopo aver predicato in numerosi luoghi, giunto ad Atene, si reca all’Areopago, dove annuncia il Vangelo, usando un linguaggio adatto e comprensibile in quell’ambiente»13. Oggi «si ripete nel mondo la situazione dell’areopago di Atene»14. Ciò può accadere tanto nelle società scristianizzate o post-cristianizzate come nelle grandi concentrazioni urbane. Può essere, ugualmente, identificato nell’emergere di progetti “alternativi” nelle nostre società, come pure in una molteplicità di campi e di ambienti dell’attività umana. 172. Sappiamo che nelle nostre società pluraliste e policentriche si sfalda o si sta sfaldando l’antica unanimità socio-cultural-religiosa. In esse, i riferimenti cristiani tendono a svanire, creando vere sacche di popolazioni scristianizzate o post-cristianizzate. Il cattolicesimo non è più, in non pochi paesi, la matrice religiosa maggioritaria. In questi casi, «si impone il compito urgente di offrire nuovamente agli uomini e alle donne il messaggio liberante del Vangelo»15. 173. Negli ultimi decenni, sono molte le trasformazioni che si sono ripercosse fortemente sul versante missionario16 e che finiscono per creare situazioni di nuovi areopaghi. È sufficiente ricordare la rapida urbanizzazione, l’incremento delle città, la moltiplicazioni dei mezzi di comunicazione di massa e la pressione demografica. Se nel passato l’attività missionaria si realizzava soprattutto in regioni isolate, lontano dai centri urbani, oggi essa deve essere ripensata in vista soprattutto dei grandi centri urbani. In non pochi paesi più della metà della popolazione vive in alcune megalopoli. 174. Gli areopaghi, con un proprio linguaggio, possono pure situarsi nei vari campi della civiltà contemporanea e della cultura, passando dalla politica e dall’economia. Alcuni di essi sono stati menzionati in modo particolare nella Redemptoris Missio, ponendo in rilievo il mondo della comunicazione, ricordando, «tra i settori da illuminare con la luce del Vangelo», «l’impegno per la pace, lo sviluppo e la liberazione dei popoli, i diritti dell’uomo e dei popoli, soprattutto quelli delle minoranze; la promozione della donna e del bambino; la salvaguardia del creato»17. Molti progetti alternativi, che cercano di ridimensionare i valori vitali e le direttrici fondamentali della vita umana, i movimenti sociali e il riscatto dall’etica sono tra gli areopaghi che dobbiamo privilegiare nei nostri giorni. 175. Altri, ancora, possono essere gli areopaghi, secondo gli ambienti e le regioni. Le Università, i centri di ricerca, la produzione artistica, la partecipazione a dibattiti pubblici possono essere, tra tanti altri, luoghi di annuncio del Vangelo. Non si tratta di essere necessariamente i padroni dei vari areopaghi, ma di farci presenti in essi e sapientemente andare per inculturarvi il Vangelo. In questo impegno, si renderà necessario un discernimento, con il dovuto appoggio morale ed etico. 9 Cf. Rnb 5,10, in FF 19. Rnb 7,2, in FF 24. 11 Cf. Rnb 17,9, in FF 48. 12 Cf. Lodv 12, in FF 258. 13 RM 37; cf. At 17,22-31. 14 TMA 57. 15 TMA 57. 16 Cf. RM 37. 17 RM 37. 10 3 Dalla memoria alla profezia:orientamenti e proposte Documento del Capitolo generale di Assisi (25 maggio 1997) Proposte e Raccomandazioni 2. Aspetti dell’evangelizzazione 3) Pastorale parrocchiale e nuovi modi di evangelizzazione 14. Visto il grande numero di Parrocchie affidate ai Frati Minori, consapevoli del nostro carisma e delle esigenze per una nuova evangelizzazione in comunione con la Chiesa locale, invitiamo il Definitorio generale: a) a promuovere, a livello di tutto l’Ordine, uno studio e una revisione della nostra presenza e del nostro modo di agire nelle Parrocchie come Frati Minori; b) ad indicare nuove forme e nuovi modi di evangelizzazione, in comunione con la Chiesa locale e universale e in fedeltà al nostro carisma. Priorità per il sessennio 1997-2003 4. Evangelizzazione-Missione MP 9-10; 12-17; 43; 45. In coerenza con il documento Dalla memoria alla profezia, con gli altri documenti dell’Ordine e, soprattutto, con il documento Riempire la terra del Vangelo di Cristo la Fraternità provinciale e le Fraternità locali elaborino un Progetto di