DISUGUAGLIANZE
ECONOMICHE
INDICI DI RICCHEZZA
• Il Prodotto Nazionale Lordo è il valore totale
dei beni e dei servizi prodotti da un Paese in un
dato anno più il valore netto del reddito
percepito all’estero dai cittadini del Paese.
• Il PNL è una misura imperfetta in quanto la sua
definizione varia lievemente da Paese a Paese.
• La Parità dei Poteri d’Acquisto permette di
convertire le stime locali del PNL in un “metro”
comune basato sul dollaro USA
NORD E SUD DEL MONDO
• La World Bank o Banca Mondiale, istituita dalle
Nazioni Unite, ha ridisegnato la carta dei
cambiamenti nell’economia globale nel corso di
più di 50 anni.
• L’economia mondiale all’inizio del XXI secolo,
misurata in base all’indice PPP, ammontava a
più di 40.000 miliardi di dollari USA.
• Il totale mondiale si ottiene sommando i valori
individuali di ciascuno dei 210 sistemi
economici di tutto il mondo per le quali sono
disponibili i dati pertinenti.
• A questo totale mondiale gli Stati Uniti
contribuiscono nella misura di 1/5.
• Le 10 più grandi economie mondiali, nel loro
insieme, contribuiscono con oltre il 60% del
totale globale.
• Tale distribuzione altamente asimmetrica della
ricchezza rispecchia in parte la distribuzione
della popolazione.
• La metà dei 210 Paesi ha una popolazione di 5
milioni di abitanti o minore.
• I Paesi sviluppati più ricchi hanno un PNL pro
capite pari a circa 40 volte quello dei Paesi più
poveri del mondo.
DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA
• La Banca Mondiale ha suddiviso i 210 Paesi
che costituiscono l’economia globale in tre
gruppi basati sul rapporto tra il PNL e la
popolazione.
1. REDDITO ALTO: reddito standardizzato
misurato dal PNL pro capite che è superiore di
1/3 a quello degli USA. Rientrano in questo
gruppo i Paesi dell’OECD (Europa, Giappone,
Nordamerica, Australasia) ed i Paesi piccoli ma
ricchi che godono di un’elevata prosperità
grazie alle risorse petrolifere o perché sono
efficienti città-stato o grandi centri finanziari.
DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA
2. REDDITO MEDIO: PNL pro capite compreso
tra 1/10 e 1/3 di quello degli Stati Uniti. I Paesi
rientranti in tale categoria sono suddivisi in un
gruppo superiore e un gruppo inferiore separati
da un livello di reddito pari a circa 1/4 di quello
degli Stati Uniti.
3. REDDITO BASSO: PNL pro capite pari a 1/10
di quello degli Stati Uniti. La distribuzione dei
Paesi rientranti in tale gruppo presenta una
forte concentrazione nell’Africa subsahariana
ed in Asia.
ALTRI “METRI” DI SVILUPPO
• Gli indici di ricchezza risentono eccessivamente
dei metodi di raccolta dei dati e delle misurazioni
delle variabili di grandezza.
• Oggi sono disponibili una serie di metodi tali da
combinare molteplici misure in moda da
ottenere indici più corretti e oggettivi.
• Criteri:
– PNL pro capite;
– Potere d’acquisto;
– Qualità della vita;
– Sviluppo tecnico;
– Stadio demografico.
FATTORI DI SVILUPPO
• L’economista premio Nobel Paul Samuelson
ha individuato quattro fattori fondamentali per
la comprensione dei meccanismi che stanno
alla base dello sviluppo:
– Popolazione;
– Risorse naturali;
– Formazione di capitale (interno o importato);
– Tecnologia.
MODELLO DI SAMUELSON
• Nella figura seguente sono rappresentati,
mediante un insieme di circonferenze
intersecantisi, 4 fattori importanti nello sviluppo
economico
• Gli HDC, ovvero i Paesi fortemente sviluppati,
tendono ad essere ubicati in prossimità dell’area
di sovrapposizione centrale, anche se alcuni
possono raggiungere alti livelli di sviluppo con
una sovrapposizione di soli 3 fattori.
