SISTEMI LOCALI DI
WELFARE
Lavinia Bifulco
testi
◦
Testi per studenti frequentanti
◦ Bifulco L., 2015, Il welfare locale, Carocci
◦ Moini G., a cura di, 2015, Neoliberismi e azione pubblica, Ediesse (parti scelte)
◦ Bifulco L., 2015, “Welfare locale e città inclusiva: diversità, partecipazione, innovazione sociale”, in Centro
Nazionale di Studi per le politiche urbane (a cura di) Metropoli attraverso la crisi, Il Mulino, Bologna (pp. 1-5)
◦
◦ Testi per studenti non frequentanti
◦ Bifulco L., 2015, Il welfare locale, Carocci
◦ Ciarini A., 2013, Le politiche sociali nelle regioni italiane. Costanti storiche e trasformazioni recenti, Bologna, Il
Mulino.
◦ Morlicchio E., 2012, Sociologia della povertà, Bologna, Il Mulino.
◦ Moini G., a cura di, 2015, Neoliberismi e azione pubblica, Ediesse
Strumenti concettuali
◦ Idee
◦ Capabilities (A. Sen)
◦ Governance
◦ Capacità di aspirare
◦ Rescaling
◦ Stateness/statualità
◦ Giustizia sociale: universalismo, esigibilità dei diritti, democrazia
Idee
Muller (2000, p. 195) Le politiche “sono spazi (forum)
nel cui ambito i diversi attori costruiscono ed esprimono
un "rapporto con il mondo" che si riferisce al modo in
cui essi percepiscono la realtà, il loro posto nel mondo e
ciò che il mondo dovrebbe essere”
“… le due dimensioni, quella di spiegazione del mondo
e quella di “messa a norma”, cioè di elaborazione
normativa del mondo, sono irriducibilmente legate in un
processo di creazione di senso della realtà: le politiche
pubbliche servono sia per costruire interpretazioni della
realtà (Perché la disoccupazione è persistente? Come
analizzare i cambiamenti nel sistema delle relazioni
internazionali? Il livello di sicurezza alimentare sta
peggiorando?) sia per definire modelli normativi di
azione (bisogna rendere il lavoro più flessibile, occorre
sostenere la democratizzazione dei paesi dell'Europa
orientale, è necessario rafforzare i controlli sanitari).
Idee
«Dare senso al mondo implica dunque la
produzione sia di interpretazioni causali
("se la disoccupazione aumenta, è perché
le nostre imprese non sono competitive in
un contesto di globalizzazione”) sia di
interpretazioni normative ("per rafforzare la
competitività delle imprese si dovrebbe
aumentare la flessibilità del lavoro").
In questo modo, si può dire che lo scopo
delle politiche pubbliche è il "futuro" della
società: una politica pubblica può essere
analizzata come uno spazio in cui una
società (o almeno alcuni attori sociali) si
proietta nel futuro» (ibidem).
Basi informative
◦ de Leonardis (2009): il discorso corrente, sia quello dei policy makers, sia quello
scientifico, enfatizza la necessità che le politiche siano basate su informazioni e dati
che soddisfano condizioni di oggettività. “Ma il punto è che i dati non hanno nulla di
grezzo, essendo essi stessi un risultato di processi, cognitivi e normativi insieme, nei
quali si producono selezioni, definizioni, classificazioni e scelte di ciò che dev’essere
considerato pertinente e definito per l’appunto come un dato” (ivi, p. 74).
◦ Robert Salais (2009, p. 109) “Prima di diventare informazione la realtà economica e
sociale viene modellata entro strutture cognitive (le categorie e i processi sociali
coinvolti nella conoscenza). Tali strutture costruiscono e selezionano, per i membri di
una comunità, l’informazione (e la valutazione) riguardo a ciò che è o non è
importante affrontare come problema da parte della collettività (e dello Stato). In
altri termini le basi informative del giudizio non sono semplici serie di dati empirici;
sono in primo luogo e prevalentemente il prodotto di Stati nazionali e di comunità, ai
quali è stato assegnato storicamente il compito (in modo specifico per ciascun
paese) di produrre conoscenza pubblica del bene comune, in modo che possa
essere intrapresa un’azione concreta per ottenerlo”.
