GIUSEPPINA PERI Vita speciale di una persona normale “Quod vitae sectabor iter?” Giuseppina Peri Vita speciale di una persona normale Sciara 8 marzo 1901 22 dicembre 1992 “Sol chi non lascia eredità d’affetti, poca gioia ha dell’urna” (U. Foscolo) Questo libretto non vuole essere una biografia né, in verità, redigerne una era l’intenzione che mi ha animato sin da quando ho iniziato a pensare alla possibilità di realizzarlo. Il mio unico scopo è quello di ricordare, a me stesso ed a quanti la conobbero e frequentarono, una persona cara. Purtroppo tutti sappiamo, e molti di noi ne hanno fatto esperienza, quanto sia vero l’antico detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. A volte, però, la lontananza non è dovuta ai casi della vita o agli impegni di lavoro che portano lontano ma, come in questo caso, all’ultima vicenda dell’esistenza umana che sottraendo una persona alla nostra frequenza tende a renderla meno presente sbiadendone pian piano la memoria. Ma se ciò è vero per i nostri sensi non necessariamente deve esserlo alla nostra mente. Infatti, chi di qualcosa ha fatto esperienza ne conserva il ricordo ed a maggior ragione può conservarlo se l’oggetto di tale ricordo non è qualcosa ma qualcuno, qualcuno che hai incontrato, che hai conosciuto, che ti ha sostenuto, con cui hai condiviso momenti belli e meno belli, che ti ha teso la mano in momenti difficili e su cui hai potuto contare. Ringrazio tutti coloro che hanno redatto i singoli contributi per la collaborazione prestata. Senza tale loro disponibilità non sarebbe stato possibile dare alle stampe questo libretto che nessun altra pretesa ha se non quella di testimoniare l’affetto, di tutti gli autori e credo di tutta la comunità sciarese, verso questa “persona normale che ha saputo rendere la sua vita speciale”. Ringrazio anche coloro che, sollecitati in tal senso, hanno deciso di declinare l’invito; sono certo che la nonna, ormai nella misericordia eterna, saprà comprendere. D.M. 5 I Basta il suo nome per ravvivare nel nostro cuore la sua figura di benefattrice del paese di Sciara. La sua opera sopratutto a favore della scuola e della Chiesa. Fu lei, col suo grande impegno e sacrificio, a dare inizio e incremento alla scuola elementare, materna e media. Amava e guidava i singoli ragazzi con materna bontà e li esortava a partecipare alla vita religiosa. In Chiesa si prodigava con tutta l’anima e custodì per alcuni anni suppellettili e indumenti sacri e un tosello donato dalla principessa Mercedes Notarbartolo. Perciò siamo lieti che esce questo libretto come segno del nostro ricordo affettuoso e riconoscente. Sac. Randazzo Francesco 7 Ricordo della Prima Comunione e dell’anno scolastico Cammarata, 26 maggio 1929 II Ricordare è come rivivere, se poi il ricordo è quello dei tempi passati, in cui l’amicizia e il rispetto erano ancora dei valori straordinari. Ripensare alla “cara e dolce” Signora Peri è un viaggio, nella mia memoria, ancor per me più caro perché, ancora oggi, a distanza di tanti anni, continua a essere una presenza assai significativa nei ricordi di un passato che mi vide essere prima sua discepola, poi sua collega e poi un’amica materna fedelissima. Chi era Giuseppina Peri, per tutti la maestra Peri? In una Sciara stretta dal bisogno, per certi versi povera, ma di una povertà dignitosa come sa esserlo, in una Sciara in cui taluni diritti, come quello allo studio, oggi patrimonio acquisito delle nuove generazioni, erano aspettative da rimuovere per tante famiglie, in una Sciara, purtroppo, senza certezze e senza guide sicure, la cara Maestra Peri sapeva regalare, a tutti, un sorriso, una parola, una guida, una risposta e… dove era necessario, anche e soprattutto, un sostegno. Era una persona umile come sanno esserlo in poche. Fu vicina al bisogno e al disagio di quanti la conobbero o ebbero la fortuna di frequentarla perché viveva prima che per se per gli altri; i loro bisogni erano i suoi bisogni, le loro speranze le sue speranze, le loro aspettative le sue aspettative. Quanti e quanti Sciaresi impararono a scrivere anche al di fuori di un’aula per la sua disponibilità e perché faceva proprio suo quel bisogno. A quanti, quella disponibilità, permise di accedere e completare gli studi fuori una Sciara incapace di assicurare quei traguardi ambiti e impossibili! Quanti Sciaresi, in tempi in cui assicurare il dovuto o, meglio, il necessario ai propri figli, per tanti, non sempre era possibile, trovarono in quella casa una risposta rassicurante e sempre con il sorriso sulle labbra. Quanti Sciaresi ai loro problemi, non sempre di natura economica, trovarono conforto! Il suo sguardo e la sua presenza erano capaci dirti tutto quello che avresti voluto sentirti dire. 9 Il suo sguardo era come è stato quello di chi vuole esserti amico e vicino. Una vita, “la sua”, da ricordare, eppure parte di Sciara l’ha proprio dimenticata; è questo silenzio che fa ancor più male perché loro si, avrebbero il dovere della memoria avendo tanto ricevuto. Quanta emozione! Quando, nel chiuso di quella casa di cura che la vide separare dalla sorella Rosina, stringendomi la mano mi disse: “Cara Maria Antonia, sii sempre vicina alla signorina Ciccina”. Oggi a dieci anni dalla sua dipartita ho voluto regalare queste righe tinte dai colori di una commozione che è vera e profonda come vera