Consiglio Superiore della Magistratura PROGRAMMA dei corsi di formazione e di aggiornamento professionale per i magistrati 2010 INDICE Presentazione………………………………………………………………... Pag. 6 Materiale di studio…………………………………………………………... Prospetto cronologico dei corsi ordinari…………………………………….. Informazioni per la presentazione delle domande, l’ammissione e la partecipazione agli incontri di studio programmati per il 2010…………….. Aspetti logistico-amministrativi…………………………………………… Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007………..………………………………………………... Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di avvocati del libero foro…………………………………………………………………………... Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di avvocati dello Stato…………………………………………………………………………. Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di avvocati dell’INPS... ………………………………………………………………....……………. Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di avvocati dell’INAIL…………………………………..………………………………. Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di avvocati dell’INPDAP………………………………..………………………………. Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di notai..................................... Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di magistrati militari………………………………………………..................................... Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di dottori e ragionieri commercialisti.…………………………….…………………….………... Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di giudici di pace…..….…………………………….…………………….…………….… Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di giudici onorari di Tribunale …..….…………………………….…………………….…………….……... Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di vice procuratori onorari di Tribunale……………….……..……….…………………….…………….… Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di esperti del Tribunale di Sorveglianza………….……..……….…………………….…………….… Schede di presentazione dei corsi………………………………………….... “ “ “ 11 12 15 “ “ 18 19 “ 20 “ 21 “ 21 “ 21 “ 21 “ 21 “ 21 “ 22 “ 22 “ 22 “ 22 “ 23 2 Corsi di diritto civile e processuale civile 4781 4783 4788 4789 4790 4793 4795 4800 4802 4804 4806 4808 4811 4813 4815 4816 4818 4821 4823 4825 4827 4828 4831 Società di capitali ed autonomia privata a cinque anni dalla Pag. riforma del diritto societario L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza “ I contratti dell’impresa e la tutela del consumatore “ Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte del “ giudice Simulazione e pagamento traslativo “ Il lavoro del giudice civile e gli strumenti informatici “ La tutela del minore nella famiglia disgregata “ La tutela sommaria “ Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di “ previdenza e assistenza La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento “ contrattuale Gli strumenti sovranazionali in materia di famiglia “ Il punto sul rito civile “ La responsabilità nelle professioni legali “ Accertamento e liquidazione del danno nelle cause di lavoro e “ previdenza L’organizzazione del lavoro del giudice civile “ Le impugnazioni civili “ Il punto sul nuovo procedimento fallimentare “ La tutela di nomadi, migranti e rifugiati “ I cd. Patrimoni di scopo: fondo patrimoniale, patrimonio “ destinato a uno specifico affare e “trust” tra diritto interno e modelli stranieri La nuova categoria del danno non patrimoniale “ Il diritto comunitario del lavoro nella concreta esperienza dei “ giudici di merito Accertamento dei diritti ed esecuzione forzata; questioni attuali “ in materia di opposizione all’esecuzione Il giudizio di appello “ 3 24 25 27 28 29 31 32 33 34 35 36 37 38 39 41 42 43 44 45 46 47 49 50 Corsi di diritto penale e processuale penale 4780 4782 4784 4786 4787 4791 4792 4794 4796 4798 4799 4801 4803 4805 4807 4809 4810 4814 4817 4820 4824 4826 4829 4832 4833 4835 Fatto ed imputazione: dalle indagini al giudizio Pag. Le recenti riforme del sistema penale “ L’uso delle misure patrimoniali contro le organizzazioni “ criminali: strumenti investigativi e processuali. Il coordinamento tra il processo penale e di prevenzione e la prospettiva di un “giusto processo al patrimonio” Le novità della legislazione penale in materia di immigrazione. “ Corso integrato tradizionale e e-learning I poteri d’intervento e controllo del Giudice per le indagini “ preliminari L’organizzazione del lavoro del magistrato penale “ Giustizia riparativa e processo penale: esperienze applicative “ nazionali ed internazionali. Le prospettive della mediazione penale nell’ordinamento italiano Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di “ escussione e criteri di valutazione Laboratorio di autoformazione per magistrati di sorveglianza e “ altri magistrati addetti alle funzioni penali (riunione iniziale) Scienze e processo penale “ Violenza di genere mobbing e stalking. “ Nullità – inutilizzabilità - abnormità “ La tutela della riservatezza nel sistema penale “ Il ruolo e funzioni del P.M.: nella giurisdizione penale “ I reati sessuali in danno di minori: indagini e giudizio “ Infortuni sul lavoro e malattie professionali: l’accertamento in “ fase di indagini e nel giudizio Il traffico degli esseri umani e la cooperazione giudiziaria “ internazionale Il contrasto alla criminalità organizzata:l’evoluzione del fenomeno e nuovi strumenti investigativi “ L’evoluzione nel tempo delle norme penali e processuali “ I crimini ambientali: rifiuti, paesaggio e violazioni urbanistiche “ Laboratorio su problematiche e prassi in tema di riti speciali “ Le nuove frontiere della comunicazione e la criminalità informatica “ Le novità della legislazione penale in materia di immigrazione. “ Corso integrato tradizionale e e-learning. (riunione finale) Laboratorio di autoformazione per magistrati di sorveglianza e “ altri magistrati addetti alle funzioni penali (riunione finale) Le recenti riforme del sistema penale La gestione del dibattimento penale. Laboratorio di prassi e tecnica professionale 4 52 53 55 57 59 60 62 64 66 68 69 71 73 74 75 77 79 81 82 83 84 86 87 88 90 92 Corsi Interdisciplinari 4785 4797 4812 4819 4822 4830 4834 I diritti fondamentali nell’ordinamento integrato Pag. 94 Le rappresentazioni della giustizia “ 95 Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva 97 interdisciplinare “ La Corte di giustizia ed il giudice nazionale “ 99 Corso di inglese, francese e spagnolo giuridico (CORSO AD “ 100 INTERPELLO) L’ordinamento giudiziario “ 101 Il punto sulla tutela antinfortunistica tra prevenzione e 102 repressione, in sede penale e civile 5 PRESENTAZIONE 6 Presentazione In attesa della piena attuazione delle modifiche apportate alle norme sull’ordinamento giudiziario dalla legge 30 luglio 2007, n. 111 e, in primo luogo, della istituzione della Scuola Superiore della Magistratura, il C.S.M. ha predisposto il programma dei corsi di formazione ed aggiornamento professionale dei magistrati relativo al prossimo anno. Come negli anni precedenti il Quaderno 2010, espressione del patrimonio formativo e metodologico acquisito nel corso del tempo dalla Nona Commissione e dal Comitato Scientifico, si propone di fornire adeguata risposta alla sempre più esigente domanda formativa. Il Consiglio e la Nona Commissione, con il proficuo contributo offerto dal Comitato Scientifico, hanno quindi proceduto, anche all’esito dell’analisi delle domande pervenute per partecipare ai corsi del 2009, alla accurata programmazione della attività di formazione per l’anno 2010. Il Quaderno del prossimo anno, al pari di quello in corso, testimonia il massimo impegno del C.S.M. per assicurare un’offerta formativa ampia e qualificata. Il programma presentato prevede l’organizzazione e la gestione di n. 56 corsi ordinari così ripartiti: n. 26 corsi aventi ad oggetto il settore penale, 23 il settore civile e n. 7 corsi aventi oggetto interdisciplinare e dunque involgenti sia il settore penale sia quello civile. La decisione di riconsiderare il numero complessivo dei corsi si fonda sulla necessità di ripetere quelli che sulla scorta dell’esperienza degli anni precedenti ed in relazione al numero di domande presentate per l’anno corrente hanno ricevuto le maggiori richieste; nonché sull’esigenza, in considerazione dell’intervenuta novella legislativa incidente sull’assetto della dirigenza degli uffici giudiziari, di prevedere corsi destinati alla specifica formazione dei ruoli direttivi della magistratura, peraltro già organizzati nel corso dell’anno corrente sia pure in via sperimentale. Attesa la positiva esperienza dello svolgimento di corsi e-learning si è deciso di continuare a fare ricorso alle stesse modalità per favorire l'interlocuzione tra i partecipanti. Dal punto di vista metodologico si è ritenuto di utilizzare sempre più, laddove ritenuto opportuno, insieme alle c.d. relazioni frontali, le esposizioni attraverso i confronti a più voci su casi concreti, i laboratori, i gruppi di lavoro con coordinatori, i dibattiti guidati da discussant su temi specifici. In considerazione delle positive esperienze acquisite negli anni passati, verrà sollecitata la comunicazione preventiva, da parte dei relatori, coordinatori e discussant, del materiale di studio, nella convinzione che la sua anticipata disponibilità favorisca l’interazione e la partecipazione attiva dei partecipanti. Anche per l’anno 2010 la Nona Commissione ha deciso di “aprire” diverse iniziative alla partecipazione ed al contributo di soggetti esterni, provenienti dal mondo accademico, dal notariato, dalle altre magistrature, dall’avvocatura dello Stato, dai dottori commercialisti, da tutte le componenti onorarie della giurisdizione e, soprattutto, dal foro; infatti il coinvolgimento in veri e propri momenti di “formazione comune” dell’avvocatura appare più che mai necessario per affrontare i problemi che affliggono il “sistema giustizia” . Particolare attenzione il Consiglio ha prestato alla formazione dei neo-magistrati per i quali è stabilita la partecipazione ad almeno un corso in sede centrale oltre all’obbligo di frequenza dei corsi organizzati dalla formazione decentrata. Dato qualificante ed ineludibile dell’offerta formativa anche per l’anno 2010 è poi l’attenzione prestata a temi di respiro europeo tali da consentire una maggiore e migliore formazione del magistrato italiano in chiave sovranazionale. La dimensione internazionale e, soprattutto, europea del diritto rappresenta oggi una realtà essenziale per il singolo magistrato e per la magistratura nel suo complesso. Si è così ritenuto di continuare ad inserire, nell’ambito dei diversi incontri di studio, secondo criteri di opportunità dettati dalla specificità della materia trattata, un costante riferimento al diritto comunitario, alla tutela sovranazionale dei diritti ed alle forme di cooperazione giudiziaria. 7 La programmazione in materia civile L’offerta di formazione permanente per il settore civile per l’anno 2010 prevede corsi sia su argomenti di carattere generale sia “settoriali”. Alla prima categoria appartiene il corso incentrato sui contratti; alla seconda quelli in materia di diritto del lavoro, concorsuale, societario, della famiglia. Con riguardo ai profili contenutistici si è cercato di assicurare un’offerta formativa di portata più generale per le materie recentemente interessate da profonde innovazioni legislative ed invece più selettiva per i settori caratterizzati da cambiamenti episodici o di taglio eminentemente giurisprudenziale. Ove opportuno alla trattazione degli argomenti sostanziali è stata affiancata anche quella relativa agli aspetti processuali di volta in volta specificamente rilevanti. Nella programmazione si è tenuto conto delle esigenze formative legate alla pratica giudiziaria e della opportunità di affiancare alla “trasmissione delle conoscenze”, la possibilità di acquisire uno spirito critico ed un metodo di analisi utili a cogliere i problemi e le loro implicazioni, individuare le soluzioni possibili con le relative conseguenze; così, come già accennato, si sono affiancate alle relazioni frontali, metodologie che stimolano il dibattito tra i partecipanti. L’offerta formativa contempla in primo luogo corsi in materia di contratto come quelli su “La responsabilità contrattuale ed i rimedi all’inadempimento contrattuale” o “Simulazione e pagamento traslativo” ai quali si aggiunge il più settoriale corso su “I contratti dell’impresa e la tutela del consumatore”. Nella materia della responsabilità civile è previsto il corso su “La nuova categoria del danno non patrimoniale”. Quanto al settore commerciale, sarà organizzato il corso “Società di capitali e autonomia privata a cinque anni dalla riforma del diritto societari”. Con riguardo alle problematiche della famiglia e delle persone, la attualissima prospettiva sovranazionale, ha trovato specifica attenzione nel corso “Gli strumenti sovranazionali in materia di famiglia”. Seguono poi i corsi su “La tutela del minore nella famiglia disgregata” e, in materia di persone, su “La tutela di nomadi, migranti, rifugiati”, dedicati a problematiche di assoluta attualità che comportano particolari difficoltà anche per la complessità del sistema delle fonti di diritto chiamate in causa. Va inoltre segnalata, la previsione di corsi nelle tematiche proprie del diritto del lavoro (“Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di previdenza ed assistenza”, “Accertamento e liquidazione del danno nelle cause di lavoro e previdenza”, “Il diritto comunitario del lavoro nella concreta esperienza dei giudici di merito”, “L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza”). Quanto ai corsi specificamente dedicati alla dimensione processuale sono stati previsti due laboratori: uno su “Il punto sul rito civile” ed un altro su “Il giudizio di appello”. Apposita menzione, indice dell’attenzione posta dal Consiglio agli aspetti organizzativi del lavoro del magistrato, meritano infine, oltre a quello sull’organizzazione del giudice del lavoro appena citato, anche gli incontri su “L’organizzazione del lavoro del giudice civile” e “Il lavoro del giudice civile e gli strumenti informatici”. 8 La programmazione in materia penale Nella programmazione in materia penale per l’anno 2010 si è in primo luogo tenuto conto della opportunità di riproporre alcuni corsi per i quali le richieste nel 2009 sono state particolarmente elevate (oltre 400 domande). Per converso alcuni argomenti, frequentemente proposti nell’ultimo quinquennio, sono stati sostituiti da iniziative caratterizzate da maggior attualità; ciò in quanto si è ritenuto che la formazione sui detti argomenti (si pensi a quello inerente agli stupefacenti) potrà proseguire utilmente in sede decentrata mediante ricorso al “corpo docente” che ha già maturato specifica competenza proprio nei “corsi centrali”. Alcuni corsi sono dedicati a istituti di diritto sostanziale e processuale, affrontati nell’ambito di tematiche che permettono di coniugare i profili ricostruttivi di alcune fattispecie con specifici istituti processuali (si pensi a “Il contrasto alla criminalità organizzata: l’evoluzione del fenomeno e nuovi strumenti investigativi” o a “L’uso delle misure patrimoniali contro le organizzazioni criminali: strumenti investigativi e processuali. Il coordinamento tra il processo penale e di prevenzione e la prospettiva di un giusto processo del patrimonio”). In altri incontri si affrontano le problematiche inerenti a specifici reati (quali quelli sessuali nei confronti di minori, ambientali, inerenti il settore del lavoro) oppure tematiche peculiari quali lo stalking o la tutela della riservatezza. Con specifico riguardo ai profili processuali oltre a corsi come “Fatto ed imputazione: dalle indagini al giudizio” o “Nullità – inutizzabilità – abnormità”, si sono introdotte occasioni di riflessione sul pubblico ministero (“Il ruolo e le funzioni del PM nella giurisdizione”) e sul g.i.p. (“I poteri di intervento e controllo del giudice per le indagini preliminari”). Il corso dedicato alle riforme del sistema penale sarà strutturato come “condiviso” con la formazione decentrata in modo da “fare il punto” nel migliore dei modi, sui molteplici, recenti interventi legislativi di diritto sia sostanziale sia processuale. Rispetto al 2009, con l’obiettivo di rendere quanto più possibile il magistrato che partecipa alla formazione “attore”, si è fatto ricorso a più iniziative riconducibili alla definizione di “laboratorio”; espressione che comprende moduli formativi diversificati ma tutti caratterizzati dalla “autoformazione guidata”. Il primo laboratorio è una sorta di “corso integrato” per i magistrati di sorveglianza e dell’esecuzione penale, chiamati ad autoformarsi attraverso momenti differenziati di confronto: diretto e personale in sede sia centrale sia decentrata, a distanza mediante forum telematico. La scelta di trasformare in laboratorio il corso sui riti speciali è stata indotta dalla constatazione del limite delle iniziative tradizionali. In questa materia l’esperienza dei magistrati è ormai tale da rendere indispensabile l’offerta di momenti di confronto sulle prassi interpretative e sull’attuazione della vastissima giurisprudenza di legittimità. L'articolato modello formativo proposto (cfr. la relativa scheda) potrà dare nuovo impulso all’approfondimento delle questioni che i magistrati affrontano giornalmente. 9 La programmazione interdisciplinare Anche per il 2010 sono stati organizzati corsi che si propongono di essere occasione di proficuo confronto, non solo tra magistrati, su argomenti che non possono essere ricondotti alla tradizionale ripartizione civile/penale. L’attenzione alla formazione europea del magistrato ha portato ad optare per temi come quello dei rapporti tra “La Corte di Giustizia e il giudice nazionale” o “I diritti fondamentali nell’ordinamento integrato” mentre quella relativa alle ripercussioni che la normativa ordinamentale ha sulla organizzazione del lavoro e degli uffici ha indotto a predisporre il corso su “L’ordinamento giudiziario”. Nell'ambito del ciclo di incontri destinati ai direttivi e semidirettivi è previsto il corso sugli “Strumenti per i capi degli uffici” mentre in collaborazione con la Escuela Judicial spagnola sarà attivato un corso che si propone di fornire una preparazione linguistica di tipo tecnico-giuridico a colleghi che abbiano già una buona conoscenza di inglese, francese o spagnolo. 10 MATERIALE DI STUDIO In attuazione della delibera consiliare del 13 marzo 2003 il materiale di studio predisposto dall’Ufficio Studi in collaborazione con il Comitato Scientifico sarà inviato, a cura dell’Ufficio Studi, almeno trenta giorni prima dell’inizio dell’incontro ai relatori, ai partecipanti, nonché ai referenti distrettuali per la formazione. 11 PROSPETTO CRONOLOGICO DEI CORSI 2010 PER I QUALI SARANNO APPLICATE LE ORDINARIE PROCEDURE INFORMATICHE DI AMMISSIONE (Termine per la presentazione delle domande: 2 novembre 2009) Legenda dei codici per le aree tematiche: C = CIVILE P = PENALE I = INTERDISCIPLINARE Cod. Ses. 4780 5 Area tipo P Lu/Me 4781 5 Me/Ve C 4782 5 Lu/Me P 4783 5 Lu/Me C 4784 5 Me/Ve P 4785 5 Lu/Me I 4786 3 Gi/Ve P 4787 5 Lu/Me P 4788 5 Me/Ve C 4789 5 Lu/Me C 4790 3 Gi/Ve C 4791 5 Lu/Me P 4792 5 Lu/Me P 4793 5 Me/Ve C 4794 5 Lu/Me P 4795 5 Lu/Me C 4796 3 Gi/Ve P gg. Periodo 18 – 20 gennaio 20 - 22 gennaio 25 – 27 gennaio 25 – 27 gennaio 27 – 29 gennaio 1–3 febbraio 4–5 febbraio 8 – 10 febbraio 10 – 12 febbraio 15 – 17 febbraio 18 – 19 febbraio 22 – 24 febbraio 1–3 marzo 3–5 marzo 8 – 10 marzo 15 – 17 marzo 18 – 19 marzo Argomento Fatto ed imputazione: dalle indagini al giudizio. Società di capitali ed autonomia privata a cinque anni dalla riforma del diritto societario Le recenti riforme del sistema penale (Corso condiviso con la F.D.) L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza L’uso delle misure patrimoniali contro le organizzazioni criminali: strumenti investigativi e processuali. Il coordinamento tra il processo penale e di prevenzione e la prospettiva di un “giusto processo al patrimonio” I diritti fondamentali nell’ordinamento integrato Le novità della legislazione penale in materia di immigrazione. Corso integrato tradizionale e e-learning. I poteri d’intervento e controllo del Giudice per le indagini preliminari. I contratti dell’impresa e la tutela del consumatore Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte del giudice Simulazione e pagamento traslativo L’organizzazione del lavoro del magistrato penale Giustizia riparativa e processo penale: esperienze applicative nazionali ed internazionali. Le prospettive della mediazione penale nell’ordinamento italiano. Il lavoro del giudice civile e gli strumenti informatici Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di escussione e criteri di valutazione. La tutela del minore nella famiglia disgregata Laboratorio di autoformazione per magistrati di sorveglianza e altri magistrati addetti alle funzioni penali (riunione iniziale) 12 Cod. Ses. 4797 5 Area tipo Lu/Me I 4798 5 Lu/Me P 4799 5 Me/Ve P 4800 5 Lu/Me C 4801 5 Lu/Me P 4802 5 Lu/Me C 4803 5 Me/Ve P 4804 5 Lu/Me C 4805 5 Lu/Me P 4806 5 Me/Ve C 4807 5 Lu/Me P 4808 5 Lu/Me C 4809 5 Me/Ve P 4810 5 Lu/Me P 4811 5 Me/Ve C 4812 5 Lu/Me I 4813 5 Me/Ve C 4814 5 Lu/Me P 4815 5 Me/Ve C 4816 5 Lu/Me C 4817 5 Me/Ve P 4818 5 Lu/Me C 4819 5 Me/Ve I 4820 5 Lu/Me P gg. Periodo 22 – 24 marzo 29 – 31 marzo 7–9 aprile 12 – 14 aprile 19 – 21 aprile 26 – 28 aprile 28 – 30 aprile 3–5 maggio 10 – 12 maggio 12 – 14 maggio 17 – 19 maggio 24 – 26 maggio 26 – 28 maggio 7–9 giugno 9 – 11 giugno 14 – 16 giugno 16 – 18 giugno 21 – 23 giugno 23 – 25 giugno 5–7 luglio 7–9 luglio 12 – 14 luglio 14 – 16 luglio 20 – 22 settembre Argomento Le rappresentazioni della giustizia Scienze e processo penale. Violenza di genere mobbing e stalking. La tutela sommaria Nullità – inutilizzabilità - abnormità. Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di previdenza e assistenza La tutela della riservatezza nel sistema penale La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento contrattuale Ruolo e funzioni del P.M.: nella giurisdizione penale. Gli strumenti sovranazionali in materia di famiglia I reati sessuali in danno di minori: indagini e giudizio. Il punto sul rito civile Infortuni sul lavoro e malattie professionali: l’accertamento in fase di indagini e nel giudizio. Il traffico degli esseri umani e la cooperazione giudiziaria internazionale. La responsabilità nelle professioni legali Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva interdisciplinare Accertamento e liquidazione del danno nelle cause di lavoro e previdenza Il contrasto alla criminalità organizzata:l’evoluzione del fenomeno e nuovi strumenti investigativi. L’organizzazione del lavoro del giudice civile Le impugnazioni civili L’evoluzione nel tempo delle norme penali e processuali. Il punto sul nuovo procedimento fallimentare La Corte di giustizia ed il giudice nazionale I crimini ambientali: rifiuti, paesaggio e violazioni urbanistiche. 13 Cod. Ses. 4821 5 Area tipo Lu/Me C 4822 11 Lu/Sa I 4823 5 Lu/Me C 4824 3 Gi/Ve P 4825 5 Lu/Me C 4826 5 Me/Ve P 4827 5 Lu/Me C 4828 5 Lu/Me C 4829 2 Gi P 4830 5 Lu/Me I 4831 5 Lu/Me C 4832 2 Gi P 4833 5 Lu/Me P 4834 5 Lu/Me I 4835 5 Me/Ve P gg. Periodo 27 – 29 settembre 4–9 ottobre 11 – 13 ottobre 14 – 15 ottobre 18 – 20 ottobre 20 – 22 ottobre 25 – 27 ottobre 8 – 10 novembre 11 novembre Argomento La tutela di nomadi, migranti e rifugiati Corso di inglese, francese e spagnolo giuridico (CORSO AD INTERPELLO) I cd. Patrimoni di scopo: fondo patrimoniale, patrimonio destinato a uno specifico affare e “trust” tra diritto interno e modelli stranieri Laboratorio su problematiche e prassi in tema di riti speciali La nuova categoria del danno non patrimoniale Le nuove frontiere della comunicazione e la criminalità informatica. Il diritto comunitario del lavoro nella concreta esperienza dei giudici di merito (Corso condiviso con la F.D.) Accertamento dei diritti ed esecuzione forzata; questioni attuali in materia di opposizione all’esecuzione Le novità della legislazione penale in materia di immigrazione. Corso integrato tradizionale e e-learning. (riunione finale) L’ordinamento giudiziario 15 – 17 novembre 22 – 24 Il giudizio di appello novembre 25 Laboratorio di autoformazione per magistrati di novembre sorveglianza e altri magistrati addetti alle funzioni penali (riunione finale) 29 nov. - Le recenti riforme del sistema penale (Corso condiviso 1 dic. con la F.D.) 13 – 15 Il punto sulla tutela antinfortunistica tra prevenzione e dicembre repressione, in sede penale e civile 15 – 17 La gestione del dibattimento penale. Laboratorio di prassi dicembre e tecnica professionale 14 INFORMAZIONI PER LA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE, L’AMMISSIONE E LA PARTECIPAZIONE AGLI INCONTRI DI STUDIO PROGRAMMATI PER IL 2010 Per la presentazione delle domande, l'ammissione e la partecipazione agli incontri di studio relativi all'anno 2010 sarà adottato il sistema di seguito indicato: Per la presentazione delle domande di partecipazione sono fissati i seguenti criteri, termini e modalità: Le domande dovranno pervenire al C.S.M., entro e non oltre, il giorno 2 novembre 2009 utilizzando l’apposita scheda elettronica disponibile, sul sito Intranet del Consiglio dal 12 ottobre 2009, cliccando su “Ricerche per nominativo magistrati ordinari”, accedendo in tal modo alla propria scheda personale (dati personali), nell’ambito della quale si potrà consultare la sezione “Incontri di studio”. Le istruzioni per ottenere la password sono indicate sulla pagina web di accesso ai dati personali. I magistrati interessati alla presentazione delle domande, ove impossibilitati all’utilizzo del collegamento Intranet dal proprio terminale, potranno, in ogni caso, utilizzare quello in uso all’Ufficio di appartenenza. I magistrati possono chiedere di partecipare nell’anno ad un numero di incontri non superiore a quattro. Gli incontri prescelti devono essere indicati secondo l’ordine di preferenza indicando il numero di codice e la data corrispondente al corso. L’ammissione agli incontri verrà effettuata mediante un programma informatico che selezionerà le domande formando graduatorie distrettuali per ciascun incontro sulla base di criteri diversi (quali, ad esempio, numero di corsi frequentati negli anni precedenti, maggiore o minore anzianità di servizio e nelle funzioni, mutamento di funzione,), e tenderà, attraverso una procedura guidata di ammissione, ad assicurare al maggior numero di magistrati la partecipazione nell’anno ad almeno un incontro. Si precisa inoltre che ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007 sarà garantita la partecipazione ad almeno un corso. A tal fine i magistrati nominati con D.M. 6.12.2007 dovranno necessariamente presentare domanda per almeno uno dei corsi loro destinati. Saranno altresì replicati i tre corsi che avranno ricevuto il maggior numero di richieste. La partecipazione ad alcuni degli incontri programmati nel 2009 precluderà in via assoluta l’ammissione ad analoghe iniziative della programmazione ordinaria 2010, secondo lo schema seguente: INCOMPATIBILITA’ INCONTRI 2010 INCONTRI 2009 2010 Fatto ed imputazione: dalle indagini al giudizio. L’evoluzione del “fatto” nel processo penale: dall’addebito provvisorio al giudicato (cod. 4780) (cod. 3351) L’uso delle misure patrimoniali contro le I patrimoni illeciti: strumenti investigativi e organizzazioni criminali: strumenti processuali. Il coordinamento tra il processo investigativi e processuali. Il coordinamento tra penale e di prevenzione il processo penale e di prevenzione e la (cod. 3352) prospettiva di un “giusto processo al patrimonio” (cod. 4784) I diritti fondamentali nell’ordinamento Il sistema integrato delle fonti e la 15 integrato (cod. 4785) giurisprudenza della corte europea dei diritti dell’uomo (cod. 3389) Le novità della legislazione penale in materia di Immigrazione, multiculturalismo e sistema immigrazione. Corso integrato tradizionale e e- penale (corso bifasico/e-learning) (cod. 3353) learning. (cod. 4786) Le prove civili: l’onere della prova e la L’onere della prova e l’attività istruttoria nei valutazione da parte del giudice (cod. 4789) diversi riti processuali civili (cod. 3400) L’organizzazione del lavoro del magistrato Il lavoro del magistrato penale e la ragionevole penale (cod. 4791) durata del processo. Organizzazione, interpretazione e protocolli condivisi (corso condiviso) (cod. 3358) Giustizia riparativa e processo penale: Giustizia riparativa e processo penale: esperienze applicative nazionali ed esperienze internazionali e mediazione penale internazionali. Le prospettive della mediazione nell’ordinamento italiano (cod. 3370) penale nell’ordinamento italiano. (cod. 4792) Il lavoro del giudice civile e gli strumenti Il magistrato e le tecnologie (cod. 3345) informatici (cod. 4793) Scienze e processo penale. (cod. 4798) La prova tecnico-scientifica nel processo penale (cod. 3338) Violenza di genere mobbing e stalking. La violenza sulle donne: inquadramento giuridico, indagini e giudizio (cod. 3393) (cod. 4799) La tutela della riservatezza nel sistema penale Segreto investigativo, divulgazione degli atti e diritto alla riservatezza. I limiti (cod. 4803 ) all’accertamento giudiziario (cod. 3355) La libertà di manifestazione del pensiero tra tutela sovranazionale e costituzionale e rilevanza penale del suo esercizio (3366) I reati sessuali in danno di minori: indagini e Gli abusi sessuali sui minori: indagini e giudizio. (cod.4807 ) giudizio (cod. 3365) Infortuni sul lavoro e malattie professionali: Tutela della salute e della sicurezza nei luoghi l’accertamento in fase di indagini e nel giudizio di lavoro (cod. 3347) Infortuni sul lavoro e malattie professionali: (cod. 4809) l’accertamento in fase di indagini e nel giudizio (cod. 3372) Il punto sulla tutela antinfortunistica tra prevenzione e repressione, in sede penale e civile (cod. 4834) Il traffico degli esseri umani e la cooperazione Nuove mafie: le organizzazioni criminose giudiziaria internazionale. (cod. 4810) straniere operanti in Italia (cod. 3337) La tratta degli esseri umani (cod. 3341) Cooperazione giudiziaria nell’Unione Europea tra disciplina e prassi (cod. 3369) Il contrasto alla criminalità Il contrasto alla criminalità organizzata: organizzata:l’evoluzione del fenomeno e nuovi evoluzione del fenomeno e nuovi strumenti strumenti investigativi. (cod. 4814) investigativi (cod. 3394) L’evoluzione nel tempo delle norme penali e La successione di leggi penali nel tempo tra processuali. (cod. 4817) diritto e processo (cod. 3350) I crimini ambientali: rifiuti, paesaggio e I crimini ambientali: rifiuti, paesaggio e violazioni urbanistiche. (cod. 4820) violazioni urbanistiche (cod. 3356) Laboratorio su problematiche e prassi in tema Problematiche applicative e prassi in tema di 16 di riti speciali (cod. 4824) Corso di inglese, francese e spagnolo giuridico (cod. 4822) La nuova categoria del danno non patrimoniale (cod. 4825) Le nuove frontiere della comunicazione e la criminalità informatica. (cod. 4826) riti alternativi (cod. 3344) Magistratura europea e linguaggio comune (cod. 3052) La nuova categoria del danno non patrimoniale (corso condiviso) (cod. 3375) Le nuove frontiere della comunicazione e la criminalità informatica. La diffusione telematica di materiale pedopornografico (cod. 3359) L’ordinamento giudiziario (cod. 4830) La riforma dell’ordinamento giudiziario (cod. 3399) Le recenti riforme del sistema penale Le recenti riforme del sistema penale (cod (cod. 4782) 4833) Il punto sulla tutela antinfortunistica tra Tutela della salute e della sicurezza nei luoghi prevenzione e repressione, in sede penale e di lavoro (cod. 3347) civile (cod. 4834) Si consiglia pertanto ai partecipanti agli incontri svoltisi nel 2009, e meglio sopraindicati, di non vanificare alcuna delle nuove richieste a disposizione sollecitando l’ammissione ad incontri del 2010 in rapporto di incompatibilità con i precedenti. Al fine di consentire un’adeguata gestione delle presenze, tutti gli adempimenti richiesti nella comunicazione di ammissione agli incontri dovranno essere rigorosamente rispettati; si raccomanda particolare cura, a questo proposito, con riguardo all’eventuale revoca dell’adesione; dovranno essere evitate, se non nei casi di effettiva e sopravvenuta impossibilità a partecipare, revoche tardive, che provocano gravi disservizi e la sanzione dell’esclusione dagli altri incontri in corso. L’incontro di seguito indicato è sottratto all’ordinario sistema di ammissione per il quale verrà diramato uno specifico interpello: Codice Durata gg. Area 11 Lu/ I 4822 Sa Periodo Argomento 4–9 Corso di inglese, francese e ottobre spagnolo giuridico 17 ASPETTI LOGISTICO-AMMINISTRATIVI In relazione agli incontri di studio organizzati dal Consiglio Superiore della Magistratura per l’anno 2010 si rende opportuno diramare i seguenti criteri generali riguardanti le modalità operative connesse allo svolgimento degli incontri medesimi; tali disposizioni si intendono valide per tutti i corsi, salvo casi particolari in deroga ai principi generali. 1) Strutture alberghiere Gli incontri si svolgeranno presso una struttura da individuare il cui recapito verrà comunicato ai partecipanti in tempo utile. 2) Certificazioni L’attestato di partecipazione verrà inserito direttamente nel fascicolo personale del magistrato dalla Segreteria dell’Ufficio per gli Incontri di Studio e riguarderà le sole ed effettive giornate di presenza certificate dalle firme apposte all’esito di ogni sessione di lavoro. 