Quindicinale de Il Sole 24Ore Business Media anno LX / 8 7 Marzo 2014 www.agricoltura24.com n.5 n.5 n.5 INTEGRATORI ALIMENTARI Lieviti, vitamine, minerali Nel dossier spunti da Usa e Olanda Quindicinale - Poste Italiane S.p.A. - sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1. c. 1; DCB Milano GRANA PADANO Berni: consorzio pronto di fronte alle sfide 2014 LATTERIE FRIULANE «Granarolo ci permetterà di valorizzare il Montasio» POST QUOTE LATTE Alleanza Cooperative: serve coesione di filiera L E DITORIALE Prezzo del latte, mappa nitrati motivi di speranza per il futuro Accade tutto in Lombardia. La nuova quotazione del latte alla stalla appare come una boccata d’ossigeno per gli allevatori. E la nuova pianificazione delle aree vulnerabili sembra in grado di mettere in sicurezza il settore zootecnico di Ettore Prandini opo tanti anni di quotazioni di galleggiamento, il latte torna a essere un prodotto che esprime in valore reale. L’ultimo accordo siglato con Italatte (proprietaria dei marchi Galbani, Invernizzi, Cademartori) che fissa a 44,5 centesimi il prezzo di un litro di latte alla stalla fino al 30 giugno 2014 è una boccata di ossigeno e anche una speranza per il futuro. Parlo di speranza perché ritengo che ci siano le condizioni per una tenuta del mercato e delle richieste anche a livello internazionale. Non è quindi illusorio pensare che anche nel prossimo futuro il latte resti uno dei cardini della produzione agroalimentare lombarda e italiana. Non bisogna dimenticare che la Lombardia, con i suoi 4 milioni e mezzo di tonnellate munte ogni anno, rappresenta il 40% del totale della produzione nazionale. Ed è per tale motivo qualsiasi decisione presa nella nostra regione sul fronte lattiero caseario ha un peso determinante anche per il resto del Paese. Arrivare a fissare il prezzo a 44,5 centesimi al litro non è D Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 stato una passeggiata. Direi piuttosto che si è trattato di un percorso a ostacoli alla fine del quale, per fortuna, ha vinto la lungimiranza sia sul fronte dei produttori che, soprattutto, su quello delle industrie. Industrie che non potevano più negare una situazione sotto gli occhi di tutti: ossia una progressiva crescita delle quotazioni, con livelli costanti nel tempo, a livello globale. Negli ultimi vent’anni i produttori italiani e lombardi erano stati le vittime principali della crisi dei prezzi, migliaia di stalle hanno chiuso e si è perso un pezzo importante della nostra storia economica e territoriale. Ora vediamo anche che tipo di opportunità ci possono essere con l’impianto di polverizzazione del latte proposto in Lombardia dall’assessore regionale Gianni Fava. In ogni caso, con questo prezzo e con queste tendenze di mercato, cominciamo ad avere un po’ più di speranza per il futuro. Speranza rafforzata anche dalla nuova direzione presa dalla politica lombarda sulla questione nitrati. E’ in corso una nuova pianificazione delle aree vulnerabili preparata in base agli studi portati avanti dalle strutture della Regione, dall’Università di Milano, dall’Ersaf insieme alla Coldiretti. E’ stata ridefinita l’origine dell’azoto presente nelle acque, la capacità di as- sorbimento dei suoli e la gestione delle aziende agricole. Si tratta del primo studio di questo tipo dopo oltre 20 anni di discussione sulla gestione dei nitrati e sarà un documento strategico per il confronto sia con il Governo di Roma che con la Ue a Bruxelles. La nuova mappa nitrati della Lombardia ha lo scopo di mettere in sicurezza un settore che conta oltre 17 mila allevamenti, con un milione e mezzo di bovini e 4 milioni e mezzo di suini, all’interno di un sistema agroalimentare che in Lombardia garantisce 71 mila posti di lavoro. La nuova mappa nitrati che abbiamo disegnato garantirà la vita del sistema zootecnico lombardo e la corretta gestione dei reflui sul territorio. Non dimentichiamo che le aree vulnerabili applicate fino a oggi fanno riferimento a una situazione di oltre 20 anni fa, scritta sulla carta da qualche burocrate e senza approfondire se gli eventuali punti critici fossero dovuti agli scarichi industriali e civili, più che all’agricoltura. Finalmente, grazie alla collaborazione con Regione Lombardia, stiamo riuscendo a chiudere questa ferita. Il prossimo obiettivo deve essere quello di arrivare prima possibile a una ridefinizione e approvazione dei parametri di spandimento per gli allevamenti. 3 SOMMARIO n.5 Questo numero 5 / 2014 dell’Informatore Zootecnico è stato chiuso in tipografia il 4 marzo 2014 e spedito agli abbonati il 7 marzo ECONOMIA ATTUALITÀ 6 Stefano Berni, Grana Padano: consorzio pronto di fronte al 2014 di Giorgio Setti 9 Latterie Friulane, Roberto Rossi: ecco perchè entriamo in Granarolo di Adriano Del Fabro 12 Gli allevatori protagonisti al Montichiari Winter Show di Giorgio Setti 13 Copagri: il nostro latte “onesto” di Davide Bernieri DOSSIER - INTEGRATORI VITAMINE, LIEVITI, MINERALI 28 Nrc, Stati Uniti: così i mangimi diventano completi di Sonia Rumi 32 Utrecht, Olanda: in asciutta mastiti se troppa vitamina E di Isabel Macchiorlatti Vignat 36 Davis, California: con i lieviti i vitelli crescono più sani di Isabel Macchiorlatti Vignat 42 Da ricerche in Usa e Francia: perchè i lieviti per le vacche di Roberta Sguerrini 50 Veterinaria Milano: il lino per i bovini da carne di Carlo Angelo Sgoifo Rossi et al. 4 20 Post quote latte, Alleanza coop: serve coesione di filiera di Jessika Pini 24 Le migliori bovine del Bovimac di Alessandra Ferretti RUBRICHE 3 14 16 54 59 60 L’editoriale - di Ettore Prandini Flash Sul territorio La parola all’industria Veterinaria Appuntamenti INTEGRATORI ALIMENTARI, UN’OPPORTUNITÀ MA ATTENZIONE A NON ESAGERARE A nche in questo numero dell’Informatore Zootecnico gli spunti tecnici proposti dal dossier provengono dai più prestigiosi centri ricerche del mondo: l’americano Nrc (nell’articolo di pagina 28), l’università olandese di Utrecht (a pagina 32), l’università della California (a pagina 36), l’Inra francese e altre università Usa (a pagina 42). Fin qui per la nostra discussione dell’uso degli integratori nell’alimentazione delle bovine da latte. E infine l’Università di Milano (a pagina 50) per l’impiego invece nei bovini da carne. Un dossier che non intende degli integratori fare per forza un’apologia. I cinque articoli ne sottolineano l’utilità, è vero, ma senza dimenticare di valutarli in modo distaccato. Sino ad arrivare alla messa in guardia proveniente dai ricercatori olandesi: dosi troppo elevate di vitamina E possono anche provocare mastiti nelle bovine in asciutta. Ma come sempre alla tecnica la rivista accosta anche una giusta dose di attualità. Lo vediamo nell’editoriale, che riesce a distinguere segnali di ottimismo in ciò che si sta muovendo in Lombardia a proposito di prezzo latte e di nitrati. Lo vediamo nelle previsioni produttive e di mercato messe a fuoco dal direttore del Grana padano (a pagina 6). Ma lo vediamo soprattutto nella vivacità delle news provenienti dalle realtà locali, alle pagine 9, 12 e nella rubrica di pagina 16. G.S. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DIRETTORE RESPONSABILE: Beatrice Toni SERVIZIO CLIENTI: [email protected] Tel: +39 02/3909.0440 – Fax +39 02/3909.0335 REDAZIONE: Francesco Bartolozzi, Dulcinea Bignami, Gianni Gnudi (capo redattore), Alessandro Maresca, Giorgio Setti (capo redattore e coordinatore di Informatore Zootecnico), Lorenzo Tosi. Abbonamento annuo cartaceo: Euro 79,00 Abbonamento annuo digitale: Euro 40,00 Estero: Abbonamento annuo prioritaria: Euro 210,00 SEGRETERIA DI REDAZIONE: Tel: 051/6575.813 Fax: +39 051/6575.856 Piazza Galileo Galilei, 6 - 40123 Bologna [email protected] COMITATO SCIENTIFICO: Igino Andrighetto, Giovanni Ballarini, Paolo Bani, Luigi Bertocchi, Luigi Calamari, Dario Casati, Paolo Moroni, Marco Nocetti, Gianfranco Piva, Carlo Angelo Sgoifo Rossi, Giulio Zucchi. 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L. 46/2004, art.1c.1: DCB Bologna” ROC n. 6553 del 10 dicembre 2001 - ISSN 0040-3776 Associato a: Aderente a: SEDE OPERATIVA: Piazza Galileo Galilei, 6 - 40123 Bologna UFFICIO PUBBLICITÀ: Tel. +39 051/6575.822 Fax +39 051/6575.853 - [email protected] UFFICIO TRAFFICO: Piazza Galileo Galilei, 6 - 40123 Bologna Tel. +39 051/6575.842 - [email protected] STAMPA: Faenza Industrie Grafiche - Via Vittime civili di guerra , 35 - Faenza (Ra) INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 Responsabilità: la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro traduzione, è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati, e la Casa Editrice non si assume responsabilità nel caso che si tratti di esemplari unici. 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Il prezzo all’ingrosso del Grana padano, spiega Berni, ha visto un'iniziale flessione, ma all'inizio dell'estate «ha rapidamente recuperato attestandosi sulle positive quotazioni di fine anno. Positivo anche l’inizio d’anno: a gennaio 2014 si è registrato un miglioramento del 5,45% rispetto allo stesso mese del 2013 per il formaggio più venduto, lo stagionato 9 mesi, quotato in media 7,396 euro/kg. Nello stesso mese si è registrata anche una ripresa per le altre stagionature, con il formaggio di oltre 15 mesi saldamente a 8,7 euro al kg al caseificio». La produzione è calata del 3,3% rispetto al 2012, «un contenimento atteso dal piano produttivo», attestandosi a 4.565.337forme, pari a 173.917 tonnellate. La produzione lorda vendibile ai caseifici ha toccato quota 1.790 milioni di euro, «un primato mondiale tra i prodotti dop». Questa somma è ripartita così: 1.250 milioni di euro vengono dal formaggio di 9 mesi in caseificio, mentre 540 milioni di euro derivano dalle stagionature fino a 16, 18 o oltre 20 mesi e dalle operazioni di confezionamento e grattugia. Sembra che sia andato bene soprattutto l export. «Il Grana Padano ha consolidato nel 2013 la sua leadership di formaggio dop più N 6 INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 PRIMO PIANO pronti consumato nel mondo, con un incremento delle esportazioni del 5,87% nei primi undici mesi dell’anno. Lo dice l’Istat, che ha elaborato i dati nel periodo gennaio / novembre. Si tratta di un risultato davvero lusinghiero, in particolare per l'aumento del 7% rilevato nella Ue, mentre nei paesi al di fuori dell’Unione l’incremento è del 4%. E' stato premiato l’investimento promozionale in Germa- nia, che lo scorso anno ha raggiunto i 4 milioni di euro, consolidando così la leadership tedesca tra i paesi importatori con un ulteriore balzo in avanti dell’8,5% e quindi oltre le 350mila forme consumate». E gli altri paesi importatori? «Sul podio si confermano secondi gli Usa, secondi con circa 160mila forme annue. E al terzo posto la Svizzera con quasi 140mila forme. Nell’area comunitaria è a due cifre la crescita in Austria (+15%) e in Spagna (+ 11%). Fuori dall’Europa, tra i mercati dove da più tempo è avviata la promozione di Grana padano, Stati Uniti e Canada insieme registrano un incremento di 4 punti e il Giappone di 8. Ma di grande significato è l’exploit del 25% di export registrato in Russia». I consumi interni hanno risentito della crisi? TUTTI I NUMERI DEL GRANA PADANO Prezzo medio all origine per il Grana padano 9 mesi: - dicembre 2013 7,392 euro/kg (+3,85% su dicembre 2012); - gennaio 2014 7,396 euro/kg (+5,45% su gennaio 2013). Produzione: - nel 2013: 4.565.337forme (-3,3% vs 2012), pari a 173.917,117 tonnellate; - nel 2014: 4.620.000 forme (previsione del Consorzio). Plv alla produzione (2013): 1.790 milioni di euro, così ripartiti: - 1.250 milioni di euro: formaggio di 9 mesi in caseificio; - 540 milioni di euro: dalle stagionature fino a 16, 18 o oltre 20 mesi e dalle operazioni di confezionamento e grattugia. Plv al consumo: 2.800 milioni di euro (stima). Giacenze: - giacenze 2013 totale: 5.030.032 forme (-3,03%) - giacenze 2013 marchiato: 1.778.059 forme (-3,93%). Export 2013: - numero forme: 1.500.000 - % export su prodotto marchiato: 34% Numero di allevatori/stalle: 5.322 (dato 2012). Budget promozione 2014: 23 milioni di euro, di cui 9 per l’estero e 14 per l’Italia. Controlli vigilanza 2014: 7 milioni di euro. Terremoto: fondi da stato, Ue e Regione Lombardia: 8.898.132 euro. (fonte: Consorzio di tutela del Grana Padano). INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 «In Italia il Grana Padano ha mantenuto invariati i consumi nel 2013, a fronte di una crescita dei formaggi duri dello 0,5%, conservando la sua leadership con una quota del 49%. Si tratta di un buon risultato, visto il trend negativo dei consumi alimentari italiani. L’incremento delle vendite è confermato anche dal calo delle giacenze registrato al 31 dicembre 2013: nel complesso sono scese a 5.030.032 forme (-3,03%), con una flessione ancora più marcata (-3,93%) per il formaggio marchiato, calato a 1.778.059 forme. Secondo le prime stime, la produzione lorda vendibile complessiva è di 2.800 milioni di euro. Sono risultati che soddisfano, ma invitiamo comunque tutti i soci alla prudenza produttiva, com’è avvenuto nel 2013». Come affronterete quindi il 2014? «All’ultima assemblea il Consorzio ha varato un piano produttivo con tre importanti novità. La prima consentirà ai caseifici di produrre 80mila forme in più rispetto al 2013 senza andare in contribuzione differenziata. La seconda è la possibilità di vendere o affittare sin- 7 PRIMO PIANO gole porzioni del punto di riferimento. Infine il piano crea una riserva agevolata di forme per i caseifici di nuova produzione di Grana Padano». Il mercato sembra recettivo… «La produzione indicata dal piano produttivo è di 4.620.000 forme e dovrà fare i conti con le prospettive del mercato mondiale del latte e dei suoi derivati, che, almeno sino ad aprile, dovrebbero veder proseguire il momento positivo. Di conseguenza anche per il sistema Grana Padano, almeno nel primo quadrimestre 2014, la situazione si annuncia positiva, grazie alla stabilità dei consumi interni e alla costante crescita dell’export». Quando le cose vanno bene, in genere si aggiunge che non conviene abbassare la guardia. «In effetti la situazione economica generale e l’irrisolta questione dei falsi e dei similari, che producono un danno di un miliardo di euro all’anno, di cui 700 milioni all’estero e 300 in Italia, non consentono pause nel sostegno della promozione. Nel 2014 il Consorzio tutela Grana Padano investirà 23 milioni di euro, di cui 9 all’estero e 14 in Italia. E sul controllo e nella vigilanza alla produzione il Consorzio impegnerà 7 milioni di euro. Questo momento di positività non deve neppure far dimenticare la necessità di ottimizzazione dei costi delle circa 6mila stalle e dei 132 caseifici attraverso i nuovi strumenti che la tecnologia e l’innovazione mettono a disposizione». Il 2014 ci porterà a un passo dalla fine del regime delle quote latte. Molti osservatori prevedono con questo grandi cambiamenti anche nel settore della trasformazione. «Il 2014 è un anno di transizione verso l'abbandono del regime delle quote latte, datato aprile 2015. La fine delle quote latte fa prevedere maggiori produzioni europee, e quindi fa nascere più di una preoccupazione nel confronto con altri produttori, dentro e fuori l'Unione europea, ben più agguerriti dell'Italia sul fron- 8 LA PRODUZIONE 2013, PROVINCIA PER PROVINCIA (N. FORME) Provincia Bergamo Numero totale di forme prodotte Forme lavorate da caseifici cooperativi Forme lavorate da industrie non coop. 73.177 44.847 28.330 Brescia 941.281 374.988 566.293 Cuneo 39.342 - 39.342 743.884 641.453 102.431 81.173 - 81.173 Mantova 1.328.097 1.013.621 314.476 Piacenza 516.830 189.938 326.892 Padova 136.707 132.897 3.810 Pavia 38.211 - 38.211 Rovigo 15.203 15.203 - Trento 136.755 115.688 21.067 Vicenza 285.750 185.114 100.636 Verona 228.927 - 228.927 4.565.337 2.713.749 1.851.588 Cremona Lodi TOTALE te dei costi di produzione. Ma il 2014 è un anno di transizione anche verso un altro importante evento. Allude all’Expo? «Sì: l’Expo 2015, da maggio a ottobre a Milano, appare come una formidabile occasione di confronto con il mondo intero. Ci vedrà impegnati a proporre risposte al tema dell'evento, “Nutrire il Pianeta”. Si apri davanti a noi una sfida immensa: portare il cibo nelle sacche del mondo troppo vaste dove manca. E nutrire bene e nel rispetto