Consiglio Superiore della Magistratura
PROGRAMMA
dei corsi di formazione e di aggiornamento
professionale per i magistrati
2010
INDICE
Presentazione………………………………………………………………... Pag.
6
Materiale di studio…………………………………………………………...
Prospetto cronologico dei corsi ordinari……………………………………..
Informazioni per la presentazione delle domande, l’ammissione e la
partecipazione agli incontri di studio programmati per il 2010……………..
Aspetti logistico-amministrativi……………………………………………
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di magistrati ordinari nominati
con D.M. 6.12.2007………..………………………………………………...
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di avvocati del libero
foro…………………………………………………………………………...
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di avvocati dello
Stato………………………………………………………………………….
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di avvocati dell’INPS...
………………………………………………………………....…………….
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di avvocati
dell’INAIL…………………………………..……………………………….
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di avvocati
dell’INPDAP………………………………..……………………………….
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di notai.....................................
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di magistrati
militari……………………………………………….....................................
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di dottori e ragionieri
commercialisti.…………………………….…………………….………...
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di giudici di
pace…..….…………………………….…………………….…………….…
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di giudici onorari di Tribunale
…..….…………………………….…………………….…………….……...
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di vice procuratori onorari di
Tribunale……………….……..……….…………………….…………….…
Prospetto dei corsi aperti alla partecipazione di esperti del Tribunale di
Sorveglianza………….……..……….…………………….…………….…
Schede di presentazione dei corsi…………………………………………....
“
“
“
11
12
15
“
“
18
19
“
20
“
21
“
21
“
21
“
21
“
21
“
21
“
22
“
22
“
22
“
22
“
23
2
Corsi di diritto civile e processuale civile
4781
4783
4788
4789
4790
4793
4795
4800
4802
4804
4806
4808
4811
4813
4815
4816
4818
4821
4823
4825
4827
4828
4831
Società di capitali ed autonomia privata a cinque anni dalla
Pag.
riforma del diritto societario
L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza
“
I contratti dell’impresa e la tutela del consumatore
“
Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte del “
giudice
Simulazione e pagamento traslativo
“
Il lavoro del giudice civile e gli strumenti informatici
“
La tutela del minore nella famiglia disgregata
“
La tutela sommaria
“
Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di
“
previdenza e assistenza
La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento
“
contrattuale
Gli strumenti sovranazionali in materia di famiglia
“
Il punto sul rito civile
“
La responsabilità nelle professioni legali
“
Accertamento e liquidazione del danno nelle cause di lavoro e
“
previdenza
L’organizzazione del lavoro del giudice civile
“
Le impugnazioni civili
“
Il punto sul nuovo procedimento fallimentare
“
La tutela di nomadi, migranti e rifugiati
“
I cd. Patrimoni di scopo: fondo patrimoniale, patrimonio
“
destinato a uno specifico affare e “trust” tra diritto interno e
modelli stranieri
La nuova categoria del danno non patrimoniale
“
Il diritto comunitario del lavoro nella concreta esperienza dei
“
giudici di merito
Accertamento dei diritti ed esecuzione forzata; questioni attuali
“
in materia di opposizione all’esecuzione
Il giudizio di appello
“
3
24
25
27
28
29
31
32
33
34
35
36
37
38
39
41
42
43
44
45
46
47
49
50
Corsi di diritto penale e processuale penale
4780
4782
4784
4786
4787
4791
4792
4794
4796
4798
4799
4801
4803
4805
4807
4809
4810
4814
4817
4820
4824
4826
4829
4832
4833
4835
Fatto ed imputazione: dalle indagini al giudizio
Pag.
Le recenti riforme del sistema penale
“
L’uso delle misure patrimoniali contro le organizzazioni
“
criminali: strumenti investigativi e processuali. Il
coordinamento tra il processo penale e di prevenzione e la
prospettiva di un “giusto processo al patrimonio”
Le novità della legislazione penale in materia di immigrazione.
“
Corso integrato tradizionale e e-learning
I poteri d’intervento e controllo del Giudice per le indagini
“
preliminari
L’organizzazione del lavoro del magistrato penale
“
Giustizia riparativa e processo penale: esperienze applicative
“
nazionali ed internazionali. Le prospettive della mediazione
penale nell’ordinamento italiano
Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di
“
escussione e criteri di valutazione
Laboratorio di autoformazione per magistrati di sorveglianza e
“
altri magistrati addetti alle funzioni penali (riunione iniziale)
Scienze e processo penale
“
Violenza di genere mobbing e stalking.
“
Nullità – inutilizzabilità - abnormità
“
La tutela della riservatezza nel sistema penale
“
Il ruolo e funzioni del P.M.: nella giurisdizione penale
“
I reati sessuali in danno di minori: indagini e giudizio
“
Infortuni sul lavoro e malattie professionali: l’accertamento in “
fase di indagini e nel giudizio
Il traffico degli esseri umani e la cooperazione giudiziaria
“
internazionale
Il contrasto alla criminalità organizzata:l’evoluzione del
fenomeno e nuovi strumenti investigativi
“
L’evoluzione nel tempo delle norme penali e processuali
“
I crimini ambientali: rifiuti, paesaggio e violazioni urbanistiche
“
Laboratorio su problematiche e prassi in tema di riti speciali
“
Le nuove frontiere della comunicazione e la criminalità
informatica
“
Le novità della legislazione penale in materia di immigrazione. “
Corso integrato tradizionale e e-learning. (riunione finale)
Laboratorio di autoformazione per magistrati di sorveglianza e
“
altri magistrati addetti alle funzioni penali (riunione finale)
Le recenti riforme del sistema penale
La gestione del dibattimento penale. Laboratorio di prassi e
tecnica professionale
4
52
53
55
57
59
60
62
64
66
68
69
71
73
74
75
77
79
81
82
83
84
86
87
88
90
92
Corsi Interdisciplinari
4785
4797
4812
4819
4822
4830
4834
I diritti fondamentali nell’ordinamento integrato
Pag. 94
Le rappresentazioni della giustizia
“
95
Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva
97
interdisciplinare
“
La Corte di giustizia ed il giudice nazionale
“
99
Corso di inglese, francese e spagnolo giuridico (CORSO AD “
100
INTERPELLO)
L’ordinamento giudiziario
“
101
Il punto sulla tutela antinfortunistica tra prevenzione e
102
repressione, in sede penale e civile
5
PRESENTAZIONE
6
Presentazione
In attesa della piena attuazione delle modifiche apportate alle norme sull’ordinamento giudiziario
dalla legge 30 luglio 2007, n. 111 e, in primo luogo, della istituzione della Scuola Superiore della
Magistratura, il C.S.M. ha predisposto il programma dei corsi di formazione ed aggiornamento
professionale dei magistrati relativo al prossimo anno.
Come negli anni precedenti il Quaderno 2010, espressione del patrimonio formativo e metodologico
acquisito nel corso del tempo dalla Nona Commissione e dal Comitato Scientifico, si propone di
fornire adeguata risposta alla sempre più esigente domanda formativa.
Il Consiglio e la Nona Commissione, con il proficuo contributo offerto dal Comitato Scientifico,
hanno quindi proceduto, anche all’esito dell’analisi delle domande pervenute per partecipare ai
corsi del 2009, alla accurata programmazione della attività di formazione per l’anno 2010.
Il Quaderno del prossimo anno, al pari di quello in corso, testimonia il massimo impegno del
C.S.M. per assicurare un’offerta formativa ampia e qualificata.
Il programma presentato prevede l’organizzazione e la gestione di n. 56 corsi ordinari così ripartiti:
n. 26 corsi aventi ad oggetto il settore penale, 23 il settore civile e n. 7 corsi aventi oggetto
interdisciplinare e dunque involgenti sia il settore penale sia quello civile. La decisione di
riconsiderare il numero complessivo dei corsi si fonda sulla necessità di ripetere quelli che sulla
scorta dell’esperienza degli anni precedenti ed in relazione al numero di domande presentate per
l’anno corrente hanno ricevuto le maggiori richieste; nonché sull’esigenza, in considerazione
dell’intervenuta novella legislativa incidente sull’assetto della dirigenza degli uffici giudiziari, di
prevedere corsi destinati alla specifica formazione dei ruoli direttivi della magistratura, peraltro già
organizzati nel corso dell’anno corrente sia pure in via sperimentale.
Attesa la positiva esperienza dello svolgimento di corsi e-learning si è deciso di continuare a fare
ricorso alle stesse modalità per favorire l'interlocuzione tra i partecipanti.
Dal punto di vista metodologico si è ritenuto di utilizzare sempre più, laddove ritenuto
opportuno, insieme alle c.d. relazioni frontali, le esposizioni attraverso i confronti a più voci su casi
concreti, i laboratori, i gruppi di lavoro con coordinatori, i dibattiti guidati da discussant su temi
specifici.
In considerazione delle positive esperienze acquisite negli anni passati, verrà sollecitata la
comunicazione preventiva, da parte dei relatori, coordinatori e discussant, del materiale di studio,
nella convinzione che la sua anticipata disponibilità favorisca l’interazione e la partecipazione attiva
dei partecipanti.
Anche per l’anno 2010 la Nona Commissione ha deciso di “aprire” diverse iniziative alla
partecipazione ed al contributo di soggetti esterni, provenienti dal mondo accademico, dal notariato,
dalle altre magistrature, dall’avvocatura dello Stato, dai dottori commercialisti, da tutte le
componenti onorarie della giurisdizione e, soprattutto, dal foro; infatti il coinvolgimento in veri e
propri momenti di “formazione comune” dell’avvocatura appare più che mai necessario per
affrontare i problemi che affliggono il “sistema giustizia” .
Particolare attenzione il Consiglio ha prestato alla formazione dei neo-magistrati per i quali
è stabilita la partecipazione ad almeno un corso in sede centrale oltre all’obbligo di frequenza dei
corsi organizzati dalla formazione decentrata.
Dato qualificante ed ineludibile dell’offerta formativa anche per l’anno 2010 è poi
l’attenzione prestata a temi di respiro europeo tali da consentire una maggiore e migliore
formazione del magistrato italiano in chiave sovranazionale.
La dimensione internazionale e, soprattutto, europea del diritto rappresenta oggi una realtà
essenziale per il singolo magistrato e per la magistratura nel suo complesso.
Si è così ritenuto di continuare ad inserire, nell’ambito dei diversi incontri di studio, secondo
criteri di opportunità dettati dalla specificità della materia trattata, un costante riferimento al diritto
comunitario, alla tutela sovranazionale dei diritti ed alle forme di cooperazione giudiziaria.
7
La programmazione in materia civile
L’offerta di formazione permanente per il settore civile per l’anno 2010 prevede corsi sia su
argomenti di carattere generale sia “settoriali”.
Alla prima categoria appartiene il corso incentrato sui contratti; alla seconda quelli in
materia di diritto del lavoro, concorsuale, societario, della famiglia.
Con riguardo ai profili contenutistici si è cercato di assicurare un’offerta formativa di portata
più generale per le materie recentemente interessate da profonde innovazioni legislative ed invece
più selettiva per i settori caratterizzati da cambiamenti episodici o di taglio eminentemente
giurisprudenziale.
Ove opportuno alla trattazione degli argomenti sostanziali è stata affiancata anche quella
relativa agli aspetti processuali di volta in volta specificamente rilevanti.
Nella programmazione si è tenuto conto delle esigenze formative legate alla pratica
giudiziaria e della opportunità di affiancare alla “trasmissione delle conoscenze”, la possibilità di
acquisire uno spirito critico ed un metodo di analisi utili a cogliere i problemi e le loro implicazioni,
individuare le soluzioni possibili con le relative conseguenze; così, come già accennato, si sono
affiancate alle relazioni frontali, metodologie che stimolano il dibattito tra i partecipanti.
L’offerta formativa contempla in primo luogo corsi in materia di contratto come quelli su
“La responsabilità contrattuale ed i rimedi all’inadempimento contrattuale” o “Simulazione e
pagamento traslativo” ai quali si aggiunge il più settoriale corso su “I contratti dell’impresa e la
tutela del consumatore”.
Nella materia della responsabilità civile è previsto il corso su “La nuova categoria del danno non
patrimoniale”.
Quanto al settore commerciale, sarà organizzato il corso “Società di capitali e autonomia privata a
cinque anni dalla riforma del diritto societari”.
Con riguardo alle problematiche della famiglia e delle persone, la attualissima prospettiva
sovranazionale, ha trovato specifica attenzione nel corso “Gli strumenti sovranazionali in materia
di famiglia”. Seguono poi i corsi su “La tutela del minore nella famiglia disgregata” e, in materia di
persone, su “La tutela di nomadi, migranti, rifugiati”, dedicati a problematiche di assoluta attualità
che comportano particolari difficoltà anche per la complessità del sistema delle fonti di diritto
chiamate in causa.
Va inoltre segnalata, la previsione di corsi nelle tematiche proprie del diritto del lavoro (“Le
principali questioni sostanziali e processuali in tema di previdenza ed assistenza”, “Accertamento e
liquidazione del danno nelle cause di lavoro e previdenza”, “Il diritto comunitario del lavoro nella
concreta esperienza dei giudici di merito”, “L’organizzazione del giudice del lavoro e della
previdenza”).
Quanto ai corsi specificamente dedicati alla dimensione processuale sono stati previsti due
laboratori: uno su “Il punto sul rito civile” ed un altro su “Il giudizio di appello”.
Apposita menzione, indice dell’attenzione posta dal Consiglio agli aspetti organizzativi del lavoro
del magistrato, meritano infine, oltre a quello sull’organizzazione del giudice del lavoro appena
citato, anche gli incontri su “L’organizzazione del lavoro del giudice civile” e “Il lavoro del giudice
civile e gli strumenti informatici”.
8
La programmazione in materia penale
Nella programmazione in materia penale per l’anno 2010 si è in primo luogo tenuto conto della
opportunità di riproporre alcuni corsi per i quali le richieste nel 2009 sono state particolarmente
elevate (oltre 400 domande).
Per converso alcuni argomenti, frequentemente proposti nell’ultimo quinquennio, sono stati
sostituiti da iniziative caratterizzate da maggior attualità; ciò in quanto si è ritenuto che la
formazione sui detti argomenti (si pensi a quello inerente agli stupefacenti) potrà proseguire
utilmente in sede decentrata mediante ricorso al “corpo docente” che ha già maturato specifica
competenza proprio nei “corsi centrali”.
Alcuni corsi sono dedicati a istituti di diritto sostanziale e processuale, affrontati nell’ambito di
tematiche che permettono di coniugare i profili ricostruttivi di alcune fattispecie con specifici istituti
processuali (si pensi a “Il contrasto alla criminalità organizzata: l’evoluzione del fenomeno e nuovi
strumenti investigativi” o a “L’uso delle misure patrimoniali contro le organizzazioni criminali:
strumenti investigativi e processuali. Il coordinamento tra il processo penale e di prevenzione e la
prospettiva di un giusto processo del patrimonio”).
In altri incontri si affrontano le problematiche inerenti a specifici reati (quali quelli sessuali nei
confronti di minori, ambientali, inerenti il settore del lavoro) oppure tematiche peculiari quali lo
stalking o la tutela della riservatezza.
Con specifico riguardo ai profili processuali oltre a corsi come “Fatto ed imputazione: dalle
indagini al giudizio” o “Nullità – inutizzabilità – abnormità”, si sono introdotte occasioni di
riflessione sul pubblico ministero (“Il ruolo e le funzioni del PM nella giurisdizione”) e sul g.i.p. (“I
poteri di intervento e controllo del giudice per le indagini preliminari”).
Il corso dedicato alle riforme del sistema penale sarà strutturato come “condiviso” con la
formazione decentrata in modo da “fare il punto” nel migliore dei modi, sui molteplici, recenti
interventi legislativi di diritto sia sostanziale sia processuale.
Rispetto al 2009, con l’obiettivo di rendere quanto più possibile il magistrato che partecipa alla
formazione “attore”, si è fatto ricorso a più iniziative riconducibili alla definizione di “laboratorio”;
espressione che comprende moduli formativi diversificati ma tutti caratterizzati dalla
“autoformazione guidata”.
Il primo laboratorio è una sorta di “corso integrato” per i magistrati di sorveglianza e
dell’esecuzione penale, chiamati ad autoformarsi attraverso momenti differenziati di confronto:
diretto e personale in sede sia centrale sia decentrata, a distanza mediante forum telematico.
La scelta di trasformare in laboratorio il corso sui riti speciali è stata indotta dalla constatazione del
limite delle iniziative tradizionali. In questa materia l’esperienza dei magistrati è ormai tale da
rendere indispensabile l’offerta di momenti di confronto sulle prassi interpretative e sull’attuazione
della vastissima giurisprudenza di legittimità. L'articolato modello formativo proposto (cfr. la
relativa scheda) potrà dare nuovo impulso all’approfondimento delle questioni che i magistrati
affrontano giornalmente.
9
La programmazione interdisciplinare
Anche per il 2010 sono stati organizzati corsi che si propongono di essere occasione di proficuo
confronto, non solo tra magistrati, su argomenti che non possono essere ricondotti alla tradizionale
ripartizione civile/penale.
L’attenzione alla formazione europea del magistrato ha portato ad optare per temi come
quello dei rapporti tra “La Corte di Giustizia e il giudice nazionale” o “I diritti fondamentali
nell’ordinamento integrato” mentre quella relativa alle ripercussioni che la normativa
ordinamentale ha sulla organizzazione del lavoro e degli uffici ha indotto a predisporre il corso su
“L’ordinamento giudiziario”.
Nell'ambito del ciclo di incontri destinati ai direttivi e semidirettivi è previsto il corso sugli
“Strumenti per i capi degli uffici” mentre in collaborazione con la Escuela Judicial spagnola sarà
attivato un corso che si propone di fornire una preparazione linguistica di tipo tecnico-giuridico a
colleghi che abbiano già una buona conoscenza di inglese, francese o spagnolo.
10
MATERIALE DI STUDIO
In attuazione della delibera consiliare del 13 marzo 2003 il materiale di studio predisposto
dall’Ufficio Studi in collaborazione con il Comitato Scientifico sarà inviato, a cura dell’Ufficio
Studi, almeno trenta giorni prima dell’inizio dell’incontro ai relatori, ai partecipanti, nonché ai
referenti distrettuali per la formazione.
11
PROSPETTO CRONOLOGICO DEI CORSI 2010
PER I QUALI SARANNO APPLICATE LE ORDINARIE
PROCEDURE INFORMATICHE DI AMMISSIONE
(Termine per la presentazione delle domande: 2 novembre 2009)
Legenda dei codici per le aree tematiche:
C = CIVILE
P = PENALE
I = INTERDISCIPLINARE
Cod.
Ses.
4780
5
Area
tipo
P
Lu/Me
4781
5
Me/Ve
C
4782
5
Lu/Me
P
4783
5
Lu/Me
C
4784
5
Me/Ve
P
4785
5
Lu/Me
I
4786
3
Gi/Ve
P
4787
5
Lu/Me
P
4788
5
Me/Ve
C
4789
5
Lu/Me
C
4790
3
Gi/Ve
C
4791
5
Lu/Me
P
4792
5
Lu/Me
P
4793
5
Me/Ve
C
4794
5
Lu/Me
P
4795
5
Lu/Me
C
4796
3
Gi/Ve
P
gg.
Periodo
18 – 20
gennaio
20 - 22
gennaio
25 – 27
gennaio
25 – 27
gennaio
27 – 29
gennaio
1–3
febbraio
4–5
febbraio
8 – 10
febbraio
10 – 12
febbraio
15 – 17
febbraio
18 – 19
febbraio
22 – 24
febbraio
1–3
marzo
3–5
marzo
8 – 10
marzo
15 – 17
marzo
18 – 19
marzo
Argomento
Fatto ed imputazione: dalle indagini al giudizio.
Società di capitali ed autonomia privata a cinque anni
dalla riforma del diritto societario
Le recenti riforme del sistema penale (Corso condiviso
con la F.D.)
L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza
L’uso delle misure patrimoniali contro le organizzazioni
criminali: strumenti investigativi e processuali. Il
coordinamento tra il processo penale e di prevenzione e la
prospettiva di un “giusto processo al patrimonio”
I diritti fondamentali nell’ordinamento integrato
Le novità della legislazione penale in materia di
immigrazione. Corso integrato tradizionale e e-learning.
I poteri d’intervento e controllo del Giudice per le
indagini preliminari.
I contratti dell’impresa e la tutela del consumatore
Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da
parte del giudice
Simulazione e pagamento traslativo
L’organizzazione del lavoro del magistrato penale
Giustizia riparativa e processo penale: esperienze
applicative nazionali ed internazionali. Le prospettive
della mediazione penale nell’ordinamento italiano.
Il lavoro del giudice civile e gli strumenti informatici
Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di
escussione e criteri di valutazione.
La tutela del minore nella famiglia disgregata
Laboratorio di autoformazione per magistrati di
sorveglianza e altri magistrati addetti alle funzioni penali
(riunione iniziale)
12
Cod.
Ses.
4797
5
Area
tipo
Lu/Me
I
4798
5
Lu/Me
P
4799
5
Me/Ve
P
4800
5
Lu/Me
C
4801
5
Lu/Me
P
4802
5
Lu/Me
C
4803
5
Me/Ve
P
4804
5
Lu/Me
C
4805
5
Lu/Me
P
4806
5
Me/Ve
C
4807
5
Lu/Me
P
4808
5
Lu/Me
C
4809
5
Me/Ve
P
4810
5
Lu/Me
P
4811
5
Me/Ve
C
4812
5
Lu/Me
I
4813
5
Me/Ve
C
4814
5
Lu/Me
P
4815
5
Me/Ve
C
4816
5
Lu/Me
C
4817
5
Me/Ve
P
4818
5
Lu/Me
C
4819
5
Me/Ve
I
4820
5
Lu/Me
P
gg.
Periodo
22 – 24
marzo
29 – 31
marzo
7–9
aprile
12 – 14
aprile
19 – 21
aprile
26 – 28
aprile
28 – 30
aprile
3–5
maggio
10 – 12
maggio
12 – 14
maggio
17 – 19
maggio
24 – 26
maggio
26 – 28
maggio
7–9
giugno
9 – 11
giugno
14 – 16
giugno
16 – 18
giugno
21 – 23
giugno
23 – 25
giugno
5–7
luglio
7–9
luglio
12 – 14
luglio
14 – 16
luglio
20 – 22
settembre
Argomento
Le rappresentazioni della giustizia
Scienze e processo penale.
Violenza di genere mobbing e stalking.
La tutela sommaria
Nullità – inutilizzabilità - abnormità.
Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di
previdenza e assistenza
La tutela della riservatezza nel sistema penale
La responsabilità contrattuale e i rimedi
all’inadempimento contrattuale
Ruolo e funzioni del P.M.: nella giurisdizione penale.
Gli strumenti sovranazionali in materia di famiglia
I reati sessuali in danno di minori: indagini e giudizio.
Il punto sul rito civile
Infortuni sul lavoro e malattie professionali:
l’accertamento in fase di indagini e nel giudizio.
Il traffico degli esseri umani e la cooperazione
giudiziaria internazionale.
La responsabilità nelle professioni legali
Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva
interdisciplinare
Accertamento e liquidazione del danno nelle cause di
lavoro e previdenza
Il contrasto alla criminalità organizzata:l’evoluzione del
fenomeno e nuovi strumenti investigativi.
L’organizzazione del lavoro del giudice civile
Le impugnazioni civili
L’evoluzione nel tempo delle norme penali e processuali.
Il punto sul nuovo procedimento fallimentare
La Corte di giustizia ed il giudice nazionale
I crimini ambientali: rifiuti, paesaggio e violazioni
urbanistiche.
13
Cod.
Ses.
4821
5
Area
tipo
Lu/Me
C
4822
11
Lu/Sa
I
4823
5
Lu/Me
C
4824
3
Gi/Ve
P
4825
5
Lu/Me
C
4826
5
Me/Ve
P
4827
5
Lu/Me
C
4828
5
Lu/Me
C
4829
2
Gi
P
4830
5
Lu/Me
I
4831
5
Lu/Me
C
4832
2
Gi
P
4833
5
Lu/Me
P
4834
5
Lu/Me
I
4835
5
Me/Ve
P
gg.
Periodo
27 – 29
settembre
4–9
ottobre
11 – 13
ottobre
14 – 15
ottobre
18 – 20
ottobre
20 – 22
ottobre
25 – 27
ottobre
8 – 10
novembre
11
novembre
Argomento
La tutela di nomadi, migranti e rifugiati
Corso di inglese, francese e spagnolo giuridico (CORSO
AD INTERPELLO)
I cd. Patrimoni di scopo: fondo patrimoniale, patrimonio
destinato a uno specifico affare e “trust” tra diritto interno
e modelli stranieri
Laboratorio su problematiche e prassi in tema di riti
speciali
La nuova categoria del danno non patrimoniale
Le nuove frontiere della comunicazione e la criminalità
informatica.
Il diritto comunitario del lavoro nella concreta esperienza
dei giudici di merito (Corso condiviso con la F.D.)
Accertamento dei diritti ed esecuzione forzata; questioni
attuali in materia di opposizione all’esecuzione
Le novità della legislazione penale in materia di
immigrazione. Corso integrato tradizionale e e-learning.
(riunione finale)
L’ordinamento giudiziario
15 – 17
novembre
22 – 24 Il giudizio di appello
novembre
25
Laboratorio di autoformazione per magistrati di
novembre sorveglianza e altri magistrati addetti alle funzioni penali
(riunione finale)
29 nov. - Le recenti riforme del sistema penale (Corso condiviso
1 dic.
con la F.D.)
13 – 15 Il punto sulla tutela antinfortunistica tra prevenzione e
dicembre repressione, in sede penale e civile
15 – 17 La gestione del dibattimento penale. Laboratorio di prassi
dicembre e tecnica professionale
14
INFORMAZIONI PER LA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE, L’AMMISSIONE E
LA PARTECIPAZIONE AGLI INCONTRI DI STUDIO PROGRAMMATI PER IL 2010
Per la presentazione delle domande, l'ammissione e la partecipazione agli incontri di studio
relativi all'anno 2010 sarà adottato il sistema di seguito indicato:
Per la presentazione delle domande di partecipazione sono fissati i seguenti criteri, termini e
modalità:
Le domande dovranno pervenire al C.S.M., entro e non oltre, il giorno 2 novembre 2009
utilizzando l’apposita scheda elettronica disponibile, sul sito Intranet del Consiglio dal 12 ottobre
2009, cliccando su “Ricerche per nominativo magistrati ordinari”, accedendo in tal modo alla
propria scheda personale (dati personali), nell’ambito della quale si potrà consultare la sezione
“Incontri di studio”.
Le istruzioni per ottenere la password sono indicate sulla pagina web di accesso ai dati
personali.
I magistrati interessati alla presentazione delle domande, ove impossibilitati all’utilizzo del
collegamento Intranet dal proprio terminale, potranno, in ogni caso, utilizzare quello in uso
all’Ufficio di appartenenza.
I magistrati possono chiedere di partecipare nell’anno ad un numero di incontri non
superiore a quattro.
Gli incontri prescelti devono essere indicati secondo l’ordine di preferenza indicando il
numero di codice e la data corrispondente al corso.
L’ammissione agli incontri verrà effettuata mediante un programma informatico che
selezionerà le domande formando graduatorie distrettuali per ciascun incontro sulla base di criteri
diversi (quali, ad esempio, numero di corsi frequentati negli anni precedenti, maggiore o minore
anzianità di servizio e nelle funzioni, mutamento di funzione,), e tenderà, attraverso una procedura
guidata di ammissione, ad assicurare al maggior numero di magistrati la partecipazione nell’anno ad
almeno un incontro.
Si precisa inoltre che ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007 sarà garantita
la partecipazione ad almeno un corso. A tal fine i magistrati nominati con D.M. 6.12.2007
dovranno necessariamente presentare domanda per almeno uno dei corsi loro destinati.
Saranno altresì replicati i tre corsi che avranno ricevuto il maggior numero di richieste.
La partecipazione ad alcuni degli incontri programmati nel 2009 precluderà in via assoluta
l’ammissione ad analoghe iniziative della programmazione ordinaria 2010, secondo lo schema
seguente:
INCOMPATIBILITA’
INCONTRI 2010
INCONTRI 2009 2010
Fatto ed imputazione: dalle indagini al giudizio. L’evoluzione del “fatto” nel processo penale:
dall’addebito provvisorio al giudicato
(cod. 4780)
(cod. 3351)
L’uso delle misure patrimoniali contro le I patrimoni illeciti: strumenti investigativi e
organizzazioni
criminali:
strumenti processuali. Il coordinamento tra il processo
investigativi e processuali. Il coordinamento tra penale e di prevenzione
il processo penale e di prevenzione e la (cod. 3352)
prospettiva di un
“giusto processo al
patrimonio” (cod. 4784)
I diritti
fondamentali
nell’ordinamento Il sistema integrato delle fonti e la
15
integrato (cod. 4785)
giurisprudenza della corte europea dei diritti
dell’uomo (cod. 3389)
Le novità della legislazione penale in materia di Immigrazione, multiculturalismo e sistema
immigrazione. Corso integrato tradizionale e e- penale (corso bifasico/e-learning) (cod. 3353)
learning. (cod. 4786)
Le prove civili: l’onere della prova e la L’onere della prova e l’attività istruttoria nei
valutazione da parte del giudice (cod. 4789)
diversi riti processuali civili (cod. 3400)
L’organizzazione del lavoro del magistrato Il lavoro del magistrato penale e la ragionevole
penale (cod. 4791)
durata
del
processo.
Organizzazione,
interpretazione e protocolli condivisi
(corso condiviso) (cod. 3358)
Giustizia riparativa e processo penale: Giustizia riparativa e processo penale:
esperienze
applicative
nazionali
ed esperienze internazionali e mediazione penale
internazionali. Le prospettive della mediazione nell’ordinamento italiano (cod. 3370)
penale nell’ordinamento italiano. (cod. 4792)
Il lavoro del giudice civile e gli strumenti Il magistrato e le tecnologie (cod. 3345)
informatici (cod. 4793)
Scienze e processo penale. (cod. 4798)
La prova tecnico-scientifica nel processo
penale (cod. 3338)
Violenza di genere mobbing e stalking.
La violenza sulle donne: inquadramento
giuridico, indagini e giudizio (cod. 3393)
(cod. 4799)
La tutela della riservatezza nel sistema penale Segreto investigativo, divulgazione degli atti e
diritto
alla
riservatezza.
I
limiti
(cod. 4803 )
all’accertamento giudiziario (cod. 3355)
La libertà di manifestazione del pensiero tra
tutela sovranazionale e costituzionale e
rilevanza penale del suo esercizio (3366)
I reati sessuali in danno di minori: indagini e Gli abusi sessuali sui minori: indagini e
giudizio. (cod.4807 )
giudizio (cod. 3365)
Infortuni sul lavoro e malattie professionali: Tutela della salute e della sicurezza nei luoghi
l’accertamento in fase di indagini e nel giudizio di lavoro (cod. 3347)
Infortuni sul lavoro e malattie professionali:
(cod. 4809)
l’accertamento in fase di indagini e nel
giudizio (cod. 3372)
Il punto sulla tutela antinfortunistica tra
prevenzione e repressione, in sede penale e
civile (cod. 4834)
Il traffico degli esseri umani e la cooperazione Nuove mafie: le organizzazioni criminose
giudiziaria internazionale. (cod. 4810)
straniere operanti in Italia (cod. 3337)
La tratta degli esseri umani (cod. 3341)
Cooperazione giudiziaria nell’Unione Europea
tra disciplina e prassi (cod. 3369)
Il
contrasto
alla
criminalità Il contrasto alla criminalità organizzata:
organizzata:l’evoluzione del fenomeno e nuovi evoluzione del fenomeno e nuovi strumenti
strumenti investigativi. (cod. 4814)
investigativi
(cod. 3394)
L’evoluzione nel tempo delle norme penali e La successione di leggi penali nel tempo tra
processuali. (cod. 4817)
diritto e processo (cod. 3350)
I crimini ambientali: rifiuti, paesaggio e I crimini ambientali: rifiuti, paesaggio e
violazioni urbanistiche. (cod. 4820)
violazioni urbanistiche (cod. 3356)
Laboratorio su problematiche e prassi in tema Problematiche applicative e prassi in tema di
16
di riti speciali (cod. 4824)
Corso di inglese, francese e spagnolo giuridico
(cod. 4822)
La nuova categoria del danno non patrimoniale
(cod. 4825)
Le nuove frontiere della comunicazione e la
criminalità informatica. (cod. 4826)
riti alternativi (cod. 3344)
Magistratura europea e linguaggio comune
(cod. 3052)
La nuova categoria del danno non patrimoniale
(corso condiviso) (cod. 3375)
Le nuove frontiere della comunicazione e la
criminalità
informatica.
La
diffusione
telematica di materiale pedopornografico (cod.