3) Trasferimenti - ospitalità Il Consiglio sosterrà le spese di vitto e alloggio. Per quanto concerne le spese di viaggio verrà diramata specifica circolare con la lettera di ammissione. Mezzo proprio Può farsi ricorso all’uso del mezzo proprio, che costituisce un’ipotesi residuale, in presenza di specifiche e dettagliate situazioni che evidenzino da un lato la convenienza economica per il Consiglio e dall’altro l’impossibilità di utilizzare, per qualsiasi ragione, i mezzi di trasporto di cui ai punti precedenti. In ogni caso l’uso del mezzo proprio deve essere preventivamente autorizzato dal Comitato di Presidenza e la relativa istanza, oltre la indicazione dei necessari elementi di valutazione e degli estremi del veicolo utilizzato, deve contenere una espressa dichiarazione di esonero da ogni responsabilità per l’Amministrazione in conseguenza dell’uso del detto mezzo, nonché l’indicazione della distanza chilometrica esistente tra la sede di provenienza e la sede di convocazione o di svolgimento dell’incontro o del seminario. Ai fini della valutazione della convenienza economica sarà considerata l’eventuale utilizzazione dello stesso mezzo da parte di più partecipanti i quali dovranno essere nominativamente indicati nell’istanza di autorizzazione e che dovranno anch’essi dichiarare espressamente di esonerare l’Amministrazione da ogni responsabilità per danni subiti o causati derivanti dalla circolazione stradale. L’autorizzazione all’uso di uno specifico mezzo di trasporto, ove necessaria, deve essere richiesta in via preventiva, al Comitato di Presidenza, e in caso di urgenza, l’autorizzazione predetta è concessa dal Vice Presidente e, in sua assenza, dal Segretario Generale, salvo, in ogni caso, la ratifica del Comitato di Presidenza. L’autorizzazione predetta potrà essere concessa dal Comitato di Presidenza in via di sanatoria, in presenza di situazioni eccezionali che non abbiano consentito la richiesta preventiva. Si precisa, infine, che non verranno rimborsate eventuali spese per l’uso dei taxi, salvo quanto previsto in via del tutto eccezionale dalla citata circolare (“mezzi di trasporto noleggiati – l’uso di auto pubbliche di piazza o di altri mezzi di trasporto noleggiati può essere autorizzato in caso di mancanza di servizi di linea o di particolare necessità di raggiungere rapidamente la sede di convocazione o di svolgimento dell’incontro o del seminario, e gli eventi che hanno determinato l’assenza di altri mezzi di trasporto o l’urgenza di raggiungere la sede di convocazione o di svolgimento dell’incontro non siano prevedibili o ovviabili”) 18 PROSPETTO DEI CORSI APERTI ALLA PARTECIPAZIONE DI: MAGISTRATI ORDINARI NOMINATI CON D.M. 6/12/2007 4782 4783 4786 4789 4791 4794 4795 4797 4800 4802 4804 4808 4811 4812 4813 4815 4817 4825 4827 4828 4833 Le recenti riforme del sistema penale. L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza Le novità della legislazione penale in materia di immigrazione. Corso integrato tradizionale e e-learning. Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte del giudice L’organizzazione del lavoro del magistrato penale Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di escussione e criteri di valutazione. La tutela del minore nella famiglia disgregata Le rappresentazioni della giustizia La tutela sommaria Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di previdenza e assistenza La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento contrattuale Il punto sul rito civile La responsabilità nelle professioni legali Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva interdisciplinare Accertamento e liquidazione del danno nelle cause di lavoro e previdenza L’organizzazione del lavoro del giudice civile L’evoluzione nel tempo delle norme penali e processuali. La nuova categoria del danno non patrimoniale Il diritto comunitario del lavoro nella concreta esperienza dei giudici di merito Accertamento dei diritti ed esecuzione forzata; questioni attuali in materia di opposizione all’esecuzione Le recenti riforme del sistema penale. 19 - AVVOCATI DEL LIBERO FORO 4781 4783 4787 4789 4790 4791 4792 4794 4797 4798 4799 4800 4801 4804 4806 4807 4808 4811 4812 4813 4816 4818 4820 4823 4825 4826 4827 4828 4831 4833 4834 Società di capitali ed autonomia privata a cinque anni dalla riforma del diritto societario L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza I poteri d’intervento e controllo del Giudice per le indagini preliminari. Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte del giudice Simulazione e pagamento traslativo L’organizzazione del lavoro del magistrato penale Giustizia riparativa e processo penale: esperienze applicative nazionali ed internazionali. Le prospettive della mediazione penale nell’ordinamento italiano. Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di escussione e criteri di valutazione. Le rappresentazioni della giustizia Scienze e processo penale. Violenza di genere mobbing e stalking. La tutela sommaria Nullità – inutilizzabilità - abnormità. La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento contrattuale Gli strumenti sovranazionali in materia di famiglia I reati sessuali in danno di minori: indagini e giudizio Il punto sul rito civile La responsabilità nelle professioni legali Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva interdisciplinare Accertamento e liquidazione del danno nelle cause di lavoro e previdenza Le impugnazioni civili Il punto sul nuovo procedimento fallimentare I crimini ambientali: rifiuti, paesaggio e violazioni urbanistiche. I cd. Patrimoni di scopo: fondo patrimoniale, patrimonio destinato a uno specifico affare e “trust” tra diritto interno e modelli stranieri La nuova categoria del danno non patrimoniale Le nuove frontiere della comunicazione e la criminalità informatica. Il diritto comunitario del lavoro nella concreta esperienza dei giudici di merito Accertamento dei diritti ed esecuzione forzata; questioni attuali in materia di opposizione all’esecuzione Il giudizio di appello Le recenti riforme del sistema penale. Il punto sulla tutela antinfortunistica tra prevenzione e repressione, in sede penale e civile 20 - AVVOCATI DELLO STATO 4802 Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di previdenza e assistenza - AVVOCATI DELL’INPS 4783 4802 L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di previdenza e assistenza - AVVOCATI DELL’INAIL 4783 4802 L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di previdenza e assistenza - AVVOCATI DELL’INPDAP 4783 4802 L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di previdenza e assistenza - NOTAI 4781 4790 4811 4812 4818 4823 Società di capitali ed autonomia privata a cinque anni dalla riforma del diritto societario Simulazione e pagamento traslativo La responsabilità nelle professioni legali Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva interdisciplinare Il punto sul nuovo procedimento fallimentare I cd. Patrimoni di scopo: fondo patrimoniale, patrimonio destinato a uno specifico affare e “trust” tra diritto interno e modelli stranieri - MAGISTRATI MILITARI 4787 4794 I poteri d’intervento e controllo del Giudice per le indagini preliminari. Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di escussione e criteri di valutazione. - DOTTORI E RAGIONIERI COMMERCIALISTI 4781 4812 4818 Società di capitali ed autonomia privata a cinque anni dalla riforma del diritto societario Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva interdisciplinare Il punto sul nuovo procedimento fallimentare 21 - GIUDICI DI PACE 4782 4786 4789 4792 4794 4803 4804 4811 4821 4825 4833 Le recenti riforme del sistema penale. Le novità della legislazione penale in materia di immigrazione. Corso integrato tradizionale e e-learning. Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte del giudice Giustizia riparativa e processo penale: esperienze applicative nazionali ed internazionali. Le prospettive della mediazione penale nell’ordinamento italiano Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di escussione e criteri di valutazione La tutela della riservatezza nel sistema penale La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento contrattuale La responsabilità nelle professioni legali La tutela di nomadi, migranti e rifugiati La nuova categoria del danno non patrimoniale Le recenti riforme del sistema penale. - GIUDICI ONORARI DI TRIBUNALE 4789 4800 4804 4811 4825 Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte del giudice La tutela sommaria La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento contrattuale La responsabilità nelle professioni legali La nuova categoria del danno non patrimoniale VICE PROCURATORI ONORARI DI TRIBUNALE 4782 4794 4817 4828 4833 Le recenti riforme del sistema penale. Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di escussione e criteri di valutazione. L’evoluzione nel tempo delle norme penali e processuali Accertamento dei diritti ed esecuzione forzata; questioni attuali in materia di opposizione all’esecuzione Le recenti riforme del sistema penale. ESPERTI TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA 4796 4832 Laboratorio di autoformazione per magistrati di sorveglianza e altri magistrati addetti alle funzioni penali (riunione iniziale) Laboratorio di autoformazione per magistrati di sorveglianza e altri magistrati addetti alle funzioni penali 22 (riunione finale) 23 CORSI DI DIRITTO CIVILE E PROCESSUALE CIVILE 24 SOCIETÀ DI CAPITALI ED AUTONOMIA PRIVATA A CINQUE ANNI DALLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO Oggetto: L’incontro di studio mira ad analizzare, in primo luogo, la correttezza della ricostruzione, avanzata dalla giurisprudenza non senza incertezze ed esitazioni a seguito della riforma del diritto societario, dei rapporti tra la disciplina di fonte legale e l’autonomia statutaria, sia nelle società azionarie – ove l’apertura all’investimento da parte del pubblico induce molti a ritenere la disciplina tendenzialmente inderogabile – sia nella s.r.l., nella quale, per contro, tale relazione viene intesa nel senso della tendenziale derogabilità delle disposizioni di legge. Tale impostazione teorica di vertice e le soluzioni offerte sul punto consentiranno, in secondo luogo, di valutare, in maniera più completa ed analitica, alcuni dei profili sui quali più ha inciso la riforma delle società di capitali. Si tratta, in effetti, di verificare gli spazi e le forme relativi alla semplificazione dei processi decisionali nella s.r.l. e nella s.p.a., anche con riguardo alle forme di reciproca influenza della disciplina dei due tipi ed alle prospettive di riforma della disciplina azionaria nel senso di una maggiore flessibilità. Saranno, del pari, analizzati i nuovi modelli di amministrazione di controllo, ponendo a confronto la amplissima autonomia rimessa al proposito agli statuti di s.r.l. – ove, oramai, è consentita ai soci la stessa soppressione del metodo collegiale in presenza di una pluralità di amministratori – con quella, “preconfezionata” dal legislatore, propria delle società azionarie, nelle quali le soluzioni derogatorie rispetto al regime di default sono minuziosamente disciplinate per legge. Ancora, ampio risalto sarà dato all’ampliamento dell’autonomia statutaria, principalmente ma non esclusivamente per ciò che concerne la struttura ed i contenuti della partecipazione sociale nella s.r.l. e nella s.p.a.; l’articolazione soggettiva dei soggetti societari, con riguardo alle nuove frontiere della unipersonalità ed ai patrimoni destinati; i rapporti tra le strutture di gruppo e la nuova regolamentazione della disciplina e coordinamento di società. Da ultimo, il seminario si concentrerà sui riflessi che le novità legislative e il complessivamente maggiore spazio rimesso all’autonomia statutaria hanno in termini di responsabilità – nelle forme tradizionali e nelle nuove eventualmente introdotte dalla riforme – e, per converso, se e con quali spazi di intervento è consentito alla autonomia statutaria di incidere sui profili di responsabilità. Obiettivi: approfondire le principali problematiche connesse all’esercizio dell’autonomia privata nel nuovo diritto societario. Struttura e metodologia: attesa la novità legislativa che interessa gli argomenti trattati sono previste relazioni frontali di inquadramento generale. I gruppi di lavoro consentiranno invece approfondimenti sulla giurisprudenza in formazione. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito addetti alla materia societaria e concorsuale in ambito civile. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e di notai, dottori e ragionieri commercialisti. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 20 - 22 gennaio 2010 Codice: 4781 25 L’ORGANIZZAZIONE DEL GIUDICE DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA Oggetto: in un momento storico in cui l’attenzione generale è catalizzata dall’esigenza di misurare il lavoro del giudice e studi sociologici si interrogano su come i giudici del lavoro debbano orientare al meglio l’organizzazione del proprio lavoro per determinare la definizione in tempi più rapidi delle controversie, occorre stimolare l’attenzione e la riflessione, propositivamente, su quei modelli gestionali non limitati alla mera attività di udienza ma che accentuano il ruolo direttivo e propulsivo del magistrato. In tale prospettiva il giudice speciale del lavoro deve organizzare la propria attività, peculiare rispetto al giudice civile, attesa la fissazione delle controversie con ricorso, la esigenza di definirle in tempi rapidi e concentrati, e la necessità di pronunciare sentenza tendenzialmente contestuale (ai sensi del 429 c.p.c. novellato) e comunque con lettura del dispositivo. La continua verifica del rapporto tra entrate-sopravvenienze, le esigenze di rispettare i tempi di definizione assicurando provvedimenti rapidi, salvaguardandone la qualità (per trasparenza di motivazione ed adeguatezza alla tecnicità del settore); l’esigenza di evitare l’abuso del processo,in un’ottica deflattiva diffusa, la necessità di promuovere il dialogo e la collaborazione sia con gli ausiliari del giudice che con i suoi interlocutori, saranno trattate e studiate in chiave costruttiva, al fine di fornire strumenti e modelli organizzativi già sperimentati ai partecipanti. Così si dedicherà una sessione all’organizzazione del ruolo e alla distribuzione delle controversie, tenendo conto della omogeneità delle questioni. Si tratteranno, sempre in riferimento alla specialità del rito, le tecniche di conciliazione che assumono, nel settore in questione, una specialità rispetto al paradigma generale, trattandosi di conciliazione che segue al tentativo stragiudiziale, con forte valore deflattivo. Si dedicherà un apposito spazio alle prassi virtuose tese ad individuare la sovrapposizione dei ricorsi e la loro duplicazione per prevenire abuso dello strumento processuale. In logica connessione al precedente profilo, si affronteranno le tecniche di riunione e di contenimento delle spese in ipotesi di frazionamento della domanda o di presentazioni a pioggia di domande analoghe. Saranno oggetto di un’apposita sessione le tecniche di preparazione e studio del fascicolo, per la lettura del dispositivo e/o la redazione della motivazione contestuale. Si approfondirà l’uso degli strumenti informatici (es. fonodettatura; utilizzo della posta elettronica per ricevere files dalle parti e dai c.t.u.) per l’accelerazione della decisione, e la collaborazione con il foro, anche nell’ambito di protocolli. Saranno approfondite le tecniche di programmazione per obiettivi delle attività organizzative (soprattutto nel settore previdenziale); le relazioni cooperative nascenti dal proficuo confronto con l’avvocatura; con gli enti previdenziali, i rapporti con i capi degli uffici; le forme di collaborazione e sinergie con il lavoro delle cancellerie. Così come sarà esaminato il rapporto critico fra tempo dedicato alla ricerca scientifica ed all’autoformazione ed attività di stretto adempimento processuale. Nell’ambito delle varie sessioni saranno affrontate per esperienze paradigmatiche le specifiche problematiche proprie delle diverse realtà locali. Obiettivi: Fornire concreti strumenti organizzativi per agevolare l’organizzazione del lavoro nel settore specialistico, con gli adattamenti dettati dalla peculiarità del contenzioso e la rilevazione dei modelli applicati quali possibili schemi virtuosi agevolmente importabili oltre le esperienze sperimentate. Struttura e metodologia: Con il contributo di esperti esterni, in particolare in tema di organizzazione e metodologia del lavoro, saranno svolti in prevalenza gruppi di discussioneconfronto; le relazioni introduttive saranno limitate al corredo delle tecniche di organizzazione e all’illustrazione del miglior uso degli strumenti tecnologici; i relatori ed i coordinatori dei gruppi dovranno tenere conto delle diverse professionalità coinvolte nel processo e nel lavoro d’ufficio, con selezione estesa ad esperienze maturate nello specifico settore. 26 Destinatari: giudici del lavoro e della previdenza di primo grado; una quota del 15% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati dell’INPS, dell’INAIL e dell’INPDAP. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 25 – 27 gennaio 2010 Codice: 4783 27 I CONTRATTI DELL’IMPRESA E LA TUTELA DEL CONSUMATORE Oggetto: Il corso si propone di analizzare la contrattazione d’impresa ed è specificatamente volto all’approfondimento di quei contratti che sono funzionali alla vita d’impresa, per i quali lo status d’imprenditore di uno dei contraenti acquista rilievo sul piano della regolamentazione (convenzionale o codificata). E’ proprio mediante la conclusione di contratti infatti che l’imprenditore, da un lato, si procura la disponibilità delle risorse umane e materiali necessarie alla produzione e allo scambio, e, dall’altro, offre sul mercato i beni e i servizi prodotti e ne promuove la circolazione. A fronte di tale situazione, va esaminato in primo luogo il rapporto tra autonomia negoziale e autonomia d’impresa, alla stregua anche del principio della libertà d’impresa sancito nella Costituzione europea. Ulteriore oggetto di studio è il sistema delle fonti del diritto diverse da quelle contemplate nell’art.1 delle disp. prel. c.c. (i codici collettivi e individuali, le condizioni generali di contratto, la lex mercatoria, i principi unidroit), con particolare riferimento ai principi dettati dalla normativa comunitaria. Dal punto di vista soggettivo l’indagine va incentrata sullo status delle parti contraenti, nei contratti nominati nel codice civile, nei contratti innominati e nella legislazione speciale (banca e risparmiatore, impresa di assicurazione e assicurati). Quanto alla disciplina dei singoli contratti il corso segue le linee tracciate dalla dottrina più recente, che individua due gruppi di norme: quelle che, nel regolare talune figure contrattuali, includono espressamente nella disciplina del tipo la partecipazione di un imprenditore e l’inserzione del contratto nell’attività d’impresa (come avviene per es. per il contratto di deposito in albergo o in analoghi locali d'impresa, il deposito nei magazzini generali, il contratto di assicurazione, i contratti bancari, il contratto di appalto, la vendita di beni di consumo, i contratti di subfornitura industriale; il franchising); quelle che disciplinano contratti speciali che, pur non menzionando esplicitamente l’impresa quale presupposto tecnico o elemento della fattispecie contrattuale, sono state pensate per l’imprenditore e giustificano i loro particolari contenuti nel riferimento ad esso (come per es. l’agenzia, la mediazione, la commissione, la spedizione, il trasporto, la somministrazione, il contratto estimatorio e alcune figure speciali di vendita e di locazione). Sempre dal punto di vista soggettivo dello status dei contraenti sarà approfondita la disciplina nazionale di derivazione comunitaria sulla tutela del consumatore, così come enucleata nel codice del consumo. I contratti del consumatore – nell’ambito della più generale categoria dei contratti dell’impresa – saranno esaminati in relazione agli aspetti sostanziali più rilevanti evidenziati dalla dottrina e dalla giurisprudenza nazionale e della Corte di Giustizia: le nuove modalità di conclusione – con particolare riferimento al commercio elettronico – il recesso del consumatore, le nullità protettive, le clausole vessatorie, il risarcimento del danno. A fronte di una disciplina fortemente condizionata dalla legislazione comunitaria e internazionale, sarà utile inoltre un approfondimento di diritto comparato sostanziale ai fini di una migliore comprensione degli istituti recepiti dal diritto straniero nonché di istituti comuni al panorama europeo. Sotto il profilo processuale saranno puntualizzate le tematiche relative alla composizione stragiudiziale delle controversie, ai provvedimenti d’urgenza, alle inibitorie a difesa dei consumatori, al rapporto tra azioni individuali e azioni collettive. Obiettivi: Il corso mira ad approfondire, in una prospettiva sistematica, le linee di una normativa in continua evoluzione, fra autonomia negoziale, libertà d’impresa e tutela del consumatore. Esso è finalizzato anche ad analizzare le caratteristiche delle nuove figure contrattuali, derivate dalle prassi commerciali. Struttura e metodologia: relazioni frontali seguite da dibattito, presentazione e discussione in gruppi di studio di casi pratici in relazione alle figure contrattuali più problematiche, tavola rotonda sulla questione dell’autonomia negoziale e libertà d’impresa con la partecipazione di rappresentanti delle associazioni degli imprenditori e dei consumatori. Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito addetti al settore civile. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 10 – 12 febbraio 2010 Codice: 4788 28 LE PROVE CIVILI: L’ONERE DELLA PROVA E LA VALUTAZIONE DA PARTE DEL GIUDICE Oggetto: E’ del tutto evidente che la materia probatoria risulta una delle tematiche di maggior interesse dell’intero processo civile. Invero, sotto un profilo dogmatico, essa si presenta oggettivamente molto articolata ed eterogenea, presentando un complesso intreccio di problematiche sia sostanziali sia processuali; e di problematiche non solo tradizionali, ma talvolta anche innovative in quanto frutto del progresso tecnologico e dell’evoluzione del sistema sociale, come ad esempio in tema di valore probatorio del documento informatico. In ogni caso, poi, la tematica dell’ammissione e della valutazione delle prove è davvero centrale nell’ambito processuale. Con riferimento all’ammissione, infatti, non vi è chi non veda come il mancato ingresso in causa di una prova ritualmente e legittimamente dedotta, possa pregiudicare le possibilità di una parte di far valere il diritto azionato; mentre l’espletamento di una prova in realtà inutile ai fini del decidere, aumenti i già insopportabili tempi di definizione del processo civile. Parimenti, con riferimento alla valutazione delle prove, è appena il caso di accennare al fatto che, laddove la valutazione non sia correttamente operata, è la stessa decisione complessiva che può risultarne inficiata. In ragione di tali motivi, è facile comprendere l’opportunità di una riflessione che, muovendo dall’analisi delle principali problematiche in tema di prove documentali, testimoniali ed atipiche, tratti del riparto probatorio e della non contestazione alla luce del novellato articolo 115 c.p.c., per approfondire poi il la questione del sistema di valutazione delle prove da parte del Giudice. Obiettivi: La finalità dell’incontro è quella di approfondire alcune delle più rilevanti tra le numerose problematiche che connotano la materia e che sono state sopra indicate. Ciò dovrà essere fatto, dopo un brevissimo inquadramento sistematico della materia, tramite la ricongiunzione e l’illustrazione della più recente giurisprudenza di merito e di legittimità. Struttura e metodologia: non sarà effettuata una trattazione con un taglio teorico, descrittivo e dogmatico; ma piuttosto, l’attenzione sarà focalizzata su temi di quotidiana applicazione giurisprudenziale, sviluppati con un taglio pratico e finalizzato alla soluzione di questioni concrete. Per tali motivi, le poche relazioni frontali saranno affiancate da gruppi di studio destinati allo scambio di esperienze professionali, da tavole rotonde e da brevi relazioni con discussant. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione; una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché un giudice di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Ancona, Bari, Reggio Calabria, Bologna, Brescia ed un magistrato onorario di Tribunale per ciascuno dei seguenti distretti: Campobasso, Catania, Catanzaro, Firenze e Venezia. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 15 – 17 febbraio 2010 Codice: 4789 29 SIMULAZIONE E PAGAMENTO TRASLATIVO Oggetto: il corso si propone di scrutinare la complessa tematica della simulazione, dal momento che quest’ultima – pur essendo stata materia di un secolare approfondimento scientifico – presenta ancor’oggi margini controversi di non poca rilevanza. Vale la pena ricordare, ad esempio, le questioni relative ai mezzi di prova, agli effetti della simulazione nei confronti dei terzi, nonché agli strumenti a disposizione di questi ultimi per chiedere tutela a fronte di un accordo che ne pregiudichi le ragioni: profili, questi, che pongono ogni giorno complessi nodi interpretativi da sciogliere, in costante equilibrio tra la necessità di salvaguardare la volontà delle parti e la posizione di chi sull’apparenza abbia fatto affidamento. D’altro canto, non va trascurato che, nella prassi, il frequente ricorso ad accordi simulatori si spiega in ragione di talune limitazioni presenti nel nostro ordinamento: prima tra tutte, la mancata previsione dell’istituto comunemente noto come “pagamento traslativo” (invece tendenzialmente conosciuto negli altri ordinamenti europei), che costringe le parti a ricorrere alla stipula fittizia di contratti tipici (in specie, compravendita con prezzo simulato ovvero donazione) per giustificare lo spostamento patrimoniale divisato. A tale riguardo, non va dimenticato che la giurisprudenza conosce qualche apertura, volta a mitigare la rigidità dell’assetto normativo: e così, ad esempio, riconosce la validità degli accordi stipulati in occasione della separazione e dei successivi atti con cui i coniugi operano, per un fine solutorio, il trasferimento anche di diritti reali immobiliari. Obiettivi: il corso si propone di offrire un adeguato approfondimento teorico e pratico della delicata tematica esaminata (anche sotto il profilo comparatistico, con attenzione alla disciplina del pagamento traslativo negli ordinamenti che conoscono l’istituto), esteso ai profili sostanziali e processuali della medesima. Struttura e metodologia: relazioni frontali seguite da dibattito o con dibattito guidato. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, in equa ripartizione. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e notai. Durata: un giorno e mezzo (3 sessioni) 18 – 19 febbraio 2010 Codice: 4790 30 IL LAVORO DEL GIUDICE CIVILE E GLI STRUMENTI INFORMATICI Oggetto: Il corso già proposto con successo, seppure con caratteristiche parzialmente diverse, anche nell’anno 2009, intende esaminare a 360 gradi il lavoro del giudice civile in rapporto agli strumenti informatici in senso ampio. Così si esamineranno tanto gli strumenti informatici il cui utilizzo si rappresenta come doveroso e la cui conoscenza può agevolare il magistrato, per il controllo e la gestione del proprio ruolo (inteso come insieme di cause a lui affidate) e per l’ottimizzazione dell’organizzazione del proprio ufficio, quanto il corretto uso delle risorse tecnologiche a disposizione del magistrato per il compimento dei concreti atti processuali e provvedimenti, Nell’epoca contemporanea noi tutti siamo oggi circondati da strumenti tecnologici, in particolare informatici, ma in realtà molti conoscono ed utilizzano solo una minima parte della potenzialità degli stessi. La crescente pervasività delle tecnologie dell’Information Communication Technology (ICT) si traduce quindi nella necessità di conoscerla e farne uso nel modo più cosciente e appropriato. Ampio spazio sarà quindi dato, da un lato, alla illustrazione del funzionamento e delle potenzialità dei programmi a disposizione dei magistrati a partire dalle banche dati interne all’amministrazione giustizia, e fino a giungere alla conoscenza ed all’uso di quelle esterne. Ancora, nell’ottica organizzativa, saranno illustrati i programmi ministeriali che gestiscono i procedimenti giudiziari, la loro evoluzione, i nuovi progetti relativi alla “dematerializzazione” degli atti, alle notificazioni e comunicazioni tra le parti processuali ed al sempre più frequente uso della firma digitale. In tale prospettiva si dedicherà uno spazio alla recente normativa regolamentare emanata in tema (il D.M. 27 aprile 2009, relativo alle regole procedurali per la tenuta dei registri e introducente significative novità rispetto al passato) L’incontro di studi presenterà poi, un’ampia parte dedicata all’esame e all’illustrazione delle reali potenzialità degli strumenti informatici di uso comune ai magistrati quali i sistemi di videoscrittura (sia con riguardo alla modalità di creazione della modulistica personalizzata, delle voci di glossario e delle macro che con riguardo alle modalità di corretta catalogazione e conservazione dei documenti in modo da velocizzarne le operazioni di ricerca e di accesso). L’esame riguarderà anche l’uso di programmi che consentono di fare ricorso alla dettatura vocale nonché alla modulistica e che agevolano compiti di routine verso una spinta interazione tra magistrati e personale ausiliario. Non mancherà, poi, una sezione dedicata alle ricerche informatiche (giurisprudenziali, normative, ecc.) che non solo tratterà degli strumenti di ricerca più comuni (ItalgiureWeb) ma anche delle innumerevoli banche dati presenti in Internet (siti normativi, bibliografici, albi professionali, ecc.) fornendo suggerimenti non solo sui luoghi di ricerca delle informazioni ma anche sulle metodologie di ricerca delle stesse. Infine due sessioni dei lavori saranno dedicate alla “comunicazione” attraverso gli strumenti a disposizione dei magistrati ed al delicato problema della “sicurezza” legato alle esigenze di protezione dei dati non solo personali ma dell’intero sistema informatico del settore giustizia. 31 Obiettivi: L’iniziativa non si propone di effettuare un corso “avanzato” di informatica mediante relazioni frontali, quanto piuttosto di diffondere informazioni sull’appropriato uso degli strumenti a disposizione dei magistrati. Momento fondamentale sarà rappresentato dai gruppi di lavoro per materie e dal rapporto di interscambio di informazioni tra “esperti” ed “utenti comuni” così da cercare di elevare il comune livello di crescita di conoscenza informatica da parte dei partecipanti. Struttura e metodologia: Al di là delle relazioni frontali saranno istituiti veri e propri tavoli di lavoro ai quali i partecipanti al corso potranno illustrare le proprie esperienze professionali e mettere a disposizione degli altri i risultati della propria formazione nel settore. Non mancheranno poi delle vere e proprie esercitazioni alle quali i partecipanti al corso (che saranno chiamati a portare con sé i propri Personal Computers) potranno attivamente partecipare. Destinatari: magistrati di legittimità (nella misura del 15%) e di merito, in numero complessivo non superiore a 50, nonché una quota di magistrati referenti distrettuali per l’informatica individuati dalla Commissione. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 3 – 5 marzo 2010 Codice: 4793 32 LA TUTELA DEL MINORE NELLA FAMIGLIA DISGREGATA Oggetto:L’introduzione, operata dalla legge n.54/2006, dell’art.709 ter c.p.c. in tema di attuazione dei provvedimenti in materia di affidamento offre l’opportunità di approfondire il tema della tutela sostanziale e processuale dei figli minori nella famiglia disgregata. L’attenzione riservata dal legislatore alla tutela effettiva dei soggetti deboli della coppia impone vari momenti di riflessione sugli strumenti di tutela apprestati al minore, sul riparto di competenze attribuite al Tribunale per i minorenni, al giudice della separazione ed al giudice tutelare e sulle modalità concrete con le quali esse si declinano a livello processuale(audizione, difesa tecnica, ascolto, rilevanza probatoria delle attività svolte dai servizi sociali) per giungere, quindi, alla tradizionale tematica degli strumenti di attuazione delle decisioni giudiziali in materia di affidamento proprio per misurare la portata innovativa dell’istituto introdotto nel 2006. Approfondimento reso ancorpiù urgente dall’adozione della mini-riforma del codice di procedura civile(l.n.69/2009)che ha previsto un’apposita disposizione dedicata all’attuazione degli obblighi di fare infungibile o di non fare(art.614 bis c.p.c.). Per altro verso, particolare attenzione merita la tematica più generale della risarcibilità del danno da mancato assolvimento degli obblighi a carico dei genitori, essa presentando aspetti problematici proprio in relazione agli ambiti operativi del ricordato art.709 ter c.c. che pure riconosce al giudice il potere di disporre il risarcimento del danno “a carico di uno dei genitori, nei confronti del minore” in caso di gravi inadempienze. Obiettivi: Il corso intende, per un verso, approfondire le tematiche che ruotano attorno alla figura del minore nella famiglia disgregata al fine di individuare le competenze dell’autorità giudiziaria, le intersezioni fra giudice della famiglia, giudice tutelare e Tribunale per i minorenni ed il ruolo dei servizi sociali. Per altro verso, il corso è finalizzato all’esame degli aspetti legati all’attuazione dei provvedimenti in materia di affidamento familiare ed alla tutela del minore in caso di non assolvimento degli obblighi imposti ai familiari. Struttura e metodologia: si ritiene utile prevedere accanto a sessioni dedicate all’approfondimento teorico delle questioni la predisposizione di gruppi di studio orientati al raffronto fra le prassi applicate nelle diverse sedi giudiziarie. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito addetti al settore civile e giudici minorili nella misura del 30%; una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 15 – 17 marzo 2010 Codice: 4795 33 LA TUTELA SOMMARIA Oggetto: Il corso si propone di mettere a fuoco i modelli teorici della tutela sommaria per raffrontarli a quelli concretamente esistenti nel nostro ordinamento, al fine di riflettere sulle varie problematiche che si agitano ancora in dottrina ed in giurisprudenza. Il percorso richiederà un’analisi dei diversi procedimenti sommari vigenti nel nostro paese, guardando sia alla cognizione sommaria con funzione cautelare sia alla cognizione sommaria con funzione non cautelare, distinguendo a quest’ultimo proposito tra procedimenti che mettono capo al giudicato e procedimenti che, al contrario, non vi mettono capo. In particolare da questo secondo punto di vista si tratterà, per un verso, di affrontare note, ma ancora non risolte, questioni, quali ad esempio quelle relative alla provvisoria esecutività del decreto ingiuntivo, e, per altro verso, di verificare la sussistenza di strumenti che possano mettere capo ad un provvedimento che, lungi dall’avere efficacia di giudicato, fornisca all’interessato solo un titolo esecutivo e non anche l’attribuzione stabile del bene della vita in contestazione. Inevitabile approfondimento dovrà essere dedicato all’analisi del nuovo procedimento sommario di cognizione di cui agli articoli 702-bis/702-quater di recente introdotto nel codice di procedura civile. Non si esclude uno sguardo anche al Reg. 1896/2006, entrato in vigore nel dicembre 2008, sul procedimento europeo d’ingiunzione di pagamento. Obiettivi: Il corso mira ad indagare, in una prospettiva prima sistematica e poi casisitica, la funzionalità della cognizione sommaria al servizio della tutela giurisdizionale dei diritti. In un periodo di grave crisi della giustizia civile nel nostro paese con esso si cerca di meglio mettere a fuoco tutte le problematiche che possono rappresentare un ostacolo all’utilizzo della tutela sommaria al fine di realizzare quella ragionevole durata del processo che la Carta costituzionale auspica ed impone. Struttura e metodologia: Relazioni frontali seguite da dibattito per la maggior parte dei temi, posto che quasi tutti gli argomenti necessitano previamente di un inquadramento sistematico. Possibili sessioni di gruppi di studio, nel quale stimolare il dibattito su temi di approfondimento tra magistrati ed auspicabilmente anche avvocati. Possibile una tavola rotonda finale nella quale tirare le fila di sintesi delle problematiche trattate. Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione, magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione; una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché due magistrati onorari di Tribunale per il distretti di Milano ed uno per ciascuno dei seguenti distretti: Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Genova, L’Aquila, Lecce e Messina. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 12 – 14 aprile 2010 Codice: 4800 34 LE PRINCIPALI QUESTIONI SOSTANZIALI E PROCESSUALI IN TEMA DI PREVIDENZA E ASSISTENZA Oggetto: il corso si propone di analizzare le principali questioni problematiche in materia previdenziale e assistenziale , settore in cui la proliferazione normativa, spesso asistematica, in riferimento ai vari settori oggetto dei procedimenti giudiziari più ricorrenti, produce difficoltà nell’interprete che si sforzi di individuare dei principi regolatori comuni della materia. In tale ottica di risistemazione e ricostruzione, alla luce del diritto vivente, ci si propone di esaminare gli istituti più complessi delle controversie previdenziali, quali gli adempimenti ante causam, la decadenza processuale e la prescrizione in tali controversie. Saranno oggetto di esame, altresì, gli oneri probatori e allegativi in merito alle controversie previdenziali e assistenziali in tema di invalidità pensionabile e di invalidità civile, nonché la controversie insorte in seguito ad infortuni e le malattie professionali. Una specifica sezione sarà dedicata ai giudizi di opposizione a cartella esattoriale che costituiscono numericamente un settore di forte interesse per il giudice previdenziale, atteso che, nell’attuale assetto normativo gli enti pubblici utilizzano privilegiatamente l’esecuzione esattoriale per il recupero dei propri crediti. Saranno inoltre trattate le maggiori questioni in tema di previdenza agricola. Infine si dedicherà uno spazio apposito ad una relazione che suggerisca criteri organizzativi per la migliore e più efficiente gestione delle controversie previdenziali anche in relazione ai possibili rapporti Obiettivi: Le controversie previdenziali costituiscono in molti Tribunali e Corti la parte più rilevante del contenzioso lavoristico. Il peso di questo contenzioso spesso determina una situazione di crisi che si riflette su tutte le cause e sulla complessiva funzionalità dell’ufficio. Il corso tende ad offrire elementi di riflessione e di confronto fra i giudici del lavoro per affrontare queste situazioni e per strutturare una risposta adeguata, sul piano tecnico ed organizzativo, a questo tipo di contenzioso, che fra l’altro a volte presenta anche profili qualitativi di notevole difficoltà e complessità. Struttura e metodologia: seguendo una formula già sperimentata con successo in analoghi incontri, al fine di garantire nella misura maggiore possibile il confronto sugli orientamenti giurisprudenziali e le prassi organizzative seguite nei vari uffici, il corso sarà strutturato con relazioni schematiche che avranno il compito di individuare i punti problematici e di avviare la discussione, che dovrà poi svolgersi in gruppi di lavoro, con esame di casi concreti e prospettazione di problemi pratici in vere e proprie esercitazioni. Seguirà il dibattito generale in seduta plenaria, aperto dal resoconto dei coordinatori su temi, problemi e soluzioni emersi nella discussione dei gruppi. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, che svolgono in via esclusiva o promiscua le funzioni di giudice del lavoro; una quota del 15% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati dello Stato, dell’INPS, dell’INAIL e dell’INPDAP. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 26 – 28 aprile 2010 Codice: 4802 35 LA RESPONSABILITÀ CONTRATTUALE E I RIMEDI ALL’INADEMPIMENTO CONTRATTUALE Oggetto: Il corso si propone di analizzare, alla luce anche della più recente giurisprudenza della Cassazione, le questioni rilevanti in tema di responsabilità contrattuale, inadempimento e rimedi possibili a favore della parte adempiente. Sotto il primo profilo sarà approfondito il confine - di recente definito dalle sezioni unite della Suprema Corte - tra responsabilità precontrattuale e contrattuale, con riferimento alla possibilità di configurare la prima di tali ipotesi anche nel caso di conclusione del contratto. Ulteriore oggetto di analisi sarà il rapporto, spesso incerto nella prassi giudiziaria, tra responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, con specifico riferimento – sul piano processuale – all’onere della prova. Per quanto attiene alla tematica dell’inadempimento, l’alternativa codicistica nei contratti con prestazioni corrispettive fra richiesta di adempimento e risoluzione si riflette sugli effetti del negozio, destinati a permanere nel primo caso – con conseguente criticità dell’esecuzione del contratto in fase patologica – e a essere travolti dalla pronuncia caducatoria nella seconda ipotesi – con i problemi connessi alla restituzione della prestazione già eseguita. La puntualizzazione dei profili della colpa dell’inadempiente è un altro obiettivo del corso, con specifico riferimento all’eccezione ex art.1460 c.c. proponibile dalla parte adempiente, a fronte dell’orientamento giurisprudenziale che tende a prescindere dalla responsabilità per giustificare il rifiuto di eseguire la prestazione in assenza della controprestazione. I rimedi generali previsti dal codice vanno poi esaminati in relazione a quelli speciali dettati per particolari figure contrattuali (la vendita, l’appalto) e alla tutela risarcitoria conseguente all’inadempimento. Sotto tale aspetto, fra i rimedi a disposizione della parte non inadempiente, va esaminato il rapporto tra risarcimento del danno e recesso con ritenzione di caparra nonché i limiti di applicabilità alle obbligazioni contrattuali dell’art.2058 c.c. sul risarcimento in forma specifica. Il tema della responsabilità contrattuale va esaminato inoltre nell’ottica del diritto sostanziale comparato, al fine di verificare gli istituti del diritto straniero in grado di garantire l’effettiva tutela della parte adempiente. In particolare, il rimedio risarcitorio va approfondito nell’ottica dei principi dettati dalla legislazione e della giurisprudenza comunitaria, basati sul criterio di effettività, che, pur escludendo i danni punitivi, impone che il risarcimento sia esaustivo: a fronte di prassi giurisprudenziali nazionali definite asfittiche e deludenti, sarà necessario individuare criteri di liquidazione del danno che tengano conto, in relazione alla fattispecie concreta, della posizione del danneggiato e del pregiudizio economico causalmente collegato all’inadempimento. Obiettivi: Il corso mira a fornire gli strumenti essenziali per definire le controversie tramite i diversi istituti di diritto sostanziale a tutela del contraente non inadempiente, con specifico riferimento al rimedio risarcitorio. Struttura e metodologia: Qualche relazione frontale con dibattito per inquadrare sistematicamente le questione; gruppi di lavori su fattispecie tratte dalla più recente casistica giurisprudenziale. Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione; una quota del 15% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007, nonché un giudice di pace per i distretti di Cagliari, Venezia, Campobasso, Firenze e Torino e due magistrati onorari di Tribunale per ciascuno dei seguenti distretti: Napoli, Palermo e Roma. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 3 – 5 maggio 2010 Codice: 4804 36 GLI STRUMENTI SOVRANAZIONALI IN MATERIA DI FAMIGLIA Oggetto: L’implementazione della circolazione dei cittadini dell’Unione Europea nei diversi Paesi comunitari ed i fenomeni migratori rendono ormai frequente lo stabilimento di famiglie straniere in territorio italiano e di nuclei familiari domestici all’estero. Da qui la possibilità che la crisi di tali nuclei familiari venga posta all’esame del giudice interno. Il regolamento Reg.CE 2201/03 relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale ha rimosso le differenze tra norme nazionali sulla competenza giurisdizionale e sul riconoscimento delle decisioni in materia che si frappongono alla libera circolazione delle persone ed al buon funzionamento del mercato interno. Ad esso si affiancano numerose altre convenzioni internazionali che riguardano specificamente la sottrazione dei minori e che vanno coordinate con lo strumento comunitario. Appare dunque necessario, anche in ragione dell’immediata efficacia degli strumenti comunitari appena ricordati, che il giudice- minorile e della famiglia - familiarizzi con gli strumenti normativi nazionali e sovranazionali vigenti- come anche con quelli in corso di ratifica (per es.Convenzione dell’Aja del 19 ottobre 1996 sulla protezione del fanciullo)-, attraverso l’approfondimento delle principali questioni in materia di legge sostanziale e processuale applicabile ai rapporti familiari (riconoscimento ed esecuzione delle decisioni i n materia matrimoniale, obbligazioni alimentari di mantenimento, provvedimenti in materia di sottrazione i minori e di visita) e di compatibilità di alcuni istituti di diritto familiare straniero con i principi di ordine pubblico. Obiettivi: L’incontro ha lo scopo di promuovere la conoscenza delle fonti di diritto internazionale privato (convenzionali, comunitarie e interne) nei conflitti familiari. Struttura e metodologia: La struttura e la metodologia, per essere coerenti con gli obiettivi delineati, saranno caratterizzate prevalentemente dalle relazioni frontali, atteso l’elevato livello informativo-conoscitivo del corso, prevedendo tuttavia una anche apposite sessioni dedicate alla conoscenza delle prassi giurisprudenziali già formatesi sulle questioni trattate ed allo studio di casi pratici. Destinatari: magistrati che esercitano funzioni civili di ogni grado addetti, anche promiscuamente, alla materia della famiglia, giudici minorili nella misura del 30%. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 12 – 14 maggio 2010 Codice: 4806 37 IL PUNTO SUL RITO CIVILE (laboratorio) Oggetto: Il tradizionale corso sul processo di cognizione di primo grado viene riproposto dopo l’entrata in vigore delle modifiche apportate dalla legge n. 69 del 2009 sia per riflettere su queste ultime che per tornare a confrontarsi su questioni già note ma ancora controverse. Quindi l’esame delle novità normative verrà inserito nel consueto contesto di analisi delle norme e delle prassi distinta per fasi processuali. Particolare attenzione verrà riservata alle scelte interpretative destinate a garantire una più celere ed efficace definizione dei giudizi, nonché ai moduli organizzativi praticabili al medesimo scopo ed ai protocolli processuali elaborati o da elaborare per tipologie di controversie predeterminate. Obiettivi: Il corso ha lo scopo di favorire il confronto, con la partecipazione degli avvocati e le sollecitazione dell’accademia (tenuto conto della metodologia e dei destinatari di cui appresso), sull’interpretazione delle norme processuali, sulle loro modalità applicative, sulle linee evolutive della tutela a cognizione piena in un ordinamento che per la prima volta conosce una tutela sommaria non cautelare generalizzata, sulla possibilità di elaborare protocolli processuali e favorire la prevedibilità della decisione, sul coinvolgimento dei diversi protagonisti del processo nell’individuazione dei tempi (si pensi all’introduzione del c.d. calendario del processo) e delle modalità del suo svolgimento, sulle possibili tipologie della fase decisoria e sui diversi, anche nuovi, modelli di motivazione delle sentenze ed, in termini problematici, su possibili modelli di stesura degli atti di parte. Struttura e metodologia: Il corso si aprirà con una sessione introduttiva finalizzata ad individuare le questioni meritevoli di approfondimento ed a spiegare i contenuti e le finalità di ciascuno dei tre gruppi di lavoro nei quali verranno divisi i partecipanti. Le tre sessioni seguenti saranno condotte secondo il metodo dei gruppi, che dovranno affrontare una “griglia” di questioni preventivamente elaborata, riguardante le fasi della trattazione, dell’istruzione e della decisione della causa; sarà individuato un coordinatore per ciascuna di tali fasi, mentre ciascun gruppo si occuperà, nel corso dei lavori, di tutte e tre le fasi, secondo il metodo della rotazione; ai lavori di gruppo parteciperanno anche coloro che, scelti preferibilmente tra docenti universitari, saranno i relatori di sintesi della sessione conclusiva, da svolgersi in sede plenaria. Destinatari: giudici civili di merito e di legittimità in equa ripartizione; una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; avvocati del libero foro nella misura del 20% senza onere di spesa per il Consiglio Superiore della Magistratura. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 24 – 26 maggio 2010 Codice: 4808 38 LA RESPONSABILITÀ NELLE PROFESSIONI LEGALI Oggetto: Il tema della responsabilità medica ha da tempo costituito luogo privilegiato di approfondimento teorico e giurisdizionale. Minore attenzione, malgrado la crescente incidenza a livello statistico giudiziario, è stata prestata a livello formativo ai fenomeni della responsabilità del professionista “non” medico che pure presentano momenti di accentuato tecnicismo proprio in ragione della specificità delle diverse arti liberali. Il corso intende dunque offrire ai partecipanti, dopo un inquadramento generale del fenomeno della responsabilità e delle tradizionali tematiche che ruotano attorno ad esso- obbligazioni mezzi e di risultato,nesso di causalità e rapporti fra responsabilità ed illecito disciplinare,responsabilità da contatto- specifici momenti di riflessione sulle professioni legali lato sensu intese (avvocato,notaio, giudice, custode giudiziario, curatore fallimentare,ecc) affrontando anche, dopo la nota sentenza Traghetti del Mediterraneo resa dalla Corte di Giustizia proprio con riferimento alla legislazione italiana(l.n.113/1987), la delicata tematica della responsabilità dello Stato per atto del giudice in una prospettiva volta per un verso a misurare i delicati equilibri fra quadro interno e sistema comunitario e, per altro verso, a garantire un equo bilanciamento fra esigenze di autonomia ed indipendenza della magistratura e protezione dei diritti del cittadino. La consapevolezza che il giurista moderno è chiamato ad operare in contesti globalizzati imporrà, per talune forme di responsabilità, un approccio comparatistico, anche in ragione della recente entrata in vigore del regolamento CE Roma III che, contenendo specifiche norme di conflitto in materia di responsabilità contrattuale, renderà frequente per il giudice il ricorso ad una normativa estera. Obiettivi: Il corso intende affrontare nodi problematici di particolare delicatezza, soprattutto nell’ambito delle professioni forensi, fornendo ai partecipanti un aggirnato quadro normativo e giurisprudenziale anche attraverso una metodologia improntata allo studio di casi concreti. Struttura e metodologia:all’utilizzo di relazioni frontali saranno affiancati gruppi di studio ed un’apposita sessione finale nella quale i partecipanti saranno chiamati, all’interno di laboratori appositamente guidati dai coordinatori, alla soluzione di “casi virtuali” sulla base di un tracce previamente distribuite agli ammessi. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito; una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari di prima nomina (D.M. 6.12.2007); nonché un giudice di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Caltanissetta, Genova, L’Aquila e Trieste ed un magistrato onorario di Tribunale per ciascuno dei seguenti distretti: Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Salerno e Torino. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e notai. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 9 – 11 giugno 2010 Codice: 4811 39 ACCERTAMENTO E LIQUIDAZIONE DEL DANNO NELLE CAUSE DI LAVORO E PREVIDENZA Oggetto: la materia del danno subito nella materia del lavoro e della previdenza si colloca, con i suoi profili di specialità ulteriore, nel già complicato quadro generale della teoria del danno civile. In tale generale settore, con riferimento alla categoria del danno non patrimoniale, nelle sue varie forme di pregiudizio esistenziale, biologico e morale, il diritto vivente di conio giurisprudenziale è chiamato a svolgere, da sempre, un ruolo propulsivo e centrale, con le ovvie ricadute di disorientamento nell’interprete che deve individuare in concreto gli ambiti e limiti delle conseguenze risarcitorie muovendosi con disinvoltura tra i vari orientamenti giurisprudenziali e dottrinali. Il ruolo della giurisprudenza si complica, maggiormente, allorquando si esamini il danno nell’ambito del rapporto di lavoro, ove l’accertamento avviene in più sedi processuali, in caso di danno biologico (civile e previdenziale) ed è soggetto a criteri e presupposti differenti e complessi, con interferenze notevoli di concetti penalistici. L’incontro si propone pertanto di scandagliare tutte le problematiche questioni che emergono allorquando siano proposte controversie risarcitorie nella materia del lavoro e previdenza, gli oneri allegativi e probatori, i profili processuali quanto alla legittimazione, i criteri di accertamento e, soprattutto, i criteri di liquidazione del danno, con riferimento tanto alla più complicata figura del danno non patrimoniale (e quindi alle difficoltà e limiti dei meccanismi di liquidazione equitativa, cd. tabelle, in uso nei principali tribunali italiani) quanto alla figura del danno patrimoniale. L’esame delle fattispecie non sarà limitato ai soli profili classici del danno scaturente da malattie professionali o infortuni, ma anche da danno conseguente alla mancata regolarizzazione previdenziale, dal danno conseguente all’impossibilità di conversione del contratto di lavoro nel settore pubblico dal tenore del’art. 36 d.lgsl 165/2001 , da danno scaturente dal mobbing, dal danno determinato dalle condotte discriminatorie nei luoghi di lavoro e tipizzato dal legislatore, etc. Si provvederà, in particolare, ad esaminare le questioni concretamente mediante lo studio di casi pratici e l’enucleazione di concrete fattispecie ove procedere alla liquidazione in pratiche esercitazioni. Obiettivi: aggiornamento degli orientamenti concreti in un settore di diritto giurisprudenziale vivente, soggetto a continue revisioni. Struttura e metodologia: L’incontro, dal taglio molto concreto, affronta sotto il profilo processuale le tappe degli oneri di deduzione, dei criteri di accertamento e delle modalità di liquidazione del danno nella materia del lavoro e della previdenza. A tale scopo, si privilegeranno, in luogo delle classiche relazioni frontali, brevi relazioni con discussant per i temi che si prestano ad analisi critiche nonché trattazione di specifici casi concreti in ordine, soprattutto alle modalità di liquidazione del danno, tematica che sarà oggetto di specifica esercitazione eventualmente anche con l’ausilio di strumenti informatici per il calcolo dei danni). Una relazione di sintesi, nell’ultima giornata, dovrà farsi carico di riassumere i principali approdi cui si è giunti nel corso dei lavori, preferibilmente affidando tale relazione ad una persona che abbia partecipato all’intero corso. 40 Destinatari: magistrati di legittimità e di merito che esercitano in via esclusiva o promiscua le funzioni di giudice del lavoro; una quota del 15% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 16 – 18 giugno 2010 Codice: 4813 41 L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO DEL GIUDICE CIVILE Oggetto: Il corso vuole sollecitare una riflessione approfondita sul come i giudici civili debbano provvedere all’organizzazione del proprio lavoro per raggiungere l’obiettivo prioritario della ragionevole durata del processo. Occorre pertanto orientare l’analisi su modelli gestionali non limitati alla mera attività di udienza ma che consentano ed accentuino il governo da parte del magistrato civile del proprio ruolo istruttorio e decisorio. La continua verifica dei flussi in entrata ed in uscita; l’esigenza di rispettare tempi predeterminabili di definizione, salvaguardando la qualità della decisione; l’attenzione ad emergenze di settore; l’adeguato bilanciamento tra la corretta gestione del ruolo ordinario e la contestuale trattazione delle urgenze (sotto forma di procedimenti cautelari), nonché –dopo l’entrata in vigore della legge n. 69 del 2009- la contestuale gestione del ruolo di cognizione sommaria; la necessità di promuovere il dialogo e la collaborazione sia con gli ausiliari del giudice che con i suoi interlocutori; l’organizzazione del lavoro finalizzata anche a garantire il rispetto delle parti processuali e di altri protagonisti del processo, primi fra tutti i testimoni; saranno gli argomenti trattati e studiati in chiave costruttiva, al fine di fornire strumenti e modelli organizzativi già sperimentati o di discuterne le possibili alternative. Si approfondiranno le possibilità applicative di strumenti tecnologici (es. fonodettatura; utilizzo della posta elettronica per ricevere files dalle parti e dai c.t.u. etc.) per l’accelerazione della decisione e di programmi informatici di gestione dei ruoli e/o delle diverse attività processuali. Ai fini di cui sopra, si curerà la distinzione tra i diversi ruoli del giudice civile, rivolgendo particolare attenzione alle controversie in materia locatizia, all’emissione dei decreti ingiuntivi (anche in forma telematica), alla conduzione dei procedimenti speciali (in particolare, il procedimento cautelare ed il “nuovo” procedimento sommario di cognizione). Obiettivi: Fornire concreti strumenti organizzativi per agevolare l’organizzazione del lavoro del giudice civile, con gli adattamenti dettati dalle peculiarità dei diversi contenziosi e la rilevazione dei modelli di gestione applicati e di quelli ancora sperimentabili ovvero esportabili da un settore all’altro o da una realtà territoriale ad un’altra. Struttura e metodologia: Con il contributo di esperti esterni, in particolare in tema di organizzazione e metodologia del lavoro, saranno svolti in prevalenza gruppi di discussioneconfronto; le relazioni introduttive saranno limitate al corredo delle tecniche di organizzazione e all’illustrazione del miglior uso degli strumenti tecnologici; i relatori ed i coordinatori dei gruppi dovranno tenere conto delle diverse professionalità coinvolte nel processo e nel lavoro d’ufficio. Destinatari: giudici civili di primo grado; 25% di giudici addetti (anche) alle controversie locatizie; 25% di giudici addetti (anche) all’emissione dei decreti ingiuntivi; una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 23 – 25 giugno 2010 Codice: 4815 42 LE IMPUGNAZIONI CIVILI Oggetto: Il corso mira ad offrire un quadro completo delle impugnazioni civili delle sentenze. Esso, partendo dall’approntamento di un quadro del sistema delle impugnazioni civili, che tenga anche conto delle eventuali indicazioni cogenti che possano derivare dalla nostra Costituzione o da fonti sovranazionali, vuole poi approfondire le problematiche inerenti ai singoli mezzi d’impugnazione previsti nel nostro codice di procedura civile, sia quelle ordinarie sia quelle straordinarie, sia quelle spendibili dalle parti sia quelle spendibili da coloro che siano rimasti terzi rispetto al processo. Particolare attenzione dovrà essere rivolta allo studio dell’oggetto dei vari rimedi e dei possibili esiti, anche considerando i rapporti tra essi e il giudizio che ha messo capo al provvedimento poi impugnato. Ed, ancora, particolare attenzione dovrà essere rivolta all’analisi dei rapporti tra i poteri delle parti ed i poteri del giudice. Obiettivi: Il corso mira a far emergere le potenzialità che ogni singolo mezzo d’impugnazione offre al soccombente, ossia i limiti entro i quali egli può sperare in una modifica del giudizio. Esso vuole anche mettere a fuoco gli spazi eventualmente concessi al giudice per imprimere d’ufficio determinati impulsi nel giudizio d’impugnazione. Struttura e metodologia: Relazioni frontali seguite da dibattito per la gran parte degli argomenti, per i quali i profili sistematici e gli aspetti attinenti a questioni concrete sono il più delle volte intimamente collegati. Possibili gruppi di lavoro per approfondire alcune problematiche concrete, eventualmente anche guardando a quelle per le quali si registrano contrasti di giurisprudenza. Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 5- 7 luglio 2010 Codice: 4816 43 IL PUNTO SUL NUOVO PROCEDIMENTO FALLIMENTARE Oggetto: a tre anni dalla riforma del procedimento fallimentare è censibile una copiosa giurisprudenza che, tuttavia, non solo ha sancito i pochi punti fermi determinati dalle nuove regole, ma ha anche, e soprattutto, evidenziato i numerosissimi punti critici, intorno ai quali si addensano rilevanti incertezze applicative ponendosi ancora in viva discussione lo stesso ruolo del giudice in rapporto al diverso ruolo oggi assegnato al curatore e al comitato dei creditori. L’incontro si propone di esaminare tutte le principali fasi costitutive del procedimento, secondo l’angolo visuale degli apporti richiesti, di volta in volta, ai diversi organi. In questa prospettiva, sarà esaminata la questione, tutt’ora controversa (e sulla quale si è pronunciata anche la Corte Costituzionale) della fallibilità: con particolare riguardo alla distribuzione dell’onere probatorio sulla sussistenza dei presupposti per la dichiarazione di fallimento; eguale attenzione sarà dedicata al procedimento dell’ istruttoria prefallimentare. Anche il procedimento sulla verificazione dei crediti si avvantaggia, ma pure si complica, della formazione progressiva di prassi giurisprudenziali non sempre conformi da ufficio ad ufficio, così da rendere opportuna una attenta ricognizione critica. L’attività di liquidazione è stata interessata da importantissime novità, riassumibili nelle problematiche ricomprese nel nuovo istituto del programma di liquidazione ma in realtà attinenti alle modalità di strutturazione delle esitazioni competitive e al controllo giurisdizionale sulle stesse. Benché la nuova procedura fallimentare sia vistosamente orientata secondo la programmata liquidazione, trovano egualmente spazio nella nuova disciplina alcune preoccupazioni sulla salvaguardia dell’impresa e sulla conservazione dei livelli occupazionali; in che limiti e a quali condizioni sarà oggetto di esame critico con particolare riguardo all’esercizio provvisorio e all’affitto di azienda. Le nuove regole sulla definizione della procedura fallimentare, e i connessi adempimenti del curatore, costituiranno ulteriori profili di studio e di riflessione sui percorsi formativi della giurisprudenza. Obiettivi: approfondire le principali problematiche connesse al nuovo procedimento fallimentare. Struttura e metodologia: attesa la novità legislativa che interessa gli argomenti trattati sono previste relazioni frontali di inquadramento generale. I gruppi di lavoro consentiranno invece approfondimenti sulla giurisprudenza in formazione. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito addetti alla materia societaria e concorsuale in ambito civile. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e di notai, dottori e ragionieri commercialisti. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 12 – 14 luglio 2010 Codice: 4818 44 LA TUTELA DI NOMADI, MIGRANTI E RIFUGIATI Oggetto: I “numeri” in continua crescita che ruotano attorno a fenomeni migratori nell’Unione europea danno il senso dell’imponenza delle tematiche che riguardano i migranti e, all’interno di tale macrocategoria, i migranti regolarizzati, gli irregolari, i richiedenti asilo, i nomadi ed i rifugiati. Aspetti drammatici assumono, poi, le vicende che riguardano i minori migranti –accompagnati, accompagnati da genitori che non dichiarano la loro presenza in territorio italiano e non accompagnati - ed il contenzioso relativo ai ricongiungimenti familiari di minori che non si trovano ancora nel territorio italiano, spesso venendo all’attenzione del giudice, richiesto di adottare forme di tutela dei minori(es.adozione) forme di “parentela” assai diverse da quelle disciplinate dall’ordinamento interno (ad es., Kafala di diritto islamico) che trovano la loro disciplina giuridica in fonti extrastatuali. Sembra dunque opportuno dedicare uno spazio formativo all’analisi delle forme di tutela sostanziale e processuale apprestate dall’ordinamento a tutti i soggetti coinvolti, anche soffermandosi sulle misure di protezione attuate dal tribunale per i minorenni e dal giudice tutelare in favore dei minori (nomadi e migranti), indirizzando l’analisi sul versante sostanziale e sugli strumenti normativi – anche internazionali (Convenzione dell’Aja sulla protezione del fanciullo del 19 ottobre 1996, firmata dall’Italia nell’aprile 2003 ma non ancora ratificata)e comunitari- apprestati dall’ordinamento per regolamentare i fenomeni migratori nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dei migranti. Nel campo processuale sarà approfondita la disciplina processuale dei diversi procedimenti che riguardano la dichiarazione dello stato di rifugiato e di apolide e l’affidamento ex art.330 c.c., non soltanto sul versante del rito previsto, ma anche su quello dell’onere della prova e del ruolo officioso del giudice in ordine alle situazioni che si pongono a base delle richieste. Obiettivi: L’iniziativa si propone di fornire un quadro riassuntivo della disciplina sostanziale e processuale sul tema trattato, arricchita dalla diffusione di conoscenze in ordine alla giurisprudenza nazionale, comunitaria e della CEDU in materia. Struttura e metodologia: Le metodiche di apprendimento prevedono, accanto alle tradizionali relazioni frontali la predisposizione di gruppi di studio rivolti non solo all’esame della giurisprudenza nazionale e sovranazionale, ma anche alle prassi seguite nelle diverse sedi giudiziarie. Un’apposita sessione sarà dedicata a specifici laboratori che, mediante la partecipazione di giudici, funzionari di polizia, personale addetto ai servizi sociali ed organizzazioni non governative simuleranno le misure che, nel pieno rispetto dell’intero quadro normativo, l’ordinamento appresta a presidio dei soggetti coinvolti. Destinatari: magistrati di legittimità (nella misura del 10%) e di merito del settore civile; nonché due giudici di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Milano, Napoli, e Roma; un giudice di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Catania, Lecce, Messina e Trento. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 27 – 29 settembre 2010 Codice: 4821 45 I CD. PATRIMONI DI SCOPO: FONDO PATRIMONIALE, PATRIMONIO DESTINATO A UNO SPECIFICO AFFARE E ‘TRUST’ TRA DIRITTO INTERNO E MODELLI STRANIERI Oggetto: il corso si propone di esaminare gli istituti predisposti dal nostro ordinamento per garantire l’integrità di patrimoni destinati a soddisfare una molteplicità di esigenze ritenute meritevoli di particolare tutela: esigenze ora riconducibili alla famiglia, ora a società per azioni, ora – in particolare – a persone con disabilità e a pubbliche amministrazioni. Accanto alla figura del fondo patrimoniale, prevista dagli artt. 167 ss. cod. civ., troviamo ora, in virtù della l. 23 febbraio 2006, n. 51, i “patrimoni destinati a uno specifico affare” (di cui agli artt. 2447 bis ss. cod. civ.), nonché gli “atti di destinazione di interessi meritevoli di tutela riferibili a persone con disabilità, a pubbliche amministrazioni, o ad altri enti o persone fisiche” (considerati all’art. 2645 ter cod. civ. ai fini della trascrizione). Le lacune della nuova disciplina – mediante la quale, secondo alcuni, è stato positivamente riconosciuto anche nel diritto italiano il ‘trust’ originatosi in seno al diritto anglosassone –. sono tuttavia evidenti, tenuto conto che diverse questioni sostanziali rimangono oggi irrisolte: ad esempio, spiccano quelle relative all’effetto segregativo nei confronti dei creditori terzi, alla realità o meno del vincolo, alla sua riconducibilità o meno alla categoria delle obbligazioni propter rem, alla natura dell’interesse protetto ovvero dell’affare da realizzare. Per tali ragioni, sembra opportuno procedere a un inquadramento sistematico degli istituti poc’anzi menzionati, anche alla luce dell’esperienza dottrinale e giurisprudenziale maturata con riferimento al ‘trust’ negli ordinamenti di ‘common law’. Obiettivi: approfondimento sistematico della materia anche alla luce delle prassi giurisprudenziali in via di formazione. Struttura e metodologia: relazioni frontali seguite da dibattito o con dibattito guidato. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, in equa ripartizione. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e notai. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 11 – 13 ottobre 2010 Codice: 4823 46 LA NUOVA CATEGORIA DEL DANNO NON PATRIMONIALE Oggetto: E’ opinione comune quella per la quale davvero poche volte, tra gli addetti ai lavori del settore giuridico, una materia ha suscitato passioni ed interesse così come si è verificato nell’ultimo decennio in tema di danno non patrimoniale. E mai forse in precedenza una sentenza delle Sezioni Unite finalizzata a comporre un contrasto giurisprudenziale, era stata tanto attesa ed invocata prima, nonché criticata od apprezzata poi, quale quella di Cass. Sez. n. 26972-5/2008 in tema di danno esistenziale e più in generale di danno non patrimoniale, in un clima di aperta contrapposizione culturale tra i cosiddetti “esistenzialisti” ed “antiesistenzialisti”. Come noto, per comporre il contrasto giurisprudenziale, le Sezioni Unite hanno iniziato la propria riflessione dall’approdo cui da qualche tempo l’intera giurisprudenza era già giunta, sancendo la bipolarità del danno in patrimoniale ex art. 2043 c.c. e non patrimoniale ex art. 20059 c.c. Successivamente, nella parte davvero innovativa della sentenza, hanno per un verso aderito alla tesi della tipicità delle ipotesi in cui può essere rinvenuto un danno non patrimoniale risarcibile; per altro verso, muovendo dall’unitarietà e non articolabilità in sottocategorie del danno non patrimoniale, inteso come danno conseguenza in base alla nota distinzione di Corte Cost. n. 184/1986, hanno negato la configurabilità non solo di un’autonoma voce di danno esistenziale, ma anche di quella del danno morale, in precedenza mai posta in discussione. Ad un anno e mezzo dalla sentenza, appare indispensabile sia un ragionato confronto sullo stato attuale della ricostruzione dogmatica e sistematica della categoria, anche con riferimenti comparatistici rispetto ad alcuni ordinamenti europei, per verificare se vi è stato reale adeguamento, da parte della giurisprudenza di merito e di legittimità, all’insegnamento delle Sezioni Unite; sia soprattutto una riflessione per offrire una panoramica sulle tecniche di liquidazione e di personalizzazione del danno. Una finestra sarà anche aperta sui profili processuali che interessano la materia. Obiettivi: La finalità dell’incontro è quella di esporre una rassegna completa dei profili sostanziali connessi alla materia, attraverso l’approfondimento delle numerose tematiche sopra evidenziate. Vi è poi l’obiettivo di aggiornamento e ricognizione analitica dei più recenti orientamenti sia dottrinali sia giurisprudenziali, anche la fine di fornire all’operatore strumenti idonei a vagliare le domande di tutela promosse dal cittadino. Struttura e metodologia: va valorizzato il metodo teso a garantire il dibattito favorendo lo scambio di esperienze. Saranno ridotte al minimo indispensabile le classiche relazioni frontali, e verranno privilegiati sia gruppi di studio per i temi in ordine ai quali si rinvengono posizioni contrastanti; sia brevi relazioni con discussant per i temi che si prestano ad analisi critiche; sia tavole rotonde per materie che possono coinvolgere diverse materie. Si proporrà la trattazione di casi concreti per meglio affrontare le problematiche degli oneri di deduzione, dei criteri di accertamento e soprattutto delle modalità di liquidazione del danno, tematica che sarà oggetto di specifica esercitazione. Una relazione di sintesi, nell’ultima giornata, dovrà farsi carico di riassumere i principali approdi cui si è giunti nel corso dei lavori, preferibilmente affidando tale relazione ad una persona che abbia partecipato all’intero corso. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione; una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché un giudice di pace per ciscuno dei seguenti distretti: Palermo, Catanzaro, Perugia, Roma, Potenza, Salerno, due magistrati onorari di Tribunale nel distretto di Roma ed uno per ciascuno dei seguenti distretti: Caltanissetta, Trento e Trieste. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 18 – 20 ottobre 2010 Codice: 4825 47 IL DIRITTO COMUNITARIO DEL LAVORO NELLA CONCRETA ESPERIENZA DEI GIUDICI DI MERITO (CORSO CONDIVISO CON LA FORMAZIONE DECENTRATA) Oggetto: Nell’attuale momento storico il giudice è chiamato a conoscere e ad applicare un sistema di fonti del diritto sempre più complesso per oggettiva proliferazione normativa e asistematicità. La complessità è accresciuta dal costante raffronto che il giudice deve compiere tra la normativa nazionale e le fonti comunitarie, segnatamente direttive, regolamenti e pronunce della CGCE. L’ incidenza forte del diritto comunitario si manifesta nel settore del diritto del lavoro e della previdenza, ove la delicatezza degli interessi in gioco, sia connessi a fondamentali diritti della personalità che a diritti di tipo economico (il diritto alla salute, ad una occupazione stabile) giustifica il ripetersi di interventi normativi in senso stretto e della giurisprudenza europea, tesi a soddisfare l’esigenza di uniformità delle legislazioni tra gli stati membri dell’Unione, e dell’interpretazioni Diviene allora importante fornire a giudici di merito, che sono tenuti a conoscere e ad applicare le norme comunitarie dotate di efficacia verticale e orizzontale (regolamenti) nonché quelle di efficacia verticale (direttive) attraverso e con i lumi delle pronunce della CGCE, con valore anch’esso normativo, un chiaro ordine di criteri per amministrare l’incidenza di tali fonti nel processo. In particolare occorre approfondire l’ambito e i limiti del potere di disapplicazione e dell’eccezione di pregiudizialità comunitaria, anche nei rapporti logici tra i due istituti, nonché, in ulteriore indagine, con lo strumento interno della eccezione di incostituzionalità Dopo aver affrontato in termini generali tali istituzionali aspetti, che assumono un diretto rilievo in relazione alla gestione del processo, nel corso dell’incontro si affronterà l’incidenza della giurisprudenza europea nei maggiori e concreti casi di interesse strettamente lavoristico, con una rassegna tesa a verificare con esempi concreti gli ambiti e i profili di utilizzo degli strumenti comunitari sopra descritti in relazione ai più scottanti temi lavoristici di interesse comunitario. Si affronteranno così, in tale prospettiva, le complesse tematiche del contratto a termine, dell’orario di lavoro, della tutela antidiscriminatoria, del trasferimento d’azienda, degli sgravi conseguenti agli aiuti di stato, etc.) Obiettivi: approfondire le conoscenze tecniche degli strumenti di diritto comunitario (disapplicazione e pregiudizialità comunitaria) in rapporto ai temi più delicati del diritto del lavoro di interesse sovranazionale. Struttura e metodologia: seguendo una formula già sperimentata con successo in analoghi incontri, al fine di garantire nella misura maggiore possibile il confronto sugli orientamenti giurisprudenziali e le prassi organizzative seguite nei vari uffici, il corso sarà strutturato con relazioni schematiche che avranno il compito di individuare i punti problematici e di avviare la discussione, che dovrà poi svolgersi in gruppi di lavoro, con esame di casi concreti e prospettazione di problemi pratici in vere e proprie esercitazioni. Seguirà il dibattito generale in seduta plenaria, aperto dal resoconto dei coordinatori su temi, problemi e soluzioni emersi nella discussione dei gruppi. 48 Destinatari: giudici di merito di primo e secondo grado che svolgono in via esclusiva o promiscua le funzioni di giudice del lavoro; una quota del 15% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 25 – 27 ottobre 2010 Codice: 4827 49 ACCERTAMENTO DEI DIRITTI ED ESECUZIONE FORZATA; QUESTIONI ATTUALI IN MATERIA DI OPPOSIZIONE ALL’ESECUZIONE. Oggetto: Il corso si propone di analizzare i rapporti tra il diritto sostanziale e l’esecuzione forzata, sia in riferimento ai diritti di credito della cui attuazione si tratta sia in riferimento ai diritti per mezzo dei quali l’esecuzione cerca la soddisfazione del credito. In tale ambito saranno esaminate le varie categorie di titoli esecutivi in base allo schema dettato dall’art. 474 c.p.c. con particolare attenzione ai recenti istituti di diritto comunitario (decreto ingiuntivo europeo, crediti non contestati); inoltre si tenterà una lettura sistematica della nuova normativa in tema di esecuzione degli obblighi di fare infungibili o di non fare (art. 614 bis c.p.c.) caratterizzata dalla previsione, nel provvedimento giudiziale di condanna, di una misura coercitiva “deterrente”, nel caso d’inadempimento e, quindi, a prescindere dal suo accertamento. Tradizionalmente inoltre si ritiene che l’attività esecutiva proceda in base a regole del tutto processuali a prescindere da ogni accertamento sui diritti coinvolti. Così, se essa serve ad attuare il credito, tuttavia l’organo esecutivo non accerta il credito, accontentandosi del titolo esecutivo. E se l’aggressione esecutiva non deve uscire dalla sfera giuridica del debitore, tuttavia nell’ambito di essa non ci si interroga sull’appartenenza dei beni aggrediti al debitore stesso. Il corso deve indagare queste relazioni tra piano processuale e piano sostanziale, saggiandone le caratteristiche ed i limiti, coinvolgendo inevitabilmente anche l’analisi di quegli strumenti cognitivi che, ancorché collegati al processo esecutivo, si pongono, però, al di fuori di esso: le opposizioni esecutive. Fondamentale sarà, quindi, la ricerca dei limiti della c.d. cognizione degli organi esecutivi, sia in riferimento a situazione giuridiche sostanziali sia in riferimento a situazioni giuridiche processuali (come l’azione esecutiva o il diritto al concorso), alla luce anche dei problemi posti dalla riforma ex lege 80/2005 e successive modificazioni nonché dalla recente modifica al codice di rito attuata con l. 69/2009. Obiettivi: Il corso mira ad indagare, in una prospettiva sistematica e concreta, le linee evolutive di un sistema in costante fermento, cercando di mettere a fuoco le reali possibilità cognitive degli organi dell’esecuzione forzata, nonché il concreto atteggiarsi degli incidenti cognitivi e dei giudizi di merito sulle opposizioni. Struttura e metodologia: Relazioni frontali seguite da dibattito per la maggior parte dei temi, posto che quasi tutti gli argomenti necessitano di un previo inquadramento sistematico. Possibili sessioni di gruppi di studio per approfondimenti su temi specifici tra magistrati ed eventualmente avvocati ed anche ufficiali giudiziari. Possibile tavola rotonda finale per sintetizzare, anche in chiave critica, le diverse problematiche in campo. Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione; una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché due magistrati onorari di Tribunale per il distretto di Napoli ed uno per ciascuno dei seguenti distretti: Ancona, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Salerno, Venezia. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro; ufficiali giudiziari. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 8 – 10 novembre 2010 Codice: 4828 50 IL GIUDIZIO DI APPELLO (laboratorio) Oggetto: Il corso, dopo un rapido inquadramento dell’appello nel sistema dei mezzi di impugnazione, mira ad analizzare in modo approfondito soprattutto la disciplina del giudizio di appello. Sarà in primo luogo messa a fuoco la normativa generale del giudizio di appello. Quindi, partendo da questa, saranno ad essa raffrontate le discipline particolari in casi peculiari di appello. Si pensi alla previsione dell’appellabilità dell’ordinanza pronunciata nell’ambito del nuovo procedimento sommario di cognizione di cui agli introdotti articoli 702 bis e seg. c.p.c. o all’appello nel processo del lavoro e nelle controversie cui si applicano le norme di questo. Obiettivi: Il corso ha lo scopo di far emergere essenzialmente le problematiche procedimentali che riguardano il giudizio di appello. Esso, quindi, partendo dall’archetipo generale, punta, per un verso, a delineare le linee essenziali di quello e, per altro verso, ad individuare le differenze in situazioni particolari o nell’ambito di riti diversi da quello ordinario. Esso mira inoltre a favorire il confronto, con la partecipazione degli avvocati, sull’interpretazione delle norme processuali, sulle loro modalità applicative, sulle linee evolutive della tutela a cognizione piena in un ordinamento che per la prima volta conosce una tutela sommaria non cautelare generalizzata, sulla possibilità di elaborare protocolli processuali e favorire la prevedibilità della decisione, sui modelli di motivazione delle sentenze ed, in termini problematici, su possibili modelli di stesura degli atti di parte. Struttura e metodologia: Il corso si aprirà con una sessione introduttiva finalizzata ad individuare le questioni meritevoli di approfondimento ed a spiegare i contenuti e le finalità di ciascuno dei gruppi di lavoro nei quali verranno divisi i partecipanti. Le sessioni seguenti saranno condotte secondo il metodo dei gruppi, che dovranno affrontare, con la guida di un coordinatore, una “griglia” di questioni preventivamente elaborata; in aggiunta al coordinatore, ai lavori di gruppo parteciperanno anche coloro che, scelti preferibilmente tra docenti universitari, saranno i relatori di sintesi della/e sessione/i da svolgersi in sede plenaria. Destinatari: magistrati addetti alle funzioni di consigliere di appello; avvocati del libero foro nella misura del 20% senza onere di spesa per il Consiglio Superiore della Magistratura. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 22 – 24 novembre 2010 Codice: 4831 51 CORSI DI DIRITTO PENALE E PROCESSUALE PENALE 52 FATTO ED IMPUTAZIONE: DALLE INDAGINI AL GIUDIZIO Oggetto: Il corso si propone di analizzare le “vicende dell’imputazione” durante tutto il procedimento ed il processo. L’imputazione è infatti l’“epicentro” del processo e le sue modifiche, il controllo della corrispondenza con il fatto da giudicare ed il rispetto del principio della correlazione tra accusa e sentenza, sono alla base di molte questioni che impegnano nella quotidiana pratica giudiziaria sia in sede di merito che di legittimità. L’analisi prenderà l’avvio dallo studio delle imputazioni “fluide” in fase di indagine, attraverso l’analisi delle relazioni tra qualificazione giuridica del fatto ed autorizzazione alle intercettazioni (con riferimento specifico al successivo utilizzo dei risultati) e dalla riflessione sulle relazioni tra imputazione “provvisoria” e qualifica dei dichiaranti. Saranno analizzati in tale ambito i poteri del giudice della cautela e del riesame in ordine alla qualifica del fatto e tutte le questioni in tema di controllo giudiziale sulla richiesta di archiviazione. Sarà poi analizzata la fase dell’udienza preliminare alla luce delle sentenza delle Sezioni unite penali n. 5307 del 20/12/2007, Battistella, che ha individuato nell’udienza preliminare una sorta di stanza di compensazione” per la valutazione dell’adeguatezza dell’imputazione al fatto per cui si procede, con tutti i riflessi che tale approdo ha in relazione al pregresso assetto (sezioni unite del 28/10/1998, Barbagallo) relativo alla legittimità di eventuali modifiche in fase dibattimentale. Saranno poi analizzate tutte le possibili forme di regressione con attenta analisi dei parametri di legittimità individuati dalla Suprema corte. Particolare attenzione sarà dedicata alla riflessione sui poteri del pubblico ministero in caso di regressione legittima del procedimento alla fase delle indagini preliminari. Il principio di correlazione tra accusa e sentenza e le regressioni previste dall’art. 521 c.p.p saranno infine analizzate con specifico riferimento ai doveri di controllo del giudice ed ai relativi obblighi del pubblico ministero (con specifico riferimento alle diverse ipotesi previste dai commi 2 e 3 dell’art. 521 c.p.p). Sempre in tema di valutazione della analisi dei confini di legittimità dei poteri di riqualificazione giuridica del fatto da parte dell’organo giudicante saranno analizzati gli approdi della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo (caso Drassich contro Italia) e le risposte fornite in tale materia dalla Corte di cassazione Infine saranno analizzati le questioni rilevanti in fase esecutiva con particolare riferimento al tema della abolitio criminis ed alla stabilità del giudicato. Sarà infine fatto riferimento anche al principio del ne bis in idem, anche in prospettiva sovranazionale Obiettivi: Il corso si propone di affrontare in modo sistematico tutti i problemi processuali, che emergono sia in fase di indagine che di giudizio, relativi alla corrispondenza tra il fatto ed l’imputazione, attraverso l’analisi dei maggiori approdi della giurisprudenza di legittimità, oltre che delle indicazioni provenienti dalla corte EDU. Struttura e metodologia: alla relazione frontale saranno affiancati ampi momenti di dibattito. Saranno analizzati casi pratici in gruppi di lavoro ristretti, al fine di favorire la massima interazione dei partecipanti. Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di legittimità e di merito in equa ripartizione. Durata: 5 sessioni (due giorni e mezzo) 18 – 20 gennaio 2010 Codice: 4780 53 LE RECENTI RIFORME DEL SISTEMA PENALE (CORSO CONDIVISO CON LA FORMAZIONE DECENTRATA ) Oggetto: Nell’ultimo quinquennio il sistema penale, sia nel versante sostanziale che in quello processuale, è stato profondamente inciso da riforme normative, parte delle quali attuate mediante interventi occasionali, ma in altri casi espressive di un disegno più vasto. La successione degli interventi legislativi si è intrecciata con l’intervento della Corte costituzionale. Intervento dal quale è derivata in qualche caso una tendenziale rimozione delle leggi di riforma (basti pensare alla disciplina delle impugnazioni), e con il quale, in molti altri casi, è stata avviata una lettura costituzionalmente orientata delle nuove regole (ad esempio, in materia di recidiva o di prescrizione), che ha ispirato la giurisprudenza ordinaria ed è stata, a sua volta, ispirata da questa. L’importanza dei settori investiti dalle innovazioni, e la complessità del fenomeno (la quale, anche per effetto della reiterazione di interventi sul medesimo oggetto, implica una estrema valorizzazione delle regole sulla successione di leggi nel tempo), impongono una riflessione organica, che ambisca ad un duplice risultato: focalizzare e sistemare, nei limiti del possibile, singoli gruppi di problemi interpretativi, cogliendo un bisogno di discussione e di aggiornamento che appare intenso, e particolarmente difficile da gestire a livello individuale; ricercare e, se del caso, ricostruire i criteri di fondo dell’azione di riforma, per fornire strumenti generali di comprensione della politica criminale in atto (strumenti che – è appena il caso di dirlo – si trasformano in strumenti ermeneutici per le singole questioni interpretative). Sul piano del diritto processuale le novità annunciate (che saranno probabilmente attuate all’epoca in cui il corso sarà impostato nel dettaglio) sono anche più importanti di quelle già introdotte, che pure non sono indifferenti. C’è da fare ad esempio il punto sulla legge 140 del 2003 (a proposito della disciplina delle intercettazioni, già parzialmente travolta da una dichiarazione di illegittimità, c’è un atteggiamento interlocutorio della Consulta) e sulla legge 46 del 2006 (sostanzialmente annullata su entrambi i versanti: disciplina delle impugnazioni e disciplina dell’archiviazione). Vi sono da studiare gli effetti di norme apparentemente settoriali, che però (a partire dal primo pacchetto sicurezza della legislatura in atto) hanno investito profili fondanti della giurisdizione penale (solo due esempi: eliminazione tranciante del cd. patteggiamento in appello e fissazione di criteri di priorità nella trattazione dei processi). Ma sono in arrivo – come si accennava – novità anche più rilevanti: è praticamente maturo il secondo pacchetto sicurezza, è avanzata la trattazione alla Camera della riforma delle intercettazioni telefoniche, esiste un disegno governativo di riforma organica della procedura penale. Si tratterà di cogliere linee di tendenza in un quadro che appare al momento instabile, e per qualche verso almeno disorganico. Quanto al piano sostanziale, le riforme più importanti (quelle recate dalla legge 251 del 2005 alla disciplina della recidiva e della prescrizione) hanno sostanzialmente retto al vaglio di costituzionalità della Consulta, e tuttavia, come si accennava, pongono forti problemi interpretativi, che richiedono trattazioni mirate ed organiche. Qui le linee di sviluppo sembrano più nitide, e secondo molti commentatori esprimono un’evoluzione del diritto penale, spostando l’attenzione dal fatto all’autore, in problematica coerenza con i principi costituzionali. Al ruolo assunto dalla recidiva si coniuga ad esempio l’individuazione del clandestino come soggetto qualificato del fenomeno criminale (si pensi all’aggravante comune ed all’imminente introduzione del cd. reato di clandestinità). Tutto ciò nel contesto di una forte riduzione della discrezionalità giudiziale (computo delle circostanze, ecc.), cui pure la legislazione degli anni ’70 aveva assegnato il compito di adeguare il sistema delle sanzioni alla nuova gerarchia costituzionale dei valori investiti dalla giurisdizione penale. Si tratta di un fenomeno in velocissima evoluzione, con enormi ricadute culturali, ed al tempo stesso gravido di implicazioni operative. La proposta formativa deve dunque assumere grande consistenza qualitativa e quantitativa, pensando per il centro ad incontri con numerose sessioni, con un programma relativamente flessibile, tale da consentire un aggiornamento in tempo reale. 54 Metodologie: L’idea del corso è quella di attuare una condivisione con la formazione decentrata, strutturata attraverso la definizione di due iniziative a livello centrale, programmate all’inizio e alla fine del 2010, e la predisposizione di un modulo più agile destinato alle iniziative decentrate. La definizione nel dettaglio del primo corso, da programmare per il mese di gennaio, dovrebbe essere seguita dalla previsione in sede decentrata di giornate di confronto sui medesimi temi (magari individuando un’intera giornata formativa), con l’indicazione di relatori già sperimentati nel corso centrale. All’esito delle iniziative decentrate (che naturalmente potranno essere organizzate in assoluta autonomia, assumendo la proposta del comitato scientifico la funzione di mera sollecitazione e di disponibilità di competenze), alla fine del 2010 potrà essere replicato il corso, prevedendo la partecipazione di 10/15 formatori decentrati che potranno riportare nel confronto il dibattito e le conclusioni cui si è giunti negli incontri decentrati. Destinatari: magistrati di legittimità e merito, giudicanti e requirenti in equa ripartizione. Quota riservata del 15% ai magistrati di prima nomina destinati alle funzioni penali (D.M. 6.12.2007), nonché un giudice di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Ancona, Bari, Cagliari, Caltanissetta, ed un vice procuratore onorario per ciascuno dei seguenti distretti: Campobasso, Catania, Firenze e Catanzaro. Sarà riservata una quota del 10% ai magistrati che esercitano funzioni minorili. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Codice: 4782 Durata: 25 – 27 gennaio 2010. Previste due edizioni del corso, la prima nel mese di gennaio di 5 sessioni e la seconda sempre di 5 sessioni nel mese di dicembre. Si precisa che la partecipazione al primo corso preclude la possibilità di partecipare al secondo corso. 55 L’USO DELLE MISURE PATRIMONIALI CONTRO LE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI: STRUMENTI INVESTIGATIVI E PROCESSUALI. IL COORDINAMENTO TRA IL PROCESSO PENALE E DI PREVENZIONE E LA PROSPETTIVA DI UN “GIUSTO PROCESSO AL PATRIMONIO” Oggetto: L’individuazione, il sequestro e la confisca dei patrimoni di origine illecita è uno strumento fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata e del terrorismo. Infatti, l’obiettivo dal punto di vista sanzionatorio è il recupero dei profitti illeciti; dal punto di vista della politica criminale è quello di scoraggiare il crimine colpendo i proventi dei reati; dal punto di vista della prevenzione è quello di colpire il potere economico delle organizzazioni criminali e di garantire il corretto funzionamento del libero mercato. Il potere economico delle organizzazioni terroristiche e criminali ed il concreto pericolo d’infiltrazione nell’economia lecita impone efficaci strumenti di contrasto: non è sufficiente l’individuazione e la confisca del profitto del singolo reato, ma è necessario intervenire sui centri di accumulazione della ricchezza illecita e di reinvestimento dei proventi illeciti, come pure sull’utilizzazione illecita della ricchezza controllata da tali organizzazioni. A tal fine, i più moderni sistemi penali affiancano alla confisca «classica», nuovi tipi di confisca, che non restano limitati al profitto ottenuto in virtù del singolo reato, si ricollegano a forme sintomatiche di pericolosità, ed intervengono su centri di ricchezza che, per la loro origine o destinazione sospetta, legittimano forme penetranti di controllo, semplificazioni probatorie ed inversione dell’onere della prova. In tale quadro, per la specificità della realtà criminale nazionale, l’esperienza operativa e normativa italiana può essere considerata all’avanguardia, tenuto conto della prova positiva data dall’applicazione dello strumento delle misure di prevenzione e dell’adeguamento dei tradizionali strumenti di confisca penale alla necessità di rintracciare, congelare e neutralizzare le ricchezze delle organizzazioni criminali. Tuttavia, emergono delicati problemi di carattere operativo ed interpretativo, connessi alla necessità di trovare un razionale coordinamento tra le indagini di prevenzione e le indagini penali classiche: sia al fine di evitare le possibili duplicazioni di procedimenti, sia al fine di non appesantire il processo penale, tipicamente finalizzato all’affermazione della responsabilità personale, con i complessi accertamenti tipicamente connessi alle indagini patrimoniali. Sotto altro profilo, meritano pure adeguato approfondimento gli aspetti di criticità connessi alla necessità di gestire adeguatamente rilevanti patrimoni in sequestro, spesso organizzati in attività imprenditoriali. L’incontro di studio mira ad affrontare tali in una prospettiva che vuole essere tendenzialmente costruttiva, allo scopo di verificare possibili soluzioni pratiche finalizzate sia all’ottimizzazione del processo di prevenzione, che al suo coordinamento con il processo penale. Oggetto di approfondimento saranno, infine, le delicate questioni poste dalla prospettiva dell’introduzione di un processo autonomo al patrimonio di sospetta origine illecita, introdotto in forma embrionale dalla recente novella legislativa in materia di sicurezza pubblica (c.d. pacchetto sicurezza), che ha apportato significative modifiche al procedimento di prevenzione. Obiettivi: Il rilevamento di tutti gli istituti giuridici che consentono l’aggressione dei patrimoni illeciti come forma privilegiata di contrasto alla criminalità organizzata e l’individuazione di prassi virtuose di coordinamento tra processo penale e misure e di prevenzione. La verifica della praticabilità della strada di un processo autonomo al patrimonio. Struttura e metodologia: Il corso si propone una ricostruzione sistematica degli strumenti investigativi e processuali che riguardano la materia del sequestro e della confisca, senza tralasciare la prospettiva della cooperazione internazionale. Verrà anche verificata la compatibilità di tali strumenti, con la struttura del giusto processo, nonché con le garanzie fondamentali emergenti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Tali problematiche verranno sviluppate sia attraverso relazioni frontali, che attraverso la tecnica del laboratorio, ove verrà privilegiata la trattazioni di casi pratici. 56 Ci si avvarrà dell’apporto di giuristi, economisti, magistrati, investigatori specializzati ed amministratori giudiziari. Destinatari: magistrati di legittimità e merito, giudicanti e requirenti in equa ripartizione. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 27 – 29 gennaio 2010 Codice: 4784 57 LE NOVITÀ DELLA LEGISLAZIONE PENALE IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE CORSO INTEGRATO TRADIZIONALE E E-LEARNING Oggetto: Il corso intende proporre una riflessione sulle principali questioni interpretative postesi, sia sul versante processuale che sostanziale, dopo le recenti modiche apportate sia al d.lgs. 286/98 che al codice penale e di rito in materia di immigrazione. Nuovo reato di immigrazione irregolare e correlate modifiche alle norme processuali penali del rito davanti al giudice di pace; nuova disciplina dell’aggravante comune prevista dall’art. 61, comma 11 n. 11 bis c.p.; modifiche ai reati in materia di favoreggiamento all’ingresso e alla permanenza illegale; nuovo regime del reato di inosservanza dell’ordine del questore: sono alcuni degli ambiti entro i quali il corso intende articolare l’analisi giuridica, nel tentativo di delineare i principali filoni interpretativi. In occasione del lavoro nei gruppi verranno inoltre selezionate, con il fattivo contributo dei partecipanti, alcune tra le principali problematiche applicative in materia, che verranno poi sviluppate in una seconda fase del corso, articolata con modalità e-learning, cui prenderanno parte una quota dei partecipanti alla prima fase. Obiettivi: analisi della legislazione e delle sottese opzioni di politica criminale alla luce della concreta esperienza giurisprudenziale; approfondimento, in specie attraverso il confronto sulle prassi, sulle principali problematiche interpretative sia sul versante processuale che sostanziale, nonché delle eventuali opzioni organizzative adottate nei vari uffici per gestire i procedimenti in materia di immigrazione. Struttura e metodologia: il corso si strutturerà in due fasi. La prima seguirà una metodologia tradizionale, che privilegerà i momenti di approfondimento seminariale e il ricorso alla metodologia del dibattito guidato, ricorrendo alla relazione frontale unicamente con riferimento ai temi oggetto di recenti innovazioni legislative e alle questioni che attengono alla definizione dello statuto costituzionale e internazionale dello straniero. Nella seconda fase, che si svilupperà secondo la metodologia e-learning, i partecipanti – che verranno scelti, nella misura di 30 unità, tra coloro i quali hanno preso parte alla prima fase del corso – avranno modo di approfondire una serie di profili tematici, in materia di provvedimenti espulsivi e di reati collegati all’espulsione ovvero negli altri ambiti che saranno stati selezionati dagli stessi partecipanti, in occasione del primo modulo, in ragione della loro rilevanza sotto il profilo applicativo. Le varie questioni oggetto della riflessione comune verranno ripartite in due aree tematiche (ad ognuna delle quali corrisponderà una scheda inviata a tutti i partecipanti) con l’individuazione di un coordinatore per ciascuna di esse, scelto tra gli ammessi al corso o tra i componenti del comitato scientifico. Successivamente all’inserimento di ciascuna scheda (che si prefigge essenzialmente di riepilogare l’argomento sollecitando il confronto su punti problematici) i partecipanti al corso potranno interloquire sui temi ricompresi nel testo in un “forum” di discussione. Concluso il confronto sulla singola scheda, eventualmente arricchito da un dibattito su temi operativamente contigui, sarà messa in rete la seconda scheda, cui seguirà un nuovo confronto di opinioni. Naturalmente è prevista ed anzi auspicata la possibilità di trasmettere in allegato al messaggio il testo di provvedimenti giudiziari, nel tradizionale formato word. A conclusione e quale consuntivo della seconda fase del corso, è previsto un incontro finale dei partecipanti a Roma, per una riflessione finale, dialettica, in cui verranno verificate le opportunità offerte dal corso, sia sul piano dei contenuti che su quello del metodo formativo, sia i profili deboli, in un’ottica di autentica analisi del lavoro svolto e di ricognizione delle “criticità” e delle “prassi virtuose”, nella continua tensione verso una formazione professionale dei magistrati che sia confronto costante ed apertura al dialogo. 