evangelizzazione, da sottoporre annualmente a verifica. In esso, tra l’altro, venga esplicitata con forza la dimensione missionaria della nostra vita, e si faccia una chiara opzione, dopo adeguato discernimento, per le attività evangelizzatrici che esprimono meglio il nostro carisma e rispondono alle sfide attuali della Chiesa e del mondo. […] 2) Ogni Provincia dia impulso a nuove forme e a nuovi modi di evangelizzazione, in comunione con la Chiesa locale ed universale, e in fedeltà al nostro carisma, specie per quanto concerne la nostra vocazione in Fraternità. Riflettere a) Di fronte alle sfide, alle urgenze e alle richieste: cosa e come rispondiamo da Frati Minori? b) Secondo la VC l’evangelizzazione, nella vita religiosa, avviene attraverso la consacrazione, la vita fraterna in comunità e la missione specifica dell’Istituto: rispettiamo questa indicazione o pensiamo ancora solo in termini di attività? Relazione del Ministro generale fr. Giacomo Bini al Capitolo generale (S. Maria degli Angeli, 27 maggio 2003) 3. Nuove forme, nuovi modi di evangelizzazione (nn. 11-25; All.3) Tutti siamo d’accordo sul fatto che oggi siamo chiamati a rivedere profondamente il nostro modo di vivere il Vangelo e, di conseguenza, il nostro modo di testimoniarlo, di presentarlo e comunicarlo agli altri, tenendo conto dei cambiamenti storici e culturali sempre più globali. Il Capitolo generale del 1997 ci invitava alla creatività, a tentare «nuove forme e nuovi modi di evangelizzazione» (MP 14). Questo invito può significare: – fare cose nuove nel senso di “inventare” nuove attività apostoliche o missionarie; – trasformare ciò che già si fa adattandolo alle esigenze vitali di oggi; – intuire ciò che sta nascendo e maturando, per poterlo integrare in un cammino evangelico di conversione e di annuncio; – rivedere il nostro modo di servire nelle Parrocchie che ci sono affidate per verificare se corrisponde alla nostra identità francescana; – far crescere in noi un cuore convertito e appassionato, “conquistato” da Dio per essere inviato al mondo; 4 – favorire la leggerezza/libertà da ogni impedimento che possa rallentare il nostro cammino; – la coscienza carismatica di essere mandati in fraternità, così diversa dalla “autogestione” arbitraria e individualista di una “propria” missione, di un “proprio” apostolato… Molte Entità, con coraggio e apertura, hanno tentato nuove forme di evangelizzazione coerenti con il nostro carisma e con le esigenze del mondo in cui viviamo (cfr. Dai segni dei tempi al tempo dei segni); altre si stanno organizzando. Ho potuto constatare di persona che ci sono molti Frati disponibili, ma si scontrano con la difficoltà principale di armonizzare il nuovo con il vecchio: rischiare nuove forme senza abbandonare nessuna di quelle ricevute. Spesso le scelte implicano rinunce che prima o poi diventano necessarie se non vogliamo rimanere ai margini della storia, o ridurci al ruolo di semplici supplenti del clero locale nelle rispettive Chiese, con il rischio connesso di perdere la nostra vocazione e le nuove vocazioni. Ci sono Fratelli che vivono situazioni di tensione molto forti: dobbiamo sentire la responsabilità di pregare perché queste situazioni non si trasformino in frustrazione e abbandono della propria vocazione, o in un adeguamento passivo ad una routine quotidiana in cui è assente lo spirito evangelico. 4. Fedeli all’uomo d’oggi: la casa originaria dell’evangelizzatore francescano sono i luoghi di frattura Ai tempi di Francesco i più emarginati erano i lebbrosi, e lui si stabilisce in mezzo a loro per servirli. I nemici più temibili per il mondo cristiano erano i saraceni ai quali si faceva guerra: Francesco, disarmato, vuole a tutti i costi incontrare e dialogare con il Sultano d’Egitto. La foresta dei briganti di Montecasale, come anche il palazzo vescovile di Assisi, davanti al quale si riconciliano il Vescovo e il Podestà, sono stati luoghi privilegiati di azione per Francesco e per tanti suoi seguaci lungo i secoli. Anche oggi ogni Fraternità, nel suo proprio contesto civile e sociale, deve individuare i luoghi privilegiati di evangelizzazione missionaria: luoghi di emarginazione, di