3359)
L’ordinamento giudiziario (cod. 4830)
La riforma dell’ordinamento giudiziario
(cod. 3399)
Le recenti riforme del sistema penale
Le recenti riforme del sistema penale (cod
(cod. 4782)
4833)
Il punto sulla tutela antinfortunistica tra Tutela della salute e della sicurezza nei luoghi
prevenzione e repressione, in sede penale e di lavoro (cod. 3347)
civile (cod. 4834)
Si consiglia pertanto ai partecipanti agli incontri svoltisi nel 2009, e meglio sopraindicati, di
non vanificare alcuna delle nuove richieste a disposizione sollecitando l’ammissione ad incontri del
2010 in rapporto di incompatibilità con i precedenti.
Al fine di consentire un’adeguata gestione delle presenze, tutti gli adempimenti richiesti
nella comunicazione di ammissione agli incontri dovranno essere rigorosamente rispettati; si
raccomanda particolare cura, a questo proposito, con riguardo all’eventuale revoca dell’adesione;
dovranno essere evitate, se non nei casi di effettiva e sopravvenuta impossibilità a partecipare,
revoche tardive, che provocano gravi disservizi e la sanzione dell’esclusione dagli altri incontri in
corso.
L’incontro di seguito indicato è sottratto all’ordinario sistema di ammissione per il
quale verrà diramato uno specifico interpello:
Codice Durata gg. Area
11
Lu/
I
4822
Sa
Periodo
Argomento
4–9
Corso di inglese, francese e
ottobre spagnolo giuridico
17
ASPETTI LOGISTICO-AMMINISTRATIVI
In relazione agli incontri di studio organizzati dal Consiglio Superiore della Magistratura per
l’anno 2010 si rende opportuno diramare i seguenti criteri generali riguardanti le modalità operative
connesse allo svolgimento degli incontri medesimi; tali disposizioni si intendono valide per tutti i
corsi, salvo casi particolari in deroga ai principi generali.
1)
Strutture alberghiere
Gli incontri si svolgeranno presso una struttura da individuare il cui recapito verrà comunicato ai
partecipanti in tempo utile.
2)
Certificazioni
L’attestato di partecipazione verrà inserito direttamente nel fascicolo personale del
magistrato dalla Segreteria dell’Ufficio per gli Incontri di Studio e riguarderà le sole ed effettive
giornate di presenza certificate dalle firme apposte all’esito di ogni sessione di lavoro.
3)
Trasferimenti - ospitalità
Il Consiglio sosterrà le spese di vitto e alloggio.
Per quanto concerne le spese di viaggio verrà diramata specifica circolare con la lettera
di ammissione.
Mezzo proprio
Può farsi ricorso all’uso del mezzo proprio, che costituisce un’ipotesi residuale, in presenza di
specifiche e dettagliate situazioni che evidenzino da un lato la convenienza economica per il
Consiglio e dall’altro l’impossibilità di utilizzare, per qualsiasi ragione, i mezzi di trasporto di cui ai
punti precedenti.
In ogni caso l’uso del mezzo proprio deve essere preventivamente autorizzato dal Comitato
di Presidenza e la relativa istanza, oltre la indicazione dei necessari elementi di valutazione e degli
estremi del veicolo utilizzato, deve contenere una espressa dichiarazione di esonero da ogni
responsabilità per l’Amministrazione in conseguenza dell’uso del detto mezzo, nonché
l’indicazione della distanza chilometrica esistente tra la sede di provenienza e la sede di
convocazione o di svolgimento dell’incontro o del seminario. Ai fini della valutazione della
convenienza economica sarà considerata l’eventuale utilizzazione dello stesso mezzo da parte di più
partecipanti i quali dovranno essere nominativamente indicati nell’istanza di autorizzazione e che
dovranno anch’essi dichiarare espressamente di esonerare l’Amministrazione da ogni responsabilità
per danni subiti o causati derivanti dalla circolazione stradale.
L’autorizzazione all’uso di uno specifico mezzo di trasporto, ove necessaria, deve essere
richiesta in via preventiva, al Comitato di Presidenza, e in caso di urgenza, l’autorizzazione predetta
è concessa dal Vice Presidente e, in sua assenza, dal Segretario Generale, salvo, in ogni caso, la
ratifica del Comitato di Presidenza.
L’autorizzazione predetta potrà essere concessa dal Comitato di Presidenza in via di
sanatoria, in presenza di situazioni eccezionali che non abbiano consentito la richiesta preventiva.
Si precisa, infine, che non verranno rimborsate eventuali spese per l’uso dei taxi, salvo
quanto previsto in via del tutto eccezionale dalla citata circolare (“mezzi di trasporto noleggiati –
l’uso di auto pubbliche di piazza o di altri mezzi di trasporto noleggiati può essere autorizzato in
caso di mancanza di servizi di linea o di particolare necessità di raggiungere rapidamente la sede di
convocazione o di svolgimento dell’incontro o del seminario, e gli eventi che hanno determinato
l’assenza di altri mezzi di trasporto o l’urgenza di raggiungere la sede di convocazione o di
svolgimento dell’incontro non siano prevedibili o ovviabili”)
18
PROSPETTO DEI CORSI APERTI ALLA PARTECIPAZIONE DI:
MAGISTRATI ORDINARI NOMINATI CON D.M. 6/12/2007
4782
4783
4786
4789
4791
4794
4795
4797
4800
4802
4804
4808
4811
4812
4813
4815
4817
4825
4827
4828
4833
Le recenti riforme del sistema penale.
L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza
Le novità della legislazione penale in materia di
immigrazione. Corso integrato tradizionale e e-learning.
Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte
del giudice
L’organizzazione del lavoro del magistrato penale
Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di
escussione e criteri di valutazione.
La tutela del minore nella famiglia disgregata
Le rappresentazioni della giustizia
La tutela sommaria
Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di
previdenza e assistenza
La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento
contrattuale
Il punto sul rito civile
La responsabilità nelle professioni legali
Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva
interdisciplinare
Accertamento e liquidazione del danno nelle cause di lavoro
e previdenza
L’organizzazione del lavoro del giudice civile
L’evoluzione nel tempo delle norme penali e processuali.
La nuova categoria del danno non patrimoniale
Il diritto comunitario del lavoro nella concreta esperienza
dei giudici di merito
Accertamento dei diritti ed esecuzione forzata; questioni
attuali in materia di opposizione all’esecuzione
Le recenti riforme del sistema penale.
19
- AVVOCATI DEL LIBERO FORO
4781
4783
4787
4789
4790
4791
4792
4794
4797
4798
4799
4800
4801
4804
4806
4807
4808
4811
4812
4813
4816
4818
4820
4823
4825
4826
4827
4828
4831
4833
4834
Società di capitali ed autonomia privata a cinque anni dalla
riforma del diritto societario
L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza
I poteri d’intervento e controllo del Giudice per le indagini
preliminari.
Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte
del giudice
Simulazione e pagamento traslativo
L’organizzazione del lavoro del magistrato penale
Giustizia riparativa e processo penale: esperienze
applicative nazionali ed internazionali. Le prospettive della
mediazione penale nell’ordinamento italiano.
Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di
escussione e criteri di valutazione.
Le rappresentazioni della giustizia
Scienze e processo penale.
Violenza di genere mobbing e stalking.
La tutela sommaria
Nullità – inutilizzabilità - abnormità.
La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento
contrattuale
Gli strumenti sovranazionali in materia di famiglia
I reati sessuali in danno di minori: indagini e giudizio
Il punto sul rito civile
La responsabilità nelle professioni legali
Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva
interdisciplinare
Accertamento e liquidazione del danno nelle cause di lavoro
e previdenza
Le impugnazioni civili
Il punto sul nuovo procedimento fallimentare
I crimini ambientali: rifiuti, paesaggio e violazioni
urbanistiche.
I cd. Patrimoni di scopo: fondo patrimoniale, patrimonio
destinato a uno specifico affare e “trust” tra diritto interno e
modelli stranieri
La nuova categoria del danno non patrimoniale
Le nuove frontiere della comunicazione e la criminalità
informatica.
Il diritto comunitario del lavoro nella concreta esperienza
dei giudici di merito
Accertamento dei diritti ed esecuzione forzata; questioni
attuali in materia di opposizione all’esecuzione
Il giudizio di appello
Le recenti riforme del sistema penale.
Il punto sulla tutela antinfortunistica tra prevenzione e
repressione, in sede penale e civile
20
- AVVOCATI DELLO STATO
4802
Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di
previdenza e assistenza
- AVVOCATI DELL’INPS
4783
4802
L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza
Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di
previdenza e assistenza
- AVVOCATI DELL’INAIL
4783
4802
L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza
Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di
previdenza e assistenza
- AVVOCATI DELL’INPDAP
4783
4802
L’organizzazione del giudice del lavoro e della previdenza
Le principali questioni sostanziali e processuali in tema di
previdenza e assistenza
- NOTAI
4781
4790
4811
4812
4818
4823
Società di capitali ed autonomia privata a cinque anni dalla
riforma del diritto societario
Simulazione e pagamento traslativo
La responsabilità nelle professioni legali
Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva
interdisciplinare
Il punto sul nuovo procedimento fallimentare
I cd. Patrimoni di scopo: fondo patrimoniale, patrimonio
destinato a uno specifico affare e “trust” tra diritto interno e
modelli stranieri
- MAGISTRATI MILITARI
4787
4794
I poteri d’intervento e controllo del Giudice per le indagini
preliminari.
Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di
escussione e criteri di valutazione.
- DOTTORI E RAGIONIERI COMMERCIALISTI
4781
4812
4818
Società di capitali ed autonomia privata a cinque anni dalla
riforma del diritto societario
Questioni del diritto della crisi d’impresa nella prospettiva
interdisciplinare
Il punto sul nuovo procedimento fallimentare
21
- GIUDICI DI PACE
4782
4786
4789
4792
4794
4803
4804
4811
4821
4825
4833
Le recenti riforme del sistema penale.
Le novità della legislazione penale in materia di
immigrazione. Corso integrato tradizionale e e-learning.
Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte
del giudice
Giustizia riparativa e processo penale: esperienze
applicative nazionali ed internazionali. Le prospettive della
mediazione penale nell’ordinamento italiano
Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di
escussione e criteri di valutazione
La tutela della riservatezza nel sistema penale
La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento
contrattuale
La responsabilità nelle professioni legali
La tutela di nomadi, migranti e rifugiati
La nuova categoria del danno non patrimoniale
Le recenti riforme del sistema penale.
- GIUDICI ONORARI DI TRIBUNALE
4789
4800
4804
4811
4825
Le prove civili: l’onere della prova e la valutazione da parte
del giudice
La tutela sommaria
La responsabilità contrattuale e i rimedi all’inadempimento
contrattuale
La responsabilità nelle professioni legali
La nuova categoria del danno non patrimoniale
VICE PROCURATORI ONORARI DI TRIBUNALE
4782
4794
4817
4828
4833
Le recenti riforme del sistema penale.
Prova dichiarativa: meccanismi del ricordo, tecniche di
escussione e criteri di valutazione.
L’evoluzione nel tempo delle norme penali e processuali
Accertamento dei diritti ed esecuzione forzata; questioni
attuali in materia di opposizione all’esecuzione
Le recenti riforme del sistema penale.
ESPERTI TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA
4796
4832
Laboratorio di autoformazione per magistrati di
sorveglianza e altri magistrati addetti alle funzioni penali
(riunione iniziale)
Laboratorio di autoformazione per magistrati di
sorveglianza e altri magistrati addetti alle funzioni penali
22
(riunione finale)
23
CORSI DI DIRITTO CIVILE E PROCESSUALE CIVILE
24
SOCIETÀ DI CAPITALI ED AUTONOMIA PRIVATA A CINQUE ANNI DALLA
RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO
Oggetto: L’incontro di studio mira ad analizzare, in primo luogo, la correttezza della ricostruzione,
avanzata dalla giurisprudenza non senza incertezze ed esitazioni a seguito della riforma del diritto
societario, dei rapporti tra la disciplina di fonte legale e l’autonomia statutaria, sia nelle società
azionarie – ove l’apertura all’investimento da parte del pubblico induce molti a ritenere la disciplina
tendenzialmente inderogabile – sia nella s.r.l., nella quale, per contro, tale relazione viene intesa nel
senso della tendenziale derogabilità delle disposizioni di legge.
Tale impostazione teorica di vertice e le soluzioni offerte sul punto consentiranno, in secondo
luogo, di valutare, in maniera più completa ed analitica, alcuni dei profili sui quali più ha inciso la
riforma delle società di capitali. Si tratta, in effetti, di verificare gli spazi e le forme relativi alla
semplificazione dei processi decisionali nella s.r.l. e nella s.p.a., anche con riguardo alle forme di
reciproca influenza della disciplina dei due tipi ed alle prospettive di riforma della disciplina
azionaria nel senso di una maggiore flessibilità. Saranno, del pari, analizzati i nuovi modelli di
amministrazione di controllo, ponendo a confronto la amplissima autonomia rimessa al proposito
agli statuti di s.r.l. – ove, oramai, è consentita ai soci la stessa soppressione del metodo collegiale in
presenza di una pluralità di amministratori – con quella, “preconfezionata” dal legislatore, propria
delle società azionarie, nelle quali le soluzioni derogatorie rispetto al regime di default sono
minuziosamente disciplinate per legge.
Ancora, ampio risalto sarà dato all’ampliamento dell’autonomia statutaria, principalmente ma non
esclusivamente per ciò che concerne la struttura ed i contenuti della partecipazione sociale nella
s.r.l. e nella s.p.a.; l’articolazione soggettiva dei soggetti societari, con riguardo alle nuove frontiere
della unipersonalità ed ai patrimoni destinati; i rapporti tra le strutture di gruppo e la nuova
regolamentazione della disciplina e coordinamento di società. Da ultimo, il seminario si concentrerà
sui riflessi che le novità legislative e il complessivamente maggiore spazio rimesso all’autonomia
statutaria hanno in termini di responsabilità – nelle forme tradizionali e nelle nuove eventualmente
introdotte dalla riforme – e, per converso, se e con quali spazi di intervento è consentito alla
autonomia statutaria di incidere sui profili di responsabilità.
Obiettivi: approfondire le principali problematiche connesse all’esercizio dell’autonomia privata
nel nuovo diritto societario.
Struttura e metodologia: attesa la novità legislativa che interessa gli argomenti trattati sono
previste relazioni frontali di inquadramento generale. I gruppi di lavoro consentiranno invece
approfondimenti sulla giurisprudenza in formazione.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito addetti alla materia societaria e concorsuale in
ambito civile. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e di notai, dottori e
ragionieri commercialisti.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 20 - 22 gennaio 2010
Codice: 4781
25
L’ORGANIZZAZIONE DEL GIUDICE DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA
Oggetto: in un momento storico in cui l’attenzione generale è catalizzata dall’esigenza di misurare
il lavoro del giudice e studi sociologici si interrogano su come i giudici del lavoro debbano orientare
al meglio l’organizzazione del proprio lavoro per determinare la definizione in tempi più rapidi
delle controversie, occorre stimolare l’attenzione e la riflessione, propositivamente, su quei modelli
gestionali non limitati alla mera attività di udienza ma che accentuano il ruolo direttivo e propulsivo
del magistrato.
In tale prospettiva il giudice speciale del lavoro deve organizzare la propria attività, peculiare
rispetto al giudice civile, attesa la fissazione delle controversie con ricorso, la esigenza di definirle
in tempi rapidi e concentrati, e la necessità di pronunciare sentenza tendenzialmente contestuale (ai
sensi del 429 c.p.c. novellato) e comunque con lettura del dispositivo.
La continua verifica del rapporto tra entrate-sopravvenienze, le esigenze di rispettare i tempi di
definizione assicurando provvedimenti rapidi, salvaguardandone la qualità (per trasparenza di
motivazione ed adeguatezza alla tecnicità del settore); l’esigenza di evitare l’abuso del processo,in
un’ottica deflattiva diffusa, la necessità di promuovere il dialogo e la collaborazione sia con gli
ausiliari del giudice che con i suoi interlocutori, saranno trattate e studiate in chiave costruttiva, al
fine di fornire strumenti e modelli organizzativi già sperimentati ai partecipanti.
Così si dedicherà una sessione all’organizzazione del ruolo e alla distribuzione delle controversie,
tenendo conto della omogeneità delle questioni.
Si tratteranno, sempre in riferimento alla specialità del rito, le tecniche di conciliazione che
assumono, nel settore in questione, una specialità rispetto al paradigma generale, trattandosi di
conciliazione che segue al tentativo stragiudiziale, con forte valore deflattivo.
Si dedicherà un apposito spazio alle prassi virtuose tese ad individuare la sovrapposizione dei
ricorsi e la loro duplicazione per prevenire abuso dello strumento processuale. In logica connessione
al precedente profilo, si affronteranno le tecniche di riunione e di contenimento delle spese in
ipotesi di frazionamento della domanda o di presentazioni a pioggia di domande analoghe.
Saranno oggetto di un’apposita sessione le tecniche di preparazione e studio del fascicolo, per la
lettura del dispositivo e/o la redazione della motivazione contestuale.
Si approfondirà l’uso degli strumenti informatici (es. fonodettatura; utilizzo della posta elettronica
per ricevere files dalle parti e dai c.t.u.) per l’accelerazione della decisione, e la collaborazione con
il foro, anche nell’ambito di protocolli.
Saranno approfondite le tecniche di programmazione per obiettivi delle attività organizzative
(soprattutto nel settore previdenziale); le relazioni cooperative nascenti dal proficuo confronto con
l’avvocatura; con gli enti previdenziali, i rapporti con i capi degli uffici; le forme di collaborazione
e sinergie con il lavoro delle cancellerie. Così come sarà esaminato il rapporto critico fra tempo
dedicato alla ricerca scientifica ed all’autoformazione ed attività di stretto adempimento
processuale. Nell’ambito delle varie sessioni saranno affrontate per esperienze paradigmatiche le
specifiche problematiche proprie delle diverse realtà locali.
Obiettivi: Fornire concreti strumenti organizzativi per agevolare l’organizzazione del lavoro nel
settore specialistico, con gli adattamenti dettati dalla peculiarità del contenzioso e la rilevazione dei
modelli applicati quali possibili schemi virtuosi agevolmente importabili oltre le esperienze
sperimentate.
Struttura e metodologia: Con il contributo di esperti esterni, in particolare in tema di
organizzazione e metodologia del lavoro, saranno svolti in prevalenza gruppi di discussioneconfronto; le relazioni introduttive saranno limitate al corredo delle tecniche di organizzazione e
all’illustrazione del miglior uso degli strumenti tecnologici; i relatori ed i coordinatori dei gruppi
dovranno tenere conto delle diverse professionalità coinvolte nel processo e nel lavoro d’ufficio,
con selezione estesa ad esperienze maturate nello specifico settore.
26
Destinatari: giudici del lavoro e della previdenza di primo grado; una quota del 15% è riservata ai
magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di
avvocati dell’INPS, dell’INAIL e dell’INPDAP.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 25 – 27 gennaio 2010
Codice: 4783
27
I CONTRATTI DELL’IMPRESA E LA TUTELA DEL CONSUMATORE
Oggetto: Il corso si propone di analizzare la contrattazione d’impresa ed è specificatamente volto
all’approfondimento di quei contratti che sono funzionali alla vita d’impresa, per i quali lo status
d’imprenditore di uno dei contraenti acquista rilievo sul piano della regolamentazione
(convenzionale o codificata). E’ proprio mediante la conclusione di contratti infatti che
l’imprenditore, da un lato, si procura la disponibilità delle risorse umane e materiali necessarie alla
produzione e allo scambio, e, dall’altro, offre sul mercato i beni e i servizi prodotti e ne promuove
la circolazione. A fronte di tale situazione, va esaminato in primo luogo il rapporto tra autonomia
negoziale e autonomia d’impresa, alla stregua anche del principio della libertà d’impresa sancito
nella Costituzione europea. Ulteriore oggetto di studio è il sistema delle fonti del diritto diverse da
quelle contemplate nell’art.1 delle disp. prel. c.c. (i codici collettivi e individuali, le condizioni
generali di contratto, la lex mercatoria, i principi unidroit), con particolare riferimento ai principi
dettati dalla normativa comunitaria. Dal punto di vista soggettivo l’indagine va incentrata sullo
status delle parti contraenti, nei contratti nominati nel codice civile, nei contratti innominati e nella
legislazione speciale (banca e risparmiatore, impresa di assicurazione e assicurati). Quanto alla
disciplina dei singoli contratti il corso segue le linee tracciate dalla dottrina più recente, che
individua due gruppi di norme: quelle che, nel regolare talune figure contrattuali, includono
espressamente nella disciplina del tipo la partecipazione di un imprenditore e l’inserzione del
contratto nell’attività d’impresa (come avviene per es. per il contratto di deposito in albergo o in
analoghi locali d'impresa, il deposito nei magazzini generali, il contratto di assicurazione, i contratti
bancari, il contratto di appalto, la vendita di beni di consumo, i contratti di subfornitura industriale;
il franchising); quelle che disciplinano contratti speciali che, pur non menzionando esplicitamente
l’impresa quale presupposto tecnico o elemento della fattispecie contrattuale, sono state pensate per
l’imprenditore e giustificano i loro particolari contenuti nel riferimento ad esso (come per es.
l’agenzia, la mediazione, la commissione, la spedizione, il trasporto, la somministrazione, il
contratto estimatorio e alcune figure speciali di vendita e di locazione). Sempre dal punto di vista
soggettivo dello status dei contraenti sarà approfondita la disciplina nazionale di derivazione
comunitaria sulla tutela del consumatore, così come enucleata nel codice del consumo. I contratti
del consumatore – nell’ambito della più generale categoria dei contratti dell’impresa – saranno
esaminati in relazione agli aspetti sostanziali più rilevanti evidenziati dalla dottrina e dalla
giurisprudenza nazionale e della Corte di Giustizia: le nuove modalità di conclusione – con
particolare riferimento al commercio elettronico – il recesso del consumatore, le nullità protettive,
le clausole vessatorie, il risarcimento del danno. A fronte di una disciplina fortemente condizionata
dalla legislazione comunitaria e internazionale, sarà utile inoltre un approfondimento di diritto
comparato sostanziale ai fini di una migliore comprensione degli istituti recepiti dal diritto straniero
nonché di istituti comuni al panorama europeo. Sotto il profilo processuale saranno puntualizzate le
tematiche relative alla composizione stragiudiziale delle controversie, ai provvedimenti d’urgenza,
alle inibitorie a difesa dei consumatori, al rapporto tra azioni individuali e azioni collettive.
Obiettivi: Il corso mira ad approfondire, in una prospettiva sistematica, le linee di una normativa in
continua evoluzione, fra autonomia negoziale, libertà d’impresa e tutela del consumatore. Esso è
finalizzato anche ad analizzare le caratteristiche delle nuove figure contrattuali, derivate dalle prassi
commerciali.
Struttura e metodologia: relazioni frontali seguite da dibattito, presentazione e discussione in
gruppi di studio di casi pratici in relazione alle figure contrattuali più problematiche, tavola rotonda
sulla questione dell’autonomia negoziale e libertà d’impresa con la partecipazione di rappresentanti
delle associazioni degli imprenditori e dei consumatori.
Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito addetti al settore civile. L’iniziativa è aperta alla
partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 10 – 12 febbraio 2010
Codice: 4788
28
LE PROVE CIVILI: L’ONERE DELLA PROVA E LA VALUTAZIONE DA PARTE DEL
GIUDICE
Oggetto: E’ del tutto evidente che la materia probatoria risulta una delle tematiche di maggior
interesse dell’intero processo civile.
Invero, sotto un profilo dogmatico, essa si presenta oggettivamente molto articolata ed eterogenea,
presentando un complesso intreccio di problematiche sia sostanziali sia processuali; e di
problematiche non solo tradizionali, ma talvolta anche innovative in quanto frutto del progresso
tecnologico e dell’evoluzione del sistema sociale, come ad esempio in tema di valore probatorio del
documento informatico.
In ogni caso, poi, la tematica dell’ammissione e della valutazione delle prove è davvero centrale
nell’ambito processuale. Con riferimento all’ammissione, infatti, non vi è chi non veda come il
mancato ingresso in causa di una prova ritualmente e legittimamente dedotta, possa pregiudicare le
possibilità di una parte di far valere il diritto azionato; mentre l’espletamento di una prova in realtà
inutile ai fini del decidere, aumenti i già insopportabili tempi di definizione del processo civile.
Parimenti, con riferimento alla valutazione delle prove, è appena il caso di accennare al fatto che,
laddove la valutazione non sia correttamente operata, è la stessa decisione complessiva che può
risultarne inficiata.
In ragione di tali motivi, è facile comprendere l’opportunità di una riflessione che, muovendo
dall’analisi delle principali problematiche in tema di prove documentali, testimoniali ed atipiche,
tratti del riparto probatorio e della non contestazione alla luce del novellato articolo 115 c.p.c., per
approfondire poi il la questione del sistema di valutazione delle prove da parte del Giudice.
Obiettivi: La finalità dell’incontro è quella di approfondire alcune delle più rilevanti tra le
numerose problematiche che connotano la materia e che sono state sopra indicate.
Ciò dovrà essere fatto, dopo un brevissimo inquadramento sistematico della materia, tramite la
ricongiunzione e l’illustrazione della più recente giurisprudenza di merito e di legittimità.
Struttura e metodologia: non sarà effettuata una trattazione con un taglio teorico, descrittivo e
dogmatico; ma piuttosto, l’attenzione sarà focalizzata su temi di quotidiana applicazione
giurisprudenziale, sviluppati con un taglio pratico e finalizzato alla soluzione di questioni concrete.
Per tali motivi, le poche relazioni frontali saranno affiancate da gruppi di studio destinati allo
scambio di esperienze professionali, da tavole rotonde e da brevi relazioni con discussant.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione; una quota del 10% è riservata
ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché un giudice di pace per ciascuno dei
seguenti distretti: Ancona, Bari, Reggio Calabria, Bologna, Brescia ed un magistrato onorario di
Tribunale per ciascuno dei seguenti distretti: Campobasso, Catania, Catanzaro, Firenze e Venezia.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 15 – 17 febbraio 2010
Codice: 4789
29
SIMULAZIONE E PAGAMENTO TRASLATIVO
Oggetto: il corso si propone di scrutinare la complessa tematica della simulazione, dal momento
che quest’ultima – pur essendo stata materia di un secolare approfondimento scientifico – presenta
ancor’oggi margini controversi di non poca rilevanza. Vale la pena ricordare, ad esempio, le
questioni relative ai mezzi di prova, agli effetti della simulazione nei confronti dei terzi, nonché agli
strumenti a disposizione di questi ultimi per chiedere tutela a fronte di un accordo che ne
pregiudichi le ragioni: profili, questi, che pongono ogni giorno complessi nodi interpretativi da
sciogliere, in costante equilibrio tra la necessità di salvaguardare la volontà delle parti e la posizione
di chi sull’apparenza abbia fatto affidamento. D’altro canto, non va trascurato che, nella prassi, il
frequente ricorso ad accordi simulatori si spiega in ragione di talune limitazioni presenti nel nostro
ordinamento: prima tra tutte, la mancata previsione dell’istituto comunemente noto come
“pagamento traslativo” (invece tendenzialmente conosciuto negli altri ordinamenti europei), che
costringe le parti a ricorrere alla stipula fittizia di contratti tipici (in specie, compravendita con
prezzo simulato ovvero donazione) per giustificare lo spostamento patrimoniale divisato. A tale
riguardo, non va dimenticato che la giurisprudenza conosce qualche apertura, volta a mitigare la
rigidità dell’assetto normativo: e così, ad esempio, riconosce la validità degli accordi stipulati in
occasione della separazione e dei successivi atti con cui i coniugi operano, per un fine solutorio, il
trasferimento anche di diritti reali immobiliari.
Obiettivi: il corso si propone di offrire un adeguato approfondimento teorico e pratico della delicata
tematica esaminata (anche sotto il profilo comparatistico, con attenzione alla disciplina del
pagamento traslativo negli ordinamenti che conoscono l’istituto), esteso ai profili sostanziali e
processuali della medesima.
Struttura e metodologia: relazioni frontali seguite da dibattito o con dibattito guidato.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, in equa ripartizione. L’iniziativa è aperta alla
partecipazione di avvocati del libero foro e notai.
Durata: un giorno e mezzo (3 sessioni) 18 – 19 febbraio 2010
Codice: 4790
30
IL LAVORO DEL GIUDICE CIVILE E GLI STRUMENTI INFORMATICI
Oggetto: Il corso già proposto con successo, seppure con caratteristiche parzialmente diverse,
anche nell’anno 2009, intende esaminare a 360 gradi il lavoro del giudice civile in rapporto agli
strumenti informatici in senso ampio.
Così si esamineranno tanto gli strumenti informatici il cui utilizzo si rappresenta come doveroso e la
cui conoscenza può agevolare il magistrato, per il controllo e la gestione del proprio ruolo (inteso
come insieme di cause a lui affidate) e per l’ottimizzazione dell’organizzazione del proprio ufficio,
quanto il corretto uso delle risorse tecnologiche a disposizione del magistrato per il compimento
dei concreti atti processuali e provvedimenti,
Nell’epoca contemporanea noi tutti siamo oggi circondati da strumenti tecnologici, in particolare
informatici, ma in realtà molti conoscono ed utilizzano solo una minima parte della potenzialità
degli stessi. La crescente pervasività delle tecnologie dell’Information Communication Technology
(ICT) si traduce quindi nella necessità di conoscerla e farne uso nel modo più cosciente e
appropriato.
Ampio spazio sarà quindi dato, da un lato, alla illustrazione del funzionamento e delle potenzialità
dei programmi a disposizione dei magistrati a partire dalle banche dati interne all’amministrazione
giustizia, e fino a giungere alla conoscenza ed all’uso di quelle esterne.
Ancora, nell’ottica organizzativa, saranno illustrati i programmi ministeriali che gestiscono i
procedimenti giudiziari, la loro evoluzione, i nuovi progetti relativi alla “dematerializzazione” degli
atti, alle notificazioni e comunicazioni tra le parti processuali ed al sempre più frequente uso della
firma digitale.
In tale prospettiva si dedicherà uno spazio alla recente normativa regolamentare emanata in tema (il
D.M. 27 aprile 2009, relativo alle regole procedurali per la tenuta dei registri e introducente
significative novità rispetto al passato)
L’incontro di studi presenterà poi, un’ampia parte dedicata all’esame e all’illustrazione delle reali
potenzialità degli strumenti informatici di uso comune ai magistrati quali i sistemi di videoscrittura
(sia con riguardo alla modalità di creazione della modulistica personalizzata, delle voci di glossario
e delle macro che con riguardo alle modalità di corretta catalogazione e conservazione dei
documenti in modo da velocizzarne le operazioni di ricerca e di accesso).
L’esame riguarderà anche l’uso di programmi che consentono di fare ricorso alla dettatura vocale
nonché alla modulistica e che agevolano compiti di routine verso una spinta interazione tra
magistrati e personale ausiliario.
Non mancherà, poi, una sezione dedicata alle ricerche informatiche (giurisprudenziali, normative,
ecc.) che non solo tratterà degli strumenti di ricerca più comuni (ItalgiureWeb) ma anche delle
innumerevoli banche dati presenti in Internet (siti normativi, bibliografici, albi professionali, ecc.)
fornendo suggerimenti non solo sui luoghi di ricerca delle informazioni ma anche sulle metodologie
di ricerca delle stesse.
Infine due sessioni dei lavori saranno dedicate alla “comunicazione” attraverso gli strumenti a
disposizione dei magistrati ed al delicato problema della “sicurezza” legato alle esigenze di
protezione dei dati non solo personali ma dell’intero sistema informatico del settore giustizia.
31
Obiettivi: L’iniziativa non si propone di effettuare un corso “avanzato” di informatica mediante
relazioni frontali, quanto piuttosto di diffondere informazioni sull’appropriato uso degli strumenti a
disposizione dei magistrati. Momento fondamentale sarà rappresentato dai gruppi di lavoro per
materie e dal rapporto di interscambio di informazioni tra “esperti” ed “utenti comuni” così da
cercare di elevare il comune livello di crescita di conoscenza informatica da parte dei partecipanti.
Struttura e metodologia: Al di là delle relazioni frontali saranno istituiti veri e propri tavoli di
lavoro ai quali i partecipanti al corso potranno illustrare le proprie esperienze professionali e
mettere a disposizione degli altri i risultati della propria formazione nel settore. Non mancheranno
poi delle vere e proprie esercitazioni alle quali i partecipanti al corso (che saranno chiamati a
portare con sé i propri Personal Computers) potranno attivamente partecipare.
Destinatari: magistrati di legittimità (nella misura del 15%) e di merito, in numero complessivo
non superiore a 50, nonché una quota di magistrati referenti distrettuali per l’informatica individuati
dalla Commissione.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 3 – 5 marzo 2010
Codice: 4793
32
LA TUTELA DEL MINORE NELLA FAMIGLIA DISGREGATA
Oggetto:L’introduzione, operata dalla legge n.54/2006, dell’art.709 ter c.p.c. in tema di attuazione
dei provvedimenti in materia di affidamento offre l’opportunità di approfondire il tema della tutela
sostanziale e processuale dei figli minori nella famiglia disgregata.