della salute e dell'ambiente quella parte del globo dove il problema è invece l’abbondanza mal gestita». E quindi come si pone il Grana padano di fronte a questi scenari? «Credo che, dopo alcuni anni tutto sommato positivi per il comparto, si prospetti un ulteriore periodo di discrete prospettive per tutte quelle imprese lattiere e casearie che sapranno tenersi aggiornate e stare al passo con i tempi, senza cullarsi sui risultati degli ultimi anni, ma sviluppandosi e progredendo in linea con il mercato e con le innovazioni che la scienza e l’esperienza propongono. Con la prudenza propria di questo mondo fatto di formiche e non di cicale, il mondo del Grana Padano». INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 ATTUALITÀ «Così sarà possibile valorizzare i prodotti regionali, in primis il Montasio dop, sui mercati in cui è presente l’industria bolognese» di Adriano Del Fabro assemblea del Consorzio Latterie Friulane di Campoformido (Ud), riunitasi a metà febbraio, a stragrande maggioranza ha deliberato l’accoglimento del progetto industriale presentato dal Cda che, entro alcuni mesi, porterà alla fusione per incorporazione della più importante impresa lattiero-casearia del Friuli Venezia Giulia (nata nel 1933) nella filiera di Granarolo, la più grande filiera italiana del latte in forma cooperativa. Il Consorzio Latterie Friulane, attualmente, con i suoi 200 collaboratori ha una capacità operativa pari a 70 milioni di litri di latte l’anno, provenienti dagli allevamenti dei 150 conferenti, per un fat- L’ Il presidente di Latterie Friulane sull’incorporazione Roberto Rossi: perchè entriamo in Granarolo turato complessivo di oltre 62 milioni di euro. Da un anno a questa parte, la crisi ha colpito la cooperativa friulana che, tra l’altro, ha subito una sensibile emorragia nel numero di soci, trovandosi in mezzo al guado per quanto riguarda gli investimenti in essere e la necessità di materia prima da lavorare. Dopo un iter travagliato, che ha molto scaldato gli animi degli allevatori, dei sindacati e dei cittadini del Friuli Vg dove i prodotti di Latterie Friulane sono assai diffusi e apprezzati, i soci hanno trovato vantaggioso fondersi con l’importante realtà multiregionale rappresentata da Granarolo. Ecco le considerazioni del “traghettatore”, il presidente di Latterie Friulane, Roberto Rossi. Presidente Rossi, come si è arrivati a questa situazione di difficoltà di Latterie friulane, leader di mercato in Friuli? «Se una buona parte delle cause vanno ricercate nel passato, in quanto ci si è adagiati in una rendita di posizione che garantiva sufficiente redditività agli allevatori e ampia occupazione ai lavoratori, bisogna denunciare quanto accaduto nei mesi scorsi quando due delle cooperative conferenti hanno fatto mancare il loro latte per circa la metà degli approvvigionamenti totali. E lo hanno fatto in maniera maldestra, senza il rispetto del periodo di pre-avviso. Potete capire in che situazione ci si trova con metà degli approvvigionamenti da un giorno all’altro». All’assemblea sono stati PROCEDURA DI FUSIONE COMPLETATA ENTRO 8-9 MESI. ALLEVATORI FRIULANI SOCI DI GRANLATTE Q uali sono le tempistiche del progetto di fusione per incorporazione? Il presidente di Latterie Friulane, Roberto Rossi, risponde così: «Se verrà raggiunto l’accordo con i sindacati dei lavoratori, nell’arco di 8-9 mesi sarà conclusa la procedura di fusione». Abbiamo poi chiesto a Rossi quali margini decisionali resteranno in capo a Campoformido, al termine della procedura di fusione. «Lo stabilimento di Campoformido - ha risposto il presidente - entre- INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 rà nel capitale di Granarolo spa, mentre gli allevatori entreranno, come soci, in Granlatte, che è proprietaria all’ 80% di Granarolo. In considerazione del grosso apporto di capitale e produzioni, mi aspetto un riconoscimento per il Friuli Venezia Giulia all’interno di Granlatte». Per il futuro, con la fine delle quote latte all’orizzonte, questo accordo che vantaggi porterà agli allevatori del Friuli Venezia Giulia? «L’accordo risponde anche alle nuove sfide di mercato che vi saranno con l’abolizione delle quote latte nel 2015: un maggior liberismo di mercato e quindi una maggior fluttuazione dei prezzi della materia prima latte. Gli allevatori non possono permettersi di vedersi decurtare il prezzo del latte per motivi legati allo scarso posizionamento sui mercati di chi vende. Oggi è fondamentale uscire dai confini regionali e nazionali, ma per poter perlustrare le nuove frontiere ci vogliono conoscenze, capacità e spalle larghe, non improvvisazioni». A.D.F. 9 ATTUALITÀ presentati due piani industriali, quello di Granarolo e quello del Consorzio agrario del Friuli Vg. Perché avete preferito allearvi con Granarolo? «Il piano industriale di Granarolo garantisce remunerazione del latte attuale e futura, valorizzazione commerciale dei prodotti friulani, poiché la produzione rimarrà in capo allo stabilimento di Campoformido, e mantenimento dei marchi storici aziendali. Oltre a quanto già conferito dagli attuali soci, da Granarolo arriveranno in aggiunta altri 500 quintali di latte al giorno per essere lavorati a Campoformido e circa 2mila tonnellate di prodotto all’anno 10 per la produzione di latte fresco e ricotta (a marchio Granarolo) così da saturare le capacità produttive degli impianti della nostra cooperativa. Agli allevatori il piano di Granarolo è sembrato quello più immediatamente attuabile, basato su fatti concreti e non su favole». Il mercato regionale subirà dei contraccolpi, secondo lei, dopo questa scelta che privilegia la filiera naziona- le rispetto a quella regionale? «Come già detto, abbiamo fatto una scelta strategica orientata alla valorizzazione dei prodotti regionali, in primis il formaggio Montasio dop, sui mercati nazionali e internazionali in cui Granarolo è presente. Oggi, a causa di un mercato nazionale asfittico, le aziende più solide sono quelle orientate verso i mercati esteri e nuovi e ciò ha fatto propendere per la scelta su Granarolo. Aggiungo che, se ciò si realizzerà, avremo un doppio vantaggio per il sistema agroalimentare regionale: aver valorizzato il Montasio fuori dai confini tradizionali e, come conseguenza, aver liberato spazi di mercato locali per il prodotto delle diverse piccole e medie latterie di questa regione. Mi dica se è poco!» Che fine faranno gli investimenti fin qui effettuati dalla cooperativa, anche con gli aiuti pubblici regionali? «Premesso che anche gli ultimi investimenti fatti sono stati effettuati attraverso il ricorso al credito e non con contributi INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 ATTUALITÀ pubblici, come erroneamente scritto sui giornali sulla base di informazioni non corrette diffuse ad arte, tutti gli investimenti tecnologici realizzati saranno valorizzati dalla continuità aziendale e produttiva. Quindi, l’attuale sito produttivo non verrà ridotto ma, anzi, rafforzato secondo il piano di Granarolo. Inoltre, una volta entrata a regime la fusione, Granarolo non esclude di effettuare ulteriori investimenti nello stabilimento di Campoformido». Tutte le linee produttive di Campoformido saranno salvaguardate o ci sarà qualche prodotto che uscirà dal paniere attuale? «Verranno chiuse le produzioni che non danno marginalità e quindi yogurt, mozzarella a palla e bocconcino e ricotta confezionata, mentre verranno aumentate le produzioni di ricotta a uso industriale. I prodotti già esternalizzati lo rimarranno ma, ovviamente, presso i siti produttivi del Gruppo Granarolo». Quali i vantaggi per gli allevatori? «Visti gli sviluppi in prospettiva, l’Assemblea ha deciso di portare il prezzo del latte conferito, già dal mese di febbraio, a 0,42 euro al litro (più qualità, più Iva). A fusione avvenuta ci si adeguerà al prezzo applicato agli allevatori soci di Granlatte che, attualmente, è pari a circa 0,44 euro al litro (più qualità, INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 più Iva)». Voi siete i più importanti produttori di Montasio dop della regione, con oltre 200mila forme prodotte ogni anno. In merito, quali sono gli impegni e l’interesse di Granarolo? «Come già detto, c’è molto interesse verso la nostra dop. Si tratta di una tipologia di formaggio a pasta dura attualmente assente dall’assortimento di Granarolo che potrà essere valorizzata sui mercati nazionali e internazionali nei quali attualmente fattura 160 milioni di euro, con una crescita costante prevista vista l’aggressione del mercato cinese e dei Paesi emergenti avviata proprio con i formaggi a pasta dura». Si è sempre detto, in questi mesi, che i collaboratori attuali sono in numero eccessivo. Sono stati presi degli accordi in merito con Granarolo? «In azienda era già stato siglato un contratto di solidarietà per circa 100 dipendenti, sulla base di un piano che prevedeva 69 esuberi. È evidente che l’accordo con Granarolo è funzionale a un numero di collaboratori che garantisca l’equilibrio del conto economico dell’azienda e si discuterà nei prossimi giorni con le rappresentanze sindacali quali strumenti mettere in campo, in termini di ammortizzatori sociali». 11 ATTUALITÀ Primo classificato alla mostra della frisona l allevamento Nozza Farm di Chiari (Bs), condotto dai fratelli Massimo e Mauro Salvoni Quarantamila visitatori alla fiera agricola bresciana Montichiari Winter Show gli allevatori protagonisti di Giorgio Setti uarantamila visitatori, 350 espositori. Questo in sintesi il bilancio dell’86esima edizione della Fiera agricola zootecnica di Montichiari (Bs), così come l’ha tracciato Ezio Zorzi, patron della manifestazione. A tener banco è stato il Winter Show, la mostra provinciale della Frisona italiana organizzata dall’Apa di Brescia, che ha portato a gareggiare a Montichiari una quindicina fra i migliori allevamenti della provincia, con oltre cinquanta capi. Il giudice della mostra è stato Davide Errera. La vittoria finale al Winter Show è andata all’azienda Nozza Farm, di Chiari (Bs), condotta dai fratelli Massimo e e Mauro Salvoni. Al secondo posto si è classificato l’allevamento Cedroni di Stefano ed Elia Cedroni, da Orzinuovi (Bs). Nella foto vediamo la premiazione: da sinistra, Davide Errera, Massimo Salvoni, il figlio Emanuele, Stefano Cedroni, una rappresentante della Fiera, Germano Pè (pre- Q 12 sidente di Apa Brescia e di Aral Lombardia). Tra le manze ha vinto l’azienda Bonnyfarm di Ciappini di Ghedi (Bs); buoni risultati sono stati ottenuti anche da Stefano Cioli di Remedello (Bs) e da Giovanni Bertolini di Verolavecchia (Bs). Ma in Fiera erano presenti anche 500 conigli iscritti ai regi- stri genealogici, presentati da oltre 55 allevamenti di tutto il nord Italia, oltre ai cavalli Haflinger che con esibizioni a sella ed attacchi hanno dato prova della versatilità di questa razza. Era presente in fiera anche l’Anam, l’Associazione nazionale allevatori del cavallo di razza Maremmana, per diffondere le qualità di questa razza autoctona. Grande interesse ha riscontrato anche la parte convegnistica, in particolare l’incontro sulla filiera suinicola e i nuovi strumenti per la determinazione del prezzo, tra Cun e Borsa merci telematica, organizzato da Apa in collaborazione con l’Associazione nazionale suinicoltori (Anas). Qui il presidente Anas, Andrea Cristini, ha detto che c’è necessità urgente di «trovare una soluzione per il mercato dei suini, in modo da garantire maggiore trasparenza sulla formazione del prezzo». INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 ATTUALITÀ Nel packaging il logo della mucca tricolore, a sottolineare che il prodotto è stato ottenuto in Italia. In vendita presso la nota catena di discount di Davide Bernieri atte 100% nazionale che permette una remunerazione equa di tutti i soggetti della filiera. E che rilanci l’immagine degli allevatori e dei produttori latte, dopo le tante turbolenze che hanno colpito il settore in Europa e in Italia nell’ultimo decennio. Con il progetto Buono e Onesto, promosso da Copagri, organizzazione appartenente all’European Milk Board, l’obiettivo è di raggiungere il mercato con un prodotto fortemente connotato nella sua italianità fin dal packaging (con una mucca a mantello tricolore, a L È il latte secondo Copagri. Commercializzato con Lidl Buono e onesto scanso di equivoci). Primo soggetto della distribuzione ad accogliere l’appello è Lidl, catena di discount, che ha inserito nei punti vendita di Lombardia, Piemonte, parte del Veneto e Valle d’Aosta Il Latte Buono e Onesto. Un latte prodotto localmente che assicura vita, stabilità e sicurezza agli allevatori italiani, custodi della nostra sovranità alimentare come garanzia d’indipendenza, proteggendo e conservando, allo stesso tempo, il paesaggio agricolo e l’economia rurale locale. Da troppi anni i produttori di latte europei sono costretti a sottostare a una politica dei prezzi che li penalizza al punto da non permettere la sopravvivenza delle attività produttive, in particolare le più INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 piccole che non possono farsi forza con un economia di scala. «Occorre puntare sulla salvaguardia del tessuto produttivo locale – dichiara Romuald Schaber, presidente dell’European Milk Board – per questo c’è necessità di organizzare una filiera corta, importante per legare tra loro territorio e prodotto. Senza questo legame si rischia il collasso dell’intero sistema». A simboleggiare la filiera corta del “Latte Onesto” è la mucca Onestina, che sarà presentata in tutt’Europa e che simboleggia i produttori di latte che chiedono semplicemente un giusto equilibrio tra il prezzo e i costi di produzione che devono sostenere. Senza alcun compromesso sulla qualità e la sicurezza del bianco alimento, nel rispetto delle priorità del consumatore. Una strada sulla quale l’Italia si muove già con determinazione. Recandosi in un punto vendita Lidl, ma sono in corso trattative con altre catene, si ha la possibilità di acquistare un latte di qualità interamente prodotto nel nostro paese, con enormi benefici per i consumatori e per tutti i soggetti della filiera. Dal produttore che ottiene una giusta remunerazione, alla grande distribuzione che si può distinguere vendendo un prodotto di alto livello qualitativo, certificato 100% italiano, fino al consumatore che acquista latte locale genuino, sottoposto a continui controlli che ne certificano la sicurezza igienico-sanitaria, nutrizionale e organolettica, ad un prezzo onesto, sostenendo l’economia e la capacità produttiva del settore primario nel nostro paese. 13 FLASH Ismea: il mercato ha recuperato nell’ultimo trimestre dell’anno scorso Il caseario chiude bene il 2013 a ripresa delle quotazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano e l’aumento del prezzo del latte alla stalla lasciano intravedere per il settore lattiero caseario un mercato in crescita anche nel 2014. E’ la convinzione di Ismea, che aggiunge: per il 2013 le consegne ai caseifici restano sotto i livelli della campagna precedente, come conseguenza dell’atteggiamento prudente tenuto dagli allevatori nel primo semestre, finalizzato soprattutto al contenimento dei costi di gestione. In base ai dati Agea, nel periodo aprile-novembre le consegne ai caseifici (non rettificate) si sono attestate a poco più di 7 milioni di t, con una flessione dell’1,7% rispetto allo stesso periodo della scorsa campagna. Il mercato lattiero caseario nazionale ha continuato a recuperare nel 4° trimestre del 2013, come evidenziato dall’indice Ismea dei prezzi all’origine di latte e derivati (curva blu nel grafico qui ac- L 145 canto), che è aumentato agricoltura 140 latte e derivati sia rispetto ai tre mesi zootecnia 135 precedenti (+2,8%) sia rispetto al 4° trimestre 130 2012 (+5,1%). La dina125 mica, continua Ismea, è 120 stata determinata da tut115 ti gli aggregati monitora110 ti, ad eccezione dei forI trim II III IV I trim II III IV I trim II III IV 2011 2012 2013 maggi duri. Rispetto al Indice Ismea dei prezzi alla produzione (2000 = 100). 