e profonda fu quell’amicizia. Grazie, Signora Peri, per gli insegnamenti che mi hai dato. Maria Antonia Serraino 10 III Chi non ricorda la maestra Peri? Insegnante brava, attiva, affettuosa con tutti. Ovunque vi era un bisogno di aiuto materiale o morale lei era sempre presente. La sua opera non si limitava all’insegnamento, ma era maestra di vita. Partecipava attivamente alla vita religiosa e politica come dirigente, sacrificando se stessa per il bene del prossimo. Si prodigò per aiutare intere famiglie a cambiar vita, ma non tutti apprezzarono la sua opera. E qualcuno oggi non la ricorda e non gliene riconosce merito. Francesca Muscarella 11 IV Durante le omelie i sacerdoti ci rendono noto che, per far parte della numerosa schiera di santi, non è necessario operare miracoli eclatanti ma vivere da veri cristiani la vita più o meno lunga, che Dio ci ha chiamato a trascorrere in questa terra. Vivere da cristiani significa “amare il prossimo come noi stessi ed essere capaci di perdonare le offese”. Tutto ciò ha fatto nella sua vita giornalmente la zia Pina, o, come comunemente era conosciuta, la signorina Peri, la maestra di buona parte dei bambini di Sciara dagli anni ’30 ai ’60. Conscia dell’importanza della cultura in una società, che diventava sempre più massificata ed industrializzata, ha voluto fortemente l’istituzione della Scuola Media Unica a Sciara ed ha lottato per averla, collaborata dalla Preside Prof.ssa Antonina Santino. Anche se anziana, amava i bambini, i ragazzi ed i giovani, cercava di aiutarli, comprenderli, ed era felice quando qualche sacerdote o frate o la suora in parrocchia coadiuvavano Padre Francesco Randazzo nella formazione spirituale dei parrocchiani. Si adoperava in tutti i modi a soccorrere i più disagiati. Per Natale o altre festività portava alle persone bisognose viveri, vestiario o parole di aiuto e conforto. Una volta venne a conoscenza che due bambine, appartenenti ad una famiglia indigente, non erano state battezzate perché i genitori non avevano il denaro per acquistare loro i vestitini ed il necessario per il battesimo. Lei non solo si interessò presso il parroco perché si stabilisse il giorno della cerimonia ma comprò gli abitini, le scarpette e tutto quanto serviva anche per la festicciola; quel giorno fu uno dei più felici della sua vita. Non era capace di odiare e perdonava le offese ricevute anche quelle più aspre e che la avevano maggiormente 13 addolorata. Infatti un giorno non esitò a soccorrere una persona, che stava in quel momento male, anche se per tanto tempo le aveva causato dispiaceri, dolori e guai in famiglia. La ricordo spesso sofferente per problemi di salute che la affliggevano, ma non per questo si tirava mai indietro. Pronta a sostenere chiunque con consigli, interessamento per disbrigo pratiche, raccomandazioni che implicavano da parte sua anche impegni economici. Tante famiglie disagiate sono state aiutate da lei a ricoverare i propri figli in istituti. Molti bambini sono stati seguiti a casa con ripetizioni particolari perché bisognosi sia d’affetto che d’aiuto didattico. Ne ricordo in particolare uno, oggi studente universitario. Diversi lavoratori, ex suoi alunni, riuscirono a conseguire il diploma di quinta elementare, indispensabile per mantenere un posto di lavoro, grazie alla preparazione da lei impartita nelle lunghe serate invernali. Questi sono solo dei piccoli esempi che mi affiorano ricordando la figura della maestra Peri, che, per diversi anni, è stata per Sciara una pietra miliare. Franca Pisello 14 V Io ho vissuto quasi quotidianamente accanto alla zia Pina (così l’ho sempre chiamata) per molti anni. Non è stata la mia maestra ma è stata sempre un punto di riferimento perché lei non smetteva mai di essere insegnante anche fuori dalla scuola. A lei piaceva il confronto con i giovani e quello che sempre metteva in evidenza era l’importanza di studiare, di conoscere. Raccontava spesso dei suoi primi anni d’insegnamento in scuole sperdute di campagna, con i disagi che ciò comportava per raggiungerle, con le classi molto numerose; ma lo faceva non per lamentarsi ma con la soddisfazione di aver potuto dare a quei bambini l’opportunità di imparare. Era bello ascoltarla perché tutto quello che diceva era per me lezione di vita: il suo non arrendersi di fronte alle difficoltà; la sua tenacia a raggiungere gli obiettivi che si era prefissa; la sua dedizione verso la scuola e gli alunni; la sua speranza nei giovani. Conoscere la zia Pina è stato per me importante ma mi auguro che la sua lunga e intensa vita sia conosciuta dalle nuove generazioni perché è anche grazie a lei che i ragazzi di Sciara di ieri, di oggi hanno avuto, hanno e avranno un’opportunità in più. Maria Muscarella 15 Sciara - Davanti alla chiesa VI Mi capita di sovente di ripensare a lei con nostalgia, credo in realtà di non essere la sola a Sciara, la ricordo come un faro, o forse ancor di più come una stella la cui luce infrangeva inevitabilmente chi le stava accanto. Non ho dimenticato neanche il suo grande cuore, un cuore che oserei definire “DI MADRE”, perché capace di leggere i bisogni di chiunque, meraviglioso dono per una perla come lei pronta sempre ad intervenire tempestivamente laddove era necessario risolvere un problema. Per me maestra, poi, quando cominciai a muovere, ancora inesperta e spesso