L’attenzione riservata dal legislatore alla tutela effettiva dei soggetti deboli della coppia impone
vari momenti di riflessione sugli strumenti di tutela apprestati al minore, sul riparto di competenze
attribuite al Tribunale per i minorenni, al giudice della separazione ed al giudice tutelare e sulle
modalità concrete con le quali esse si declinano a livello processuale(audizione, difesa tecnica,
ascolto, rilevanza probatoria delle attività svolte dai servizi sociali) per giungere, quindi, alla
tradizionale tematica degli strumenti di attuazione delle decisioni giudiziali in materia di
affidamento proprio per misurare la portata innovativa dell’istituto introdotto nel 2006.
Approfondimento reso ancorpiù urgente dall’adozione della mini-riforma del codice di procedura
civile(l.n.69/2009)che ha previsto un’apposita disposizione dedicata all’attuazione degli obblighi di
fare infungibile o di non fare(art.614 bis c.p.c.).
Per altro verso, particolare attenzione merita la tematica più generale della risarcibilità del danno da
mancato assolvimento degli obblighi a carico dei genitori, essa presentando aspetti problematici
proprio in relazione agli ambiti operativi del ricordato art.709 ter c.c. che pure riconosce al giudice
il potere di disporre il risarcimento del danno “a carico di uno dei genitori, nei confronti del minore”
in caso di gravi inadempienze.
Obiettivi: Il corso intende, per un verso, approfondire le tematiche che ruotano attorno alla figura
del minore nella famiglia disgregata al fine di individuare le competenze dell’autorità giudiziaria, le
intersezioni fra giudice della famiglia, giudice tutelare e Tribunale per i minorenni ed il ruolo dei
servizi sociali.
Per altro verso, il corso è finalizzato all’esame degli aspetti legati all’attuazione dei provvedimenti
in materia di affidamento familiare ed alla tutela del minore in caso di non assolvimento degli
obblighi imposti ai familiari.
Struttura e metodologia: si ritiene utile prevedere accanto a sessioni dedicate all’approfondimento
teorico delle questioni la predisposizione di gruppi di studio orientati al raffronto fra le prassi
applicate nelle diverse sedi giudiziarie.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito addetti al settore civile e giudici minorili nella
misura del 30%; una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 15 – 17 marzo 2010
Codice: 4795
33
LA TUTELA SOMMARIA
Oggetto: Il corso si propone di mettere a fuoco i modelli teorici della tutela sommaria per
raffrontarli a quelli concretamente esistenti nel nostro ordinamento, al fine di riflettere sulle varie
problematiche che si agitano ancora in dottrina ed in giurisprudenza. Il percorso richiederà
un’analisi dei diversi procedimenti sommari vigenti nel nostro paese, guardando sia alla cognizione
sommaria con funzione cautelare sia alla cognizione sommaria con funzione non cautelare,
distinguendo a quest’ultimo proposito tra procedimenti che mettono capo al giudicato e
procedimenti che, al contrario, non vi mettono capo. In particolare da questo secondo punto di vista
si tratterà, per un verso, di affrontare note, ma ancora non risolte, questioni, quali ad esempio quelle
relative alla provvisoria esecutività del decreto ingiuntivo, e, per altro verso, di verificare la
sussistenza di strumenti che possano mettere capo ad un provvedimento che, lungi dall’avere
efficacia di giudicato, fornisca all’interessato solo un titolo esecutivo e non anche l’attribuzione
stabile del bene della vita in contestazione. Inevitabile approfondimento dovrà essere dedicato
all’analisi del nuovo procedimento sommario di cognizione di cui agli articoli 702-bis/702-quater di
recente introdotto nel codice di procedura civile. Non si esclude uno sguardo anche al Reg.
1896/2006, entrato in vigore nel dicembre 2008, sul procedimento europeo d’ingiunzione di
pagamento.
Obiettivi: Il corso mira ad indagare, in una prospettiva prima sistematica e poi casisitica, la
funzionalità della cognizione sommaria al servizio della tutela giurisdizionale dei diritti. In un
periodo di grave crisi della giustizia civile nel nostro paese con esso si cerca di meglio mettere a
fuoco tutte le problematiche che possono rappresentare un ostacolo all’utilizzo della tutela
sommaria al fine di realizzare quella ragionevole durata del processo che la Carta costituzionale
auspica ed impone.
Struttura e metodologia: Relazioni frontali seguite da dibattito per la maggior parte dei temi,
posto che quasi tutti gli argomenti necessitano previamente di un inquadramento sistematico.
Possibili sessioni di gruppi di studio, nel quale stimolare il dibattito su temi di approfondimento tra
magistrati ed auspicabilmente anche avvocati. Possibile una tavola rotonda finale nella quale tirare
le fila di sintesi delle problematiche trattate.
Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione, magistrati di legittimità e di
merito in equa ripartizione; una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M.
6.12.2007; nonché due magistrati onorari di Tribunale per il distretti di Milano ed uno per ciascuno
dei seguenti distretti: Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Genova, L’Aquila, Lecce e
Messina. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 12 – 14 aprile 2010
Codice: 4800
34
LE PRINCIPALI QUESTIONI SOSTANZIALI E PROCESSUALI IN TEMA DI
PREVIDENZA E ASSISTENZA
Oggetto: il corso si propone di analizzare le principali questioni problematiche in materia
previdenziale e assistenziale , settore in cui la proliferazione normativa, spesso asistematica, in
riferimento ai vari settori oggetto dei procedimenti giudiziari più ricorrenti, produce difficoltà
nell’interprete che si sforzi di individuare dei principi regolatori comuni della materia.
In tale ottica di risistemazione e ricostruzione, alla luce del diritto vivente, ci si propone di
esaminare gli istituti più complessi delle controversie previdenziali, quali gli adempimenti ante
causam, la decadenza processuale e la prescrizione in tali controversie.
Saranno oggetto di esame, altresì, gli oneri probatori e allegativi in merito alle controversie
previdenziali e assistenziali in tema di invalidità pensionabile e di invalidità civile, nonché la
controversie insorte in seguito ad infortuni e le malattie professionali.
Una specifica sezione sarà dedicata ai giudizi di opposizione a cartella esattoriale che costituiscono
numericamente un settore di forte interesse per il giudice previdenziale, atteso che, nell’attuale
assetto normativo gli enti pubblici utilizzano privilegiatamente l’esecuzione esattoriale per il
recupero dei propri crediti. Saranno inoltre trattate le maggiori questioni in tema di previdenza
agricola.
Infine si dedicherà uno spazio apposito ad una relazione che suggerisca criteri organizzativi per la
migliore e più efficiente gestione delle controversie previdenziali anche in relazione ai possibili
rapporti
Obiettivi: Le controversie previdenziali costituiscono in molti Tribunali e Corti la parte più
rilevante del contenzioso lavoristico. Il peso di questo contenzioso spesso determina una situazione
di crisi che si riflette su tutte le cause e sulla complessiva funzionalità dell’ufficio. Il corso tende ad
offrire elementi di riflessione e di confronto fra i giudici del lavoro per affrontare queste situazioni e
per strutturare una risposta adeguata, sul piano tecnico ed organizzativo, a questo tipo di
contenzioso, che fra l’altro a volte presenta anche profili qualitativi di notevole difficoltà e
complessità.
Struttura e metodologia: seguendo una formula già sperimentata con successo in analoghi
incontri, al fine di garantire nella misura maggiore possibile il confronto sugli orientamenti
giurisprudenziali e le prassi organizzative seguite nei vari uffici, il corso sarà strutturato con
relazioni schematiche che avranno il compito di individuare i punti problematici e di avviare la
discussione, che dovrà poi svolgersi in gruppi di lavoro, con esame di casi concreti e prospettazione
di problemi pratici in vere e proprie esercitazioni. Seguirà il dibattito generale in seduta plenaria,
aperto dal resoconto dei coordinatori su temi, problemi e soluzioni emersi nella discussione dei
gruppi.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, che svolgono in via esclusiva o promiscua le
funzioni di giudice del lavoro; una quota del 15% è riservata ai magistrati ordinari nominati con
D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati dello Stato, dell’INPS,
dell’INAIL e dell’INPDAP.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 26 – 28 aprile 2010
Codice: 4802
35
LA RESPONSABILITÀ CONTRATTUALE E I RIMEDI ALL’INADEMPIMENTO
CONTRATTUALE
Oggetto: Il corso si propone di analizzare, alla luce anche della più recente giurisprudenza della
Cassazione, le questioni rilevanti in tema di responsabilità contrattuale, inadempimento e rimedi
possibili a favore della parte adempiente. Sotto il primo profilo sarà approfondito il confine - di
recente definito dalle sezioni unite della Suprema Corte - tra responsabilità precontrattuale e
contrattuale, con riferimento alla possibilità di configurare la prima di tali ipotesi anche nel caso di
conclusione del contratto. Ulteriore oggetto di analisi sarà il rapporto, spesso incerto nella prassi
giudiziaria, tra responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, con specifico riferimento – sul piano
processuale – all’onere della prova. Per quanto attiene alla tematica dell’inadempimento,
l’alternativa codicistica nei contratti con prestazioni corrispettive fra richiesta di adempimento e
risoluzione si riflette sugli effetti del negozio, destinati a permanere nel primo caso – con
conseguente criticità dell’esecuzione del contratto in fase patologica – e a essere travolti dalla
pronuncia caducatoria nella seconda ipotesi – con i problemi connessi alla restituzione della
prestazione già eseguita. La puntualizzazione dei profili della colpa dell’inadempiente è un altro
obiettivo del corso, con specifico riferimento all’eccezione ex art.1460 c.c. proponibile dalla parte
adempiente, a fronte dell’orientamento giurisprudenziale che tende a prescindere dalla
responsabilità per giustificare il rifiuto di eseguire la prestazione in assenza della controprestazione.
I rimedi generali previsti dal codice vanno poi esaminati in relazione a quelli speciali dettati per
particolari figure contrattuali (la vendita, l’appalto) e alla tutela risarcitoria conseguente
all’inadempimento. Sotto tale aspetto, fra i rimedi a disposizione della parte non inadempiente, va
esaminato il rapporto tra risarcimento del danno e recesso con ritenzione di caparra nonché i limiti
di applicabilità alle obbligazioni contrattuali dell’art.2058 c.c. sul risarcimento in forma specifica. Il
tema della responsabilità contrattuale va esaminato inoltre nell’ottica del diritto sostanziale
comparato, al fine di verificare gli istituti del diritto straniero in grado di garantire l’effettiva tutela
della parte adempiente. In particolare, il rimedio risarcitorio va approfondito nell’ottica dei principi
dettati dalla legislazione e della giurisprudenza comunitaria, basati sul criterio di effettività, che, pur
escludendo i danni punitivi, impone che il risarcimento sia esaustivo: a fronte di prassi
giurisprudenziali nazionali definite asfittiche e deludenti, sarà necessario individuare criteri di
liquidazione del danno che tengano conto, in relazione alla fattispecie concreta, della posizione del
danneggiato e del pregiudizio economico causalmente collegato all’inadempimento.
Obiettivi: Il corso mira a fornire gli strumenti essenziali per definire le controversie tramite i
diversi istituti di diritto sostanziale a tutela del contraente non inadempiente, con specifico
riferimento al rimedio risarcitorio.
Struttura e metodologia: Qualche relazione frontale con dibattito per inquadrare sistematicamente
le questione; gruppi di lavori su fattispecie tratte dalla più recente casistica giurisprudenziale.
Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione; una quota del 15% è riservata
ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007, nonché un giudice di pace per i distretti di
Cagliari, Venezia, Campobasso, Firenze e Torino e due magistrati onorari di Tribunale per ciascuno
dei seguenti distretti: Napoli, Palermo e Roma. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati
del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 3 – 5 maggio 2010
Codice: 4804
36
GLI STRUMENTI SOVRANAZIONALI IN MATERIA DI FAMIGLIA
Oggetto: L’implementazione della circolazione dei cittadini dell’Unione Europea nei diversi Paesi
comunitari ed i fenomeni migratori rendono ormai frequente lo stabilimento di famiglie straniere in
territorio italiano e di nuclei familiari domestici all’estero. Da qui la possibilità che la crisi di tali
nuclei familiari venga posta all’esame del giudice interno.
Il regolamento Reg.CE 2201/03 relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle
decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale ha rimosso le differenze
tra norme nazionali sulla competenza giurisdizionale e sul riconoscimento delle decisioni in materia
che si frappongono alla libera circolazione delle persone ed al buon funzionamento del mercato
interno.
Ad esso si affiancano numerose altre convenzioni internazionali che riguardano specificamente la
sottrazione dei minori e che vanno coordinate con lo strumento comunitario.
Appare dunque necessario, anche in ragione dell’immediata efficacia degli strumenti comunitari
appena ricordati, che il giudice- minorile e della famiglia - familiarizzi con gli strumenti normativi
nazionali e sovranazionali vigenti- come anche con quelli in corso di ratifica (per es.Convenzione
dell’Aja del 19 ottobre 1996 sulla protezione del fanciullo)-, attraverso l’approfondimento delle
principali questioni in materia di legge sostanziale e processuale applicabile ai rapporti familiari
(riconoscimento ed esecuzione delle decisioni i n materia matrimoniale, obbligazioni alimentari di
mantenimento, provvedimenti in materia di sottrazione i minori e di visita) e di compatibilità di
alcuni istituti di diritto familiare straniero con i principi di ordine pubblico.
Obiettivi: L’incontro ha lo scopo di promuovere la conoscenza delle fonti di diritto internazionale
privato (convenzionali, comunitarie e interne) nei conflitti familiari.
Struttura e metodologia: La struttura e la metodologia, per essere coerenti con gli obiettivi
delineati, saranno caratterizzate prevalentemente dalle relazioni frontali, atteso l’elevato livello
informativo-conoscitivo del corso, prevedendo tuttavia una anche apposite sessioni dedicate alla
conoscenza delle prassi giurisprudenziali già formatesi sulle questioni trattate ed allo studio di casi
pratici.
Destinatari: magistrati che esercitano funzioni civili di ogni grado addetti, anche promiscuamente,
alla materia della famiglia, giudici minorili nella misura del 30%. L’iniziativa è aperta alla
partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 12 – 14 maggio 2010
Codice: 4806
37
IL PUNTO SUL RITO CIVILE
(laboratorio)
Oggetto: Il tradizionale corso sul processo di cognizione di primo grado viene riproposto dopo
l’entrata in vigore delle modifiche apportate dalla legge n. 69 del 2009 sia per riflettere su queste
ultime che per tornare a confrontarsi su questioni già note ma ancora controverse. Quindi l’esame
delle novità normative verrà inserito nel consueto contesto di analisi delle norme e delle prassi
distinta per fasi processuali. Particolare attenzione verrà riservata alle scelte interpretative destinate
a garantire una più celere ed efficace definizione dei giudizi, nonché ai moduli organizzativi
praticabili al medesimo scopo ed ai protocolli processuali elaborati o da elaborare per tipologie di
controversie predeterminate.
Obiettivi: Il corso ha lo scopo di favorire il confronto, con la partecipazione degli avvocati e le
sollecitazione dell’accademia (tenuto conto della metodologia e dei destinatari di cui appresso),
sull’interpretazione delle norme processuali, sulle loro modalità applicative, sulle linee evolutive
della tutela a cognizione piena in un ordinamento che per la prima volta conosce una tutela
sommaria non cautelare generalizzata, sulla possibilità di elaborare protocolli processuali e favorire
la prevedibilità della decisione, sul coinvolgimento dei diversi protagonisti del processo
nell’individuazione dei tempi (si pensi all’introduzione del c.d. calendario del processo) e delle
modalità del suo svolgimento, sulle possibili tipologie della fase decisoria e sui diversi, anche
nuovi, modelli di motivazione delle sentenze ed, in termini problematici, su possibili modelli di
stesura degli atti di parte.
Struttura e metodologia: Il corso si aprirà con una sessione introduttiva finalizzata ad individuare
le questioni meritevoli di approfondimento ed a spiegare i contenuti e le finalità di ciascuno dei tre
gruppi di lavoro nei quali verranno divisi i partecipanti. Le tre sessioni seguenti saranno condotte
secondo il metodo dei gruppi, che dovranno affrontare una “griglia” di questioni preventivamente
elaborata, riguardante le fasi della trattazione, dell’istruzione e della decisione della causa; sarà
individuato un coordinatore per ciascuna di tali fasi, mentre ciascun gruppo si occuperà, nel corso
dei lavori, di tutte e tre le fasi, secondo il metodo della rotazione; ai lavori di gruppo parteciperanno
anche coloro che, scelti preferibilmente tra docenti universitari, saranno i relatori di sintesi della
sessione conclusiva, da svolgersi in sede plenaria.
Destinatari: giudici civili di merito e di legittimità in equa ripartizione; una quota del 10% è
riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; avvocati del libero foro nella misura
del 20% senza onere di spesa per il Consiglio Superiore della Magistratura.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 24 – 26 maggio 2010
Codice: 4808
38
LA RESPONSABILITÀ NELLE PROFESSIONI LEGALI
Oggetto: Il tema della responsabilità medica ha da tempo costituito luogo privilegiato di
approfondimento teorico e giurisdizionale.
Minore attenzione, malgrado la crescente incidenza a livello statistico giudiziario, è stata prestata a
livello formativo ai fenomeni della responsabilità del professionista “non” medico che pure
presentano momenti di accentuato tecnicismo proprio in ragione della specificità delle diverse arti
liberali.
Il corso intende dunque offrire ai partecipanti, dopo un inquadramento generale del fenomeno della
responsabilità e delle tradizionali tematiche che ruotano attorno ad esso- obbligazioni mezzi e di
risultato,nesso di causalità e rapporti fra responsabilità ed illecito disciplinare,responsabilità da
contatto- specifici momenti di riflessione sulle professioni legali lato sensu intese (avvocato,notaio,
giudice, custode giudiziario, curatore fallimentare,ecc) affrontando anche, dopo la nota sentenza
Traghetti del Mediterraneo resa dalla Corte di Giustizia proprio con riferimento alla legislazione
italiana(l.n.113/1987), la delicata tematica della responsabilità dello Stato per atto del giudice in una
prospettiva volta per un verso a misurare i delicati equilibri fra quadro interno e sistema
comunitario e, per altro verso, a garantire un equo bilanciamento fra esigenze di autonomia ed
indipendenza della magistratura e protezione dei diritti del cittadino.
La consapevolezza che il giurista moderno è chiamato ad operare in contesti globalizzati imporrà,
per talune forme di responsabilità, un approccio comparatistico, anche in ragione della recente
entrata in vigore del regolamento CE Roma III che, contenendo specifiche norme di conflitto in
materia di responsabilità contrattuale, renderà frequente per il giudice il ricorso ad una normativa
estera.
Obiettivi: Il corso intende affrontare nodi problematici di particolare delicatezza, soprattutto
nell’ambito delle professioni forensi, fornendo ai partecipanti un aggirnato quadro normativo e
giurisprudenziale anche attraverso una metodologia improntata allo studio di casi concreti.
Struttura e metodologia:all’utilizzo di relazioni frontali saranno affiancati gruppi di studio ed
un’apposita sessione finale nella quale i partecipanti saranno chiamati, all’interno di laboratori
appositamente guidati dai coordinatori, alla soluzione di “casi virtuali” sulla base di un tracce
previamente distribuite agli ammessi.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito; una quota del 10% è riservata ai magistrati
ordinari di prima nomina (D.M. 6.12.2007); nonché un giudice di pace per ciascuno dei seguenti
distretti: Caltanissetta, Genova, L’Aquila e Trieste ed un magistrato onorario di Tribunale per
ciascuno dei seguenti distretti: Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Salerno e Torino. L’iniziativa è
aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e notai.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 9 – 11 giugno 2010
Codice: 4811
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ACCERTAMENTO E LIQUIDAZIONE DEL DANNO NELLE CAUSE DI LAVORO
E PREVIDENZA
Oggetto: la materia del danno subito nella materia del lavoro e della previdenza si colloca, con i
suoi profili di specialità ulteriore, nel già complicato quadro generale della teoria del danno civile.
In tale generale settore, con riferimento alla categoria del danno non patrimoniale, nelle sue varie
forme di pregiudizio esistenziale, biologico e morale, il diritto vivente di conio giurisprudenziale è
chiamato a svolgere, da sempre, un ruolo propulsivo e centrale, con le ovvie ricadute di
disorientamento nell’interprete che deve individuare in concreto gli ambiti e limiti delle
conseguenze risarcitorie muovendosi con disinvoltura tra i vari orientamenti giurisprudenziali e
dottrinali.
Il ruolo della giurisprudenza si complica, maggiormente, allorquando si esamini il danno
nell’ambito del rapporto di lavoro, ove l’accertamento avviene in più sedi processuali, in caso di
danno biologico (civile e previdenziale) ed è soggetto a criteri e presupposti differenti e complessi,
con interferenze notevoli di concetti penalistici.
L’incontro si propone pertanto di scandagliare tutte le problematiche questioni che emergono
allorquando siano proposte controversie risarcitorie nella materia del lavoro e previdenza, gli oneri
allegativi e probatori, i profili processuali quanto alla legittimazione, i criteri di accertamento e,
soprattutto, i criteri di liquidazione del danno, con riferimento tanto alla più complicata figura del
danno non patrimoniale (e quindi alle difficoltà e limiti dei meccanismi di liquidazione equitativa,
cd. tabelle, in uso nei principali tribunali italiani) quanto alla figura del danno patrimoniale.
L’esame delle fattispecie non sarà limitato ai soli profili classici del danno scaturente da malattie
professionali o infortuni, ma anche da danno conseguente alla mancata regolarizzazione
previdenziale, dal danno conseguente all’impossibilità di conversione del contratto di lavoro nel
settore pubblico dal tenore del’art. 36 d.lgsl 165/2001 , da danno scaturente dal mobbing, dal danno
determinato dalle condotte discriminatorie nei luoghi di lavoro e tipizzato dal legislatore, etc.
Si provvederà, in particolare, ad esaminare le questioni concretamente mediante lo studio di casi
pratici e l’enucleazione di concrete fattispecie ove procedere alla liquidazione in pratiche
esercitazioni.
Obiettivi: aggiornamento degli orientamenti concreti in un settore di diritto giurisprudenziale
vivente, soggetto a continue revisioni.
Struttura e metodologia: L’incontro, dal taglio molto concreto, affronta sotto il profilo processuale
le tappe degli oneri di deduzione, dei criteri di accertamento e delle modalità di liquidazione del
danno nella materia del lavoro e della previdenza. A tale scopo, si privilegeranno, in luogo delle
classiche relazioni frontali, brevi relazioni con discussant per i temi che si prestano ad analisi
critiche nonché trattazione di specifici casi concreti in ordine, soprattutto alle modalità di
liquidazione del danno, tematica che sarà oggetto di specifica esercitazione eventualmente anche
con l’ausilio di strumenti informatici per il calcolo dei danni).
Una relazione di sintesi, nell’ultima giornata, dovrà farsi carico di riassumere i principali approdi
cui si è giunti nel corso dei lavori, preferibilmente affidando tale relazione ad una persona che abbia
partecipato all’intero corso.
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Destinatari: magistrati di legittimità e di merito che esercitano in via esclusiva o promiscua le
funzioni di giudice del lavoro; una quota del 15% è riservata ai magistrati ordinari nominati con
D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 16 – 18 giugno 2010
Codice: 4813
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L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO DEL GIUDICE CIVILE
Oggetto: Il corso vuole sollecitare una riflessione approfondita sul come i giudici civili debbano
provvedere all’organizzazione del proprio lavoro per raggiungere l’obiettivo prioritario della
ragionevole durata del processo. Occorre pertanto orientare l’analisi su modelli gestionali non
limitati alla mera attività di udienza ma che consentano ed accentuino il governo da parte del
magistrato civile del proprio ruolo istruttorio e decisorio.
La continua verifica dei flussi in entrata ed in uscita; l’esigenza di rispettare tempi predeterminabili
di definizione, salvaguardando la qualità della decisione; l’attenzione ad emergenze di settore;
l’adeguato bilanciamento tra la corretta gestione del ruolo ordinario e la contestuale trattazione delle
urgenze (sotto forma di procedimenti cautelari), nonché –dopo l’entrata in vigore della legge n. 69
del 2009- la contestuale gestione del ruolo di cognizione sommaria; la necessità di promuovere il
dialogo e la collaborazione sia con gli ausiliari del giudice che con i suoi interlocutori;
l’organizzazione del lavoro finalizzata anche a garantire il rispetto delle parti processuali e di altri
protagonisti del processo, primi fra tutti i testimoni; saranno gli argomenti trattati e studiati in
chiave costruttiva, al fine di fornire strumenti e modelli organizzativi già sperimentati o di
discuterne le possibili alternative.
Si approfondiranno le possibilità applicative di strumenti tecnologici (es. fonodettatura; utilizzo
della posta elettronica per ricevere files dalle parti e dai c.t.u. etc.) per l’accelerazione della
decisione e di programmi informatici di gestione dei ruoli e/o delle diverse attività processuali.
Ai fini di cui sopra, si curerà la distinzione tra i diversi ruoli del giudice civile, rivolgendo
particolare attenzione alle controversie in materia locatizia, all’emissione dei decreti ingiuntivi
(anche in forma telematica), alla conduzione dei procedimenti speciali (in particolare, il
procedimento cautelare ed il “nuovo” procedimento sommario di cognizione).
Obiettivi: Fornire concreti strumenti organizzativi per agevolare l’organizzazione del lavoro del
giudice civile, con gli adattamenti dettati dalle peculiarità dei diversi contenziosi e la rilevazione dei
modelli di gestione applicati e di quelli ancora sperimentabili ovvero esportabili da un settore
all’altro o da una realtà territoriale ad un’altra.
Struttura e metodologia: Con il contributo di esperti esterni, in particolare in tema di
organizzazione e metodologia del lavoro, saranno svolti in prevalenza gruppi di discussioneconfronto; le relazioni introduttive saranno limitate al corredo delle tecniche di organizzazione e
all’illustrazione del miglior uso degli strumenti tecnologici; i relatori ed i coordinatori dei gruppi
dovranno tenere conto delle diverse professionalità coinvolte nel processo e nel lavoro d’ufficio.
Destinatari: giudici civili di primo grado; 25% di giudici addetti (anche) alle controversie locatizie;
25% di giudici addetti (anche) all’emissione dei decreti ingiuntivi; una quota del 10% è riservata ai
magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 23 – 25 giugno 2010
Codice: 4815
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LE IMPUGNAZIONI CIVILI
Oggetto: Il corso mira ad offrire un quadro completo delle impugnazioni civili delle sentenze. Esso,
partendo dall’approntamento di un quadro del sistema delle impugnazioni civili, che tenga anche
conto delle eventuali indicazioni cogenti che possano derivare dalla nostra Costituzione o da fonti
sovranazionali, vuole poi approfondire le problematiche inerenti ai singoli mezzi d’impugnazione
previsti nel nostro codice di procedura civile, sia quelle ordinarie sia quelle straordinarie, sia quelle
spendibili dalle parti sia quelle spendibili da coloro che siano rimasti terzi rispetto al processo.
Particolare attenzione dovrà essere rivolta allo studio dell’oggetto dei vari rimedi e dei possibili
esiti, anche considerando i rapporti tra essi e il giudizio che ha messo capo al provvedimento poi
impugnato. Ed, ancora, particolare attenzione dovrà essere rivolta all’analisi dei rapporti tra i poteri
delle parti ed i poteri del giudice.
Obiettivi: Il corso mira a far emergere le potenzialità che ogni singolo mezzo d’impugnazione offre
al soccombente, ossia i limiti entro i quali egli può sperare in una modifica del giudizio. Esso vuole
anche mettere a fuoco gli spazi eventualmente concessi al giudice per imprimere d’ufficio
determinati impulsi nel giudizio d’impugnazione.
Struttura e metodologia: Relazioni frontali seguite da dibattito per la gran parte degli argomenti,
per i quali i profili sistematici e gli aspetti attinenti a questioni concrete sono il più delle volte
intimamente collegati. Possibili gruppi di lavoro per approfondire alcune problematiche concrete,
eventualmente anche guardando a quelle per le quali si registrano contrasti di giurisprudenza.
Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione. L’iniziativa è aperta alla
partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 5- 7 luglio 2010
Codice: 4816
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IL PUNTO SUL NUOVO PROCEDIMENTO FALLIMENTARE
Oggetto: a tre anni dalla riforma del procedimento fallimentare è censibile una copiosa
giurisprudenza che, tuttavia, non solo ha sancito i pochi punti fermi determinati dalle nuove regole,
ma ha anche, e soprattutto, evidenziato i numerosissimi punti critici, intorno ai quali si addensano
rilevanti incertezze applicative ponendosi ancora in viva discussione lo stesso ruolo del giudice in
rapporto al diverso ruolo oggi assegnato al curatore e al comitato dei creditori.
L’incontro si propone di esaminare tutte le principali fasi costitutive del procedimento, secondo
l’angolo visuale degli apporti richiesti, di volta in volta, ai diversi organi.
In questa prospettiva, sarà esaminata la questione, tutt’ora controversa (e sulla quale si è
pronunciata anche la Corte Costituzionale) della fallibilità: con particolare riguardo alla
distribuzione dell’onere probatorio sulla sussistenza dei presupposti per la dichiarazione di
fallimento; eguale attenzione sarà dedicata al procedimento dell’ istruttoria prefallimentare.
Anche il procedimento sulla verificazione dei crediti si avvantaggia, ma pure si complica, della
formazione progressiva di prassi giurisprudenziali non sempre conformi da ufficio ad ufficio, così
da rendere opportuna una attenta ricognizione critica.
L’attività di liquidazione è stata interessata da importantissime novità, riassumibili nelle
problematiche ricomprese nel nuovo istituto del programma di liquidazione ma in realtà attinenti
alle modalità di strutturazione delle esitazioni competitive e al controllo giurisdizionale sulle stesse.
Benché la nuova procedura fallimentare sia vistosamente orientata secondo la programmata
liquidazione, trovano egualmente spazio nella nuova disciplina alcune preoccupazioni sulla
salvaguardia dell’impresa e sulla conservazione dei livelli occupazionali; in che limiti e a quali
condizioni sarà oggetto di esame critico con particolare riguardo all’esercizio provvisorio e
all’affitto di azienda.
Le nuove regole sulla definizione della procedura fallimentare, e i connessi adempimenti del
curatore, costituiranno ulteriori profili di studio e di riflessione sui percorsi formativi della
giurisprudenza.
Obiettivi: approfondire le principali problematiche connesse al nuovo procedimento fallimentare.
Struttura e metodologia: attesa la novità legislativa che interessa gli argomenti trattati sono
previste relazioni frontali di inquadramento generale. I gruppi di lavoro consentiranno invece
approfondimenti sulla giurisprudenza in formazione.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito addetti alla materia societaria e concorsuale in
ambito civile. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e di notai, dottori e
ragionieri commercialisti.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 12 – 14 luglio 2010
Codice: 4818
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LA TUTELA DI NOMADI, MIGRANTI E RIFUGIATI
Oggetto: I “numeri” in continua crescita che ruotano attorno a fenomeni migratori nell’Unione
europea danno il senso dell’imponenza delle tematiche che riguardano i migranti e, all’interno di
tale macrocategoria, i migranti regolarizzati, gli irregolari, i richiedenti asilo, i nomadi ed i
rifugiati.
Aspetti drammatici assumono, poi, le vicende che riguardano i minori migranti –accompagnati,
accompagnati da genitori che non dichiarano la loro presenza in territorio italiano e non
accompagnati - ed il contenzioso relativo ai ricongiungimenti familiari di minori che non si trovano
ancora nel territorio italiano, spesso venendo all’attenzione del giudice, richiesto di adottare forme
di tutela dei minori(es.adozione) forme di “parentela” assai diverse da quelle disciplinate
dall’ordinamento interno (ad es., Kafala di diritto islamico) che trovano la loro disciplina giuridica
in fonti extrastatuali.
Sembra dunque opportuno dedicare uno spazio formativo all’analisi delle forme di tutela sostanziale
e processuale apprestate dall’ordinamento a tutti i soggetti coinvolti, anche soffermandosi sulle
misure di protezione attuate dal tribunale per i minorenni e dal giudice tutelare in favore dei minori
(nomadi e migranti), indirizzando l’analisi sul versante sostanziale e sugli strumenti normativi –
anche internazionali (Convenzione dell’Aja sulla protezione del fanciullo del 19 ottobre 1996,
firmata dall’Italia nell’aprile 2003 ma non ancora ratificata)e comunitari- apprestati
dall’ordinamento per regolamentare i fenomeni migratori nel pieno rispetto dei diritti fondamentali
dei migranti.
Nel campo processuale sarà approfondita la disciplina processuale dei diversi procedimenti che
riguardano la dichiarazione dello stato di rifugiato e di apolide e l’affidamento ex art.330 c.c., non
soltanto sul versante del rito previsto, ma anche su quello dell’onere della prova e del ruolo
officioso del giudice in ordine alle situazioni che si pongono a base delle richieste.