miseria, di tensioni, di ingiustizie, di sopraffazioni, di violenza… In questi luoghi occorre stabilire una presenza amica, empatica, una relazione discreta, forse silenziosa, ma significativa. La riconciliazione e la pace sono i doni più preziosi e più ricercati dal nostro mondo: la ricerca di questi doni dovrà essere la priorità di ogni forma di evangelizzazione francescana, autentica forma di missione che non conosce limiti o frontiere continentali, razziali, nazionali… I poveri, i deboli, gli emarginati aspettano la nostra presenza e la nostra parola. Dobbiamo unire le nostre forze, liberare i Fratelli che sono già pronti a partire: aspettano il nostro incoraggiamento e accompagnamento. Una nuova ondata missionaria potrebbe essere la sorgente di un rinnovamento profondo dell’Ordine. Le priorità per il sessennio 2003-2009 4. Evangelizzazione-Missione Proposte 1.Ogni Provincia e Fraternità elabori il proprio Progetto di Evangelizzazione che serva da guida per tutte le attività di evangelizzazione e per dare impulso a nuove forme e a nuovi modi di evangelizzazione, in comunione con la Chiesa e in sintonia con la nostra forma vitae, particolarmente con la nostra vita di Fraternità. 8. I Frati, attenti ai segni dei tempi, elaborino nuove risposte ai problemi del mondo di oggi. Considerino, perciò, il discernimento come un’esigenza fondamentale per percepire chiaramente ciò che si deve fare e per saperlo tradurre con decisione in scelte coerenti attraverso progetti di evangelizzazione che rispondano alle situazioni attuali. 9. I Frati facciano periodicamente la revisione del lavoro pastorale che stanno compiendo per discernere se risponde allo spirito delle beatitudini e promuove la venuta del regno di Dio nel mondo (cfr. SdP 41). 5 10. I Frati, in tutte le attività di evangelizzazione, cerchino e promuovano la collaborazione dei laici, curandone adeguatamente la formazione. 11. Tra le varie forme di evangelizzazione, i Frati tengano in debita considerazione le missioni popolari, rinnovando la metodologia secondo le esigenze attuali. 12. I Frati prestino speciale attenzione all’evangelizzazione dei giovani. Le Entità che hanno Collegi o gestiscono Centri scolastici offrano ai giovani una formazione ispirata ai valori evangelici e francescani. Chiamati ad evangelizzare per vivere e proclamare il Vangelo in un mondo frammentato Discorso del Ministro generale fr. José R. Carballo al Consiglio Internazionale dell’Evangelizzazione (18 ottobre 2004) Aprirsi ai nuovi areopaghi L’apostolo Paolo, dopo aver predicato in numerosi luoghi, giunto ad Atene, si reca all’Areopago, dove annuncia il Vangelo, usando un linguaggio adeguato e comprensibile per quell’ambiente (cf. Redemptoris missio 37k; At 17,22-31). Ciò può accadere nelle società scristianizzate o postcristiane. Nelle nostre società pluralistiche e policentriche si è disintegrata o si sta disintegrando l’umanità socio-culturale-religiosa. I riferimenti cristiani tendono a svanire, creando sacche di popolazione scristianizzate o post-cristiane. In non pochi Paesi dell’Europa il cattolicesimo ha cessato di essere la matrice religiosa maggioritaria. In tutti questi casi si impone l’urgente lavoro di offrire nuovamente agli uomini e alle donne il messaggio liberatore del Vangelo (cf. Tertio millennio adveniente, 57b). Le trasformazioni rapide e profonde che sono avvenute in questi ultimi decenni, hanno influito in campo missionario, creando nuove situazioni e nuovi areopaghi (cf. RM 37). L’Enciclica Redemptoris missio enumera, tra i settori che devono essere illuminati dalla luce del Vangelo, «l’impegno per la pace, lo sviluppo e la liberazione dei popoli; i diritti dell’uomo e dei popoli, specialmente delle minoranze; la promozione della donna e dei bambini, la salvaguardia del creato» (RM 37c). Ci sono oggi, certamente, molti altri areopaghi, secondo gli ambienti e le regioni. Non si tratta di essere padroni dei vari areopaghi. L’importante è essere presenti in essi e saperli evangelizzare. A tale scopo è richiesta a noi una preparazione solida ed adeguata, così che possiamo essere interlocutori capaci di un dialogo fecondo. Il dialogo nei nuovi