Prima parte - Modulo I
1. La teoria degli stakeholder in ottica manageriale:
 Il concetto di Stk
 L’approccio manageriale alla teoria degli
stakeholder
 Le 3 declinazioni della teoria degli Stk: descrittivo,
strumentale e normativo
 Analisi di possibili classificazioni del concetto di Stk
e approfondimento sullo Stk “Comunità”
Definizione di “stakeholder”
•
Individui o categorie che hanno un interesse rilevante in gioco nella
conduzione dell’impresa
– sia a causa degli investimenti specifici che intraprendono
(Stkh in senso stretto)
– Sia a causa dei possibili effetti esterni positivi o negativi
delle transazioni effettuate dall’impresa, che ricadono su di
loro (Stkh in senso ampio)
•
L’elenco, in “prima approssimazione”, è quello canonico:
Collaboratori, Clienti/Consumatori, Investitori (azionisti/proprietà),
Creditori, Fornitori, Partner commerciali/competitori, Comunità
locali e nazionali in cui opera, Generazioni future (interessi
ambientali), Istituzioni pubbliche e associazioni che le
rappresentano
2
Altre classificazioni delle categorie di stakeholder
• All’interno degli stakeholder in senso stretto, distinguiamo tra
• a) Strong stakeholder.
sono quegli stakeholder che fanno investimenti specifici nell’impresa
portando nell’impresa asset strategici. Questo li rende preziosi per
l’impresa che ha un vantaggio a cooperare con loro nel lungo periodo
e, quindi, ad agire in mondo da non interrompere la cooperazione.
Sono, ad esempio, lavoratori altamente specializzati, investitori
istituzionali.
• b) Weak stakeholder.
sono stakeholder che fanno investimenti specifici nell’impresa, ma
che contribuiscono con risorse facilmente sostituibili da parte
dell’impresa. Per questa ragione l’impresa non è interessata a una
cooperazione di lungo periodo con loro e, conseguentemente,
potrebbe agire in modo “opportunistico” (come?). Sono, ad esempio,
lavoratori e fornitori non specializzati,
I contributi di alcune categorie di stakeholder
•
•
•
•
Capitale finanziario
Lavoro
Materie prime e semi lavorati
Acquisto di beni e servizi
• Esempi di imprese in cui il controllo è assunto da
varie tipologie di “portatori di risorse”
La teoria degli stakeholder
• “Gestire gli stakeholder implica un’attenzione non
solo a massimizzare la ricchezza per gli azionisti.
Essere attenti agli interessi e al benessere di coloro
che possono favorire o ostacolare il raggiungimenti
degli obiettivi dell’organizzazione è il monito
centrale della teoria” (Phillips, Freeman e Wicks,
2003)
Le principali declinazioni della
teoria
• Secondo Donaldson e Preston (1995) la teoria
degli stakeholder per quanto diffusa è
caratterizzata da una varietà di approcci e
interpretazioni tali per cui diviene di difficile
identificazione e utilizzo.
• Si propongono quindi di delinearne le
caratteristiche fondamentali proponendo
alcune definizioni che necessariamente vanno
in parte a “sovrapporsi” o a mettere confini
“artificiali”, ma che aiutano a fare chiarezza
Modello input output
(Donaldson e Preston 1995)
INVESTITORI
FORNITORI
IMPRESA
DIPENDENTI
CLIENTI
MODELLO DEGLI STAKEHOLDER (Donaldson e
Preston 1995)
INVESTITORI
GRUPPI POLITICI
GOVERNI
IMPRESA
DIPENDENTI
FORNITORI
COMUNITA’
CLIENTI
3 “declinazioni” della teoria degli stakeholder
1. Descrittiva
2. Strumentale
3. Normativa
La teoria descrittiva degli stakeholder
• Presenta un modello in cui si descrive cosa è
l’impresa.