Obiettivi: L’iniziativa si propone di fornire un quadro riassuntivo della disciplina sostanziale e
processuale sul tema trattato, arricchita dalla diffusione di conoscenze in ordine alla giurisprudenza
nazionale, comunitaria e della CEDU in materia.
Struttura e metodologia: Le metodiche di apprendimento prevedono, accanto alle tradizionali
relazioni frontali la predisposizione di gruppi di studio rivolti non solo all’esame della
giurisprudenza nazionale e sovranazionale, ma anche alle prassi seguite nelle diverse sedi
giudiziarie.
Un’apposita sessione sarà dedicata a specifici laboratori che, mediante la partecipazione di giudici,
funzionari di polizia, personale addetto ai servizi sociali ed organizzazioni non governative
simuleranno le misure che, nel pieno rispetto dell’intero quadro normativo, l’ordinamento appresta
a presidio dei soggetti coinvolti.
Destinatari: magistrati di legittimità (nella misura del 10%) e di merito del settore civile; nonché
due giudici di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Milano, Napoli, e Roma; un giudice di pace
per ciascuno dei seguenti distretti: Catania, Lecce, Messina e Trento.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 27 – 29 settembre 2010
Codice: 4821
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I CD. PATRIMONI DI SCOPO: FONDO PATRIMONIALE, PATRIMONIO DESTINATO
A UNO SPECIFICO AFFARE E ‘TRUST’ TRA DIRITTO INTERNO E MODELLI
STRANIERI
Oggetto: il corso si propone di esaminare gli istituti predisposti dal nostro ordinamento per
garantire l’integrità di patrimoni destinati a soddisfare una molteplicità di esigenze ritenute
meritevoli di particolare tutela: esigenze ora riconducibili alla famiglia, ora a società per azioni, ora
– in particolare – a persone con disabilità e a pubbliche amministrazioni. Accanto alla figura del
fondo patrimoniale, prevista dagli artt. 167 ss. cod. civ., troviamo ora, in virtù della l. 23 febbraio
2006, n. 51, i “patrimoni destinati a uno specifico affare” (di cui agli artt. 2447 bis ss. cod. civ.),
nonché gli “atti di destinazione di interessi meritevoli di tutela riferibili a persone con disabilità, a
pubbliche amministrazioni, o ad altri enti o persone fisiche” (considerati all’art. 2645 ter cod. civ. ai
fini della trascrizione). Le lacune della nuova disciplina – mediante la quale, secondo alcuni, è stato
positivamente riconosciuto anche nel diritto italiano il ‘trust’ originatosi in seno al diritto
anglosassone –. sono tuttavia evidenti, tenuto conto che diverse questioni sostanziali rimangono
oggi irrisolte: ad esempio, spiccano quelle relative all’effetto segregativo nei confronti dei creditori
terzi, alla realità o meno del vincolo, alla sua riconducibilità o meno alla categoria delle
obbligazioni propter rem, alla natura dell’interesse protetto ovvero dell’affare da realizzare. Per tali
ragioni, sembra opportuno procedere a un inquadramento sistematico degli istituti poc’anzi
menzionati, anche alla luce dell’esperienza dottrinale e giurisprudenziale maturata con riferimento
al ‘trust’ negli ordinamenti di ‘common law’.
Obiettivi: approfondimento sistematico della materia anche alla luce delle prassi giurisprudenziali
in via di formazione.
Struttura e metodologia: relazioni frontali seguite da dibattito o con dibattito guidato.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, in equa ripartizione. L’iniziativa è aperta alla
partecipazione di avvocati del libero foro e notai.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 11 – 13 ottobre 2010
Codice: 4823
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LA NUOVA CATEGORIA DEL DANNO NON PATRIMONIALE
Oggetto: E’ opinione comune quella per la quale davvero poche volte, tra gli addetti ai lavori del
settore giuridico, una materia ha suscitato passioni ed interesse così come si è verificato nell’ultimo
decennio in tema di danno non patrimoniale. E mai forse in precedenza una sentenza delle Sezioni
Unite finalizzata a comporre un contrasto giurisprudenziale, era stata tanto attesa ed invocata prima,
nonché criticata od apprezzata poi, quale quella di Cass. Sez. n. 26972-5/2008 in tema di danno
esistenziale e più in generale di danno non patrimoniale, in un clima di aperta contrapposizione
culturale tra i cosiddetti “esistenzialisti” ed “antiesistenzialisti”.
Come noto, per comporre il contrasto giurisprudenziale, le Sezioni Unite hanno iniziato la propria
riflessione dall’approdo cui da qualche tempo l’intera giurisprudenza era già giunta, sancendo la
bipolarità del danno in patrimoniale ex art. 2043 c.c. e non patrimoniale ex art. 20059 c.c.
Successivamente, nella parte davvero innovativa della sentenza, hanno per un verso aderito alla tesi
della tipicità delle ipotesi in cui può essere rinvenuto un danno non patrimoniale risarcibile; per
altro verso, muovendo dall’unitarietà e non articolabilità in sottocategorie del danno non
patrimoniale, inteso come danno conseguenza in base alla nota distinzione di Corte Cost. n.
184/1986, hanno negato la configurabilità non solo di un’autonoma voce di danno esistenziale, ma
anche di quella del danno morale, in precedenza mai posta in discussione.
Ad un anno e mezzo dalla sentenza, appare indispensabile sia un ragionato confronto sullo stato
attuale della ricostruzione dogmatica e sistematica della categoria, anche con riferimenti
comparatistici rispetto ad alcuni ordinamenti europei, per verificare se vi è stato reale adeguamento,
da parte della giurisprudenza di merito e di legittimità, all’insegnamento delle Sezioni Unite; sia
soprattutto una riflessione per offrire una panoramica sulle tecniche di liquidazione e di
personalizzazione del danno. Una finestra sarà anche aperta sui profili processuali che interessano la
materia.
Obiettivi: La finalità dell’incontro è quella di esporre una rassegna completa dei profili sostanziali
connessi alla materia, attraverso l’approfondimento delle numerose tematiche sopra evidenziate.
Vi è poi l’obiettivo di aggiornamento e ricognizione analitica dei più recenti orientamenti sia
dottrinali sia giurisprudenziali, anche la fine di fornire all’operatore strumenti idonei a vagliare le
domande di tutela promosse dal cittadino.
Struttura e metodologia: va valorizzato il metodo teso a garantire il dibattito favorendo lo scambio
di esperienze.
Saranno ridotte al minimo indispensabile le classiche relazioni frontali, e verranno privilegiati sia
gruppi di studio per i temi in ordine ai quali si rinvengono posizioni contrastanti; sia brevi relazioni
con discussant per i temi che si prestano ad analisi critiche; sia tavole rotonde per materie che
possono coinvolgere diverse materie.
Si proporrà la trattazione di casi concreti per meglio affrontare le problematiche degli oneri di
deduzione, dei criteri di accertamento e soprattutto delle modalità di liquidazione del danno,
tematica che sarà oggetto di specifica esercitazione.
Una relazione di sintesi, nell’ultima giornata, dovrà farsi carico di riassumere i principali approdi
cui si è giunti nel corso dei lavori, preferibilmente affidando tale relazione ad una persona che abbia
partecipato all’intero corso.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione; una quota del 10% è riservata
ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché un giudice di pace per ciscuno dei
seguenti distretti: Palermo, Catanzaro, Perugia, Roma, Potenza, Salerno, due magistrati onorari di
Tribunale nel distretto di Roma ed uno per ciascuno dei seguenti distretti: Caltanissetta, Trento e
Trieste. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 18 – 20 ottobre 2010
Codice: 4825
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IL DIRITTO COMUNITARIO DEL LAVORO NELLA CONCRETA ESPERIENZA
DEI GIUDICI DI MERITO
(CORSO CONDIVISO CON LA FORMAZIONE DECENTRATA)
Oggetto: Nell’attuale momento storico il giudice è chiamato a conoscere e ad applicare un sistema
di fonti del diritto sempre più complesso per oggettiva proliferazione normativa e asistematicità.
La complessità è accresciuta dal costante raffronto che il giudice deve compiere tra la normativa
nazionale e le fonti comunitarie, segnatamente direttive, regolamenti e pronunce della CGCE.
L’ incidenza forte del diritto comunitario si manifesta nel settore del diritto del lavoro e della
previdenza, ove la delicatezza degli interessi in gioco, sia connessi a fondamentali diritti della
personalità che a diritti di tipo economico (il diritto alla salute, ad una occupazione stabile)
giustifica il ripetersi di interventi normativi in senso stretto e della giurisprudenza europea, tesi a
soddisfare l’esigenza di uniformità delle legislazioni tra gli stati membri dell’Unione, e
dell’interpretazioni
Diviene allora importante fornire a giudici di merito, che sono tenuti a conoscere e ad applicare le
norme comunitarie dotate di efficacia verticale e orizzontale (regolamenti) nonché quelle di
efficacia verticale (direttive) attraverso e con i lumi delle pronunce della CGCE, con valore
anch’esso normativo, un chiaro ordine di criteri per amministrare l’incidenza di tali fonti nel
processo.
In particolare occorre approfondire l’ambito e i limiti del potere di disapplicazione e dell’eccezione
di pregiudizialità comunitaria, anche nei rapporti logici tra i due istituti, nonché, in ulteriore
indagine, con lo strumento interno della eccezione di incostituzionalità
Dopo aver affrontato in termini generali tali istituzionali aspetti, che assumono un diretto rilievo in
relazione alla gestione del processo, nel corso dell’incontro si affronterà l’incidenza della
giurisprudenza europea nei maggiori e concreti casi di interesse strettamente lavoristico, con una
rassegna tesa a verificare con esempi concreti gli ambiti e i profili di utilizzo degli strumenti
comunitari sopra descritti in relazione ai più scottanti temi lavoristici di interesse comunitario.
Si affronteranno così, in tale prospettiva, le complesse tematiche del contratto a termine, dell’orario
di lavoro, della tutela antidiscriminatoria, del trasferimento d’azienda, degli sgravi conseguenti agli
aiuti di stato, etc.)
Obiettivi: approfondire le conoscenze tecniche degli strumenti di diritto comunitario
(disapplicazione e pregiudizialità comunitaria) in rapporto ai temi più delicati del diritto del lavoro
di interesse sovranazionale.
Struttura e metodologia: seguendo una formula già sperimentata con successo in analoghi
incontri, al fine di garantire nella misura maggiore possibile il confronto sugli orientamenti
giurisprudenziali e le prassi organizzative seguite nei vari uffici, il corso sarà strutturato con
relazioni schematiche che avranno il compito di individuare i punti problematici e di avviare la
discussione, che dovrà poi svolgersi in gruppi di lavoro, con esame di casi concreti e prospettazione
di problemi pratici in vere e proprie esercitazioni.
Seguirà il dibattito generale in seduta plenaria, aperto dal resoconto dei coordinatori su temi,
problemi e soluzioni emersi nella discussione dei gruppi.
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Destinatari: giudici di merito di primo e secondo grado che svolgono in via esclusiva o promiscua
le funzioni di giudice del lavoro; una quota del 15% è riservata ai magistrati ordinari nominati con
D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 25 – 27 ottobre 2010
Codice: 4827
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ACCERTAMENTO DEI DIRITTI ED ESECUZIONE FORZATA; QUESTIONI ATTUALI
IN MATERIA DI OPPOSIZIONE ALL’ESECUZIONE.
Oggetto: Il corso si propone di analizzare i rapporti tra il diritto sostanziale e l’esecuzione forzata,
sia in riferimento ai diritti di credito della cui attuazione si tratta sia in riferimento ai diritti per
mezzo dei quali l’esecuzione cerca la soddisfazione del credito. In tale ambito saranno esaminate le
varie categorie di titoli esecutivi in base allo schema dettato dall’art. 474 c.p.c. con particolare
attenzione ai recenti istituti di diritto comunitario (decreto ingiuntivo europeo, crediti non
contestati); inoltre si tenterà una lettura sistematica della nuova normativa in tema di esecuzione
degli obblighi di fare infungibili o di non fare (art. 614 bis c.p.c.) caratterizzata dalla previsione, nel
provvedimento giudiziale di condanna, di una misura coercitiva “deterrente”, nel caso
d’inadempimento e, quindi, a prescindere dal suo accertamento.
Tradizionalmente inoltre si ritiene che l’attività esecutiva proceda in base a regole del tutto
processuali a prescindere da ogni accertamento sui diritti coinvolti. Così, se essa serve ad attuare il
credito, tuttavia l’organo esecutivo non accerta il credito, accontentandosi del titolo esecutivo. E se
l’aggressione esecutiva non deve uscire dalla sfera giuridica del debitore, tuttavia nell’ambito di
essa non ci si interroga sull’appartenenza dei beni aggrediti al debitore stesso. Il corso deve
indagare queste relazioni tra piano processuale e piano sostanziale, saggiandone le caratteristiche ed
i limiti, coinvolgendo inevitabilmente anche l’analisi di quegli strumenti cognitivi che, ancorché
collegati al processo esecutivo, si pongono, però, al di fuori di esso: le opposizioni esecutive.
Fondamentale sarà, quindi, la ricerca dei limiti della c.d. cognizione degli organi esecutivi, sia in
riferimento a situazione giuridiche sostanziali sia in riferimento a situazioni giuridiche processuali
(come l’azione esecutiva o il diritto al concorso), alla luce anche dei problemi posti dalla riforma ex
lege 80/2005 e successive modificazioni nonché dalla recente modifica al codice di rito attuata con
l. 69/2009.
Obiettivi: Il corso mira ad indagare, in una prospettiva sistematica e concreta, le linee evolutive di
un sistema in costante fermento, cercando di mettere a fuoco le reali possibilità cognitive degli
organi dell’esecuzione forzata, nonché il concreto atteggiarsi degli incidenti cognitivi e dei giudizi
di merito sulle opposizioni.
Struttura e metodologia: Relazioni frontali seguite da dibattito per la maggior parte dei temi,
posto che quasi tutti gli argomenti necessitano di un previo inquadramento sistematico. Possibili
sessioni di gruppi di studio per approfondimenti su temi specifici tra magistrati ed eventualmente
avvocati ed anche ufficiali giudiziari. Possibile tavola rotonda finale per sintetizzare, anche in
chiave critica, le diverse problematiche in campo.
Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito in equa ripartizione; una quota del 10% è riservata
ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché due magistrati onorari di Tribunale per
il distretto di Napoli ed uno per ciascuno dei seguenti distretti: Ancona, Bologna, Brescia, Cagliari,
Catania, Salerno, Venezia. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro;
ufficiali giudiziari.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 8 – 10 novembre 2010
Codice: 4828
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IL GIUDIZIO DI APPELLO
(laboratorio)
Oggetto: Il corso, dopo un rapido inquadramento dell’appello nel sistema dei mezzi di
impugnazione, mira ad analizzare in modo approfondito soprattutto la disciplina del giudizio di
appello. Sarà in primo luogo messa a fuoco la normativa generale del giudizio di appello. Quindi,
partendo da questa, saranno ad essa raffrontate le discipline particolari in casi peculiari di appello.
Si pensi alla previsione dell’appellabilità dell’ordinanza pronunciata nell’ambito del nuovo
procedimento sommario di cognizione di cui agli introdotti articoli 702 bis e seg. c.p.c. o
all’appello nel processo del lavoro e nelle controversie cui si applicano le norme di questo.
Obiettivi: Il corso ha lo scopo di far emergere essenzialmente le problematiche procedimentali che
riguardano il giudizio di appello. Esso, quindi, partendo dall’archetipo generale, punta, per un
verso, a delineare le linee essenziali di quello e, per altro verso, ad individuare le differenze in
situazioni particolari o nell’ambito di riti diversi da quello ordinario. Esso mira inoltre a favorire il
confronto, con la partecipazione degli avvocati, sull’interpretazione delle norme processuali, sulle
loro modalità applicative, sulle linee evolutive della tutela a cognizione piena in un ordinamento
che per la prima volta conosce una tutela sommaria non cautelare generalizzata, sulla possibilità di
elaborare protocolli processuali e favorire la prevedibilità della decisione, sui modelli di
motivazione delle sentenze ed, in termini problematici, su possibili modelli di stesura degli atti di
parte.
Struttura e metodologia: Il corso si aprirà con una sessione introduttiva finalizzata ad individuare
le questioni meritevoli di approfondimento ed a spiegare i contenuti e le finalità di ciascuno dei
gruppi di lavoro nei quali verranno divisi i partecipanti. Le sessioni seguenti saranno condotte
secondo il metodo dei gruppi, che dovranno affrontare, con la guida di un coordinatore, una
“griglia” di questioni preventivamente elaborata; in aggiunta al coordinatore, ai lavori di gruppo
parteciperanno anche coloro che, scelti preferibilmente tra docenti universitari, saranno i relatori di
sintesi della/e sessione/i da svolgersi in sede plenaria.
Destinatari: magistrati addetti alle funzioni di consigliere di appello; avvocati del libero foro nella
misura del 20% senza onere di spesa per il Consiglio Superiore della Magistratura.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 22 – 24 novembre 2010
Codice: 4831
51
CORSI DI DIRITTO PENALE E PROCESSUALE PENALE
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FATTO ED IMPUTAZIONE: DALLE INDAGINI AL GIUDIZIO
Oggetto: Il corso si propone di analizzare le “vicende dell’imputazione” durante tutto il
procedimento ed il processo.
L’imputazione è infatti l’“epicentro” del processo e le sue modifiche, il controllo della
corrispondenza con il fatto da giudicare ed il rispetto del principio della correlazione tra accusa e
sentenza, sono alla base di molte questioni che impegnano nella quotidiana pratica giudiziaria sia in
sede di merito che di legittimità.
L’analisi prenderà l’avvio dallo studio delle imputazioni “fluide” in fase di indagine, attraverso
l’analisi delle relazioni tra qualificazione giuridica del fatto ed autorizzazione alle intercettazioni
(con riferimento specifico al successivo utilizzo dei risultati) e dalla riflessione sulle relazioni tra
imputazione “provvisoria” e qualifica dei dichiaranti. Saranno analizzati in tale ambito i poteri del
giudice della cautela e del riesame in ordine alla qualifica del fatto e tutte le questioni in tema di
controllo giudiziale sulla richiesta di archiviazione.
Sarà poi analizzata la fase dell’udienza preliminare alla luce delle sentenza delle Sezioni unite
penali n. 5307 del 20/12/2007, Battistella, che ha individuato nell’udienza preliminare una sorta di
stanza di compensazione” per la valutazione dell’adeguatezza dell’imputazione al fatto per cui si
procede, con tutti i riflessi che tale approdo ha in relazione al pregresso assetto (sezioni unite del
28/10/1998, Barbagallo) relativo alla legittimità di eventuali modifiche in fase dibattimentale.
Saranno poi analizzate tutte le possibili forme di regressione con attenta analisi dei parametri di
legittimità individuati dalla Suprema corte.
Particolare attenzione sarà dedicata alla riflessione sui poteri del pubblico ministero in caso di
regressione legittima del procedimento alla fase delle indagini preliminari.
Il principio di correlazione tra accusa e sentenza e le regressioni previste dall’art. 521 c.p.p saranno
infine analizzate con specifico riferimento ai doveri di controllo del giudice ed ai relativi obblighi
del pubblico ministero (con specifico riferimento alle diverse ipotesi previste dai commi 2 e 3
dell’art. 521 c.p.p).
Sempre in tema di valutazione della analisi dei confini di legittimità dei poteri di riqualificazione
giuridica del fatto da parte dell’organo giudicante saranno analizzati gli approdi della
giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo (caso Drassich contro Italia) e le risposte
fornite in tale materia dalla Corte di cassazione
Infine saranno analizzati le questioni rilevanti in fase esecutiva con particolare riferimento al tema
della abolitio criminis ed alla stabilità del giudicato.
Sarà infine fatto riferimento anche al principio del ne bis in idem, anche in prospettiva
sovranazionale
Obiettivi: Il corso si propone di affrontare in modo sistematico tutti i problemi processuali, che
emergono sia in fase di indagine che di giudizio, relativi alla corrispondenza tra il fatto ed
l’imputazione, attraverso l’analisi dei maggiori approdi della giurisprudenza di legittimità, oltre che
delle indicazioni provenienti dalla corte EDU.
Struttura e metodologia: alla relazione frontale saranno affiancati ampi momenti di dibattito.
Saranno analizzati casi pratici in gruppi di lavoro ristretti, al fine di favorire la massima interazione
dei partecipanti.
Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di legittimità e di merito in equa ripartizione.
Durata: 5 sessioni (due giorni e mezzo) 18 – 20 gennaio 2010
Codice: 4780
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LE RECENTI RIFORME DEL SISTEMA PENALE
(CORSO CONDIVISO CON LA FORMAZIONE DECENTRATA )
Oggetto: Nell’ultimo quinquennio il sistema penale, sia nel versante sostanziale che in quello
processuale, è stato profondamente inciso da riforme normative, parte delle quali attuate mediante
interventi occasionali, ma in altri casi espressive di un disegno più vasto.
La successione degli interventi legislativi si è intrecciata con l’intervento della Corte costituzionale.
Intervento dal quale è derivata in qualche caso una tendenziale rimozione delle leggi di riforma
(basti pensare alla disciplina delle impugnazioni), e con il quale, in molti altri casi, è stata avviata
una lettura costituzionalmente orientata delle nuove regole (ad esempio, in materia di recidiva o di
prescrizione), che ha ispirato la giurisprudenza ordinaria ed è stata, a sua volta, ispirata da questa.
L’importanza dei settori investiti dalle innovazioni, e la complessità del fenomeno (la quale, anche
per effetto della reiterazione di interventi sul medesimo oggetto, implica una estrema valorizzazione
delle regole sulla successione di leggi nel tempo), impongono una riflessione organica, che ambisca
ad un duplice risultato: focalizzare e sistemare, nei limiti del possibile, singoli gruppi di problemi
interpretativi, cogliendo un bisogno di discussione e di aggiornamento che appare intenso, e
particolarmente difficile da gestire a livello individuale; ricercare e, se del caso, ricostruire i criteri
di fondo dell’azione di riforma, per fornire strumenti generali di comprensione della politica
criminale in atto (strumenti che – è appena il caso di dirlo – si trasformano in strumenti ermeneutici
per le singole questioni interpretative).
Sul piano del diritto processuale le novità annunciate (che saranno probabilmente attuate all’epoca
in cui il corso sarà impostato nel dettaglio) sono anche più importanti di quelle già introdotte, che
pure non sono indifferenti. C’è da fare ad esempio il punto sulla legge 140 del 2003 (a proposito
della disciplina delle intercettazioni, già parzialmente travolta da una dichiarazione di illegittimità,
c’è un atteggiamento interlocutorio della Consulta) e sulla legge 46 del 2006 (sostanzialmente
annullata su entrambi i versanti: disciplina delle impugnazioni e disciplina dell’archiviazione). Vi
sono da studiare gli effetti di norme apparentemente settoriali, che però (a partire dal primo
pacchetto sicurezza della legislatura in atto) hanno investito profili fondanti della giurisdizione
penale (solo due esempi: eliminazione tranciante del cd. patteggiamento in appello e fissazione di
criteri di priorità nella trattazione dei processi). Ma sono in arrivo – come si accennava – novità
anche più rilevanti: è praticamente maturo il secondo pacchetto sicurezza, è avanzata la trattazione
alla Camera della riforma delle intercettazioni telefoniche, esiste un disegno governativo di riforma
organica della procedura penale. Si tratterà di cogliere linee di tendenza in un quadro che appare al
momento instabile, e per qualche verso almeno disorganico.
Quanto al piano sostanziale, le riforme più importanti (quelle recate dalla legge 251 del 2005 alla
disciplina della recidiva e della prescrizione) hanno sostanzialmente retto al vaglio di
costituzionalità della Consulta, e tuttavia, come si accennava, pongono forti problemi interpretativi,
che richiedono trattazioni mirate ed organiche. Qui le linee di sviluppo sembrano più nitide, e
secondo molti commentatori esprimono un’evoluzione del diritto penale, spostando l’attenzione dal
fatto all’autore, in problematica coerenza con i principi costituzionali. Al ruolo assunto dalla
recidiva si coniuga ad esempio l’individuazione del clandestino come soggetto qualificato del
fenomeno criminale (si pensi all’aggravante comune ed all’imminente introduzione del cd. reato di
clandestinità). Tutto ciò nel contesto di una forte riduzione della discrezionalità giudiziale (computo
delle circostanze, ecc.), cui pure la legislazione degli anni ’70 aveva assegnato il compito di
adeguare il sistema delle sanzioni alla nuova gerarchia costituzionale dei valori investiti dalla
giurisdizione penale.
Si tratta di un fenomeno in velocissima evoluzione, con enormi ricadute culturali, ed al tempo
stesso gravido di implicazioni operative.
La proposta formativa deve dunque assumere grande consistenza qualitativa e quantitativa,
pensando per il centro ad incontri con numerose sessioni, con un programma relativamente
flessibile, tale da consentire un aggiornamento in tempo reale.
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Metodologie: L’idea del corso è quella di attuare una condivisione con la formazione decentrata,
strutturata attraverso la definizione di due iniziative a livello centrale, programmate all’inizio e alla
fine del 2010, e la predisposizione di un modulo più agile destinato alle iniziative decentrate.
La definizione nel dettaglio del primo corso, da programmare per il mese di gennaio, dovrebbe
essere seguita dalla previsione in sede decentrata di giornate di confronto sui medesimi temi
(magari individuando un’intera giornata formativa), con l’indicazione di relatori già sperimentati
nel corso centrale. All’esito delle iniziative decentrate (che naturalmente potranno essere
organizzate in assoluta autonomia, assumendo la proposta del comitato scientifico la funzione di
mera sollecitazione e di disponibilità di competenze), alla fine del 2010 potrà essere replicato il
corso, prevedendo la partecipazione di 10/15 formatori decentrati che potranno riportare nel
confronto il dibattito e le conclusioni cui si è giunti negli incontri decentrati.
Destinatari: magistrati di legittimità e merito, giudicanti e requirenti in equa ripartizione. Quota
riservata del 15% ai magistrati di prima nomina destinati alle funzioni penali (D.M. 6.12.2007),
nonché un giudice di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Ancona, Bari, Cagliari, Caltanissetta,
ed un vice procuratore onorario per ciascuno dei seguenti distretti: Campobasso, Catania, Firenze e
Catanzaro. Sarà riservata una quota del 10% ai magistrati che esercitano funzioni minorili.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Codice: 4782
Durata: 25 – 27 gennaio 2010. Previste due edizioni del corso, la prima nel mese di gennaio di
5 sessioni e la seconda sempre di 5 sessioni nel mese di dicembre. Si precisa che la
partecipazione al primo corso preclude la possibilità di partecipare al secondo corso.
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L’USO DELLE MISURE PATRIMONIALI CONTRO LE ORGANIZZAZIONI
CRIMINALI: STRUMENTI INVESTIGATIVI E PROCESSUALI. IL COORDINAMENTO
TRA IL PROCESSO PENALE E DI PREVENZIONE E LA PROSPETTIVA DI UN
“GIUSTO PROCESSO AL PATRIMONIO”
Oggetto: L’individuazione, il sequestro e la confisca dei patrimoni di origine illecita è uno
strumento fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata e del terrorismo. Infatti, l’obiettivo
dal punto di vista sanzionatorio è il recupero dei profitti illeciti; dal punto di vista della politica
criminale è quello di scoraggiare il crimine colpendo i proventi dei reati; dal punto di vista della
prevenzione è quello di colpire il potere economico delle organizzazioni criminali e di garantire il
corretto funzionamento del libero mercato.
Il potere economico delle organizzazioni terroristiche e criminali ed il concreto pericolo
d’infiltrazione nell’economia lecita impone efficaci strumenti di contrasto: non è sufficiente
l’individuazione e la confisca del profitto del singolo reato, ma è necessario intervenire sui centri di
accumulazione della ricchezza illecita e di reinvestimento dei proventi illeciti, come pure
sull’utilizzazione illecita della ricchezza controllata da tali organizzazioni.
A tal fine, i più moderni sistemi penali affiancano alla confisca «classica», nuovi tipi di confisca,
che non restano limitati al profitto ottenuto in virtù del singolo reato, si ricollegano a forme
sintomatiche di pericolosità, ed intervengono su centri di ricchezza che, per la loro origine o
destinazione sospetta, legittimano forme penetranti di controllo, semplificazioni probatorie ed
inversione dell’onere della prova.
In tale quadro, per la specificità della realtà criminale nazionale, l’esperienza operativa e normativa
italiana può essere considerata all’avanguardia, tenuto conto della prova positiva data
dall’applicazione dello strumento delle misure di prevenzione e dell’adeguamento dei tradizionali
strumenti di confisca penale alla necessità di rintracciare, congelare e neutralizzare le ricchezze
delle organizzazioni criminali.
Tuttavia, emergono delicati problemi di carattere operativo ed interpretativo, connessi alla necessità
di trovare un razionale coordinamento tra le indagini di prevenzione e le indagini penali classiche:
sia al fine di evitare le possibili duplicazioni di procedimenti, sia al fine di non appesantire il
processo penale, tipicamente finalizzato all’affermazione della responsabilità personale, con i
complessi accertamenti tipicamente connessi alle indagini patrimoniali.
Sotto altro profilo, meritano pure adeguato approfondimento gli aspetti di criticità connessi alla
necessità di gestire adeguatamente rilevanti patrimoni in sequestro, spesso organizzati in attività
imprenditoriali.
L’incontro di studio mira ad affrontare tali in una prospettiva che vuole essere tendenzialmente
costruttiva, allo scopo di verificare possibili soluzioni pratiche finalizzate sia all’ottimizzazione del
processo di prevenzione, che al suo coordinamento con il processo penale.
Oggetto di approfondimento saranno, infine, le delicate questioni poste dalla prospettiva
dell’introduzione di un processo autonomo al patrimonio di sospetta origine illecita, introdotto in
forma embrionale dalla recente novella legislativa in materia di sicurezza pubblica (c.d. pacchetto
sicurezza), che ha apportato significative modifiche al procedimento di prevenzione.
Obiettivi: Il rilevamento di tutti gli istituti giuridici che consentono l’aggressione dei patrimoni
illeciti come forma privilegiata di contrasto alla criminalità organizzata e l’individuazione di prassi
virtuose di coordinamento tra processo penale e misure e di prevenzione. La verifica della
praticabilità della strada di un processo autonomo al patrimonio.
Struttura e metodologia: Il corso si propone una ricostruzione sistematica degli strumenti
investigativi e processuali che riguardano la materia del sequestro e della confisca, senza tralasciare
la prospettiva della cooperazione internazionale.
Verrà anche verificata la compatibilità di tali strumenti, con la struttura del giusto processo, nonché
con le garanzie fondamentali emergenti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Tali problematiche verranno sviluppate sia attraverso relazioni frontali, che attraverso la tecnica del
laboratorio, ove verrà privilegiata la trattazioni di casi pratici.
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Ci si avvarrà dell’apporto di giuristi, economisti, magistrati, investigatori specializzati ed
amministratori giudiziari.
Destinatari: magistrati di legittimità e merito, giudicanti e requirenti in equa ripartizione.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 27 – 29 gennaio 2010
Codice: 4784
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LE NOVITÀ DELLA LEGISLAZIONE PENALE IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE
CORSO INTEGRATO TRADIZIONALE E E-LEARNING
Oggetto: Il corso intende proporre una riflessione sulle principali questioni interpretative postesi,
sia sul versante processuale che sostanziale, dopo le recenti modiche apportate sia al d.lgs. 286/98
che al codice penale e di rito in materia di immigrazione.
Nuovo reato di immigrazione irregolare e correlate modifiche alle norme processuali penali del rito
davanti al giudice di pace; nuova disciplina dell’aggravante comune prevista dall’art. 61, comma 11
n. 11 bis c.p.; modifiche ai reati in materia di favoreggiamento all’ingresso e alla permanenza
illegale; nuovo regime del reato di inosservanza dell’ordine del questore: sono alcuni degli ambiti
entro i quali il corso intende articolare l’analisi giuridica, nel tentativo di delineare i principali filoni
interpretativi.
In occasione del lavoro nei gruppi verranno inoltre selezionate, con il fattivo contributo dei
partecipanti, alcune tra le principali problematiche applicative in materia, che verranno poi
sviluppate in una seconda fase del corso, articolata con modalità e-learning, cui prenderanno parte
una quota dei partecipanti alla prima fase.
Obiettivi: analisi della legislazione e delle sottese opzioni di politica criminale alla luce della
concreta esperienza giurisprudenziale; approfondimento, in specie attraverso il confronto sulle
prassi, sulle principali problematiche interpretative sia sul versante processuale che sostanziale,
nonché delle eventuali opzioni organizzative adottate nei vari uffici per gestire i procedimenti in
materia di immigrazione.