impaurita, i primi passi nel mondo della scuola, fu guida illuminata, senza la quale probabilmente non avrei mai colmato certe inevitabili lacune dettate dall’immaturità nel campo. Ho ammirato la sua capacità di educare con l’esempio tangibile di una vita dinamica e a tratti austera, la sua sensibilità nel muoversi con discrezione in ogni direzione, la sua generosità nel fare carità e il suo altruismo nell’alleviare le sofferenze materiali di tanta povera gente. Con lei ho la sensazione che si sia chiusa un’epoca a Sciara. Diverse generazioni di scolari hanno avuto in lei un punto di riferimento, una guida sicura, fatta di rigore a volte, si, ma anche di buon senso e amorevole esperienza. Sono convinta che siano proprio le figure che sembrano fisicamente così esili che poi riescono a stagliarsi nel firmamento. Non asserisco con ciò che la maestra Peri ha fatto la storia della Nazione, il nostro è un paese di poche migliaia d’anime, ma non è detto, comunque, che sia per questo meno importante; con lei, infatti, se n’è andato sicuramente un pezzetto fondamentale della nostra piccola storia. Oggi, in un’epoca in cui le regole sembrano sempre un orpello di cui fare volentieri a meno, la sua rettitudine resterà un esempio concreto per tutti, soprattutto per quanti hanno avuto la fortuna di conoscerla. 17 Quanti bambini ha accolto nel loro primo giorno di scuola, che per molti ha significato l’inizio di una nuova vita. E’ stata per tutti loro una giusta dispensatrice di lodi; quanti pianti ha consolato e quante lacrime ha asciugato! L’obbedienza, il rispetto, l’educazione, parole che hanno sempre echeggiato nel suo modo d’insegnare. Fu così grande, volitiva e tenace da riuscire a creare dal nulla la Scuola Media, mobilitandosi con i pochi e irrisori mezzi di cui disponeva e coinvolgendo quanti potevano aiutarla nella realizzazione del progetto che aveva in mente. Fu per anni fiduciaria nella Scuola Elementare e in quel periodo si prodigò ad aiutare gli insegnanti come più poteva, senza comunque mai, e per nessuna ragione, perdere di vista il bene dei bambini di cui voleva si coltivassero le doti della mente e del cuore. Vi riusciva lei in prima persona in quanto educatrice impareggiabile e donna di cultura attenta ad ogni cambiamento nel campo della scuola, capace altresì di farsi interprete delle novità senza nulla tralasciare delle esperienze educative di cui lei stessa si faceva testimone e portatrice. Era infaticabile! Ricordo come seppe spendere i suoi lunghi giorni in continua operosità, senza mai perdere di vista il bene dell’uomo, immagine di Dio, l’uomo che considerava fratello da amare ad ogni costo, da aiutare nel bisogno, da consolare nel dolore. So di certo che il suo ricordo non si spegnerà mai nella mia mente e sento che questa testimonianza in sua memoria possa far sì che quanti la leggeranno possano capire perché non è possibile dimenticare questa grande donna. Voglio ora concludere salutandola come si fa con i grandi, con qualche verso che ho rubato ai poeti dei suoi tempi di scuola: “S’allontanano da noi le nostre madri, s’allontanano in silenzio, in punta di piedi. E noi dormiamo tranquilli, sazi di cibo, immemori di quest’ora terribile. 18 S’allontanano da noi le nostre madri, a poco a poco, ma a noi sembra che avvenga d’un tratto. S’allontanano piano, in modo strano, a piccoli passi, su pei gradini del tempo. (…) Si fanno lontane, sempre più lontane. Verso di loro tendiamo le braccia come dopo un lungo letargo, ma le mani d’un tratto urtano nell’aria, un muro di vetro s’è levato! Siamo arrivati tardi. E’ suonata la terribile ora. Con lacrime segrete guardiamo come, in silenziose severe colonne, s’allontanano da noi le nostre madri”. Così si è allontanata pure lei da noi, da coloro che le hanno voluto bene; lo ha fatto proprio in punta di piedi, con la discrezione che ha contrassegnato la sua intera vita, quasi volesse non disturbare neanche in quest’ultima occasione. Se n’è andata accanto al focolare, di cui le madri sono gli angeli in ogni casa. Adesso il buon Dio le avrà già assegnato una classe da accudire, magari di bambini che hanno lasciato troppo presto la vita, e non hanno avuto modo di imparare come va il mondo. Cara maestra Peri, affido a queste parole il tuo ricordo e l’ultimo affettuoso saluto. Nina Di Maria 19 VII A dieci anni dalla morte di “mamma Giuseppina”, la speciale occasione di pubblici festeggiamenti e questo libretto a Lei dedicato, che raccoglie i ricordi di diverse persone amiche che l’hanno ben conosciuta, offre anche a noi di famiglia, l’opportunità di mettere per iscritto qualche breve pensiero che possa ricordarLa con affetto e rimpianto. Per noi e per i nostri figli fu una presenza importante, i suoi consigli contavano e i suoi racconti di vita erano ascoltati sempre con interesse. Essi sono rimasti dentro il nostro cuore, insieme ad una grande ammirazione per questa piccola, grande donna sempre attiva, accogliente, disponibile, paziente e caritatevole con tutti. Ciascuno di questi aggettivi meriterebbe più di una esemplificazione, perché sono tanti i ricordi che si affollano alla mente. Siamo certi comunque che quanti l’hanno conosciuta bene sapranno ricordarne altrettanti, anche se sono passati tanti anni. Ella fu pronta sempre a prendere iniziative in ogni occasione della vita sociale