4° trimestre 2012 si evidenzia una crescita dei prezzi del 7,1% per il latte vaccino, del 28,8% del 2012, dice infine Ismea, l’export caseaper il burro, del 9,8% per i formaggi semiduri e rio nazionale ha continuato a espandersi nel corso del 2013. In particolare, tra gennaio e del 5,4% per i formaggi molli. Il settore lattiero caseario, continua Ismea, ottobre oltre 270mila t di formaggi e latticini hanno varcato i confini nazionali, mettendo chiude quindi il 2013 con una tendenza complessivamente positiva (+2% rispetto al a segno una variazione positiva dell’8% ri2012), in linea con la zootecnia (+1,5%) e spetto allo stesso periodo del 2012 a fronte di un aumento meno che proporzionale decon il totale agricoltura (+4,8%). Infine l’export: dopo gli straordinari risultati gli incassi (+3,8%). La Cia sui consumi 2013 Latte -7,9%, carne -1,7% formaggi -1,9% Analisi Coldiretti Crisi Ucraina, aumenta il costo del mais Secondo Cesare Baldrighi I formaggi dop guardano all Exp o Nel 2013 i consumi alimentari degli italiani, dice la Cia a commento dei dati Istat di febbraio, si sono ridotti in misura sensibile, a causa della crisi economica. I derivati dei cereali (pasta, pane, biscotti) si sono contratti, in valore, del 5,2%, latte e yogurt del 7,9%, i formaggi dell’1,9%, i prodotti ittici addirittura del 13,2%, verdure e ortaggi del 2,6%, la frutta del 2,9%, l’olio extravergine d’oliva del 5,8%, la carne dell’1,7%. In Italia sei famiglie su dieci hanno dovuto cambiare gli acquisti alimentari e il 50% ha ridotto decisamente la spesa. Il 34% (7,4 milioni) ha optato per prodotti low-cost o di qualità più bassa e il 28% (6,5 milioni) si rivolge quasi esclusivamente ai discount. Il prezzo mondiale del grano è schizzato ai massimi da inizio anno, ma a salire sono anche le quotazioni di orzo e mais per effetto delle tensioni in Ucraina, uno dei paesi leader nell’export. Lo segnala la Coldiretti, che aggiunge: gli effetti della crisi in Ucraina si sono fatti sentire anche sul mercato delle materie prime agricole per la produzione di mangimi per l’allevamento, come dimostra l’andamento delle quotazioni di mais al Chicago Board of trade. In Ucraina nel 2013 sono stati raccolti 63 milioni di tonnellate di cereali, il 36,3% in più rispetto all’anno precedente, con 22,27 milioni di tonnellate di grano (+41,3%), 7,56 di orzo (+9%) e 30,9 di mais (+47,4%). «L’Expo di Milano sarà un’occasione unica per promuovere le straordinarie produzioni a denominazione d’origine del nostro Paese e per far conoscere il modello europeo delle produzioni dop e igp a livello nazionale». Lo ha dichiarato Cesare Baldrighi, presidente di Afidop (Associazione dei Formaggi italiani dop) durante la giunta esecutiva che si è svolta a Roma. «Nelle prossime settimane - ha aggiunto Baldrighi - metteremo a punto un programma di azioni specifiche finalizzate a valorizzare il legame con il territorio delle produzioni di qualità e il modello virtuoso che rappresentano dal punto di vista economico, sociale e di sostenibilità ambientale». 14 INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 SUL TERRITORIO Le superfici previste da Confai in Bergamasca Mais, -5% nel 2014 ella Bergamasca si stima per il 2014 una flessione della produzione di mais dell’ordine di 4 o 5 punti percentuali in termini di superficie coltivata, pari a circa 800-1.000 ettari in meno. E’ la previsione di Confai Academy sulle intenzioni di semina degli agricoltori bergamaschi. Le ragioni di una riduzione delle superfici adibite a mais, dice Enzo Cattaneo, segretario generale di Confai Academy, «sono da ricollegare principalmente ai risultati non certo incoraggianti del 2013, anno caratterizzato da un andamento climatico imprevedibile e sfavorevole. Inoltre gli imprenditori sono in parte intimoriti dalla probabilità di attacchi di piralide o di diabrotica. La produzione maidicola dovrebbe comunque far registrare una sostanziale tenuta in tutte quelle aree in cui N essa è collegata alle esigenze del comparto zootecnico e all’approvvigionamento degli impianti agro energetici». E il numero uno di Abia Confai, Leonardo Bolis, aggiunge: «La flessione pronosticata non intaccherà il primato del mais nella provincia, che anche per il 2014 si manterrà comunque sopra i 20mila ettari». Secondo Confai Academy le superfici non più coltivate a mais potrebbero essere destinate, almeno in parte, alla coltivazione di soia, che in tempi recenti si era attestata in provincia su soli 300 ettari. «La principale criticità per la coltivazione del mais in Bergamasca - conclude Bolis - rimane quella della disponibilità idrica e dei costi dell’irrigazione. Nel 2013 la cifra complessiva investita dagli agricoltori bergamaschi per l’irrigazione del mais ha superato i 10 milioni di euro». Ricevuti dal prefetto di Milano. Pronti a una class action Mobilitazione Copagri sulle quote latte «Non è giusto pagare gli errori dell’Europa» «Abbiamo apprezzato la disponibilità del prefetto di Milano, Paolo Tronca, soprattutto l’impegno ad attivare un immediato contatto con il ministro per pianificare atti concreti che tengano conto delle nostre posizioni»: lo ha dichiarato Roberto Cavaliere, responsabile nazionale settore lattiero-caseario di Copagri, dopo essere stato ricevuto dal rappresentante del Governo al termine di una manifestazione indetta per attirare l’attenzione delle istituzioni sulla questione delle quote latte. Successivamente i manifestanti hanno incontrato il rappresentante della Commissione europea in Lombardia: «Abbiamo spiegato in maniera dettagliata i principali 16 passi storici che hanno causato l’applicazione degli ingiusti prelievi supplementari ai produttori italiani – ha ricordato Cavaliere – chiedendo che venga ripristinata la giusta dignità ai produttori italiani a cui non solo è stato impedito di produrre latte per un valore di 5 miliardi di euro all’anno, ma sono state loro applicate sanzioni ingiuste a seguito di responsabilità altrui». I manifestanti hanno invitato il Governo a definire, con priorità assoluta, la vicenda quote latte. «Diversamente lanceremo una mobilitazione nazionale e, soprattutto, la costituzione di una class-action collettiva nei confronti dello stato e della Commissione europea. Confagricoltura Lombardia Filiera avicola strategica e trascurata Gianni Comati, presidente della Federazione regionale allevamenti avicoli di Confagricoltura Lombardia, ha scritto all’assessore all’agricoltura della Regione Lombardia Gianni Fava per fare il punto sul settore avicolo. Quella avicola, infatti, è una filiera strategica all’interno del sistema agroalimentare italiano e lombardo in particolare. Secondo i dati dell’ultimo censimento generale dell’agricoltura (2010), le aziende italiane impegnate nel settore sono 23.953, ovvero il 95% in meno rispetto al precedente censimento (quando se ne contavano quasi 478mila). Solo in Lombardia, viene allevato quasi il 16% di tutto l’avicolo nazionale per un valore di produzione che nel 2011 è stato di 447,7 milioni di euro, cui vanno aggiunti altri 198,2 milioni di euro per le uova. Inoltre il trend di consumo di carni bianche è in crescita e questo per la sempre maggiore richiesta di carne a un prezzo contenuto. Ciò nonostante, non si registra un aumento di produttività e redditività degli allevamenti che viene compensato con una impennata delle importazioni. La Federazione regionale avicola di Confagricoltura Lombardia chiede maggiore attenzione da parte delle istituzioni e l’attuazione di una serie di interventi urgenti quali l’etichettatura delle carni avicole, una burocrazia più snella, interventi strutturali per l’ammodernamento degli allevamenti, la riduzione dei costi di produzione. A ciò si aggiungano l’introduzione di macchine timbratrici di uova in allevamento su scala nazionale e un’azione decisa sul fenomeno del “mancato rinnovo dei contratti di soccida”. Da parte delle istituzioni, ci si aspetta anche l’attuazione di tutte quelle soluzioni che possano rafforzare la filiera, come l’introduzione di interventi economici/finanziari utili per il processo di ristrutturazione e ammodernamento, e per i fermi produttivi conseguenti. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 SUL TERRITORIO L’Emilia-Romagna ha stanziato altri 14 milioni per le aziende agricole Più risorse per il dopo sisma uasi 14 milioni di euro dalla Regione Emilia-Romagna per sostenere la ripresa economica e rilanciare la competitività delle aziende agricole nell’area colpita dal sisma del 2029 maggio del 2012. Il finanziamento di 13 milioni 943 mila euro è stato approvato dalla Giunta regionale e permetterà di dare una risposta a tutte le 293 domande ancora presenti nella graduatoria del bando per la misura 121 del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013. In prima battuta la Regione aveva stanziato 30 milioni di euro, risorse che avevano consentito di concedere un contributo alle prime 402 imprese inserite nella graduatoria approvata il 10 febbraio scorso. «Questo nuovo finanziamento porta a quasi 44 milioni il plafond di contributi pubblici complessivo e a 695 le imprese beneficiarie, che investiranno complessivamente quasi 118 milioni di euro. In un periodo di stasi degli investimenti come quello attuale, si tratta di un volano di sviluppo importante per il territorio – sottolinea l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni –. In questo modo vogliamo incentivare la realizzazione di investimenti utili a migliorare il potenziale produttivo, per ripartire dopo il terremoto più forti e più attrezzati a competere nei mercati globali». Le risorse della misura 121 sono destinate a sostenere progetti di innovazione tecnologica e ammodernamento delle imprese agricole. L’entità dell’aiuto è compresa tra il 20 e il 40% della spesa e tra gli interventi finanziabili vi sono l’acquisto e la ristrutturazione di immobili, l’acquisto di impianti e attrezzature, ma anche la creazione di siti Internet. Le province e i comuni interessati sono quelli dell’area del cratere. Il Caseificio Roncascaglia Parmigiano in tv a “Sai cosa mangi?” Parmigiano Reggiano Deserti sospeso dalle funzioni di direttore Montasio Prenotazioni alpeggio per la stagione 2014 Il Parmigiano Reggiano di montagna è stato ospite di “Sai cosa mangi?”, trasmissione di Rete4, con il vicepresidente del caseificio Roncoscaglia di Sestola, Michele Lancellotti (nella foto). Nei prossimi mesi il caseificio investirà 160mila euro per uno spaccio a forma di torre, sul modello dei caseifici di una volta, con sala polivalente per presentazione e assaggi delle produzioni tipiche. Il Comitato esecutivo del Consorzio del Parmigiano Reggiano ha sospeso Riccardo Deserti dalle sue funzioni di direttore dell’ente di tutela. La decisione è stata assunta dopo l’ordinanza di custodia agli arresti domiciliari che ha raggiunto lo stesso Deserti. «Pur in presenza di presunti reati che nulla hanno a che vedere con il Consorzio e le funzioni svolte da Deserti - dice il presidente del Consorzio Giuseppe Alai - il Comitato ha sospeso Deserti per la necessità di un presidio dei suoi compiti all’interno dell’ente. Augurando a Deserti di chiarire la propria estraneità a ogni fatto contestato, riteniamo che questa scelta gli consenta anche di esercitare al meglio il proprio diritto alla difesa». L’Associazione allevatori del Friuli Venezia Giulia informa le aziende che desiderano prenotare per la stagione 2014 delle bovine per l’alpeggio in malga Montasio che da marzo si raccoglieranno le prenotazioni dei soggetti prescelti. Per la buona gestione della monticazione, l’Associazione cerca collaboratori (pastori, mungitori, addetti alle vendite nello spaccio della malga, personale di sala e per le camere dell’agriturismo). Il periodo va dal 10 giugno al 10 ottobre. Per informazioni, contattare l’Associazione (tel. 0432.824209, 0432.672184, email [email protected] ). Adriano Del Fabro Q INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 17 SUL TERRITORIO Produttori e assessorato a confronto sulle scelte del prossimo Psr Veneto, risorse alle imprese ostenere la zootecnia come fattore strategico dello sviluppo dell’agroalimentare di qualità veneto, ridurre e sburocratizzare le misure di intervento del nuovo Psr affinchè le risorse giungano direttamente alle imprese attraverso priorità ben definite, su tutte l’innovazione e l’aggregazione. Questi i messaggi chiave emersi dal confronto-dibattito, organizzato da Latteria di Soligo a Villorba (TV). Un affollato confronto tra produttori di latte del Veneto e dirigenti e assessore regionale all’agricoltura, Franco Manzato, per contribuire alla scrittura di un Psr che a oggi, per dirla con le parole di Alberto Zannol, della sezione competitività dei sistemi agroalimentari della Regione Veneto, “è un cantiere aperto”. «In troppi hanno girato intorno alle risorse per l’agricoltura – ha ricordato il presiden- te di Latteria Soligo, Lorenzo Brugnera –,chiediamo che le risorse dell’agricoltura vadano più agli agricoltori e meno al territorio». Sulla definizione di “agricoltore attivo” ha portato avanti la propria battaglia Coldiretti: «Dare risorse a chi lavora e vive di agricoltura – ha affermato il presidente provinciale Walter Feltrin – non più a chi, si è finto agricoltore per interessi speculativi». La battaglia sul fronte europeo è tutt’altro che conclusa, mancano i decreti attuativi della nuova Pac e molti aspetti già appro- Terra dei fuochi Repressione frodi controlli triplicati Energia dagli scarti e agriturismi, occasioni da cogliere Le grandi potenzialità del sud-est barese in un convegno promosso da Confindustria «Ringrazio gli uomini e le donne dell’Ispettorato repressione frodi del Ministero per il loro costante impegno nel contrastare l’emergenza nella Terra dei fuochi, attraverso un’importante attività di controllo della filiera agroalimentare»: così il ministro Maurizio Martina ha commentato i risultati dell’attività dell’Ispettorato repressione frodi del Mipaaf. Dopo aver triplicato i controlli negli ultimi mesi del 2013, nelle prime 6 settimane dell’anno sono stati controllati 55 prodotti appartenenti ad un’articolata gamma di settori dell’agroalimentare. Alcune irregolarità sono state rilevate presso esercizi commerciali. Il sud-est barese ha molte risorse sottoutilizzate che potrebbero risollevare l’economia locale con adeguate strategie di sviluppo. Una di queste, e fra le più importanti, è la zootecnia bovina da latte. È questo il messaggio scaturito da un incontro promosso dalla Confindustria delle province di Bari e Barletta-Andria-Trani a Putignano sulle prospettive di sviluppo dell’economia locale. «Un’occasione di sviluppo da cogliere sta sicuramente nel riutilizzo degli scarti di lavorazione dell’industria lattiero-casearia e dei rifiuti organici e agricoli, trasformando in attività economiche a valore aggiunto ciò che oggi è un costo per le aziende e il territorio», S 18 vati potrebbero tornare in discussione. «La Commissione – ha detto l’europarlamentare Giancarlo Scottà – potrà pronunciarsi ancora su diversi atti delegati perciò sarà fondamentale un lavoro di presidio politico sia da parte di noi parlamentari che dei ministri». ha suggerito Piero Laterza, presidente di Apa Bari e Anarb. A dimostrazione della bontà di tale suggerimento Gianpaolo Cassese, amministratore della Masseria del Duca di Crispiano (Ta), ha presentato il caso della propria azienda, premiata da Legambiente per aver realizzato un impianto a biogas da 250 kW alimentato solo con i sottoprodotti dell’azienda. Laterza ha messo in evidenza «la necessità che la banda larga raggiunga anche le zone rurali, al servizio delle aziende agricole e zootecniche e degli agriturismi, che hanno bisogno di interventi sulla viabilità, sulla segnaletica e sulla toponomastica per essere più raggiungibili». G.F.S. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 ECONOMIA Esperti concordi su questa strategia al convegno organizzato a Bologna dall’Alleanza delle cooperative. Occorre aumentare la competitività puntando sulla valorizzazione all’estero delle eccellenze italiane Post quote la Ora serve coesio di Jessika Pini l comparto lattiero caseario italiano si trova di fronte a due importanti sfide: l’abolizione delle quote latte, prevista per il 1° aprile 2015, e l’aumento della domanda mondiale, in particolare da parte delle economie emergenti (Cina, Indonesia, Nord Africa, Russia, Sud America, ecc.). Quale scenario si configura in Europa e in Italia dopo il 2015 è la domanda che da più parti viene posta e a cui alcuni dei principali rappresentanti del settore hanno cercato di rispondere al convegno “Quali certezze per il settore lattiero caseario dopo le quote latte. Le sfide per la cooperazione”, organizzato lo scorso 31 gennaio a Bologna dall’Alleanza delle cooperative italiane, settore Agroalimentare. I Lo scenario europeo Nell’Ue la crescita produttiva dovrebbe rimanere limitata a causa soprattutto dei vincoli ambientali che avranno un ruolo rilevante in alcuni stati membri. Nello scenario generale delineato da Brigitte Misonne, responsabile ufficio Politiche e analisi di mercato della Commissione europea, si prevede che nel 2023 le consegne del latte dell’Unione possano raggiungere 150 milioni di t. Il settore dei formaggi sarà quello maggiormente potenziato da un mercato mondiale dinamico e da una domanda I NUMERI DEL LATTIERO CASEARIO ITALIANO La materia prima impiegata dall’industria lattiero casearia italiana è per l’84% rappresentata da latte proveniente da allevamenti nazionali, mentre la restante parte (latte in cisterna e semilavorati) è importata da altri paesi; La destinazione della materia prima disponibile è così suddivisa: l’80% è indirizzata alla produzione di derivati del latte, di cui il 50% sono formaggi dop, il 41% formaggi generici e il 9% altri prodotti (yogurt, burro, ecc.). Il restante 20% è de- 20 stinato al consumo diretto come latte fresco o Uht; nella campagna 2012/2013 in Italia sono risultate in produzione circa 35.544 aziende con allevamenti di bovini da latte: il 68% si trova nel Nord Italia. Il patrimonio nazionale di vacche da latte è di oltre 1,8 milioni di capi; il latte vaccino consegnato nella campagna 2012/2013 è stato di circa 10.876 milioni di t; il fatturato dell’industria lattiero casearia per il 2012 ammonta a circa 14,9 miliardi di euro; il peso dell’industria lattiero casearia sul fatturato dell’intero comparto agroalimentare è di circa l’11,5%; l’import del settore lattiero caseario per il 2012 ammonta a circa 3,5 miliardi di euro; l’export dei prodotti lattiero caseario ammonta a circa 2,2 miliardi di euro; il deficit della bilancia commerciale del settore lattiero è in miglioramento e corrisponde a circa 1,3 miliardi di euro. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 ECONOMIA PRINCIPALI PRODUTTORI EUROPEI DI LATTE (2012/2013) tte ne di filiera Paese Germania Francia Gran Bretagna Olanda Italia Polonia Spagna Quota (milioni t) 30,0 26,1 15,7 11,9 11,3 10,0 6,5 Fonte: Dg Agricoltura della Commissione europea interna in costante crescita. Gran parte della produzione di latte in più sarà destinata alla trasformazione in formaggi che nel 2023 dovrebbe raggiungere i 10,7 milioni di t, di cui un milione destinato all’esportazione. Per quanto concerne le previsioni relative agli altri segmenti produttivi, entro il 2023 i formaggi freschi subiranno una crescita del 3% circa rispetto al 2012 (48,3 milioni di t). Entro il 2015 la produ- Fig. 1 Evoluzione dei prezzi dei grandi prodotti lattiero caseari nell Ue Fonte: Dg Agricoltura della Commissione europea sulla base delle comunicazioni degli stati membri del latte alla stalla nell’Ue al di là di leggere oscillazioni sempre possibili grazie alla tenuta dei prezzi mondiali dei formaggi e del latte scremato in polvere. zione di burro dovrebbe invece stabilizzarsi a quota 2,3 milioni di t, vista la preferenza degli operatori a destinare la materia grassa alla produzione di formaggi. In crescita anche la produzione di latte scremato in polvere, che nel 2023 potrebbe raggiungere 1,25 milioni di t. grazie quasi esclusivamente all’aumento della domanda estera. Infine, l’aumento della diponibilità di latte dovrebbe determinare un calo più lento della produzione di latte intero in polvere, che entro il 2023 dovrebbe attestarsi a 604mila t. Tali dinamiche, a parte una leggera flessione tra il 2013-16, permetteranno di stabilizzare, nel lungo periodo, il prezzo La normativa comunitaria Misonne ha anche illustrato le opportunità che scaturiscono dalla nuova normativa comunitaria: i regolamenti riguardanti il “Pacchetto latte”prevedono, tra l’altro, il potere di negoziazione rafforzato dei produttori di latte (per l’Italia fino al 33% della produzione nazionale per ogni Op), la possibilità per lo stato membro di rendere obbligatori i contratti scritti tra produttori e acquirenti di latte, la realizzazio- ,440 Burro Latte in polvere scremato Latte in polvere intero Cheddar ,420 ,400 in EUR/100 kg ,380 402.5 404.7 376.6 ,360 ,340 326.9 ,320 ,300 ,280 ,260 ,240 ,220 ,200 ,180 ,160 INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 Dec 13 Jun 13 Sep 13 Mar 13 Dec 12 Jun 12 Sep 12 Mar 12 Dec 11 Jun 11 Sep 11 Mar 11 Dec 10 Jun 10 Sep 10 Mar 10 Dec 09 Jun 09 Sep 09 Mar 09 Dec 08 Jun 08 Sep 08 Mar 08 Dec 07 Jun 07 Sep 07 Mar 07 Dec 06 Jun 06 Sep 06 Mar 06 Dec 05 Jun 05 Sep 05 Mar 05 Dec 04 Jun 04 Sep 04 Mar 04 Dec 03 Jun 03 Sep 03 Mar 03 ,140 21 ECONOMIA 2010 900.000 2011 800.000 2012 TONNELLATE 700.000 600.000 500.000 400.000 300.000 200.000 100.000 Burro Olio di burro Latte in polvere scremato Latte in polvere intero Formaggi Condensato Siero di latte in polvere Caseine Fig. 2 - Esportazione di prodotti lattiero caseari dall Ue Fonte: Dg Agricoltura della Commissione europea IL SISTEMA COOPERATIVO E I FORMAGGI DOP I l sistema cooperativo lattiero caseario italiano conta circa 912 imprese che realizzano circa 7 miliardi di euro di fatturato, pari al 20% del totale generato dalle cooperative agroalimentari. Ogni coop produce in media un fatturato di 6,5 milioni di euro Per il settore lattiero caseario cooperativo è strategica la produzione di formaggi a denominazione di origine che nel 2012 è stata di circa 495mila t, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (+1,2%) per un fatturato di circa 3,8 miliardi alla produzione di cui 1,15 realizzato con l’export e 2,65 miliardi sul mercato nazionale. Il mercato nazionale è comunque saturo e in molti casi i livelli di consumo non sono facilmente modificabili, inoltre la particolare situazione economica crea non poche difficoltà alle famiglie, che sempre più spesso acquistano prodotti più economici rispetto ai formaggi dop italiani. Il mercato estero resta quindi strategico per lo sviluppo del segmento produttivo; attualmente l’incidenza del fatturato derivante dalle esportazioni per le coop si attesta intorno al 17%. ne dell’interprofessione, la trasparenza e il monitoraggio della produzione e dei mercati, la regolazione dell’offerta. Contemporaneamente, la nuova Pac sancisce la possibilità di adottare reti di sicurezza rafforzata (come ad esempio aiuti all’ammasso privato di burro, latte scremato in polvere e formaggi dop/igp o acquisti di burro e latte scremato in polvere sotto forma d’intervento pubblico) e misure di crisi (prevenzione delle turbative del mercato, possibilità di autorizzare 22 le Op, le Aop e le interprofessioni a prendere misure concrete per stabilizzare il settore). La risposta italiana «Di fronte alle opportunità offerte dal mercato mondiale – ha dichiarato Tommaso Mario Abrate, presidente settore lattiero caseario Fedagri Confcooperative – è necessario ragionare in termini di competitività di filiera per superare conflitti controproducenti che rischiano di in- debolire l’agroalimentare italiano a favore di filiere più coordinate e integrate di altri paesi europei. Al tempo stesso la cooperazione deve impegnarsi per mantenere la produzione nel paese per il latte alimentare di qualità e i formaggi dop, far crescere la collaborazione fra cooperative per creare Op virtuose con dimensioni adeguate per essere competitive sui mercati internazionali e garantire un’equa ridistribuzione del valore aggiunto tra i diversi protagonisti della filiera». Di opportunità per il movimento cooperativo ha parlato anche Giuseppe Alai, presidente del consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano che ha ricordato come l’entrata in vigore del “Pacchetto latte” affidi ai produttori la guida e il coordinamento della filiera attraverso i piani produttivi quale strumento fondamentale per un efficace approccio al mercato. Gianpiero Calzolari, presidente Granarolo, ha sottolineato l’esigenza di tutelare i produttori per evitare una desertificazione della zootecnia italiana e ha ricordato: «248 dop sono un patrimonio che nessun altro paese può vantare e per questo è necessario valorizzare le numerose eccellenze sia all’interno che all’esterno dei confini nazionali incrementando la dimensione dell’impresa». Calzolari ha inoltre invitato le istituzioni a un’azione di persuasione nei confronti della grande distribuzione che non rico- INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 ECONOMIA Fig. 3 Prospettive 2013-2023 dell evoluzione della produzione di latte vaccino e del numero dei capi in Europa Fonte: Dg Agricoltura della Commissione europea Le azioni istituzionali Ricordando che il 90% del latte ottenuto Latte consegnato in Emilia-Romagna è destinato alla produzione di formaggi dop, l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni ha evidenziato che le leve competitive del sistema organizzato sono il governo della produzione attraverso la programmazione e l’innalzamento dei livelli qualitativi e distintivi delle dop. «In questa direzione la Regione, attraverso lo strumento di controllo Agrinet, ha favorito il costante miglioramento della qualità del 1.6 1.4 1.2 1.0 0.8 0.6 0.4 0.2 0.0 Numero di vacche da latte (milioni di capi) Produzione di latte e consegne (milioni t) nosce alle aziende italiane operanti nel mercato lattiero caseario il cambio di passo. «Aspetti questi particolarmente importanti in uno scenario che ha visto il prezzo del latte aumentare del 15,6% dal 2012 al 2013 e del 9% nell’ultimo anno come conseguenza dell’incremento del costo delle materie prime e della crescita della domanda internazionale». Il presidente del consorzio di tutela del Grana Padano Cesare Baldrighi ha sottolineato che al di là dell’evoluzione dei sistemi produttivi europei l’obiettivo del consorzio sarà offrire maggiori garanzie per una prospettiva produttiva agli allevatori delle aree vocate, sostenendo quanto più possibile la trasformazione del latte in Grana Padano, promuovendone contemporaneamente la conoscenza e la commercializzazione nei mercati internazionali vecchi e nuovi. Produzione di latte di vacca latte supportato dal contributo accoppiato previsto dall’articolo 68 dell’Health Check». Paolo De Castro, presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha sottolineato che il processo di riforma della Pac rappresenta una straordinaria opportunità per la filiera nazionale del latte. La scelta dei criteri di distribuzione dei nuovi aiuti accoppiati inciderà notevolmente sulla sostenibilità economica dei settori (tra cui la zootecnia) particolarmente “esposti” al passaggio del nuovo sistema. «La fase postquote produttive dovrà essere gestita al meglio per evitare un ulteriore momento di profonda incertezza per un settore già duramente colpito dagli effetti della crisi economico finanziaria». Un’esigenza sottolineata anche da Angelo Zucchi (Mipaaf) che ha indotto il ministero a convocare un tavolo di filiera con l’obiettivo di valutare quali iniziative intraprendere per irrobustire il settore. -0.2 Formaggio Cibi a base di prodotti lattiero caseari Burro INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 Latte in polvere intero Latte in polvere scremato Siero Fig. 4 - Evoluzione della produzione e delle esportazioni dei principali prodotti lattiero caseari (milioni t) Previsioni al 2023 in relazione alla media 2010-2012. Fonte: Dg Agricoltura della Commissione europea 23 ECONOMIA I nomi delle bovine che si sono distinte alla mostra di Gonzaga, in provincia di Mantova. E dei loro allevatori Gonzaga Le migliori vacche viste al Bovimac di Alessandra Ferretti a campionessa assoluta della mostra provinciale della Frisona tenutasi al Bovimac, la fiera zootecnica che si è chiusa poche settimane fa a Gonzaga (Mn), è San Fermo Vintage degli allevamenti Errera Holsteins e San Fermo Farm di Nicoletti. Per questa bovina anche il titolo di miglior mammella delle vacche adulte. Campionessa riserva è stata decretata Deann Gloria dell’allevamento Antonio, Cristiano e Roberto Negro. La menzione d'onore è andata a Zial Ramos Clark dell’allevamento Bertoletta di Zilocchi. Per la miglior mammella nella categoria vacche giovani è stata scelta Gold Amily dell’allevamento Negro. L Strale Glauco Becky, campionessa riserva manze e giovenche. 24 Zial Garcia Guy, menzione d onore manze e giovenche. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 ECONOMIA Zial Artes Ghiara Et, campionessa manze e giovenche. Gold Amily, campionessa vacche giovani e miglior mammella. Cme Alexander Giulietta Et, menzione d onore vacche giovani. Zial Ralstorm Ety, campionessa riserva vacche giovani. Omero, Alberto e Vittore Zilocchi dell'azienda agricola Bertoletta si sono aggiudicati il premio di Primo allevatore e quello di primo espositore. La mostra si è tenuta in occasione della fiera Bovimac, patrocinata dalla provincia di Mantova e dalla Camera di commercio di Mantova. L’evento è stato organizzato dalla Fiera Millenaria di Gonzaga con la collaborazione di Ama (Associazione mantovana allevatori), Acma (Associazione commercianti macchine agricole) e Apima (Associazione imprese di meccanizzazione agricola). Per giudicare i capi è stato chia- INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 mato Massimo Capra. Ecco la classifica. Categoria manze e giovenche Campionessa manze e giovenche: Zial Artes Ghiara Et (Artes x Shottle x Buckeye), dell’allevamento Bertoletta di Zilocchi Omero (Mn). Motivazione: nonostante lo stato di gestazione, si presenta armonica ed equilibrata, molto aperta e profonda nel costato, forte sulla dorsale, con arti in appiombo. Campionessa riserva manze e giovenche: Strale Glauco Becky (Glauco x Bogart x Sooner), dell’allevamento Strale, Roverbella (Mn). Motivazione: è una bo- vina molto simile alla campionessa, con le dovute proporzioni dovute alla maggiore età. E’ migliore della Menzione d’onore nel garrese, nella profondità e nello sviluppo. Menzione d’onore manze e giovenche: Zial Garcia Guy (Garcia x Dundee x Lee), dell’allevamento Bertoletta di Zilocchi Omero (Mn): armonica, ma inferiore alle prime due, anche se al confronto con la menzione è dotata di una maggiore femminilità. Categoria vacche giovani Campionessa vacche giovani: Gold 25 ECONOMIA Deann Gloria, campionessa riserva vacche. Zial Ramos Clark, menzione d onore vacche. Amily (Goldsun x Britt x Blitz), dell’allevamento Negro Antonio Cristiano e Roberto (Mn). Motivazione: maggior statura, più lunga nel tronco e dotata di una mammella più salda nell’anteriore, più tonica, con capezzoli meglio conformati rispetto alla riserva. Campionessa riserva vacche giovani: Zial Ralstorm Ety (Ralstorm x Montague x Royalist), dell’allevamento Bertoletta di Zilocchi Omero (Mn). Motivazione: bovina più equilibrata rispetto alla San Fermo Vintage , campionessa vacche. menzione d’onore, più espressiva e con una condizione fisio- zione: esprime ad altissimi livelli qualità, logica migliore. forza da latte, apparato mammario. Menzione d’onore vacche giovani: Cme Campionessa riserva vacche: Deann Alexander Giulietta Et (Alexander x Ru- Gloria (Deann x Sam x Lee), dell’allebens x Callisto), dell’allevamento Errera vamento Negro Antonio Cristiano e in comproprietà con l’azienda Albero Roberto (Mn). Motivazione: più forte e (Pc). Motivazione: maggior armonia tra con una migliore situazione sulla dortorace ed addome e miglior apparato sale, al coxo- femore, agli arti ed alle mammario. pastoie nel confronto con la qualitativa vacca di 5 anni che segue in terza posizione. Categoria vacche adulte Campionessa vacche adulte: San Fer- Menzione d’onore vacche adulte: Zial mo Vintage (Titan x Lheros x Extrafelix), Ramos Clark (Ramos x Lheros x Deallevamento Errera Holsteins di Davide mand), dell’allevamento Bertoletta di ZiErrera, San Fermo Farm (Mn). Motiva- locchi Omero (Mn). Motivazione: alto li- 26 vello di qualità dell’animale. Premio Guido Errera Durante la mostra è stato assegnato anche il premio «Guido Errera». Si trattava di una sfida di apparati mammari di tre bovine appartenenti allo stesso allevatore. Sul ring si sono sfidate le aziende mantovane Piva di Casalromano, già vincitrice della prima edizione, Valenza di Pegognaga e Belletti di San Martino. Quest’ultima si è aggiudicata il trofeo. E in settembre la Millenaria La prossima sfida che si giocherà tra bovine sul ring e che decreterà nuove campionesse è programmata in occasione della Millenaria di Gonzaga, “Fiera nazionale dell’agricoltura”, dal 6 al 14 settembre 2014. La Millenaria è organizzata dalla società Fiera Millenaria di Gonzaga, di cui fanno parte come soci il Comune di Gonzaga, la Provincia di Mantova, la Camera di commercio di Mantova, l’Associazione mantovana allevatori, il Consorzio oltre Po mantovano e la Banca Monte dei Paschi di Siena. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI I suggerimenti del National research council (Usa) sull’impiego degli integratori nell’alimentazione delle bovine da latte L’autore è del Servizio tecnico della Comazoo di Montichiari (Bs). Secondo l’Nrc Così il mangime diventa completo di Sonia Rumi uccede spesso che nell’alimentazione umana di tutti i giorni non si tenga in considerazione l’aspetto minerale e vitaminico ritenendo che la raccomandazione di un’alimentazione variata possa soddisfare i fabbisogni di tutti i nutrienti. Così come le persone che praticano attività sportiva o con patologie in atto, gli g animali da reddito, allevati per produrre carne o latte, hanno prestazioni produttive elevate al punto da essere definiti, come ha fatto recentemente il p nutrizionista Alessandro Fantini, «atleti metabolici». n Ed E è oggi condiviso da tutti che i macro e micro elementi minerali e le vitamine normalmente presenti negli alimenti non sono sufficienti agli v animali d’allevamento e che pertanto è necessario considerarne i fabbisoa gni g e integrarne opportunamente gli apporti. Però la quantificazione dei fabbisogni non va affidata a sistemi empirici e a interessi commerciali, nè f tantomeno dovrebbe essere influenzata dall’andamento economico negat tivo t del momento. Ora, O un punto di riferimento è il National research council (Nrc), una organizzazione statunitense che ha al suo interno un comitato scientifico o delegato alla ricerca sulla nutrizione animale; pubblica periodicamente un d testo intitolato «Nutrient requirements of dairy cattle», che riporta i fabbit sogni nutritivi della vacca da latte. In quel documento vengono riportati i s capisaldi della nutrizione bovina e tutti i loro fabbisogni attingendo dalla c migliore bibliografia mondiale, ne descriveremo alcuni in questo articolo. m S I fabbisogni IlI criterio utilizzato nello stilare queste necessità è quello di distinguerli nelle varie fasi fisiologiche della vacca da latte. Prima di tutti vengono i n 28 INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 1 - VITELLA: FABBISOGNI DI VITAMINE E MINERALI DI UNA VITELLA DI RAZZA FRISONA, POI MANZETTA Età 6 mesi (200 kg p.v.) Parto previsto a 24 mesi Età 18 mesi Età 12 mesi (una manzetta di 450 kg (330 kg p.v.) Parto previsto a p.v.) Già arrivata al 90° giorno di gravidanza 24 mesi Sostanza secca (kg/die) 5,2 7,1 11,3 Calcio (gr/die) 21,3 29,1 41,8 Fosforo (gr/die) 14,6 16,33 20,34 Magnesio (gr/die) 5,7 7,8 9,04 Cloro (gr/die) 5,7 8,52 11,3 Potassio (gr/die) 24,4 34,1 52,0 Sodio (gr/die) 4,2 5,68 7,91 Zolfo (gr/die) 10,4 14,2 22,6 Cobalto (mg/die) 0,57 0,78 1,24 Rame (mg/die) 52,0 71,0 101,7 Iodio (mg/die) 1,4 2,13 3,39 Ferro (mg/die) 223,6 220,1 146,9 Manganese (mg/die) 114,4 142 158,2 Selenio (mg/die) 1,56 2,13 3,39 166,4 191,7 203,4 Vitamine A (mg/die) 15995,0 23998,0 35990,0 Vitamina D3 (mg/die) 6000,0 9003,0 13503,0 161,0 241,0 361,6 Zinco (mg/die) Vitamina E (mg/die) La vitella in questione ha Bcs 3, cioè un Bcs normale. Fonte: Nrc, 2001. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 fabbisogni di mantenimento dove vengono considerati i fabbisogni per mantenere le funzioni vitali, la rigenerazione dei tessuti, ecc. Nel calcolo si è ovviamente tenuto conto delle perdite di minerali con le feci. Poi c’è l’accrescimento dove nei fabbisogni vengono considerati quanti minerali e vitamine vengono utilizzati per ogni chilogrammo di peso corporeo accresciuto. Durante la gestazione esiste lo stesso concetto illustrato per la crescita con l’aggiunta dei minerali utilizzati per l’utero e gli invogli fetali. I fabbisogni per la lattazione derivano dalla concentrazione dei minerali presenti nel latte e dalla fase della curva di lattazione in cui si trova la bovina. Una volta considerati i fabbisogni vanno tenuti in considerazione due aspetti. Innanzitutto i minerali aggiunti come tali o quelli normalmente presenti negli alimenti non vengono completamente assorbiti dall’animale. A questo va aggiunta la grande variabilità nella concentrazione di minerali e di vitamine negli alimenti. 29 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 2 - IN ASCIUTTA: FABBISOGNI DI VITAMINE E MINERALI IN UNA VACCA RAZZA FRISONA IN ASCIUTTA TAB. 3 - IN LATTAZIONE: FABBISOGNI DI VITAMINE E MINERALI IN UNA VACCA RAZZA FRISONA IN LATTAZIONE Giorni di lattazione 11 11 90 90 Sostanza secca (kg/die) 13,5 15,6 20,3 30 25 35 25 54,4 Calcio (gr/die) 99,9 123,24 125,86 180 Fosforo (gr/die) 51,3 65,52 64,96 114 Magnesio (gr/die) 36,45 45,24 36,54 63 Cloro (gr/die) 48,6 62,4 48,72 87 160,65 193,44 203 321 Sodio (gr/die) 45,9 53,04 44,66 66 Zolfo (gr/die) 27 31,2 40,6 60 1,485 1,716 2,233 3,3 Rame (mg/die) 216 249,6 223,3 330 5,05 Iodio (mg/die) 11,88 12,012 12,18 12 178,1 181,8 Ferro (mg/die) 256,50 343,20 249,69 540,0 230,4 246,6 242,4 Manganese (mg/die) 283,50 327,60 284,2 390,0 4,32 4,11 3,03 Selenio (mg/die) 4,050 4,68 6,09 9,00 Zinco (mg/die) 302,4 301,4 303 Zinco (mg/die) 877,5 1138,8 872,9 1650,0 Vitamine A (mg/die) 80994 82611 83264,4 Vitamine A (mg/die) 74790 74802 Vitamina D3 (mg/die) 21888 22536,5 22714,9 Vitamina D3 (mg/die) Vitamina E (mg/die) 1166,4 1205,6 1212 Giorni di gestazione 240 270 279 Sostanza secca (kg/die) 14,4 13,7 10,1 Calcio (gr/die) 63,36 61,65 48,48 Fosforo (gr/die) 31,68 31,51 26,26 Magnesio (gr/die) 15,84 16,44 16,16 Cloro (gr/die) 18,72 20,55 20,2 Potassio (gr/die) 73,44 71,24 62,62 Potassio (gr/die) Sodio (gr/die) 14,4 13,7 14,14 Zolfo (gr/die) 28,8 27,4 20,2 Cobalto (mg/die) 1,58 1,507 1,111 Cobalto (mg/die) Rame (mg/die) 172,8 178,1 181,8 Iodio (mg/die) 5,76 5,48 Ferro (mg/die) 187,2 Manganese (mg/die) Selenio (mg/die) Produzione Si intende una vacca di 680 kg di p.v., escluso il peso del vitello (42 kg), con Bcs 3,3, in condizioni ambientali neutre. Fonte: Nrc, 2001. Un corretto approccio a questa branca della nutrizione sarebbe quello di analizzarne periodicamente i contenuti nei foraggi e nei concentrati. Viste però le grandi difficoltà tecniche ed economiche nell’analizzare il contenuto di microelementi negli alimenti zootecnici si è propensi a considerare i fabbisogni ritenendo nulla la quantità di oligoelementi negli alimenti e apportare quanto indicato dai fabbisogni. Di derivazione "naturale" In commercio esistono diversi prodotti commerciali contenenti i minerali e le vitamine necessarie a soddisfare questi 30 Vitamina E (mg/die) 74805,5 75000,0 20398,5 20404,8 20381,2 20400,0 540,0 546,0 548,1 540,0 Si intende una vacca di 680 kg, con Bcs 3,3. Latte: 3,5% grasso, 3% proteina, 4,8% lattosio. Condizioni ambientali neutre. fabbisogni. Gli integratori, o "mangimi complementari", utilizzati nell'alimentazione bovina sono costituiti da una serie di ingredienti, presenti singolarmente o combinati, destinati a migliorare le performance degli animali agendo sul loro metabolismo. I mangimi complementari attualmente presenti sul mercato sono in gran parte di derivazione "naturale". Tra le diverse sostanze contenute negli integratori alimentari ve ne sono alcune già naturalmente presenti nell'alimentazione animale basata, o perché direttamente ingerite o in quanto prodotte dai processi metabolici ruminali. Bisogna inoltre considerare che l'introduzione di questi elementi tal quali non si traduce in un'immediata disponibilità per l'animale, dato che prima dell'assorbimento a livello intestinale deve essere superato il rumine che, con i suoi processi fermentativi e degradativi, può ridurre notevolmente o addirittura annullare la biodisponibilità. Per avere la certezza dell'efficacia dei composti ingeriti è utile salvaguardarli dalla degradazione ruminale proteggendoli con rivestimenti particolari. Tali rivestimenti possono essere aggrediti solamente a livello dell'intestino tenue, dopo aver superato indenni gli stomaci INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI dell'animale. In seguito alla degradazione del rivestimento, quindi, i composti utili si ritrovano direttamente nella sede di assorbimento, pronti quindi ad essere assimilati. L'efficacia del trattamento è dimostrata da un bypass: esso può raggiungere anche il 70%. COMMERCIALIZZAZIONE BESTIAME BOVINO NAZIONALE E D’IMPORTAZIONE Nell’unifeed I mangimi complementari vitaminico minerali vengono soprattutto impiegati in razioni a materie prime o con mix proteici non integrati. Ma quanto l’allevatore riesce ad avere la precisione di inclusione e miscelazione dei mangimi vitaminico minerali all’interno dell’unifeed? Se si facesse una valutazione analitica della miscelata, si riscontrerebbe nella grande maggioranza dei casi una disomogeneità di concentrazione di questi elementi. Proprio perché il carro unifeed con difficoltà può distribuire omogeneamente le piccole quantità di questi prodotti nella grande massa di alimento da somministrare alla mandria. Esiste però una seconda opzione: l’uso nel nucleo o mangime integrato. Questi prodotti concentrati vengono formulati specificatamente per rispondere alle esigenze di energia, proteine, grassi e carboidrati di diverse tipologie animali e di diverse realtà produttive. Questa formulazione specifica viene completata anche per quanto riguarda i fabbisogni di vitamine e minerali. Va fatta una considerazione ulteriore. Infatti nei ruminanti con performance produttive limitate, i quantitativi necessari al corretto metabolismo dell'animale, anche se non fossero presenti nell'alimento ingerito, potrebbero essere prodotti efficacemente dai microrganismi ruminali. Al contrario, per gli animali ad elevate prestazioni produttive o sottoposti a stress di vario genere (elevate temperature o patologie), potrebbe rendersi necessaria una integrazione ulteriore a quella già presente nel concentrato. • INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 31 COMMERCIALIZZAZIONE: Manze e bovini da vita nazionali e d’importazione *** Vacche da macello *** Vitelli baliotti *** Stalle complete “dalla vacca al vitello” Aste • Fiere bestiame • Perizie Gubellini s.r.l. Via Piega, 8 – 41012 Cortile di Carpi (MO) Tel/Fax 059 662487 – Cell. 335 5434043 [email protected] – www.gubellinisrl.it DOSSIER / INTEGRATORI Uno studio svolto in Olanda ha confermato che alti dosaggi di vitamina E nel periodo di asciutta potrebbero far aumentare l incidenza di mastiti cliniche e subcliniche In asciutta Più mastiti con la vitamina E? di Isabel Macchiorlatti Vignat n recente studio svolto da Ruth Jacobe Bouwstra e altri suoi collaboratori alla Facoltà di Medicina Veterinaria della Utrecht University, in Olanda, ha dimostrato che un sovradosaggio di vitamina E nel periodo di asciutta può far aumentare l’incidenza di mastiti cliniche e subcliniche. Lo studio è stato condotto in allevamenti con la presenza di alto tasso di mastiti per investigare i benefici dell’integrazione di vitamina E sul benessere della mammella. Tuttavia i risultati hanno dimostrato effetti negativi. U I valori critici La vitamina E è un potente antiossidante e proprio su essa si è posta l’attenzione per migliorare la salute della vacca, in particolare nel periodo periparto. 32 L’esperimento svolto da Bouwstra ha preso in considerazione cinque allevamenti, e in ognuno di essi sono stati formati due gruppi di bovine sottoposti a due dosaggi di vitamina E nella razione giornaliera: a dosaggio alto e basso rispettivamente 3000 UI e 135 UI di vitamina E. Il periodo preso in considerazione durante la ricerca è stato dalla messa in asciutta dell’animale fino al parto (mediamente 8 settimane). È necessario puntualizzare che il dosaggio alto di vitamina E somministrata, ovvero 3000 UI, è eccedente secondo lo standard Nrc ma è stato ugualmente utilizzato perché già presente in studi svolti nel passato. Bouwstra ha constatato che le bovine nel gruppo ad alta somministrazione della vitamina hanno presentato maggior incidenza di mastiti cliniche e subcliniche nei primi tre mesi di lattazione. È necessario evidenziare che le bovine di questo studio hanno già presentato, prima di essere sottoposte INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 1 - EFFETTI BENEFICI DELLA VITAMINA E SU ANIMALI CARENTI Potente antiossidante Migliora la funzione linfocitaria Migliora la salute della mammella Riduce l'incidenza di mastite Fonte: Utrecht University. all’integrazione, una quantità di vitamina E nel sangue di 14,5 μmol/L. Tale valore potrebbe essere considerato fattore di rischio per mastite clinica e subclinica. Effetti benefici sugli animali carenti Sulla base dell’ipotesi che la vacca, prima del parto, presenti una carenza di antiossidanti, sono stati condotti diversi studi per affrontare questo problema, in particolar modo la prevenzione con la somministrazione di integratori. La vitamina E è un potente antiossidante e proprio su essa si è posta l’attenzione per migliorare la salute della vacca, in particolare nel periodo periparto. È possibile che l’integrazione della vitamina E abbia effetti positivi sulla salute della mammella e possa ridurre l’incidenza delle mastiti cliniche e subcliniche specialmente nel primo periodo di lattazione, la Tabella 1 riassume i punti fondamentali. Il professor Bouwstra ha sottolineato che gli studi svolti nel passato, circa la dimostrazione dei benefici della vitamina, abbiano considerato animali con Lo studio svolto da Bouwstra ha osservato che la maggior parte di mastiti cliniche e subcliniche si sono verificate nelle bovine a cui è stata somministrata una quantità molto alta di vitamina E. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 Un aspetto importante è, quindi, determinare la quantità di vitamina E prima della messa in asciutta e successivamente analizzare gli effetti benefici, neutrali o negativi della somministrazione. valori molto bassi o carenti per cui l’integrazione ha dato risultati positivi sulle bovine. Il rischio mastiti Lo studio svolto alla Utrecht University ha osservato che la maggior parte di mastiti cliniche e subcliniche si sono verificate nelle bovine a cui è stata somministrata la quantità di 3000 IU di vitamina E rispetto alle bovine di 135 IU. Nel passato, invece, è stato osservato che la somministrazione di alte quantità di questa vitamina ha effetti positivi sulla mam- mella della bovina, sulla funzione linfocitaria e sullo stress ossidativo. Altri risultati che sono emersi dallo studio di Bouwstra sono l’abbassamento, a livello sanguigno, della vitamina E nei due mesi di asciutta: quattro settimane prima nelle vacche a 135 IU e due settimane prima nelle vacche 3000 IU, fino a valori molto bassi in entrambi i gruppi nel giorno del parto. L’unica spiegazione plausibile, che potrebbe dimostrare gli inaspettati effetti negativi provocati dall’integrazione della vitamina E, potrebbe ricercarsi nei valori sanguigni degli animali. All’inizio dell’esperimento, Bouwstra ha prelevato campioni di sangue ed è stato riscontrato che le bovine avevano una quantità di vitamina E alta, per cui la somministrazione orale, in particolare quella più alta, non ha fatto altro che aumentare il rischio di mastiti (sub)cliniche; nonostante le ultime settimane prima del parto i valori sanguigni si siano abbassati. Un aspetto importante è, 33 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 2 - I PUNTI FONDAMENTALI DELLO STUDIO OLANDESE Sovradosaggio di vitamina E, 3000 IU Valori sangugni a rischio, 14,5 μmol/L Aumento mastiti cliniche e subcliniche BIBLIOGRAFIA R Bouwstra afferma che potrebbe essere azzardato somministrare extra vitamina E senza conoscere la reale quantità nel sangue delle bovine. quindi, determinare la quantità di vitamina E prima della messa in asciutta e successivamente analizzare gli effetti benefici, neutrali o negativi della somministrazione. Stress ossidativo e fegato Anche se questo è forse il primo studio che riporta che l’alto dosaggio di vitamina E ha effetti negativi sulla bovina da latte, nel campo della medicina umana sono stati pubblicati dei lavori circa gli effetti non benefici del sovradosaggio. È stato riportato, grazie a esperimenti condotti su larga scala, che la vitamina E non ha effetti benefici su pazienti con problemi cardiovascolari, cancro, diabete o ipertensione. Anzi sono stati segnalati effetti dannosi o peggioramento della malattia. L’autore che ha svolto lo studio ha concluso che non si conosce ancora completamente il ruolo che ha la vitamina E a livello cellulare e i suoi effetti clinici sono ancora in discussione. Sempre un altro studio svolto in medicina umana ha constatato che il sovradosaggio di vitamina E può causare danni ossidativi a livello del DNA nei pazienti diabetici, dimostrando altri effetti avversi. 