Struttura e metodologia: il corso si strutturerà in due fasi. La prima seguirà una metodologia
tradizionale, che privilegerà i momenti di approfondimento seminariale e il ricorso alla metodologia
del dibattito guidato, ricorrendo alla relazione frontale unicamente con riferimento ai temi oggetto
di recenti innovazioni legislative e alle questioni che attengono alla definizione dello statuto
costituzionale e internazionale dello straniero.
Nella seconda fase, che si svilupperà secondo la metodologia e-learning, i partecipanti – che
verranno scelti, nella misura di 30 unità, tra coloro i quali hanno preso parte alla prima fase del
corso – avranno modo di approfondire una serie di profili tematici, in materia di provvedimenti
espulsivi e di reati collegati all’espulsione ovvero negli altri ambiti che saranno stati selezionati
dagli stessi partecipanti, in occasione del primo modulo, in ragione della loro rilevanza sotto il
profilo applicativo. Le varie questioni oggetto della riflessione comune verranno ripartite in due
aree tematiche (ad ognuna delle quali corrisponderà una scheda inviata a tutti i partecipanti) con
l’individuazione di un coordinatore per ciascuna di esse, scelto tra gli ammessi al corso o tra i
componenti del comitato scientifico.
Successivamente all’inserimento di ciascuna scheda (che si prefigge essenzialmente di riepilogare
l’argomento sollecitando il confronto su punti problematici) i partecipanti al corso potranno
interloquire sui temi ricompresi nel testo in un “forum” di discussione. Concluso il confronto sulla
singola scheda, eventualmente arricchito da un dibattito su temi operativamente contigui, sarà
messa in rete la seconda scheda, cui seguirà un nuovo confronto di opinioni.
Naturalmente è prevista ed anzi auspicata la possibilità di trasmettere in allegato al messaggio il
testo di provvedimenti giudiziari, nel tradizionale formato word. A conclusione e quale consuntivo
della seconda fase del corso, è previsto un incontro finale dei partecipanti a Roma, per una
riflessione finale, dialettica, in cui verranno verificate le opportunità offerte dal corso, sia sul piano
dei contenuti che su quello del metodo formativo, sia i profili deboli, in un’ottica di autentica analisi
del lavoro svolto e di ricognizione delle “criticità” e delle “prassi virtuose”, nella continua tensione
verso una formazione professionale dei magistrati che sia confronto costante ed apertura al dialogo.
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Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, giudicanti e requirenti (anche di sorveglianza, con
riserva di partecipazione pari ad almeno il 20%), una quota del 10% è riservata ai magistrati
ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché due giudici di pace per ciascuno dei seguenti distretti
Milano, Napoli, Roma ed uno per ciascuno dei seguenti distretti Bologna, Torino e Venezia. Il
corso è altresì aperto alla partecipazione degli avvocati del libero foro.
Durata: Corso bifasico - 3 sessioni per la fase tradizionale fissata per il 4 e 5 febbraio 2010;
2 sessioni per la seconda fase dell’11 novembre 2010 (cod. 4829) in chiusura del forum
telematico cui parteciperanno 30 magistrati e tre giudici di pace, come indicato alla voce struttura e
metodologia.
Codice: 4786
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I POTERI D’INTERVENTO E CONTROLLO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI
PRELIMINARI
Oggetto: Il presente corso esaminerà, sulla scorta della copiosa giurisprudenza sviluppatasi in
argomento, tutte le questioni afferenti ai momenti d’intervento del giudice per le indagini
preliminari (nella sua doppia veste di gip e gup) sia sull’attività d’indagine sia sulla “piattaforma
probatoria” posta a base della richiesta di giudizio avanzata dal pubblico ministero.
In particolare si esamineranno, in chiave problematica, le questioni relative all’ambito ed ai limiti
dei poteri di controllo sulle richieste del pubblico ministero che si pongono a valle della
determinazione in ordine all’esercizio dell’azione penale (richiesta di proroga delle indagini
preliminari, richiesta d’intercettazione delle comunicazioni, richiesta d’incidente probatorio)
Due specifiche sessioni riguarderanno, rispettivamente, i poteri di controllo e d’intervento sulla
richiesta di archiviazione e sulla richiesta di rinvio a giudizio, in entrambi i casi anche con un
richiamo alle questioni afferenti alla qualificazione giuridica del fatto.
Obiettivi: il corso si propone di attivare un confronto tra i partecipanti sulle soluzioni
giurisprudenziali adottate dai vari uffici giudiziari sulle questioni esposte in oggetto, con la finalità
ulteriore di rendere ancor più evidente la funzione fondamentale che il confronto dialogico tra
giudice e parti esercita ai fini della piena attuazione del principio costituzionale dell’obbligatorietà
dell’azione penale.
Struttura e metodologia: alle relazioni frontali si alterneranno momenti di discussione su casi
pratici tratti dalla esperienza giudiziaria per attivare su di essi il confronto tra i partecipanti.
Destinatari: 40% giudici per le indagini preliminari (gip e gup), 30% magistrati requirenti di primo
grado, 20% magistrati giudicanti e requirenti di legittimità, 10% riservata ai magistrati che svolgono
funzioni minorili.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e dei magistrati militari.
Durata: 2 giorni e mezzo (cinque sessioni) 8 – 10 febbraio 2010
Codice: 4787
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L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO DEL MAGISTRATO PENALE
Oggetto: Il corso si propone di affrontare il tema dell’organizzazione del lavoro sotto un duplice
profilo: da un lato si analizzeranno le soluzioni possibili per la migliore gestione degli affari
studiando sia i modelli di assegnazione tabellare che le possibili forme di collegamento tra uffici
requirenti e giudicanti e, dall’altro si presterà attenzione all’organizzazione del carico di lavoro del
singolo magistrato, con particolare riferimento all’ottimizzazione della gestione del ruolo attraverso
l’utilizzo degli strumenti informatici.
Per quanto riguarda l’organizzazione degli uffici ci si soffermerà, per quanto riguarda le Procure,
sul delicato tema dei “criteri di priorità” e sulle prassi migliori di gestione degli “affari semplici”,
attraverso la costituzione di uffici dedicati al loro rapido ed efficace smaltimento, oltre che sul
problema del coordinamento tra Procure distrettuali e circondariali quanto ai reati di criminalità
organizzata, tratta delle persone etc.
Sempre in tema di organizzazione degli uffici, saranno affrontate le possibili modalità di raccordi
tra procure e sezioni gip\gup. Saranno in tale ambito affrontate anche alcune questione in materia
di assegnazione tabellare degli affari, mettendo a confronto le prassi emergenti nei diversi uffici.
L’analisi proseguirà anche mettendo in evidenza i profili di collegamento con le sezioni del
Tribunale, con specifico riferimento all’obiettivo di far seguire i processi rilevanti dal pubblico
ministero che li ha istruiti nel corso della loro intera trattazione. Anche il collegamento con la Corte
d’appello sarà oggetto di specifica riflessione, nell’ottica di verificare le prassi migliori percorribili
per sviluppare il processo, in tutto il suo percorso in tempi ragionevoli.
Il secondo momento di approfondimento riguarderà invece la riflessione sull’ organizzazione del
carico di lavoro del singolo magistrato attraverso la corretta gestione dei tempi e delle risorse
disponibili e lo sviluppo delle capacità di organizzazione del carico ordinario in modo compatibile
con la riserva di adeguati tempi di riflessione ai procedimenti particolarmente complessi.
In tale ambito saranno analizzate le possibilità di archiviazione informatica al fine specifico di
individuare metodi di lavoro che consentano di ottimizzare i tempi di elaborazione dei
provvedimenti con la riduzione dei tempi dedicati alla stesura di parti compilative.
Le potenzialità derivanti dall’utilizzo delle risorse informatiche saranno analizzate anche con
riferimento alla possibilità di creare “archivi comuni” accessibili a tutti i magistrati che lavorano nel
settore penale. Analoga riflessione sarà condotta sulla nascente prassi di creazione del “fascicolo
informatico”.
Verranno inoltre trattate – nell’ottica del miglioramento dell’organizzazione esistente – le questioni
relative al rapporto con gli avvocati e le prassi di scelta dei consulenti, essendo evidente che il
funzionamento della giurisdizione penale è anche affidato al coretto rapporto tra magistrati e figure
professionali esterne alla magistratura che hanno un ruolo fondamentale nel processo.
Sotto questo profilo particolare attenzione sarà riservata ai rapporti con l’avvocatura, analizzando
quelle esperienze, assai diffuse nel territorio, che hanno portato alla predisposizione di protocolli
d’udienza; insieme di regole condivise, che adottano una sorta di fair-play processuale tra giudice e
tutte le parti del processo (imputato, difensori, testimoni), al di là del mero rispetto delle regole
processuali e deontologiche. Ugualmente centrale appare, e come tale meritevole di
approfondimento, il rapporto con il personale amministrativo, anche alla luce del decreto legislativo
n. 240/2006. Attenzione sarà inoltre dedicato al rapporto degli uffici con il “pubblico”, ovvero
l’utenza generalmente intesa, nel tentativo di individuare forme di interlocuzione ottimali
(segreterie centralizzate, sportelli dedicati a singoli affari, etc).
Infine, nella consapevolezza che il problema dell’efficienza della giustizia ha una dimensione
europea, tanto che nell’ambito del Consiglio d’Europa è stata ad hoc istituita la Commissione
europea per l’efficienza della giustizia (CEPEJ), saranno esaminate l’analisi e le conclusioni cui è
giunta la Commissione, per capire come funziona la giustizia in Europa e quali soluzioni
organizzative possano essere recepite nel nostro sistema.
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Obiettivi: Il corso si propone di effettuare una analisi critica delle prassi esistenti in materia di
organizzazione degli uffici nell’ambito della giurisdizione penale al fine di evidenziare le migliori
formule organizzative, anche con riferimento alle dimensioni dei Tribunali
In particolare, lo scopo dell'incontro è quello di individuare formule organizzative che consentano
di far funzionare il processo "a legislazione esistente", nella consapevolezza che il problema non è
solo quello della “quantità”, ma anche quello dell' “organizzazione” delle risorse esistenti. In
questa ottica, individuando anche nel settore penale le prassi virtuose realizzate in qualche ufficio,
si vuole: monitorare le criticità, individuare quali e dove siano i tempi morti del processo, cosa non
funzioni nelle notifiche e nella preparazione del fascicolo, quali adempimenti vengano
continuamente ripetuti dalle varie cancellerie con spreco di lavoro e di energie, come avvalersi
dell’informatica per la gestione efficiente del processo.
Struttura e metodologia: Il corso prevede un continuo confronto tra i magistrati, finalizzato
all’individuazione dei profili di criticità che dilatano i tempi dell’udienza e del processo, ed ad
avere cognizione delle soluzioni organizzative e interpretative adottate nei diversi uffici giudiziari.
Dopo le relazioni frontali ampio spazio sarà pertanto riservato al dibattito e saranno previsti diversi
gruppi di lavoro. Sarà prevista la presenza di esperti in organizzazione ed in informatica
giudiziaria.
Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di primo e di secondo grado, nonché una quota del
10% riservata ai magistrati ordinati nominati con D.M. del 6.12.2007. L’iniziativa è aperta agli
avvocati del libero foro
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 22 – 24 febbraio 2010
Codice: 4791
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GIUSTIZIA RIPARATIVA E PROCESSO PENALE: ESPERIENZE APPLICATIVE
NAZIONALI ED INTERNAZIONALI. LE PROSPETTIVE DELLA MEDIAZIONE
PENALE NELL’ORDINAMENTO ITALIANO
Oggetto: Il corso si propone un ulteriore approfondimento dei temi sviluppati in occasione di
analogo incontro di studio inserito nella programmazione del 2009.
In quella occasione si è partiti da una riflessione preliminare sulla funzione della pena e sulla sua
efficacia, cogliendo i limiti operativi e teorici mostrati dal classico modello retributivo di fronte alla
complessità dei fenomeni criminali ed alla necessità di fornire adeguate risposte e mezzi di
riparazione alle vittime dei reati.
In particolare, l’esigenza di adoperarsi per la ricomposizione del conflitto determinato dalla
condotta illecita e per il rafforzamento del senso di sicurezza collettivo ha trovato risposte
significative nella giustizia riparativa, che può essere definita come una forma di reazione al reato
che coinvolge il reo e - direttamente o indirettamente - la comunità e/o la vittima, nella ricerca di
possibili soluzioni agli effetti dell’illecito e nell’impegno fattivo per la riparazione delle sue
conseguenze.
La pratica di giustizia riparativa più diffusa a livello internazionale risulta la mediazione penale,
tanto che la stessa è oggetto di importanti documenti internazionali, tra cui la Raccomandazione
19(99) del Consiglio d’Europa, che la definisce come un "procedimento che permette alla vittima e
al reo di partecipare attivamente, se vi consentono liberamente, alla soluzione delle difficoltà
derivanti dal reato con l’aiuto di un terzo indipendente (mediatore)".
Peraltro, si tratta di un paradigma riconoscibile non soltanto nelle pratiche di giustizia riparativa,
conciliativa o alternativa, ormai diffuse in molti paesi per il trattamento di crimini minorili o di
scarsa gravità, ma anche in numerosi casi di soluzioni politiche e/o giudiziarie di vicende storicopolitiche caratterizzate dalla commissione di crimini ed atrocità di massa, causa non solo di
un’offesa per le singole vittime dei fatti criminosi, ma anche di traumi laceranti per le comunità
nazionali coinvolte.
Occorre pertanto riflettere sulle enormi potenzialità del modello culturale di giustizia riparativa e
sulle prospettive di concreta attuazione nell’ordinamento italiano, verificando le aree di possibile
applicazione dei suoi principi fondamentali: centralità dei bisogni della vittima del crimine, presa di
consapevolezza da parte dell’autore del danno arrecato alla vittima ed alla comunità, confronto e
mediazione vittima/autore (ed in certi casi, comunità), attuazione di processi concreti di riparazione
sia verso la vittima, che verso la comunità.
In tal senso, la prospettiva dell’incontro di studio è quella di interrogarsi sulle opportunità offerte
dallo schema della mediazione non solo per i reati dei minori o per quelli di scarso impatto sociale,
ma anche per alcune categorie di crimini, le cui caratteristiche pongono in primo piano sia le
esigenze riparative della vittima, sia la necessità di recuperare la lesione subita dal corpo sociale
Sotto il primo profilo si pensi a reati in cui la vittima sente la profonda esigenza di essere
riconosciuta come tale, oltre che di serie pratiche riparative che non si limitino ad un mero
risarcimento economico (si pensi ad alcune categorie di reati contro la persona, ai reati a sfondo
sessuale, a particolari forme di reati colposi).
Sotto il secondo profilo si pensi a fatti illeciti con un forte impatto sociale, come taluni gravi reati
contro la p.a. o a seri crimini di natura economica (ad esempio, quelli che di recente hanno colpito
un gran numero di risparmiatori o di lavoratori e che hanno avuto ripercussioni sull’intera
collettività) o, ancora, ai delitti di natura colposa commessi nell’attività d’impresa o con serie
ricadute nei confronti della persona (ad esempio quelli riguardanti l’attività medica o l’infortunistica
stradale).
Dunque, sarà oggetto di verifica la possibilità di ricorrere a tali strumenti anche nell’ambito del
processo penale ordinario.
I temi proposti toccano soltanto alcuni dei punti nevralgici del delicato rapporto tra domanda di
giustizia e funzione del diritto penale, tuttavia possono essere considerati una strada percorribile per
giungere ad un adattamento dello strumento penale alle effettive esigenze dell’intera collettività.
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Obiettivo: Dare ai partecipanti gli strumenti culturali per comprendere i principi fondamentali della
giustizia riparativa e per conoscere le principali applicazioni di tale modello a livello internazionale.
Inoltre, dopo aver offerto un quadro della normativa vigente in materia di mediazione penale, sia a
livello europeo che a livello nazionale, si stimolerà il dibattito sull’applicabilità di tale modello, non
soltanto alla giustizia penale minorile ed alla “nicchia” della competenza del giudice di pace, ma
anche alla struttura del processo penale ordinario, tenendo conto anche delle indicazioni e degli
obblighi emergenti dalle fonti normative internazionali e sopranazionali.
Metodologia e struttura: si seguirà il modello classico della relazione frontale, cui farà seguito un
ampio spazio per il dibattito. Si individueranno dei temi specifici su cui tenere dei laboratori
condotti da magistrati ed operatori sociali esperti del settore. Si procederà alla pratica della
mediazione simulata al fine di offrire ai partecipanti un esempio concreto delle potenzialità della
mediazione e delle sue possibilità applicative.
Destinatari: magistrati giudicanti (60%) e requirenti (20%) di legittimità e merito.
Sarà riservata una quota del 20% ai magistrati che esercitano funzioni minorili, nonché un giudice
di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Campobasso, Catanzaro, Firenze, Genova, Lecce,
Palermo, Potenza Salerno e Trento. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero
foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 1 – 3 marzo 2010
Codice: 4792
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PROVA DICHIARATIVA:
MECCANISMI DEL RICORDO, TECNICHE DI ESCUSSIONE E CRITERI DI
VALUTAZIONE
Oggetto: il corso si propone di affrontare tutti i problemi connessi alla formazione della prova
dichiarativa. La crescente attenzione per la tutela della riservatezza come limite alla attività di
captazione delle conversazioni telefoniche, che ragionevolmente condurrà ad una contrazione
dell’ambito di operatività dello strumento investigativo delle intercettazioni, impone di “rivalutare”
la prova dichiarativa, che merita una attenta rivisitazione, sia per quanto riguarda le tecniche di
raccolta e di documentazione, sia per quanto riguarda i criteri di valutazione.
La riflessione si soffermerà non solo sulle note categorie di dichiaranti con l’esame dei limiti posti
dalla legislazione alla utilizzabilità delle relative dichiarazioni, ma anche sulla analisi delle
peculiarità di particolari dichiaranti, come le vittime vulnerabili, i minori, i collaboratori di
giustizia.
La prospettiva di analisi sarà quella dello studio dei meccanismi di rielaborazione del ricordo che
caratterizzano la testimonianza giudiziale (diversi in relazione al legame tra il soggetto che dichiara
e l’evento che si intende accertare) con l’obiettivo di individuare le migliori tecniche di escussione
sia in fase investigativa che giudiziale.
Particolare attenzione sarà dedicata alla raccolta della testimonianza “debole” attraverso lo studio
degli effetti del trauma sulle dichiarazioni sia rese in fase “acuta”, che a distanza di qualche tempo
dall’evento. Sempre in materia di raccolta di dichiarazioni rese da vittime vulnerabili sarà
approfondito il tema della “progressione dichiarativa” e saranno analizzati gli approdi della Corte
di cassazione e della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia.
Analogo momento di riflessione sarà dedicato allo studio delle modalità di raccolta ed analisi delle
dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, anche in questo caso facendo costante riferimento alle
indicazioni provenienti dalla Corte di legittimità.
Non sarà tralasciato il rilevante tema delle dichiarazioni “de relato” e l’analisi dei limiti di
utilizzabilità delle dichiarazioni degli ufficiali di Pg.
Uno spazio apposito sarà dedicato allo studio delle tecniche di escussione, che saranno analizzate
non solo con riferimento ai parametri codicistici di legittimità, ma anche con riguardo alla
configurazione del dichiarante da escutere (vittima, soggetto cointeressato, collaboratore di
giustizia).
Da ultimo si procederà ad una valutazione delle prassi migliori in tema di documentazione delle
dichiarazioni predibattimentali, con particolare riguardo alla opportunità di rendere massimamente
“fruibile” l’attività di raccolta delle dichiarazioni in fase d’indagine.
Obiettivi: il corso si propone di approfondire tutti gli aspetti rilevanti in materia di formazione
della prova dichiarativa, partendo dallo studio scientifico dei meccanismi del ricordo e degli
effetti del trauma sulle dichiarazioni, passando attraverso l’analisi delle tecniche di escussione, sia
unilaterale che in contraddittorio, ripercorrendo i maggiori approdi della Corte di cassazione in
materia di utilizzabilità e valutazione di attendibilità: con l’obiettivo di individuare le best practises
in tema di raccolta (sia unilaterale che in contraddittorio) delle dichiarazioni, oltre che di corretta
documentazione delle stesse.
Metodo: alla relazione frontale saranno affiancati ampi momenti di dibattito; le tecniche di
escussione saranno studiate con l’ausilio di simulazioni e di filmati. Saranno analizzati casi pratici
in gruppi di lavoro ristretti, al fine di favorire la massima interazione dei partecipanti.
Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di legittimità e di merito in equa ripartizione.
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E’ prevista una quota del 10% per i magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché un
giudice di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Messina, Perugia, L’Aquila, Reggio Calabria,
Trieste ed un vice procuratore onorario per ciascuno dei seguenti distretti: Ancona, Bari, Bologna,
Brescia, Cagliari e Caltanissetta.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione dei magistrati militari e di avvocati del libero foro
Durata: 5 sessioni (due giorni e mezzo). 8 – 10 marzo 2010
Codice: 4794
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LABORATORIO DI AUTOFORMAZIONE PER MAGISTRATI DI SORVEGLIANZA E
ALTRI MAGISTRATI ADDETTI ALLE FUNZIONI PENALI
Oggetto: l’iniziativa intende riproporre un’importante e proficua esperienza formativa sperimentata
dal Consiglio Superiore della Magistratura nel corso del triennio 2000-2002 e che quest’anno
appare opportuno ripresentare anche in considerazione dell’ampio rinnovamento che ha interessato i
ruoli della magistratura di sorveglianza: circostanza che quindi rende opportuna una nuova
occasione di interlocuzione innanzitutto tra gli attori di questo fondamentale segmento della
giurisdizione; ma anche tra costoro e quanti a vario titolo concorrono all’applicazione e
all’esecuzione della pena.
Il laboratorio di autoformazione sulla pena vuole rispondere a due obiettivi formativi fondamentali.
In primo luogo, valorizzando l’esperienza concreta dei partecipanti (scelti tra magistrati giudicanti e
requirenti con competenze nella fase dell’esecuzione penale, ma anche esperti dei tribunali di
sorveglianza), esso intende stimolare una riflessione critica sulla dimensione quotidiana del lavoro
proprio di ciascuna funzione, insidiato da routine operative che rischiano di appiattirne l’esercizio in
una prospettiva autoreferenziale. Per questa ragione, si vuole senz’altro favorire, in ciascuno dei
partecipanti, un’attenzione consapevole al “punto di vista” delle altre figure processuali, superando
una visione compartimentata della giurisdizione penale e nell’ottica di una comune cultura della
pena, nella quale trovino armonica composizione l’istanza retributiva e generalpreventiva con
quella della rieducazione e del reinserimento. Di particolare interesse, pertanto, può rivelarsi
l’approfondimento dei rapporti tra giudici dell’esecuzione e giudici della sorveglianza, essendo noto
che l’esecuzione della pena non è un fase processuale statica, ma al contrario caratterizzata da un
particolare dinamismo, incrociandosi, di continuo, gli interventi del G.E. con quelli del giudice della
sorveglianza, anche per l’estrema modificabilità che caratterizza il titolo esecutivo, sia sotto il
profilo quantitativo (applicazione dell’indulto,del nesso della continuazione, revoca dei benefici,
ecc.), che qualitativo (misure alternative, benefici penitenziari).
Coerentemente con il primo obiettivo, e passando al versante dei contenuti, il corso di propone di
affrontare le principali problematiche del procedimento di sorveglianza, inciso da numerose e
recenti novità legislative che rendono indispensabile una riflessione sugli orientamenti applicativi
nel frattempo maturati, spesso connotati da una notevole eterogeneità di soluzioni interpretative. Ma
più in generale, il corso deve essere l’occasione per un confronto a tutto campo tra i magistrati di
sorveglianza, su tutti i nodi critici che investono, con riferimento al trattamento sanzionatorio, tanto
il profilo organizzativo quanto quello più strettamente applicativo. Importanza di protocolli
istruttori efficaci, in grado di consentire l’acquisizione di dati attendibili per la validità del giudizio
prognostico; estensione dell’intervento rieducativo verso una prospettiva di tipo riparativo;
rieducazione come assenza di recidività o come effettivo recupero ad una dimensione sociale
positiva; effettiva collegialità della decisione; semplificazione delle forme processuali di una
“giurisdizione di prossimità” e possibile tensione con il diritto di difesa: sono tutti temi al centro del
dibattito da qualche tempo, ma che non hanno perso affatto di attualità e di importanza e su cui è
importante tornare a confrontarsi.
Al tempo stesso l’iniziativa di formazione vuole stimolare un confronto sui delicati rapporti tra
magistratura di sorveglianza e amministrazione penitenziaria, nell’ambito di una più generale
riflessione sul controllo di legalità sull’esecuzione della pena. La progressiva dilatazione delle
materie devolute alla cognizione della magistratura di sorveglianza ne ha determinato un
progressivo allontanamento dal carcere, con conseguente perdita di quel carattere di “giurisdizione
di prossimità” che in passato le era proprio. Un processo che è stato ulteriormente accentuato
dall’affermarsi di dottrine che hanno inteso esaltare, anche rispetto alla fase dell’esecuzione della
pena, la terzietà del giudicare, quale portato ineludibile dei principi del “giusto processo” enunciati
dall’art. 111 Cost.. Oggi, dinnanzi ad una linea di evoluzione del sistema penale che appare
comprimere gli spazi di flessibilità della pena e dinnanzi alle difficoltà crescenti, da parte dello
Stato, di gestire i processi di carcerizzazione attraverso una pena rispondente ad una irrinunciabile
istanza umanitaria, si impone una rinnovata riflessione sul ruolo della magistratura di sorveglianza.
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In particolare sul contributo che essa può dare nel favorire, attraverso la sua azione di controllo,
prassi amministrative sempre rispettose dei diritti dei detenuti e sull’effettività degli strumenti di
tutela previsti dall’ordinamento, spesso attivabili solo formalmente. E sullo sfondo, quale momento
di profonda tensione tra le esigenze riabilitative e quelle di tutela della collettività, si collocano le
tematiche relative ai circuiti penitenziari di rigore e in particolare a quello previsto dall’art. 41 bis
ord. pen., rispetto al quale si impone una riflessione aggiornata anche alla luce delle prospettive di
riforma di ormai prossima realizzazione.
Obiettivi: promuovere una riflessione interdisciplinare e interfunzionale sui temi della pena,
favorendo, attraverso la circolazione di esperienze giudiziarie, un atteggiamento di consapevole
cooperazione tra le diverse figure del processo, in un’ottica di unitarietà della giurisdizione, ma
anche di corretta e serrata interlocuzione con l’Amministrazione penitenziaria; concorrere a
realizzare concreti miglioramenti nell’adeguatezza, tempestività, effettività ed efficace delle
sanzioni penali.
Struttura e metodologia: il laboratorio presenta una scansione multifasica, articolandosi in una
giornata introduttiva centrale, nel corso della quale verranno definiti gli ambiti fondamentali della
riflessione (gestione di alcune tipologie problematiche di condannati, tossicodipendenti con
problematiche psichiatriche, sex offenders, esponenti della criminalità organizzata ecc.; rapporti con
l’amministrazione penitenziaria e il controllo della legalità in carcere; il giudizio prognostico ecc.),
cui faranno seguito alcuni incontri seminariali della durata di un giorno e mezzo realizzati in sede
decentrata già nel corso del primo semestre. Seguirà infine un seminario in sede centrale della
durata di un giorno.
Sul piano metodologico, gli incontri vedranno la suddivisione dei partecipanti per tre macroaree
geografiche (nord- centro-sud), si svolgeranno sotto la guida di due coordinatori fissi ed avranno un
“taglio” fortemente pratico, muovendo dalla concreta esperienza dei partecipanti. Costoro saranno
chiamati ad analizzare criticamente le modalità operative del quotidiano esercizio della funzione
giudiziaria secondo le quattro fasi in cui di regola si articola il processo lavorativo di ciascuno:
rappresentazione dei problemi; selezione ed elaborazione delle informazioni; assunzione della
decisione di competenza; valutazione dei risultati del proprio lavoro.
La riflessione comune sui temi del laboratorio proseguirà, nell’intervallo tra i vari incontri, con la
modalità e-learning attraverso una interlocuzione, auspicabilmente proficua, a partire dalle
sollecitazioni che saranno contenute in schede predisposte dai coordinatori.
Destinatari: magistrati di sorveglianza, magistrati giudicanti e requirenti di primo e secondo grado
in misura del 25%, magistrati minorili giudicanti e requirenti in misura del 15%, nonché una quota
del 10% di esperti dei tribunali di sorveglianza per ciascuno dei seguenti distretti: Bologna, Brescia,
Cagliari, Caltanissetta, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Venezia, Roma e Torino.
Durata: una sessione iniziale di presentazione in sede centrale (3 sessioni) dal 18 al 19 marzo 2010,
due o più incontri in sede decentrata della durata di un giorno e mezzo, una giornata finale in sede
centrale per la sintesi del lavoro - 2 sessioni (4832) fissata per il 25 novembre 2010.
Codice: 4796
Si precisa che la metodologia del corso prevede l’ammissione automatica anche al seminario
finale in sede centrale (cod. 4832) prevista per il 25 novembre 2010
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SCIENZE E PROCESSO PENALE
Oggetto: Il magistrato penale inquirente si trova ogni giorno sempre più di fronte a nuove
possibilità investigative offerte dall’evoluzione scientifica così come il magistrato penale giudicante
si trova sempre di più ad analizzare ed a valutare prove raccolte con metodi scientifici.
Difficile è però, talvolta, comprendere dove la scienza può arrivare e, soprattutto, se è utile e
possibile farvi ricorso.
Non sempre, poi, l’evoluzione della scienza rafforza le certezze ed anzi talvolta apre la strada a
nuove problematiche tali da mettere in dubbio criteri valutativi ritenuti una tempo consolidati.
Il corso mira, quindi, attraverso l’apporto degli esperti nelle varie materie, a fare una carrellata da
un lato sulla evoluzione delle “vecchie” scienze e dall’altra ad esaminare le “nuove” scienze che
possono in qualche modo assumere un ruolo nel processo penale.
Nell’ambito dell’attività di studio si tratterà quindi non solo delle scienze “classiche” quali la
medicina, la psichiatria, la psicologia, la biologia, ma anche di antropometria, di fisica, di
informatica, di tecnologia delle comunicazioni, di grafologia, di geologia, di statistica e di logica
cercando di volta in volta di capire che cosa si può chiedere alle predette scienze e quali dati dalle
stesse si possono ottenere.
La differenza rispetto ai corsi tradizionali in materia di prova scientifica è costituita dal fatto che i
relatori saranno scelti tutti tra le professionalità esterne alla magistratura in una sorta di confronto
continuo con i discenti i quali ultimi rivestiranno il ruolo di esperti del diritto.
Obiettivi: il corso mira a fornire ai partecipanti un aggiornamento sugli apporti che le varie scienze
possono fornire all’accertamento dei fatti.
Struttura e metodologia: Il corso sarà strutturato su una sorta di continui “gruppi di lavoro” nei
quali i partecipanti si alterneranno a rotazione nel corso delle giornate, gruppi nei quali i relatori
esperti nelle varie materie inizieranno con l’esporre lo “stato della scienza” dopodiché i partecipanti
al corso potranno illustrare le proprie esperienze professionali e mettere a disposizione degli altri i
risultati della propria formazione nel settore.
Destinatari: magistrati di legittimità (nella misura del 15%) e di merito, giudicanti e requirenti.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 29 – 31 marzo 2010
Codice: 4798
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VIOLENZA DI GENERE, MOBBING E STALKING
Oggetto: La violenza di genere rappresenta un’emergenza significativa della società
contemporanea. Il fenomeno si declina in varie forme e colpisce le donne sia all’interno delle mura
domestiche, che nei luoghi di lavoro, con diverse intensità.
Le forme di manifestazione della “pressione di genere” sono varie: si registra infatti sia il ricorso a
forme di maltrattamento (accompagnate da lesioni o financo da violenza sessuale) in ambiente
familiare, sia la pressione psicologica sui luoghi di lavoro, basata sulla esplicita o implicita richiesta
di prestazioni sessuali, sia in forme di molestia continuata o stalking.
I fenomeni in questione si innestano su una struttura sociale complessa talvolta a composizione
multietnica, il che impone al magistrato il confronto con autori e vittime che non hanno la
medesima percezione del disvalore di condotte di aggressione, di maltrattamento o di stalking che
sono perseguibili nel nostro ordinamento. Non può pertanto prescindersi dall’analisi della cultura di
riferimento delle vittime per decodificare e perseguire i reati in questione.
Il corso si propone di analizzare gli strumenti disponibili per il contrasto di tutti i fenomeni di
violenza di genere, da quella sessuale in senso stretto, ai maltrattamenti in famiglia, alle condotte di
stalking tipizzate nell’art. 612 bis c.p. introdotto D.L. n. 11 del 2009.