e religiosa di Sciara: la nuova scuola media, la Chiesa nuova, la cappellina-grotta dedicata alla Madonna di Lourdes, le raccolte per le missioni dei PP. Cappuccini, i bisogni delle famiglie numerose ecc. ecc.. Fu pronta spesso a prevenire e soddisfare i bisogni di cui veniva a conoscenza, attivandosi in ogni modo e trascinando spesso con l’esempio e l’entusiasmo quanti le stavano vicino. In ciò sacrificando spesso tempo e riposo, a Lei pur tanto necessario! La famiglia, sia quella d’origine che quella acquisita, La videro sempre attenta alle esigenze di ciascuno con pazienza e sollecitudine, a volte fino al limite delle sue povere forze. Spesso infatti i suoi tanti problemi di salute la costringevano a più o meno lunghi periodi di ricoveri o di degenza a 21 letto, durante i quali sempre continuava ad interessarsi a quanto accadeva in paese e a pregare! In queste occasioni e più avanti, durante gli ultimi due anni di vita, quando soprattutto la malattia della sorella Rosina la costrinse ad allontanarsi da Sciara, le furono di grande sollievo le visite delle persone care che l’andavano a trovare e che tenendole compagnia, la tenevano legata alla vita. Ricordava spesso la scuola che per tanti anni fu tutto, perché l’insegnamento intese come «servizio» nel senso più nobile del termine, sempre attenta ed attiva come fiduciaria della scuola elementare e vera Educatrice di varie generazioni di sciaresi. Quanti ex-alunni ricordiamo di avere conosciuto quando venivano a salutarla a casa d’estate, durante le loro ferie, provenienti dal nord Italia, dalla Germania o dagli U.S.A.! Per Lei quelli erano i momenti di vera gioia, era uno scambiarsi notizie dei familiari e di compaesani, era un interesse vero che Lei manifestava per le persone lontane e per i loro problemi… E i ricordi le si affollavano alla mente e con essi i volti, spesso i nomi di classi intere e tanti episodi da rivivere! E gli occhi le si accendevano, specchio della freschezza e giovinezza del cuore. Durante l’ultimo anno di insegnamento, il lontano 1966, si preparò psicologicamente al distacco dall’insegnamento e perciò dalla scuola, così ci disse, perché bisogna accettare con serenità, quello che fa parte della vita ed è ineluttabile. Per non soffrire troppo, dopo…Lei che troppi dolori e separazioni conosceva bene! Diciamo comunque, insegnamento “attivo” perché col passare degli anni, continuò ad interessarsi dei giovani e della scuola in ogni modo, e della società in generale. Lei che aveva orrore del consumismo, orrore per lo spreco e per il culto del superfluo, perché diceva, si riflettono nel consumismo dei rapporti interpersonali, Lei che fu guidata dal 22 comandamento dell’Amore verso Dio e perciò verso i fratelli, possa oggi essere di esempio per tutti noi e per le giovani generazioni di questo nuovo tormentato millennio. Tina e Pietro Mangiafridda 23 Sciara - 1956 VIII Mi è stato chiesto di parlare della Signora Giuseppina Peri. Sono felice di farlo, ma non certo sicuro di riuscire a parlare adeguatamente di una figura come quella della Signora Peri. Una figura di donna che poche se ne incontrano. Lo dico e lo affermo perché mi consta e, così come a me, a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla, praticarla e, soprattutto, averla come insegnante e come “maestra”. A volte nei contatti con la gente, appartenente a qualsiasi estrazione sociale, poteva apparire burbera e a volte, poteva sembrare anche rude, molto severa, ma era proprio in quell’atteggiamento che lei esprimeva la sua volontà di voler bene al prossimo e far del bene alla gente soprattutto a chi ne aveva bisogno. La sua magnanimità, il suo altruismo, la sua volontà di operare nel bene, anche là dove nessuno glielo chiedeva, sono proverbiali. Non si possono raccontare episodi che avevano il solo scopo di far del bene ed aiutare chi aveva bisogno, perché questi episodi erano coperti da molta riservatezza. Il bene, per lei, era il fine a cui si doveva arrivare a qualunque costo. Donna sapiente, dolce, magnanima e nobile della cui figura tutti gli sciaresi non dovrebbero scordarsi. Era anche una persona di spirito. A questo proposito desidero raccontare un aneddoto: nella qualità di rappresentante della deputazione della Madonna Assunta, tutti gli anni, a fine luglio, venivo invitato dal Parroco a preparare il simulacro della Madonna per esporlo in chiesa durante la quindicina. In quell’occasione la Madonna veniva vestita con degli abiti molto pregiati a cominciare dal manto ai sandali. Ebbene, la Signora Peri teneva in casa sua, ben custoditi in una grande valigia, questi abiti. Così, ad un’ora stabilita del pomeriggio del 31 luglio, mi recavo in casa sua per prelevarla e portarla in chiesa dove attendevano altre donne che 25 l’avrebbero aiutata. Appena arrivavo a casa sua si faceva in su la porta con la valigia in mano, me la porgeva perché io la sistemassi in macchina. In quell’istante, i vicini, che avevano assistito alla scena, chiedevano: “Partite?”