34 Bouwstra, tenendo ben presente gli studi appena citati, ha tentato di spiegare gli effetti negativi riscontrati sulle bovine da latte. La prima ipotesi potrebbe essere la “teoria dei radicali liberi”: la vitamina E è considerata un potente antiossidante che riduce lo stress ossidativo e quindi influenza positivamente la salute della bovina. Lo stress ossidativo si presenta nel momento in cui l’equilibrio tra antiossidanti e radicali liberi è compromesso e provoca danni alle macromolecole biologiche e distruzione delle strutture cellulari. Nello studio citato, la quantità elevata di vitamina E sia nel sangue delle bovine in asciutta che in razione avrebbe potuto aumentare lo stress ossidativo e in questo caso la vitamina avrebbe agito non come antiossidante ma pro-ossidante. Quindi l’eccessiva integrazione di vitamina E potrebbe aver causato un aumento dello stress ossidativo incrementando i radicali liberi e condizionando negativamente il sistema immunitario con conseguente aumento del rischio di mastite. La seconda ipotesi prende in considerazione la “teoria del fegato”. In particolare nelle bovine, prima e dopo il parto, il uth Jacobe Bouwstra, Mirjam Nielen, Arjan Stegeman, Paul Dobbelaar, J.R. Newbold, E.H.J.M Jansen and Tina van Werven. 2010. Vitamin E supplementation during the dry period in dairy cattle. Part I: Adverse effect on incidence of mastitis postpartum in a double-blind randomized field trial. Faculty Veterinary Medicine, Department of Farm Animal Health, Utrecht University, Netherlands. fegato svolge funzioni essenziali nel metabolismo del glucosio, dei lipidi, trigliceridi e colesterolo. Vari autori hanno segnalato una relazione tra cambiamenti metabolici e la funzione del fegato. È possibile che alti dosaggi di vitamina E nel fegato si siano rilevati tossici e abbiano influenzato negativamente la salute della bovina in transizione. Esiste la soglia controindicata? In conclusione è necessario considerare possibili effetti negativi circa l’integrazione di vitamina E. Questa ultima è considerata un integratore che migliora la salute della mammella e riduce l’incidenza di altre malattie nelle bovine in periparto. Bouwstra afferma che potrebbe essere azzardato somministrare extra vitamina E senza conoscere la reale quantità nel sangue delle bovine. E lo studio condotto da lui ha dimostrato gli effetti negativi per cui è necessario approfondire le ricerche e determinare la soglia controindicata della vitamina. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI Uno studio svolto alla University of California - Davis ha evidenziato tutti i benefici che si ottengono aggiungendo Saccharomyces cerevisiae nel mangime per questa categoria di animali Lieviti E i vitelli crescono più sani di Isabel Macchiorlatti Vignat ose Santos e il suo team della University of California - Davis hanno svolto uno studio circa l’aggiunta di lievito, più precisamente Saccharomyces cerevisiae, nel mangime di vitelli fino all’età di 70 giorni. I giovani animali sottoposti a questo tipo di trattamento sono risultati più sani presentando meno diarree e febbre rispetto ai vitelli nutriti con mangime senza l’aggiunta di lievito. Inoltre l’utile netto a vitello alimentato con lievito risulta essere maggiore, circa 48 dollari in più. J L’incorporazione di Saccharomyces cerevisiae nel mangime per vitelli ha effetti positivi su ingestione, pH ruminale, digeribilità dei nutrienti e stimolo della crescita di batteri celluloso litici. GRAZIE ALLA PRESENZA DEL GLUCANO L’ incorporazione diSaccharomyces cerevisiae nel mangime per vitelli è diventata una pratica assai comune. Ricerche precedenti hanno dimostrato gli effetti positivi su ingestione, pH ruminale, digeribilità dei nutrienti e stimolo della crescita di batteri celluloso litici; fondamentale è quest’ultima caratteristica, in particolare per la digestione di carboidrati e lo sviluppo del rumine del vitello. Nella parete cellulare dello lievito Saccharomyces cerevisiae sono presenti il glucano e il mannano, due oligosaccaridi, i quali influenzano il sistema immunitario e l’interazione ospite-patogeno del tratto digestivo umano e animale. Studi hanno evidenziato come il consumo di glucano proveniente da avena può migliorare l’attività dei neutrofili e quindi combattere i microorganismi e gli agenti patogeni. Particolarmente importante è nei giovani vitelli, spesso colpiti da batteri, virus e protozoi patogeni che causano malattie nel tratto digestivo. Inoltre, ricercatori hanno dimostrato che l’aggiunta di lievito nel mangime riduce il numero di giorni con diarrea, l’elevata temperatura corporea e i trattamenti antibiotici fino al 46esimo giorno di età. I.M.V. 36 INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 1 - GLI INGREDIENTI DEL MANGIME PER VITELLI (%) Mais fioccato 30,0 Orzo fioccato 18,5 Polpe di bietola essicate 20,0 Nucleo (*) 25,0 Melassa di canna 6,5 *) Il nucleo contiene sottoprodotti di origine animale, estratto di farina di soia, distiller, sali minerali e Rumensin 80 (176mg/kg di monensin). Fonte: Santos et al., 2008. TAB. 1 BIS - COMPOSIZIONE DEL MANGIME PER VITELLI RISPETTIVAMENTE SENZA AGGIUNTA DI LIEVITO E CON AGGIUNTA DI LIEVITO (PERCENTUALI) Mangime senza lievito Mangime con lievito 2% 16 8 Proteina grezza 20,9 15,69 Oli e grassi grezzi 4,38 7,15 NDF 18,39 24 ADF 10,03 5,1 Ca 1,25 0,25 P 0,74 0,8 K 1,14 0,29 Mg 0,41 0,38 Na 0,16 0,23 Cl 0,31 0,2 S 0,37 0,44 Zn mg/kg 153 68 Cu mg/kg 18,5 8 Mn mg/kg 130 35 Monensin mg/kg 30 - Umidità Fonte: Santos et al., 2008. Nessun effetto con quantità inferiori al 2% Nello studio svolto da Santos, della University of California-Davis, 500 vitelli sono stati suddivisi in due gruppi da 250 animali per essere sottoposti alla som- INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 È stato utilizzato il 2% di Saccharomyces cerevisiae. Sembra infatti che quantità inferiori di lievito non abbiano nessun effetto sulle performance degli animali e inoltre studi svolti precedentemente consigliano l’utilizzo di questa quantità. Il ridotto tasso di mortalità, preso in considerazione da Santos e dal suo team, è stato osservato maggiormente dopo i 13 giorni d’età quando i vitelli hanno aumento l’ingestione di mangime e quindi di lievito. ministrazione di due mangimi: al primo mangime non è stato aggiunto nulla mentre al secondo è stato aggiunto il lievito Saccharomyces cerevisiae. I giovani animali sono stati osservati dalla nascita fino ai 70 giorni d’età. Le tabelle 1 e 1bis mostrano la composizione di tali mangimi. È stato utilizzato il 2% di Saccharomyces cerevisiae; sembra infatti che quantità inferiori di lievito non abbiano alcun effetto sulle performance degli 37 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 2 - EFFETTI (%) SULLA SALUTE DEI VITELLI ALIMENTATI SENZA LIEVITO E CON LIEVITO Febbre Vitelli senza lievito 41,6 Vitelli con lievito 34,1 Diarrea 99,6 97,3 Problemi respiratori 14,0 13,7 Mortalità 12,1 7,5 Studi svolti nel passato e confermati da Santos della University of California - Davis provano che l aggiunta di lievito riduce i casi di febbre e di trattamenti antibiotici durante il periodo presvezzamento. Fonte: Santos et al., 2008. animali e inoltre studi svolti precedentemente consigliano l’utilizzo della suddetta quantità. Meno batteri patogeni Il lievito contiene oligosaccaridi (glucano e mannano) con potenziali effetti antimicrobici. Uno studio svolto nel passato ha dimostrato che queste sostanze 38 inibiscono l’attività dei batteri, in particolare la crescita di E. coli. Questi effetti benefici potrebbero rafforzare la salute dell’intestino e quindi spiegare il miglioramento, osservato nello studio di Santos, sulla consistenza fecale e diarrea nei vitelli nutriti con mangime integrato da lievito. La consistenza fecale fornisce indicazioni relati- vamente al rapporto tra acqua, sostanza secca, proteina e carboidrati della dieta nonché allo stato sanitario dei bovini. Santos e il suo team della University of INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 3 - LA PERCENTUALE DI VITELLI CURATI CON ANTINFIAMMATORIO, ANTIDIARROICO E ANTIBIOTICI INIETTABILI E IL COSTO PER ANIMALE RISPETTIVAMENTE PER I DUE GRUPPI Vitelli senza lievito Vitelli con lievito Antinfiammatorio (% di vitelli curati) 26,1 16,5 Antidiarroico (% di vitelli curati) 96,9 92,9 Antibiotici iniettabili (% di vitelli curati) 61,1 52,9 Totale costo ( $/vitello ) 2,77 2,64 Fonte: Santos et al., 2008. TAB. 4 - I COSTI E L’UTILE NETTO PER VITELLO A 70 GIORNI D’ETÀ RISPETTIVAMENTIVAMENTE PER I DUE GRUPPI (VALORI IN DOLLARI / VITELLO) Vitelli senza lievito Vitelli con lievito Latte pastorizzato 28,5 31,1 Mangime 14,4 15,6 Lievito 0,0 1,0 Lavoro 26,2 28,5 Vaccinazione 1,2 1,3 Trattamenti 2,8 2,6 Totale costi 73,1 80,2 Valore vitello 402,9 458,2 Utile netto 329,9 378,0 Fonte: Santos et al., 2008. California - Davis hanno assegnato alle feci un punteggio da 1 a 4: il punteggio 1 corrisponde a feci solide, punteggio 2 moderatamente consistenti, punteggio 3 lieve diarrea e punteggio 4 diarrea acquosa. Le cellule di lievito contano circa il 35% di mannano e il 30% di glucano, che normalmente non sono digeriti o assorbiti nel piccolo intestino e la loro presenza nell’apparato digerente potrebbe aumentare la risposta immunitaria e prevenire la colonizzazione di patogeni. Nello specifico fungono come esca che catturano batteri patogeni e impediscono quindi ad essi di stabilirsi nella mucosa 40 intestinale. Santos e il suo team ha evidenziato che i vitelli, presi in considerazione per l’esperimento, hanno sofferto, più di quanto si aspettasse, di diarrea. Il 98% degli animali ha presentato una consistenza fecale >2 per almeno due giorni consecutivi. È stato accertato che il colostro somministrato conteneva una grande quantità di Salmonella spp. ed è possibile che abbia inciso notevolmente sulle malattie gastrointestinali che si sono presentate. Sebbene l’incidenza di diarrea è stata elevata, meno del 15% di tutte le consistenze fecali hanno presentato punteggio >2. Pertanto somministrare mangime con lievito riduce i rischi di contrarre febbre e diarrea in particolare gli effetti protettivi degli lieviti migliorano la salute dei vitelli più sensibili e diminuiscono le possibilità di morte di quest’ultimi. La tabella 2 mostra la percentuale di vitelli colpiti da febbre, diarrea problemi respiratori e infine la mortalità. Il ridotto tasso di mortalità, preso in considerazione da Santos e il suo team, è stato osservato maggiormente dopo i 13 giorni d’età quando i vitelli hanno aumento l’ingestione di mangime e quindi di lievito. La maggior parte delle diarree che hanno colpito i vitelli ai quali non è stato somministrato mangime con lievito è stato provocato da Salmonella spp. ed E. coli. Mentre i vitelli alimentanti con mangime contenente lievito hanno presentato meno diarree; la spiegazione potrebbe essere che i batteri patogeni si siano legati al glucano e mannano, presenti sulla parete cellulare degli lieviti, e successivamente evacuati. Grazie a questa azione dello lievito è possibile minimizzare la crescita dei patogeni enterici e ridurre il processo infiammatorio nell’intestino. In vitro è stato osservato che la maggior parte di Salmonella spp. aderisce alle cellule della parete dello lievito e questo potrebbe prevenire l’invasione delle cellule intestinali. Costi e benefici Studi svolti nel passato e confermati da Santos provano che l’aggiunta di lievito riduce i casi di febbre e di trattamenti antibiotici durante il periodo pre-svezzamento. La tabella 3 descrive le terapie a cui sono stati sottoposti i vitelli e i costi. I costi associati ai trattamenti sono generalmente inferiori per i vitelli alimentanti con mangime contenente lievito rispetto ai vitelli senza lievito; però aumentano per i vitelli alimentati con lievito quando si tratta di allevarli, più precisamente, riducendosi il tasso di mortalità, aumentano i vitelli per cui aumenta il INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI consumo di latte, di mangime, la quantità di vaccini utilizzata e il lavoro. Santos ha calcolato che il costo in più per vitello è circa 7 dollari Usa. La tabella 4 elenca i costi, valore e l’utile netto a vitello. Nonostante i costi aumentino per i vitelli allevanti con mangime contenente lievito aumenta anche l’utile netto che è circa 48 dollari per vitello o il 14,6% in più rispetto al caso dei vitelli alimentanti con mangime senza aggiunta di lievito. BIBLIOGRAFIA V anessa Magalhaes, F. Susca, F.S. Lima, Antonio Branco, llkyu Yoon, Jose Santos. Effect of Feeding Yeast Culture on Performance, Health, and Immunocompetence of Dairy Calves. 2008. Veterinary Medicine Teaching and Research Center, University of California-Davis, Usa. Vitelli più sani e meno trattati In conclusione lo studio svolto da Santos alla University of California - Davis ha dimostrato che l’aggiunta del 2% di lievito nel mangime migliora la salute del vitello riducendo i rischi di malattia e, in definitiva, di mortalità e minimizza anche la frequenza di trattamenti nei primi 70 giorni di vita. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 Per quanto riguarda la risposta immunitaria non è stata influenzata dal trattamento della dieta ma qualche miglioramento si è visto nella funzione dei neutrofili nei vitelli a cui è stato somministrato mangime con lievito, in particolare contro il patogeno E. coli. Sebbene la riduzione dei costi per i trat- tamenti non è stata significativa, i vitelli alimentati con mangime contenente lievito sono stati sottoposti a cure medicinali inferiore rispetto agli animali alimentanti con mangime senza lievito. Il Saccharomyces cerevisiae ha ridotto, nel primo gruppo di vitelli, l’incidenza di febbre e diarrea. In particolare le malattie enteriche che si sono ridotte, soprattutto dopo i 13 giorni di età che molto probabilmente corrisponde all’aumento dell’ingestione di mangime e quindi anche di lievito. Per cui lo studio di Santos afferma che l’aggiunta di lievito nel mangime migliora la salute del tratto digestivo del vitello e riduce la morbilità e la mortalità. È necessario però, ha detto Santos, approfondire ancora gli studi per capire l’esatto ruolo degli lieviti e il loro meccanismo d’azione. 41 DOSSIER / INTEGRATORI Recenti acquisizioni della ricerca statunitense e francese sull efficacia dell uso dei lieviti nell alimentazione delle vacche produttrici Lieviti/2 Utili anche nella bovina da latte di Roberta Sguerrini onostante siano entrati di routine in allevamento da molti anni, l’impiego dei lieviti nell’alimentazione delle bovine da latte è ancora un argomento indagato e dibattuto tra i ricercatori. Uno dei problemi risiede nell’eterogeneità delle ricerche pubblicate: i risultati sono contrastanti, talvolta il numero dei campioni non è rappresentativo, oppure sono stati usati tipi di lievito troppo diversi tra loro per poter effettuare un paragone attendibile. Ora però dagli Usa arriva una conferma dell’efficacia dei lieviti. Si tratta di una meta-analisi sui risultati delle pubblicazioni disponibili effettuata presso il Departement of Clinical Science della Colorado State University (Usa), condotta per verificare l’attendibilità e l’efficacia dei lieviti sulle prestazioni delle bovine da latte. Alcuni degli autori, tra cui Gerald Poppy, attualmente sono impiegati presso una delle più importanti aziende mangimistiche del Nord America. Gli allevamenti impiegano principalmente due tipi di lievito: le colture di lievito (che contengono cellule vive essiccate e substrato di crescita) e cellule vive (ad esempio, lievito vivo di birra, costituito da oltre 15 bilioni di cellule di Saccharomyces cerevisiae vive per grammo). E la scarsa omogeneità degli studi condotti sui lieviti vivi ha spinto i ricercatori a concentrarsi sulle colture di lieviti. Dall’analisi di 36 studi, i ricercatori hanno confermato che il lievito incrementa la produzione lattea, il tenore di grasso e di proteine nel latte e si traduce in Ecm, “latte corretto a energia” (Tabella 1). Viene confermato anche l’incremento nel consumo di sostanza secca (in media 0,62 grammi al giorno) nelle prime fasi della lattazione, effetto desiderabile proprio quando le richieste energetiche della bovina sono elevate ma l’appetito tende a diminuire (da: G. Poppy e colleghi, “A meta-analysis of the effects of feeding yeast culture produced by anaerobic fermentation of Saccharomyces N Un’immagine del Saccharomyces cerevisiae, la specie di lievito più ampiamente utilizzata nell’alimentazione delle bovine da latte. 