Sotto il profilo processuale, deve essere rilevato come tali fattispecie si fondano essenzialmente su
prova dichiarativa di soggetto “vulnerabile” o “debole”, sicchè risulta indispensabile per la
riuscita delle indagini e dei processi in materia, la predisposizione di adeguati sistemi di accoglienza
delle vittime che assicurino la sottrazione delle stesse dall’influenza degli autori.
Il tema della raccolta delle dichiarazioni delle vittime sarà affrontato anche sotto il profilo delle
valutazione di attendibilità in relazione alle “progressioni dichiarative”, frequenti in questi
procedimenti, che si connotate per la non perfetta sovrapponibilità delle diverse dichiarazioni rese
dalla persona offesa, sia in fase di indagine, che in sede di giudizio.
Il contrasto di tali reati non può che passare attraverso la creazione di un adeguato sistema di
accoglienza della vittima, che faccia riferimento alla collaborazione con reti multidisciplinari di
assistenza (servizi sociali, Asl, etc), con le quali è opportuno che si creino delle virtuose sinergie.
Del pari sarà approfondita la conoscenza delle forme di cautela disponibili con specifico
riferimento alle novità introdotte dalle recenti riforme legislative.
Analoga attenzione dovrà essere dedicata alle situazioni di violenza che si consumano in ambito
lavorativo e che si manifestano in forme comunemente percepite come mobbing. Riguardo a tali
ultime forme di persecuzione dovrà essere fatto riferimento alle forme di contrasto offerte dalla
normativa vigente, con particolare riguardo, sia alla analisi alle possibilità interpretative offerte
dalla normativa introdotta dal D.L. n.11 del 2009, sia ai più significativi arresti giurisprudenziali
in materia.
Non potrà mancare, nell’ambito del corso, il riferimento alla giurisprudenza della Corte europea dei
diritti dell’ Uomo in materia di audizione di vittime vulnerabili ed alla decisione quadro del
Consiglio dell’Unione europea sul ruolo della vittima nel processo penale (decisione quadro
2001\220\GAI), ricca di spunti interpretativi in materia di gestione processuale della prova
dichiarativa della persona offesa vulnerabile.
Obiettivi: Il corso si propone di offrire ai partecipanti una riflessione volta all’approfondimento
della normativa relativa al contrasto delle violenze di genere, nelle diverse declinazioni in cui si le
stesse si manifestano, con particolare riferimento alla analisi dei problemi in materia di raccolta
della prova dichiarativa di vittime vulnerabili.
Struttura e metodologia: le relazioni frontali saranno seguite da ampi momenti di dibattito, per
favorire il confronto tra le prassi emergenti nei diversi distretti. Saranno formati gruppi di lavoro
anche con la partecipazione di esperti che lavorano nei servizi sociali e che si occupano dell’
assistenza delle vittime dei reati in questione.
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Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, requirenti e giudicanti. Quota del 10% riservata ai
magistrati che svolgono funzioni minorili.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: 5 sessioni (due giorni e mezzo). 7 – 9 aprile 2010
Codice: 4799
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NULLITÀ, INUTILIZZABILITÀ, ABNORMITÀ
Oggetto: pur manifestandosi con estrema frequenza nel quotidiano giudiziario, il fenomeno della
patologia dell’atto processuale penale non può certo dirsi governato dalla giurisprudenza con un
approccio univoco e rigoroso. Si registrano, infatti, significativi ondeggiamenti, talvolta anche a
livello di Sezioni Unite, che in genere contrassegnano il prevalere di impostazioni ora più attente
al profilo formale, ora a quello sostanziale del vizio, impropriamente ricorrendo – in questo secondo
caso- al ragionamento analogico o a contrario, da ritenersi invece precluso in un ordinamento che ha
operato la scelta politica di allocare nel momento legislativo ogni scelta discrezionale in ordine
all’individuazione dei vizi rilevanti ed al regime delle relative conseguenze (principio di tassatività).
La stessa nozione di abnormità, di creazione giurisprudenziale, conosce un impiego che si colloca
entro uno spettro semantico eccessivamente ampio e fluido, al punto da dover registrare
pronunciamenti che ravvisano, nella medesima difformità formale, una mera irregolarità, una nullità
ovvero una abnormità (la recente, pregevole pronuncia delle S.U. 26 marzo 2009, Toni, che
ripercorre la lunga teoria di pronunciamenti della Cassazione a sezioni semplici o unite sulla
nozione di abnormità, ne attesta emblematicamente l’estrema difficoltà e difformità di impiego).
Càpita non di rado, quindi, che la giurisprudenza faccia propria un’accezione di abnormità, che
costituisce un’elusione non soltanto del principio di tassatività delle nullità, ma anche del principio
di tassatività delle impugnazioni, ammettendo il ricorso in cassazione per provvedimenti
inoppugnabili . Non meno problematico si presenta il quadro delle inutilizzabilità processuali
collegate a carenze o patologie dell’atto. Soprattutto per responsabilità di un legislatore che non ha
saputo separare con mano ferma e rigorosa il fenomeno “statico”dei vizi genetici dell’atto (che
consente di predicare ex ante il tipo di invalidità), dal fenomeno “dinamico” dei suoi possibili
“usi” ( dei quali è possibile apprezzare soltanto ex post la legittimità, attraverso un predicato di
relazione tra l’atto e la decisione che se ne avvale), si va estendendo la zona grigia dei casi in cui,
deleteriamente, nullità e inutilizzabilità si sovrappongono o si confondono, quasi fossero
sommabili o fungibili.
Obbiettivi: il corso intende costituire un’opportunità per riappropriarsi del necessario rigore
metodologico nell’approccio a questa tematica. Si tratta di ripercorrere gli itinerari logico-giuridici
che debbono essere seguiti in ogni caso di difformità dell’atto dal suo modello legale, per
individuare tipo e regime di trattamento del vizio, secondo l’impostazione squisitamente formale
che il legislatore ha inteso dare alla materia. Una impostazione che indubbiamente sconta una
rigidità talvolta difficile da accettare, ma che intende garantire l’irrinunciabile vantaggio della
prevedibilità delle conseguenze e dell’uguaglianza di trattamento con riguardo alle inosservanze
delle prescrizioni legali. In sostanza, l’obbiettivo tecnico è quello di mettere rigorosamente a punto
gli strumenti interpretativi che consentono un approccio metodologicamente corretto al fenomeno
delle invalidità dell’atto, ai problemi che esso pone e alle soluzioni che in un sistema di stretta
legalità processuale si impongono; l’obbiettivo culturale è quello di acquisire la consapevolezza che
senza un sicuro dominio dello strumento metodologico, il nostro ordinamento rischia di pagare
ugualmente il prezzo della rigidità, senza potersi giovare dei vantaggi, preziosi, della uguaglianza di
trattamento delle patologie processuali e della pre-conoscenza delle conseguenze della propria
condotta processuale.
Struttura e metodologia : Il corso si potrebbe articolare nei seguenti moduli : una relazione ,
propedeutica, di inquadramento generale della tematica e dibattito; una relazione su ciascuna
tipologia di “invalidità” (nullità, inutilizzabilità, abnormità), cui farà seguito la formazione di gruppi
di lavoro con esame di fattispecie predisposte ad hoc (preferibilmente dal relatore) tratte dai più
ricorrenti casi giurisprudenziali. In ordine a tali fattispecie i partecipanti saranno chiamati ad
enunciare e a discutere insieme, sotto la guida del coordinatore del gruppo, le modalità di approccio
che seguirebbero e le soluzioni cui perverrebbero. Seguirà una conclusiva esposizione da parte del
coordinatore dell’itinerario logico-giuridico ritenuto più corretto, facendo riferimento anche alle
indicazioni provenienti dalle relazioni introduttive.
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Destinatari : Magistrati con funzioni giudicanti e requirenti di merito e di legittimità in equa
ripartizione. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata : cinque sessioni (due giorni e mezzo) 19 – 21 aprile 2010
Codice: 4801
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LA TUTELA DELLA RISERVATEZZA NEL SISTEMA PENALE
Oggetto: Il tema è di enorme attualità, e concerne profili essenziali dell’ordinamento costituzionale.
Il quadro normativo è in veloce evoluzione, nell’ottica peculiare di tutela della funzione
parlamentare e di governo (legge 140 del 2003 e relative vicissitudini), nella maturata percezione
dei rischi che alla riservatezza derivano dall’attività illecita dei privati (riforma dell’art. 240 c.p.p. e
relativa, recentissima dichiarazione di illegittimità costituzionale parziale), nella riforma organica
della disciplina delle intercettazioni, che probabilmente verrà a compimento prima che il corso
venga progettato nel dettaglio ed attuato.
Con molta sintesi, può dirsi che il corso dovrebbe snodarsi in due direzioni fondamentali, e
naturalmente complementari.
La prima riguarda i rapporti tra il cittadino e l’Autorità, ed attiene al bilanciamento che la
Costituzione realizza tra esigenze di accertamento dei reati e tutela della vita privata delle persone:
dunque approfondimento della sentenza sull’art. 240 c.p.p., analisi di dettaglio della nuova
disciplina dell’intercettazione, approfondimento di tematiche contigue e non sempre ben conosciute
(acquisizione dei tabulati, limiti ai sequestri ed alle perquisizioni, acquisizione di materiali organici,
ecc.).
In una seconda prospettiva, che investe più direttamente il piano del diritto sostanziale, si tratta di
ricostruire ed analizzare il quadro – al momento disorganico e del tutto insufficiente – delle norme
che prevengono la violazione della riservatezza ad opera di privati, siano essi singoli od
organizzazioni con scopi vari. Le fattispecie inserite nel codice penale pongono problemi
interpretativi che si risolvono talvolta in carenze di tutela, e solo in parte riscontrano la «novità» del
rapporto tra sfera della persona e accesso pubblico alle informazioni (vi sono problemi e contrasti
giurisprudenziali, ad esempio, in materia di tutela del «domicilio informatico»). Le fattispecie del
cd. T.U. privacy sono poco studiate ed applicate, e suscitano a loro volta questioni interpretative.
Accanto a questi strumenti, relativamente «nuovi», restano quelli che tradizionalmente coinvolgono
i temi della riservatezza (protezione del domicilio, tutela dell’onore, ecc.) e li coniugano ad altri
diritti fondamentali (cronaca, critica, manifestazione del pensiero), in un equilibrio che pare
tutt’altro che stabile e che dunque richiede una puntuale verifica a fini di aggiornamento.
Sullo sfondo rimane, attualissimo, il problematico rapporto tra dimensione pubblica del processo e
specialità del bene giuridico riservatezza, per il quale addirittura, quando si discute proprio di reati
contro la riservatezza, nasce il paradosso d’una accresciuta lesività del fatto attraverso l’attività
necessaria per la sua repressione.
Obiettivi: Ricostruzione sistematica degli istituti di diritto sostanziale e processuale che definiscono
la tutela penale della riservatezza, attraverso l’analisi delle più recenti novità normative e gli
interventi della Corte Costituzionale. Su alcuni istituti sarà opportuna una verifica delle prassi dei
giudici di merito, anche alla luce degli arresti della giurisprudenza di legittimità.
Quanto al T.U. privacy sarà indispensabile un inquadramento e un’analisi ermeneutica di fattispecie
poco studiate e applicate.
Struttura e metodologia: L’inevitabile ricorso a relazioni frontali si accompagnerà a momenti di
confronto in gruppi e all’utilizzo del metodo di lavoro sui casi.
In particolare, la ricostruzione delle novità normative imporrà alcune relazioni frontali, mentre il
confronto sulle prassi applicative dovrà essere svolto in lavoro di gruppo.
Destinatari: magistrati di legittimità e merito, giudicanti e requirenti in equa ripartizione, nonché
due giudici di pace per i distretti di Milano, Napoli e Roma ed uno per ciascuno dei seguenti
distretti: Brescia, Catania, Firenze e Venezia.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e di magistrati militari.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 28 – 30 aprile 2010
Codice: 4803
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RUOLO E FUNZIONI DEL P.M. NELLA GIURISDIZIONE PENALE
Oggetto: Il tema è quello del ruolo del pubblico ministero nelle sue relazioni funzionali all’interno
del procedimento. La prospettiva di approccio è di particolare interesse in quanto il pubblico
ministero è il soggetto processuale che nella vicenda giudiziaria deve gestire la più complessa e
variegata rete relazionale. Deve sapersi sinergicamente o dialetticamente rapportare: con la polizia
giudiziaria [ad es., acquisizione notizie di reato, direzione delle indagini, atti delegati, atti
autorizzati, convalide di atti urgenti]; con il difensore [ad es. informazioni di garanzia, accesso agli
atti (segreto interno, potere di segregazione della notizia di reato e delle indagini, riservatezza
investigativa e discovery reciproca), partecipazione “paritaria” ad atti con valore probatorio (atti
irripetibili o incidente probatorio), accesso ai riti speciali, in rapporto paritetico (patteggiamento),
plusvalente (decreto penale, immediato e direttissimo) o minusvalente (abbreviato)]; con il giudice
[ad es., oneri probatori in materia misure restrittive e di intercettazioni; sindacato giurisdizionale nel
procedimento di archiviazione; vaglio sulla completezza delle indagini in udienza preliminare,
controlli ‘speciali’ sull’azione (nuovi immediato e direttissimo, patteggiamento; gestione del
dibattimento; esecuzione dei provvedimenti)]; con altri rappresentanti del pubblico ministero [ad
es., collegamento e coordinamento delle indagini; atti delegati al p.m. di altra circoscrizione,
rapporti interni all’ufficio]; con le autorità politiche [ad es., nella cooperazione giudiziaria
internazionale, nelle decisioni relative al segreto di Stato].
Obbiettivi: attraverso il prisma delle interfacce operative in cui si articola la funzione del pubblico
ministero si intende mettere in luce l’assoluta peculiarità del suo ruolo e favorire la corretta
‘propriocezione’ istituzionale da parte dei magistrati dell’ufficio. L’incontro intende altresì
promuovere un proficuo confronto tra i partecipanti in ordine alle varie esperienze e ai diversi
protocolli operativi.
Struttura e metodologia: saranno organizzate organizzare diverse sessioni di lavoro ciascuna
dedicata alla relazione del pubblico ministero con ognuna delle altre figure. Nell’ambito di ogni
sessione andranno previsti due interventi ‘paralleli’ tenuti da un pubblico ministero e dall’altro
soggetto della relazione presa in esame (ad esempio: p.m. - difensore, p.m.- g.i.p.), cui seguiranno
gruppi di lavoro, nei quali si porranno a confronto le esperienze di cui i partecipanti sono portatori.
Destinatari: 70 % magistrati del pubblico ministero, 30 % magistrati giudicanti di I grado. Quota
del 10% riservata ai magistrati che svolgono funzioni minorili.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 10 – 12 maggio 2010
Codice: 4805
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I REATI SESSUALI IN DANNO DI MINORI: INDAGINI E GIUDIZIO
Oggetto: La materia dei reati sessuali in danni di minori impone la crescente specializzazione dei
magistrati che se ne occupano a causa della complessità dei procedimenti e dell’imponente ingresso
negli stessi di dati provenienti da scienze extragiuridiche.
Il corso si propone di affrontare tutti i nodi problematici emersi nella prassi in relazione alle
indagini e al giudizio nei reati in questione, con costante attenzione alla giurisprudenza della Corte
di cassazione, che ha individuato parametri significativi in relazione alle valutazioni di attendibilità
del minore e fornito concrete indicazioni per un corretto sviluppo delle indagini.
Il momento investigativo appare infatti centrale per l’accertamento dell’abuso.
L’“isolamento” del primo svelamento da parte minore, la corretta escussione dello stesso e
l’utilizzo di idonee forme di documentazione delle dichiarazioni predibattimentali, costituiscono
infatti dei passaggi sui quali si fonda in modo decisivo la possibilità di effettuare un corretto
accertamento giudiziale dei fatti in questione.
Alle tecniche di indagine sarà pertanto dedicato un apposito spazio di riflessione, nell’ambito del
quale saranno analizzate anche le prassi virtuose in materia di organizzazioni degli uffici di
Procura, con specifico riferimento all’utilizzo di personale specializzato di polizia giudiziaria, al
ricorso eventuale alle misure cautelari. Con riferimento alle cautele saranno analizzati anche i
profili connessi alla presunzione di adeguatezza della misura inframuraria contenuta nell’art. 275
c.p.p. come riformato dal D.L. n. 11 del 2009.
Si affronterà poi il centrale istituto dell’incidente probatorio procedendo al confronto delle prassi
emerse in materia di audizione “protetta”. Anche a tale proposito si analizzeranno i profili di
novità emergenti dalla riforma dell’istituto contenuta nel D.L. n. 11 del 2009.
Sarà inoltre evidenziato l’importante ruolo del Tribunale per i minorenni nella tutela effettiva delle
vittime di violenza sessuale ed i conseguenti problemi di coordinamento con l’Ufficio del pubblico
ministero nella fase delle indagini.
Del pari sarà affrontato il problema della assistenza della vittima minore nel corso dello
svolgimento del processo, attraverso l’analisi dei temi che attengono alla curatela e il contributo
dei servizi sociali territoriali.
Analogo spazio sarà dedicato ai temi del giudizio: saranno affrontati i nodi problematici della
valutazione dell’attendibilità delle dichiarazioni del minore ed i principali arresti della Corte di
cassazione in materia di valutazione della prova dichiarativa - diretta e de relato - in tali processi.
Particolare attenzione sarà poi dedicata al tema della valutazione dell’attendibilità psicologica della
vittima, attraverso la riflessione sulla gestione processuale della consulenza tecnica e della perizia
relative alla psicodiagnosi del minore. In tale ambito si farà ricorso ad esperti in psicodiagnostica
forense con l’obiettivo di fare il punto su tecniche, modalità e limiti dell’accertamento psicologico
dell’attendibilità del minore abusato.
Nello stesso contesto saranno analizzate le prospettive interpretative aperte in materia di formazione
della prova dichiarativa di soggetti deboli provenienti dalle Corti sovranazionali (dalla sentenza
“Pupino” della Corte di Giustizia delle Comunità europee, n. 105 del 16/06/2005, alle sentenze
Corte europea dei diritti dell’uomo, 2 luglio 2002, caso S.N. c. Svezia, Corte europea dei diritti
dell’uomo, 10 agosto 2007, caso A.H.. c. Finlandia), nonché i contenuti della decisione quadro del
Consiglio dell’Unione europea sul ruolo della vittima nel processo penale (decisione quadro
2001\220\GAI), ricca di spunti interpretativi relativamente alla materia degli abusi su minori.
Obiettivi: fornire ai magistrati operanti nel settore penale gli strumenti culturali ed operativi per
gestire la delicata materia degli abusi su soggetti minorenni attraverso la analisi dei nodi
problematici delle indagini e del giudizio.
Struttura e metodologia: Alla relazione frontale, cui seguirà un ampio momento di confronto, si
affiancherà il ricorso al dibattito guidato ed al gruppo di lavoro, al fine di consentire la massima
emersione delle prassi, attraverso il contributo dei partecipanti .
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Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, requirenti e giudicanti.
Sarà riservata una quota del 20% ai magistrati che esercitano funzioni minorili.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 17 – 19 maggio 2010
Codice: 4807
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INFORTUNI SUL LAVORO E MALATTIE PROFESSIONALI: L’ACCERTAMENTO IN
FASE DI INDAGINI E NEL GIUDIZIO
Oggetto: La materia della sicurezza nei luoghi di lavoro non è sempre lineare e presenta difficoltà
di adeguamento a realtà produttive in continua evoluzione: nuove professioni comportano
l’insorgenza di nuovi rischi e parallelamente l’evoluzione della scienza ed in particolare di quella
medico-legale comportano la rappresentazione di rischi nel passato non presi in considerazione.
I temi da affrontare sono molteplici e nella definizione in dettaglio del corso sarà inevitabile una
selezione delle questioni al momento più attuali e rilevanti.
Il corso analizzerà, innanzitutto, gli strumenti di tutela penalistica della sicurezza del lavoro a
partire dal d. lgs. n. 81 del 9.4.2008, ne verificherà i rapporti con le precedenti disposizioni in
materia, la concreta operatività ed effettività, dedicando specifiche sessioni alla fase delle indagini e
a quella del giudizio.
Sarà indispensabile affrontare i problemi sostanziali classici e comuni a tutti gli infortuni sul lavoro,
come la causalità, la colpa e le posizioni di garanzia, nonché le principali fattispecie delittuose e
contravvenzionali, approfondendo, quindi, i temi più delicati posti dal diritto penale del lavoro
(individuazione dei soggetti responsabili, anche in relazione al tema della delega di funzioni
all’interno di organizzazioni complesse, nesso di causalità ed elemento psicologico).
Quanto alle indagini, verranno confrontate le esperienze degli uffici di procura, con particolare
riferimento a profili organizzativi fondamentali: formazione di pool specializzati, raccordo con i
vari organi preposti ai controlli, elaborazione di protocolli investigativi e di strategie dibattimentali.
Questa parte potrà essere trattata in una sessione specificamente dedicata ai magistrati requirenti.
Attenzione sarà posta anche all’approfondimento di alcuni profili specifici dell’accertamento
penale, dedicando una o più sessioni alle malattie professionali, alcune delle quali, molto diffuse,
pongono una serie di problemi di accertamento (a titolo di esempio le otopatie quanto ad
accertamento, insorgenza e perfezione reato, prescrizione; le patologie asbestosiche - mesoteliomi,
asbestosi, fibrosi polmonari - quanto a innesco, latenza, posizioni di garanzia, dose-dipendenza,
causalità, colpa e regole di diligenza etc.; allergopatie - asma bronchiale e dermatiti da contatto –
quanto a posizioni di garanzia e prescrizione, regole di diligenza, malattia/sintomi). Le spiegazioni
generali delle singole malattie saranno affidate a medici che lavorano a contatto con l’autorità
giudiziaria, per poi affrontare la trattazione delle indagini (come farle, cosa delegare, a quali uffici
chiedere le informazioni, cosa chiedere; chi sentire a verbale e cosa chiedere; se nominare un
consulente, quale quesito porre etc.).
Ancora, si potrà dedicare una sessione all’analisi del fenomeno del caporalato, rispetto al quale in
alcuni uffici requirenti si stanno delineando protocolli specifici di indagine.
Infine, si analizzeranno le principali problematiche conseguenti all’introduzione dei reati colposi
nella platea degli illeciti presupposto della responsabilità degli enti, muovendo da una descrizione
dell’istituto nei suoi tratti generali, da una considerazione delle sue funzioni e dal modo in cui essi
si declinano nei reati colposi. Si prosegue valutando gli effetti che la matrice colposa dei reati
determina nei criteri d’imputazione oggettiva e soggettiva della responsabilità degli enti. Si
analizza, quindi, la responsabilità degli enti derivante da violazione della normativa
antinfortunistica che abbia generato lesioni o omicidio colposo, analizzando soprattutto i rapporti
che si determinano tra il d.lgs. 626/94 e quello che prevede la responsabilità degli enti. Infine, si
analizzano prima i problemi di tipo processuale, generali e specificamente riferiti ai reati colposi.
Obiettivi: approfondimento dei profili specifici dell’accertamento penale, con riferimento alla
sicurezza del lavoro ed alle malattie professionali; illustrazione dei protocolli di indagine utilizzati
dagli uffici di Procura e confronto sulle prassi virtuose; analisi delle questioni giuridiche più
rilevanti sotto il profilo processuale e sostanziale; confronto con la scienza medica con riferimento
alle malattie professionali; rapporto con gli organi della prevenzione; analisi dell’istituto della
responsabilità degli enti in materia di reati colposi.
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Struttura e metodologia: Il confronto sui protocolli di indagine verrà compiuto attraverso
l’illustrazione delle metodologie utilizzate nei diversi uffici di procura nei dipartimenti specializzati,
con l’analisi degli strumenti che i magistrati inquirenti utilizzano nell’organizzazione dell’attività
investigativa; saranno indispensabili alcune relazioni frontali per la trattazione delle tematiche
generali connesse alle tipologie di reati esaminati; saranno valorizzate le esperienze didattiche di
soggetti esterni al mondo giudiziario (ispettori del lavoro, medici), con modalità di comunicazione
non abituali per i magistrati. Con riguardo alla responsabilità dell’ente, si introdurrà
un’esercitazione pratica, con l’analisi di un caso concreto, venuto in essere prima della modifica
normativa, verificando quali sarebbero stati i modi di applicazione della responsabilità degli enti e
gli effetti conseguenti. In una ulteriore esercitazione si evidenzieranno adempimenti concreti e
modalità operative del procedimento di accertamento della responsabilità degli enti nei reati
colposi.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, giudicanti e requirenti in equa ripartizione.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 26 – 28 maggio 2010
Codice: 4809
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IL TRAFFICO DEGLI ESSERI UMANI E LA COOPERAZIONE GIUDIZIARIA
INTERNAZIONALE
Oggetto: Il corso si propone di promuovere la conoscenza delle forme di criminalità transnazionale
con particolare riferimento alla tratta degli esseri umani ed alle mafie straniere e di studiare la
normativa (nazionale e sovranazionale) di riferimento.
All’analisi dei fenomeni, anche attraverso l’esposizione delle caratteristiche socio-culturali delle
organizzazioni che operano a livello transnazionale, e delle norme penali che ne consentono il
contrasto, si affiancherà lo studio degli strumenti di cooperazione internazionale disponibili, non
solo in ambito europeo, ma anche fuori dall’ Unione.
In particolare, attraverso l’esame di casi pratici si metterà in evidenza come i reati transnazionali
possano essere perseguiti solo attraverso la corretta decodificazione dei reati “spia”, ovvero di reati
riconducibili a criminalità diffusa, i quali, se correttamente inquadrati, consentono invece lo
svelamento delle organizzazioni.
Particolare attenzione sarà dedicata alla diagnosi differenziale delle fattispecie previste dagli artt.
416 bis, 600, 601 e 602 c.p. con fattispecie “limitrofe” come l’associazione a delinquere finalizzata
a consumare reati minori, di tipica riferibilità alle associazioni in questione (sfruttamento della
prostituzione, immigrazione clandestina, furti e rapine).
Saranno analizzate anche le fonti europee in materia ed in particolare la decisione quadro
dell'Unione Europea del 19 luglio 2002 sulla lotta alla tratta degli esseri umani e le disposizioni
processuali di riferimento (in materia di incidente probatorio, termini per le indagini, competenza
D.D.A.), evidenziando anche i possibili protocolli di coordinamento tra le procure distrettuali e
circondariali e la direzione nazionale antimafia.
Inoltre, per quanto riguarda i flussi di migranti riconducibili a fenomeni di tratta delle persone, si
metterà in evidenza come per la evidenziazione del reato è indispensabile l’apporto delle ONG e il
ricorso a mediatori culturali che consentano di instaurare con le vittime un rapporto di
collaborazione giudiziaria. Le dichiarazioni sono infatti la fonte di prova indispensabile, in quanto
solo i soggetti coinvolti nelle organizzazioni (in qualità di vittime o di partecipi), possono
consentire di conoscere la struttura e le modalità di azione delle organizzazioni criminali oggetto di
studio.
Sarà pertanto dedicata particolare attenzione alla raccolta della prova dichiarativa cd. “debole” con
specifico riguardo agli incentivi per la collaborazione ed all’apporto delle Organizzazioni non
governative.
Ci si soffermerà pertanto sul trattamento processuale delle vittime e sulla giurisprudenza della Corte
di cassazione relativa alle caratteristiche della “situazione di necessità” di cui all’art. 601 del codice
penale. Al riguardo, si farà specifico riferimento alla decisione quadro del Consiglio dell’Unione
europea sul ruolo della vittima nel processo penale (decisione quadro 2001\220\GAI) e non
mancherà il riferimento alle sentenze della Corte EDU in materia alla assunzione della
testimonianza di soggetti vulnerabili.
Sarà inoltre offerto un quadro degli strumenti di cooperazione internazionale esistenti attraverso
l’indicazione delle fonti e delle competenze specifiche degli organi deputati a gestire la
cooperazione (dalla DNA ad Eurojust, al Ministero di Giustizia, ai magistrati di collegamento).
Obbiettivi: Il corso si propone di offrire gli strumenti tecnici e culturali per utilizzare il sistema
normativo nazionale e sovranazionale disponibile per contrastare organizzazioni di crescente
pervasività strutturate in più paesi e dedite, tra l’altro, al traffico di esseri umani.
Struttura e Metodologia: saranno previste oltre alle relazioni frontali anche momenti di dibattito
guidato al fine di evidenziare le diverse prassi operative presenti nei diversi distretti. Saranno
previsti anche gruppi di lavoro che esamineranno casi giudiziari e verificheranno le differenze
modalità di approccio al fenomeno a seconda delle etnie delle persone coinvolte (ad es. nigeriana,
cinese, albanese, ucraina). Saranno presenti anche esperti di Organizzazioni non governative
deputate all’accoglienza ed all’assistenza delle vittime.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, requirenti e giudicanti in equa ripartizione.
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Sarà riservata una quota del 10% ai magistrati che esercitano funzioni minorili.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e ai magistrati militari.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 7 – 9 giugno 2010
Codice: 4810
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IL CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA:
L’EVOLUZIONE DEL FENOMENO E NUOVI STRUMENTI INVESTIGATIVI
Oggetto: l’incontro di studio intende esaminare approfonditamente gli aspetti che caratterizzano il
fenomeno della criminalità organizzata, nazionale e straniera, prevalentemente sotto il profilo
giuridico e giudiziario, ma con un’attenzione rivolta anche ai suoi indici di manifestazione sul piano
sociologico e “culturale”.
Soprattutto per quanto riguarda il fenomeno delle cd. “nuove mafie” appare, infatti, necessario saper
riconoscere il linguaggio ed i simboli della associazione criminosa, dal momento che attraverso di
essi è spesso possibile ricostruire un importante canale di ricostruzione della prova del reato.
Si procederà anche ad illustrare - sul piano sostanziale, sul versante probatorio (questioni relative
alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: raccolta, valutazione, ricerca dei riscontri) e sotto il
profilo della tecnica motivazionale, anche attraverso l’esame di casi giurisprudenziali - le
problematiche attinenti alla ricostruzione dei fatti ed alla qualificazione giuridica delle condotte
criminose.
Verranno strutturate sessioni specifiche concernenti:
1) gli strumenti di cooperazione giudiziaria per il contrasto al crimine organizzato transnazionale;
2) le misure di prevenzione patrimoniale e di ablazione dei proventi illeciti introdotti dalle recenti
riforme legislative;
3) il fenomeno delle organizzazioni criminali straniere operanti in Italia;
4) i rapporti tra crimine organizzato e pubblica amministrazione.
Si esaminerà, infine, la problematica della cd. “impresa criminale” e dell’infiltrazione delle
associazioni mafiose nel settore degli appalti e dello smaltimento dei rifiuti
Obiettivi: il corso mira ad assicurare ai magistrati requirenti e giudicanti una adeguata formazione,
sul piano teorico-pratico, sul fenomeno delle “mafie”, sulle loro modalità operative e sugli
standards probatori del reato associativo.
Ciò sia attraverso un confronto sulle problematiche giuridiche e giurisprudenziali sia attraverso il
ricorso a saperi extragiuridici.
Struttura e metodologia: Il corso si articola nei seguenti moduli formativi: relazioni introduttive
sui diversi temi; dibattito guidato; formazione di gruppi di lavoro nel corso di sessioni pomeridiane,
con scambio di esperienze applicative ed esame di casi giurisprudenziali.
Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di merito e legittimità in equa ripartizione.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 21 – 23 giugno 2010
Codice: 4814
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L’EVOLUZIONE NEL TEMPO DELLE NORME PENALI E PROCESSUALI
Oggetto: Negli ultimi anni si è avuto modo di assistere ad una proliferazione normativa che in
genere non ha teso a delineare nuovi scenari dell’applicazione del diritto penale ma che si è limitata
di volta in volta ad effettuare interventi “mirati” sulle singole disposizioni del diritto penale
sostanziale e di quello processuale.
Si pensi non solo ai più remoti interventi del legislatore ad esempio in materia di recidiva (che
hanno lasciato aperti problemi applicativi non ancora del tutto risolti) ma anche ai più recenti
“pacchetti sicurezza” con i quali sono stati effettuati interventi in materia di circostanze del reato, di
misure di sicurezza, così come in materia di circolazione stradale, di misure di prevenzione e di
misure cautelari sia personali che reali.
Talvolta si è trattato di interventi di riforma non del tutto coordinati tra loro e con la normativa
preesistente e che comunque hanno aperto la strada a numerose questioni interpretative soprattutto
per quanto riguarda la corretta applicazione dei principi in materia di successione delle leggi nel
tempo.
A ciò si aggiunga la difficoltà di valutare se e quando le modifiche relative a norme di diritto
processuale hanno presentato anche effetti di natura sostanziale.
Scopo del corso è, quindi, quello di affrontare la panoramica delle più recenti innovazioni
legislative alla luce dei fondamenti normativi sovranazionali e costituzionali del principio del
trattamento penale più favorevole attraverso l’analisi della giurisprudenza della Corte europea dei
diritti dell’uomo e della Corte Costituzionale e di verificare il concreto rispetto dei principi di cui
all’art. 2 del codice penale tra nuove incriminazioni, modifiche degli elementi extrapenali del fatto
ed abolitio criminis.