. E lei, sorridente ed in maniera molto divertita, rispondeva: ”Si, partiamo! Gianni mi porta in crociera!” Altro non posso dire. Altro non posso dire perché non mi sento le capacità di parlare di questa alta e nobile figura di donna che, come dicevo prima, tutti gli sciaresi dovremmo ricordare come madre oltre che come “maestra”. Gianni Azzara 26 IX Giuseppina Peri, oltre a essere una brava insegnante, era un punto di riferimento per tutti: per la sua famiglia, per noi insegnanti, per gli alunni e per le persone di tutto il paese. Aveva due sorelle e tre fratelli, di cui uno insegnante, che ancora giovane morì tragicamente in mare mentre faceva il bagno. Vivevano tutti assieme e Lei rimase l’unico riferimento per loro, a cui dedicò la sua esistenza. Non più giovanissima sposò Domenico Mangiafridda, suo vicino di casa vedovo, e da allora si dedicò anche a Lui e alla sua famiglia. Quando la scuola media divenne scuola dell’obbligo, Lei fece di tutto perché sorgesse anche a Sciara. Si interessò a reperire i locali e Le furono concesse alcune stanze attigue alla Chiesa, riuscì a racimolare banchi, lavagne, tavoli usati, fece portare dagli alunni le sedie da casa e così nacque la Scuola Media. Ma c’era bisogno anche di una bidella. Allora pensò a una signora vedova che aveva bisogno di lavorare e nei primi tempi la pagava Lei. Quando noi insegnanti avevamo bisogno di qualche consiglio ci rivolgevamo a Lei che era ben lieta di darlo. Era disponibile anche con gli alunni che andavano a trovarla quando dovevano fare ricerche sul nostro paese. Per venire incontro ai paesani, in giorni stabiliti faceva venire a casa del marito, dove Lei andò ad abitare, un notaio da Termini Imerese per agevolare la stipulazione di contratti. Si interessava a diffondere il giornale “Famiglia Cristiana”. Raccoglieva i soldi, faceva l’abbonamento collettivo e ogni settimana veniva a casa a portarci il giornale. Questa era l’occasione per vederci e stare un po’ insieme. Con la sua morte venne a mancare a tutti l’insegnante, l’amica, la sorella. Io la ricordo sempre e ogni giorno quando recito il Santo Rosario invoco per Lei l’eterno riposo come per i miei genitori. 27 Gibilmanna - 1963 Con il marito ed i nipoti Teresa e Giovanni E con grande piacere ho appreso che la scuola materna porterà il suo nome che resterà così sempre vivo in noi. In verità sarebbe stato più logico che il suo nome venisse dato alla scuola media, sua creatura. Nicasia Militello 29 Sciara - 1973 Con la nipotina Laura ed Enza Maria X Era diversa, sicuramente una persona speciale. Lo capii un giorno, anche se ero piccola, lo capii da come mio padre la salutava mentre si fermava a lasciare la posta nella sua casetta, di Via D’Asaro che, a vederla da fuori sembrava piccola e poi invece… era grande… proprio come lei: una vecchina un po’ ricurva coi capelli raccolti, due profonde rughe sul viso e uno sguardo serio e sereno. La casa della Maestra Peri, non era mai piccola anche quando nel mese di Maggio si riempiva di persone per il rosario pomeridiano. Mia nonna Giuseppina mi portava spesso per educarmi al rosario, ma me lo faceva apparire come un premio; era importante: lo capivo perfino da come si sistemava la retina sui capelli dilungandosi allo specchio più del solito. La signora Peri era diversa già per come la si chiamava. Nessuno la chiamava “Za”, come si chiamavano le vicine di casa una volta, tutte zie senza essere parenti, tutte tranne lei che era appunto a “Maistra” Peri. Credo che la sua vita possa essere definita in due parole: essere e dare. Quando l’ho conosciuta io, era già di tutti: della strada dove era “Patriarca incontrastata”; della scuola a cui dedicò la sua vita; della chiesa; ma soprattutto era della gente a cui non negò mai un aiuto e a cui diede la incomparabile ricchezza del saper leggere e scrivere. La Maestra Peri era di tutti e quindi anche mia. Non è un caso infatti che soltanto da grandicella ho capito che quella donna fosse la nonna di Laura la mia amica. Una nonna come tutte le altre nonne delle mie amiche. Tanti sono i docenti che ho avuto e continuo ad avere nel corso dei miei studi, alcuni pure di prestigio, ma fu lei ad insegnarmi casualmente a gestire la difficoltà di impostare una relazione scritta. Ero lì un giorno che Mimmo suo nipote, doveva svolgere una ricerca scolastica sull’acqua. L’argomento era talmente semplice e naturale che forse Mimmo aveva difficol- 31 tà a cominciare la sua relazione. Lei allora prese una bottiglia, versò dell’acqua in un bicchiere e disse: “Le cose semplici sono a volte difficili da spiegare ecco vedi, l’acqua è incolore, inodore, insapore”. Mi colpì come in tre parole aveva detto tutto, aveva saputo sintetizzare con straordinaria aderenza alla realtà, l’acqua. Confesso che ogni volta che scrivo qualcosa, ricordo sempre di iniziare in modo sintetico e descrittivo. Tutti sappiamo che non ebbe figli suoi, ma chi può non riconoscerle un senso materno grande, profondo tanto da essere dilatato alla comunità intera? Chi può non riconoscerle le indiscusse capacità intellettive ed umane? La sua storia testimonia in quante situazioni diverse ella diventò punto di riferimento a Sciara. Quello che poteva essere il suo punto debole, ovvero l’essere donna, in un contesto storico e sociale difficile, diventò il suo punto di forza: all’ossequio per la sua persona, si accompagnò infatti il rispetto per la donna che lei seppe essere. E’ sincero il mio ringraziamento a Mimmo, che ha voluto con questo libro invitarmi a fermare la mia frenetica quotidianità e darmi l’occasione di ricordare una figura da cui tuttora traggo insegnamento. Sono ben felice di poter testimoniare la mia ammirazione e