42 INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 1 - EFFETTI SIGNIFICATIVI DEL LIEVITO SU ALCUNI PARAMETRI PRODUTTIVI E NON DELLE BOVINE DA LATTE: META-ANALISI DEGLI STUDI PUBBLICATI Parametro Latte corretto al 3,5% di grasso (FCM, kg/dì) Studi esaminati 18 Significatività del risultato ottenuto(P) 0,001 Latte corretto a Energia (ECM, kg/dì) 18 0,001 Tenore lipidico del latte, % 19 0,490 Quantità di grasso nel latte, Kg/dì 17 0,009 Tenore proteico del latte, % 18 0,216 Quantità di proteine nel latte, kg/dì 16 0,026 da G. Poppy e colleghi, A meta-analysis of the effects of feeding yeast culture produced by anaerobic fermentation of Saccharomyces cerevisiae on milk production of lactating dairy cows , pubblicato sul Journal of Dairy Science,Vol. 95 N. 10, 2012. cerevisiae on milk production of lactating dairy cows”, pubblicato sul Journal of Dairy Science, Vol. 95 N. 10, 2012). Lievito e bovine in transizione Gli effetti positivi dei lieviti sono dovuti principalmente a meccanismi indiretti, INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 che si compiono nell’ambiente ruminale. Mentre la correlazione tra somministrazione di lievito e produzione lattea è evidente e facilmente spiegabile, vi sono altri aspetti che coinvolgono, ad esempio, lo stato immunitario, dal funzionamento ancora oscuro. Nel luglio 2013, a Indianapolis (Indiana, Usa), si è tenuto il meeting annuale dell’American Dairy Science Association. Nella sezione Poster, sono stati presentati alcuni interessanti lavori sull’effetto della supplementazione con lieviti nelle bovine in transizione, condotti presso il 43 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 2 - INFLUENZA DI TRE DIVERSI LIEVITI SULLA PRODUTTIVITÀ DELLE BOVINE DA LATTE Dieta Controllo Benefici Integrazione con lievito % rispetto al controllo % degli esperimenti con risultato positivo Consumo di sostanza secca, kg/giorno A 19,1 19,5 +2,1 60 B 20 20,5 +2,5 71 C 22 22,1 +0,5 60 Produzione lattea, kg/giorno A 22,7 23,5 +3,5 80 B 33,3 34,4 +3,3 88 C 36 37,2 +3,4 100 Tenore proteico del latte, % A 3,17 3,13 -1,3 60 B 3,16 3,14 -0,6 50 C 3,1 3,04 -2,1 100 Tenore lipidico del latte, % A 3,34 3,33 -0,3 40 B 3,71 3,75 +1,1 75 C 3,61 3,63 +0,6 40 Legenda: A = Lievito vivo Saccharomyces cerevisiae 1026. B = Coltura di lievito. C = Lievito vivo, 5 bilioni di CFU/grammo. Da P.H. Robinson, Yeast Products for Growing and Lactating Dairy Cattle: Impacts on Rumen Fermentation and Performance, Department of Animal Science, University of California (Usa), www.animalscience.ucdavis.edu . Departement of Animal Science dell’Oregon State University (Usa). La dottoressa Christine M. Shriver-Munsch, nel 2013 assistente ricercatrice, ha pubblicato assieme ai colleghi i risultati di varie indagini su bovine pluripare che ricevevano un’integrazione con coltura di lievito, dai 28 giorni precedenti alla data presunta di parto fino a 28 giorni dopo. Nel corso dell’esperimento, le bovine hanno ricevuto 56 grammi di coltura di lievito secco al giorno (dose raccomandata dal produttore), 112 grammi o nessuna integrazione (gruppo di controllo). Durante il periodo di monitoraggio (da 28 giorni prima del parto fino a 100 giorni dopo) sono state osservate differenze si- 44 gnificative, di natura produttiva, rispetto al gruppo di bovine di controllo. Oltre all’incremento nel consumo volontario di sostanza secca nel periodo di parto, sono stati registrati una minor incidenza di mastiti cliniche e un minor contenuto di cellule somatiche nel latte. Le bovine che hanno ricevuto una dose doppia di lievito avevano anche minori problemi di edema mammario. Persino l’attività ovarica era migliore, dato che i livelli sierici di progesterone erano più elevati, al 42° ed al 49° giorno postparto (C. Shriver-Munsch e colleghi, Effect of feeding various dosages of S. cerevisiae fermentation product on health, reproduction and costs in multiparous dairy cows, 2013, Poster session, Annual meeting dell’American Dairy Science Association, Indianapolis, Usa). Effetti sul sistema immunitario I risultati positivi sulla produttività hanno confermato i vari studi precedenti (Tabella 2), ma la stessa équipe dell’Oregon State University ha esteso le indagini ai cambiamenti dello stato immunitario indotti dalla somministrazione di lievito. Le bovine sono state sottoposte a prelievi di sangue, per monitorare lo stato dell’immunità innata ed acquisita. Una proteina della fase acuta, indicatrice di reattività (siero amiloide A) è diminuita nella settimana precedente al parto ma è aumentata nella settimana successiva. Anche l’aptoglobina sierica è diminuita, nel preparto, soprattutto nelle bovine che ricevevano una dose doppia di lievito. E’ stata osservata una diminuzione di Immunoglobuline IgM, responsabili dell’immunità acquisita. I ricercatori concludono che la coltura di lieviti altera la funzione immunitaria, durante il periodo di transizione, ma non si pronunciano sul meccanismo d’azione (C. Shriver-Munsch e colleghi, “Effect of feeding various dosages of Saccharomyces cerevisiae fermentation product on serum markers of the innate and adaptive immune system of multiparous dairy cows”, 2013, Poster session, Annual meeting dell’American Dairy Science Association, Indianapolis, Usa). Minerali, parto e lievito La terza indagine dei ricercatori dell’Oregon si è concentrata sull’equilibrio dei macrominerali, nelle bovine che, grazie al lievito, sono stimolate a mangiare di più, nel periodo di periparto. E’ stato rilevato che la concentrazione di fosforo nel sangue aumentava per tutto il periodo di integrazione, mentre il calcio aumentava solo nelle 48 ore di periparto ed il magnesio diminuiva. I ricercatori formulano l’ipotesi che il lievi- INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI to (alle dosi standard di 56 grammi al giorno) aiuti la bovina a prevenire l’ipocalcemia post-parto, tuttavia, se la “febbre da latte” è già presente, il calo di magnesio potrebbe acuirne i sintomi (C. Shriver-Munsch e colleghi, “Effect of feeding various dosages of Saccharomyces cerevisiae fermentation product on serum markers of the innate and adaptive immune system of multiparous dairy cows”, 2013, Poster session, Annual meeting dell’American Dairy Science Association, Indianapolis, Usa). Lievito bovino nelle bovine fresche di parto La somministrazione di lievito alle bovine in transizione trova conferma della sua utilità anche in recenti studi condotti sul campo. Per esempio in Francia: ricercatori dell’Inra (Institut Nationale de la Recherche Agronomique) e dell’Università di Toulouse hanno integrato la dieta di bovine di un allevamento con lievito vivo private dairy farm”, pubblicato sul Journal of Dairy Science, Volume 96, Supplemento 1, 2013). Lievito e stress da caldo ed hanno analizzato gli effetti sulla produttività. Non sono stati notati cambiamenti significativi nella qualità del colostro, ma è stato rilevante l’effetto positivo sulla produzione lattea (+15%) e sul tenore proteico (+ 13%), nel primo mese di lattazione. Le bovine hanno ricevuto 15 grammi al giorno di un mix di lievito vivo, dall’inizio dell’asciutta fino al parto (Christine Julien e colleghi, “Effect of a live-yeast-based product on colostrum quality and milk yield in first month of lactation on a 1.78 1.8 Efficienza alimentare: Latte corretto a Energia/kg sostanza secca ingerita I lieviti si sono dimostrati particolarmente efficaci per sostenere l appetito delle bovine in transizione. 1.75 1.7 1.66 1.65 1.6 1.55 Controllo Gruppo integrato con lievito Figura 1 - Effetto dell integrazione con lievito sull efficienza alimentare delle bovine da latte, durante un periodo di stress da caldo. (Da: R.S. Marsola e colleghi, Effect of feeding live yeast on performance of Holstein cows during summer , pubblicato sul Journal of Dairy Science n. 93, 2010) 46 I lieviti sono tradizionalmente impiegati per stabilizzare il pH ruminale e prevenire il rischio di acidosi, e per migliorare in generale l’efficienza alimentare (Tabella 3), promuovendo la digeribilità della fibra e l’utilizzo delle fonti di azoto. I lieviti possono fare la differenza soprattutto quando le bovine attraversano un periodo di vulnerabilità metabolica, come nel periparto, oppure quando si verificano condizioni ambientali avverse. I positivi risultati ottenuti sulle bovine sottoposte a stress da caldo sono noti già prima del 2010, quando all’annuale meeting dell’Adsa i ricercatori del Departement of Animal Sciences dell’Università della Florida (Usa) mostrarono gli effetti della somministrazione di una coltura di S. cerevisiae (Figura 1). Le bovine dell’esperimento, sottoposte ad un Indice di Temperatura e Umidità (THI) pari a 80 (30°C e 75% di umidità relativa per almeno 12 ore circa), mostrarono un incremento del 7% dell’efficienza alimentare (pari a circa 120 grammi di latte/kg di sostanza secca ingerita) ed una drastica riduzione del rischio di acidosi, rispetto al gruppo di controllo che non riceveva lieviti (da: R.S. Marsola e colleghi, “Effect of feeding live yeast on performance of Holstein cows during summer”, pubblicato sul Journal of Dairy Science n. 93, 2010). Più recentemente, al meeting dell’Adsa è stato esposto un “poster” da ricercatori brasiliani. Le bovine dell’esperimento era- INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI Nella prima fase della lattazione i lieviti favoriscono l’incremento della produzione lattea. no sottoposte ad un THI di 68 (22°C e 50% di umidità) per il 75,6% del tempo, ed era stata indotta artificialmente acidosi. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 I lieviti aiutano la bovina a superare le difficoltà produttive dovute allo stress da caldo. I soggetti che ricevevano lievito vivo hanno beneficiato di un incremento significativo del pH ematico e della produzione lattea, ma non del consumo volontario di sostanza secca. I ricercatori ipotizzano che il lievito, oltre ad intervenire sulla re- 47 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 3 - INFLUENZA DELLA SOMMINISTRAZIONE DI LIEVITO (SACCHAROMYCES CEREVISIAE 1026) SUI CONSUMI E SULL ACCRESCIMENTO DI BOVINE DA LATTE Dieta Integrazione Controllo con lievito Benefici % rispetto al % degli esperimenti controllo con risultato positivo Consumo di sostanza secca (kg/giorno) 7,39 7,54 +2 75 Incremento ponderale giornaliero, IPG (kg/giorno) 1,25 1,3 + 3,7 100 Indice di conversione alimentare (kg di IPG/kg di s.s. ingerita) 0,175 0,179 + 1,8 60 Da P.H. Robinson, Yeast Products for Growing and Lactating Dairy Cattle: Impacts on Rumen Fermentation and Performance, Department of Animal Science, University of California (Usa), www.animalscience.ucdavis.edu . 5 Fat yield 4 Milk yield Kg/day 3 2 DMI CPYield 1 0 Efficiency Figura 2 - Estrapolazione da 22 esperimenti delle risposte percentuali dovute all integrazione con lieviti, in bovine da latte. Sono riportati: consumo di sostanza secca (DMI), produzione lattea (milk yeld), grasso nel latte (fat yeld), proteine nel latte (protein yeld) ed efficienza alimentare. (da: Robinson, P.H. and Erasmus, L.J., 2008, Effects of Analyzable Diet Components on Responses of Lactating Dairy Cow to Saccharomyces cerevisiae Based Yeast Products: A Systematic Review of the Literature. Animal Feed Science and Technology). golazione omeotermica, possa promuovere la disponibilità di glucosio per la ghiandola mammaria, spiegando così l’incremento produttivo ed il maggior contenuto di lattosio (da: G.G. Salvati e colleghi, “Yeast supplementation of lactating dairy cows during summer”, 2013, Poster session, Annual meeting dell’American Dairy Science Association, Indianapolis, Usa). Convenienza e scelta del lievito Al di là delle statistiche riportate dalle ricerche (Figura 2), l’impiego dei lieviti richiede una certa attenzione nella scelta del periodo di somministrazione, nel tipo e quantità di lievito e nella categoria produttiva a cui sono destinati. A tale proposito, Il professor Michael Hu- 48 tjens, del Department of Animal Sciences dell’Università dell’Illinois (Usa), è stato intervistato da Angel Aguilar, nutrizionista di un’importante ditta mangimistica nord-americana, per conto del Progressive Dairyman. Hutjens riferisce che, da una recente meta-analisi su 40 studi attendibili finora pubblicati, il lievito vivo si traduce in un incremento medio di 2,1 libbre di latte al giorno (pari a circa 0,952 kg). Per avere un buon riscontro economico, la soglia minima di incremento produttivo da raggiungere è di 0,25 libbre di latte al giorno (circa 0,113 kg), in modo da avere un rapporto di “return on investment” di 2:1 (rapporto tra reddito operativo e capitale investito). I due maggiori fattori esterni che posso- no influenzare l’entità della risposta riproduttiva, ricorda il professor Hutjens, sono la digeribilità della fibra neutro-detersa (NDFD) e la quantità di amido nella razione. In generale, i lieviti vivi sono tanto più efficaci quanto è peggiore la qualità del foraggio somministrato. Angel Aguilar, a sua volta, sottolinea che l’efficacia del lievito dipende anche dalla sua formulazione. Il Saccharomyces cerevisiae, che è il lievito maggiormente impiegato nei prodotti commerciali, esiste in vari ceppi, che, a seconda della concentrazione e dei trattamenti di lavorazione, possono essere somministrati in quantità e modi differenti. Ad esempio, i prodotti di maggior qualità sono molto concentrati, contengono un elevato numero di cellule vive (10 x 109 CFU per grammo) e la dose efficace raccomandata dai produttori è di 0,5 / 1 grammo al giorno, mentre prodotti meno concentrati richiedono una dose di 10 grammi al giorno. La garanzia di qualità, secondo Aguilar, dipende soprattutto dal substrato e dai prodotti di fermentazione del lievito -i veri “ingredienti attivi” - e non dalla quantità di cellule vive. Per evitare sprechi, la raccomandazione è di leggere attentamente l’etichetta del prodotto e documentarsi sui risultati delle ricerche condotte in modo specifico sulla formulazione prescelta (da: A. Aguilar, “Yeast products in feed: What, why, where and when?”, pubblicato sul Progressive Dairyman, aprile 2013). INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI L’integrazione con semi di lino nell’alimentazione del bovino da carne Gli autori sono del Dipartimento di Scienze Veterinarie per la Salute, la Produzione Animale e la Sicurezza Alimentare, Università degli Studi di Milano, TAB. 1 - PROFILO ACIDICO DEL SEME DI LINO (DECLERCQ, 2006) Acido palmitico % DELLA FRAZIONE LIPIDICA 5.2 Acido stearico 3.4 Acido oleico 18.1 Acido linoleico 15.0 Acido linolenico 57.9 ACIDO GRASSO Acidi grassi o Non solo functio di G. Baldi, R. Compiani, C.A. Sgoifo Rossi osì come nella salute umana, la somministrazione di acidi grassi della serie n-3 è in grado di determinare effetti positivi anche sulla salute animale. Si ricorda infatti che in presenza di processi infiammatori, il rilascio di citochine pro-infiammatorie determina un rialzo febbrile, una riduzione dell’assunzione di alimento e un conseguente aumento della mobilizzazione delle riserve proteiche muscolari, con intuibili effetti negativi sulle performance di crescita. Per tale motivo la somministrazione di acidi grassi essenziali rappresenta una strategia interessante anche durante alcune fasi critiche del