In particolare, descrive l’impresa come una
costellazione di interessi cooperativi e in concorrenza
tra loro che possiedono un valore intrinseco
E’ stata usata per descrivere:
a) la natura dell’impresa,
b) cosa pensano i manager della gestione
c) cosa pensano i membri del cda degli interessi dei
costituenti l’impresa
d) come sono gestite alcune imprese
Logica descrittiva
• Questo modello è più preciso rispetto agli altri
dal punto di vista descrittivo?
• Gli osservatori e i partecipanti vedono
l’impresa in questo modo (o secondo altri
modelli, in particolare quello classico input –
output)?
• Il modello può servire da framework per
verificare aspettative empiriche (comprese le
predizioni strumentali)
La teoria degli stakeholder in ottica strumentale
-I
• Definisce un framework per esaminare le
connessioni, se esistenti, fra la pratica dello
stakeholder management e i risultati dei vari
obiettivi della performance dell’impresa.
La teoria degli stakeholder in ottica strumentale
- II
L’idea è che le imprese che adottano tale
pratica di gestione avranno, a parità di altre
condizioni, più successo in termini di
performance convenzionali (redditività,
stabilità, crescita ecc.)
La base fondamentale della teoria, per
Donaldson e Preston è normativa
• Ciò implica l’accettazione di due aspetti:
1. Gli stk sono persone o gruppi con interessi legittimi
per gli aspetti procedurali e/o sostanziali dell’attività
dell’impresa (e vedremo cosa significa precisamente
“legittimi”)
2. Gli interessi di tutti gli stk hanno un valore
intrinseco. Ossia ogni gruppo di stk merita
considerazione per il proprio interesse in sé e non
semplicemente per la sua capacità di favorire gli
interessi di un altro gruppo (come gli azionisti)
La teoria normativa degli stakeholder
• Esistono motivazioni di carattere “morale” che
giustificano un management dell’impresa in
ottica multi stakeholder.
La teoria normativa degli stakeholder
• Dire che una teoria ha contenuto morale significa che
ciò che viene trattato in tali teorie verte su tematiche
morali (ad esempio esse non sono amorali)
• Ad esempio dire che gli accordi presi e i processi
esistenti all’interno delle organizzazioni non debbano
più essere tenuti in considerazione nel momento in
cui le imprese vengono ristrutturate, significa
chiedere ai manager di ignorare gli obblighi
preesistenti fra i diversi attori. Tali obblighi possono
effettivamente essere prevaricati da altri più forti ma
questo rientra in un discorso morale che, se implicito,
deve essere esposto ed esaminato.
La teoria normativa degli stakeholder
• Il contenuto morale viene spesso dato per
scontato, per implicito o ignorato nella
dottrina del management.
• La teoria degli stakeholder si distingue da ciò
perché considera esplicitamente valori e
morale nella gestione delle organizzazioni
Le basi morali della teoria degli stakeholder
Autore
Essenza normativa
Argandona (1998)
Bene comune
Donaldson e Preston
(1995)
Evan e Freeman (1993)
Diritti di proprietà
Phillipis (1997, 2003)
Principio di equità verso
gli stakeholder
Kantianismo
Che relazione tra i tre approcci?
• Non sono certamente in “conflitto”
• Ad esempio Freeman li comprende, anche se
in più riprese tutti e tre:
“esplorare la logica di questo concetto in
termini pratici, ad es. in termini di come le
organizzazioni possono avere successo”
Freeman e Evans (1988): giustificazione su
basi normative (“in base a concetti
essenzialmente Kantiani”)
La teoria degli stakeholder è una teoria
manageriale
• Non descrive semplicemente situazioni esistenti o
predice relazioni causa - effetto.
Essa suggerisce atteggiamenti, strutture e pratiche
che, prese nel loro insieme, costituiscono lo
stakeholder management. Lo stakeholder
management richiede, come caratteristica principale,
attenzione simultanea agli interessi legittimi di tutti
gli stakeholder legittimati, sia nella definizione delle
strutture organizzative che nelle politiche generali o
nelle singole decisioni
La teoria degli stakeholder
• Nella teoria degli stakeholder, l’essere attenti
agli interessi e al benessere dei non azionisti è
un dovere che va in generale oltre i fini
prudenziali e strumentali legati alla
massimizzazione del profitto per gli azionisti, è
quindi anche una teoria “etica”, nel senso che
considera esplicitamente valori e morale come
centrali nella gestione delle organizzazioni
Perché preferire la teoria degli
stakeholder alle alternative?
