La centralità del testo e la didattica Profssa Riccio Baiano Maria Grazia IV Sez. G Laboratorio di espressione artistica e creativa intorno al testo narrativo La realtà non è mai quella che si vede L. Pirandello Roberta viveva in una reggia bellissima proprio come aveva sempre sognato da bambina, quando le raccontavano le favole prima di addormentarsi. Era una bellissima ragazza: aveva due occhi colore grigio scuro e i capelli di un biondo cenere, i sui lineamenti erano di una donna matura e allo stesso modo il suo sguardo era tremendamente intenso. Le persone che la conoscevano la ritenevano la ragazza ricca del paese proprio perché abitava in una reggia e per lo stesso motivo alcuni non si trattenevano dal criticarla senza alcun ritegno. Si aveva accesso a questa splendida tenuta attraverso un’altissima cancellata fatta di oro e decorata con meravigliose gemme che mostravano tutto il loro splendore durante il mezzogiorno quando il sole era alto e i raggi battevano su di esse. Una volta entrati vi era il giardino, che era più che altro parco se non un’opera d’arte: al centro c’era un labirinto che componeva un disegno la cui raffigurazione si poteva ammirare solo dall’alto; sulla destra si innalzava un cespuglio che rappresentava, grazie al lavoro dei migliori giardinieri, il volto di suo padre Marco, padrone della reggia; invece a sinistra c’era una bellissima cascata composta da una vasca circolare e su di essa era stata posta la statua di sua madre Elena, morta anni prima. Tutto intorno si alternavano bellissime aiuole di fiori diversi tra cui rose, margherite e orchidee. Sulla facciata della reggia si ergeva un gigantesco portone ad arco di legno massello; appena entrati ci si trovava nell’atrio in cui troneggiava una scalinata di marmo che conduceva alla camera di Roberta. Un pomeriggio la ragazza stava passeggiando con la sua governante Stefania e come al solito tutti la guardavano e la indicavano, borbottando che era soltanto una presuntuosa che si vantava dei propri averi e che aveva guadagnato tutta la sua ricchezza a discapito dei suoi dipendenti. Spesso infatti in situazioni di difficoltà economica si era trovata costretta ad aumentare l’affitto mensile delle altre proprietà in cui abitavano dei modesti inquilini. Così Roberta stanca di quelle voci che giravano sul suo conto decise di dare una svolta a quella situazione. Il giorno successivo chiamò un’impresa di lavoro per ristrutturare una delle sue proprietà che stavano cadendo a pezzi e la fece mettere a nuovo in ogni angolo; lo stesso giorno fece consegnare ai due suoi affittuari Alessia e Carlo il mandato di sfratto, dovevano lasciare la casa entro sera poiché non potevano pagare l’affitto e usavano la scusa della polmonite di Alessia per ritardare il pagamento. I paesani vennero a conoscenza di questo gesto che confermò tutte le voci, si diressero alla reggia per protestare e difendere quei poveri inquilini cacciati disumanamente. Appena Roberta sentì tutto quel frastuono, uscì con un gran sorriso sul portico della villa e cominciò a leggere un contratto secondo il quale aveva buttato fuori di casa Carlo e Alessia perché aveva una casa appena ristrutturata e pronta per accogliere i suoi nuovi abitanti che, da quel giorno, non avrebbero dovuto preoccuparsi di pagare, visto che era un suo regalo. Così le urla di ira si trasformarono in applausi e da quel giorno Roberta fu stimata e ben accolta ovunque lei andasse. Questa storia ci fa capire quanta importanza sia data all’apparenza e alle voci che girano sul proprio conto. Per conoscere a fondo una persona dobbiamo arrivare al suo cuore, sentire l’amore e il calore umano che questo volto sprigiona.