Povertà stabili e povertà provvisorie
L’incidenza della povertà sul totale delle
famiglie italiane è stabile negli ultimi 10 anni
(11%) e inalterata la sua struttura: famiglie con
più figli minori, anziani, famiglie estese:
DATO STRUTTURALE
In realtà sono cambiate sostanzialmente tre
dimensioni del problema …
1- sono cresciute le quote di popolazione a
rischio – mobilità connessa all’impoverimento
delle classi medie – dinamica irreversibile
della società contemporanea
2 – è diminuito il periodo temporale in cui queste
persone attraversano momenti di povertà
3 – il rischio di povertà è molto esteso e sempre
più va ad identificarsi non come “deriva” ma
come esperienza di vita “normale”: si entra e si
esce dalla povertà più frequentemente …
anche i redditi disponibili sono sempre meno
prevedibili
Comportamenti di consumo, capacità lavorative, partecipazione
alla vita sociale, coesione sociale delle famiglie devono
diventare focus di osservazione del fenomeno
I tassi di incidenza della povertà rilevati nelle ricerche trasversali
non riescono infatti a cogliere l’insicurezza vissuta e crescente
all’interno delle famiglie italiane
Non di meno non emerge che l’incidenza della povertà dipende
dal numero di persone che entrano in questa condizione ma
anche dal numero di quelle che riescono a raggiungere redditi
favorevoli all’uscita
Infine non riescono a cogliere la differenza fra famiglie povere da
generazioni e famiglie che fino a poco tempo fa vivevano in
condizioni soddisfacenti
IL DATO RIMANE STRUTTURALE …
… alla povertà persistente deve essere aggiunta quella
dinamica, intesa quale episodio nel corso della vita.
Molte persone che entrano in fasi di povertà vi
rimangono per periodi temporalmente limitati: il 50%
mediamente lascia la fase di povertà entro un anno, il
70% entro tre anni
LA POVERTA’ DIVENTA UN CONCETTO ESTESO
Dal punto di vista della metodologia della ricerca gli
studi continuano a basarsi su due variabili:
- Incidenza della povertà
- Intensità della povertà
… la variabile tempo continua frequentemente ad essere
trascurata
Welfare state e povertà
Il welfare ragiona ancora sui rischi della società industriale:
disoccupazione, malattia, maternità, anzianità, inabilità
Non riesce a pensare che ciò che lo affligge non è solo la scarsità
di risorse e la crisi fiscale dello Stato ma il mutamento delle
patologie e dei rischi sociali, delle aspettative dei cittadini e
delle loro capacità di affrontare i problemi
UN WELFARE ADEGUATO PER MOLTE FAMIGLIE
PROBABILMENTE DOVREBBE CONFIGURARSI IN PIU’
INTERVENTI PROVVISORI CON DEI TERMINI ED UN
INIZIO CHIARAMENTE ESPLICITATI (Siza)
STRATEGIE DI FLEXICURITY
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STRATEGIE ARTICOLATE DI POLITICA SOCIALE
Devono convivere e integrarsi alle dinamiche economiche e
del mercato del lavoro
Più specificatamente devono trovare un equilibrio fra mercato
del lavoro sempre più precario e schemi di ammortizzatori più
generosi ma definiti temporalmente e politiche sociali tese a
migliorare capacità relazionali e abilità professionali
Il sistema di sicurezza sociale diventa in tal modo
automaticamente selettivo
Non funziona se non è alto il rispetto delle regole da parte sia
degli imprenditori che dei lavoratori in cui tendano a
scomparire atteggiamenti opportunistici di entrambi
L’integrazione rimane obiettivo primario ma rispetto al passato
la si pensa con maggior disincanto: vi sono quote di
popolazione alle quali non è possibile ragionevolmente
assicurare un’adeguata collocazione sociale
Il dato negativo più rilevante ai fini della
definizione del fenomeno è che gli studi
trasversali non colgono la mobilità sociale di
quote molto ampie di popolazione
In Italia la mobilità sociale ha ancora confini
limitati
In Europa e negli Stati Uniti è stato adottato un
angolo visuale per il quale il “tempo di
osservazione” diventa cruciale: GLI STUDI
DIACRONICI
In tal senso non si contano solo i poveri ma
almeno si rileva anche per quanto le famiglie
Gli studi diacronici
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STUDI LONGITUDINALI
la rilevazione è ripetuta nel tempo sugli stessi soggetti
(panel)
INCHIESTE RETROSPETTIVE TRASVERSALI
nelle quali si effettuano una serie di interviste relative
all’iter passato o storie di vita
INDAGINI SU SOGGETTI ON WELFARE
finalizzate a cogliere le variazioni nel tempo di una
condizione attraverso dati raccolti da una o più fonti
legate all’intervento
Tre tipologie di povertà in
prospettiva dinamica
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Povertà persistente, caratterizzata dal
permanere in condizioni di povertà per almeno
tre anni
Povertà ricorrente, ove le famiglie hanno
periodi ripetuti di povertà separati da almeno
un anno di non povertà
Povertà temporanea, ove le famiglie vivono
condizioni di povertà per al massimo due anni
Gli studi appena citati hanno messo in evidenza che la
maggioranza delle famiglie che entrano in periodi di
povertà vi rimangono però per un breve periodo.
Tuttavia l’uscita dalla povertà è spesso precaria: vivono
con redditi molto bassi e un alto rischio conseguente
di ricadere in povertà in periodi successivi
Le famiglie o persone che beneficiano di prestazioni
assistenziali per un breve periodo – al massimo un
anno – riescono spesso a non ricadere in povertà per
almeno 5 anni …
… DUNQUE IL WELFARE HA INDUBBI
PROBLEMI MA LA “DIPENDENZA” NON E’
FRA QUELLI PIU’ GRAVI …
Leisering e Liebfried: tipologie di
beneficiari