• Ovviamente questa domanda deve essere
declinata in relazione a ciascuno dei 3
approcci considerati
Approccio descrittivo
• La teoria degli stk è stata usata per descrivere:
• La natura dell’impresa (Brenner e Cochran
1991)
• Cosa pensano i manager della gestione
(Brenner e Molander 1977)
• Cosa pensano i membri del CDA degli interessi
dei costituenti dell’impresa (Wang e Dewhirst
1992)
• Come sono effettivamente gestite alcune
imprese (Clarkson 1991)
Giustificazioni
dell’approccio descrittivo - I
• Sempre più statuti e regolamenti e atti (in Usa, ma
anche Germania, GB ecc.) sembrano ampliare la
rilevanza di altri gruppi di soggetti oltre agli azionisti al
fine di valutare quanto siano appropriate o di
indirizzare le scelte dei manager.
• Una decisione della corte suprema del Delaware che
nel valutare se ostacolare scalata ha richiesto di
dimostrare che esisteva una minaccia ragionevole,
includendo nelle ragioni di una possibile minaccia
anche le conseguenze a gruppi diversi dagli azionisti
(es. creditori, clienti, dipendenti)
Giustificazioni
dell’approccio descrittivo - II
• L’OCSE afferma, tra l’altro che “La struttura di corporate governance
dovrebbe recepire i diritti degli stakeholder stabiliti dalla legge e
incoraggiare la cooperazione attiva tra imprese e stakeholder nella
creazione di ricchezza, occupazione, e la sostenibilità di aziende
finanziariamente solide. La struttura di corporate governance
dovrebbe garantire che siano rispettati i diritti degli stakeholder che
la legge riconosce loro.” (OECD 1999).
• Nel Green Paper del 2001 la Commissione europea sottolinea:
“Affermando la loro responsabilità sociale e assumendo di propria
iniziativa impegni che vanno al di là delle esigenze regolamentari e
convenzionali cui devono comunque conformarsi, le imprese si
sforzano di elevare le norme collegate allo sviluppo sociale, alla tutela
dell’ambiente e al rispetto dei diritti fondamentali, adottando un
sistema di governo aperto, in grado di conciliare gli interessi delle
varie parti interessate nell’ambito di un approccio globale alla qualità
e allo sviluppo sostenibile”
Giustificazioni
dell’approccio descrittivo - III
• Analisi sul campo ne supportano l’effettiva
corrispondenza al “vero”:
• Baumhart (1968) l’80% dei manager
intervistati riteneva non etico occuparsi solo
degli interessi degli azionisti e non di quelli dei
dipendenti e dei clienti (quindi agivano
effettivamente come se dovessero tener conto
anche di altri stakeholder oltre a quelli
controllanti)
Limiti dell’approccio descrittivo
• L’aspetto descrittivo appare rilevante in
quanto giustifica l’attenzione per una teoria
che sembra supportata da quanto
effettivamente sta accadendo e sembra poter
descrivere adeguatamente un fenomeno
(l’impresa e la sua attività) anche sulla base di
come quel fenomeno è interpretato dagli
attori direttamente coinvolti
• E’ tuttavia evidente che le ragioni chiave
collegate al successo della teoria degli
stakeholder stanno in altri elementi.
• Vediamo se questo teoria è giustificata sotto
un profilo strumentale e/o normativo
Giustificazioni strumentali
• Verifiche empiriche (esistono alcune recenti
verifiche empiriche che sembrano mettere in
luce il successo di imprese che adottano
principi di CSR). Il punto è se gli indicatori di
CSR che si usano sono effettivamente
indicatori di un approccio multi stakeholder?
Giustificazioni strumentali
• Analisi teorica basata sulla teoria neoistituzionalista dell’impresa e sull’idea di
incompletezza contrattuale
Teoria neo-istituzionalista dell’impresa:
Perché nasce l’impresa?
