Università degli Studi del Sannio Facoltà di Scienze Economiche e Aziendali Corso di Laurea in Organizzazione e Gestione della Sicurezza Corso di Sociologia della devianza prof. Francesco VESPASIANO A.A. 2007-08 Individuazione del tema F. Vespasiano 3 Individuazione del tema F. Vespasiano 4 Questioni correlate al tema L’analisi della devianza è correlata agli ambiti: Ordine pubblico Controllo sociale Sicurezza sociale Paura e sicurezza Rispetto di norme e regole stabilite Benessere e ricchezza Diritto alla protezione Chiusura del sistema sociale all’esterno F. Vespasiano 5 L’ordine pubblico Rinvia al principio per il quale l’ordinato e tranquillo svolgimento dei rapporti tra i cittadini deve essere garantito, oltre che dal sistema di norme repressive dei fatti illeciti, anche da un parallelo sistema di adeguate misure preventive di polizia. I comportamenti presi in considerazione sono quelli previsti dalle norme giuridiche, per cui l’ordine pubblico è garantito dal sistema di sanzioni del diritto penale. Finalità dell’ordine pubblico è assicurare il pacifico svolgersi della vita sociale, secondo quanto consentito dalla legge dello Stato. La gestione dell’ordine pubblico è affare dei Prefetti e dei Questori, coordinati dall’operatività delle forze dell’ordine, che hanno il compito di controllo del territorio e di tutela della pubblica sicurezza. L’ordine pubblico viene considerato normalmente un indicatore della governabilità delle città e costituisce una delle condizioni affinché vi sia sicurezza e tranquillità. F. Vespasiano 6 La sicurezza sociale La sicurezza sociale, definita anche sicurezza urbana, non è l’ordine pubblico né la sicurezza pubblica: sono diverse le problematiche, le competenze, le finalità e i ruoli sociali. Nel linguaggio di senso comune, l’idea di sicurezza rinvia a una condizione di assenza di situazioni di pericolo o di rischio, di instabilità e di incolumità. L’ordine pubblico è una situazione statica, garantita da una capacità di controllo esterno; la sicurezza, invece, rappresenta una condizione da raggiungere, da gestire, ma niente affatto garantita da alcuna capacità di controllo esterno. La paura, l’insicurezza, l’inquietudine, la preoccupazione esprimono sentimenti sedimentati nel corso delle nostre concrete esperienze quotidiane, all’interno di un dato contesto anziché in un qualsiasi altro, a cui spesso le istituzioni non riescono a rispondere positivamente. F. Vespasiano 7 Le norme e le relazioni sociali In quest’ottica, il problema della sicurezza si comprende soltanto dando la giusta attenzione alle norme sociali di comportamento in situazione; cioè, a quelle norme codificate in ruoli sociali, ai quali gli attori dovrebbero attenersi nel rispetto delle aspettative di ruolo. Si usa distinguere le norme di condotta da quelle relazionali: le norme di condotta attengono a diversi ambiti comportamentali, per cui è possibile operare distinzioni significative (norme giuridiche, religiose, tradizionali, ecc.). Le norme di condotta condizionano le relazioni tra i soggetti, nonché tra essi e le istituzioni; le norme relazionali prendono vita dall’esistenza delle relazioni sociali, dando loro forma e regolarità. Le norme relazionali sono le condizioni che rendono possibile l’interagire dei soggetti, spingendo gli attori sociali a mettere in atto e sviluppare azioni sociali dotate di significato. F. Vespasiano 8 Le norme e gli obiettivi collettivi La domanda di sicurezza quando si indirizza verso l’ambito del controllo sociale chiede, sostanzialmente, il rispetto delle norme di condotta (“fare rigare diritti i delinquenti”); in questo senso la domanda si rivolge allo Stato e agli apparati di controllo, prevenzione e repressione. Poiché lo Stato non riesce a rispondere a una tale domanda (anche perché in uno Stato di diritto non può essere represso tutto; così come in una società aperta e altamente differenziata è impossibile prevenire e controllare tutto e tutti), l’insoddisfazione cresce e con essa il livello di ansia generalizzata e di paura sociale. L’ambivalenza e anche l’ambiguità di una tale concezione di controllo sociale possono essere risolti soltanto se fanno i conti con la sottovalutazione della funzione normativa di regolazione e di valutazione degli ideali sociali che, fino a qualche decennio addietro, era garantita dalle agenzie di socializzazione primaria e secondaria. (famiglia, scuola, chiesa, comunità). F. Vespasiano 9 Tre concezioni di controllo sociale Il controllo come condizione dell’ordine sociale. Secondo questa concezione, l’ordine sociale non è l’esito di uno sviluppo spontaneo della società, bensì una costruzione sociale che deriva dal livello di controllo sociale. Il controllo come possibilità di influenzare gli individui. In questo senso, il controllo si caratterizza come capacità della società di influenzare l’individuo e come forza degli attori sociali di influenzarsi a vicenda. Il controllo come reazione sociale. Qui il controllo viene individuato come la risposta al manifestarsi di comportamenti devianti. Il controllo sociale viene considerato come l’insieme di meccanismi, di azioni reattive e di sanzioni che una collettività individua e legittima sia per prevenire la devianza, sia per eliminare una devianza avvenuta, sia per impedire che la devianza si ripeta o si estenda ad altri. F. Vespasiano 10 Controllo primario e secondario Il controllo primario è definito come l’insieme di processi e di relazioni sociali, attraverso cui i comportamenti e gli eventi si integrano, all’interno di un set di norme sociali riconosciute e legittimate, prevenendo la loro violazione. Esso è indiretto e informale; incide sulle motivazioni all’azione, orientandole verso gli ideali collettivi e verso il rispetto delle norme sociali. Il controllo primario è di tipo costitutivo (fondativo), in quanto è una delle condizioni che rendono possibile le relazioni e le interazioni sociali tra i diversi attori sociali, e tra essi e le istituzioni. Il controllo secondario è l’insieme dei mezzi di reazione alla violazione delle norme; le azioni di controllo secondario sono finalizzate alla repressione della devianza e al ripristino della norma. Esso è diretto e formale; si oppone per reprimerle alle seppur discutibili motivazioni soggettive. Il controllo secondario è di tipo ricostitutivo, in quanto rinvia alla funzione e al ruolo che le istituzioni svolgono nell’impedire che comportamenti devianti possano squilibrare il sistema sociale. F. Vespasiano 11