Media e vita quotidiana I cultural studies britannici • I cultural studies hanno origine nel Center for Contemporary Cultural Studies, fondato a Birmingham nel 1964. Principali autori: • Raymond Williams (1921-1988) • Stuart Hall (1932-) Gli autori del Centro provengono da svariate discipline (inizialmente, soprattutto Storia e Letteratura inglese). Studiano la cultura come «a whole way of life». La cultura è intesa come una «forma di vita». Per Parsons la cultura era un insieme coerente di valori, credenze, simboli e norme che garantisce la coesione sociale e fa sì che le personalità dei singoli si adeguino alle necessità del sistema sociale complessivo. Per la scuola di Birmingham la cultura è un insieme di rappresentazioni e di pratiche che permea la vita di ogni giorno e rende conto del modo in cui gli individui danno senso alla propria realtà. Questo modo di intenderla squalifica da un lato la presunta superiorità di una cultura rispetto a un’altra, e dall’altro la distinzione fra cultura «alta» e «bassa». Una cultura non è mai un insieme perfettamente omogeneo: ospita al suo interno differenze, conflitti e negoziazioni. E’ dinamica. Non ha confini netti. Particolarmente rilevante è qui la lezione di Gramsci, specie in riferimento al suo concetto di «egemonia». • Caratterizza i cultural studies un’ampia varietà di oggetti di indagine: • letterature popolari • stili di vita • musica pop • consumi televisivi • … Caratterizzano i cultural studies britannici: • una forte interdisciplinarità • un marcato accento critico • il riconoscimento di diversi fattori di stratificazione sociale, fra cui genere ed etnicità • il riconoscimento del carattere attivo dei pubblici dei media Stuart Hall: il modello «encoding/decoding» I pubblici decodificano i messaggi dei media in modo: - egemonico - negoziato - oppositivo - (aberrante) Nelle ricerche sui media e la vita quotidiana contano seguenti variabili: - Età - Genere - Istruzione - Collocazione professionale - Appartenenza etnica - Collocazione geografica Le ricerche empiriche di questi autori non si rivolgono soltanto ai modi in cui i pubblici interpretano i messaggi, ma anche alle pratiche di consumo mediale (tempi e modi di fruizione dei prodotti mediali, collocazione dei supporti mediali nelle abitazioni, conversazioni in proposito…). • Fra le ricerche più note: • David Morley: Family Television (1986) • Tra i lavori più noti di Raymond Williams vi è Television and Cultural Form (1974). • Qui è presente fra l’altro il concetto di «privatizzazione mobile». • La «privatizzazione mobile» è un processo che attraversa tutto il Novecento e implica due tendenze simultanee: quella alla formazione di unità domestiche sempre più autosufficienti grazie allo sviluppo di consumi privati e ad una crescente attenzione all’intimità, e quella alla crescente mobilità e interconnessione degli individui grazie agli sviluppi dei mezzi di trasporto e di comunicazione. In Italia sono particolarmente rilevanti per lo studio dei rapporti fra media quotidiana le seguenti ricerche: • M. Livolsi (a cura), Il pubblico dei media (1992) • F. Casetti (a cura): L’ospite fisso. Televisione e mass media nelle famiglie italiane (1995) La ricerca di Livolsi è stata svolta mediante la somministrazione di un vasto questionario a un campione di 2.500 famiglie in Italia. Le domande riguardano simultaneamente il consumo di media diversi. Non si limitano a riguardare frequenze e durate, ma riguardano specificamente il «genere» dei prodotti effettivamente fruiti. Il medesimo «genere» può essere seguito da un soggetto attraverso media diversi. • Dalla ricerca emerge il concetto di «dieta multimediale». • Ed emerge una tipologia di consumatori. Agli estremi di questa tipologia vi sono da un lato i consumatori «videodipendenti» (tendenzialmente monomediali) e dall’altro gli appartenenti alla «cultura d’élite» (multimediali per eccellenza). • Fra questi due estremi, si individuano vari gruppi di consumatori plurimediali, la cui dieta è organizzata sulla base di alcuni interessi prevalenti. Mentre la ricerca di Livolsi è di tipo quantitativo, quella di Casetti è di tipo qualitativo. Si tratta di un’indagine di tipo «etnografico». I ricercatori risiedono per una settimana in 32 famiglie in quattro città italiane, partecipando alla vita famigliare, osservano i consumi mediali, conversano con i membri delle famiglie. Nella prospettiva di questa ricerca, i media costituiscono un insieme di «proposte» che le persone trasformano in «risorse» per la propria vita. La ricerca evidenzia : - la quotidianità del consumo mediale (specie televisivo) - il suo carattere mediato, negoziato e ritualizzato - la varietà di pratiche in cui tale consumo si dispiega. • I modi di interpretazione dei testi mediali variano in funzione dell’adesione o meno al «patto comunicativo» che il testo suggerisce. La ricerca di Casetti avvenne quando i computer facevano appena la prima comparsa nelle famiglie, e il telefono cellulare era ancora molto costoso e poco diffuso. Ma negli ultimi vent’anni nessuna etnografia della vita quotidiana potrebbe più fare a meno di considerare i «new media».