la mia stima, proponendo come Assessore alla P.I. di intitolare un plesso della scuola di Sciara che lei amò tanto, a Suo Nome affinché i bambini e i giovani possano sapere che in un paese dove sembra non succeda mai niente, i fatti straordinari durano un’intera vita come la vita della signora Peri. Irene Marcellino 32 XI Sono stato più fortunato di altri perché l’ho conosciuta bene. Sin da piccolo, infatti, sono stato affidato alle sue cure frequentemente e questo mi ha portato ad avere da lei la tenerezza che ogni nipote ha dalla propria nonna, ma anche la speciale tenerezza materna di una donna-nonna che non ha vissuto la maternità. Sono tanti i ricordi che affiorano alla mente e proprio in quest’ordine ne parlerò, con semplicità. Ogni anno, nel mese di giugno alla conclusione dell’anno scolastico, si ripeteva per me con regolarità un evento che desideravo da mesi. Infatti all’indomani della chiusura della scuola, su mia pressante richiesta, venivo consegnato alla zio Fifo ed al termine di quei quindici chilometri in autobus, appena arrivati in piazza, trovavo ad attendermi lei. Mi abbracciava forte e poi per mano mi portava a casa facendomi, però, salutare lungo il breve tragitto i vicini. Quasi tutti i fine settimana andavo a trovarla ma quel momento era speciale perché per quasi un mese, dato che i miei genitori sarebbero venuti a Sciara solo nel mese di luglio, lei sola avrebbe avuto cura di me. Mi chiedeva notizie di tutto ed insieme andavamo a preparare, accanto al suo, il letto per me in quella stessa stanza dove, dopo aver spento la luce, si recitava la preghiera della sera. Anche in vacanza, però, si imparava. Ogni giorno si leggeva il capitolo di un libro e così, a cinque anni, insieme a lei ho incontrato Pinocchio e un po’ dopo la “piccola vedetta lombarda” e gli altri personaggi della letteratura per ragazzi; con lei ho allevato i bachi da seta che nutrivo con le foglie raccolte dal grande gelso bianco alla stazione ferroviaria; con lei ho imparato che “nella vita bisogna sciogliere tutti i nodi” (cosa che, oltre ad essere una chiara metafora, faceva regolarmente e con infinita pazienza quan- 33 Termini Imerese - 1974 Con Mimmo nel giorno della Prima Comunione do trovava un laccio o un gomitolo ingarbugliato) e ancora che “chi non soffre, non suda e non si estolle per le vie del piacere non perviene”. In tutto quel periodo preparava, e solo per me dato che lei non poteva mangiarne per motivi di salute, esclusivamente pietanze che sapeva essermi gradite anche se da lì a poco sarebbero arrivate, preparate dalla mamma, le tanto detestate zucchine. Certamente il momento più atteso era quello in cui lei raccontava, non fiabe ma su mia richiesta (dai nonna....racconta), fatti della sua vita. Racconti della sua prima infanzia e della sua famiglia di origine come, ad esempio, quando descriveva la gioia provata da piccola aprendo il pacco che conteneva un vestitino ordinato per catalogo o di quella volta che il suo papà da giovanotto, suonatore di clarinetto nella banda militare durante la leva, aveva assistito ad un’opera alla Scala di Milano o ancora di quando dodicenne a Termini, dove abitò per qualche anno, si alzava la mattina presto per impastare il pane che poi portava al forno e dopo avere accompagnato il fratellino all’elementare si recava anche lei a scuola. Di questo fratello aveva un ricordo fortissimo e straziante che la portava alle lacrime ogni volta che ne parlava; orgoglio e vanto di tutta la famiglia, giovane maestro abilitato anche alla professione di segretario comunale, era morto per disgrazia mentre si trovava al mare con gli amici. E ancora racconti della scuola magistrale, frequentata a Palermo presso il Collegio San Giuseppe, delle sue compagne, degli esami di abilitazione superati con una lezione pratica sui pulcini e le galline, delle esperienze fatte quando sul finire degli anni venti fu inviata dal provveditorato agli studi ad istituire la scuola a Cammarata. Partiva da casa e veniva accompagnata a dorso di mulo fino alla stazione di Sciara, da lì con il treno raggiungeva la stazione di Cammarata dove l’attendeva il genitore di qualche alunno che nuovamente a dorso di mulo la portava in quello stabi- 35 le dove era a pian terreno l’ammasso del grano ed al primo piano, oltre ad un’aula dove i bambini senza distinzione di classe frequentavano le elementari, la stanza dove lei viveva. Una mattina, però, i ragazzi non arrivavano. Dopo una buona mezz’ora sentendo trambusto, si affacciò al balcone e li vide lì davanti e il più grande reggeva alto in mano un pastrano. Chiese loro il perché di tale ritardo e di tutto quel baccano e lo stesso che reggeva il pastrano, sollevandone i lembi, rese visibili tenuti per la coda un certo numero di topolini che avevano sorpreso a mangiare il grano dell’ammasso e quindi catturato e che le disse “signurì, iucavanu a briscola”. Ogni volta che ricordava questo episodio gioiva e, alcune volte in momenti per lei un po’ tristi, le ho chiesto di raccontarlo al fine di rallegrarla. Mi diceva anche di tante altre esperienze fatte e relative all’attività svolta nell’ambito della scuola, di cui fu per tanti anni fiduciaria, della parrocchia, dell’azione cattolica, del comune di cui fu consigliere. Raccontava di un’imponente saggio ginnico e della sfilata ai Fori Imperiali a Roma