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Corriere del Mezzogiorno Domenica 17 Gennaio 2016
NA
Primo piano La visita del premier
Renzi: un vertice internazionale nella Reggia
«Lo Stato è qui e non lasceremo Caserta da sola. Ci sarà un grande investimento su questo territorio»
A colloquio con De Luca e alla fine ironizza: «Dicevate che non venivo? Ora lui mi dovrà cacciare»
DAL NOSTRO INVIATO
La Reggia di Caserta
tornerà ad ospitare un vertice
internazionale bilaterale entro
il prossimo anno. Lo ha annunciato il presidente del
Consiglio, Matteo Renzi, dopo
essere stato catturato dalla
bellezza del complesso vanvitelliano che, finora, non aveva
mai visitato. Si ravviva cosi
l’incantesimo regale del monumento borbonico che già il
9 luglio del 1994 aveva ammaliato con il suo fascino i primi
ministri del G7 e le loro consorti, giunti a Caserta per la
cena di gala. Ora, con la restituzione delle sale della Scuola
dell’Aeronautica militare e
della Scuola nazionale dell’Amministrazione alla fruizione museale (tra qualche
mese sarà riallestita la collezione Terrae Motus) si ricompongono le premesse per proCASERTA
La vicenda
 La Reggia
di Caserta
tornerà ad
ospitare un
vertice
internazionale
bilaterale entro
il prossimo
anno. Lo ha
detto
il presidente
del Consiglio,
Matteo Renzi,
in occasione
della visita di
ieri al
complesso
vanvitelliano
 Tornerà
così a essere
protagonista
Il monumento
borbonico che
già il 9 luglio del
1994 aveva
ammaliato con
il suo fascino i
primi ministri
del G7 e le loro
consorti, giunti
a Caserta
per la cena
di gala. Ieri c’è
stata la
restituzione
delle sale
della Scuola
dell’Aeronautica militare
e della Scuola
della amministrazione
Il premier, accompagnato
dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e dal ministro
per i Beni culturali, Dario
Franceschini, con lo sguardo
rapito dalle volte decorate a
stucco del teatro di corte, è
stato accolto dal coro delle voci bianche del San Carlo di Napoli che hanno intonato sia
l’inno di Mameli che l’inno alla gioia dell’Unione europea.
«Lo Stato è qui – ha continuato il capo del Governo –
per dire che non lasciamo Caserta da sola e spiegare che la
nomina dei nuovi direttori dei
musei non ha risposto a esigenze di maquillage manageriale, ma alla necessità di un
grande investimento sul futuro di questo territorio. Alla fine di settembre, con il completamento dei lavori di restauro, dovremo finanziare altri interventi e attivare nuove
funzioni. In modo da ospitare
nazione museale secondo i
tempi che avevamo stabilito».
Mentre il ministro Pinotti si è
detta orgogliosa della «restituzione dei locali occupati per
decenni dall’Aeronautica militare. Da quando sono responsabile della Difesa – ha aggiunto - le forze armate hanno
restituito circa seicento immobili in tutta Italia».
Particolarmente ricco il parterre del teatro di corte della
Reggia di Caserta in occasione
della visita del premier: dagli
imprenditori del territorio ai
parlamentari europei, nazionali e regionali; sebbene quelli di marca Pd, assieme alla segretaria campana, Assunta
Tartaglione, all’europarlamentare Andrea Cozzolino e
al capogruppo regionale dei
democrat, Mario Casillo, siano stati risucchiati dal vortice
di incontri riservati per tentare di dirimere la sofferta controversia sulla scelta del candidato sindaco di Napoli. Evidentemente, la solenne celebrazione della Reggia
casertana ha finito per eccitare più i colloqui sulla contingenza politico-elettorale che
esaltare lo spirito di riscatto
territoriale evocato dalla storica presenza governativa nel sito borbonico.
Angelo Agrippa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dopo l’incontro
Don Patriciello:
«Ci aspettiamo
segnali concreti»
DAL NOSTRO INVIATO
CASERTA Per il premier il
riscatto del territorio dalla
avvenire attraverso una
rivoluzione semantica, non
più Terra dei fuochi ma
«Terra dei cuochi». Ma la
trovata non è riuscita a
convincere del tutto Don
Maurizio Patriciello, il
parroco anti-roghi di
Caivano, il tossicologo
dell’istituto Pascale,
Antonio Marfella e
l’oncologo Massimiliano
D’Aiuto che lo hanno
incontrato a margine della
visita alla Reggia.
Passeggiata
nel Parco
Il ministro
Franceschini con il
direttore della
Reggia Mauro
Felicori e altre
autorità
nel parco
borbonico
muovere nei circuiti turistici
internazionali il sito culturale
e progettare intorno ad esso
uno sviluppo integrato con la
realtà circostante, attraverso la
valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche locali
che hanno spinto il premier a
parlare di «Terra dei cuochi»
piuttosto che della allarmante
Terra dei fuochi.
«Ogni investimento in cultura – ha tenuto a sottolineare
Renzi – aiuta il nostro paese a
togliersi di dosso la rassegnazione. Spesso raccontiamo solo l’Italia che non va. E anche
in questo territorio c’è tanto
che non va che deve essere
combattuto. Ma c’è anche tanto di buono che va valorizzato.
Questo della Reggia è un posto
incredibile, non c’ero mai stato. L’Italia è una straordinaria
e costante emozione: lo stupore di trovarsi in luoghi così».
un vertice bilaterale di una
certa importanza. Entro i
prossimi quattro anni – ha
detto rivolgendosi al direttore
del complesso vanvitelliano,
Mauro Felicori – dovremo arrivare ad almeno un milione
di visitatori, raddoppiando i
500 mila di oggi».
