IL LINGUAGGIO DELL’INTERIORITA’ • Aristotele affermava che ogni uomo è libero. • Gli stoici credevano che solo il saggio fosse libero. • Nella Roma postaugustea la libertas ha solo due vie per realizzarsi:il suicidio o l’interiorizzazione. L’uomo è veramente libero se è libero interiormente. Seneca riflette la fuga del saggio dalla società e il suo isolamento,e si farà carico della fondazione di un linguaggio che esprima questa nuova dimensione. “me prius scrutor,deinde hunc mundum” L’INTERIORITA’ COME POSSESSO Il linguaggio di Seneca si impadronisce dell’interiorità,facendone un possesso dell’uomo. Per questo Seneca si rivolge al linguaggio giuridico “Ita fact,mi Lucili,vindica te tibi” Vindicarivendicare legalmente il possesso di qualcosa,togliendolo al proprietario illegittimo. Questo implica una liberazione dell’anima prigioniera della vita sociale frenetica. Il risultato di questa rivendicazione è l’Autopossesso. “Inaestimabile bonum est suum fieri” “Ubicumque sum,ibi meus sum:rebus enim non trado,sed commodo” L’uomo deve avere piena coscienza di ciò che è,deve appartenere a se stesso senza rendersi schiavo di padroni o pensieri. USO DEL RIFLESSIVO • Medio-passivosenso di sottomissione e passività del soggetto. • Riflessivoesprime consapevolezza dell’agente “Ut ait Lucretius:hoc se quisque modo semper fugit. Sed quid prodest si non effugit?” L’uomo è prigioniero di se stesso,della realtà in cui vive e della società. Nel riflessivo indiretto il soggetto non è l’oggetto logico,ma è comunque protagonista dell’azione “Quam stultum est optare,cum possis a te impetrare” L’uso del riflessivo culmina nella coesistenza di un doppio riflessivo espresso con una coppia di pronomi. L’INTERIORITA’ COME RIFUGIO La libertas deve ripararsi all’interno dell’animo e questa fuga viene espressa da verbi dinamici accompagnati dall’accusativo “Recede in te ipsum quantum potes” “Quid extrinsicus opus est ei qui omnia in se collegit?” Il possesso dell’interiorità è legato alla fuga dell’animus. Il linguaggio dell’interiorità coniato da Seneca confluirà,attraverso San Agostino,nell’esperienza cristiana. “Noli foras ire,in te ipsum redi,in te interiore homine habitat veritas.” Con il successivo distacco “et si tuam naturam mutabilem inveneris,trascende te ipsum.” Qual è dunque la meta finale del nostro viaggio? “Ita dico,mi Lucili,sacer intra nos spiritus sedet.” Seneca crede che l’anima sia un irraggiamento della provvidenza divina che guida il mondo. La Libertas del saggio consiste nella scelta consapevole di adeguarsi a queste leggi che albergano anche in lui. “Prope est a te deus,tecum est,intus est.” Moto concentrico per arrivare a Dio:vicinanza,concomitanza e interiorità.