areopaghi esige interlocutori ben preparati. La formazione iniziale e permanente deve rendere capace l’evangelizzatore di situarsi come attore nella sua epoca e nel suo ambiente. L’evangelizzatore deve formarsi bene sulla missione di una Chiesa di frontiera, in dialogo e in simbiosi con la cultura nuova e mutevole. L’apertura ai nuovi areopaghi esige l’inculturazione in modo che l’evangelizzazione continui l’incarnazione dell’annuncio di Gesù Cristo nella storia e nelle varie culture, abbia come punti di partenza: l’ascolto rispettoso degli altri, animato da vera carità; lo studio serio ed attento per individuare i semi del Verbo e la presenza silenziosa di Dio, tanto nel mondo attuale come anche in molti elementi di altre religioni e culture; il riconoscimento dell’altro nella sua identità, senza assimilarlo a noi, ricordando che nessun modello culturale può imprigionare il Vangelo, se non si vuole cadere in un etnocentrisno riduttore, che farebbe degenerare l’evangelizzazione in colonizzazione. Il Vangelo e di conseguenza l’evangelizzazione, scrive Paolo VI, non si identificano con la cultura e sono indipendenti rispetto a tutte le culture (cf. EN 20b). Alcune sfide dell’evangelizzazione oggi Da quanto detto si possono facilmente dedurre alcune sfide dell’evangelizzazione, che non possono essere eluse se vogliamo che la nostra azione evangelizzatrice sia riconosciuta come Vangelo, come Buona Notizia della salvezza. Non potendo, a causa del tempo a disposizione, 6 essere esaustivo nell’individuazione delle sfide, mi limito a segnalare alcune. La nostra evangelizzazione deve essere: • Liberatrice, capace di mostrare che il Vangelo di Gesù è fonte di bontà e di vita. A tal proposito considero importante rileggere il n. 31 di Evangelii nuntiandi, dove Paolo VI ricorda che tra l’evangelizzazione e la promozione umana – sviluppo, liberazione – esistono in effetti legami molto forti, così che, conclude il Papa, non è possibile accettare che l’azione di evangelizzazione possa o debba dimenticare le questioni estremamente gravi, tanto sollevate oggi, che riguardano la giustizia, la liberazione, lo sviluppo e la pace nel mondo. Se ciò dovesse accadere, allora si finirebbe per ignorare la dottrina del Vangelo sull’amore verso il prossimo che soffre o si trova nella necessità. • Inculturata e realizzata in dialogo con la cultura attuale. Qui è opportuno ricordare che il processo d’inculturazione si realizza in virtù di un duplice movimento di interrelazione: la cultura si trasforma a contatto con il Vangelo (cf. EN 19) e questo, a sua volta, si incultura nelle diverse matrici culturali. Perché vi sia una vera inculturazione, si richiede un dialogo onesto e critico con le varie culture. • Rinnovata, realizzata con nuovi linguaggi e mediazioni più attualizzate, capaci di mostrare la bellezza della Buona Notizia. Questi linguaggi devono essere più vicini alla vita, più umili e meno categorici, con ricorso frequente alla domanda e al suggerimento che possono stimolare la ricerca, più sapienziali e pertanto più legati all’esperienza gioiosa e personalizzata della fede, più immaginativi e creativi... • Centrata sempre in Gesù, come Buona Notizia di Dio all’uomo. Gesù Cristo non è solo la meta di ogni azione evangelizzatrice, ma anche il punto di partenza. Con lucidità e audacia in tempi di rifondazione Relazione del Ministro generale, Fr. José Rodríguez Carballo, al Capitolo Generale Straordinario (Verna-Assisi, 8 maggio 2006) Ricerca di nuove forme di evangelizzazione 74. Come hanno fatto molti Istituti di vita apostolica, desiderosi anche noi di «vivere il carisma francescano in nuove forme»18, spinti a cercare attività di evangelizzazione «rispondenti alle nuove esigenze»19, mossi a scoprire, stimolare e celebrare quelle iniziative che cercano di incarnare con creatività e radicalità il Vangelo, la nostra Fraternità è andata cambiando la geografia occupazionale, ci siamo aperti a nuovi ministeri e a nuove necessità ecclesiali e sociali: lavoro con le minoranze etniche, i tossicodipendenti, gli ammalati di AIDS e tutte le classi di nuovi lebbrosi ed esclusi della società. Posto che il rinnovamento della nostra