Non mancheranno, naturalmente, anche i riferimenti ai connessi rapporti tra modifiche normative e
modificazioni dell’imputazione nel corso del processo.
Struttura e metodologia: Al di là delle relazioni frontali saranno istituiti veri e propri tavoli di
lavoro ai quali i partecipanti al corso potranno illustrare le proprie opinioni al riguardo e mettere a
disposizione degli altri partecipanti eventuali provvedimenti dagli stessi adottati in materia.
Destinatari: magistrati di legittimità (nella misura del 15%) e di merito, giudicanti e requirenti, una
quota del 10% riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007; nonché due vice
procuratori onorari per i distretti di Milano, Napoli, Palermo e Roma ed uno per ciascuno dei
seguenti distretti: Genova, L’Aquila e Salerno.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 7 – 9 luglio 2010
Codice: 4817
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I CRIMINI AMBIENTALI: RIFIUTI, PAESAGGIO E VIOLAZIONI URBANISTICHE
Oggetto: Le materie sulle quali si sono incentrati i corsi dedicati al penale ambientale del 2008 e
del 2009, saranno ancora oggetto di ulteriori analisi interpretative ed applicative.
La materia è complessa e richiede la conoscenza della normativa sovranazionale, in particolare
quella comunitaria, di diretta applicazione nel nostro ordinamento, normativa con la quale si deve
confrontare il giudice nazionale alla luce dei principi costituzionali.
A ciò si aggiunge la problematica dell’influenza sulle decisioni del giudice nazionale delle sentenze
della Corte Europea in materia ambientale.
Il corso si svilupperà, poi, sull’analisi dei profili interpretativi più controversi della normativa in
materia ambientale. Verranno quindi esaminate nel dettaglio le prassi e le problematiche applicative
della normativa sui rifiuti – anche alla luce delle disposizioni del D.L. 90/2008 – sull’inquinamento
idrico ed atmosferico nonché sulla materia urbanistica, i beni culturali ed il paesaggio nonché in
connessi problemi in materia di adozione dei provvedimenti cautelari e di esecuzione delle decisioni
giudiziarie.
Importante spazio sarà poi dedicato alla tecniche ed ai protocolli di indagine in settori come quelli
dei crimini ambientali nei quali, soprattutto nelle regioni meridionali, appaiono sempre più frequenti
le infiltrazioni della criminalità organizzata.
Un ultimo sguardo di insieme non potrà, poi, non essere dedicato ai rapporti mondiali sulla tutela
dell’ambiente con particolare riguardo alla liberalizzazione dei commerci - anche con Paesi in cui
sono previsti standard meno rispettosi dell’ambiente - e la sua incidenza sul degrado ambientale.
Obiettivi: scopo della iniziativa è quella di un approfondimento della complessa materia
ambientale, che si segnala per le innovazioni normative introdotte nonché per le recenti iniziative
assunte in ambito comunitario.
Struttura e metodologia: il corso si articolerà in due giornate e mezza, con relazioni frontali
(ognuna delle quali seguita da un breve dibattito) che verranno presentate durante le sessioni
mattutine; nel pomeriggio, almeno una sessione di lavoro sarà dedicata all’analisi e al confronto, in
gruppi di lavoro, su specifiche questioni di particolare interesse nella pratica applicazione.
Saranno previsti anche momenti di confronto con esponenti delle forze di polizia specializzate
nell’azione di contrasto verso i crimini ambientali.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, requirenti e giudicanti in equa ripartizione.
L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 20 – 22 settembre 2010
Codice: 4820
84
LABORATORIO SU PROBLEMATICHE E PRASSI IN TEMA DI RITI SPECIALI
Oggetto: Il presente corso, sviluppato con la metodologia del laboratorio, intende approfondire,
innanzitutto, le questioni collegate agli interventi strutturali operati dalla legge n. 479/99
sull’udienza preliminare e sul rito abbreviato e le ricadute conseguenti all’innesto tra questi due
momenti procedurali.
Oggetto di discussione saranno, poi, i temi dell’integrazione probatoria, quale condizione
dell’ammissione del rito, e dei poteri officiosi di completamento della “piattaforma probatoria” da
parte del giudice.
Altro forum riguarderà le problematiche del giudizio direttissimo e del patteggiamento, toccando
anche le questioni relative, per il primo argomento, alle diverse situazioni di attivazione del rito e,
per il secondo argomento, alle conseguenze dell’allargamento dell’area della pena concordata (cd.
patteggiamento allargato)
Un terzo forum avrà ad oggetto il giudizio immediato (anche alla luce delle recenti novità
legislative) e le problematiche applicative che attengono non solo ai presupposti di ammissibilità
del rito ma anche al rapporto di successione tra i riti alternativi nel processo penale (come avviene,
ad esempio, per il passaggio dal giudizio immediato o dal decreto penale di condanna ad uno dei riti
premiali o nei casi di richieste contestuali subordinate).
Il corso intende, in definitiva, esaminare le varie questioni passate al vaglio della giurisprudenza, di
legittimità o comunque assunte innanzi ai giudici di merito, attinenti ai riti alternativi, alle relative
patologie in procedendo ed alle soluzioni adottate.
Obiettivi: Coerentemente alle funzioni proprie di un laboratorio, l’obiettivo è quello – attraverso il
coinvolgimento diretto dei partecipanti in ogni momento della discussione – di pervenire alla
predisposizione di documenti in cui si indichino linee guida per la risoluzione delle problematiche
applicative della materia oggetto del corso.
Struttura e metodologia: Il laboratorio si articolerà in 3 forum in cui saranno ripartiti i partecipanti
(max 30 per ciascun forum). Ciascun forum (o classe di discussione) sarà guidato da due relatori e
da un componente del comitato scientifico.
Prima dell’inizio del corso, attraverso la raccolta in una mailing list degli indirizzi di posta
elettronica dei partecipanti ammessi, sarà assicurata la realizzazione di una rete di comunicazione
funzionale all’organizzazione del corso, ad un primo contatto tra i partecipanti ed alla diffusione dei
materiali.
Infatti, ai partecipanti ammessi al corso sarà preventivamente inviata, tramite posta elettronica, una
scheda nella quale verranno indicate le questioni oggetto di discussione nei forum e verrà loro
richiesto di contribuire alla raccolta di materiali giurisprudenziali e di schemi di provvedimento
predisposti nei propri uffici.
Questi materiali (tutti necessariamente in formato elettronico) verranno condivisi dai partecipanti al
corso mediante il loro invio in posta elettronica.
Ciascun partecipante potrà proporre una questione non ricompresa nella scheda e della quale
desidera la trattazione nel forum.
Un’innovazione viene anche introdotta nella struttura delle aule e nella dislocazione dei
partecipanti.
Compatibilmente con il numero dei presenti e con i locali a disposizione, tutti i partecipanti saranno
raggruppati intorno ad un tavolo o, laddove non sia possibile ciò, in massimo due file circolari il cui
ultimo segmento sarà occupato dal tavolo dei relatori.
Ciò allo scopo di fare avvertire a tutti i soggetti intervenuti nel forum il loro diretto e necessario
coinvolgimento nei lavori.
Non sono previste relazioni frontali di tipo tradizionale. Infatti, ciascun relatore avrà il compito
d’illustrare brevemente la tematica affidata alla successiva discussione e d’indicare le aree
problematiche delle quali si occuperà il forum.
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Sulle questioni e problematiche rappresentate sarà attivato il confronto tra i partecipanti anche
attraverso la diretta attività di stimolo rivolta verso ciascuno dal componente del comitato
scientifico (cui è affidato il ruolo di moderatore del dibattito)
Nel corso dei lavori saranno individuati per ciascun forum due partecipanti cui sarà affidato il
compito di redigere una breve sintesi delle sessioni e delle soluzioni proposte che costituirà la base
per la stesura del documento finale.
I laboratori saranno strutturati in tre sessioni (un giorno e mezzo). I partecipanti, nel corso della
prima giornata di lavori, avranno la possibilità di assistere a ciascun forum, la cui durata sarà
regolata a seconda che le classi di discussione siano due o tre.
L’ultima sessione sarà aperta da un breve report sui risultati dei lavori condotti all’interno di
ciascun forum. Sulle tematiche affrontate e sulle questioni ancora aperte verranno svolte, infine,
relazioni (strutturate nella forma d’interventi in risposta) affidate a magistrati o professori
universitari particolarmente esperti della materia.
Verrà, infine, costituito un gruppo di lavoro (4 partecipanti + 2 relatori dei forum) cui è affidato il
compito di redigere entro un termine prestabilito il documento contente le linee guida elaborate nel
corso.
Il documento verrà inviato – sfruttando la mailing list – a tutti coloro che hanno partecipato al corso
e verrà presentato alla Nona Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura.
Destinatari: Magistrati di legittimità e di merito nella misura non superiore a 90 partecipanti,
giudicanti e requirenti in equa ripartizione
Durata: 3 sessioni (un giorno e mezzo) 14 – 15 ottobre 2010
Codice: 4824
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LE NUOVE FRONTIERE DELLA COMUNICAZIONE E LA CRIMINALITÀ
INFORMATICA.
Oggetto: Con il passare del tempo si evolvono gli strumenti informatici e di comunicazione
utilizzati anche dalla criminalità così come si evolvono gli strumenti tecnologici a disposizione
degli inquirenti così da trasformare talune indagini in vere e proprie “battaglie” più tecnologiche
che giudiziarie. Il tutto deve, poi, essere necessariamente calato nell’ambito di un panorama
normativo sia a livello nazionale che internazionale in continua evoluzione che talvolta fatica a
rimanere al passo con i tempi. Le immense potenzialità di raccolta e di analisi dei dati si scontrano,
poi, con le esigenze di tutela della privacy ad ogni livello.
Il corso si propone di coniugare un analisi normativa e giurisprudenziale della materia sia a livello
internazionale che interno con relazioni e confronti su questioni di natura pratica.
Per quanto attiene la criminalità informatica verrà anzitutto presa in esame la Convenzione del
Consiglio d’Europa sul cybercrime e sulle forme della cooperazione giudiziaria in ambito europeo:
alternando poi relazioni giuridiche e tecniche al lavoro in gruppi ristretti, si approfondiranno i temi
delle nuove tecnologie nel settore delle comunicazioni telefoniche e informatiche, nonché delle
intercettazioni ambientali e delle rilevazioni satellitari, sia quali strumenti a disposizione della
criminalità internazionale, sia quali nuovi mezzi per l’investigazione. Saranno inoltre illustrate le
potenzialità ed i limiti di nuovi sistemi di investigazione e di prevenzione dei reati quali ad esempio
le apparecchiature per i riconoscimenti ed i confronti biometrici.
Particolare attenzione sarà poi dedicata al fenomeno della diffusione telematica di materiale
pedopornografico che è in crescente sviluppo e si caratterizza per un costante affinamento da parte
degli autori delle tecniche per sfuggire alla individuazione. Per lo svolgimento di una efficace
attività di contrasto in tale delicata materia appare indispensabile oltre che la conoscenza degli
strumenti giuridici disponibili, anche delle tecniche telematiche di diffusione del materiale illecito.
Al contributo tecnico si affiancherà lo studio delle fattispecie penali che puniscono la illecita
diffusione di materiale pedopornografico e si analizzeranno pertanto i problemi di inquadramento
dei fatti nelle fattispecie di cui agli artt. 600 ter e 600 quater del codice penale. Particolare
attenzione sarà dedicata al fondamentale strumento previsto dall’art. 14 della legge 3 agosto 1999,
n. 269, che prevede in tale materia le operazioni sotto copertura ed agli arresti della Corte di
Cassazione in materia.
Sempre in materia di tecniche di indagine, sarà affrontato il problema della individuazione degli
autori, che è evidentemente un passaggio ulteriore anche rispetto a quello della identificazione delle
postazioni telematiche coinvolte negli illeciti informatici, attraverso l’esame degli strumenti
investigativi disponibili (perquisizioni, analisi dei flussi di denaro attraverso le carte di credito, ecc).
Da ultimo saranno affrontati, i problemi tecnici e giuridici relativi al sequestro, alla conservazione
ed alla duplicazione del materiale informatico.
Obiettivi: il corso mira a fornire ai partecipanti un aggiornamento sulle più recenti acquisizioni
tecnologiche nella materia telematica ed informatica, fondamentali per una efficace azione di
contrasto della criminalità, affiancando a relazioni tecnico-pratiche un approccio di contenuto
giuridico penale - processuale e sostanziale - per consentire di evidenziare le specifiche
problematiche concernenti l’utilizzo nel processo delle tecniche e dei dati approfondendo i profili
connessi alla repressione delle fattispecie di reati informatici.
Struttura e metodologia: alle relazioni frontali si alterneranno momenti di discussione su casi
pratici tratti dalla esperienza giudiziaria per attivare su di essi il confronto tra i partecipanti.
Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di primo e secondo grado nella misura 25% pro
quota. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 20 – 22 ottobre 2010
Codice: 4826
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LE NOVITÀ DELLA LEGISLAZIONE PENALE IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE
CORSO INTEGRATO TRADIZIONALE E E-LEARNING
Oggetto: Il corso intende proporre una riflessione sulle principali questioni interpretative postesi,
sia sul versante processuale che sostanziale, dopo le recenti modiche apportate sia al d.lgs. 286/98
che al codice penale e di rito in materia di immigrazione.
Nuovo reato di immigrazione irregolare e correlate modifiche alle norme processuali penali del rito
davanti al giudice di pace; nuova disciplina dell’aggravante comune prevista dall’art. 61, comma 11
n. 11 bis c.p.; modifiche ai reati in materia di favoreggiamento all’ingresso e alla permanenza
illegale; nuovo regime del reato di inosservanza dell’ordine del questore: sono alcuni degli ambiti
entro i quali il corso intende articolare l’analisi giuridica, nel tentativo di delineare i principali filoni
interpretativi.
In occasione del lavoro nei gruppi verranno inoltre selezionate, con il fattivo contributo dei
partecipanti, alcune tra le principali problematiche applicative in materia, che verranno poi
sviluppate in una seconda fase del corso, articolata con modalità e-learning, cui prenderanno parte
una quota dei partecipanti alla prima fase.
Obiettivi: analisi della legislazione e delle sottese opzioni di politica criminale alla luce della
concreta esperienza giurisprudenziale; approfondimento, in specie attraverso il confronto sulle
prassi, sulle principali problematiche interpretative sia sul versante processuale che sostanziale,
nonché delle eventuali opzioni organizzative adottate nei vari uffici per gestire i procedimenti in
materia di immigrazione.
Struttura e metodologia: il corso si strutturerà in due fasi. La prima seguirà una metodologia
tradizionale, che privilegerà i momenti di approfondimento seminariale e il ricorso alla metodologia
del dibattito guidato, ricorrendo alla relazione frontale unicamente con riferimento ai temi oggetto
di recenti innovazioni legislative e alle questioni che attengono alla definizione dello statuto
costituzionale e internazionale dello straniero.
Nella seconda fase, che si svilupperà secondo la metodologia e-learning, i partecipanti – che
verranno scelti, nella misura di 30 unità, tra coloro i quali hanno preso parte alla prima fase del
corso – avranno modo di approfondire una serie di profili tematici, in materia di provvedimenti
espulsivi e di reati collegati all’espulsione ovvero negli altri ambiti che saranno stati selezionati
dagli stessi partecipanti, in occasione del primo modulo, in ragione della loro rilevanza sotto il
profilo applicativo. Le varie questioni oggetto della riflessione comune verranno ripartite in due
aree tematiche (ad ognuna delle quali corrisponderà una scheda inviata a tutti i partecipanti) con
l’individuazione di un coordinatore per ciascuna di esse, scelto tra gli ammessi al corso o tra i
componenti del comitato scientifico.
Successivamente all’inserimento di ciascuna scheda (che si prefigge essenzialmente di riepilogare
l’argomento sollecitando il confronto su punti problematici) i partecipanti al corso potranno
interloquire sui temi ricompresi nel testo in un “forum” di discussione. Concluso il confronto sulla
singola scheda, eventualmente arricchito da un dibattito su temi operativamente contigui, sarà
messa in rete la seconda scheda, cui seguirà un nuovo confronto di opinioni.
Naturalmente è prevista ed anzi auspicata la possibilità di trasmettere in allegato al messaggio il
testo di provvedimenti giudiziari, nel tradizionale formato word. A conclusione e quale consuntivo
della seconda fase del corso, è previsto un incontro finale dei partecipanti a Roma, per una
riflessione finale, dialettica, in cui verranno verificate le opportunità offerte dal corso, sia sul piano
dei contenuti che su quello del metodo formativo, sia i profili deboli, in un’ottica di autentica analisi
del lavoro svolto e di ricognizione delle “criticità” e delle “prassi virtuose”, nella continua tensione
verso una formazione professionale dei magistrati che sia confronto costante ed apertura al dialogo.
Destinatari: 30 magistrati e tre giudici di pace individuati dalla Commissione tra coloro che hanno
preso parte alla prima fase del corso.
Durata: Corso bifasico – 2 sessioni per la sezione e-learning 11 novembre 2010 (sessione
tradizionale già svolta 4 – 5 febbraio 2010)
Codice: 4829
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LABORATORIO DI AUTOFORMAZIONE PER MAGISTRATI DI SORVEGLIANZA E
ALTRI MAGISTRATI ADDETTI ALLE FUNZIONI PENALI
Oggetto: l’iniziativa intende riproporre un’importante e proficua esperienza formativa sperimentata
dal Consiglio Superiore della Magistratura nel corso del triennio 2000-2002 e che quest’anno
appare opportuno ripresentare anche in considerazione dell’ampio rinnovamento che ha interessato i
ruoli della magistratura di sorveglianza: circostanza che quindi rende opportuna una nuova
occasione di interlocuzione innanzitutto tra gli attori di questo fondamentale segmento della
giurisdizione; ma anche tra costoro e quanti a vario titolo concorrono all’applicazione e
all’esecuzione della pena.
Il laboratorio di autoformazione sulla pena vuole rispondere a due obiettivi formativi fondamentali.
In primo luogo, valorizzando l’esperienza concreta dei partecipanti (scelti tra magistrati giudicanti e
requirenti con competenze nella fase dell’esecuzione penale, ma anche esperti dei tribunali di
sorveglianza), esso intende stimolare una riflessione critica sulla dimensione quotidiana del lavoro
proprio di ciascuna funzione, insidiato da routine operative che rischiano di appiattirne l’esercizio in
una prospettiva autoreferenziale. Per questa ragione, si vuole senz’altro favorire, in ciascuno dei
partecipanti, un’attenzione consapevole al “punto di vista” delle altre figure processuali, superando
una visione compartimentata della giurisdizione penale e nell’ottica di una comune cultura della
pena, nella quale trovino armonica composizione l’istanza retributiva e generalpreventiva con
quella della rieducazione e del reinserimento. Di particolare interesse, pertanto, può rivelarsi
l’approfondimento dei rapporti tra giudici dell’esecuzione e giudici della sorveglianza, essendo noto
che l’esecuzione della pena non è un fase processuale statica, ma al contrario caratterizzata da un
particolare dinamismo, incrociandosi, di continuo, gli interventi del G.E. con quelli del giudice della
sorveglianza, anche per l’estrema modificabilità che caratterizza il titolo esecutivo, sia sotto il
profilo quantitativo (applicazione dell’indulto,del nesso della continuazione, revoca dei benefici,
ecc.), che qualitativo (misure alternative, benefici penitenziari).
Coerentemente con il primo obiettivo, e passando al versante dei contenuti, il corso di propone di
affrontare le principali problematiche del procedimento di sorveglianza, inciso da numerose e
recenti novità legislative che rendono indispensabile una riflessione sugli orientamenti applicativi
nel frattempo maturati, spesso connotati da una notevole eterogeneità di soluzioni interpretative. Ma
più in generale, il corso deve essere l’occasione per un confronto a tutto campo tra i magistrati di
sorveglianza, su tutti i nodi critici che investono, con riferimento al trattamento sanzionatorio, tanto
il profilo organizzativo quanto quello più strettamente applicativo. Importanza di protocolli
istruttori efficaci, in grado di consentire l’acquisizione di dati attendibili per la validità del giudizio
prognostico; estensione dell’intervento rieducativo verso una prospettiva di tipo riparativo;
rieducazione come assenza di recidività o come effettivo recupero ad una dimensione sociale
positiva; effettiva collegialità della decisione; semplificazione delle forme processuali di una
“giurisdizione di prossimità” e possibile tensione con il diritto di difesa: sono tutti temi al centro del
dibattito da qualche tempo, ma che non hanno perso affatto di attualità e di importanza e su cui è
importante tornare a confrontarsi.
Al tempo stesso l’iniziativa di formazione vuole stimolare un confronto sui delicati rapporti tra
magistratura di sorveglianza e amministrazione penitenziaria, nell’ambito di una più generale
riflessione sul controllo di legalità sull’esecuzione della pena. La progressiva dilatazione delle
materie devolute alla cognizione della magistratura di sorveglianza ne ha determinato un
progressivo allontanamento dal carcere, con conseguente perdita di quel carattere di “giurisdizione
di prossimità” che in passato le era proprio. Un processo che è stato ulteriormente accentuato
dall’affermarsi di dottrine che hanno inteso esaltare, anche rispetto alla fase dell’esecuzione della
pena, la terzietà del giudicare, quale portato ineludibile dei principi del “giusto processo” enunciati
dall’art. 111 Cost.. Oggi, dinnanzi ad una linea di evoluzione del sistema penale che appare
comprimere gli spazi di flessibilità della pena e dinnanzi alle difficoltà crescenti, da parte dello
Stato, di gestire i processi di carcerizzazione attraverso una pena rispondente ad una irrinunciabile
istanza umanitaria, si impone una rinnovata riflessione sul ruolo della magistratura di sorveglianza.
89
In particolare sul contributo che essa può dare nel favorire, attraverso la sua azione di controllo,
prassi amministrative sempre rispettose dei diritti dei detenuti e sull’effettività degli strumenti di
tutela previsti dall’ordinamento, spesso attivabili solo formalmente. E sullo sfondo, quale momento
di profonda tensione tra le esigenze riabilitative e quelle di tutela della collettività, si collocano le
tematiche relative ai circuiti penitenziari di rigore e in particolare a quello previsto dall’art. 41 bis
ord. pen., rispetto al quale si impone una riflessione aggiornata anche alla luce delle prospettive di
riforma di ormai prossima realizzazione.
Obiettivi: promuovere una riflessione interdisciplinare e interfunzionale sui temi della pena,
favorendo, attraverso la circolazione di esperienze giudiziarie, un atteggiamento di consapevole
cooperazione tra le diverse figure del processo, in un’ottica di unitarietà della giurisdizione, ma
anche di corretta e serrata interlocuzione con l’Amministrazione penitenziaria; concorrere a
realizzare concreti miglioramenti nell’adeguatezza, tempestività, effettività ed efficace delle
sanzioni penali.
Struttura e metodologia: il laboratorio presenta una scansione multifasica, articolandosi in una
giornata introduttiva centrale, nel corso della quale verranno definiti gli ambiti fondamentali della
riflessione (gestione di alcune tipologie problematiche di condannati, tossicodipendenti con
problematiche psichiatriche, sex offenders, esponenti della criminalità organizzata ecc.; rapporti con
l’amministrazione penitenziaria e il controllo della legalità in carcere; il giudizio prognostico ecc.),
cui faranno seguito alcuni incontri seminariali della durata di un giorno e mezzo realizzati in sede
decentrata già nel corso del primo semestre. Seguirà infine un seminario in sede centrale della
durata di un giorno.
Sul piano metodologico, gli incontri vedranno la suddivisione dei partecipanti per tre macroaree
geografiche (nord- centro-sud), si svolgeranno sotto la guida di due coordinatori fissi ed avranno un
“taglio” fortemente pratico, muovendo dalla concreta esperienza dei partecipanti. Costoro saranno
chiamati ad analizzare criticamente le modalità operative del quotidiano esercizio della funzione
giudiziaria secondo le quattro fasi in cui di regola si articola il processo lavorativo di ciascuno:
rappresentazione dei problemi; selezione ed elaborazione delle informazioni; assunzione della
decisione di competenza; valutazione dei risultati del proprio lavoro.
La riflessione comune sui temi del laboratorio proseguirà, nell’intervallo tra i vari incontri, con la
modalità e-learning attraverso una interlocuzione, auspicabilmente proficua, a partire dalle
sollecitazioni che saranno contenute in schede predisposte dai coordinatori.
Destinatari: magistrati di sorveglianza, magistrati giudicanti e requirenti di primo e secondo grado
in misura del 25%, magistrati minorili giudicanti e requirenti in misura del 15%, nonché una quota
del 10% di esperti dei tribunali di sorveglianza per ciascuno dei seguenti distretti: Bologna, Brescia,
Cagliari, Caltanissetta, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Venezia, Roma e Torino. Si precisa che i
partecipanti saranno gli stessi che avranno preso parte al corso cod. 4796.
Durata: 2 sessioni il 25 novembre 2010
una sessione iniziale di presentazione in sede centrale (3 sessioni) dal 18 al 19 marzo 2010 (cod.
4796) due o più incontri in sede decentrata della durata di un giorno e mezzo.
Codice: 4832
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LE RECENTI RIFORME DEL SISTEMA PENALE
(CORSO CONDIVISO CON LA FORMAZIONE DECENTRATA )
Oggetto: Nell’ultimo quinquennio il sistema penale, sia nel versante sostanziale che in quello
processuale, è stato profondamente inciso da riforme normative, parte delle quali attuate mediante
interventi occasionali, ma in altri casi espressive di un disegno più vasto.
La successione degli interventi legislativi si è intrecciata con l’intervento della Corte costituzionale.
Intervento dal quale è derivata in qualche caso una tendenziale rimozione delle leggi di riforma
(basti pensare alla disciplina delle impugnazioni), e con il quale, in molti altri casi, è stata avviata
una lettura costituzionalmente orientata delle nuove regole (ad esempio, in materia di recidiva o di
prescrizione), che ha ispirato la giurisprudenza ordinaria ed è stata, a sua volta, ispirata da questa.
L’importanza dei settori investiti dalle innovazioni, e la complessità del fenomeno (la quale, anche
per effetto della reiterazione di interventi sul medesimo oggetto, implica una estrema valorizzazione
delle regole sulla successione di leggi nel tempo), impongono una riflessione organica, che ambisca
ad un duplice risultato: focalizzare e sistemare, nei limiti del possibile, singoli gruppi di problemi
interpretativi, cogliendo un bisogno di discussione e di aggiornamento che appare intenso, e
particolarmente difficile da gestire a livello individuale; ricercare e, se del caso, ricostruire i criteri
di fondo dell’azione di riforma, per fornire strumenti generali di comprensione della politica
criminale in atto (strumenti che – è appena il caso di dirlo – si trasformano in strumenti ermeneutici
per le singole questioni interpretative).
Sul piano del diritto processuale le novità annunciate (che saranno probabilmente attuate all’epoca
in cui il corso sarà impostato nel dettaglio) sono anche più importanti di quelle già introdotte, che
pure non sono indifferenti. C’è da fare ad esempio il punto sulla legge 140 del 2003 (a proposito
della disciplina delle intercettazioni, già parzialmente travolta da una dichiarazione di illegittimità,
c’è un atteggiamento interlocutorio della Consulta) e sulla legge 46 del 2006 (sostanzialmente
annullata su entrambi i versanti: disciplina delle impugnazioni e disciplina dell’archiviazione). Vi
sono da studiare gli effetti di norme apparentemente settoriali, che però (a partire dal primo
pacchetto sicurezza della legislatura in atto) hanno investito profili fondanti della giurisdizione
penale (solo due esempi: eliminazione tranciante del cd. patteggiamento in appello e fissazione di
criteri di priorità nella trattazione dei processi). Ma sono in arrivo – come si accennava – novità
anche più rilevanti: è praticamente maturo il secondo pacchetto sicurezza, è avanzata la trattazione
alla Camera della riforma delle intercettazioni telefoniche, esiste un disegno governativo di riforma
organica della procedura penale. Si tratterà di cogliere linee di tendenza in un quadro che appare al
momento instabile, e per qualche verso almeno disorganico.
Quanto al piano sostanziale, le riforme più importanti (quelle recate dalla legge 251 del 2005 alla
disciplina della recidiva e della prescrizione) hanno sostanzialmente retto al vaglio di
costituzionalità della Consulta, e tuttavia, come si accennava, pongono forti problemi interpretativi,
che richiedono trattazioni mirate ed organiche. Qui le linee di sviluppo sembrano più nitide, e
secondo molti commentatori esprimono un’evoluzione del diritto penale, spostando l’attenzione dal
fatto all’autore, in problematica coerenza con i principi costituzionali. Al ruolo assunto dalla
recidiva si coniuga ad esempio l’individuazione del clandestino come soggetto qualificato del
fenomeno criminale (si pensi all’aggravante comune ed all’imminente introduzione del cd. reato di
clandestinità). Tutto ciò nel contesto di una forte riduzione della discrezionalità giudiziale (computo
delle circostanze, ecc.), cui pure la legislazione degli anni ’70 aveva assegnato il compito di
adeguare il sistema delle sanzioni alla nuova gerarchia costituzionale dei valori investiti dalla
giurisdizione penale.
Si tratta di un fenomeno in velocissima evoluzione, con enormi ricadute culturali, ed al tempo
stesso gravido di implicazioni operative.
La proposta formativa deve dunque assumere grande consistenza qualitativa e quantitativa,
pensando per il centro ad incontri con numerose sessioni, con un programma relativamente
flessibile, tale da consentire un aggiornamento in tempo reale.
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Metodologie: L’idea del corso è quella di attuare una condivisione con la formazione decentrata,
strutturata attraverso la definizione di due iniziative a livello centrale, programmate all’inizio e alla
fine del 2010, e la predisposizione di un modulo più agile destinato alle iniziative decentrate.
La definizione nel dettaglio del primo corso, da programmare per il mese di gennaio, dovrebbe
essere seguita dalla previsione in sede decentrata di giornate di confronto sui medesimi temi
(magari individuando un’intera giornata formativa), con l’indicazione di relatori già sperimentati
nel corso centrale. All’esito delle iniziative decentrate (che naturalmente potranno essere
organizzate in assoluta autonomia, assumendo la proposta del comitato scientifico la funzione di
mera sollecitazione e di disponibilità di competenze), alla fine del 2010 potrà essere replicato il
corso, prevedendo la partecipazione di 10/15 formatori decentrati che potranno riportare nel
confronto il dibattito e le conclusioni cui si è giunti negli incontri decentrati.
Destinatari: magistrati di legittimità e merito, giudicanti e requirenti in equa ripartizione. Quota
riservata del 15% ai magistrati di prima nomina destinati alle funzioni penali (D.M. 6.12.2007),
nonché un giudice di pace per ciascuno dei seguenti distretti: Lecce, Messina, Perugia, Potenza e
Reggio Calabria, ed un vice procuratore onorario per ciascuno dei seguenti distretti: Roma, Torino,
Trento, Trieste e Venezia.
Sarà riservata una quota del 10% ai magistrati che esercitano funzioni minorili. L’iniziativa è aperta
alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: previste due edizioni del corso, la prima nel mese di gennaio di 5 sessioni e la seconda
sempre di 5 sessioni nel mese di dicembre. Si precisa che la partecipazione al primo corso
preclude l’ammissione al secondo corso.
Durata: 29 novembre – 1° dicembre 2010
Codice: 4833
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LA GESTIONE DEL DIBATTIMENTO PENALE
LABORATORIO DI PRASSI E TECNICA PROFESSIONALE
Oggetto: Il corso, condotto con la metodologia del laboratorio, si propone di fornire ai giudici ed ai
pubblici ministeri un supporto formativo finalizzato a impadronirsi delle migliori tecniche di
gestione del dibattimento penale, in ragione delle rispettive professionalità.
Dopo una introduzione dell’incontro in fase plenaria, nel corso della quale verranno affrontate le
problematiche organizzative connesse alla gestione dei ruoli, al coordinamento tra uffici ed alle
prospettive di gestione informatica dell’udienza, i partecipanti verranno suddivisi in gruppi in
ragione della specializzazione professionale.
I gruppi saranno condotti da una coppia di coordinatori composta da un magistrato esperto e da un
esperto di organizzazione e gestione delle risorse.
I gruppi finalizzati a sviluppare le tecniche di gestione nella prospettiva dell’organo giudicante
approfondiranno i temi connessi alla gestione dell’udienza dibattimentale: i rapporti con il personale
e con le parti in vista dell’organizzazione dell’udienza, l’organizzazione dei tempi, la tecnica di
gestione dell’aula, le problematiche peculiari del rito monocratico e del rito collegiale, l’interazione
con le parti nel corso dell’udienza, la gestione del testimone, il rapporto con i periti,
l’organizzazione dei provvedimenti conclusivi, con particolare riferimento alle tecniche redazionali
della motivazione ed alla valutazione dei casi di motivazione contestuale.