• Gli LDC rappresentano,
scarsamente sviluppati.
invece,
i
Paesi
CONTRASTI DEMOGRAFICI
E STADI DI SVILUPPO
• Le piramidi demografiche rappresentano la
distribuzione per sesso e per età della
popolazione di quattro Paesi in differenti stadi
della transizione demografica.
• La Repubblica Araba Unita è un LDC;
• Il Messico è un MDC (more developed country);
• Il Giappone è un HDC “recente”;
• La Svezia è un HDC “di vecchia data”.
MODELLO DI MYRDAL
• L’economista svedese Gunnar Myrdal ha
messo in rilievo che le forze economiche di
mercato tendono a far aumentare, anziché
diminuire, la differenziazione spaziale.
• Lo sviluppo delle attività economiche nelle
regioni prospere, in crescita, influenza le regioni
meno prospere, in ritardo, attraverso due
tipologie di effetti indotti:
– Effetti di diffusione o spread;
– Effetti di riflusso o backwash.
DIFFUSIONE O RIFLUSSO
• Myrdal chiama effetti di diffusione gli impatti
positivi di una regione prospera su tutte le altre
regioni in crescita.
• Quando la diffusione, tutte le aree si sviluppano nel
tempo con una lieve tendenza alla perequazione.
• Gli effetti di riflusso della crescita agglomerata
sono miglioramenti netti della popolazione, del
capitale e dei beni che favoriscono lo sviluppo
dell’area in crescita (esempio: “fuga dei cervelli”).
• Quando in una regione domina il riflusso, si registra
un crescente divario tra il centro e la periferia.
MODELLO ROSTOW-TAAFFE
• Il modello si basa sull’opera di un gruppo di
geografi guidati da Edward Taaffe della
Northwestern University agli inizi del 1960.
• Il modello attinge ampiamente dalla divisione
di Rostow dello sviluppo economica in
quattro fasi: una “società tradizionale”, una fase
di “decollo”, un “passaggio alla maturità” e un
movimento verso “elevati consumi di massa”.
• Il modello di Rostow-Taaffe, noto anche come
modello della crescita spaziale, illustra
quattro stadi del pattern di sviluppo di un Paese
insulare idealizzato.
• Nello stadio I si registra una dispersione di piccoli
porti e basi commerciali sulla costa mentre la
maggior parte dei villaggi interni non è toccata dallo
sviluppo costiero.
• Lo stadio II rappresenta il periodo critico di
decollo, in cui le principali connessioni di
trasporto sono per la prima volta dirette all’interno
per raggiungere nuove fonti di risorse.
• Lo stadio III è contraddistinto dalla rapida crescita
del sistema di trasporto attorno a ciascuno dei porti
principali e dalla comparsa di nuovi centri insulari
nei nodi di trasporto.
• Nello stadio IV prosegue lo sviluppo delle
connessioni di trasporto mentre le città primarie
assumono il ruolo di importanti mercati interni.
CONNETTIVITÀ E INDICE BETA
• Una misura semplice di crescente connettività
è il rapporto tra il numero di connessioni
presenti in un sistema ed il numero di nodi.
• Tale rapporto prende il nome di indice β (beta)
e rappresenta la quota di connessioni con i
nodi.
• L’indice assume valori compresi tra circa 1,33 e
circa 0,50.
• Per valori minori di 1, l’indice indica che il
sistema reticolare è suddiviso in più
sottosezioni separate.
MODELLO DI FRIEDMANN
• Un approccio alternativo alla modellizzazione
del pattern spaziale di sviluppo economico è
stato proposto da John Friedman della UCLA
(University of California, Los Angeles) ed è noto
come modello centro-periferia.
• Secondo Friedman, l’economia mondiale può
essere suddivisa in una regione centrale
dinamica e a rapida crescita e una periferia a
crescita più lenta o stagnante.
• Il modello contempla 4 regioni principali.