vita non passa solo attraverso il discernimento dei segni dei tempi, ma anche dei segni dei luoghi, ogni giorno cresce la coscienza della necessità di verificare dove eravamo presenti e dove dovremmo esserlo. Sono così nate le Fraternità di inserzione e le Fraternità itineranti, si sono riviste le strutture, si sono condivisi gli spazi e vi è stato una certa dislocazione delle opere20. Tutto questo ci ha portato a prendere coscienza del fatto che non possiamo «scegliere arbitrariamente i luoghi dove abitare», ma che è necessario «lasciarsi sedurre dai chiostri dimenticati, dai chiostri inumani dove la bellezza e la dignità della persona sono 18 CCGG 115 §2. SSGG 51 §1. 20 L’opuscolo Dai segni dei tempi al tempo dei segni raccoglie alcune esperienze di nuove forme di evangelizzazione. La riflessione sulle nuove forme di evangelizzazione, lontana dall’essere conclusa, continua. In questo contesto la Segreteria generale per l’Evangelizzazione ha organizzato dal 20 al 25 febbraio 2006 un Seminario dal tema: «Nuove forme di evangelizzazione in Europa». 19 7 continuamente offuscate»21. Ci siamo così avvicinati, un po’ di più, ai poveri, primi destinatari della missione di Gesù (cf Lc 4,18-21), per usare anche noi con loro misericordia (cf Test 2). La conseguenza di ciò è che oggi sono molti i Frati che vivono in contesti culturali, sociali e religiosi nei quali evangelizzano con il dialogo, la solidarietà e l’impegno per la pace, la riconciliazione e la giustizia. IN CAMMINO PER PASSARE DAL BUONO AL MEGLIO Da una evangelizzazione di conservazione a una “nuova evangelizzazione” 82. Quando parliamo della necessità di scegliere per una nuova evangelizzazione non si tratta di opporla a quella che chiamiamo tradizionale, ma di trovare nuove vie per portare a tutti il Vangelo, perché tutti conoscano il Regno di Dio. La necessità di scommettere sulla nuova evangelizzazione – invito insistente da parte della stessa Chiesa – è una conseguenza dell’essersi lasciati interpellati dalla Parola rivelata, dai bisogni della gente e dalle sue domande sul senso dell’esistenza, perché Parola, bisogni e domande ci stanno chiedendo l’elaborazione di «nuove risposte per i nuovi problemi … nuovi progetti di evangelizzazione per le odierne situazioni»22. Senza smettere di prestare attenzione all’azione liturgica, all’amministrazione dei sacramenti e alle pratiche di devozione, dobbiamo lavorare per recuperare la centralità della fede, motivando i battezzati ad essere agenti attivi dell’evangelizzazione. Senza dimenticare i cristiani impegnati nella costruzione del Regno, dobbiamo volgere il nostro sguardo soprattutto alla moltitudine dei battezzati non evangelizzati, alle nuove realtà del nostro tempo, all’immensa mobilità della gente e allo straordinario fenomeno della migrazione. Senza dimenticare “le novantanove pecore dell’ovile”, dobbiamo uscire in cerca della “pecora perduta”, perché anche lei è destinata al Regno. In questi momenti non si tratta tanto di intensificare quantitativamente il messaggio, ma di qualificarlo, rendendolo leggibile, trasparente, contagioso ed efficace. Per questo si rende necessario un nuovo ardore, nuovi metodi e nuove espressioni. In questo desiderio di qualificare il messaggio, considero essenziale che la proclamazione del Vangelo parta dal suo centro, dall’eterna novità dell’amore di Dio, manifestata in Gesù. Egli, in quanto salvatore di tutti gli uomini, deve essere l’obiettivo principale e il contenuto essenziale della nostra evangelizzazione. In questo senso mi sembra imprescindibile che la nostra evangelizzazione parta dal Vangelo, sia centrata nella parola di Dio, nella Parola incarnata, che è Cristo Gesù, Buona Notizia del Padre all’umanità. Allo stesso tempo nell’attuale contesto di secolarismo vissuto da molti Paesi in cui siamo presenti, si deve considerare come elemento dominante la presenza di segni vivi e trasparenti, capaci di manifestare la presenza del Signore e di interpellare in questo modo le coscienze. In questo impegno per qualificare il messaggio è indispensabile anche la viva testimonianza della carità, poiché l’amore, vissuto con radicalità evangelica è la presenza