L’osteomielite è un processo infiammatorio suppurativo del midollo osseo, al quale partecipano attivamente anche l’endostio e il periostio, mentre le trabecole e i sistemi osteonici ne sono interessati in modo passivo con fenomeni di necrosi e di osteolisi. TESSUTO OSSEO NORMALE RESISTENTE ALLA COLONIZZAZIONE BATTERICA INFEZIONE INOCULI COSPICUI TRAUMI COMPROMISSIONE DEL CIRCOLO CORPI ESTRANEI TESSUTI DEVITALIZZATI Classificazione delle Osteomieliti • Durata • Patogenesi • Sede • Estensione • Paziente : acuta/cronica : ematogena/trauma/chirurgica da focolaio contiguo : neonato/bambino/ adulto immunocompromesso Waldvogel • Ematogena • Secondaria a focolaio contiguo di infezione con insufficienza vascolare senza insufficienza vascolare • Acuta : stato suppurativo con edema,congestione vasale e trombosi • Cronica : nido di tessuto osseo necrotico o tessuto cicatriziale circondati dei piccoli vasi;la vascolarizzazione è compromessa se vengono interessati i tessuti molli vicini; se l’apporto ematico midollare e periostale sono ridotti si formano vaste zone di tessuto morto o sequestrato da tessuto molle ischemico OSTEOMIELITE ACUTA : la sola ematogena con sintomatologia che non dura da più di 10 giorni CIERNY-MADER CIERNY-MADER VARIANTI ANATOMICHE VARIANTI ANATOMICHE Stadio 1 Osteomielite MIDOLLARE Stadio 2 Osteomielite SUPERFICIALE (= fase precoce di osteomielite ematogena) (= infezione per contiguità) CIERNY-MADER CIERNY-MADER VARIANTI ANATOMICHE VARIANTI ANATOMICHE Stadio 3 Osteomielite LOCALIZZATA Stadio 4 Osteomielite DIFFUSA (= sequestro asportabile senza instabilità) (= richiede resezione segmentaria) OSTEOMIELITE: PATOGENESI (WALDVOGEL) • EMATOGENA TRAUMI • DA INOCULAZIONE DIRETTA • CONTIGUITA’ INTERVENTI CHIRURGICI OSTEOMIELITE NON EMATOGENA • INOCULAZIONE DIRETTA • TRAUMI • INTERVENTI CHIRURGICI • CONTIGUITÀ • INSUFF. VASC. PERIFERICA (diabete, arteriopatie) OSTEOMIELITE NON EMATOGENA FRATTURE ESPOSTE • incidenza in aumento • esordio clinico subacuto terapia • manifestazioni scheletriche ritardate • eziologia variabile Staph. aureus predominante ma spesso flora batterica mista Gram neg. Stafilococchi coag. neg. Enterococchi Anaerobi OSTEOMIELITE NON EMATOGENA FRATTURE ESPOSTE Estensione e gravità dell’infezione dipendente da diversi fattori : • virulenza dei microrganismi • danno dei tessuti molli perischeletrici • compromissione del circolo • stabilità del focolaio di frattura • stato immunitario del paziente • corpi estranei (mezzi di osteosintesi) OSTEOMIELITE NON EMATOGENA INFEZIONI PER CONTIGUITÀ • età > 50 anni • diabete (microangipatia + neuropatia + alterazioni immunitarie), aterosclerosi • ossa del piede (“piede diabetico”) • segni e sintomi locali (ulcere croniche, cellulite) Infezioni POLIMICROBICHE OSTEOMIELITE QUADRI ANATOMO-CLINICI • ACUTA (osteomielite ematogena acuta, ?) • CRONICA OSTEOMIELITE CRONICA persistenza di segni clinici e/o radiografici di infezione per più di 6 settimane evidenza radiografica di distruzione ossea, con formazione di sequestri o sclerosi persistenza o recidiva di infezione dopo un ciclo appropriato di antibioticoterapia infezione associata alla presenza di un corpo estraneo infezione associata ad insufficienza circolatoria infezione sostenuta da microrganismi in grado di causare un processo morboso cronico in modo caratteristico (es. Mycobacterium tuberculosis) Osteomielite cronica delle ossa lunghe • Scarsi sintomi sistemici • Dolore persistente • Fistole secernenti OSTEOMIELITE EMATOGENA • condizioni circolatorie predisponenti • distribuzione bifasica per età < 20 anni > 50 anni • traumi (?) • cateteri a permanenza • ossa lunghe • vertebre • focolaio primario ignoto nel 70% dei casi OSTEOMIELITE EMATOGENA • • • • 85% in età pediatrica Focolaio primario spesso ignoto (rinofaringe?) Fascia di età più colpita: 2-5 anni Localizzazione elettiva arti inferiori (femore 27%; tibia 22%) Incidenza: 1:1000- 1: 20.000 15% nell’adulto • Spesso si ha una localizzazione vertebrale • Focolai d’infezione: UTI, cute tessuti molli, RTI, accessi venosi ecc… • Localizzazioni lombare 45%, toracica 35%, cervicale 20%. Sede dell’osteomielite acuta in 657 bambini con localizzazione scheletrica singola (Modificata da Gutierrez, 1997) OSTEOMIELITE EMATOGENA EZIOLOGIA Staph. aureus Agente eziologico più comune in tutte le età (>90% dei casi in bambini sopra i 5 anni) Strept. gr. B Enterobacteriaceae Neonati (*CVC) Candida spp.