MODELLO CENTRO-PERIFERIA
• Le regioni centrali (core) sono economie metropolitane
concentrate con un’elevata potenzialità di innovazione e
crescita.
• Le regioni transizionali a tendenza ascendente sono
aree periferiche la cui posizione è relativa alle aree
centrali o le cui risorse naturali ne determinano un
impegno intensificato.
• Le regioni di frontiera sono zone periferiche di nuovo
insediamento in cui il territorio vergine è occupato e reso
produttivo.
• Le regioni transizionali a tendenza discendente sono
aree periferiche di vecchi insediamenti consolidati,
caratterizzate da economie rurali stagnanti, bassa
produttività e scarse risorse primarie.
CURVA DI LORENZ
• La Curva di Lorenz è una rappresentazione grafica
della distribuzione di qualsiasi misura del
benessere (il reddito, ad esempio).
• Se è perfettamente lineare, la distribuzione è
perfetta. Quanto più la curva è arcuata, tanto più
disuguale è la distribuzione della misura del
benessere.
• La differenza tra una curva di Lorenz reale e una
curva di Lorenz rettilinea è detta sperequazione.
• La curva viene calcolata rappresentando graficamente
i valori cumulativi di una caratteristica di interesse in
funzione dei valori cumulativi di un riferimento, quale
una popolazione o un’area.
POLITICHE DI INTERVENTO
• Al fine di appianare le disuguaglianze
spaziali, sono state impiegate varie strategie di
intervento politico e di pianificazione regionale.
• Una prima strategia è rappresentata
dall’investimento nel settore pubblico al fine
di migliorare le infrastrutture fondamentali di
aree sottosviluppate.
• Gli obiettivi primari del miglioramento sono
generalmente i servizi di trasporto e la
generazione di energia.
• Gli investimenti di questo tipo vanno dalla
costruzione di intere nuove città alla
costruzione di nuove scuole.
SECONDA STRATEGIA
• Una seconda strategia di pianificazione
regionale si basa sulla possibilità di incentivare
le imprese del settore privato ad investire in
una determinata area sottosviluppata.
• Tali incentivi all’investimento possono essere
positivi (sovvenzioni, assegnazioni di fondi,
sgravi fiscali a favore di quelle industrie che
desiderano operare in aree svantaggiate)
oppure negativi (assoggettare le imprese che
operano in aree a rapida crescita ad una
imposizione fiscale più elevata o a restrizioni
giuridiche alla loro espansione).
TERZA STRATEGIA
• Una terza strategia è rappresentata dagli
incentivi agli individui ed alle famiglie a
rimanere in una regione o ad abbandonarla.
• La migrazione da un’area in declino può essere
ostacolata dall’incapacità dei potenziali migranti
di vendere la propria casa o le proprie terre.
• Anche in questo caso gli incentivi possono
essere positivi (un risarcimento agli agricoltori
che desiderano ingrandire la propria fattoria in
aree agricole in forte declino) o negativi
(ostacolare, con strumenti fiscali, la cessione
delle fattorie).
POLI DI CRESCITA
• Un’altra
strategia
di
intervento
è
rappresentata dal concetto di polo di crescita.
• Secondo l’economista regionale francese
Francis Perroux, un polo di crescita è
costituito da un gruppo di industrie in
espansione che sono spazialmente concentrate
e che innescano una reazione a catena di
espansione minore in tutto un hinterland.
• Tali industrie avranno maggiori possibilità di
realizzare economie di agglomerazione
sufficienti per ottenere un certo livello di
crescita capace di autogenerarsi.
RITIRATA STRATEGICA
• Una politica di polo di crescita inversa può
essere impiegata quando l’economia generale
di un’area sta subendo un declino strutturale di
lungo periodo.
• La politica di ritirata strategica (strategic
withdrawal) rientra tra le tipologie di
pianificazione regionale associate ad una
ritirata ordinata della popolazione e dei
servizi da un’area la cui industria principale è in
forte declino.
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P.Hagget 2004 Cap.15