Morbo di Parkinson I gangli della base (GB) sono costituiti da un insieme di 5 nuclei che svolgono un ruolo importante nel controllo del movimento. Osservazioni cliniche hanno permesso di affermare che lesioni a carico dei GB portano a diversi tipi di malattie neurologiche con disturbi del movimento (m. di Parkinson, m. di Huntington). Esse hanno in comune: 1. povertà e lentezza dei movimenti; 2. alterazioni del tono posturale con contrazioni muscolari prolungate; 3. movimenti involontari sotto forma di tremore o di movimenti brevi e rapidi. Questo quadro è nettamente diverso da quello che si osserva dopo lesione delle vie piramidali dove si ha paralisi e spasticità. Pertanto, sulla base di queste differenze i disturbi del movimento sono stati classificati come disturbi del sistema extrapiramidale e quelli del sistema piramidale. La diagnosi strumentale si avvale soprattutto di metodi di studio radiologici e nucleare della malattia: al primo gruppo possiamo mettere l'imaging a risonanza magnetica, anche sotto forma di risonanza magnetica funzionale, affiancata anche dalla spettroscopia di risonanza magnetica nucleare, e la sonografia transcranica; nuova metodica che permette di studiare in modo non invasivo e a basso costo il parenchima dei nuclei della base. La medicina nucleare permette uno studio accurato della patologia dal punto di vista anatomico e funzionale: essa sfrutta l'uso di traccianti radioattivi iniettati nell'organismo, i quali vanno a depositarsi nei distretti corporei oggetto di studio, evidenziandone il metabolismo, e quindi in maniera diretta o indiretta, caratteristiche come la vitalità o l'attività. Essendo la malattia di Parkinson una patologia a carico del sistema dopaminergico, i traccianti sono diretti verso: il trasportatore della dopamina il trasportatore vescicolare delle monoamine di tipo 2 l'enzima DOPA decarbossilasi Un altro meccanismo di studio dei nuclei della base è quello metabolico: alcuni traccianti hanno la proprietà di studiare la captazione regionale di glucosio, e di evidenziare quindi zone vitali o attive, o zone dove c'è sofferenza metabolica, per perdita anatomica o funzionale delle cellule. DECORSO: È variabile ma nella maggior parte dei casi si ha una lenta ed inarrestabile progressione. In base alla prevalenza di alcuni sintomi e segni piuttosto che altri si possono distinguere due forme di evoluzione: •forma ipercinetica dominata dal tremore, con età di esordio più precoce, evoluzione meno invalidante e più lenta •forma acinetico-ipertonica dominata da rigidità ed acinesia, più rapidamente invalidante. Oggi la terapia con levodopa ha reso la durata della vita dei pazienti solo poco inferiore a quella della popolazione sana. Ma la terapia ha molti limiti e uno dei problemi è costituito dalla cosiddetta "sindrome da trattamento con levodopa", cioè l'insieme di complicazioni e fenomeni clinici che insorgono nel paziente dopo alcuni anni di terapia. Questi effetti collaterali sono: fenomeno del wearing-off (effetto di fine dose): (molto comune) con il passare del tempo la durata dell'effetto terapeutico della dose si riduce. fluttuazioni on/off: alternanza a breve distanza di periodi di conservata motilità con momenti di marcata acinesia, tremore scarsamente responsivo alla levodopa, senza una vera correlazione con la somministrazione del farmaco; nella fase "on" si hanno movimenti involontari. turbe neuropsichiatriche: disturbi del sonno, allucinazioni notturne, soprattutto nei soggetti di età avanzata; si può arrivare a franchi stati psicotici o di confusione mentale. Una classificazione della stadiazione (in inglese: staging) della malattia di Parkinson nel tempo è fornita dalla tabella di Hoehn e Yahr, la quale suddivide la progressione della sintomatologia clinica in 5 stadi, di cui il primo è quello più lieve e il quinto è quello più invalidante; è una classificazione non precisissima, ma che ben si correla con la pratica clinica. Riassumendo: Questa malattia, descritta da Parkinson all'inizio del secolo scorso, è caratterizzata da: acinesia (lentezza ad iniziare ed a terminare un movimento, facies amimica), rigidità (con segno della ruota dentata) tremore a riposo. I pazienti affetti da questa malattia presentano una riduzione notevole nel numero di cellule dopaminergiche della parte compatta della sostanza nera (via nigro-striatale). Questo fatto ha suggerito che la malattia fosse dovuta a carenza di dopamina e che la somministrazione di un precursore come la L-DOPA (la dopamina non si può somministrare perché non attraversa la barriera ematoencefalica) potesse essere efficace come cura nel m. di Parkinson. La LDOPA viene captata dalle terminazioni nervose delle cellule nigro-striatali superstiti che producono così una maggiore quantità di dopamina e compensano, almeno in parte, la diminuzione del numero di cellule. Questa terapia è molto efficace per controllare i sintomi della malattia, ma non altera il suo decorso irrimediabilmente progressivo. Inoltre, il trattamento prolungato con L-DOPA comporta effetti collaterali indesiderati e spesso refrattarietà al farmaco. Un tipico quadro di Parkinson. 1.Morbo di Parkinson – Generale 2.Morbo di Parkinson – Cause 3.Morbo di Parkinson – Riabilitazione 4.Morbo di Parkinson – Quark 5.Morbo di Parkinson – Esempio