Renzi, che si è intrattenuto,
a margine della visita, anche
con il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ha
quindi ironizzato: «Mi accusavate di non venire mai in Campania, ed invece sono stato a
Pompei, poi qui a Caserta e
prossimamente verrò anche a
Napoli. Insomma, vedrete che
prima o poi De Luca mi caccerà».
Franceschini ha rimarcato
che «quella di oggi è una giornata storica perché dopo decenni tutto il piano nobile della Reggia torna alla sua desti-
Con le scolaresche Il premier Renzi sul palco del teatro di corte
Il messaggio all’europarlamentare
Sms a Picierno: «Allora, com’è il clima?»
CASERTA Appena l’elicottero bianco
con a bordo Matteo Renzi si è alzato in
volo per lasciare la Reggia di Caserta e
fare tappa verso Roma ecco che sul
telefonino dell’europarlamentare del
Pd, Pina Picierno, è comparso un sms
del premier. «Cara Pina, com’è il
clima?», ha chiesto il premier per
conoscere, quale impatto avesse
prodotto la sua visita nella città della
Reggia. «Ho appena finito di parlare
con un amico dell’Area riformista – gli
ha risposto Picierno – ed è pronto a
diventare renziano. Quindi, meglio di
così non poteva andare».
A. A.
«Gli abbiamo spiegato che il
problema non si risolve con
i 450 milioni di euro per
rimuovere le ecoballe – ha
raccontato il sacerdote —
ma occorre intervenire
contro l’evasione fiscale, le
aziende illegali che
producono in nero e
smaltiscono i residui
inquinando i nostri
territori. Renzi – ha poi
concluso don Patriciello – ci
ha assicurato un impegno
forte in collaborazione con
il presidente De Luca,
soprattutto a partire dalla
battaglia per riequilibrare il
fondo di riparto della sanità,
perché se da noi si muore di
più è anche perché la nostra
sanità è penalizzata dai
trasferimenti statali. Siamo
la regione più giovane, ma
anche la più malata».
A. A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervento
La cura del nuovo direttore dà i suoi frutti
di Michele Trimarchi
SEGUE DALLA PRIMA
Negli stessi giorni in cui la dolorosa
evidenza del disastro costruito
accuratamente nella Terra dei fuochi
emerge per l’ennesima volta in tutta la sua
cupezza, a pochi chilometri di distanza ci si
può prendere una meritata pausa di
compiacimento: la Reggia di Caserta
visitata ieri mattina dal premier Matteo
Renzi, rimescola le proprie carte
istituzionali, lasciando finalmente che la
cultura ne assorba tutti gli spazi
monumentali e dando l’addio agli
insediamenti militari (la Scuola per gli
specialisti dell’Aeronautica militare) e
burocratici (la Scuola Nazionale
dell’Amministrazione). Per una di quelle
felici coincidenze che forse tanto casuali
non sono, proprio qualche giorno fa i dati
sulla domanda di visite museali in Italia
hanno confermato un forte
posizionamento della Reggia, secondo
monumento in Italia, e un incremento
sensibile della domanda, il che è sempre
confortante a dimostrare che la società ha
bisogno e desiderio di cultura in barba agli
scettici che si ostinano a dipingerla come
ignorante, frettolosa e superficiale. La
stessa struttura della Reggia, basata sulla
teatralità barocca e sui trucchi del «forzare
la natura» che invitano alla
contemplazione, si offre per un uso saggio
del tempo che possa scorrere morbido
evitando la concitazione dei turisti di
massa. Ogni buona notizia va interpretata.
Proprio qualche mese fa la Reggia era stata
al centro dell’attenzione – in buona e
numerosa compagnia – per avere un nuovo
direttore grazie al tanto discusso bando
internazionale. È chiaro che in pochi mesi
non si può fare alcun miracolo: lo stesso
Mauro Felicori riconosce di aver raccolto un
testimone e schiva correttamente facili
attribuzioni di meriti. Tuttavia gli si deve
accreditare un nuovo entusiasmo, un’alacre
operosità nel rafforzare e consolidare le
connessioni tra la Reggia e la città
(soprattutto, la comunità territoriale),
rendendo anche per questa via più intenso
l’interesse dei visitatori che vengono da
fuori. Dopo molti decenni di visite culturali
considerate quasi un obbligo morale
(tuttora lo slogan «da non perdere» è usato
per invitare a musei, teatri e altre
manifestazioni che con tutta evidenza
subiscono l’ossessione dimensionale),
finalmente si comincia a comprendere che
il desiderio di cultura discende dalla nostra
urgenza di capire chi siamo, di guardarci
allo specchio in modo critico, di trarre
suggestioni utili per i nostri programmi di
vita quotidiana. La Reggia più grande del
mondo, quasi un lascito della filosofia
barocca che ridisegna in modo giocoso e
denso il nostro rapporto con la natura,
risponde alla domanda di visione strategica
quasi più che al semplice piacere della
bellezza. Come lo stesso Felicori ha
dichiarato, all’uscita dei dati – più che
confortanti, in ogni caso – sulle visite
registrate nel 2015, «siamo compiaciuti, ma
non appagati». Correttamente, un
andamento positivo dei flussi di visitatori
induce a non adagiarsi sul risultato ma a
spingerne in avanti l’effetto comunque
positivo. La cultura non è più un oggetto da
collezionisti da conservare gelosamente,
ma uno snodo sul quale è opportuno
costruire un dialogo fitto e intenso che
fertilizzi intuizioni e conoscenza. In
concreto, vanno potenziati gli investimenti,
facilitati i processi gestionali, incentivate le
connessioni con il resto del mondo. E’
quanto chiede la società contemporanea,
rapida, versatile e visionaria.
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