alla quale aveva preso parte anche una rappresentanza del Comune di Sciara, dell’arrivo degli americani che convocarono anche lei, oltre al podestà e a qualche altro notabile del paese, per avere consegnate le chiavi della cassa rurale. Mi parlava, poi, di affetti e fatti di vita quotidiana, di mio nonno che ricordo appena essendo io ancora piccolo quando morì, delle sue amiche più affezionate (sento di ricordarne una tra tutte: la Sig.ra Giuseppina Guccione) e di tanti episodi che l’avevano vista presente e disponibile verso tante persone sfollate ai tempi della guerra, verso tante sue giovani colleghe che si erano trovate ad insegnare a Sciara, ma soprattutto verso tanti paesani. Ricordo la stima e la fiducia con la quale molti venivano a trovarla, a confidarle i loro affanni ed a chiederle consiglio e ricordo come sempre lei cercava il modo per risolvere un problema, superare una difficoltà cercando il modo giusto, la via giusta , la persona giusta in puro spirito di servizio. Ricordo 36 anche la deferenza con cui a lei, che era così piccola, si accostavano omoni grandi e grossi che erano stati suoi alunni sui banchi di scuola o a casa dove spesso, insieme a me, facevano i compiti padri di famiglia che preparava per sostenere esami da privatisti. Anche nella nostra famiglia, come accade quando vi sono adolescenti, si verificava qualche contrasto. Lei, dopo aver fatto sfogare la baruffa, interveniva consigliando tutti e spesso difendeva noi ragazzi dicendo a mio padre: “devi avere pazienza ma… tu sei antico!” e iniziando lei per prima a ridere riportava il buonumore. Ricordo, infine, le sue sofferenze fisiche e non come, ad esempio, quella causata dalla lontananza dal paese alla quale fu costretta a causa della malattia di una sorella che voleva a tutti i costi confortare con la sua presenza. Ti penso spesso nonna e so anche che tanti altri lo fanno. Credo di avere capito perchè. Eri, come tutti noi, una persona normale ma mettendoti, con sincerità e disinteresse, al servizio della tua comunità, hai reso la tua vita speciale. Mimmo Mangiafridda 37 Sciara - 1988 Con parenti e vicini in Via Farmacista XII RICORDI LONTANI DI TEMPI LONTANI “Quando l’animo è triste e troppo solo e il cuor non basta a farle compagnia si tornerebbe volentieri in via si tornerebbe volentieri a scuola” (M. Moretti) La scuola luogo di aggregazione, di affetto e di conoscenza per crescere. Crescono gli alunni, crescono gli insegnanti. E gli alunni, diventati uomini, nei momenti di angoscia ritornano al ricordo della scuola per rasserenarsi. Gli insegnanti, che anno dopo anno hanno visto i loro alunni lasciarli, ritornano con il pensiero all’opera quotidiana di insegnanti, perchè il quotidiano presente è ricco, ma il quotidiano di tempi lontani diventa brillante per il logorio del tempo passato e acquista i colori dello smeraldo - colore della speranza e del rubino - colore della passione. La passione per la scuola si deve vivere per comprenderla, per dare consigli, per abbagliare con la sapienza dell’età. “Apud Lacedaemonios senes plurimi habebantur” presso gli Spartani i vecchi erano in massima considerazione, ma presso le comunità montane siciliane i vecchi con il viso, in cui le rughe ridono, i capelli si colorano di bianco, sono stati un giorno esempio di saggezza autentica: saggezza che si colora di vita vissuta; i loro occhi sono sereni, perché hanno visto per anni visi giovani e vedono lontano, perché il presente si colora del tempo passato e guarda in avanti. Ecco, la “Signorina” Peri per Sciara è stata luce brillante, smeraldo di speranza e rubino di passione. Chi scrive ha conosciuto la “Signorina” in tempi molto lontani, quando l’ha incontrata per la prima volta nei locali della scuola materna Lei con saggezza l’ha salutata dicendole parole buone che conservo nel profondo del cuore, per raccomandare tutti gli alunni della scuola di Sciara. 39 Per tutto il tempo che ha diretto la scuola media di Sciara la Signorina Peri è stata sempre presente, in prima fila: coraggiosa, sorridente, sobriamente vestita, con i capelli un po’ ondulati, un po’ bianchi, che incorniciavano un viso di DONNA, che aveva donato e che donava sempre con amore a scuola, agli alunni, alla famiglia, al paese. Ella, oggi otto marzo 2003, è vicina perché Donna, perché ha vissuto a lungo il secolo del novecento con forza: ha insegnato in tempi, in cui le donne stavano a casa, ha vissuto le guerre e la fame, per cui era capace di dare: dare conoscenza delle cose; dare la fede in Dio e nella vita; dare la speranza che si spegne con la morte; dare soprattutto amore. Amore per la vita, che è fatta di incontri: Ella conosceva l’arte dell’incontro e l’ha insegnato ai giovani, che dovevano andare a scuola, ma è stato esempio di Donna Rara, perché contro ogni pregiudizio ha insegnato alle giovanidonne lo studio come mezzo per affrontare la vita. Ella nel suo banco di lavoro a Sciara ha educato generazioni che oggi la ricordano. La ricordo bene io, che l’ho conosciuta per un periodo quando mi veniva a trovare per dirmi “parole dolci, parole buone, parole fresche”, che ha accolto la mia Mamma con grande cordialità durante qualche festa scolastica di Natale o Pasqua, sempre presente assieme alla scuola. La ricordo all’inaugurazione della nuova chiesa presente il Cardinale, le autorità e gli