* H. influenzae Bambini < 2-3 anni OSTEOMIELITE EMATOGENA EZIOLOGIA Gram neg. E. coli Klebsiella spp. Salmonella spp. Proteus spp. etc. Pseudomonas aeruginosa Candida, Aspergillus Incidenza crescente negli adulti Immunodepressi, CVC, tossicodipendenti Osteomielite acuta ematogena • Sintomi e segni sono estremamente variabili nella loro intensità, così come nella modalità di insorgenza : si passa da forme paucisintomatiche a quadri gravi ad andamento setticemico, con inizio brusco ed improvviso • Nella forma più tipica : febbre dolore localizzato limitazione motoria infiammazione locale Caratteristiche cliniche dell’osteomielite ematogena acuta nel bambino • • • • • • • Dolore Febbre Segni locali Irritabilità Iporessia Letargia Vomito 127 115 93 16 13 5 4 94% 85% 69% 12% 10% 4% 3% Da Faden , mod O. E. VERTEBRALE • forma più comune in età adulta (anziani e tossicodipendenti) • localizzazione lombare e dorsale • diagnosi spesso ritardata • TC, RM • biopsia Osteomielite vertebrale • Il dolore è la presentazione tipica • La maggior parte dei pazienti presenta una sintomatologia che varia da 2 settimane a 2 anni prima della diagnosi • Complicanze neurologiche Spondilodiscite C5-C6 in paziente diabetico nonostante l’importante lesione si è recato a fare la RM a piedi Osteomielite tubercolare • Nell’ambito dei casi di tubercolosi extrapolmonare l’interessamento osteoarticolare è in aumento • La TBC osteoarticolare è più frequente nelle popolazioni immigrate • La colonna vertebrale rappresenta il distretto maggiormente colpito (40-60%) • Il quadro patologico comprende generalmente il coinvolgimento delle porzioni contigue di due vertebre adiacenti con compromissione del corrispondente disco. L’infezione tende a diffondere nei tessuti paraspinali (ascesso freddo) Spondilite tubercolare OSTEOMIELITE NON EMATOGENA • Inoculazione diretta – Forme post-traumatiche; si tratta di fratture ossee esposte. L’inoculazione di batteri avviene dall’esterno e varia in base al contesto ambientale in cui si è verificato l’incidente. – Forme postchirurgiche • • • • • • Riduzione a cielo aperto delle fratture Craniotomie Interventi ricostruttivi Chirurgia discale Sternotomie Inserzioni protesiche OSTEOMIELITE NON EMATOGENA 2) CONTIGUITA’ • Piede diabetico (in genere associata ad una insufficienza vascolare e neuropatia); spesso polimicrobica. • Osteomielite del calcagno in età pediatrica (punture e/o traumi). • Osteomielite originata da ferite da puntura. • Osteomielite della mandibola nei soggetti sottoposti a terapia radiante della testa e del collo. OSTEOMIELITE NON EMATOGENA INFEZIONI POST-CHIRURIGICHE • complicanza in ortopedia, cardiochirurgia e neurochirurgia • rischio maggiore in caso di impianto di materiali estranei • importanza di misure di profilassi generiche e specifiche Staph. aureus e stafilococchi coag. neg. 60-80% dei casi Ceppi meticillino-resistenti in aumento Osteomielite nel tossicodipendente per via venosa • Si verifica spesso per via ematogena sia da inoculo diretto che secondaria ad embolizzazione nel corso di una endocardite. • In altri casi l’osteomielite deriva da un fucus contiguo (tromboflebiti, celluliti). • I tossicodipendenti sono particolarmente inclini a sviluppare un’osteomielite vertebrale (spesso cervicale). • Eziologia vertebrale : Stafilococchi, Gram negativi, Candide, M. Tubercolosis. Fattori di rischio per le infezioni di protesi articolari Fattori di rischio specifici Fattori di rischio generali • Artrite reumatoide>artrosi • Revisione artroprotesi >primo intervento • Gomito>ginocchio>anca >spalla • debilitazione