58 Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, giudicanti e requirenti (anche di sorveglianza, con riserva di partecipazione pari ad almeno il 20%), una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché due giudici di pace per ciascuno dei seguenti distretti Milano, Napoli, Roma ed uno per ciascuno dei seguenti distretti Bologna, Torino e Venezia. Il corso è altresì aperto alla partecipazione degli avvocati del libero foro. Durata: Corso bifasico - 3 sessioni per la fase tradizionale fissata per il 4 e 5 febbraio 2010; 2 sessioni per la seconda fase dell’11 novembre 2010 (cod. 4829) in chiusura del forum telematico cui parteciperanno 30 magistrati e tre giudici di pace, come indicato alla voce struttura e metodologia. Codice: 4786 59 I POTERI D’INTERVENTO E CONTROLLO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI Oggetto: Il presente corso esaminerà, sulla scorta della copiosa giurisprudenza sviluppatasi in argomento, tutte le questioni afferenti ai momenti d’intervento del giudice per le indagini preliminari (nella sua doppia veste di gip e gup) sia sull’attività d’indagine sia sulla “piattaforma probatoria” posta a base della richiesta di giudizio avanzata dal pubblico ministero. In particolare si esamineranno, in chiave problematica, le questioni relative all’ambito ed ai limiti dei poteri di controllo sulle richieste del pubblico ministero che si pongono a valle della determinazione in ordine all’esercizio dell’azione penale (richiesta di proroga delle indagini preliminari, richiesta d’intercettazione delle comunicazioni, richiesta d’incidente probatorio) Due specifiche sessioni riguarderanno, rispettivamente, i poteri di controllo e d’intervento sulla richiesta di archiviazione e sulla richiesta di rinvio a giudizio, in entrambi i casi anche con un richiamo alle questioni afferenti alla qualificazione giuridica del fatto. Obiettivi: il corso si propone di attivare un confronto tra i partecipanti sulle soluzioni giurisprudenziali adottate dai vari uffici giudiziari sulle questioni esposte in oggetto, con la finalità ulteriore di rendere ancor più evidente la funzione fondamentale che il confronto dialogico tra giudice e parti esercita ai fini della piena attuazione del principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale. Struttura e metodologia: alle relazioni frontali si alterneranno momenti di discussione su casi pratici tratti dalla esperienza giudiziaria per attivare su di essi il confronto tra i partecipanti. Destinatari: 40% giudici per le indagini preliminari (gip e gup), 30% magistrati requirenti di primo grado, 20% magistrati giudicanti e requirenti di legittimità, 10% riservata ai magistrati che svolgono funzioni minorili. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e dei magistrati militari. Durata: 2 giorni e mezzo (cinque sessioni) 8 – 10 febbraio 2010 Codice: 4787 60 L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO DEL MAGISTRATO PENALE Oggetto: Il corso si propone di affrontare il tema dell’organizzazione del lavoro sotto un duplice profilo: da un lato si analizzeranno le soluzioni possibili per la migliore gestione degli affari studiando sia i modelli di assegnazione tabellare che le possibili forme di collegamento tra uffici requirenti e giudicanti e, dall’altro si presterà attenzione all’organizzazione del carico di lavoro del singolo magistrato, con particolare riferimento all’ottimizzazione della gestione del ruolo attraverso l’utilizzo degli strumenti informatici. Per quanto riguarda l’organizzazione degli uffici ci si soffermerà, per quanto riguarda le Procure, sul delicato tema dei “criteri di priorità” e sulle prassi migliori di gestione degli “affari semplici”, attraverso la costituzione di uffici dedicati al loro rapido ed efficace smaltimento, oltre che sul problema del coordinamento tra Procure distrettuali e circondariali quanto ai reati di criminalità organizzata, tratta delle persone etc. Sempre in tema di organizzazione degli uffici, saranno affrontate le possibili modalità di raccordi tra procure e sezioni gip\gup. Saranno in tale ambito affrontate anche alcune questione in materia di assegnazione tabellare degli affari, mettendo a confronto le prassi emergenti nei diversi uffici. L’analisi proseguirà anche mettendo in evidenza i profili di collegamento con le sezioni del Tribunale, con specifico riferimento all’obiettivo di far seguire i processi rilevanti dal pubblico ministero che li ha istruiti nel corso della loro intera trattazione. Anche il collegamento con la Corte d’appello sarà oggetto di specifica riflessione, nell’ottica di verificare le prassi migliori percorribili per sviluppare il processo, in tutto il suo percorso in tempi ragionevoli. Il secondo momento di approfondimento riguarderà invece la riflessione sull’ organizzazione del carico di lavoro del singolo magistrato attraverso la corretta gestione dei tempi e delle risorse disponibili e lo sviluppo delle capacità di organizzazione del carico ordinario in modo compatibile con la riserva di adeguati tempi di riflessione ai procedimenti particolarmente complessi. In tale ambito saranno analizzate le possibilità di archiviazione informatica al fine specifico di individuare metodi di lavoro che consentano di ottimizzare i tempi di elaborazione dei provvedimenti con la riduzione dei tempi dedicati alla stesura di parti compilative. Le potenzialità derivanti dall’utilizzo delle risorse informatiche saranno analizzate anche con riferimento alla possibilità di creare “archivi comuni” accessibili a tutti i magistrati che lavorano nel settore penale. Analoga riflessione sarà condotta sulla nascente prassi di creazione del “fascicolo informatico”. Verranno inoltre trattate – nell’ottica del miglioramento dell’organizzazione esistente – le questioni relative al rapporto con gli avvocati e le prassi di scelta dei consulenti, essendo evidente che il funzionamento della giurisdizione penale è anche affidato al coretto rapporto tra magistrati e figure professionali esterne alla magistratura che hanno un ruolo fondamentale nel processo. Sotto questo profilo particolare attenzione sarà riservata ai rapporti con l’avvocatura, analizzando quelle esperienze, assai diffuse nel territorio, che hanno portato alla predisposizione di protocolli d’udienza; insieme di regole condivise, che adottano una sorta di fair-play processuale tra giudice e tutte le parti del processo (imputato, difensori, testimoni), al di là del mero rispetto delle regole processuali e deontologiche. Ugualmente centrale appare, e come tale meritevole di approfondimento, il rapporto con il personale amministrativo, anche alla luce del decreto legislativo n. 240/2006. Attenzione sarà inoltre dedicato al rapporto degli uffici con il “pubblico”, ovvero l’utenza generalmente intesa, nel tentativo di individuare forme di interlocuzione ottimali (segreterie centralizzate, sportelli dedicati a singoli affari, etc). Infine, nella consapevolezza che il problema dell’efficienza della giustizia ha una dimensione europea, tanto che nell’ambito del Consiglio d’Europa è stata ad hoc istituita la Commissione europea per l’efficienza della giustizia (CEPEJ), saranno esaminate l’analisi e le conclusioni cui è giunta la Commissione, per capire come funziona la giustizia in Europa e quali soluzioni organizzative possano essere recepite nel nostro sistema. 61 Obiettivi: Il corso si propone di effettuare una analisi critica delle prassi esistenti in materia di organizzazione degli uffici nell’ambito della giurisdizione penale al fine di evidenziare le migliori formule organizzative, anche con riferimento alle dimensioni dei Tribunali In particolare, lo scopo dell'incontro è quello di individuare formule organizzative che consentano di far funzionare il processo "a legislazione esistente", nella consapevolezza che il problema non è solo quello della “quantità”, ma anche quello dell' “organizzazione” delle risorse esistenti. In questa ottica, individuando anche nel settore penale le prassi virtuose realizzate in qualche ufficio, si vuole: monitorare le criticità, individuare quali e dove siano i tempi morti del processo, cosa non funzioni nelle notifiche e nella preparazione del fascicolo, quali adempimenti vengano continuamente ripetuti dalle varie cancellerie con spreco di lavoro e di energie, come avvalersi dell’informatica per la gestione efficiente del processo. Struttura e metodologia: Il corso prevede un continuo confronto tra i magistrati, finalizzato all’individuazione dei profili di criticità che dilatano i tempi dell’udienza e del processo, ed ad avere cognizione delle soluzioni organizzative e interpretative adottate nei diversi uffici giudiziari. Dopo le relazioni frontali ampio spazio sarà pertanto riservato al dibattito e saranno previsti diversi gruppi di lavoro. Sarà prevista la presenza di esperti in organizzazione ed in informatica giudiziaria. Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di primo e di secondo grado, nonché una quota del 10% riservata ai magistrati ordinati nominati con D.M. del 6.12.2007. L’iniziativa è aperta agli avvocati del libero foro Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 22 – 24 febbraio 2010 Codice: 4791 62 GIUSTIZIA RIPARATIVA E PROCESSO PENALE: ESPERIENZE APPLICATIVE NAZIONALI ED INTERNAZIONALI. LE PROSPETTIVE DELLA MEDIAZIONE PENALE NELL’ORDINAMENTO ITALIANO Oggetto: Il corso si propone un ulteriore approfondimento dei temi sviluppati in occasione di analogo incontro di studio inserito nella programmazione del 2009. In quella occasione si è partiti da una riflessione preliminare sulla funzione della pena e sulla sua efficacia, cogliendo i limiti operativi e teorici mostrati dal classico modello retributivo di fronte alla complessità dei fenomeni criminali ed alla necessità di fornire adeguate risposte e mezzi di riparazione alle vittime dei reati. In particolare, l’esigenza di adoperarsi per la ricomposizione del conflitto determinato dalla condotta illecita e per il rafforzamento del senso di sicurezza collettivo ha trovato risposte significative nella giustizia riparativa, che può essere definita come una forma di reazione al reato che coinvolge il reo e - direttamente o indirettamente - la comunità e/o la vittima, nella ricerca di possibili soluzioni agli effetti dell’illecito e nell’impegno fattivo per la riparazione delle sue conseguenze. La pratica di giustizia riparativa più diffusa a livello internazionale risulta la mediazione penale, tanto che la stessa è oggetto di importanti documenti internazionali, tra cui la Raccomandazione 19(99) del Consiglio d’Europa, che la definisce come un "procedimento che permette alla vittima e al reo di partecipare attivamente, se vi consentono liberamente, alla soluzione delle difficoltà derivanti dal reato con l’aiuto di un terzo indipendente (mediatore)". Peraltro, si tratta di un paradigma riconoscibile non soltanto nelle pratiche di giustizia riparativa, conciliativa o alternativa, ormai diffuse in molti paesi per il trattamento di crimini minorili o di scarsa gravità, ma anche in numerosi casi di soluzioni politiche e/o giudiziarie di vicende storicopolitiche caratterizzate dalla commissione di crimini ed atrocità di massa, causa non solo di un’offesa per le singole vittime dei fatti criminosi, ma anche di traumi laceranti per le comunità nazionali coinvolte. Occorre pertanto riflettere sulle enormi potenzialità del modello culturale di giustizia riparativa e sulle prospettive di concreta attuazione nell’ordinamento italiano, verificando le aree di possibile applicazione dei suoi principi fondamentali: centralità dei bisogni della vittima del crimine, presa di consapevolezza da parte dell’autore del danno arrecato alla vittima ed alla comunità, confronto e mediazione vittima/autore (ed in certi casi, comunità), attuazione di processi concreti di riparazione sia verso la vittima, che verso la comunità. In tal senso, la prospettiva dell’incontro di studio è quella di interrogarsi sulle opportunità offerte dallo schema della mediazione non solo per i reati dei minori o per quelli di scarso impatto sociale, ma anche per alcune categorie di crimini, le cui caratteristiche pongono in primo piano sia le esigenze riparative della vittima, sia la necessità di recuperare la lesione subita dal corpo sociale Sotto il primo profilo si pensi a reati in cui la vittima sente la profonda esigenza di essere riconosciuta come tale, oltre che di serie pratiche riparative che non si limitino ad un mero risarcimento economico (si pensi ad alcune categorie di reati contro la persona, ai reati a sfondo sessuale, a particolari forme di reati colposi). Sotto il secondo profilo si pensi a fatti illeciti con un forte impatto sociale, come taluni gravi reati contro la p.a. o a seri crimini di natura economica (ad esempio, quelli che di recente hanno colpito un gran numero di risparmiatori o di lavoratori e che hanno avuto ripercussioni sull’intera collettività) o, ancora, ai delitti di natura colposa commessi nell’attività d’impresa o con serie ricadute nei confronti della persona (ad esempio quelli riguardanti l’attività medica o l’infortunistica stradale). Dunque, sarà oggetto di verifica la possibilità di ricorrere a tali strumenti anche nell’ambito del processo penale ordinario. I temi proposti toccano soltanto alcuni dei punti nevralgici del delicato rapporto tra domanda di giustizia e funzione del diritto penale, tuttavia possono essere considerati una strada percorribile per giungere ad un adattamento dello strumento penale alle effettive esigenze dell’intera collettività. 63 Obiettivo: Dare ai partecipanti gli strumenti culturali per comprendere i principi fondamentali della giustizia riparativa e per conoscere le principali applicazioni di tale modello a livello internazionale. Inoltre, dopo aver offerto un quadro della normativa vigente in materia di mediazione penale, sia a livello europeo che a livello nazionale, si stimolerà il dibattito sull’applicabilità di tale modello, non soltanto alla giustizia penale minorile ed alla “nicchia” della competenza del giudice di pace, ma anche alla struttura del processo penale ordinario, tenendo conto anche delle indicazioni e degli obblighi emergenti dalle fonti normative internazionali e sopranazionali. Metodologia e struttura: si seguirà il modello classico della relazione frontale, cui farà seguito un ampio spazio per il dibattito. Si individueranno dei temi specifici su cui tenere dei laboratori condotti da magistrati ed operatori sociali esperti del settore. Si procederà alla pratica della mediazione simulata al fine di offrire ai partecipanti un esempio concreto delle potenzialità della mediazione e delle sue possibilità applicative. Destinatari: magistrati giudicanti (60%) e requirenti (20%) di legittimità e merito. Sarà riservata una quota del 20% ai magistrati che esercitano funzioni minorili, nonché un giudice di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Campobasso, Catanzaro, Firenze, Genova, Lecce, Palermo, Potenza Salerno e Trento. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 1 – 3 marzo 2010 Codice: 4792 64 PROVA DICHIARATIVA: MECCANISMI DEL RICORDO, TECNICHE DI ESCUSSIONE E CRITERI DI VALUTAZIONE Oggetto: il corso si propone di affrontare tutti i problemi connessi alla formazione della prova dichiarativa. La crescente attenzione per la tutela della riservatezza come limite alla attività di captazione delle conversazioni telefoniche, che ragionevolmente condurrà ad una contrazione dell’ambito di operatività dello strumento investigativo delle intercettazioni, impone di “rivalutare” la prova dichiarativa, che merita una attenta rivisitazione, sia per quanto riguarda le tecniche di raccolta e di documentazione, sia per quanto riguarda i criteri di valutazione. La riflessione si soffermerà non solo sulle note categorie di dichiaranti con l’esame dei limiti posti dalla legislazione alla utilizzabilità delle relative dichiarazioni, ma anche sulla analisi delle peculiarità di particolari dichiaranti, come le vittime vulnerabili, i minori, i collaboratori di giustizia. La prospettiva di analisi sarà quella dello studio dei meccanismi di rielaborazione del ricordo che caratterizzano la testimonianza giudiziale (diversi in relazione al legame tra il soggetto che dichiara e l’evento che si intende accertare) con l’obiettivo di individuare le migliori tecniche di escussione sia in fase investigativa che giudiziale. Particolare attenzione sarà dedicata alla raccolta della testimonianza “debole” attraverso lo studio degli effetti del trauma sulle dichiarazioni sia rese in fase “acuta”, che a distanza di qualche tempo dall’evento. Sempre in materia di raccolta di dichiarazioni rese da vittime vulnerabili sarà approfondito il tema della “progressione dichiarativa” e saranno analizzati gli approdi della Corte di cassazione e della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia. Analogo momento di riflessione sarà dedicato allo studio delle modalità di raccolta ed analisi delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, anche in questo caso facendo costante riferimento alle indicazioni provenienti dalla Corte di legittimità. Non sarà tralasciato il rilevante tema delle dichiarazioni “de relato” e l’analisi dei limiti di utilizzabilità delle dichiarazioni degli ufficiali di Pg. Uno spazio apposito sarà dedicato allo studio delle tecniche di escussione, che saranno analizzate non solo con riferimento ai parametri codicistici di legittimità, ma anche con riguardo alla configurazione del dichiarante da escutere (vittima, soggetto cointeressato, collaboratore di giustizia). Da ultimo si procederà ad una valutazione delle prassi migliori in tema di documentazione delle dichiarazioni predibattimentali, con particolare riguardo alla opportunità di rendere massimamente “fruibile” l’attività di raccolta delle dichiarazioni in fase d’indagine. Obiettivi: il corso si propone di approfondire tutti gli aspetti rilevanti in materia di formazione della prova dichiarativa, partendo dallo studio scientifico dei meccanismi del ricordo e degli effetti del trauma sulle dichiarazioni, passando attraverso l’analisi delle tecniche di escussione, sia unilaterale che in contraddittorio, ripercorrendo i maggiori approdi della Corte di cassazione in materia di utilizzabilità e valutazione di attendibilità: con l’obiettivo di individuare le best practises in tema di raccolta (sia unilaterale che in contraddittorio) delle dichiarazioni, oltre che di corretta documentazione delle stesse. Metodo: alla relazione frontale saranno affiancati ampi momenti di dibattito; le tecniche di escussione saranno studiate con l’ausilio di simulazioni e di filmati. Saranno analizzati casi pratici in gruppi di lavoro ristretti, al fine di favorire la massima interazione dei partecipanti. Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di legittimità e di merito in equa ripartizione. 65 E’ prevista una quota del 10% per i magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché un giudice di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Messina, Perugia, L’Aquila, Reggio Calabria, Trieste ed un vice procuratore onorario per ciascuno dei seguenti distretti: Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cagliari e Caltanissetta. L’iniziativa è aperta alla partecipazione dei magistrati militari e di avvocati del libero foro Durata: 5 sessioni (due giorni e mezzo). 8 – 10 marzo 2010 Codice: 4794 66 LABORATORIO DI AUTOFORMAZIONE PER MAGISTRATI DI SORVEGLIANZA E ALTRI MAGISTRATI ADDETTI ALLE FUNZIONI PENALI Oggetto: l’iniziativa intende riproporre un’importante e proficua esperienza formativa sperimentata dal Consiglio Superiore della Magistratura nel corso del triennio 2000-2002 e che quest’anno appare opportuno ripresentare anche in considerazione dell’ampio rinnovamento che ha interessato i ruoli della magistratura di sorveglianza: circostanza che quindi rende opportuna una nuova occasione di interlocuzione innanzitutto tra gli attori di questo fondamentale segmento della giurisdizione; ma anche tra costoro e quanti a vario titolo concorrono all’applicazione e all’esecuzione della pena. Il laboratorio di autoformazione sulla pena vuole rispondere a due obiettivi formativi fondamentali. In primo luogo, valorizzando l’esperienza concreta dei partecipanti (scelti tra magistrati giudicanti e requirenti con competenze nella fase dell’esecuzione penale, ma anche esperti dei tribunali di sorveglianza), esso intende stimolare una riflessione critica sulla dimensione quotidiana del lavoro proprio di ciascuna funzione, insidiato da routine operative che rischiano di appiattirne l’esercizio in una prospettiva autoreferenziale. Per questa ragione, si vuole senz’altro favorire, in ciascuno dei partecipanti, un’attenzione consapevole al “punto di vista” delle altre figure processuali, superando una visione compartimentata della giurisdizione penale e nell’ottica di una comune cultura della pena, nella quale trovino armonica composizione l’istanza retributiva e generalpreventiva con quella della rieducazione e del reinserimento. Di particolare interesse, pertanto, può rivelarsi l’approfondimento dei rapporti tra giudici dell’esecuzione e giudici della sorveglianza, essendo noto che l’esecuzione della pena non è un fase processuale statica, ma al contrario caratterizzata da un particolare dinamismo, incrociandosi, di continuo, gli interventi del G.E. con quelli del giudice della sorveglianza, anche per l’estrema modificabilità che caratterizza il titolo esecutivo, sia sotto il profilo quantitativo (applicazione dell’indulto,del nesso della continuazione, revoca dei benefici, ecc.), che qualitativo (misure alternative, benefici penitenziari). Coerentemente con il primo obiettivo, e passando al versante dei contenuti, il corso di propone di affrontare le principali problematiche del procedimento di sorveglianza, inciso da numerose e recenti novità legislative che rendono indispensabile una riflessione sugli orientamenti applicativi nel frattempo maturati, spesso connotati da una notevole eterogeneità di soluzioni interpretative. Ma più in generale, il corso deve essere l’occasione per un confronto a tutto campo tra i magistrati di sorveglianza, su tutti i nodi critici che investono, con riferimento al trattamento sanzionatorio, tanto il profilo organizzativo quanto quello più strettamente applicativo. Importanza di protocolli istruttori efficaci, in grado di consentire l’acquisizione di dati attendibili per la validità del giudizio prognostico; estensione dell’intervento rieducativo verso una prospettiva di tipo riparativo; rieducazione come assenza di recidività o come effettivo recupero ad una dimensione sociale positiva; effettiva collegialità della decisione; semplificazione delle forme processuali di una “giurisdizione di prossimità” e possibile tensione con il diritto di difesa: sono tutti temi al centro del dibattito da qualche tempo, ma che non hanno perso affatto di attualità e di importanza e su cui è importante tornare a confrontarsi. Al tempo stesso l’iniziativa di formazione vuole stimolare un confronto sui delicati rapporti tra magistratura di sorveglianza e amministrazione penitenziaria, nell’ambito di una più generale riflessione sul controllo di legalità sull’esecuzione della pena. La progressiva dilatazione delle materie devolute alla cognizione della magistratura di sorveglianza ne ha determinato un progressivo allontanamento dal carcere, con conseguente perdita di quel carattere di “giurisdizione di prossimità” che in passato le era proprio. Un processo che è stato ulteriormente accentuato dall’affermarsi di dottrine che hanno inteso esaltare, anche rispetto alla fase dell’esecuzione della pena, la terzietà del giudicare, quale portato ineludibile dei principi del “giusto processo” enunciati dall’art. 111 Cost.. Oggi, dinnanzi ad una linea di evoluzione del sistema penale che appare comprimere gli spazi di flessibilità della pena e dinnanzi alle difficoltà crescenti, da parte dello Stato, di gestire i processi di carcerizzazione attraverso una pena rispondente ad una irrinunciabile istanza umanitaria, si impone una rinnovata riflessione sul ruolo della magistratura di sorveglianza. 67 In particolare sul contributo che essa può dare nel favorire, attraverso la sua azione di controllo, prassi amministrative sempre rispettose dei diritti dei detenuti e sull’effettività degli strumenti di tutela previsti dall’ordinamento, spesso attivabili solo formalmente. E sullo sfondo, quale momento di profonda tensione tra le esigenze riabilitative e quelle di tutela della collettività, si collocano le tematiche relative ai circuiti penitenziari di rigore e in particolare a quello previsto dall’art. 41 bis ord. pen., rispetto al quale si impone una riflessione aggiornata anche alla luce delle prospettive di riforma di ormai prossima realizzazione. Obiettivi: promuovere una riflessione interdisciplinare e interfunzionale sui temi della pena, favorendo, attraverso la circolazione di esperienze giudiziarie, un atteggiamento di consapevole cooperazione tra le diverse figure del processo, in un’ottica di unitarietà della giurisdizione, ma anche di corretta e serrata interlocuzione con l’Amministrazione penitenziaria; concorrere a realizzare concreti miglioramenti nell’adeguatezza, tempestività, effettività ed efficace delle sanzioni penali. Struttura e metodologia: il laboratorio presenta una scansione multifasica, articolandosi in una giornata introduttiva centrale, nel corso della quale verranno definiti gli ambiti fondamentali della riflessione (gestione di alcune tipologie problematiche di condannati, tossicodipendenti con problematiche psichiatriche, sex offenders, esponenti della criminalità organizzata ecc.; rapporti con l’amministrazione penitenziaria e il controllo della legalità in carcere; il giudizio prognostico ecc.), cui faranno seguito alcuni incontri seminariali della durata di un giorno e mezzo realizzati in sede decentrata già nel corso del primo semestre. Seguirà infine un seminario in sede centrale della durata di un giorno. Sul piano metodologico, gli incontri vedranno la suddivisione dei partecipanti per tre macroaree geografiche (nord- centro-sud), si svolgeranno sotto la guida di due coordinatori fissi ed avranno un “taglio” fortemente pratico, muovendo dalla concreta esperienza dei partecipanti. Costoro saranno chiamati ad analizzare criticamente le modalità operative del quotidiano esercizio della funzione giudiziaria secondo le quattro fasi in cui di regola si articola il processo lavorativo di ciascuno: rappresentazione dei problemi; selezione ed elaborazione delle informazioni; assunzione della decisione di competenza; valutazione dei risultati del proprio lavoro. La riflessione comune sui temi del laboratorio proseguirà, nell’intervallo tra i vari incontri, con la modalità e-learning attraverso una interlocuzione, auspicabilmente proficua, a partire dalle sollecitazioni che saranno contenute in schede predisposte dai coordinatori. Destinatari: magistrati di sorveglianza, magistrati giudicanti e requirenti di primo e secondo grado in misura del 25%, magistrati minorili giudicanti e requirenti in misura del 15%, nonché una quota del 10% di esperti dei tribunali di sorveglianza per ciascuno dei seguenti distretti: Bologna, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Venezia, Roma e Torino. Durata: una sessione iniziale di presentazione in sede centrale (3 sessioni) dal 18 al 19 marzo 2010, due o più incontri in sede decentrata della durata di un giorno e mezzo, una giornata finale in sede centrale per la sintesi del lavoro - 2 sessioni (4832) fissata per il 25 novembre 2010. Codice: 4796 Si precisa che la metodologia del corso prevede l’ammissione automatica anche al seminario finale in sede centrale (cod. 4832) prevista per il 25 novembre 2010 68 SCIENZE E PROCESSO PENALE Oggetto: Il magistrato penale inquirente si trova ogni giorno sempre più di fronte a nuove possibilità investigative offerte dall’evoluzione scientifica così come il magistrato penale giudicante si trova sempre di più ad analizzare ed a valutare prove raccolte con metodi scientifici. Difficile è però, talvolta, comprendere dove la scienza può arrivare e, soprattutto, se è utile e possibile farvi ricorso. Non sempre, poi, l’evoluzione della scienza rafforza le certezze ed anzi talvolta apre la strada a nuove problematiche tali da mettere in dubbio criteri valutativi ritenuti una tempo consolidati. Il corso mira, quindi, attraverso l’apporto degli esperti nelle varie materie, a fare una carrellata da un lato sulla evoluzione delle “vecchie” scienze e dall’altra ad esaminare le “nuove” scienze che possono in qualche modo assumere un ruolo nel processo penale. Nell’ambito dell’attività di studio si tratterà quindi non solo delle scienze “classiche” quali la medicina, la psichiatria, la psicologia, la biologia, ma anche di antropometria, di fisica, di informatica, di tecnologia delle comunicazioni, di grafologia, di geologia, di statistica e di logica cercando di volta in volta di capire che cosa si può chiedere alle predette scienze e quali dati dalle stesse si possono ottenere. La differenza rispetto ai corsi tradizionali in materia di prova scientifica è costituita dal fatto che i relatori saranno scelti tutti tra le professionalità esterne alla magistratura in una sorta di confronto continuo con i discenti i quali ultimi rivestiranno il ruolo di esperti del diritto. Obiettivi: il corso mira a fornire ai partecipanti un aggiornamento sugli apporti che le varie scienze possono fornire all’accertamento dei fatti. Struttura e metodologia: Il corso sarà strutturato su una sorta di continui “gruppi di lavoro” nei quali i partecipanti si alterneranno a rotazione nel corso delle giornate, gruppi nei quali i relatori esperti nelle varie materie inizieranno con l’esporre lo “stato della scienza” dopodiché i partecipanti al corso potranno illustrare le proprie esperienze professionali e mettere a disposizione degli altri i risultati della propria formazione nel settore. Destinatari: magistrati di legittimità (nella misura del 15%) e di merito, giudicanti e requirenti. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 29 – 31 marzo 2010 Codice: 4798 69 VIOLENZA DI GENERE, MOBBING E STALKING Oggetto: La violenza di genere rappresenta un’emergenza significativa della società contemporanea. Il fenomeno si declina in varie forme e colpisce le donne sia all’interno delle mura domestiche, che nei luoghi di lavoro, con diverse intensità. Le forme di manifestazione della “pressione di genere” sono varie: si registra infatti sia il ricorso a forme di maltrattamento (accompagnate da lesioni o financo da violenza sessuale) in ambiente familiare, sia la pressione psicologica sui luoghi di lavoro, basata sulla esplicita o implicita richiesta di prestazioni sessuali, sia in forme di molestia continuata o stalking. I fenomeni in questione si innestano su una struttura sociale complessa talvolta a composizione multietnica, il che impone al magistrato il confronto con autori e vittime che non hanno la medesima percezione del disvalore di condotte di aggressione, di maltrattamento o di stalking che sono perseguibili nel nostro ordinamento. Non può pertanto prescindersi dall’analisi della cultura di riferimento delle vittime per decodificare e perseguire i reati in questione. Il corso si propone di analizzare gli strumenti disponibili per il contrasto di tutti i fenomeni di violenza di genere, da quella sessuale in senso stretto, ai maltrattamenti in famiglia, alle condotte di stalking tipizzate nell’art. 612 bis c.p. introdotto D.L. n. 11 del 2009. Sotto il profilo processuale, deve essere rilevato come tali fattispecie si fondano essenzialmente su prova dichiarativa di soggetto “vulnerabile” o “debole”, sicchè risulta indispensabile per la riuscita delle indagini e dei processi in materia, la predisposizione di adeguati sistemi di accoglienza delle vittime che assicurino la sottrazione delle stesse dall’influenza degli autori. Il tema della raccolta delle dichiarazioni delle vittime sarà affrontato anche sotto il profilo delle valutazione di attendibilità in relazione alle “progressioni dichiarative”, frequenti in questi procedimenti, che si connotate per la non perfetta sovrapponibilità delle diverse dichiarazioni rese dalla persona offesa, sia in fase di indagine, che in sede di giudizio. Il contrasto di tali reati non può che passare attraverso la creazione di un adeguato sistema di accoglienza della vittima, che faccia riferimento alla collaborazione con reti multidisciplinari di assistenza (servizi sociali, Asl, etc), con le quali è opportuno che si creino delle virtuose sinergie. Del pari sarà approfondita la conoscenza delle forme di cautela disponibili con specifico riferimento alle novità introdotte dalle recenti riforme legislative. Analoga attenzione dovrà essere dedicata alle situazioni di violenza che si consumano in ambito lavorativo e che si manifestano in forme comunemente percepite come mobbing. Riguardo a tali ultime forme di persecuzione dovrà essere fatto riferimento alle forme di contrasto offerte dalla normativa vigente, con particolare riguardo, sia alla analisi alle possibilità interpretative offerte dalla normativa introdotta dal D.L. n.11 del 2009, sia ai più significativi arresti giurisprudenziali in materia. Non potrà mancare, nell’ambito del corso, il riferimento alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’ Uomo in materia di audizione di vittime vulnerabili ed alla decisione quadro del Consiglio dell’Unione europea sul ruolo della vittima nel processo penale (decisione quadro 2001\220\GAI), ricca di spunti interpretativi in materia di gestione processuale della prova dichiarativa della persona offesa vulnerabile. Obiettivi: Il corso si propone di offrire ai partecipanti una riflessione volta all’approfondimento della normativa relativa al contrasto delle violenze di genere, nelle diverse declinazioni in cui si le stesse si manifestano, con particolare riferimento alla analisi dei problemi in materia di raccolta della prova dichiarativa di vittime vulnerabili. Struttura e metodologia: le relazioni frontali saranno seguite da ampi momenti di dibattito, per favorire il confronto tra le prassi emergenti nei diversi distretti. Saranno formati gruppi di lavoro anche con la partecipazione di esperti che lavorano nei servizi sociali e che si occupano dell’ assistenza delle vittime dei reati in questione. 