artisti, presente in chiesa nel giorno in cui è stato celebrato l’ultimo addio al bambino Angelo Selvaggio, alunno della scuola media, presente il popolo, la legge, la scuola, la chiesa con Padre Randazzo e Monsignor Gristina, oggi Arcivescovo di Catania. E’ stata vicina nel momento in cui cambiava la scuola e vi erano gli organi collegiali. Ella fu presente e sorridente con il sorriso ancestrale dei campi, che si rinnovano ogni anno, quando Sciara ebbe le 40 classi miste e le madri non mandarono le figlie a scuola. Ma la scuola cambiò ed Ella fu vicina ad ogni cambiamento di legge e di usanze. Ella attraversò il secolo essendo DONNA nel senso completo della parola di stampo sallustiano come “MULIER VIRILIS AUDACIAE”, con il silenzio delle donne siciliane, con il fare incessante delle siciliane di antico stampo e con l’essere DONNA-MADRE-MAESTRA di alunni, di scuola, di vita, che guarda a questo secolo e con il viso reso bello dalle rughe dice ai suoi alunni, alla scuola, al paese e a me “CORAGGIO”. Nina Santino 41 Sciara - Via D’Asaro XIII GRAZIE, CARISSIMA SIGNORA PERI Molto volentieri accolgo l’invito a partecipare al gesto di affettuoso ricordo che Sciara organizza nei riguardi di una persona cara e benemerita, la Signora Peri. La chiamavamo così e non c’era bisogno di aggiungere “Giuseppina” o la Maestra: ciò significava che era ben conosciuta, e per vari motivi. Infatti, tanti a Sciara l’hanno avuta come insegnante alle Elementari e tante altre persone hanno beneficiato di un suo intervento per la soluzione di qualche problema. Difficilmente nel nostro Paese si trova qualcuno (a partire evidentemente da una certa età) che non l’abbia conosciuta o non la ricordi con gratitudine. Io la ricordo come maestra di vita, maestra con uno stile personale ed esigente, ma efficace. A prova di ciò, tra i tanti episodi che conservo nella memoria, cito il seguente perché la sua parola mi fu di insegnamento per la vita. Ero con la Signora Peri e passò una persona avanzata in età. Non conoscendola, le chiesi: Chi è quella vecchia? E lei mi rispose: devi usare il termine “vecchia” per le cose; per quella persona devi dire “anziana”. Ancora oggi mi è più facile dire “persona anziana” che “una vecchia”. A quell’episodio, successivamente, ho potuto agganciare tante riflessioni filosofiche e teologiche circa il valore della persona, ma il punto di partenza fu l’osservazione della Signora Peri… La ricordo con grande affetto e gratitudine per come mi ha seguito negli anni di Seminario. Quando mi trovavo a Sciara per le vacanze, l’andavo a trovare spesso per dirle della mia vita in seminario. I Superiori sottolineavano spesso il nostro dovere di pregare per i benefattori del Seminario in genere e per quelli che ci seguivano personalmente. Mi è gradito testimoniare che spesso ricordavo la Signora Peri anche per questi due motivi… 43 Divenuto Sacerdote nel 1970 ero sicuro di essere quotidianamente accompagnato dalla sua preghiera e non mi faceva mancare i suoi saggi consigli per lo svolgimento del compito affidatomi. Fu per Lei motivo di grande gioia e di giusto vanto la nomina a Vescovo Ausiliare che ricevetti nel luglio del 1992. So quanto dispiacere le procurò l’impossibilità di essere presente in Cattedrale per l’ordinazione episcopale. Ci sperava tanto, e mi disse che volentieri offriva al Signore il sacrificio dell’assenza causata dalle sue condizioni di salute. Non potrò dimenticare l’incontro a Sciara, la commozione sua e mia, e quelle parole sapienti e materne che mi disse in privato. Negli anni successivi alla sua morte tante cose sono cambiate nella vita della nostra comunità sciarese come nella nostra personale esistenza. Sono sicuro che avrebbe continuato a seguire sempre con attenzione le nostre vicende non facendoci mancare il suo consiglio. Quando lo scorso 6 agosto iniziavo il ministero come Arcivescovo di Catania, ho parlato dei miei genitori e delle persone tramite le quali il Signore mi ha aiutato a crescere. Tra queste annovero la cara Signora Peri e sono sicuro che in cielo lei, papà e mamma si ritroveranno a seguirmi, certamente meravigliati di quello che Dio ha disposto per me, ma soprattutto uniti, come lo erano in vita, nel pregare il Signore perché svolga bene il mio servizio nella Chiesa e particolarmente in questa di Catania. Grazie con tutto il cuore, carissima ed indimenticabile Signora Peri. ✠ SALVATORE GRISTINA Arcivescovo di Catania 44 INDICE Prefazione del curatore I. Sac. Francesco Randazzo . . . . . . . . . . . . . . 7 II. Maria Antonia Serraino . . . . . . . . . . . . . . 9 III. Francesca Muscarella . . . . . . . . . . . . . . . 11 IV. Franca Pisello . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 V. Maria Muscarella . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 VI. Nina Di Maria . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 VII. Tina e Pietro Mangiafridda . . . . . . . . . . . . 21 VIII. Gianni Azzara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 IX. Nicasia Militello . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 X. Irene Marcellino . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 XI. Mimmo Mangiafridda . . . . . . . . . . . . . . . 33 . . . . . . . . . . . . . . . 39 XIII. Mons. Salvatore Gristina. . . . . . . . . . . . . . 43 XII. Nina Santino . . . . . 45 Sciara, 8 marzo 2003