I gruppi finalizzati all’approfondimento delle tecniche d’udienza nella prospettiva del P.M.
cureranno le tematiche connesse alla preparazione del fascicolo del p.m. in vista del dibattimento, la
selezione del materiale, la preparazione della lista testi, la presentazione del processo, la gestione
dei fascicoli nei grandi procedimenti, le tecniche di gestione della cross-examination, i rapporti con
le parti, i testi, la requisitoria.
Le tecniche acquisite verranno sperimentate, sia nel corso dei laboratori, che in plenaria, mediante
la realizzazione di attività processuali simulate (esame dei testi, requisitoria, redazione contestuale
dei motivi ecc.).
Metodologia e struttura: Dopo una fase introduttiva in plenaria, il laboratorio si articolerà in
gruppi ristretti in cui saranno ripartiti i partecipanti le cui attività saranno condotte da un magistrato
e da un esperto dell’organizzazione e gestione delle risorse. Saranno condotte simulazioni di
specifiche attività processuali.
Destinatari: magistrati giudicanti e requirenti di legittimità e merito in equa ripartizione.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 15 – 17 novembre 2010
Codice: 4835
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CORSI INTERDISCIPLINARI
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I DIRITTI FONDAMENTALI NELL’ORDINAMENTO INTEGRATO
(CORSO CONDIVISO CON LA FORMAZIONE DECENTRATA)
Oggetto: il corso si propone di offrire un inquadramento sistematico della normativa a tutela dei
diritti fondamentali emergente nell’ordinamento integrato.
Si assiste infatti ad una sempre più evidente emersione a livello sopranazionale di una rete
normativa a presidio dei diritti fondamentali che impone di riflettere sulle ricadute di tale
normativa nell’ordinamento interno e sugli strumenti attivabili dal giudice nazionale in caso di
rilevazione di un contrasto tra la normativa interna e quella sovranazionale.
Si procederà quindi al tentativo di tracciare il “volto” dei diritti fondamentali come emergenti dal
sistema integrato delle fonti.
Particolare attenzione sarà dedicata al diritto alla vita, alla riservatezza, alla libertà di espressione,
di non discriminazione oltre che al diritto di proprietà, ed al processo “equo”. Si analizzeranno poi i
diritti delle vittime di reati e dei fanciulli.
Adeguato spazio sarà dedicato pertanto alla analisi delle Convenzioni internazionali a tutela dei
diritti fondamentali ed, in particolare alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Analoga
attenzione sarà dedicata alla normativa comunitaria ed alla modifica del sistema delle fonti che
conseguirà alla entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Uno spazio significativo sarà dedicato alla analisi giurisprudenza della Corte europea dei diritti
dell’Uomo ed al problema della incidenza delle pronunce della Corte di Strasburgo sul giudicato
interno.
Parte della riflessione sarà invece rivolta alla individuazione degli strumenti di cui dispone il
giudice nazionale quando si trovi ad applicare una norma interna in materia di diritti fondamentali
in apparente contrasto con il quadro normativo emergente dalle fonti comunitarie e sovranazionali.
Dunque si prenderanno in esame i ricorsi alla Corte costituzionale individuati dalle sentenze 348 e
349 del 2007 della Consulta come rimedio “estremo” da utilizzare in caso di fallimento dei tentativi
di interpretazione conforme, oltre che i ricorsi pregiudiziali alla Corte di Giustizia dell’unione
europea.
Obiettivi: il corso si propone di tracciare un quadro “leggibile” del sistema di tutela dei diritti
fondamentali emergente nell’ordinamento integrato con particolare attenzione agli strumenti a
disposizione del giudice che rilevi un contrasto, non risolvibile in via interpretativa, tra la norma
interna e la normativa sopranazionale
Struttura e metodologia: le relazioni frontali saranno seguite da ampi momenti di dibattito. Sarà
previsto l’intervento di giuristi provenienti dalle Corti sopranazionali e la analisi di casi pratici con
specifico riguardo agli strumenti attivabili dal giudice interno in caso di contrasto non risolvibile in
via interpretativa tra norme interne e sovranazionali. I casi saranno trattati in gruppi di lavoro
ristretti al fine di favorire la massima interazione tra i relatori ed i partecipanti.
La definizione nel dettaglio del primo corso, da programmare nei primi mesi dell’anno, dovrebbe
essere seguita dalla previsione in sede decentrata di giornate di confronto sui medesimi temi al fine
di favorire la massima diffusione dei rilevanti contenuti dell’iniziativa. A tal fine è opportuna la
partecipazione al corso organizzato in sede centrale di una quota di formatori decentrati.
Destinatari: magistrati requirenti e giudicanti, di legittimità e di merito. E’ prevista la
partecipazione di un formatore decentrato per ciascun distretto di Corte di Appello nominato dalla
Commissione
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 1 – 3 febbraio 2010
Codice: 4785
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LE RAPPRESENTAZIONI DELLA GIUSTIZIA
Oggetto: Il corso intende affrontare il tema delle rappresentazioni della giustizia sotto un triplice
profilo: quello offerto dalla cronaca giudiziaria, quello costituito dalla rappresentazione mediatica
dei processi e, infine, la giustizia penale nel cinema nella letteratura e nella fiction televisiva.
Il primo livello attiene alle problematiche relative alla ricostruzione giornalistica dei procedimenti
in corso: distorsioni cronachistiche, violazioni del segreto investigativo, enfatizzazioni di taluni
risultati di indagini, campagne di stampa innocentiste o colpevoliste, indagini giornalistiche.
L’accentuata attenzione per i primi esiti investigativi ha determinato, anche a causa dai tempi lunghi
del processo, significative modifiche della sua percezione da parte dell’opinione pubblica: dal
dibattimento come momento centrale dell’immaginario collettivo sul processo, all’assunzione delle
indagini (addirittura delle prime indagini) come fase decisiva per la definizione dei fatti.
Questo passaggio ha riguardato, come si preciserà di seguito, sia l’informazione giornalistica e
televisiva, sia la fiction, che sempre più è incentrata sull’inizio delle indagini come momento in cui
è accertata la verità.
Il secondo livello riguarda la diffusa e crescente tendenza a fare dei mass-media, in particolare della
televisione, il luogo elettivo di celebrazione di un processo parallelo a quello istituzionale. Un
processo che l’opinione pubblica tende a percepire più immediato ed attendibile, e, quindi, più in
grado di avvicinarsi alla verità di quello giurisdizionale – appesantito da pastoie formali e da rituali
scarsamente intellegibili ai più.
La sentenza pronunciata dal giudice a grande distanza di tempo viene in genere percepita come la
enunciazione di una verità formale, un surrogato rispetto a quella già raggiunta nella mimesi
mediatica.
Il terzo livello di analisi è dedicato all’immagine della giustizia penale nella letteratura, nel cinema
e nella fiction televisiva.
La rappresentazione “artistica” del processo penale consente di coglierne la percezione culturale e
sociale, che inevitabilmente si ripercuote – in una circolarità di condizionamenti – sul modo con cui
viene effettivamente amministrata la giustizia.
Attraverso il mutare della raffigurazione letteraria del giudice e della giustizia è possibile cogliere il
mutare della percezione sociale del ruolo del primo e del valore della seconda.
A proposito della letteratura il successo che ha ottenuto la c.d. “letteratura gialla” spesso ha indicato
nel giudice l’eroe, a seconda dei casi positivo o negativo, che si fa interprete e attore protagonista
delle vicende narrate.
Anche il cinema e la televisione non hanno mancato di dedicare alla figura del magistrato numerosi
film e serial, dove questi viene spesso rappresentato ora come un algido eroe ora come uno sciocco
burocrate.
Ancora, di grande interesse – e trasversale ai secondi due livelli - è l’analisi della rappresentazione
delle organizzazioni criminali e delle strutture giudiziarie di contrasto alla mafia, con particolare
riferimento alle modalità delle diverse espressioni narrative che raccontano i fatti e gli uomini di
mafia: dal rischio di creare modelli distorti, alla possibilità di diffondere una maggiore conoscenza
civile sui destinatari dei messaggi mediatici su larga scala. In tale contesto è importante, anche per i
magistrati, riflettere sulla percezione da parte del pubblico di tali rappresentazioni, segnalando
anche il pericolo che alcuni film e fiction tv possono innescare meccanismi di identificazione.
Obiettivi: verificare – attraverso l’apporto di giornalisti, registi, sceneggiatori e scrittori – la
percezione che del processo e del lavoro del magistrato penale ha la società nella quale egli opera.
Questo esercizio appare tanto più necessario di fronte alle sempre più esplosive polemiche che
spesso accompagnano alcune inchieste giudiziarie, rispetto alle quali il magistrato – sia esso giudice
o pubblico ministero – sembra aver perso quell’aura di neutralità e distanza dai fatti, che da sempre
contraddistingue il concetto di imparzialità, presidio dell’indipendenza della giurisdizione.
Struttura e metodologia: Il corso intende analizzare – con “tecnici” del settore – le modalità con
cui i processi e i magistrati sono tradizionalmente rappresentati, analizzando i percorsi non uniformi
di questa rappresentazione ed i motivi alla base di queste scelte.
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La metodologia si avvarrà di relazioni non tradizionali, che approfondiranno l’esame concreto delle
diverse percezioni della giurisdizione, anche attraverso proiezioni di filmati.
Destinatari: Il corso è destinato a magistrati giudicanti e requirenti di legittimità e di merito, del
settore civile e penale in equa ripartizione. Una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari
nominati con D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni) 22 – 24 marzo 2010
Codice: 4797
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QUESTIONI DEL DIRITTO DELLA CRISI D’IMPRESA NELLA PROSPETTIVA
INTERDISCIPLINARE
Oggetto: il seminario ha una duplice funzione. Da un lato i magistrati addetti al civile e penale della
materia fallimentare affronteranno separatamente le questioni più rilevanti del concreto operare nel
settore giudiziario di competenza.
I giudici civili saranno chiamati a censire criticamente i primi quattro anni di applicazione della
riforma fallimentare con riguardo agli istituti più controversi, quali il concordato preventivo e
fallimentare; in entrambi cadono infatti in discussione i compiti del giudice nelle verifiche sulle
condizioni di ammissibilità e sulle condizioni di omologazione.
In questa prospettiva saranno passate in rassegna tutte le fasi costitutive delle procedure a partire
dalle regole di articolazione della domanda di concordato.
Pertanto, si avrà cura di esaminare i criteri di formazione della domanda con attenzione sia alle
varie possibilità di articolazione della stessa sia alla documentazione da depositare a corredo.
Poiché un ruolo essenziale è svolto dalla relazione illustrativa ed attestativa dei piani concordatari,
saranno esaminati i criteri ed i limiti del sindacato giurisdizionale di detta relazione e la natura della
responsabilità dell’attestatore. Sarà così possibile affrontare anche il tema centrale del sindacato
giurisdizionale sul piano concordatario.
Altra fondamentale questione è costituita dal trattamento riservabile ai creditori prelatizi, e alla
possibilità di offrire loro un soddisfacimento non integrale della pretesa. Saranno pertanto indagati,
anche sotto tale profilo, i presupposti di ammissibilità della domanda, con particolare attenzione al
trattamento riservato ai crediti assistiti da privilegio generale e ai crediti di natura fiscale e
assimilati.
Altro nodo critico è dato dalla suddivisione dei creditori in classi: discutendosi se la formazione
delle classi, generalmente facoltativa possa, per la particolare conformazione della fattispecie
concreta, anche divenire obbligatoria; se possano realizzarsi classi di creditori prelatizi; secondo
quali criteri di omogeneità economico-giuridica debbano essere raggruppati i creditori.
Altra questione dibattuta concerne il sindacato del tribunale in sede di omologazione: si
indagheranno pertanto i limiti del sindacato sull’abuso della maggioranza e sul conflitto di interessi;
le condizioni e i limiti del vaglio di fattibilità del piano; gli spazi di verifica della convenienza del
concordato per i creditori.
Con riguardo al concordato fallimentare, saranno infine esaminate le problematiche innescate dalla
domanda presentata da soggetto terzo, con specifico riguardo alla dibattuta questione sulla cessione
delle azioni revocatorie, recuperatorie e di danni.
Per quanto concerne i giudici penali, il corso parte dalla constatazione che la materia fallimentare
presenta profili che meritano una specifica analisi, sia in ragione dell’evoluzione della disciplina
legislativa (la riforma delle procedure concorsuali), sia per l’incessante confronto della
giurisprudenza di merito e di legittimità sui profili più ricorrenti nella pratica del magistrato penale.
Partendo dalla fase delle indagini, appare necessaria una verifica delle tecniche e degli strumenti
investigativi più significativi, utilizzati nell’accertamento e nella repressione dei reati fallimentari
(con particolare attenzione all’utilizzo dei consulenti tecnici da parte del P.M.); definire i protocolli
d’indagine (o, se si vuole, le migliori pratiche diffuse sul territorio);
Passando alla fase del giudizio, oltre ad un cenno sullo strumento cautelare, appare opportuna una
verifica e un confronto delle prassi sulle questioni più significative nei processi per reati di
bancarotta, da quelle classiche dei soggetti attivi dei reati fallimentari (amministratori di fatto,
prestanome, indipendenti – cioè quelle figure professionali che intervengono a vario titolo nella
gestione dell’impresa, quali sindaci, revisori, consulenti), della distinzione tra le diverse ipotesi di
bancarotta e dei rispettivi elementi costitutivi dei reati (in particolare della valutazione del dolo).
Inoltre, il nuovo quadro normativo, determinando il superamento delle teorie giurisprudenziali
dell’imprenditore occulto e dell’impresa fiancheggiatrice, ha introdotto forme di responsabilità
diretta dell’amministratore di fatto e della holding, imponendo una ridefinizione di questioni
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ricorrenti nella giurisprudenza, come il sistema di responsabilità degli organi sociali nelle società di
capitali e le operazioni infragruppo.
Il corso si propone di verificare l’attualità di alcuni tradizionali orientamenti della giurisprudenza di
legittimità alla luce delle novità normative e di confrontare le prassi della giurisprudenza di merito
che, su alcuni profili specifici della materia, hanno sollecitato le pronunce della Corte di
Cassazione.
L’altra finalità è quella interdisciplinare.
Sarà indispensabile nell’ambito di una o due sessione soffermarsi sugli ambiti comuni di riflessione
in relazione agli istituti del diritto fallimentare, sul rapporto tra i giudici civili addetti alla materia (e
più in generale gli organi della procedura fallimentare) e il pool specializzato della Procura della
Repubblica, verificare l’attuazione dell’iniziativa del P.M. per la dichiarazione di fallimento e nel
concordato preventivo.
Obiettivi: Nel civile fare il punto sui primi quattro anno di riforma, attraverso l’esame delle
questioni più controverse nell’applicazione degli istituti del concordato preventivo e fallimentare.
Nel penale, verificare l’attuazione di pratiche investigative virtuose da parte delle Procure della
Repubblica e confrontare gli strumenti di indagine utilizzati e i protocolli.
Nell’interdisciplinare verificare il rapporto tra gli organi della procedura fallimentare e i pool
specializzati in materia di criminalità economica.
Per tutti, ricostruire, attraverso un confronto delle prassi, la definizione di tutte le più importanti
questioni in materia, verificando se nel confronto tra la Corte di Cassazione e i giudici di merito gli
orientamenti espressi dalla prima, anche a seguito della recente riforma del diritto fallimentare,
rappresentino un patrimonio condiviso della giurisprudenza.
Struttura e metodologie: Le sessioni separate costituiranno la parte preponderante del corso,
limitando quelle interdisciplinari ad una o due sessioni.
Le relazioni frontali saranno limitate alla ricostruzione degli istituti, finalizzata a “fare il punto”
sulla materia.
Si privilegeranno strumenti formativi che favoriscono il confronto di prassi, quali i gruppi di lavoro
tematici, la verifica delle prassi investigative utilizzate, il lavoro sui casi.
Destinatari: Il corso è destinato a magistrati di legittimità e di merito addetti alla materia societaria
e concorsuale in ambito civile nella misura del 50% e a magistrati giudicanti e requirenti di
legittimità e di merito per l’altra metà (tra i penalisti per il 30% sarà assicurata la presenza di
magistrati requirenti, per il residuo 70% di magistrati giudicanti).
Una quota del 10% è riservata ai magistrati ordinari nominati con D.M. 6.12.2007. L’iniziativa è
aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro e di notai, dottori e ragionieri commercialisti.
Durata: cinque sessioni (due giorni e mezzo). 14 – 16 giugno 2010
Codice: 4812
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LA CORTE DI GIUSTIZIA ED IL GIUDICE NAZIONALE
Oggetto: E’ opinione ormai diffusa che il diritto comunitario resta lettera morta se non viene
debitamente applicato negli Stati membri, anche dai giudici nazionali, i quali sono l'elemento
centrale del sistema giudiziario dell'Unione europea e svolgono un ruolo fondamentale e
imprescindibile per la creazione di un ordinamento giuridico unico europeo. In questa prospettiva
l'applicazione del diritto comunitario da parte dei giudici nazionali rappresenta una sfida complessa
per i giudici nazionali , posto che gli stessi non sempre dispongono in modo sistematico e adeguato
di informazioni complete e aggiornate sul diritto comunitario scritto e su quello della Corte di
Giustizia.
In questa direzione il Parlamento europeo ha adottato la Risoluzione sul ruolo del giudice nazionale
nel sistema giudiziario europeo(A-6-0224/2008) invitando gli Stati membri ad implementare la
formazione giudiziaria sul sistema di tutela del diritto comunitario anche attraverso
l’approfondimento metodi d'interpretazione e dei principi giuridici che possono essere sconosciuti
all'ordine giuridico nazionale, ma che svolgono un importante ruolo nel diritto comunitario e delle
conoscenze degli strumenti informatici che consentono la conoscenza della giurisprudenza
comunitaria.
Il corso si prefigge dunque l’obiettivo di sensibilizzare ai giudici, di merito e di legittimità, alle
tematiche suindicate.
Nel corso della sessioni antimeridiane saranno sviluppati con il metodo della relazione frontale
alcuni argomenti teorici- rinvio pregiudiziale innanzi alla Corte di Giustizia ( nozione di autorità
giurisdizionale, modalità di redazione del rinvio pregiudiziale, obbligo o facoltà del rinvio
pregiudiziale- anche alla luce del rinvio pregiudiziale "obbligatorio" introdotto dal d.l.n.59/2008)
ruolo dell’Avvocato generale presso la Corte di Giustizia, la qualità della decisione della Corte di
Giustizia,efficacia processuale ed endoprocessuale delle sentenze della Corte di giustizia ed i
rapporti con il giudice nazionale, disapplicazione del diritto nazionale contrastante col diritto
comunitario, interpretazione conforme del diritto interno al diritto comunitario e limiti dell’attività
d’interpretazione, ruolo del giudice nazionale nella tutela dei diritti umani fondamentali di matrice
comunitaria,responsabilità dello Stato per violazione del diritto comunitario ascrivibile al giudice
nazionale di ultima istanza- mentre in quelle pomeridiane si prediligeranno metodiche basate su
gruppi di studio e clinic volti alla conoscenza della giurisprudenza della Corte di Giustizia in
materia di rinvio pregiudiziale, interpretazione conforme, limiti del giudice nazionale, protezione
dei diritti umani nella giurisprudenza della Corte di Giustizia.
Un momento di conoscenza informativa riguarderà specificamente il sito web della Corte di
Giustizia.
Obiettivi: L’iniziativa si propone di effettuare un corso di base sul ruolo della Corte di giustizia e
del giudice nazionale nell’attuazione del diritto comunitario, in modo da renderne effettiva
l’applicazione nel sistema di tutela giurisdizionale interno.
Struttura e metodologia: Le metodiche di apprendimento prevedono, accanto alle tradizionali
relazioni frontali la predisposizione di gruppi di studio rivolto all’esame della giurisprudenza
comunitaria ed una specifica sessione dedicata alla conoscenza del sito internet della Corte di
giustizia.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito del settore civile e penale in equa ripartizione.
Durata: 5 sessioni 14 – 16 luglio 2010
Codice: 4819
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CORSO DI INGLESE, FRANCESE E SPAGNOLO GIURIDICO
Oggetto: Il corso si propone di fornire una preparazione linguistica di tipo tecnico giuridica a
magistrati italiani che abbiano già una buona conoscenza generale di inglese, francese e spagnolo.
L’iniziativa si svolge in collaborazione con l’Escuela Judicial spagnola e prevede la partecipazione
di una quota di magistrati stranieri.
L’obiettivo è quello di far conseguire ai partecipanti dei significativi progressi nelle loro abilità
linguistiche attraverso l’utilizzazione di materiali che consentano di approfondire lo studio dei
sistemi penali europei e consentano di familiarizzare con le tecniche e gli strumenti della
cooperazione giudiziaria
In particolare, dopo una breve introduzione del corso in sessione plenaria sulle questioni connesse
all’integrazione dei sistemi giuridici europei tra le sfide del multilinguismo e la ricerca di un
linguaggio comune, i partecipanti verranno divisi in gruppi di studio di massimo quindici
partecipanti, condotti da due coordinatori (un esperto linguista ed un giurista con specifiche
competenze linguistiche) che seguiranno il gruppo durante tutto il corso.
Il programma didattico del corso si svilupperà attraverso il diretto coinvolgimento dei partecipanti
in attività che consentiranno di migliorare le conoscenze linguistiche, sperimentando sia attività
pratiche, sia moduli formativi incentrati sulla conoscenza sia dei sistemi giuridici europei, che degli
strumenti del diritto comunitario e della cooperazione giudiziaria.
In tal senso si stimolerà la capacità dei partecipanti di sviluppare le proprie capacità relazionali, di
redigere testi scritti, di partecipare direttamente ad attività processuali o di natura tecnico-giuridica
nella lingua oggetto di studio.
Tale attività sarà sviluppata anche in relazione alle competenze tecniche dei partecipanti con
riferimento alla loro specializzazione nel settore civile piuttosto che penale della giurisdizione.
Si condurranno quindi esercizi di ascolto di attività processuali in lingua originale, si faranno di
comprensione su testi normativi e sentenze, si stimolerà il dibattito con gli esperti e si condurranno
delle simulazioni di attività processuali.
In altri termini, si perseguirà l’obiettivo di una formazione linguistica di tipo giuridico, intesa non
soltanto come il semplice studio lessicale di termini tecnici, ma come una formazione globale
finalizzata a sviluppare sia la conoscenza degli istituti giuridici stranieri e dell’ordinamento
comunitario, sia quelle capacità relazionali, indispensabili per il diretto dialogo tra le autorità
giudiziarie che costituisce l’elemento fondamentale della cooperazione giudiziaria, almeno secondo
la prospettiva sviluppata in seno allo spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia.
Obiettivi: Il miglioramento delle capacità linguistiche dei partecipanti, attraverso l’utilizzazione di
strumenti didattici che consentano il contemporaneo approfondimento dei principali istituti giuridici
stranieri e dell’Unione Europea.
Struttura e metodologia: Verranno formati gruppi di lavoro di non più di quindici partecipanti,
suddivisi in relazione alla lingua scelta (inglese, francese, spagnolo) ed alle competenze tecniche
specifiche (specializzazione nel settore civile o penale della giurisdizione). I gruppi verranno seguiti
da due coordinatori per tutta la durata del corso (un esperto linguista ed un giurista con competenze
linguistiche), cui potranno affiancarsi altri docenti in relazione alle specifiche attività programmate
nel corso del seminario.
Destinatari: 90 magistrati di legittimità e merito, di cui il 50% provenienti dal settore civile ed il
50 % dal settore penale (a loro volta equamente divisi in giudicanti e requirenti) con una provata
conoscenza della lingua almeno di livello intermedio (B2 del quadro di riferimento del Consiglio
d’Europa).
Tre gruppi di inglese, due di francese, uno di spagnolo
Durata: cinque giorni e mezzo (11 sessioni) 4 – 9 ottobre 2010
Codice: 4822
CORSO AD INTERPELLO
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L’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO
Oggetto: Il corso si propone di fare il punto sull’attuazione della riforma dell’ordinamento
giudiziario analizzando la normazione primaria e secondaria esistente e riflettendo anche sugli
effetti dell’attuazione del nuovo assetto normativo sulla organizzazione degli uffici.
Saranno analizzate nel dettaglio le norme relative ai poteri degli organi di autogoverno
relativamente alle valutazioni di professionalità ed alla predisposizione delle tabelle degli uffici,
con specifico riferimento anche alle valutazioni rilevanti ai fini del conferimento degli uffici
direttivi.
Analoga attenzione sarà dedicata alla mobilità interna ed ai tramutamenti, anche attraverso l’ analisi
della disciplina in materia di incompatibilità e lo studio dei casi di possibile applicazione dell’art. 2
L.G.
I profili deontologici e disciplinari costituiranno oggetto di un autonomo momento di riflessione che
sarà condotto con costante riferimento a casi pratici.
Oggetto di riflessione sarà anche l’organizzazione degli uffici di Procura ed il loro collegamento
agli uffici giudicanti, attraverso l’analisi delle possibili forme di organizzazione compatibili con la
normazione esistente.
Saranno inoltre analizzate, con riferimento alla norme vigenti, anche le modalità di accesso in
magistratura e le prospettive in materia di formazione, con l’analisi della normativa relativa alla
Scuola della magistratura, di prossima istituzione.
Infine oggetto di specifica riflessione saranno anche il ruolo e la funzione degli organi di
autogoverno. Particolare attenzione sarà inoltre dedicata a norme e prassi in materia di
conferimento degli uffici direttivi.
L’analisi sarà condotta con costante riferimento alle ripercussioni che la normativa ordinamentale
ha sulla organizzazione degli uffici e del lavoro e degli uffici.
Obiettivi: il corso si propone di offrire un quadro aggiornato della normativa in materia di
ordinamento giudiziario e di “fotografare” lo stato della sua applicazione, senza mai distogliere
l’attenzione dalle ripercussioni che l’attuazione della normativa vigente ha sugli assetti
organizzativi degli uffici e sul lavoro quotidiano del magistrato.
Struttura e metodologia: alla relazione frontale seguiranno ampi momenti di dibattito. Saranno
inoltre privilegiati momenti di confronto dialogico tra esperti della materia ordinamentale e
magistrati impegnati nella direzione degli uffici, al fine di evidenziare le criticità della
applicazione della normativa vigente e con l’obiettivo di individuare le migliori modalità
applicative.
Destinatari: magistrati di legittimità e di merito, requirenti e giudicanti in equa ripartizione.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 15 – 17 novembre 2010
Codice: 4830
102
IL PUNTO SULLA TUTELA ANTINFORTUNISTICA TRA PREVENZIONE E
REPRESSIONE, IN SEDE PENALE E CIVILE
Oggetto: A distanza di due anni circa dalla riforma del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008,
che ha introdotto il Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di
lavoro, in attuazione dell’art. 1 della legge n. 123 del 3 agosto 2007, si rende necessario, attesa la
delicatezza e la centralità del tema che si ricollega alla tutela del fondamentale diritto alla salute,
esaminare le più spinose questioni che riguardano la tutela antinfortunistica, tanto in sede civile che
penale.
In chiave preventiva, pertanto, si esamineranno le misure di autotutela e ci si proporrà, in
particolare, di individuare, in sessione comune, i limiti e gli ambiti delle misure di autotutela e
l’utilizzo concreto degli strumenti preventivi amministrativi, sostanziali e processuali consentiti dal
sistema normativo e dal diritto vivente giurisprudenziale.
Un punto critico della tutela antinfortunistica, che è opportuno approfondire in sessione comune,
attiene all’atteggiarsi differente dei profili di accertamento degli infortuni e delle malattie
professionali nelle due sedi processuali, che scaturisce, ovviamente dalla diversa natura delle
responsabilità oggetto di accertamento (rispettivamente individuazione di un responsabile penale, e
individuazione del soggetto su cui ricadranno le conseguenze riparatorie).
Tuttavia, il sistema impone, in sede civile, l’accertamento della responsabilità per reato, al fine di
poter operare la condanna, per i casi (prevalenti) in cui opera la copertura assicurativa degli enti
previdenziali e nei limiti oggettivi della stessa.
Ne consegue l’opportunità di approfondire, in sede comune il diverso atteggiarsi della stessa forma
di responsabilità e le diverse tecniche di raggiungimento della prova, per favorire la consapevolezza
reciproca degli addetti ai lavori nei due settori.
Ed invero, per tale aspetto, l’esame della giurisprudenza mostra un intenso dibattito, con non pochi
problemi di coordinamento in ordine al sostanziale accertamento (nelle due sedi processuali) della
medesima fattispecie e cioè l’individuazione l’imputazione della malattia o dell’infortunio occorso
al lavoratore, a titolo doloso o colposo ad un soggetto responsabile.
Attraverso tale prospettiva che pone a continuo raffronto le diverse sedi e i diversi ambiti, si
esamineranno in particolare, i vari oggetti dell’accertamento, tra elemento soggettivo e nesso di
causalità.
Si approfondiranno ancora profili peculiari dei rispettivi settori di interesse (in sessioni separate);
segnatamente, per il settore penale, le tecniche di indagine di accertamento delle malattie
professionali da amianto; l’analisi problematica delle principali questioni concernenti i
procedimenti per reati connessi all’esposizione all’amianto: il controllo sul rispetto delle
disposizioni normative o contrattuali a contenuto cautelare, la rilevanza della verifica
dell’organizzazione aziendale e la delega di funzioni;
per il settore civile, saranno oggetto di
analisi problematica delle principali questioni in tema di azione giudiziaria connessa all’esposizione
all’amianto; in particolare della tematica della maggiorazione contributiva ex art. 13 L. n. 257/1992.
Saranno oggetto ancora di attenzione le problematiche di accertamento e liquidazione del danno da
infortuni e malattie, che può configurarsi tanto in sede penale (per l’ipotesi di esercizio dell’azione
civile nel processo penale) che in sede civile. Analisi che si rende viepiù necessaria alla luce della
continua evoluzione del diritto vivente giurisprudenziale in tema di danno non patrimoniale.
Obiettivi: Il corso analizza gli strumenti di tutela della sicurezza del lavoro tanto civilistici che
penalistici e tende a verificarne la concreta operatività ed effettività, con lo scopo di favorire la
consapevolezza reciproca, da parte dei partecipanti dei diversi settori, del diverso atteggiarsi della
tutela preventiva e repressivo-risarcitoria, in un confronto di esperienze e di conoscenze tra i
magistrati che operano nelle varie funzioni interessate. Verranno inoltre ricostruiti i principi
costituzionali e comunitari che presiedono la materia ed il quadro della normativa vigente con
l’esame dei problemi che si pongono nei vari settori dell’ordinamento.
Struttura e metodologia: Il corso è organizzato in maniera composita; accanto a relazioni frontali,
con ampi spazi per il dibattito, si individueranno spazi concreti ove, in gruppi di studio o discussant,
103
dovranno emergere gli aspetti più pratici, che richiedono una specifica formazione interdisciplinare.
In particolare, in un’apposita sessione si approfondiranno, nella suddetta prospettiva, i principali
punti di contatto tra i due settori, e cioè, le differenti modalità di accertamento della colpa nell’uno e
nell’altro ambito, secondo i rispettivi criteri regolanti la responsabilità, e le modalità di liquidazione
del danno (ben potendo essere esercitata tale azione, civile, in sede penale). Tale aspetto sarà
oggetto di concrete esercitazioni, così da favorire un’osmosi di metodi ed esperienze tra i giudici
civili e penali, per i casi in cui gli uni e gli altri siano chiamati a fare uso di concetti rispettivamente
penalistici e civilistici, nonché l’acquisizione della consapevolezza delle diverse implicazioni
conseguenti alle scelte processuali operate dagli interessati. Il profilo risarcitorio costituirà, inoltre,
oggetto di specifici approfondimenti in sessione civile, quanto agli oneri di allegazione e prova,
nonché di concreta liquidazione, anche in relazione ai profili previdenziali. Almeno due sessioni
saranno dedicate ai temi penalistici, una specifica per le indagini, l’altra dedicata al giudizio. Nella
prima verranno confrontate le esperienze degli uffici di procura con particolare riferimento a profili
organizzativi fondamentali: formazione di pool specializzati, raccordo con i vari organi preposti ai
controlli, elaborazione di protocolli investigativi e di strategie dibattimentali. Nella seconda saranno
esaminate le principali fattispecie delittuose e contravvenzionali e verranno approfonditi i temi più
delicati posti dal diritto penale del lavoro: individuazione dei soggetti responsabili, anche in
relazione al tema della delega di funzioni all’interno di organizzazioni complesse; nesso di
causalità; elemento psicologico; rapporti tra giudizio penale e giudizio civile.
Destinatari: giudici del lavoro e giudici penali di merito e di legittimità, requirenti e giudicanti in
equa ripartizione. L’iniziativa è aperta alla partecipazione di avvocati del libero foro.
Durata: due giorni e mezzo (5 sessioni). 13 – 15 dicembre 2010
Codice: 4834
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libretto 2010 - Consiglio Superiore della Magistratura