MEMBRI DELLA CLASSE MEDIA RELATIVAMENTE
SICURI che diventano poveri solo in alcune fasi della vita. Se
il superamento di queste fasi si allunga nel tempo possono
iniziare processi di deriva. In generale queste persone riescono
però a raggiungere inclusione sociale

PERSONE CHE HANNO REDDITI BASSI PERMANENTI,
modesti stili di vita di cui si accontentano ma possono
diventare poveri in virtù di crisi di secondaria rilevanza poiché
sono privi di “cuscini protettivi”. Per loro l’integrazione è
costantemente minacciata

PERSONE CHE SOFFRONO DEPRIVAZIONI PER LUNGO
TEMPO per le quali la situazione diviene prolungata poiché
nel corso della vita si cumulano altri problemi che li riportano
costantemente alla deriva: età, malattia, bassa qualificazione,
ecc.

PERSONE ESCLUSE DA LUNGO TEMPO, che vivono in
contesti dove problemi sociali, comportamenti devianti e
svantaggi accumulati dalla nascita convivono con una forte
deprivazione economica

PERSONE CON CONDOTTE DISORDINATE, “pendolari
fra normalità e deriva”
Ricerche statiche e dinamiche in
Italia
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La “paura” di impoverimento non sia percezione vaga ma
rischio reale (Rapporto 2004 Commissione d’indagine
sull’esclusione)
La povertà assume forme molteplici: l’incidenza (17% statica)
non coincide con la ben più alta parte della popolazione che ha
avuto redditi bassi almeno in un anno nell’intero periodo
considerato (dinamica)
Solo per il 54% della popolazione il rischio della povertà è
lontano
Circa il 50% di coloro che cadono sotto la soglia di povertà
riescono ad uscirne dopo un anno ma il 19% vi ricade ancora
nell’arco dell’anno successivo
Le implicazioni sulle politiche sociali dovrebbero essere
rilevanti: interventi tempestivi e di breve durata
potrebbero favorire l’uscita
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Fra povertà stabile e povertà provvisoria si diffonde la
POVERTA’ INTERMEDIA
Questa oscilla tra disagio e raggiungimento di condizioni di
reddito mediamente condiviso dal gruppo sociale di
appartenenza
Non coinvolge gruppi sociali ai margini della società ma
partecipanti alla vita sociale seppure con profonde insicurezze
Tale povertà è legata alle dinamiche della classe media
Classe media: alcuni gruppi hanno migliorato in modo più che
proporzionale la loro condizione ma altri sono scivolati verso
condizioni di deprivazione economica
A tale classe si aggiunge una quota rilevante di lavoratori
precari: 4 milioni, con un incidenza del 12% sul totale dei
lavoratori e del 40% sulle nuove assunzioni
Italia: indagine sui bilanci delle
famiglie della Banca d’Italia
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L’Italia ha l’incidenza più alta d’Europa di
lavoratori in condizione di povertà
Ha le retribuzioni nette medie tra le più basse
in Europa, negli ultimi anni si sono
ulteriormente abbassate
E’ cresciuta la difficoltà al risparmio quale
cuscinetto che assicura compensazioni in
periodi di difficoltà
STATI UNITI: (Panel Study of Income Dynamics)
l’instabilità ha raggiunto livelli elevatissimi con
picchi nella metà degli anni ’90 e ora riguarda
crescentemente i lavoratori con un alto livello di
istruzione
U. BECK / PERCORSI DI CRESCITA DI RISCHI
PERSONALI
- Il destino collettivo sta diventando in primis destino
personale: progettato autonomamente in base a
processi di ricomposizione fra una pluralità di scelte
- E’ un destino singolo più vulnerabile poiché non tutti
sono capaci di individualizzazione
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Poverta 2