generale • ridotta funzione sistema immunitario • terapia cortisonica • ridotto stato nutrizionale • infezioni cutanee concomitanti • obesità • età avanzata • diabete Device-Associated Infections in the United States Device Usage/Yr Infection Risk Central venous catheters 5 million 3% to 8% Bladder catheters Tens of millions 10% to 30% Prosthetic heart valves 85,000 1% to 3% Vascular grafts 450,000 2% to 10% Cardiac pacemakers 400,000 1% to 5% Cardiac assist devices 700 50% to 100% Penile implants 15,000 2% to 10% Joint prostheses 600,000 1% to 3% Fracture fixators 2 million 5% to 10% Dental implants 1 million 5% to 10% CLASSIFICAZIONE DELLE INFEZIONI PROTESICHE Precoce (<1 mese) S. aureus (anche MR); Staf. Coag-neg; aerobi Gram-neg Ritardata (2-12 mesi) Staf. Coag-neg; commensali della cute (S. epidermidis) Tardiva (>12 mesi) S. aureus (anche MR) Staf. Coag-beg; commensali della cute (S. epidermidis); anaerobi; streptococchi; E. coli Sintomi e segni clinici nelle infezioni delle protesi articolari Sintomi/segni dolore febbre edema fistole Frequenza (%) 95 43 38 32 Possibili scenari delle infezioni protesiche 1) associate ad un inoculo dello spazio articolare da parte di patogeni virulenti che causano rapida e precoce infiammazione legate alla virulenza , e non alla risposta immune . Clinicamente : evidenti segni locali di infiammazione , possibili segni sistemici Possibili scenari delle infezioni protesiche 2) associate ad una massiva contaminazione intraoperatoria o a contaminazione post-operatoria precoce in un ospite normocompetente e possono rimanere a lungo silenti . L’esordio è generalmente entro 2 anni. Maggior tempo = minor virulenza o miglior risposta immune Il bilanciamento tra biofilm e tessuti circostanti può essere perso gradualmente per il funzionamento della protesi, per condizioni metaboliche locali, disfunzioni ossee e tendenza ad espandersi dei batteri Profilassi antibiotica e sistema immune eliminano la maggior parte dei patogeni a bassa virulenza Possibili scenari delle infezioni protesiche 3) associate ad una bassa contaminazione intraoperatoria da parte di patogeni a bassa virulenza , e dipendono dallo stato dell’ospite . Un ospite normocompetente può eradicare facilmente questi patogeni . Negli altri casi, dopo un periodo di steady state controllato principalmente dalle caratteristiche microbiche, inizia una fase di incremento di sintomi che si può accompagnare a precoce perdita dell’impianto. Possibili scenari delle infezioni protesiche 4) la via ematogena è basata su due aspetti 1) ciascuno di noi può sviluppare una batteriemia in normali situazioni 2) i microrganismi possono ancorarsi nello spazio articolare artificiale . La diagnosi di infezioni per via ematica deve basarsi sulla identificazione del patogeno e sul tempo , entrambi fattori difficili da stabilire. perché tante infezioni protesiche non giungono a guarigione ? dalla letteratura emerge come i migliori risultati siano raggiunti quando esistono protocolli e vi sia collaborazione tra ortopedico, microbiologo , chirurgo microvascolare , infettivologo , nursing care e riabilitazione Antibiotici - Germi - Mezzi di sintesi • Aderenza • Biofilm • Deficit di fagocitosi dei neutrofili per la presenza di ioni metallici , matacrilato monomerico o polimerizzato Caratteristiche dei comuni germi ortopedici • Diverse specie batteriche , ma S. epidermidis , S. aureus ed enterococchi VR sono i patogeni più importanti e difficili da trattare • il polietilene attrae S.epidermidis • i metalli protesici sono prediletti da S.aureus: i prodotti di corrosione stabilizzano e fortificano la costruzione del biofilm • il polimetilmetacrilato aumenta le % di infezione per una combinazione di fattori legati alla superficie , all’influenza negativa sulla chemiotassi sulla fagocitosi e sullo stato biologico dello spazio che circonda la protesi . L’adesione batterica : fattore chiave Gli impianti sono coperti da frazioni ematiche ( proteine, plasma, macromolecole, eritrociti, piastrine ..) immediatamente dopo il loro posizionamento : film condizionante i batteri aderiscono al film condizionante , alle protesi scoperte e a frammenti di tessuto osseo necrotico tramite reazioni fisico-chimiche ( forze di van der Waals, equilibrio acido-base, interazioni elettrostatiche ed idrofobiche , legame proteico ) Fase non specifica Fase specifica : : reversibile irreversibile Biofilm: Staphylococcus epidermidis Biofilm: Sono comunità strutturate di cellule batteriche racchiuse in una matrice polimerica che esse stesse producono ed aderente ad una superficie sia inerte che vivemte Cause di Resistenza antibatterica nei Biofilm • Mancata penetrazione dell'antibiotico • Fase di crescita stazionaria • Formazione di “Small-colony variants” – Ridotta velocità di crescita – Diminuita produzione di esoproteine – Possibile persistenza intracellulare – Ridotta sensibilità agli Aminoglicosidi Resistenza Batterica in biofilm di S. epidermidis Untreated biofilm 72h treatment with Vancomycin + Rifampin Dunne et al. Antimicrob Agents Chemother 1993. 37:2522 problemi che comunemente insorgono • Antibiotici somministrati senza il necessario intervento • antibiotici somministrati prima della aspirazione o della biopsia • al momento dell’intervento : campioni non eseguiti o persi meno di 4 campioni istologia non eseguita Terapia Antibiotica : Considerazioni • La terapia antibiotica deve essere possibilmente mirata • Oltre che sulle caratteristiche dello spettro di azione, la scelta dell’antibiotico deve tenere conto della cinetica tissutale ed ossea • L’antibiotico, preferibilmente battericida, deve essere efficace anche nei confronti dei batteri in fase di crescita stazionaria Terapia Antibiotica : Considerazioni • La via di somministrazione dell’antibiotico deve essere, almeno inizialmente, sempre quella endovenosa ( fase di induzione ) per almeno 4 settimane, seguita da una fase di estensione o consolidamento con antibiotici orali ( switchtherapy ) per poter sterilizzare i foci residui di infezione riducendo in tal modo le ricadute • I farmaci devono essere usati a dosaggi elevati per poter raggiungere elevate concentrazioni in un tessuto con importanti modificazioni patologiche. Una terapia antibiotica a dosaggi non corretti porta molto spesso a ricadute di malattia • La durata ottimale della terapia non è stabilita TERAPIA SOPPRESSIVA La rimozione della protesi articolare infetta può non essere indicata se : • controindicazione all’intervento per le condizioni del paziente • il risultato è una funzionalità non accettabile • difficoltà nel rimuovere una protesi ben fissata • rifiuto del paziente di sottoporsi a nuovi interventi Infezione ematogena acuta ( < 7 giorni di sintomi ) • • • • Urgente pulizia con colture tissutali non è necessaria la rimozione della protesi 6 settimane di terapia antibiotica e.v. terapia antibiotica di proseguimento per os per almeno 6 settimane • continuare la terapia soppressiva se tollerata • probabilità di successo < 30 % se SA , migliore se Streptococcus spp. Infezione post-operatoria superficiale precoce ( < 4 settimane dalla procedura chirurgica ) • • • • • Pulizia del tessuto colture non apertura della protesi terapia antibiotica e.v. / os per 14 gg probabilità di successo = 100% Infezione post-operatoria profonda precoce ( < 4 settimane dalla procedura chirurgica ) • • • • • • Urgente pulizia del tessuto colture non apertura della protesi terapia antibiotica e.v. per 4-6 settimane continuare con terapia soppressiva se tollerata probabilità di successo = 50% Infezione cronica tardiva dove la guarigione è il goal della terapia • Aspirazione e coltura prima dell’intervento • rimozione dalla protesi • multiple biopsie per colture ed istologia possono chiarire la diagnosi se vi sono risultati strumentali discordanti Colture intraoperatorie positive ottenute durante la revisione artroplastica per una sospetta mobilizzazione asettica • 4-6 settimane di terapia antibiotica e.v. • probabilità di successo > 85%