•
I contratti sono incompleti: non prevedono clausole relative a eventi imprevisti
•
Ma gli investimenti degli stakeholder sono specifici ossia sono investimenti in
vista di un preciso scopo e in particolare, la possibilità di realizzare un surplus da
parte dell’impresa è legato alla realizzazione di questi investimenti
•
Gli stakeholder investiranno sempre in modo ottimale nell’impresa?
•
NO se: le parti sono (assunte essere) opportuniste.
Infatti, dopo gli investimenti l'incompletezza contrattuale crea l’opportunità di
ricontrattazione che può servire a espropriare una parte dei benefici attesi dalle
controparti
Se l'aspettativa è quella di essere espropriato, l'investimento non sarà realizzato a
livello ottimale
31
Questa situazione favorisce la nascita
dell’impresa come governo unificato delle
transazioni
• Laddove i contratti non prevedono clausole e si
genera il rischio legato all’incompletezza
contrattuale, il contratto è completato con il
diritto residuale di controllo attribuito a uno
degli stakeholder, lo stakeholder controllante.
Questo stabilisce cosa deve essere fatto per le
decisioni ex ante non contrattate
• Lo stakeholder controllante ha il diritto
residuale può proteggere i suoi investimenti
32
Tuttavia
•
Restano a rischio gli investimenti delle altre parti (degli
stakeholder non controllanti) (non una sola parte è a
rischio)
• Una gestione in ottica multi stakeholder, se effettivamente
tiene conto dei diritti e delle pretese legittime degli
stakeholder potrebbe assicurare un loro coinvolgimento
ottimo nell’impresa
• Tuttavia, sviluppare la “fiducia” che l’impresa operi in una
ottica realmente multi stakeholder è complicato e il come
ciò possa avvenire, sarà oggetto della fase successiva del
33
corso
La fiducia è impossibile in un gioco one shot
Il gioco della fiducia
-1, 3
»
abuso
»
B
fiducia
A
No fiducia
no abuso
2,2
0,0
L’unico equilibrio è 0,0
34
LE CONDIZIONI SOTTO LE QUALI VALE IL
RISULTATO:
•
possibilità di comunicare i tipi : l’impresa deve poter segnalare la
possibilità di un tipo onesto
•
quasi-simulaneità: l’impresa e lo stakeholder devono agire e
osservare simultaneamente,
•
osservabilità degli outcome: lo stakeholder alla fine di ogni partita
deve osservare senza ambiguità l’esito della scelta dell’impresa
•
conoscenza comune tra stakeholder: ogni stakeholder che agisce in
un dato periodo deve essere in grado di trasmettere la sua
osservazione allo stakeholder che viene dopo di lui
•
In generale queste condizioni non sono soddisfatte spontaneamente
35
Casi in cui accumulare reputazione
può essere proibitivo
•
contratti incompleti: non c’è un termine concreto alla luce del quale
valutare la ri-contrattazione che si apre in presenza di eventi
imprevisti;
•
qualità non osservabile: la qualità di un bene o servizio non può
essere appurata dal cliente in base alla sua informazione;
•
autorità organizzativa: il “capo” prende decisioni genuinamente
discrezionali sui collaboratori in virtù della flessibilità consentita dai
contratti di lavoro;
•
collusione: l’impresa dispone di risorse per corrompere
rappresentanti dell’amministrazione pubblica e questi accordi non
sono osservabili da chi non è presente alla relazione
36
Giustificazioni normative
• L’aspetto normativo sarebbe alla base della
teoria degli stakeholder, la quale
sostanzialmente, in ultima analisi si
fonderebbe su considerazioni di carattere
filosofico e morale.
Implicazioni dell’analisi
• Sta nella responsabilità del management e alla
funzione del management selezionare le
attività e dirigere le risorse per ottenere
vantaggi per gli stakeholder legittimi
• Punto: chi sono gli stakeholder legittimi?
Scarica

LEZIONE 03_01_02_2010