Basi informative
◦ Si tratta, in sostanza, di prendere atto del fatto che la
conoscenza pubblica è una “costruzione sociale”. Il che significa
metterne in discussione il carattere di oggettività. “Le basi di
conoscenza e informazione su cui poggiano le politiche
costituiscono «il territorio fattuale» dei giudizi e delle scelte di
giustizia […] ma è precisamente questo loro carattere fattuale – il
carattere di dati, di certezze «date per scontate» – che va messo
in questione, decostruendo la loro pretesa di oggettività,
indagando i modi in cui tali basi sono costruite e fissate, e
portando alla luce le componenti normative ad esse intrinseche,
il loro essere fondate su processi di scelta, selezione e
giustificazione. In una parola, il loro carattere politico” (de
Leonardis, p. 75).
Basi informative
◦ Robert Salais (2009): politiche del lavoro e relativi indicatori usati
nell’agenda europea. In primo luogo, le definizioni sociali e
giuridiche presupposte da questi indicatori mutano nel tempo e
fra paese e paese. Ciò che in ambito europeo si definisce come
“impiego “ “non è più ciò che era stato promesso nel modello
della piena occupazione, in termini di livello e garanzia della
remunerazione, sicurezza di fronte a eventi imprevedibili e diritti
sociali ed economici, ma tende a portare una maggiore
insicurezza nella vita e nel lavoro e una perdita di libertà reale di
scelta” (ivi, p. 117). In secondo luogo, gli indicatori e le altre
procedure informative in cui queste definizioni sono tacitamente
incorporate condizionano i processi e gli esiti delle decisioni.
“Ogni indicatore (o linea guida) seleziona ciò che è degno di
essere conosciuto o meno” (ivi, p. 118).
Basi informative
◦ Secondo Salais, si dovrebbe prestare attenzione a ciò che è dato per
scontato, ed è quindi invisibile, anche nel caso delle tabelle statistiche.
Infatti, una tabella non è solo una raccolta di dati ma è “una procedura
per aggregare situazioni individuali” (ibidem) che si considerano
equivalenti (rispetto all’occupazione e alla posizione nel mercato del
lavoro), dando per scontato, cioè, che facciano riferimento alle stesse
categorie. Ma non è affatto detto che questa condizione si verifichi. Nel
caso del Regno Unito, per esempio, le definizioni prevalenti portano a
considerare le persone che lavorano poche ore a settimana come
soggetti occupati ma non è così in altri paesi. In terzo luogo, è chiara la
valenza politica delle informazioni su cui poggiano le decisioni e le
politiche. La scelta dell’Unione Europea di fare riferimento a una
definizione secondo la quale è sufficiente un’ora di lavoro a settimana
perché possa parlarsi di occupazione ha effetti sulle scelte nazionali,
incentivando misure per la de-regolazione e la flessibilità del lavoro.
Capabilities: Amartya Sen
◦ Funzionamenti (functioning): “stati di essere e di fare” da cui
dipende lo star bene (well being): essere adeguatamente nutriti,
stare in buona salute, essere istruiti, avere rispetto di sé, ecc.
◦ Capabilities: Libertà di essere e di fare, di scegliere i
funzionamenti
“nella misura in cui i funzionamenti costituiscono lo star bene, le
capacità rappresentano la libertà individuale di acquisire lo star
bene”
◦ Libertà sostanziali: libertà di fare le cose alle quali si ha motivo di
attribuire valore
◦ Sviluppo e libertà, Mondadori
Capabilities e funzionamenti
◦ Fare la dieta ed essere denutrito
Secondo Sen, per affrontare correttamente
il tema dell’eguaglianza è necessario
riconoscere che gli individui sono
profondamente diversi per caratteristiche
personali e rispetto a circostanze sociali e
ambientali. Perciò l’uguaglianza di risorse
non implica una effettiva uguaglianza nella
possibilità di realizzare i propri obiettivi.
Il grado effettivo della diseguaglianza delle
opportunità che le persone hanno di fronte
non può essere immediatamente dedotto
dall’ordine di grandezza della
diseguaglianza dei redditi, poiché quel che
possiamo o non possiamo fare, quel che
possiamo o non possiamo acquisire, non
dipendono solamente dal nostro reddito,
ma anche dalla varietà di caratteristiche
fisiche e sociali che influenzano le nostre
vite e che ci rendono quello che siamo” (La
diseguaglianza, 1992 . p.56).