più trasparente di Dio, quella che più interpella e più facilmente porta a scoprire il tesoro della fede. In breve la testimonianza di vita evangelica e l’amore, nella loro esigenza evangelica, sono ciò che maggiormente qualifica il messaggio che intendiamo trasmettere attraverso l’evangelizzazione. I nuovi areopaghi che ci interpellano e l’esigenza per tutti noi di essere testimoni dell’amore, ci stanno chiedendo la fantasia della carità, che nel nostro caso potremmo a ragione tradurre con creatività apostolica o nuove forme di evangelizzazione. Se a noi, in quanto consacrati, è chiesta una presenza profetica nella Chiesa e nel mondo, non possiamo smettere di sorprenderli con nuove forme di presenza e di evangelizzazione 21 22 Sdp 37. VC 73. 8 secondo le necessità del nostro tempo23. La coscienza di essere inviati al mondo per testimoniare e proclamare il Vangelo ci darà la mobilità e l’audacia per andare in mezzo agli uomini e alle donne del nostro tempo e condividere con loro, nelle situazioni concrete, la sempre giovane e gioiosa Buona Novella del Regno di Dio24. Questo è il momento della creatività, dell’audacia, di dare una risposta agli uomini del nostro tempo, convinti che non siamo altro che servitori di una Parola che ci trascende25. È il momento di andare alle frontiere dell’evangelizzazione, nei «chiostri dimenticati», nei «chiostri inumani». È il momento di allargare lo spazio della nostra tenda (cf Is 54,2), «per far nostre le gioie e le tristezze dei più poveri e di quelli che più soffrono»26. Siamo disposti ad aprirci alla nuova evangelizzazione e ad abbracciare nuove forme di evangelizzazione? Che cosa stiamo facendo in questo momento? Verifichiamo periodicamente le nostre strutture e le nostre attività evangelizzatrici? Il Signore ci parla lungo il cammino. Documento del Capitolo generale straordinario (1 novembre 2006) La vita come missione 33. La nostra opzione fondamentale, oggi, consiste nel vivere il Vangelo come minori tra i minori, ma con la coscienza di essere immersi in un cambiamento epocale, che offre nuovi paradigmi e categorie che implicano una seria revisione della nostra missione e il coraggio di iniziare cammini inediti di presenza e di testimonianza. Abbiamo colto la necessità di ritornare al centro della nostra missione e di prendere decisioni di cambiamento che ci aiutino ad abbandonare alcune situazioni sociali ed ecclesiali per scegliere con maggior decisione i luoghi di frontiera e la marginalità, come peculiarità della nostra identità francescana. Sia nella società che nella Chiesa siamo chiamati ad essere minori. 34. La relazione del Ministro generale ha insistito sull’idea di elaborare un progetto di evangelizzazione specificamente francescano, non solo personalmente, ma a partire dalla fraternità, poiché la vita di fede in comunità (nella preghiera, in fraternità e da minori) è la nostra prima testimonianza per il mondo27. Abbiamo riconosciuto che tutto l’Ordine deve sentirsi coinvolto con premura speciale nell’impegno di rafforzare e sostenere i progetti missionari che stanno nascendo, in modo da garantirne il futuro28. 35. Molti dei nuovi orientamenti per la missione sono già stati presentati nel documento Riempire la terra del Vangelo di Cristo (1996), nel documento finale dell’ultimo Capitolo generale, Il Signore ti dia pace (2003) e nel Sussidio Un nuovo mondo è possibile (2004) preparato dall’Ufficio di GPIC, in cui si parla di conversione ecologica e giustizia ambientale, di non-violenza attiva, di attenzione ai rifugiati, ai senza terra, ai migranti, alle minoranze etniche, oltre che di un uso etico delle fonti finanziarie, sempre in chiave francescana. Le nuove sfide ci pongono di fronte, oggi più che mai, alla necessità di un discernimento permanente e di una valutazione costante della nostra vita e delle nostre scelte pratiche, all’interno della nostra Fraternità e nel dialogo costante con 23 Sdp 38. Cf La vocazione dell’Ordine oggi, Dichiarazione del Capitolo generale OFM, Madrid 1973, n. 3. 25 Idem 15. 26 Sdp 37. 24 27 J. RODRÍGUEZ CARBALLO, Con lucidità e audacia, n. 79; Cfr. CC.GG. 87,2; 89,1. 28 Id n. 76. 9 i laici29. 29 Cfr CCGG 1,2. 10