Teorie e tecniche della comunicazione di massa A.A. 2007-08 Lezione 14 maggio 2008 Presentazione libro martedì 20 maggio h. 16,30 Parte quarta Comunicazione e media Il processo di comunicazione (cap.9) • Affrontiamo la comunicazione veicolata dai media, molto diversa da quella di tipo interpersonale • Il processo di comunicazione mediale: ancora descrivibile attraverso modello elaborato da Lasswell nel 1948, The Structure and Function of Communication in Society • Contestualizzazione dell'opera di Lasswell: rappresenta il fuclro di quello che viene denominato il “paradigma dominante” della Communication Research (fino ad anni 50' negli USA), la cui “preoccupazione” principale è... • Gli effetti della comunicazione • L'enfasi sugli effetti che caratterizza le elaborazioni prodotte in questa fase (anche definite “ricerca amministrativa”) deriva da: • 1) ricerche commissionate da aziende/partiti interessati a misurare efficacia dei loro messaggi; • 2) adozione di un modello di comunicazione inteso come “trasmissione” (il modello matematico della comunicazione, Sahnnon & Weaver, 1949) • 3) adozione di un modello di funzionamento della mente umana mutuato dal Behavoourism (S-R) • 4) adozione dello struttural-funzionalismo come quadro teorico di riferimento (sociologia) • Struttural-funzionalismo (paradigma teorico dominante in sociologia fino agli anni '50, fà da sfondo anche a teorie sul pubblico) • Anche i media sono visti come componenti del sistema sociale, preposti allo svolgimento di una funzione • Il primo ad aver individuato le specifiche funzioni della comuicazione mediale nella società è Lasswell 1948. I media servono a: • 1) controllo ambientale – dare info su ambiente e società; segnalare rapporti di potere; facilitare innovazione, adattamento, progresso • 2) correlazione tra le parti della società nel reagire alle stimolazioni dell'ambiente – spiegare e interpretare l'informazione; sostenere potere costituito e norme; socializzare, costruire consenso, fissare le priorità • 3)trasmissione del patrimonio culturale – esprimere la cultura dominante e riconoscere sottoculture; plasmare e preservare comunanza valor Struttural-funzionalismo è approccio conservatore: media come fattori di mantenimento dell'ordine esistente (non di cambiamento sociale): media di mainstream = valori dominanti; no critiche potere costituito Questa impostazione dello struttural-funzionalismo deriva anche da retorica dominante all'epoca nella società americana: Periodo di stabilità nelle relazioni geopolitiche internazionali, di ripresa economica dopo la guerra, di leadership statunitense nel mondo occidentale • Società Usa come “società ideale” (“cui tendono tutte le società a capitalismo avanzato”): società democratica, pluralista, integrata e ordinata, fondata sulla partecipazione e sul libero confronto delle idee, sulla libera concorrenza di mercato. • Il modello di comunicazione che elabora nel 1948 risente di questa impostazione e contribuisce molto a orientare la ricerca verso la problematica degli effetti. • Schematizzabile in 5 steps, noto come “modello delle 5W”: • WHO – WHAT - WHOM – WHERE - WHAT EFFECTS • Ovvero: • chi • comunica cosa • a chi • attraverso quale canale • con quali effetti • Due caratteristiche essenziali: • 1) circa il polo dell'emittenza: si adotta un modello di comunicazione come intenzionale (i messaggi dei media perseguano uno scopo manipolatorio/persuasorio: un effetto) • L'analisi del contenuto di ciò che viene trasmesso (il • 2) circa il polo della ricezione • - il pubblico viene concepito ancora come passivo, e, soprattutto, come uniformemente raggiunto dai messaggi dei media • Nonostante il semplicismo, questo modello ha due meriti: • 1) sistematizza il complesso disarticolato campo della ricerca sulla comunicazione contribuendo all'individuazione di specifici ambiti di indagine ( in relazione alle diverse domande) • 2) sebbene in via ancora solo teorica, introduce il riferimento al “chi”, ovvero al polo della ricezione, che sarà oggetto di studio negli anni seguenti, sebbene con diversi approcci Il pubblico dei media (cap. 10) • Concepito diversamente a seconda degli approcci teorici e posizioni ideologiche (attivo vs. passivo, enfasi su potere media vs. su potere pubblico) e delle epoche • 1) Teoria Critica (Scuola di Francoforte) • “apocalittici” • Ispirazione marxista (ideologia come sovrastruttura, “razionalizzazione illusoria della realtà sociale”, volta a mantenere status quo e relazioni di potere in essa) • Cultura di massa e media come parte di questa operazione di manipolazione: contribuiscono a consenso inducendo “falsa coscienza” (no consapevolezza dei propri interessi e bisogni) • Promuovono evasione e disimpegno, “distrazione” • Forme culturali standardizzate e ripetitive, annientano immaginazione e spirito critico • Pubblico passivo, ma definizione teorica, ideologica; non suffragata da ricerche empiriche • Contesto storico: da propaganda nazista a commerciale • 2) Anni '50 e '60 • Ancora posizione “apocalittica” • Pubblico come massa di individui atomizzati, dispersi in aree vaste, e eterogenei = no interazione • no identità comune e senso di apprtenenza; • Consumo di un mezzo è “appuntamento comune” che non si traduce in modelli sociali, valori, norme comuni • Molto diverso da impostazioni degli anni seguenti, che parleranno di funzione rituale dei media e di “grandi cerimonie” mediatiche • Ancora approccio essenzialmente teorico al pubblico • Fonte di conoscenza sul pubblico dono ricerche di mercato, quantitative • 3) Mutamento di paradigma negli anni '70 • Da approcci in via teorica a sviluppo di ricerche empiriche e conoscenza più approfondita • Ricerche di tipo qualitativo (vs. quantitativo) • Pubblico non più come massa indistinta, ma “pubblici” • Si ripresenta comunque dibattito tra apocalittici e integrati • In ogni caso, fondamentale contributo allo sviluppo corpus ricerche empiriche e qualitative sul pubblico dei media matura nell'ambito dei Cultural Studies • Inizialmente si sviluppano in UK, a Birmingham (Center for Contemporary and Cultural Studies,1964)