Proprio per questo, il non considerare le
diversità sostanziali fra individui può avere
effetti profondamente anti-egualitari.
I funzionamenti sono gli stati di essere e di
fare costitutivi dello star-bene di una
persona: per esempio, essere
adeguatamente nutrito, godere di buona
salute, ma anche essere felice e avere
rispetto di sé, o partecipare alla vita della
comunità.
Le capacità sono le libertà di scegliere, fra
le diverse opzioni, quelle cui si ha motivo di
attribuire valore. È qui che ritroviamo sia il
riconoscimento delle diversità fra le
persone, sia la declinazione delle libertà in
termini di libertà effettive o sostanziali.
“Sulle possibilità effettive degli esseri umani
operano vari fattori: le opportunità
economiche, le libertà politiche, i poteri
sociali e le condizioni abilitanti (come la
buona salute, l’istruzione di base e un
contesto che incoraggi e coltivi l’iniziativa).
Ma, nello stesso tempo, sugli assetti
istituzionali che rendono possibili queste
condizioni agisce l’esercizio delle libertà
individuali, mediato dalla libera
partecipazione alle scelte sociali e alla
formazione di decisioni pubbliche che portino
le condizioni in questione a progredire”
(1999, p. 11).
Benché individuali, le capacità sono
collegate in modo decisivo alle opportunità
sociali e istituzionali che ne consentono lo
sviluppo e l’esercizio. Da questo punto di
vista la scelta è sempre un processo sociale.
Inoltre gli individui, partecipando alle scelte
pubbliche, possono incidere su queste
opportunità.
L’esercizio della libertà è mediato dai valori
ma i valori sono soggetti, a loro volta,
all’influenza della discussione pubblica e
dell’interazione sociale, e su queste
agiscono le libertà partecipative” ( p. 15).
Quando la scelta riguarda opzioni
predeterminate, secondo Sen non c’è vera
libertà. La libertà che conta, infatti, è quella
di agire come cittadini la cui voce ha un
peso “piuttosto che vivere come vassalli
benvestiti, ben pasciuti e intrattenuti” (Sen,
ivi p. 288).
Le modalità di un’effettiva partecipazione
delle persone alle decisioni che le
riguardano sono complementari a quelle
necessarie per avere una buona salute,
un’adeguata nutrizione, ecc.
Capabilty for voice
“[…] La necessità di discutere il valore
assegnato alle diverse capacitazioni in
termini di priorità pubbliche è un fatto
positivo, perché ci costringe a mettere in
chiaro quali sono i giudizi di valore in un
campo nel quale tali giudizi non si possono
– e non si devono – evitare; anzi, la
partecipazione pubblica a questi dibattiti –
espliciti e impliciti – sui valori è una
componente cruciale dell’esercizio della
democrazia e di una scelta sociale
responsabile
Quando il giudizio deve essere pubblico,
non c’è modo di eludere la necessità di
una discussione collettiva ai fini della
valutazione; l’operato della valutazione
pubblica non può essere rimpiazzato da
nessun sistema di assunzioni, per quanto
elaborate e ingegnose. Ce ne sono che in
apparenza funzionano elegantemente e
senza attriti, ma in realtà operano
nascondendo la scelta di valori e pesi
relativi sotto una raffinata opacità (1999, p.
115).
◦ Studio della povertà
(non solo deficit di risorse economiche ma deficit di capacitazioni)
◦ Lo sviluppo come sviluppo delle libertà sostanziali e delle capacità
(indicatori dello sviluppo umano)
◦ Studio delle politiche sociali
◦ Basi informative delle politiche
◦ Capability forv voice e agency
Governance
◦ Pluralità di attori (pubblico e/o privati) coinvolti nelle politiche
◦ Indebolimento del principio di autorità e della struttura della gerarchia a
favore sia del mercato sia di meccanismi cooperativi
◦ Problema del coordinamento
Scarica

slides_300ttobre - Dipartimento di Sociologia