70 Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, requirenti e giudicanti. Quota del 10% riservata ai magistrati che svolgono funzioni minorili. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: 5 sessioni (due giorni e mezzo). 7 – 9 aprile 2010 Codice: 4799 71 NULLITÀ, INUTILIZZABILITÀ, ABNORMITÀ Oggetto: pur manifestandosi con estrema frequenza nel quotidiano giudiziario, il fenomeno della patologia dell’atto processuale penale non può certo dirsi governato dalla giurisprudenza con un approccio univoco e rigoroso. Si registrano, infatti, significativi ondeggiamenti, talvolta anche a livello di Sezioni Unite, che in genere contrassegnano il prevalere di impostazioni ora più attente al profilo formale, ora a quello sostanziale del vizio, impropriamente ricorrendo – in questo secondo caso- al ragionamento analogico o a contrario, da ritenersi invece precluso in un ordinamento che ha operato la scelta politica di allocare nel momento legislativo ogni scelta discrezionale in ordine all’individuazione dei vizi rilevanti ed al regime delle relative conseguenze (principio di tassatività). La stessa nozione di abnormità, di creazione giurisprudenziale, conosce un impiego che si colloca entro uno spettro semantico eccessivamente ampio e fluido, al punto da dover registrare pronunciamenti che ravvisano, nella medesima difformità formale, una mera irregolarità, una nullità ovvero una abnormità (la recente, pregevole pronuncia delle S.U. 26 marzo 2009, Toni, che ripercorre la lunga teoria di pronunciamenti della Cassazione a sezioni semplici o unite sulla nozione di abnormità, ne attesta emblematicamente l’estrema difficoltà e difformità di impiego). Càpita non di rado, quindi, che la giurisprudenza faccia propria un’accezione di abnormità, che costituisce un’elusione non soltanto del principio di tassatività delle nullità, ma anche del principio di tassatività delle impugnazioni, ammettendo il ricorso in cassazione per provvedimenti inoppugnabili . Non meno problematico si presenta il quadro delle inutilizzabilità processuali collegate a carenze o patologie dell’atto. Soprattutto per responsabilità di un legislatore che non ha saputo separare con mano ferma e rigorosa il fenomeno “statico”dei vizi genetici dell’atto (che consente di predicare ex ante il tipo di invalidità), dal fenomeno “dinamico” dei suoi possibili “usi” ( dei quali è possibile apprezzare soltanto ex post la legittimità, attraverso un predicato di relazione tra l’atto e la decisione che se ne avvale), si va estendendo la zona grigia dei casi in cui, deleteriamente, nullità e inutilizzabilità si sovrappongono o si confondono, quasi fossero sommabili o fungibili. Obbiettivi: il corso intende costituire un’opportunità per riappropriarsi del necessario rigore metodologico nell’approccio a questa tematica. Si tratta di ripercorrere gli itinerari logico-giuridici che debbono essere seguiti in ogni caso di difformità dell’atto dal suo modello legale, per individuare tipo e regime di trattamento del vizio, secondo l’impostazione squisitamente formale che il legislatore ha inteso dare alla materia. Una impostazione che indubbiamente sconta una rigidità talvolta difficile da accettare, ma che intende garantire l’irrinunciabile vantaggio della prevedibilità delle conseguenze e dell’uguaglianza di trattamento con riguardo alle inosservanze delle prescrizioni legali. In sostanza, l’obbiettivo tecnico è quello di mettere rigorosamente a punto gli strumenti interpretativi che consentono un approccio metodologicamente corretto al fenomeno delle invalidità dell’atto, ai problemi che esso pone e alle soluzioni che in un sistema di stretta legalità processuale si impongono; l’obbiettivo culturale è quello di acquisire la consapevolezza che senza un sicuro dominio dello strumento metodologico, il nostro ordinamento rischia di pagare ugualmente il prezzo della rigidità, senza potersi giovare dei vantaggi, preziosi, della uguaglianza di trattamento delle patologie processuali e della pre-conoscenza delle conseguenze della propria condotta processuale. Struttura e metodologia : Il corso si potrebbe articolare nei seguenti moduli : una relazione , propedeutica, di inquadramento generale della tematica e dibattito; una relazione su ciascuna tipologia di “invalidità” (nullità, inutilizzabilità, abnormità), cui farà seguito la formazione di gruppi di lavoro con esame di fattispecie predisposte ad hoc (preferibilmente dal relatore) tratte dai più ricorrenti casi giurisprudenziali. In ordine a tali fattispecie i partecipanti saranno chiamati ad enunciare e a discutere insieme, sotto la guida del coordinatore del gruppo, le modalità di approccio che seguirebbero e le soluzioni cui perverrebbero. Seguirà una conclusiva esposizione da parte del coordinatore dell’itinerario logico-giuridico ritenuto più corretto, facendo riferimento anche alle indicazioni provenienti dalle relazioni introduttive. 72 Destinatari : Magistrati con funzioni giudicanti e requirenti di merito e di legittimità in equa ripartizione. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata : cinque sessioni (due giorni e mezzo) 19 – 21 aprile 2010 Codice: 4801 73 LA TUTELA DELLA RISERVATEZZA NEL SISTEMA PENALE Oggetto: Il tema è di enorme attualità, e concerne profili essenziali dell’ordinamento costituzionale. Il quadro normativo è in veloce evoluzione, nell’ottica peculiare di tutela della funzione parlamentare e di governo (legge 140 del 2003 e relative vicissitudini), nella maturata percezione dei rischi che alla riservatezza derivano dall’attività illecita dei privati (riforma dell’art. 240 c.p.p. e relativa, recentissima dichiarazione di illegittimità costituzionale parziale), nella riforma organica della disciplina delle intercettazioni, che probabilmente verrà a compimento prima che il corso venga progettato nel dettaglio ed attuato. Con molta sintesi, può dirsi che il corso dovrebbe snodarsi in due direzioni fondamentali, e naturalmente complementari. La prima riguarda i rapporti tra il cittadino e l’Autorità, ed attiene al bilanciamento che la Costituzione realizza tra esigenze di accertamento dei reati e tutela della vita privata delle persone: dunque approfondimento della sentenza sull’art. 240 c.p.p., analisi di dettaglio della nuova disciplina dell’intercettazione, approfondimento di tematiche contigue e non sempre ben conosciute (acquisizione dei tabulati, limiti ai sequestri ed alle perquisizioni, acquisizione di materiali organici, ecc.). In una seconda prospettiva, che investe più direttamente il piano del diritto sostanziale, si tratta di ricostruire ed analizzare il quadro – al momento disorganico e del tutto insufficiente – delle norme che prevengono la violazione della riservatezza ad opera di privati, siano essi singoli od organizzazioni con scopi vari. Le fattispecie inserite nel codice penale pongono problemi interpretativi che si risolvono talvolta in carenze di tutela, e solo in parte riscontrano la «novità» del rapporto tra sfera della persona e accesso pubblico alle informazioni (vi sono problemi e contrasti giurisprudenziali, ad esempio, in materia di tutela del «domicilio informatico»). Le fattispecie del cd. T.U. privacy sono poco studiate ed applicate, e suscitano a loro volta questioni interpretative. Accanto a questi strumenti, relativamente «nuovi», restano quelli che tradizionalmente coinvolgono i temi della riservatezza (protezione del domicilio, tutela dell’onore, ecc.) e li coniugano ad altri diritti fondamentali (cronaca, critica, manifestazione del pensiero), in un equilibrio che pare tutt’altro che stabile e che dunque richiede una puntuale verifica a fini di aggiornamento. Sullo sfondo rimane, attualissimo, il problematico rapporto tra dimensione pubblica del processo e specialità del bene giuridico riservatezza, per il quale addirittura, quando si discute proprio di reati contro la riservatezza, nasce il paradosso d’una accresciuta lesività del fatto attraverso l’attività necessaria per la sua repressione. Obiettivi: Ricostruzione sistematica degli istituti di diritto sostanziale e processuale che definiscono la tutela penale della riservatezza, attraverso l’analisi delle più recenti novità normative e gli interventi della Corte Costituzionale. Su alcuni istituti sarà opportuna una verifica delle prassi dei giudici di merito, anche alla luce degli arresti della giurisprudenza di legittimità. Quanto al T.U. privacy sarà indispensabile un inquadramento e un’analisi ermeneutica di fattispecie poco studiate e applicate. Struttura e metodologia: L’inevitabile ricorso a relazioni frontali si accompagnerà a momenti di confronto in gruppi e all’utilizzo del metodo di lavoro sui casi. In particolare, la ricostruzione delle novità normative imporrà alcune relazioni frontali, mentre il confronto sulle prassi applicative dovrà essere svolto in lavoro di gruppo. Destinatari: magistrati di legittimità e merito, giudicanti e requirenti in equa ripartizione, nonché due giudici di pace per i distretti di Milano, Napoli e Roma ed uno per ciascuno dei seguenti distretti: Brescia, Catania, Firenze e Venezia. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e di magistrati militari. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 28 – 30 aprile 2010 Codice: 4803 74 RUOLO E FUNZIONI DEL P.M. NELLA GIURISDIZIONE PENALE Oggetto: Il tema è quello del ruolo del pubblico ministero nelle sue relazioni funzionali all’interno del procedimento. La prospettiva di approccio è di particolare interesse in quanto il pubblico ministero è il soggetto processuale che nella vicenda giudiziaria deve gestire la più complessa e variegata rete relazionale. Deve sapersi sinergicamente o dialetticamente rapportare: con la polizia giudiziaria [ad es., acquisizione notizie di reato, direzione delle indagini, atti delegati, atti autorizzati, convalide di atti urgenti]; con il difensore [ad es. informazioni di garanzia, accesso agli atti (segreto interno, potere di segregazione della notizia di reato e delle indagini, riservatezza investigativa e discovery reciproca), partecipazione “paritaria” ad atti con valore probatorio (atti irripetibili o incidente probatorio), accesso ai riti speciali, in rapporto paritetico (patteggiamento), plusvalente (decreto penale, immediato e direttissimo) o minusvalente (abbreviato)]; con il giudice [ad es., oneri probatori in materia misure restrittive e di intercettazioni; sindacato giurisdizionale nel procedimento di archiviazione; vaglio sulla completezza delle indagini in udienza preliminare, controlli ‘speciali’ sull’azione (nuovi immediato e direttissimo, patteggiamento; gestione del dibattimento; esecuzione dei provvedimenti)]; con altri rappresentanti del pubblico ministero [ad es., collegamento e coordinamento delle indagini; atti delegati al p.m. di altra circoscrizione, rapporti interni all’ufficio]; con le autorità politiche [ad es., nella cooperazione giudiziaria internazionale, nelle decisioni relative al segreto di Stato]. Obbiettivi: attraverso il prisma delle interfacce operative in cui si articola la funzione del pubblico ministero si intende mettere in luce l’assoluta peculiarità del suo ruolo e favorire la corretta ‘propriocezione’ istituzionale da parte dei magistrati dell’ufficio. L’incontro intende altresì promuovere un proficuo confronto tra i partecipanti in ordine alle varie esperienze e ai diversi protocolli operativi. Struttura e metodologia: saranno organizzate organizzare diverse sessioni di lavoro ciascuna dedicata alla relazione del pubblico ministero con ognuna delle altre figure. Nell’ambito di ogni sessione andranno previsti due interventi ‘paralleli’ tenuti da un pubblico ministero e dall’altro soggetto della relazione presa in esame (ad esempio: p.m. - difensore, p.m.- g.i.p.), cui seguiranno gruppi di lavoro, nei quali si porranno a confronto le esperienze di cui i partecipanti sono portatori. Destinatari: 70 % magistrati del pubblico ministero, 30 % magistrati giudicanti di I grado. Quota del 10% riservata ai magistrati che svolgono funzioni minorili. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 10 – 12 maggio 2010 Codice: 4805 75 I REATI SESSUALI IN DANNO DI MINORI: INDAGINI E GIUDIZIO Oggetto: La materia dei reati sessuali in danni di minori impone la crescente specializzazione dei magistrati che se ne occupano a causa della complessità dei procedimenti e dell’imponente ingresso negli stessi di dati provenienti da scienze extragiuridiche. Il corso si propone di affrontare tutti i nodi problematici emersi nella prassi in relazione alle indagini e al giudizio nei reati in questione, con costante attenzione alla giurisprudenza della Corte di cassazione, che ha individuato parametri significativi in relazione alle valutazioni di attendibilità del minore e fornito concrete indicazioni per un corretto sviluppo delle indagini. Il momento investigativo appare infatti centrale per l’accertamento dell’abuso. L’“isolamento” del primo svelamento da parte minore, la corretta escussione dello stesso e l’utilizzo di idonee forme di documentazione delle dichiarazioni predibattimentali, costituiscono infatti dei passaggi sui quali si fonda in modo decisivo la possibilità di effettuare un corretto accertamento giudiziale dei fatti in questione. Alle tecniche di indagine sarà pertanto dedicato un apposito spazio di riflessione, nell’ambito del quale saranno analizzate anche le prassi virtuose in materia di organizzazioni degli uffici di Procura, con specifico riferimento all’utilizzo di personale specializzato di polizia giudiziaria, al ricorso eventuale alle misure cautelari. Con riferimento alle cautele saranno analizzati anche i profili connessi alla presunzione di adeguatezza della misura inframuraria contenuta nell’art. 275 c.p.p. come riformato dal D.L. n. 11 del 2009. Si affronterà poi il centrale istituto dell’incidente probatorio procedendo al confronto delle prassi emerse in materia di audizione “protetta”. Anche a tale proposito si analizzeranno i profili di novità emergenti dalla riforma dell’istituto contenuta nel D.L. n. 11 del 2009. Sarà inoltre evidenziato l’importante ruolo del Tribunale per i minorenni nella tutela effettiva delle vittime di violenza sessuale ed i conseguenti problemi di coordinamento con l’Ufficio del pubblico ministero nella fase delle indagini. Del pari sarà affrontato il problema della assistenza della vittima minore nel corso dello svolgimento del processo, attraverso l’analisi dei temi che attengono alla curatela e il contributo dei servizi sociali territoriali. Analogo spazio sarà dedicato ai temi del giudizio: saranno affrontati i nodi problematici della valutazione dell’attendibilità delle dichiarazioni del minore ed i principali arresti della Corte di cassazione in materia di valutazione della prova dichiarativa - diretta e de relato - in tali processi. Particolare attenzione sarà poi dedicata al tema della valutazione dell’attendibilità psicologica della vittima, attraverso la riflessione sulla gestione processuale della consulenza tecnica e della perizia relative alla psicodiagnosi del minore. In tale ambito si farà ricorso ad esperti in psicodiagnostica forense con l’obiettivo di fare il punto su tecniche, modalità e limiti dell’accertamento psicologico dell’attendibilità del minore abusato. Nello stesso contesto saranno analizzate le prospettive interpretative aperte in materia di formazione della prova dichiarativa di soggetti deboli provenienti dalle Corti sovranazionali (dalla sentenza “Pupino” della Corte di Giustizia delle Comunità europee, n. 105 del 16/06/2005, alle sentenze Corte europea dei diritti dell’uomo, 2 luglio 2002, caso S.N. c. Svezia, Corte europea dei diritti dell’uomo, 10 agosto 2007, caso A.H.. c. Finlandia), nonché i contenuti della decisione quadro del Consiglio dell’Unione europea sul ruolo della vittima nel processo penale (decisione quadro 2001\220\GAI), ricca di spunti interpretativi relativamente alla materia degli abusi su minori. Obiettivi: fornire ai magistrati operanti nel settore penale gli strumenti culturali ed operativi per gestire la delicata materia degli abusi su soggetti minorenni attraverso la analisi dei nodi problematici delle indagini e del giudizio. Struttura e metodologia: Alla relazione frontale, cui seguirà un ampio momento di confronto, si affiancherà il ricorso al dibattito guidato ed al gruppo di lavoro, al fine di consentire la massima emersione delle prassi, attraverso il contributo dei partecipanti . 76 Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, requirenti e giudicanti. Sarà riservata una quota del 20% ai magistrati che esercitano funzioni minorili. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 17 – 19 maggio 2010 Codice: 4807 77 INFORTUNI SUL LAVORO E MALATTIE PROFESSIONALI: L’ACCERTAMENTO IN FASE DI INDAGINI E NEL GIUDIZIO Oggetto: La materia della sicurezza nei luoghi di lavoro non è sempre lineare e presenta difficoltà di adeguamento a realtà produttive in continua evoluzione: nuove professioni comportano l’insorgenza di nuovi rischi e parallelamente l’evoluzione della scienza ed in particolare di quella medico-legale comportano la rappresentazione di rischi nel passato non presi in considerazione. I temi da affrontare sono molteplici e nella definizione in dettaglio del corso sarà inevitabile una selezione delle questioni al momento più attuali e rilevanti. Il corso analizzerà, innanzitutto, gli strumenti di tutela penalistica della sicurezza del lavoro a partire dal d. lgs. n. 81 del 9.4.2008, ne verificherà i rapporti con le precedenti disposizioni in materia, la concreta operatività ed effettività, dedicando specifiche sessioni alla fase delle indagini e a quella del giudizio. Sarà indispensabile affrontare i problemi sostanziali classici e comuni a tutti gli infortuni sul lavoro, come la causalità, la colpa e le posizioni di garanzia, nonché le principali fattispecie delittuose e contravvenzionali, approfondendo, quindi, i temi più delicati posti dal diritto penale del lavoro (individuazione dei soggetti responsabili, anche in relazione al tema della delega di funzioni all’interno di organizzazioni complesse, nesso di causalità ed elemento psicologico). Quanto alle indagini, verranno confrontate le esperienze degli uffici di procura, con particolare riferimento a profili organizzativi fondamentali: formazione di pool specializzati, raccordo con i vari organi preposti ai controlli, elaborazione di protocolli investigativi e di strategie dibattimentali. Questa parte potrà essere trattata in una sessione specificamente dedicata ai magistrati requirenti. Attenzione sarà posta anche all’approfondimento di alcuni profili specifici dell’accertamento penale, dedicando una o più sessioni alle malattie professionali, alcune delle quali, molto diffuse, pongono una serie di problemi di accertamento (a titolo di esempio le otopatie quanto ad accertamento, insorgenza e perfezione reato, prescrizione; le patologie asbestosiche - mesoteliomi, asbestosi, fibrosi polmonari - quanto a innesco, latenza, posizioni di garanzia, dose-dipendenza, causalità, colpa e regole di diligenza etc.; allergopatie - asma bronchiale e dermatiti da contatto – quanto a posizioni di garanzia e prescrizione, regole di diligenza, malattia/sintomi). Le spiegazioni generali delle singole malattie saranno affidate a medici che lavorano a contatto con l’autorità giudiziaria, per poi affrontare la trattazione delle indagini (come farle, cosa delegare, a quali uffici chiedere le informazioni, cosa chiedere; chi sentire a verbale e cosa chiedere; se nominare un consulente, quale quesito porre etc.). Ancora, si potrà dedicare una sessione all’analisi del fenomeno del caporalato, rispetto al quale in alcuni uffici requirenti si stanno delineando protocolli specifici di indagine. Infine, si analizzeranno le principali problematiche conseguenti all’introduzione dei reati colposi nella platea degli illeciti presupposto della responsabilità degli enti, muovendo da una descrizione dell’istituto nei suoi tratti generali, da una considerazione delle sue funzioni e dal modo in cui essi si declinano nei reati colposi. Si prosegue valutando gli effetti che la matrice colposa dei reati determina nei criteri d’imputazione oggettiva e soggettiva della responsabilità degli enti. Si analizza, quindi, la responsabilità degli enti derivante da violazione della normativa antinfortunistica che abbia generato lesioni o omicidio colposo, analizzando soprattutto i rapporti che si determinano tra il d.lgs. 626/94 e quello che prevede la responsabilità degli enti. Infine, si analizzano prima i problemi di tipo processuale, generali e specificamente riferiti ai reati colposi. Obiettivi: approfondimento dei profili specifici dell’accertamento penale, con riferimento alla sicurezza del lavoro ed alle malattie professionali; illustrazione dei protocolli di indagine utilizzati dagli uffici di Procura e confronto sulle prassi virtuose; analisi delle questioni giuridiche più rilevanti sotto il profilo processuale e sostanziale; confronto con la scienza medica con riferimento alle malattie professionali; rapporto con gli organi della prevenzione; analisi dell’istituto della responsabilità degli enti in materia di reati colposi. 78 Struttura e metodologia: Il confronto sui protocolli di indagine verrà compiuto attraverso l’illustrazione delle metodologie utilizzate nei diversi uffici di procura nei dipartimenti specializzati, con l’analisi degli strumenti che i magistrati inquirenti utilizzano nell’organizzazione dell’attività investigativa; saranno indispensabili alcune relazioni frontali per la trattazione delle tematiche generali connesse alle tipologie di reati esaminati; saranno valorizzate le esperienze didattiche di soggetti esterni al mondo giudiziario (ispettori del lavoro, medici), con modalità di comunicazione non abituali per i magistrati. Con riguardo alla responsabilità dell’ente, si introdurrà un’esercitazione pratica, con l’analisi di un caso concreto, venuto in essere prima della modifica normativa, verificando quali sarebbero stati i modi di applicazione della responsabilità degli enti e gli effetti conseguenti. In una ulteriore esercitazione si evidenzieranno adempimenti concreti e modalità operative del procedimento di accertamento della responsabilità degli enti nei reati colposi. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, giudicanti e requirenti in equa ripartizione. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 26 – 28 maggio 2010 Codice: 4809 79 IL TRAFFICO DEGLI ESSERI UMANI E LA COOPERAZIONE GIUDIZIARIA INTERNAZIONALE Oggetto: Il corso si propone di promuovere la conoscenza delle forme di criminalità transnazionale con particolare riferimento alla tratta degli esseri umani ed alle mafie straniere e di studiare la normativa (nazionale e sovranazionale) di riferimento. All’analisi dei fenomeni, anche attraverso l’esposizione delle caratteristiche socio-culturali delle organizzazioni che operano a livello transnazionale, e delle norme penali che ne consentono il contrasto, si affiancherà lo studio degli strumenti di cooperazione internazionale disponibili, non solo in ambito europeo, ma anche fuori dall’ Unione. In particolare, attraverso l’esame di casi pratici si metterà in evidenza come i reati transnazionali possano essere perseguiti solo attraverso la corretta decodificazione dei reati “spia”, ovvero di reati riconducibili a criminalità diffusa, i quali, se correttamente inquadrati, consentono invece lo svelamento delle organizzazioni. Particolare attenzione sarà dedicata alla diagnosi differenziale delle fattispecie previste dagli artt. 416 bis, 600, 601 e 602 c.p. con fattispecie “limitrofe” come l’associazione a delinquere finalizzata a consumare reati minori, di tipica riferibilità alle associazioni in questione (sfruttamento della prostituzione, immigrazione clandestina, furti e rapine). Saranno analizzate anche le fonti europee in materia ed in particolare la decisione quadro dell'Unione Europea del 19 luglio 2002 sulla lotta alla tratta degli esseri umani e le disposizioni processuali di riferimento (in materia di incidente probatorio, termini per le indagini, competenza D.D.A.), evidenziando anche i possibili protocolli di coordinamento tra le procure distrettuali e circondariali e la direzione nazionale antimafia. Inoltre, per quanto riguarda i flussi di migranti riconducibili a fenomeni di tratta delle persone, si metterà in evidenza come per la evidenziazione del reato è indispensabile l’apporto delle ONG e il ricorso a mediatori culturali che consentano di instaurare con le vittime un rapporto di collaborazione giudiziaria. Le dichiarazioni sono infatti la fonte di prova indispensabile, in quanto solo i soggetti coinvolti nelle organizzazioni (in qualità di vittime o di partecipi), possono consentire di conoscere la struttura e le modalità di azione delle organizzazioni criminali oggetto di studio. Sarà pertanto dedicata particolare attenzione alla raccolta della prova dichiarativa cd. “debole” con specifico riguardo agli incentivi per la collaborazione ed all’apporto delle Organizzazioni non governative. Ci si soffermerà pertanto sul trattamento processuale delle vittime e sulla giurisprudenza della Corte di cassazione relativa alle caratteristiche della “situazione di necessità” di cui all’art. 601 del codice penale. Al riguardo, si farà specifico riferimento alla decisione quadro del Consiglio dell’Unione europea sul ruolo della vittima nel processo penale (decisione quadro 2001\220\GAI) e non mancherà il riferimento alle sentenze della Corte EDU in materia alla assunzione della testimonianza di soggetti vulnerabili. Sarà inoltre offerto un quadro degli strumenti di cooperazione internazionale esistenti attraverso l’indicazione delle fonti e delle competenze specifiche degli organi deputati a gestire la cooperazione (dalla DNA ad Eurojust, al Ministero di Giustizia, ai magistrati di collegamento). Obbiettivi: Il corso si propone di offrire gli strumenti tecnici e culturali per utilizzare il sistema normativo nazionale e sovranazionale disponibile per contrastare organizzazioni di crescente pervasività strutturate in più paesi e dedite, tra l’altro, al traffico di esseri umani. Struttura e Metodologia: saranno previste oltre alle relazioni frontali anche momenti di dibattito guidato al fine di evidenziare le diverse prassi operative presenti nei diversi distretti. Saranno previsti anche gruppi di lavoro che esamineranno casi giudiziari e verificheranno le differenze modalità di approccio al fenomeno a seconda delle etnie delle persone coinvolte (ad es. nigeriana, cinese, albanese, ucraina). Saranno presenti anche esperti di Organizzazioni non governative deputate all’accoglienza ed all’assistenza delle vittime. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, requirenti e giudicanti in equa ripartizione. 80 Sarà riservata una quota del 10% ai magistrati che esercitano funzioni minorili. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e ai magistrati militari. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 7 – 9 giugno 2010 Codice: 4810 81 IL CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA: L’EVOLUZIONE DEL FENOMENO E NUOVI STRUMENTI INVESTIGATIVI Oggetto: l’incontro di studio intende esaminare approfonditamente gli aspetti che caratterizzano il fenomeno della criminalità organizzata, nazionale e straniera, prevalentemente sotto il profilo giuridico e giudiziario, ma con un’attenzione rivolta anche ai suoi indici di manifestazione sul piano sociologico e “culturale”. Soprattutto per quanto riguarda il fenomeno delle cd. “nuove mafie” appare, infatti, necessario saper riconoscere il linguaggio ed i simboli della associazione criminosa, dal momento che attraverso di essi è spesso possibile ricostruire un importante canale di ricostruzione della prova del reato. Si procederà anche ad illustrare - sul piano sostanziale, sul versante probatorio (questioni relative alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: raccolta, valutazione, ricerca dei riscontri) e sotto il profilo della tecnica motivazionale, anche attraverso l’esame di casi giurisprudenziali - le problematiche attinenti alla ricostruzione dei fatti ed alla qualificazione giuridica delle condotte criminose. Verranno strutturate sessioni specifiche concernenti: 1) gli strumenti di cooperazione giudiziaria per il contrasto al crimine organizzato transnazionale; 2) le misure di prevenzione patrimoniale e di ablazione dei proventi illeciti introdotti dalle recenti riforme legislative; 3) il fenomeno delle organizzazioni criminali straniere operanti in Italia; 4) i rapporti tra crimine organizzato e pubblica amministrazione. Si esaminerà, infine, la problematica della cd. “impresa criminale” e dell’infiltrazione delle associazioni mafiose nel settore degli appalti e dello smaltimento dei rifiuti Obiettivi: il corso mira ad assicurare ai magistrati requirenti e giudicanti una adeguata formazione, sul piano teorico-pratico, sul fenomeno delle “mafie”, sulle loro modalità operative e sugli standards probatori del reato associativo. Ciò sia attraverso un confronto sulle problematiche giuridiche e giurisprudenziali sia attraverso il ricorso a saperi extragiuridici. Struttura e metodologia: Il corso si articola nei seguenti moduli formativi: relazioni introduttive sui diversi temi; dibattito guidato; formazione di gruppi di lavoro nel corso di sessioni pomeridiane, con scambio di esperienze applicative ed esame di casi giurisprudenziali. Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di merito e legittimità in equa ripartizione. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 21 – 23 giugno 2010 Codice: 4814 82 L’EVOLUZIONE NEL TEMPO DELLE NORME PENALI E PROCESSUALI Oggetto: Negli ultimi anni si è avuto modo di assistere ad una proliferazione normativa che in genere non ha teso a delineare nuovi scenari dell’applicazione del diritto penale ma che si è limitata di volta in volta ad effettuare interventi “mirati” sulle singole disposizioni del diritto penale sostanziale e di quello processuale. Si pensi non solo ai più remoti interventi del legislatore ad esempio in materia di recidiva (che hanno lasciato aperti problemi applicativi non ancora del tutto risolti) ma anche ai più recenti “pacchetti sicurezza” con i quali sono stati effettuati interventi in materia di circostanze del reato, di misure di sicurezza, così come in materia di circolazione stradale, di misure di prevenzione e di misure cautelari sia personali che reali. Talvolta si è trattato di interventi di riforma non del tutto coordinati tra loro e con la normativa preesistente e che comunque hanno aperto la strada a numerose questioni interpretative soprattutto per quanto riguarda la corretta applicazione dei principi in materia di successione delle leggi nel tempo. A ciò si aggiunga la difficoltà di valutare se e quando le modifiche relative a norme di diritto processuale hanno presentato anche effetti di natura sostanziale. Scopo del corso è, quindi, quello di affrontare la panoramica delle più recenti innovazioni legislative alla luce dei fondamenti normativi sovranazionali e costituzionali del principio del trattamento penale più favorevole attraverso l’analisi della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte Costituzionale e di verificare il concreto rispetto dei principi di cui all’art. 2 del codice penale tra nuove incriminazioni, modifiche degli elementi extrapenali del fatto ed abolitio criminis. Non mancheranno, naturalmente, anche i riferimenti ai connessi rapporti tra modifiche normative e modificazioni dell’imputazione nel corso del processo. Struttura e metodologia: Al di là delle relazioni frontali saranno istituiti veri e propri tavoli di lavoro ai quali i partecipanti al corso potranno illustrare le proprie opinioni al riguardo e mettere a disposizione degli altri partecipanti eventuali provvedimenti dagli stessi adottati in materia. Destinatari: magistrati di legittimità (nella misura del 15%) e di merito, giudicanti e requirenti, una quota del 10% riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché due vice procuratori onorari per i distretti di Milano, Napoli, Palermo e Roma ed uno per ciascuno dei seguenti distretti: Genova, L’Aquila e Salerno. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 7 – 9 luglio 2010 Codice: 4817 83 I CRIMINI AMBIENTALI: RIFIUTI, PAESAGGIO E VIOLAZIONI URBANISTICHE Oggetto: Le materie sulle quali si sono incentrati i corsi dedicati al penale ambientale del 2008 e del 2009, saranno ancora oggetto di ulteriori analisi interpretative ed applicative. La materia è complessa e richiede la conoscenza della normativa sovranazionale, in particolare quella comunitaria, di diretta applicazione nel nostro ordinamento, normativa con la quale si deve confrontare il giudice nazionale alla luce dei principi costituzionali. A ciò si aggiunge la problematica dell’influenza sulle decisioni del giudice nazionale delle sentenze della Corte Europea in materia ambientale. Il corso si svilupperà, poi, sull’analisi dei profili interpretativi più controversi della normativa in materia ambientale. Verranno quindi esaminate nel dettaglio le prassi e le problematiche applicative della normativa sui rifiuti – anche alla luce delle disposizioni del D.L. 90/2008 – sull’inquinamento idrico ed atmosferico nonché sulla materia urbanistica, i beni culturali ed il paesaggio nonché in connessi problemi in materia di adozione dei provvedimenti cautelari e di esecuzione delle decisioni giudiziarie. Importante spazio sarà poi dedicato alla tecniche ed ai protocolli di indagine in settori come quelli dei crimini ambientali nei quali, soprattutto nelle regioni meridionali, appaiono sempre più frequenti le infiltrazioni della criminalità organizzata. Un ultimo sguardo di insieme non potrà, poi, non essere dedicato ai rapporti mondiali sulla tutela dell’ambiente con particolare riguardo alla liberalizzazione dei commerci - anche con Paesi in cui sono previsti standard meno rispettosi dell’ambiente - e la sua incidenza sul degrado ambientale. Obiettivi: scopo della iniziativa è quella di un approfondimento della complessa materia ambientale, che si segnala per le innovazioni normative introdotte nonché per le recenti iniziative assunte in ambito comunitario. Struttura e metodologia: il corso si articolerà in due giornate e mezza, con relazioni frontali (ognuna delle quali seguita da un breve dibattito) che verranno presentate durante le sessioni mattutine; nel pomeriggio, almeno una sessione di lavoro sarà dedicata all’analisi e al confronto, in gruppi di lavoro, su specifiche questioni di particolare interesse nella pratica applicazione. Saranno previsti anche momenti di confronto con esponenti delle forze di polizia specializzate nell’azione di contrasto verso i crimini ambientali. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, requirenti e giudicanti in equa ripartizione. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 20 – 22 settembre 2010 Codice: 4820 84 LABORATORIO SU PROBLEMATICHE E PRASSI IN TEMA DI RITI SPECIALI Oggetto: Il presente corso, sviluppato con la metodologia del laboratorio, intende approfondire, innanzitutto, le questioni collegate agli interventi strutturali operati dalla legge n. 479/99 sull’udienza preliminare e sul rito abbreviato e le ricadute conseguenti all’innesto tra questi due momenti procedurali. Oggetto di discussione saranno, poi, i temi dell’integrazione probatoria, quale condizione dell’ammissione del rito, e dei poteri officiosi di completamento della “piattaforma probatoria” da parte del giudice. Altro forum riguarderà le problematiche del giudizio direttissimo e del patteggiamento, toccando anche le questioni relative, per il primo argomento, alle diverse situazioni di attivazione del rito e, per il secondo argomento, alle conseguenze dell’allargamento dell’area della pena concordata (cd. patteggiamento allargato) Un terzo forum avrà ad oggetto il giudizio immediato (anche alla luce delle recenti novità legislative) e le problematiche applicative che attengono non solo ai presupposti di ammissibilità del rito ma anche al rapporto di successione tra i riti alternativi nel processo penale (come avviene, ad esempio, per il passaggio dal giudizio immediato o dal decreto penale di condanna ad uno dei riti premiali o nei casi di richieste contestuali subordinate). Il corso intende, in definitiva, esaminare le varie questioni passate al vaglio della giurisprudenza, di legittimità o comunque assunte innanzi ai giudici di merito, attinenti ai riti alternativi, alle relative patologie in procedendo ed alle soluzioni adottate. Obiettivi: Coerentemente alle funzioni proprie di un laboratorio, l’obiettivo è quello – attraverso il coinvolgimento diretto dei partecipanti in ogni momento della discussione – di pervenire alla predisposizione di documenti in cui si indichino linee guida per la risoluzione delle problematiche applicative della materia oggetto del corso. Struttura e metodologia: Il laboratorio si articolerà in 3 forum in cui saranno ripartiti i partecipanti (max 30 per ciascun forum). Ciascun forum (o classe di discussione) sarà guidato da due relatori e da un componente del comitato scientifico. Prima dell’inizio del corso, attraverso la raccolta in una mailing list degli indirizzi di posta elettronica dei partecipanti ammessi, sarà assicurata la realizzazione di una rete di comunicazione funzionale all’organizzazione del corso, ad un primo contatto tra i partecipanti ed alla diffusione dei materiali. Infatti, ai partecipanti ammessi al corso sarà preventivamente inviata, tramite posta elettronica, una scheda nella quale verranno indicate le questioni oggetto di discussione nei forum e verrà loro richiesto di contribuire alla raccolta di materiali giurisprudenziali e di schemi di provvedimento predisposti nei propri uffici. Questi materiali (tutti necessariamente in formato elettronico) verranno condivisi dai partecipanti al corso mediante il loro invio in posta elettronica. Ciascun partecipante potrà proporre una questione non ricompresa nella scheda e della quale desidera la trattazione nel forum. Un’innovazione viene anche introdotta nella struttura delle aule e nella dislocazione dei partecipanti. Compatibilmente con il numero dei presenti e con i locali a disposizione, tutti i partecipanti saranno raggruppati intorno ad un tavolo o, laddove non sia possibile ciò, in massimo due file circolari il cui ultimo segmento sarà occupato dal tavolo dei relatori. Ciò allo scopo di fare avvertire a tutti i soggetti intervenuti nel forum il loro diretto e necessario coinvolgimento nei lavori. Non sono previste relazioni frontali di tipo tradizionale. Infatti, ciascun relatore avrà il compito d’illustrare brevemente la tematica affidata alla successiva discussione e d’indicare le aree problematiche delle quali si occuperà il forum. 85 Sulle questioni e problematiche rappresentate sarà attivato il confronto tra i partecipanti anche attraverso la diretta attività di stimolo rivolta verso ciascuno dal componente del comitato scientifico (cui è affidato il ruolo di moderatore del dibattito) Nel corso dei lavori saranno individuati per ciascun forum due partecipanti cui sarà affidato il compito di redigere una breve sintesi delle sessioni e delle soluzioni proposte che costituirà la base per la stesura del documento finale. I laboratori saranno strutturati in tre sessioni (un giorno e mezzo). I partecipanti, nel corso della prima giornata di lavori, avranno la possibilità di assistere a ciascun forum, la cui durata sarà regolata a seconda che le classi di discussione siano due o tre. L’ultima sessione sarà aperta da un breve report sui risultati dei lavori condotti all’interno di ciascun forum. Sulle tematiche affrontate e sulle questioni ancora aperte verranno svolte, infine, relazioni (strutturate nella forma d’interventi in risposta) affidate a magistrati o professori universitari particolarmente esperti della materia. Verrà, infine, costituito un gruppo di lavoro (4 partecipanti + 2 relatori dei forum) cui è affidato il compito di redigere entro un termine prestabilito il documento contente le linee guida elaborate nel corso. Il documento verrà inviato – sfruttando la mailing list – a tutti coloro che hanno partecipato al corso e verrà presentato alla Nona Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura. Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito nella misura non superiore a 90 partecipanti, giudicanti e requirenti in equa ripartizione Durata: 3 sessioni (un giorno e mezzo) 14 – 15 ottobre 2010 Codice: 4824 86 LE NUOVE FRONTIERE DELLA COMUNICAZIONE E LA CRIMINALITÀ INFORMATICA. Oggetto: Con il passare del tempo si evolvono gli strumenti informatici e di comunicazione utilizzati anche dalla criminalità così come si evolvono gli strumenti tecnologici a disposizione degli inquirenti così da trasformare talune indagini in vere e proprie “battaglie” più tecnologiche che giudiziarie. Il tutto deve, poi, essere necessariamente calato nell’ambito di un panorama normativo sia a livello nazionale che internazionale in continua evoluzione che talvolta fatica a rimanere al passo con i tempi. Le immense potenzialità di raccolta e di analisi dei dati si scontrano, poi, con le esigenze di tutela della privacy ad ogni livello. Il corso si propone di coniugare un analisi normativa e giurisprudenziale della materia sia a livello internazionale che interno con relazioni e confronti su questioni di natura pratica. Per quanto attiene la criminalità informatica verrà anzitutto presa in esame la Convenzione del Consiglio d’Europa sul cybercrime e sulle forme della cooperazione giudiziaria in ambito europeo: alternando poi relazioni giuridiche e tecniche al lavoro in gruppi ristretti, si approfondiranno i temi delle nuove tecnologie nel settore delle comunicazioni telefoniche e informatiche, nonché delle intercettazioni ambientali e delle rilevazioni satellitari, sia quali strumenti a disposizione della criminalità internazionale, sia quali nuovi mezzi per l’investigazione. Saranno inoltre illustrate le potenzialità ed i limiti di nuovi sistemi di investigazione e di prevenzione dei reati quali ad esempio le apparecchiature per i riconoscimenti ed i confronti biometrici. Particolare attenzione sarà poi dedicata al fenomeno della diffusione telematica di materiale pedopornografico che è in crescente sviluppo e si caratterizza per un costante affinamento da parte degli autori delle tecniche per sfuggire alla individuazione. Per lo svolgimento di una efficace attività di contrasto in tale delicata materia appare indispensabile oltre che la conoscenza degli strumenti giuridici disponibili, anche delle tecniche telematiche di diffusione del materiale illecito. Al contributo tecnico si affiancherà lo studio delle fattispecie penali che puniscono la illecita diffusione di materiale pedopornografico e si analizzeranno pertanto i problemi di inquadramento dei fatti nelle fattispecie di cui agli artt. 600 ter e 600 quater del codice penale. Particolare attenzione sarà dedicata al fondamentale strumento previsto dall’art. 14 della legge 3 agosto 1999, n. 269, che prevede in tale materia le operazioni sotto copertura ed agli arresti della Corte di Cassazione in materia. Sempre in materia di tecniche di indagine, sarà affrontato il problema della individuazione degli autori, che è evidentemente un passaggio ulteriore anche rispetto a quello della identificazione delle postazioni telematiche coinvolte negli illeciti informatici, attraverso l’esame degli strumenti investigativi disponibili (perquisizioni, analisi dei flussi di denaro attraverso le carte di credito, ecc). Da ultimo saranno affrontati, i problemi tecnici e giuridici relativi al sequestro, alla conservazione ed alla duplicazione del materiale informatico. Obiettivi: il corso mira a fornire ai partecipanti un aggiornamento sulle più recenti acquisizioni tecnologiche nella materia telematica ed informatica, fondamentali per una efficace azione di contrasto della criminalità, affiancando a relazioni tecnico-pratiche un approccio di contenuto giuridico penale - processuale e sostanziale - per consentire di evidenziare le specifiche problematiche concernenti l’utilizzo nel processo delle tecniche e dei dati approfondendo i profili connessi alla repressione delle fattispecie di reati informatici. Struttura e metodologia: alle relazioni frontali si alterneranno momenti di discussione su casi pratici tratti dalla esperienza giudiziaria per attivare su di essi il confronto tra i partecipanti. Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di primo e secondo grado nella misura 25% pro quota. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 20 – 22 ottobre 2010 Codice: 4826 87 LE NOVITÀ DELLA LEGISLAZIONE PENALE IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE CORSO INTEGRATO TRADIZIONALE E E-LEARNING Oggetto: Il corso intende proporre una riflessione sulle principali questioni interpretative postesi, sia sul versante processuale che sostanziale, dopo le recenti modiche apportate sia al d.lgs. 286/98 che al codice penale e di rito in materia di immigrazione. Nuovo reato di immigrazione irregolare e correlate modifiche alle norme processuali penali del rito davanti al giudice di pace; nuova disciplina dell’aggravante comune prevista dall’art. 61, comma 11 n. 11 bis c.p.; modifiche ai reati in materia di favoreggiamento all’ingresso e alla permanenza illegale; nuovo regime del reato di inosservanza dell’ordine del questore: sono alcuni degli ambiti entro i quali il corso intende articolare l’analisi giuridica, nel tentativo di delineare i principali filoni interpretativi. In occasione del lavoro nei gruppi verranno inoltre selezionate, con il fattivo contributo dei partecipanti, alcune tra le principali problematiche applicative in materia, che verranno poi sviluppate in una seconda fase del corso, articolata con modalità e-learning, cui prenderanno parte una quota dei partecipanti alla prima fase. Obiettivi: analisi della legislazione e delle sottese opzioni di politica criminale alla luce della concreta esperienza giurisprudenziale; approfondimento, in specie attraverso il confronto sulle prassi, sulle principali problematiche interpretative sia sul versante processuale che sostanziale, nonché delle eventuali opzioni organizzative adottate nei vari uffici per gestire i procedimenti in materia di immigrazione. Struttura e metodologia: il corso si strutturerà in due fasi. La prima seguirà una metodologia tradizionale, che privilegerà i momenti di approfondimento seminariale e il ricorso alla metodologia del dibattito guidato, ricorrendo alla relazione frontale unicamente con riferimento ai temi oggetto di recenti innovazioni legislative e alle questioni che attengono alla definizione dello statuto costituzionale e internazionale dello straniero. Nella seconda fase, che si svilupperà secondo la metodologia e-learning, i partecipanti – che verranno scelti, nella misura di 30 unità, tra coloro i quali hanno preso parte alla prima fase del corso – avranno modo di approfondire una serie di profili tematici, in materia di provvedimenti espulsivi e di reati collegati all’espulsione ovvero negli altri ambiti che saranno stati selezionati dagli stessi partecipanti, in occasione del primo modulo, in ragione della loro rilevanza sotto il profilo applicativo. Le varie questioni oggetto della riflessione comune verranno ripartite in due aree tematiche (ad ognuna delle quali corrisponderà una scheda inviata a tutti i partecipanti) con l’individuazione di un coordinatore per ciascuna di esse, scelto tra gli ammessi al corso o tra i componenti del comitato scientifico. Successivamente all’inserimento di ciascuna scheda (che si prefigge essenzialmente di riepilogare l’argomento sollecitando il confronto su punti problematici) i partecipanti al corso potranno interloquire sui temi ricompresi nel testo in un “forum” di discussione. Concluso il confronto sulla singola scheda, eventualmente arricchito da un dibattito su temi operativamente contigui, sarà messa in rete la seconda scheda, cui seguirà un nuovo confronto di opinioni. Naturalmente è prevista ed anzi auspicata la possibilità di trasmettere in allegato al messaggio il testo di provvedimenti giudiziari, nel tradizionale formato word. A conclusione e quale consuntivo della seconda fase del corso, è previsto un incontro finale dei partecipanti a Roma, per una riflessione finale, dialettica, in cui verranno verificate le opportunità offerte dal corso, sia sul piano dei contenuti che su quello del metodo formativo, sia i profili deboli, in un’ottica di autentica analisi del lavoro svolto e di ricognizione delle “criticità” e delle “prassi virtuose”, nella continua tensione verso una formazione professionale dei magistrati che sia confronto costante ed apertura al dialogo. Destinatari: 30 magistrati e tre giudici di pace individuati dalla Commissione tra coloro che hanno preso parte alla prima fase del corso. Durata: Corso bifasico – 2 sessioni per la sezione e-learning 11 novembre 2010 (sessione tradizionale già svolta 4 – 5 febbraio 2010) Codice: 4829 88 LABORATORIO DI AUTOFORMAZIONE PER MAGISTRATI DI SORVEGLIANZA E ALTRI MAGISTRATI ADDETTI ALLE FUNZIONI PENALI Oggetto: l’iniziativa intende riproporre un’importante e proficua esperienza formativa sperimentata dal Consiglio Superiore della Magistratura nel corso del triennio 2000-2002 e che quest’anno appare opportuno ripresentare anche in considerazione dell’ampio rinnovamento che ha interessato i ruoli della magistratura di sorveglianza: circostanza che quindi rende opportuna una nuova occasione di interlocuzione innanzitutto tra gli attori di questo fondamentale segmento della giurisdizione; ma anche tra costoro e quanti a vario titolo concorrono all’applicazione e all’esecuzione della pena. Il laboratorio di autoformazione sulla pena vuole rispondere a due obiettivi formativi fondamentali. In primo luogo, valorizzando l’esperienza concreta dei partecipanti (scelti tra magistrati giudicanti e requirenti con competenze nella fase dell’esecuzione penale, ma anche esperti dei tribunali di sorveglianza), esso intende stimolare una riflessione critica sulla dimensione quotidiana del lavoro proprio di ciascuna funzione, insidiato da routine operative che rischiano di appiattirne l’esercizio in una prospettiva autoreferenziale. Per questa ragione, si vuole senz’altro favorire, in ciascuno dei partecipanti, un’attenzione consapevole al “punto di vista” delle altre figure processuali, superando una visione compartimentata della giurisdizione penale e nell’ottica di una comune cultura della pena, nella quale trovino armonica composizione l’istanza retributiva e generalpreventiva con quella della rieducazione e del reinserimento. Di particolare interesse, pertanto, può rivelarsi l’approfondimento dei rapporti tra giudici dell’esecuzione e giudici della sorveglianza, essendo noto che l’esecuzione della pena non è un fase processuale statica, ma al contrario caratterizzata da un particolare dinamismo, incrociandosi, di continuo, gli interventi del G.E. con quelli del giudice della sorveglianza, anche per l’estrema modificabilità che caratterizza il titolo esecutivo, sia sotto il profilo quantitativo (applicazione dell’indulto,del nesso della continuazione, revoca dei benefici, ecc.), che qualitativo (misure alternative, benefici penitenziari). Coerentemente con il primo obiettivo, e passando al versante dei contenuti, il corso di propone di affrontare le principali problematiche del procedimento di sorveglianza, inciso da numerose e recenti novità legislative che rendono indispensabile una riflessione sugli orientamenti applicativi nel frattempo maturati, spesso connotati da una notevole eterogeneità di soluzioni interpretative. Ma più in generale, il corso deve essere l’occasione per un confronto a tutto campo tra i magistrati di sorveglianza, su tutti i nodi critici che investono, con riferimento al trattamento sanzionatorio, tanto il profilo organizzativo quanto quello più strettamente applicativo. Importanza di protocolli istruttori efficaci, in grado di consentire l’acquisizione di dati attendibili per la validità del giudizio prognostico; estensione dell’intervento rieducativo verso una prospettiva di tipo riparativo; rieducazione come assenza di recidività o come effettivo recupero ad una dimensione sociale positiva; effettiva collegialità della decisione; semplificazione delle forme processuali di una “giurisdizione di prossimità” e possibile tensione con il diritto di difesa: sono tutti temi al centro del dibattito da qualche tempo, ma che non hanno perso affatto di attualità e di importanza e su cui è importante tornare a confrontarsi. Al tempo stesso l’iniziativa di formazione vuole stimolare un confronto sui delicati rapporti tra magistratura di sorveglianza e amministrazione penitenziaria, nell’ambito di una più generale riflessione sul controllo di legalità sull’esecuzione della pena. La progressiva dilatazione delle materie devolute alla cognizione della magistratura di sorveglianza ne ha determinato un progressivo allontanamento dal carcere, con conseguente perdita di quel carattere di “giurisdizione di prossimità” che in passato le era proprio. Un processo che è stato ulteriormente accentuato dall’affermarsi di dottrine che hanno inteso esaltare, anche rispetto alla fase dell’esecuzione della pena, la terzietà del giudicare, quale portato ineludibile dei principi del “giusto processo” enunciati dall’art. 111 Cost.. Oggi, dinnanzi ad una linea di evoluzione del sistema penale che appare comprimere gli spazi di flessibilità della pena e dinnanzi alle difficoltà crescenti, da parte dello Stato, di gestire i processi di carcerizzazione attraverso una pena rispondente ad una irrinunciabile istanza umanitaria, si impone una rinnovata riflessione sul ruolo della magistratura di sorveglianza. 89 In particolare sul contributo che essa può dare nel favorire, attraverso la sua azione di controllo, prassi amministrative sempre rispettose dei diritti dei detenuti e sull’effettività degli strumenti di tutela previsti dall’ordinamento, spesso attivabili solo formalmente. E sullo sfondo, quale momento di profonda tensione tra le esigenze riabilitative e quelle di tutela della collettività, si collocano le tematiche relative ai circuiti penitenziari di rigore e in particolare a quello previsto dall’art. 41 bis ord. pen., rispetto al quale si impone una riflessione aggiornata anche alla luce delle prospettive di riforma di ormai prossima realizzazione. Obiettivi: promuovere una riflessione interdisciplinare e interfunzionale sui temi della pena, favorendo, attraverso la circolazione di esperienze giudiziarie, un atteggiamento di consapevole cooperazione tra le diverse figure del processo, in un’ottica di unitarietà della giurisdizione, ma anche di corretta e serrata interlocuzione con l’Amministrazione penitenziaria; concorrere a realizzare concreti miglioramenti nell’adeguatezza, tempestività, effettività ed efficace delle sanzioni penali. Struttura e metodologia: il laboratorio presenta una scansione multifasica, articolandosi in una giornata introduttiva centrale, nel corso della quale verranno definiti gli ambiti fondamentali della riflessione (gestione di alcune tipologie problematiche di condannati, tossicodipendenti con problematiche psichiatriche, sex offenders, esponenti della criminalità organizzata ecc.; rapporti con l’amministrazione penitenziaria e il controllo della legalità in carcere; il giudizio prognostico ecc.), cui faranno seguito alcuni incontri seminariali della durata di un giorno e mezzo realizzati in sede decentrata già nel corso del primo semestre. Seguirà infine un seminario in sede centrale della durata di un giorno. Sul piano metodologico, gli incontri vedranno la suddivisione dei partecipanti per tre macroaree geografiche (nord- centro-sud), si svolgeranno sotto la guida di due coordinatori fissi ed avranno un “taglio” fortemente pratico, muovendo dalla concreta esperienza dei partecipanti. Costoro saranno chiamati ad analizzare criticamente le modalità operative del quotidiano esercizio della funzione giudiziaria secondo le quattro fasi in cui di regola si articola il processo lavorativo di ciascuno: rappresentazione dei problemi; selezione ed elaborazione delle informazioni; assunzione della decisione di competenza; valutazione dei risultati del proprio lavoro. La riflessione comune sui temi del laboratorio proseguirà, nell’intervallo tra i vari incontri, con la modalità e-learning attraverso una interlocuzione, auspicabilmente proficua, a partire dalle sollecitazioni che saranno contenute in schede predisposte dai coordinatori. Destinatari: magistrati di sorveglianza, magistrati giudicanti e requirenti di primo e secondo grado in misura del 25%, magistrati minorili giudicanti e requirenti in misura del 15%, nonché una quota del 10% di esperti dei tribunali di sorveglianza per ciascuno dei seguenti distretti: Bologna, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Venezia, Roma e Torino. Si precisa che i partecipanti saranno gli stessi che avranno preso parte al corso cod. 4796. Durata: 2 sessioni il 25 novembre 2010 una sessione iniziale di presentazione in sede centrale (3 sessioni) dal 18 al 19 marzo 2010 (cod. 4796) due o più incontri in sede decentrata della durata di un giorno e mezzo. Codice: 4832 90 LE RECENTI RIFORME DEL SISTEMA PENALE (CORSO CONDIVISO CON LA FORMAZIONE DECENTRATA ) Oggetto: Nell’ultimo quinquennio il sistema penale, sia nel versante sostanziale che in quello processuale, è stato profondamente inciso da riforme normative, parte delle quali attuate mediante interventi occasionali, ma in altri casi espressive di un disegno più vasto. La successione degli interventi legislativi si è intrecciata con l’intervento della Corte costituzionale. Intervento dal quale è derivata in qualche caso una tendenziale rimozione delle leggi di riforma (basti pensare alla disciplina delle impugnazioni), e con il quale, in molti altri casi, è stata avviata una lettura costituzionalmente orientata delle nuove regole (ad esempio, in materia di recidiva o di prescrizione), che ha ispirato la giurisprudenza ordinaria ed è stata, a sua volta, ispirata da questa. L’importanza dei settori investiti dalle innovazioni, e la complessità del fenomeno (la quale, anche per effetto della reiterazione di interventi sul medesimo oggetto, implica una estrema valorizzazione delle regole sulla successione di leggi nel tempo), impongono una riflessione organica, che ambisca ad un duplice risultato: focalizzare e sistemare, nei limiti del possibile, singoli gruppi di problemi interpretativi, cogliendo un bisogno di discussione e di aggiornamento che appare intenso, e particolarmente difficile da gestire a livello individuale; ricercare e, se del caso, ricostruire i criteri di fondo dell’azione di riforma, per fornire strumenti generali di comprensione della politica criminale in atto (strumenti che – è appena il caso di dirlo – si trasformano in strumenti ermeneutici per le singole questioni interpretative). Sul piano del diritto processuale le novità annunciate (che saranno probabilmente attuate all’epoca in cui il corso sarà impostato nel dettaglio) sono anche più importanti di quelle già introdotte, che pure non sono indifferenti. C’è da fare ad esempio il punto sulla legge 140 del 2003 (a proposito della disciplina delle intercettazioni, già parzialmente travolta da una dichiarazione di illegittimità, c’è un atteggiamento interlocutorio della Consulta) e sulla legge 46 del 2006 (sostanzialmente annullata su entrambi i versanti: disciplina delle impugnazioni e disciplina dell’archiviazione). Vi sono da studiare gli effetti di norme apparentemente settoriali, che però (a partire dal primo pacchetto sicurezza della legislatura in atto) hanno investito profili fondanti della giurisdizione penale (solo due esempi: eliminazione tranciante del cd. patteggiamento in appello e fissazione di criteri di priorità nella trattazione dei processi). Ma sono in arrivo – come si accennava – novità anche più rilevanti: è praticamente maturo il secondo pacchetto sicurezza, è avanzata la trattazione alla Camera della riforma delle intercettazioni telefoniche, esiste un disegno governativo di riforma organica della procedura penale. Si tratterà di cogliere linee di tendenza in un quadro che appare al momento instabile, e per qualche verso almeno disorganico. Quanto al piano sostanziale, le riforme più importanti (quelle recate dalla legge 251 del 2005 alla disciplina della recidiva e della prescrizione) hanno sostanzialmente retto al vaglio di costituzionalità della Consulta, e tuttavia, come si accennava, pongono forti problemi interpretativi, che richiedono trattazioni mirate ed organiche. Qui le linee di sviluppo sembrano più nitide, e secondo molti commentatori esprimono un’evoluzione del diritto penale, spostando l’attenzione dal fatto all’autore, in problematica coerenza con i principi costituzionali. Al ruolo assunto dalla recidiva si coniuga ad esempio l’individuazione del clandestino come soggetto qualificato del fenomeno criminale (si pensi all’aggravante comune ed all’imminente introduzione del cd. reato di clandestinità). Tutto ciò nel contesto di una forte riduzione della discrezionalità giudiziale (computo delle circostanze, ecc.), cui pure la legislazione degli anni ’70 aveva assegnato il compito di adeguare il sistema delle sanzioni alla nuova gerarchia costituzionale dei valori investiti dalla giurisdizione penale. Si tratta di un fenomeno in velocissima evoluzione, con enormi ricadute culturali, ed al tempo stesso gravido di implicazioni operative. La proposta formativa deve dunque assumere grande consistenza qualitativa e quantitativa, pensando per il centro ad incontri con numerose sessioni, con un programma relativamente flessibile, tale da consentire un aggiornamento in tempo reale. 91 Metodologie: L’idea del corso è quella di attuare una condivisione con la formazione decentrata, strutturata attraverso la definizione di due iniziative a livello centrale, programmate all’inizio e alla fine del 2010, e la predisposizione di un modulo più agile destinato alle iniziative decentrate. La definizione nel dettaglio del primo corso, da programmare per il mese di gennaio, dovrebbe essere seguita dalla previsione in sede decentrata di giornate di confronto sui medesimi temi (magari individuando un’intera giornata formativa), con l’indicazione di relatori già sperimentati nel corso centrale. All’esito delle iniziative decentrate (che naturalmente potranno essere organizzate in assoluta autonomia, assumendo la proposta del comitato scientifico la funzione di mera sollecitazione e di disponibilità di competenze), alla fine del 2010 potrà essere replicato il corso, prevedendo la partecipazione di 10/15 formatori decentrati che potranno riportare nel confronto il dibattito e le conclusioni cui si è giunti negli incontri decentrati. Destinatari: magistrati di legittimità e merito, giudicanti e requirenti in equa ripartizione. Quota riservata del 15% ai magistrati di prima nomina destinati alle funzioni penali (D.M. 6.12.2007), nonché un giudice di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Lecce, Messina, Perugia, Potenza e Reggio Calabria, ed un vice procuratore onorario per ciascuno dei seguenti distretti: Roma, Torino, Trento, Trieste e Venezia. Sarà riservata una quota del 10% ai magistrati che esercitano funzioni minorili. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: previste due edizioni del corso, la prima nel mese di gennaio di 5 sessioni e la seconda sempre di 5 sessioni nel mese di dicembre. Si precisa che la partecipazione al primo corso preclude l’ammissione al secondo corso. Durata: 29 novembre – 1° dicembre 2010 Codice: 4833 92 LA GESTIONE DEL DIBATTIMENTO PENALE LABORATORIO DI PRASSI E TECNICA PROFESSIONALE Oggetto: Il corso, condotto con la metodologia del laboratorio, si propone di fornire ai giudici ed ai pubblici ministeri un supporto formativo finalizzato a impadronirsi delle migliori tecniche di gestione del dibattimento penale, in ragione delle rispettive professionalità. Dopo una introduzione dell’incontro in fase plenaria, nel corso della quale verranno affrontate le problematiche organizzative connesse alla gestione dei ruoli, al coordinamento tra uffici ed alle prospettive di gestione informatica dell’udienza, i partecipanti verranno suddivisi in gruppi in ragione della specializzazione professionale. I gruppi saranno condotti da una coppia di coordinatori composta da un magistrato esperto e da un esperto di organizzazione e gestione delle risorse. I gruppi finalizzati a sviluppare le tecniche di gestione nella prospettiva dell’organo giudicante approfondiranno i temi connessi alla gestione dell’udienza dibattimentale: i rapporti con il personale e con le parti in vista dell’organizzazione dell’udienza, l’organizzazione dei tempi, la tecnica di gestione dell’aula, le problematiche peculiari del rito monocratico e del rito collegiale, l’interazione con le parti nel corso dell’udienza, la gestione del testimone, il rapporto con i periti, l’organizzazione dei provvedimenti conclusivi, con particolare riferimento alle tecniche redazionali della motivazione ed alla valutazione dei casi di motivazione contestuale. I gruppi finalizzati all’approfondimento delle tecniche d’udienza nella prospettiva del P.M. cureranno le tematiche connesse alla preparazione del fascicolo del p.m. in vista del dibattimento, la selezione del materiale, la preparazione della lista testi, la presentazione del processo, la gestione dei fascicoli nei grandi procedimenti, le tecniche di gestione della cross-examination, i rapporti con le parti, i testi, la requisitoria. Le tecniche acquisite verranno sperimentate, sia nel corso dei laboratori, che in plenaria, mediante la realizzazione di attività processuali simulate (esame dei testi, requisitoria, redazione contestuale dei motivi ecc.). Metodologia e struttura: Dopo una fase introduttiva in plenaria, il laboratorio si articolerà in gruppi ristretti in cui saranno ripartiti i partecipanti le cui attività saranno condotte da un magistrato e da un esperto dell’organizzazione e gestione delle risorse. Saranno condotte simulazioni di specifiche attività processuali. Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di legittimità e merito in equa ripartizione. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 15 – 17 novembre 2010 Codice: 4835 93 CORSI INTERDISCIPLINARI 94 I DIRITTI FONDAMENTALI NELL’ORDINAMENTO INTEGRATO (CORSO CONDIVISO CON LA FORMAZIONE DECENTRATA) Oggetto: il corso si propone di offrire un inquadramento sistematico della normativa a tutela dei diritti fondamentali emergente nell’ordinamento integrato. Si assiste infatti ad una sempre più evidente emersione a livello sopranazionale di una rete normativa a presidio dei diritti fondamentali che impone di riflettere sulle ricadute di tale normativa nell’ordinamento interno e sugli strumenti attivabili dal giudice nazionale in caso di rilevazione di un contrasto tra la normativa interna e quella sovranazionale. Si procederà quindi al tentativo di tracciare il “volto” dei diritti fondamentali come emergenti dal sistema integrato delle fonti. Particolare attenzione sarà dedicata al diritto alla vita, alla riservatezza, alla libertà di espressione, di non discriminazione oltre che al diritto di proprietà, ed al processo “equo”. Si analizzeranno poi i diritti delle vittime di reati e dei fanciulli. Adeguato spazio sarà dedicato pertanto alla analisi delle Convenzioni internazionali a tutela dei diritti fondamentali ed, in particolare alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Analoga attenzione sarà dedicata alla normativa comunitaria ed alla modifica del sistema delle fonti che conseguirà alla entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Uno spazio significativo sarà dedicato alla analisi giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo ed al problema della incidenza delle pronunce della Corte di Strasburgo sul giudicato interno. Parte della riflessione sarà invece rivolta alla individuazione degli strumenti di cui dispone il giudice nazionale quando si trovi ad applicare una norma interna in materia di diritti fondamentali in apparente contrasto con il quadro normativo emergente dalle fonti comunitarie e sovranazionali. Dunque si prenderanno in esame i ricorsi alla Corte costituzionale individuati dalle sentenze 348 e 349 del 2007 della Consulta come rimedio “estremo” da utilizzare in caso di fallimento dei tentativi di interpretazione conforme, oltre che i ricorsi pregiudiziali alla Corte di Giustizia dell’unione europea. Obiettivi: il corso si propone di tracciare un quadro “leggibile” del sistema di tutela dei diritti fondamentali emergente nell’ordinamento integrato con particolare attenzione agli strumenti a disposizione del giudice che rilevi un contrasto, non risolvibile in via interpretativa, tra la norma interna e la normativa sopranazionale Struttura e metodologia: le relazioni frontali saranno seguite da ampi momenti di dibattito. Sarà previsto l’intervento di giuristi provenienti dalle Corti sopranazionali e la analisi di casi pratici con specifico riguardo agli strumenti attivabili dal giudice interno in caso di contrasto non risolvibile in via interpretativa tra norme interne e sovranazionali. I casi saranno trattati in gruppi di lavoro ristretti al fine di favorire la massima interazione tra i relatori ed i partecipanti. La definizione nel dettaglio del primo corso, da programmare nei primi mesi dell’anno, dovrebbe essere seguita dalla previsione in sede decentrata di giornate di confronto sui medesimi temi al fine di favorire la massima diffusione dei rilevanti contenuti dell’iniziativa. A tal fine è opportuna la partecipazione al corso organizzato in sede centrale di una quota di formatori decentrati. Destinatari: magistrati requirenti e giudicanti, di legittimità e di merito. E’ prevista la partecipazione di un formatore decentrato per ciascun distretto di Corte di Appello nominato dalla Commissione Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 1 – 3 febbraio 2010 Codice: 4785 95 LE RAPPRESENTAZIONI DELLA GIUSTIZIA Oggetto: Il corso intende affrontare il tema delle rappresentazioni della giustizia sotto un triplice profilo: quello offerto dalla cronaca giudiziaria, quello costituito dalla rappresentazione mediatica dei processi e, infine, la giustizia penale nel cinema nella letteratura e nella fiction televisiva. Il primo livello attiene alle problematiche relative alla ricostruzione giornalistica dei procedimenti in corso: distorsioni cronachistiche, violazioni del segreto investigativo, enfatizzazioni di taluni risultati di indagini, campagne di stampa innocentiste o colpevoliste, indagini giornalistiche. L’accentuata attenzione per i primi esiti investigativi ha determinato, anche a causa dai tempi lunghi del processo, significative modifiche della sua percezione da parte dell’opinione pubblica: dal dibattimento come momento centrale dell’immaginario collettivo sul processo, all’assunzione delle indagini (addirittura delle prime indagini) come fase decisiva per la definizione dei fatti. Questo passaggio ha riguardato, come si preciserà di seguito, sia l’informazione giornalistica e televisiva, sia la fiction, che sempre più è incentrata sull’inizio delle indagini come momento in cui è accertata la verità. Il secondo livello riguarda la diffusa e crescente tendenza a fare dei mass-media, in particolare della televisione, il luogo elettivo di celebrazione di un processo parallelo a quello istituzionale. Un processo che l’opinione pubblica tende a percepire più immediato ed attendibile, e, quindi, più in grado di avvicinarsi alla verità di quello giurisdizionale – appesantito da pastoie formali e da rituali scarsamente intellegibili ai più. La sentenza pronunciata dal giudice a grande distanza di tempo viene in genere percepita come la enunciazione di una verità formale, un surrogato rispetto a quella già raggiunta nella mimesi mediatica. Il terzo livello di analisi è dedicato all’immagine della giustizia penale nella letteratura, nel cinema e nella fiction televisiva. La rappresentazione “artistica” del processo penale consente di coglierne la percezione culturale e sociale, che inevitabilmente si ripercuote – in una circolarità di condizionamenti – sul modo con cui viene effettivamente amministrata la giustizia. Attraverso il mutare della raffigurazione letteraria del giudice e della giustizia è possibile cogliere il mutare della percezione sociale del ruolo del primo e del valore della seconda. A proposito della letteratura il successo che ha ottenuto la c.d. “letteratura gialla” spesso ha indicato nel giudice l’eroe, a seconda dei casi positivo o negativo, che si fa interprete e attore protagonista delle vicende narrate. Anche il cinema e la televisione non hanno mancato di dedicare alla figura del magistrato numerosi film e serial, dove questi viene spesso rappresentato ora come un algido eroe ora come uno sciocco burocrate. Ancora, di grande interesse – e trasversale ai secondi due livelli - è l’analisi della rappresentazione delle organizzazioni criminali e delle strutture giudiziarie di contrasto alla mafia, con particolare riferimento alle modalità delle diverse espressioni narrative che raccontano i fatti e gli uomini di mafia: dal rischio di creare modelli distorti, alla possibilità di diffondere una maggiore conoscenza civile sui destinatari dei messaggi mediatici su larga scala. In tale contesto è importante, anche per i magistrati, riflettere sulla percezione da parte del pubblico di tali rappresentazioni, segnalando anche il pericolo che alcuni film e fiction tv possono innescare meccanismi di identificazione. Obiettivi: verificare – attraverso l’apporto di giornalisti, registi, sceneggiatori e scrittori – la percezione che del processo e del lavoro del magistrato penale ha la società nella quale egli opera. Questo esercizio appare tanto più necessario di fronte alle sempre più esplosive polemiche che spesso accompagnano alcune inchieste giudiziarie, rispetto alle quali il magistrato – sia esso giudice o pubblico ministero – sembra aver perso quell’aura di neutralità e distanza dai fatti, che da sempre contraddistingue il concetto di imparzialità, presidio dell’indipendenza della giurisdizione. Struttura e metodologia: Il corso intende analizzare – con “tecnici” del settore – le modalità con cui i processi e i magistrati sono tradizionalmente rappresentati, analizzando i percorsi non uniformi di questa rappresentazione ed i motivi alla base di queste scelte. 96 La metodologia si avvarrà di relazioni non tradizionali, che approfondiranno l’esame concreto delle diverse percezioni della giurisdizione, anche attraverso proiezioni di filmati. Destinatari: Il corso è destinato a magistrati giudicanti e requirenti di legittimità e di merito, del settore civile e penale in equa ripartizione. Una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 22 – 24 marzo 2010 Codice: 4797 97 QUESTIONI DEL DIRITTO DELLA CRISI D’IMPRESA NELLA PROSPETTIVA INTERDISCIPLINARE Oggetto: il seminario ha una duplice funzione. Da un lato i magistrati addetti al civile e penale della materia fallimentare affronteranno separatamente le questioni più rilevanti del concreto operare nel settore giudiziario di competenza. I giudici civili saranno chiamati a censire criticamente i primi quattro anni di applicazione della riforma fallimentare con riguardo agli istituti più controversi, quali il concordato preventivo e fallimentare; in entrambi cadono infatti in discussione i compiti del giudice nelle verifiche sulle condizioni di ammissibilità e sulle condizioni di omologazione. In questa prospettiva saranno passate in rassegna tutte le fasi costitutive delle procedure a partire dalle regole di articolazione della domanda di concordato. Pertanto, si avrà cura di esaminare i criteri di formazione della domanda con attenzione sia alle varie possibilità di articolazione della stessa sia alla documentazione da depositare a corredo. Poiché un ruolo essenziale è svolto dalla relazione illustrativa ed attestativa dei piani concordatari, saranno esaminati i criteri ed i limiti del sindacato giurisdizionale di detta relazione e la natura della responsabilità dell’attestatore. Sarà così possibile affrontare anche il tema centrale del sindacato giurisdizionale sul piano concordatario. Altra fondamentale questione è costituita dal trattamento riservabile ai creditori prelatizi, e alla possibilità di offrire loro un soddisfacimento non integrale della pretesa. Saranno pertanto indagati, anche sotto tale profilo, i presupposti di ammissibilità della domanda, con particolare attenzione al trattamento riservato ai crediti assistiti da privilegio generale e ai crediti di natura fiscale e assimilati. Altro nodo critico è dato dalla suddivisione dei creditori in classi: discutendosi se la formazione delle classi, generalmente facoltativa possa, per la particolare conformazione della fattispecie concreta, anche divenire obbligatoria; se possano realizzarsi classi di creditori prelatizi; secondo quali criteri di omogeneità economico-giuridica debbano essere raggruppati i creditori. Altra questione dibattuta concerne il sindacato del tribunale in sede di omologazione: si indagheranno pertanto i limiti del sindacato sull’abuso della maggioranza e sul conflitto di interessi; le condizioni e i limiti del vaglio di fattibilità del piano; gli spazi di verifica della convenienza del concordato per i creditori. Con riguardo al concordato fallimentare, saranno infine esaminate le problematiche innescate dalla domanda presentata da soggetto terzo, con specifico riguardo alla dibattuta questione sulla cessione delle azioni revocatorie, recuperatorie e di danni. Per quanto concerne i giudici penali, il corso parte dalla constatazione che la materia fallimentare presenta profili che meritano una specifica analisi, sia in ragione dell’evoluzione della disciplina legislativa (la riforma delle procedure concorsuali), sia per l’incessante confronto della giurisprudenza di merito e di legittimità sui profili più ricorrenti nella pratica del magistrato penale. Partendo dalla fase delle indagini, appare necessaria una verifica delle tecniche e degli strumenti investigativi più significativi, utilizzati nell’accertamento e nella repressione dei reati fallimentari (con particolare attenzione all’utilizzo dei consulenti tecnici da parte del P.M.); definire i protocolli d’indagine (o, se si vuole, le migliori pratiche diffuse sul territorio); Passando alla fase del giudizio, oltre ad un cenno sullo strumento cautelare, appare opportuna una verifica e un confronto delle prassi sulle questioni più significative nei processi per reati di bancarotta, da quelle classiche dei soggetti attivi dei reati fallimentari (amministratori di fatto, prestanome, indipendenti – cioè quelle figure professionali che intervengono a vario titolo nella gestione dell’impresa, quali sindaci, revisori, consulenti), della distinzione tra le diverse ipotesi di bancarotta e dei rispettivi elementi costitutivi dei reati (in particolare della valutazione del dolo). Inoltre, il nuovo quadro normativo, determinando il superamento delle teorie giurisprudenziali dell’imprenditore occulto e dell’impresa fiancheggiatrice, ha introdotto forme di responsabilità diretta dell’amministratore di fatto e della holding, imponendo una ridefinizione di questioni 98 ricorrenti nella giurisprudenza, come il sistema di responsabilità degli organi sociali nelle società di capitali e le operazioni infragruppo. Il corso si propone di verificare l’attualità di alcuni tradizionali orientamenti della giurisprudenza di legittimità alla luce delle novità normative e di confrontare le prassi della giurisprudenza di merito che, su alcuni profili specifici della materia, hanno sollecitato le pronunce della Corte di Cassazione. L’altra finalità è quella interdisciplinare. Sarà indispensabile nell’ambito di una o due sessione soffermarsi sugli ambiti comuni di riflessione in relazione agli istituti del diritto fallimentare, sul rapporto tra i giudici civili addetti alla materia (e più in generale gli organi della procedura fallimentare) e il pool specializzato della Procura della Repubblica, verificare l’attuazione dell’iniziativa del P.M. per la dichiarazione di fallimento e nel concordato preventivo. Obiettivi: Nel civile fare il punto sui primi quattro anno di riforma, attraverso l’esame delle questioni più controverse nell’applicazione degli istituti del concordato preventivo e fallimentare. Nel penale, verificare l’attuazione di pratiche investigative virtuose da parte delle Procure della Repubblica e confrontare gli strumenti di indagine utilizzati e i protocolli. Nell’interdisciplinare verificare il rapporto tra gli organi della procedura fallimentare e i pool specializzati in materia di criminalità economica. Per tutti, ricostruire, attraverso un confronto delle prassi, la definizione di tutte le più importanti questioni in materia, verificando se nel confronto tra la Corte di Cassazione e i giudici di merito gli orientamenti espressi dalla prima, anche a seguito della recente riforma del diritto fallimentare, rappresentino un patrimonio condiviso della giurisprudenza. Struttura e metodologie: Le sessioni separate costituiranno la parte preponderante del corso, limitando quelle interdisciplinari ad una o due sessioni. Le relazioni frontali saranno limitate alla ricostruzione degli istituti, finalizzata a “fare il punto” sulla materia. Si privilegeranno strumenti formativi che favoriscono il confronto di prassi, quali i gruppi di lavoro tematici, la verifica delle prassi investigative utilizzate, il lavoro sui casi. Destinatari: Il corso è destinato a magistrati di legittimità e di merito addetti alla materia societaria e concorsuale in ambito civile nella misura del 50% e a magistrati giudicanti e requirenti di legittimità e di merito per l’altra metà (tra i penalisti per il 30% sarà assicurata la presenza di magistrati requirenti, per il residuo 70% di magistrati giudicanti). Una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e di notai, dottori e ragionieri commercialisti. Durata: cinque sessioni (due giorni e mezzo). 14 – 16 giugno 2010 Codice: 4812 99 LA CORTE DI GIUSTIZIA ED IL GIUDICE NAZIONALE Oggetto: E’ opinione ormai diffusa che il diritto comunitario resta lettera morta se non viene debitamente applicato negli Stati membri, anche dai giudici nazionali, i quali sono l'elemento centrale del sistema giudiziario dell'Unione europea e svolgono un ruolo fondamentale e imprescindibile per la creazione di un ordinamento giuridico unico europeo. In questa prospettiva l'applicazione del diritto comunitario da parte dei giudici nazionali rappresenta una sfida complessa per i giudici nazionali , posto che gli stessi non sempre dispongono in modo sistematico e adeguato di informazioni complete e aggiornate sul diritto comunitario scritto e su quello della Corte di Giustizia. In questa direzione il Parlamento europeo ha adottato la Risoluzione sul ruolo del giudice nazionale nel sistema giudiziario europeo(A-6-0224/2008) invitando gli Stati membri ad implementare la formazione giudiziaria sul sistema di tutela del diritto comunitario anche attraverso l’approfondimento metodi d'interpretazione e dei principi giuridici che possono essere sconosciuti all'ordine giuridico nazionale, ma che svolgono un importante ruolo nel diritto comunitario e delle conoscenze degli strumenti informatici che consentono la conoscenza della giurisprudenza comunitaria. Il corso si prefigge dunque l’obiettivo di sensibilizzare ai giudici, di merito e di legittimità, alle tematiche suindicate. Nel corso della sessioni antimeridiane saranno sviluppati con il metodo della relazione frontale alcuni argomenti teorici- rinvio pregiudiziale innanzi alla Corte di Giustizia ( nozione di autorità giurisdizionale, modalità di redazione del rinvio pregiudiziale, obbligo o facoltà del rinvio pregiudiziale- anche alla luce del rinvio pregiudiziale "obbligatorio" introdotto dal d.l.n.59/2008) ruolo dell’Avvocato generale presso la Corte di Giustizia, la qualità della decisione della Corte di Giustizia,efficacia processuale ed endoprocessuale delle sentenze della Corte di giustizia ed i rapporti con il giudice nazionale, disapplicazione del diritto nazionale contrastante col diritto comunitario, interpretazione conforme del diritto interno al diritto comunitario e limiti dell’attività d’interpretazione, ruolo del giudice nazionale nella tutela dei diritti umani fondamentali di matrice comunitaria,responsabilità dello Stato per violazione del diritto comunitario ascrivibile al giudice nazionale di ultima istanza- mentre in quelle pomeridiane si prediligeranno metodiche basate su gruppi di studio e clinic volti alla conoscenza della giurisprudenza della Corte di Giustizia in materia di rinvio pregiudiziale, interpretazione conforme, limiti del giudice nazionale, protezione dei diritti umani nella giurisprudenza della Corte di Giustizia. Un momento di conoscenza informativa riguarderà specificamente il sito web della Corte di Giustizia. Obiettivi: L’iniziativa si propone di effettuare un corso di base sul ruolo della Corte di giustizia e del giudice nazionale nell’attuazione del diritto comunitario, in modo da renderne effettiva l’applicazione nel sistema di tutela giurisdizionale interno. Struttura e metodologia: Le metodiche di apprendimento prevedono, accanto alle tradizionali relazioni frontali la predisposizione di gruppi di studio rivolto all’esame della giurisprudenza comunitaria ed una specifica sessione dedicata alla conoscenza del sito internet della Corte di giustizia. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito del settore civile e penale in equa ripartizione. Durata: 5 sessioni 14 – 16 luglio 2010 Codice: 4819 100 CORSO DI INGLESE, FRANCESE E SPAGNOLO GIURIDICO Oggetto: Il corso si propone di fornire una preparazione linguistica di tipo tecnico giuridica a magistrati italiani che abbiano già una buona conoscenza generale di inglese, francese e spagnolo. L’iniziativa si svolge in collaborazione con l’Escuela Judicial spagnola e prevede la partecipazione di una quota di magistrati stranieri. L’obiettivo è quello di far conseguire ai partecipanti dei significativi progressi nelle loro abilità linguistiche attraverso l’utilizzazione di materiali che consentano di approfondire lo studio dei sistemi penali europei e consentano di familiarizzare con le tecniche e gli strumenti della cooperazione giudiziaria In particolare, dopo una breve introduzione del corso in sessione plenaria sulle questioni connesse all’integrazione dei sistemi giuridici europei tra le sfide del multilinguismo e la ricerca di un linguaggio comune, i partecipanti verranno divisi in gruppi di studio di massimo quindici partecipanti, condotti da due coordinatori (un esperto linguista ed un giurista con specifiche competenze linguistiche) che seguiranno il gruppo durante tutto il corso. Il programma didattico del corso si svilupperà attraverso il diretto coinvolgimento dei partecipanti in attività che consentiranno di migliorare le conoscenze linguistiche, sperimentando sia attività pratiche, sia moduli formativi incentrati sulla conoscenza sia dei sistemi giuridici europei, che degli strumenti del diritto comunitario e della cooperazione giudiziaria. In tal senso si stimolerà la capacità dei partecipanti di sviluppare le proprie capacità relazionali, di redigere testi scritti, di partecipare direttamente ad attività processuali o di natura tecnico-giuridica nella lingua oggetto di studio. Tale attività sarà sviluppata anche in relazione alle competenze tecniche dei partecipanti con riferimento alla loro specializzazione nel settore civile piuttosto che penale della giurisdizione. Si condurranno quindi esercizi di ascolto di attività processuali in lingua originale, si faranno di comprensione su testi normativi e sentenze, si stimolerà il dibattito con gli esperti e si condurranno delle simulazioni di attività processuali. In altri termini, si perseguirà l’obiettivo di una formazione linguistica di tipo giuridico, intesa non soltanto come il semplice studio lessicale di termini tecnici, ma come una formazione globale finalizzata a sviluppare sia la conoscenza degli istituti giuridici stranieri e dell’ordinamento comunitario, sia quelle capacità relazionali, indispensabili per il diretto dialogo tra le autorità giudiziarie che costituisce l’elemento fondamentale della cooperazione giudiziaria, almeno secondo la prospettiva sviluppata in seno allo spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia. Obiettivi: Il miglioramento delle capacità linguistiche dei partecipanti, attraverso l’utilizzazione di strumenti didattici che consentano il contemporaneo approfondimento dei principali istituti giuridici stranieri e dell’Unione Europea. Struttura e metodologia: Verranno formati gruppi di lavoro di non più di quindici partecipanti, suddivisi in relazione alla lingua scelta (inglese, francese, spagnolo) ed alle competenze tecniche specifiche (specializzazione nel settore civile o penale della giurisdizione). I gruppi verranno seguiti da due coordinatori per tutta la durata del corso (un esperto linguista ed un giurista con competenze linguistiche), cui potranno affiancarsi altri docenti in relazione alle specifiche attività programmate nel corso del seminario. Destinatari: 90 magistrati di legittimità e merito, di cui il 50% provenienti dal settore civile ed il 50 % dal settore penale (a loro volta equamente divisi in giudicanti e requirenti) con una provata conoscenza della lingua almeno di livello intermedio (B2 del quadro di riferimento del Consiglio d’Europa). Tre gruppi di inglese, due di francese, uno di spagnolo Durata: cinque giorni e mezzo (11 sessioni) 4 – 9 ottobre 2010 Codice: 4822 CORSO AD INTERPELLO 101 L’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO Oggetto: Il corso si propone di fare il punto sull’attuazione della riforma dell’ordinamento giudiziario analizzando la normazione primaria e secondaria esistente e riflettendo anche sugli effetti dell’attuazione del nuovo assetto normativo sulla organizzazione degli uffici. Saranno analizzate nel dettaglio le norme relative ai poteri degli organi di autogoverno relativamente alle valutazioni di professionalità ed alla predisposizione delle tabelle degli uffici, con specifico riferimento anche alle valutazioni rilevanti ai fini del conferimento degli uffici direttivi. Analoga attenzione sarà dedicata alla mobilità interna ed ai tramutamenti, anche attraverso l’ analisi della disciplina in materia di incompatibilità e lo studio dei casi di possibile applicazione dell’art. 2 L.G. I profili deontologici e disciplinari costituiranno oggetto di un autonomo momento di riflessione che sarà condotto con costante riferimento a casi pratici. Oggetto di riflessione sarà anche l’organizzazione degli uffici di Procura ed il loro collegamento agli uffici giudicanti, attraverso l’analisi delle possibili forme di organizzazione compatibili con la normazione esistente. Saranno inoltre analizzate, con riferimento alla norme vigenti, anche le modalità di accesso in magistratura e le prospettive in materia di formazione, con l’analisi della normativa relativa alla Scuola della magistratura, di prossima istituzione. Infine oggetto di specifica riflessione saranno anche il ruolo e la funzione degli organi di autogoverno. Particolare attenzione sarà inoltre dedicata a norme e prassi in materia di conferimento degli uffici direttivi. L’analisi sarà condotta con costante riferimento alle ripercussioni che la normativa ordinamentale ha sulla organizzazione degli uffici e del lavoro e degli uffici. Obiettivi: il corso si propone di offrire un quadro aggiornato della normativa in materia di ordinamento giudiziario e di “fotografare” lo stato della sua applicazione, senza mai distogliere l’attenzione dalle ripercussioni che l’attuazione della normativa vigente ha sugli assetti organizzativi degli uffici e sul lavoro quotidiano del magistrato. Struttura e metodologia: alla relazione frontale seguiranno ampi momenti di dibattito. Saranno inoltre privilegiati momenti di confronto dialogico tra esperti della materia ordinamentale e magistrati impegnati nella direzione degli uffici, al fine di evidenziare le criticità della applicazione della normativa vigente e con l’obiettivo di individuare le migliori modalità applicative. Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, requirenti e giudicanti in equa ripartizione. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 15 – 17 novembre 2010 Codice: 4830 102 IL PUNTO SULLA TUTELA ANTINFORTUNISTICA TRA PREVENZIONE E REPRESSIONE, IN SEDE PENALE E CIVILE Oggetto: A distanza di due anni circa dalla riforma del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, che ha introdotto il Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, in attuazione dell’art. 1 della legge n. 123 del 3 agosto 2007, si rende necessario, attesa la delicatezza e la centralità del tema che si ricollega alla tutela del fondamentale diritto alla salute, esaminare le più spinose questioni che riguardano la tutela antinfortunistica, tanto in sede civile che penale. In chiave preventiva, pertanto, si esamineranno le misure di autotutela e ci si proporrà, in particolare, di individuare, in sessione comune, i limiti e gli ambiti delle misure di autotutela e l’utilizzo concreto degli strumenti preventivi amministrativi, sostanziali e processuali consentiti dal sistema normativo e dal diritto vivente giurisprudenziale. Un punto critico della tutela antinfortunistica, che è opportuno approfondire in sessione comune, attiene all’atteggiarsi differente dei profili di accertamento degli infortuni e delle malattie professionali nelle due sedi processuali, che scaturisce, ovviamente dalla diversa natura delle responsabilità oggetto di accertamento (rispettivamente individuazione di un responsabile penale, e individuazione del soggetto su cui ricadranno le conseguenze riparatorie). Tuttavia, il sistema impone, in sede civile, l’accertamento della responsabilità per reato, al fine di poter operare la condanna, per i casi (prevalenti) in cui opera la copertura assicurativa degli enti previdenziali e nei limiti oggettivi della stessa. Ne consegue l’opportunità di approfondire, in sede comune il diverso atteggiarsi della stessa forma di responsabilità e le diverse tecniche di raggiungimento della prova, per favorire la consapevolezza reciproca degli addetti ai lavori nei due settori. Ed invero, per tale aspetto, l’esame della giurisprudenza mostra un intenso dibattito, con non pochi problemi di coordinamento in ordine al sostanziale accertamento (nelle due sedi processuali) della medesima fattispecie e cioè l’individuazione l’imputazione della malattia o dell’infortunio occorso al lavoratore, a titolo doloso o colposo ad un soggetto responsabile. Attraverso tale prospettiva che pone a continuo raffronto le diverse sedi e i diversi ambiti, si esamineranno in particolare, i vari oggetti dell’accertamento, tra elemento soggettivo e nesso di causalità. Si approfondiranno ancora profili peculiari dei rispettivi settori di interesse (in sessioni separate); segnatamente, per il settore penale, le tecniche di indagine di accertamento delle malattie professionali da amianto; l’analisi problematica delle principali questioni concernenti i procedimenti per reati connessi all’esposizione all’amianto: il controllo sul rispetto delle disposizioni normative o contrattuali a contenuto cautelare, la rilevanza della verifica dell’organizzazione aziendale e la delega di funzioni; per il settore civile, saranno oggetto di analisi problematica delle principali questioni in tema di azione giudiziaria connessa all’esposizione all’amianto; in particolare della tematica della maggiorazione contributiva ex art. 13 L. n. 257/1992. Saranno oggetto ancora di attenzione le problematiche di accertamento e liquidazione del danno da infortuni e malattie, che può configurarsi tanto in sede penale (per l’ipotesi di esercizio dell’azione civile nel processo penale) che in sede civile. Analisi che si rende viepiù necessaria alla luce della continua evoluzione del diritto vivente giurisprudenziale in tema di danno non patrimoniale. Obiettivi: Il corso analizza gli strumenti di tutela della sicurezza del lavoro tanto civilistici che penalistici e tende a verificarne la concreta operatività ed effettività, con lo scopo di favorire la consapevolezza reciproca, da parte dei partecipanti dei diversi settori, del diverso atteggiarsi della tutela preventiva e repressivo-risarcitoria, in un confronto di esperienze e di conoscenze tra i magistrati che operano nelle varie funzioni interessate. Verranno inoltre ricostruiti i principi costituzionali e comunitari che presiedono la materia ed il quadro della normativa vigente con l’esame dei problemi che si pongono nei vari settori dell’ordinamento. Struttura e metodologia: Il corso è organizzato in maniera composita; accanto a relazioni frontali, con ampi spazi per il dibattito, si individueranno spazi concreti ove, in gruppi di studio o discussant, 103 dovranno emergere gli aspetti più pratici, che richiedono una specifica formazione interdisciplinare. In particolare, in un’apposita sessione si approfondiranno, nella suddetta prospettiva, i principali punti di contatto tra i due settori, e cioè, le differenti modalità di accertamento della colpa nell’uno e nell’altro ambito, secondo i rispettivi criteri regolanti la responsabilità, e le modalità di liquidazione del danno (ben potendo essere esercitata tale azione, civile, in sede penale). Tale aspetto sarà oggetto di concrete esercitazioni, così da favorire un’osmosi di metodi ed esperienze tra i giudici civili e penali, per i casi in cui gli uni e gli altri siano chiamati a fare uso di concetti rispettivamente penalistici e civilistici, nonché l’acquisizione della consapevolezza delle diverse implicazioni conseguenti alle scelte processuali operate dagli interessati. Il profilo risarcitorio costituirà, inoltre, oggetto di specifici approfondimenti in sessione civile, quanto agli oneri di allegazione e prova, nonché di concreta liquidazione, anche in relazione ai profili previdenziali. Almeno due sessioni saranno dedicate ai temi penalistici, una specifica per le indagini, l’altra dedicata al giudizio. Nella prima verranno confrontate le esperienze degli uffici di procura con particolare riferimento a profili organizzativi fondamentali: formazione di pool specializzati, raccordo con i vari organi preposti ai controlli, elaborazione di protocolli investigativi e di strategie dibattimentali. Nella seconda saranno esaminate le principali fattispecie delittuose e contravvenzionali e verranno approfonditi i temi più delicati posti dal diritto penale del lavoro: individuazione dei soggetti responsabili, anche in relazione al tema della delega di funzioni all’interno di organizzazioni complesse; nesso di causalità; elemento psicologico; rapporti tra giudizio penale e giudizio civile. Destinatari: giudici del lavoro e giudici penali di merito e di legittimità, requirenti e giudicanti in equa ripartizione. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro. Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 13 – 15 dicembre 2010 Codice: 4834 104