processo produttivo, quali ad esempio la fase di adattamento nel bovino da ristallo ed il post parto nella vacca nutrice. Se sul bovino da carne ancora limitati risultano gli studi presenti in bibliografia, gli effetti positivi della somministrazione di acidi grassi n-3 (o omega 3) sulla sfera riproduttiva sono stati invece ampiamente indagati in diverse indagini scientifiche. Gli acidi grassi polinsaturi determinano una riduzione della sintesi di prostaglandine PGF2, aventi funzione luteolitica. Una loro minore sintesi determina così una maggiore persistenza del corpo luteo con conseguente aumento della produzione di progesterone, aspetto in grado di promuovere l’attecchimento embrionale ed il mantenimento della gravidanza. Vanno inoltre C GLI OMEGA 3 E LA SALUTE UMANA A partire dagli anni ‘90 vi è stato un crescente interesse della comunità scientifica sul positivo ruolo degli acidi grassi n-3 sulla salute umana. Brevemente, è stato dimostrato come gli acidi grassi polinsaturi della serie n-3 siano in grado di esercitare effetti preventivi nei confronti di aterosclerosi, patologie cardiovascolari, insufficienza cardiaca, infarto, iperlipidemia e diabete (Fares et al., 2014). Tali positivi effetti sono principalmente dovuti alla loro attività di riduzione dello stato infiammatorio, difatti gli acidi grassi n-3 assunti con 50 la dieta, come ad esempio l’acido linolenico, tendono a sostituire gli acidi grassi n-6 nella composizione dei fosfolipidi di membrana delle cellule del sistema immunitario. Tale sostituzione è di cruciale importanza in quanto essi competono con l’acido linoleico per l’enzima -6 desaturasi, esitando in un’aumentata sintesi di EPA (acido eicosapentaenoico) a discapito della produzione di acido arachidonico, e da EPA vengono sintetizzate citochine con minore potere infiammatorio (Fig. 1). Oltre che per l’aumento della sintesi di citochi- ne con minore potere infiammatorio in luogo di citochine altamente pro-infiammatorie, gli acidi grassi polinsaturi esercitano azione antinfiammatoria anche mediante inibizione della sintesi di citochine pro-infiammatorie da parte di monociti e cellule endoteliali, promozione della sintesi di resolvine (inibiscono la produzione e trasporto delle cellule e dei mediatori del processo infiammatorio ai siti di infiammazione), inibizione dell’espressione di geni proinfiammatori attraverso l’interazione con specifici fattori di trascrizione (PPAR), riduzione INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI mega 3 nal food Omega 6 (Acido Linoleico) Omega 3 (Acido Linolenico) ȴ6-desaturasi Acido Gamma-Linolenico (GLA) ȴ5-desaturasi COX AcidoArachidonico sommati i benefici effetti derivanti dalla riduzione del bilancio energetico negativo e dall’apporto di precursori steroidei, a cui si associa un maggiore sviluppo follicolare e l’incremento nella produzione di progesterone (Staples et al., 1998; Fig. 2). COX Prostaglandine infiammatorie (PGE2) AcidoEicosapentaenoico (EPA) Prostaglandine PGE1, PGE3 Lipossigenasi Leucotrieni Lipossigenasi Leucotrieni Acido Docosaesaenoico (DHA) Figura 1 - Vie metaboliche degli acidi grassi n-3 e n-6 per la sintesi di mediatori dell infiammazione Il lino come alimento zootecnico Il lino oleaginoso presenta un titolo lipidico del 35-45% e un tenore proteico del 19.5-24% circa (Cevolani, 2005; Newkirk, 2008). Per quanto concerne il profilo acidico, l’acido linolenico rappresenta il principale acido grasso, seguito da acido linoleico (n-6) e acido oleico (n-9), mentre molto bassa risulta essere la percentuale di AG saturi (Tab. 1). Il seme di lino rappresenta quindi un’importante fonte di acidi grassi della serie n-3 nell’alimentazione del ruminante. Esso è infatti caratterizzato da uno tra i maggiori contenuti di acidi grassi n-3 tra le sia della sintesi di fattori di adesione in monociti, macrofagi e cellule endoteliali che di molecole ad attività chemiotattica, nonché di specie reattive dell’ossigeno (Calder, 2006). Oltre che attraverso l’azione antinfiammatoria, i positivi effetti sulla salute umana, soprattutto per quanto concerne le patologie cardio-vascolari, vengono anche esercitati dalla loro azione vasodilatatrice, dalla riduzione dell’aggregazione piastrinica e da un effetto anti-aritmico e riduzione della concentrazione ematica di trigliceridi (Fares et al., 2014). C.S.R. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 oleaginose, con un presenza ben 17 volte superiore a quella dei semi di soia e 8 volte superiore a quella dei semi di colza (Cevolani, 2005). Forme di utilizzo del lino nell alimentazione dei ruminanti Il lino può essere utilizzato in varie forme per l’alimentazione animale, ovvero come farina d’estrazione, panello, seme intero, seme macinato o laminato, seme estruso, olio. Tali prodotti differiscono essenzialmente per due caratteristiche: contenuto lipidico e trattamento termico subito. Farine d estrazione o panelli.Le farine d’estrazione e i panelli si caratterizzano per una ridotta concentrazione lipidica, aspetto che rende tali prodotti interessanti come fonti proteiche (concentrazione attorno al 30-35%), ma certamente non come apportatori di acidi grassi omega 3. La farina d’estrazione presenta infatti una concentrazione lipidica generalmente inferiore al 2%, mentre nel panello, il titolo lipidico, anche se superiore, risulta comunque inferiore al 10%. Olio di lino tal quale. Al fine di apportare il massimo quantitativo di acidi grassi n-3 è possibile impiegare olio di lino tal quale,aspetto che però presenta numerose controindicazioni. Come tutti gli oli ricchi di acidi grassi insaturi, infatti, l’olio di lino si caratterizza per una ridotta stabilità ossidativa, aspetto che ne rende difficile la conservazione. Sussistono altresì controindicazioni anche da un punto di vista nutrizionale, infatti è sconsigliabile somministrare una elevata quantità di acidi grassi insaturi a livello ruminale in quanto gli acidi grassi insaturi sono in grado di interagire con le particelle di fibra, formando attorno ad esse un film lipidico che ne riduce la digeribilità sottraendole dall’attacco batterico e dall’attività delle cellulasi presenti nel liquor ruminale. Essi inoltre presentano un effetto citotossico espletato a livello delle membrane cellulari degli organismi procarioti, quali appunto i batteri ruminali (Borst et al. 1962, Luvisetto et al. 1987). Al fine di limitare tali effetti dannosi gli acidi grassi insaturi subiscono così un processo di bioidrogenazione a livello ruminale che coinvolge dall’85% al 100% dell’acido linolenico della dieta (Lock et al., 2006). Tale evento riduce pertanto la quota di acido linolenico disponibile a livello intestinale, ovvero assorbibile e trasferibile a livello muscolare. 51 DOSSIER / INTEGRATORI TAB. 2 - QUATTRO STUDI VOLTI A VALUTARE L I NCREMENTO DELLA CONCENTRAZIONE DI ACIDI GRASSI N-3 NELLA CARNE A SEGUITO DI SOMMINISTRAZIONE DI LINO Integrazione Dieta base Controllo + seme estruso (7,08% Silomais + concentrato) + seme crudo mais/orzo/frumento + seme di schiacciato (6,80%) soia vs seme di lino Fieno + orzo+ seme di lino o Seme laminato (14,3% s.s.) di girasole Fieno + orzo + seme di lino in Seme macinato (10% s.s.) sostituzione di orzo Seme macinato (14% s.s.) Fieno + orzo+ colza+ seme di lino in sostituzione di orzo Al fine di ovviare a tali problematiche sono disponibili in commercio anche forme di olio di lino saponificato. Tale trattamento tecnologico presenta il vantaggio di garantirne il by-pass ruminale, anche se, come noto, per i prodotti saponificati l’effettivo by-pass è strettamente condizionato dal valore di pH ruminale. Seme intero. Nel seme intero,il contenuto lipidico risulta invece parzialmente protetto dall’attacco batterico dal pericarpo. A riguardo è sempre consigliabile ricorre a seme sottoposto a trattamento termico in quanto l’utilizzo di seme non trattato termicamente presenta come principale limite la mancata inattivazione dei fattori antinutrizionali linostatina, neolinostatina e linimarina, mentre il processo di estrusione determina un’efficace inattivazione di tali composti cianogenici. Effetto della somministrazione di seme di lino sulle caratteristiche qualitative della carne bovina La somministrazione di seme di lino, in ragione dell’8-10% della s.s., ha determinato in diversi studi ed in svariate condizioni sperimentali, un significativo incremento della concentrazione di acidi grassi omega 3 nella carne, nonostante risulti evidente un’elevata variabilità nella risposta all’integrazione (Tab. 2), motivo per cui è difficile poter determinare a priori l’entità dell’incremento della concentrazione di acidi grassi n-3 della carne sulla base 52 Durata n-3 della carne (mg/100 g muscolo) Controllo Lino Incremento n-3 carne Autore Raes et al., 2004 120 d 25,2 38,3 estruso 36,9 crudo 51,98% 46,37% 135 d 85 166 95,29% 129 d 33,4 38,9 16,33% 140 d 67,6 111 64,28% della quantità di seme di lino somministrata. Mach et al. (2006), a seguito di un livello di inclusione pari al 3.6% sulla s.s. del mangime complementare, consumato in ragione di 7.08 kg/capo/d, corrispondenti ad un’assunzione di seme di lino pari a circa 280 g/capo/d per 105 giorni, riscontrarono un incremento della concentrazione di acidi grassi omega-3 da 8.9 mg/100g a 18.1 mg/100 g di carne. Per quanto concerne l’effetto sulle caratteristiche qualitative delle carni, in linea generale, l’inclusione di semi di lino ai quantitativi precedentemente riportati non determina alterazioni delle caratteristiche sensoriali delle carni (Maddock et al., 2006; Juarez et al., 2012). Da un recente studio italiano è emerso inoltre come circa il 75% di consumatori coinvolti nell’indagine e che assumono abitualmente carne bovina non sia stato in grado di distinguere, da un punto di vista sensoriale, carni provenienti da soggetti alimentati o meno con seme di lino (Corazzin et al., 2013). Per contro, però, LaBrune et al., (2008), in carni di soggetti alimentati con un 10% di semi di lino macinati sulla sostanza secca della dieta (pari a 920 g/capo/d), rispetto a soggetti alimentati con maggior concentrazione di mais o aggiunta di sego bovino, riscontrarono un peggioramento della stabilità ossidativa e, conseguentemente, una maggiore percezione sensoriale di off flavor. Mapiye et al., 2013 Juarez et al., 2013 Nassu et al., 2011 Sempre i medesimi autori riscontrarono inoltre una minore stabilità del colore delle carni. Tali effetti sono dovuti all’aumento della concentrazione di acidi grassi insaturi, maggiormente suscettibili al processo di ossidazione. Ferma restando quest’unica evidenza in bibliografia che riporta potenziali rischi a seguito di utilizzo di elevate quantità di seme, si sottolinea che i quantitativi normalmente utilizzati nella pratica, o meglio consigliati, sono inferiori a quelli utilizzati da tali Autori. Queste evidenze portano inoltre a suggerire, nel caso di un’inclusione importante di fonti di acidi grassi insaturi in razione, l’incremento della quota di antiossidanti, al fine di prevenire una eccessiva ossidazione della frazione lipidica delle carni. Juarez et al. (2012) hanno infatti riscontrato una riduzione del calo peso su crudo ed un aumento della stabilità ossidativa a seguito dell’integrazione con 1051 UI/ capo/d di vitamina E in soggetti che ricevevano una dieta contenente il 10% di seme di lino . Valutazioni delle caratteristiche qualitative del seme di lino Da un punto di vista qualitativo, trattandosi di un prodotto ad elevato contenuto lipidico, risulta consigliabile la valutazione del rischio di irrancidimento attraverso la quantificazione del numero di perossidi. A tale dato è possibile inoltre affiancare il saggio di Kreiss, in grado di individuare i INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 DOSSIER / INTEGRATORI I GRASSI NELLA CARNE BOVINA C ome noto, la carne, in generale, non è un alimento che possiamo considerare ricco in acidi grassi polinsaturi, i quali si attestano spesso attorno a valori inferiori al 5%, ma proprio per tale motivo e per l’importante ruolo che essa svolge nella dieta dell’uomo, un loro incremento rappresenta certamente un aspetto di particolare importanza e nello specifico per la carne bovina dove il consumo attuale si attesta sui 19 kg/abitante/anno. Tale opportunità ben si allinea inoltre con la sempre maggiore attenzione del consumatore nei confronti degli aspetti salutistico-nutrizionali degli alimenti. I grassi della carne sono rappresentati principalmente da trigliceridi e fosfolipidi ed originano sia dai lipidi dietetici assorbiti a livello intestinale, sia dalla sintesi de novo a partire da acidi grassi volatili (prodotti a livello ruminale), da aminoacidi ramificati e da carboidrati. Mediante quest’ultima via viene sintetizzato principalmente acido palmitico (16:0), il quale può subire, in seguito ad elongazione, la trasformazione ad acido stearico (18:0). Tali acidi grassi possono a loro volta venire convertiti, mediante azione dell’enzima -9 desaturasi, in acidi grassi n-9 quali acido palmitoleico (16:1) ed acido oleico (18:1). Stante tale metabolismo, emerge evidente come gli acidi grassi essenziali, quali acido linoleico (18:2 n-6) e linolenico (18:3 n-3) debbano essere assunti con la dieta. A riguardo però, bisogna tenere presente che la maggior parte della quota di tali acidi grassi assunti con la dieta subisce un processo di idrogenazione a livello ruminale in grado di convertirli, in quota notevole, ad acido stearico. Tali eventi fisiologici spiegano pertanto il ridotto contenuto in acidi grassi polinsaturi nella carne dei ruminanti. Gli acidi grassi saturi sono considerati “promoting factors” o fattori scatenanti di alcune malattie e per questo si dividono in ipercolesterolemici e quindi aterogenici, come gli acidi miristico, laurico, e palmitico (l’acido miristico possiede proprietà aterogeniche quattro volte superiori rispetto a quelle dell’acido laurico e dell’acido palmitico) e trombogenici, come gli stessi acidi miristico, laurico, e palmitico oltre all’acido eicosatrienoico, prodotto del metabolismo degli acidi grassi polinsaturi della serie omega-9 che si forma nell’organismo umano a seguito di una insufficiente assunzione di acidi grassi essenziali e/o ad una abbondante introduzione con la dieta di acidi grassi saturi. Gli acidi grassi insaturi sono invece considerati “protective factors” o fattori protettivi con proprietà antiaterogeniche ed antitrombogeniche e si dividono in acidi grassi monoinsaturi (MUFA) e acidi grassi polinsaturi (PUFA), come la serie omega-3 (PUFA n-3) e omega-6 (PUFA n-6). Per tali ragioni un incremento della concentrazione di tali acidi grassi nella carne bovina, considerato il ruolo ancora primario che essa svolge nella nostra dieta, rappresenta uno strumento in grado di determinare effetti positivi per la salute del consumatore. C.S.R. Colesterolo Acidi grassi polinsaturi a lunga catena Progesterone Inibizione 17ɴ-estradiolo CORPO LUTEO OVAIO un limite massimo di acido cianidrico pari a 50 ppm (mg/kg) per mangimi completi e 250 ppm per i semi di lino. Tale valore trova inoltre conferma in un recente parere dell’Efsa che evidenzia che l’assunzione totale di acido cianidrico dovrebbe essere inferiore a 0.25 mg HCN/kg (Efsa, 2007). Lisi del corpo luteo Conclusioni UTERO PGF2ɲ Figura 2 - Effetto della somministrazione di acidi grassi polinsaturi sull’attività ovarica (Staples et al., 1998 modificato) prodotti secondari dell’autossidazione, a differenza dei perossidi che rappresentano i prodotti primari (prima fase del processo di autossidazione). Un saggio di Kreiss negativo, accompagnato a un numero di perossidi contenuto (< 10 meq O2/kg grasso), indicherà che la frazione INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 lipidica si caratterizza per un ridotto livello di ossidazione e, pertanto, per una elevata stabilità e sicurezza. Per quanto concerne il contenuto in fattori antinutrizionali, è opportuno valutare la concentrazione di acido cianidrico. A riguardo la direttiva CE 32/2002, riporta In conclusione l’integrazione della dieta del bovino da carne con semi di lino risulta in grado di determinare, anche a dosaggi di 250-300 g/capo/d, un significativo incremento del contenuto di omega 3 nella carne con risvolti interessanti per quanto riguarda sia le caratteristiche salutistico nutrizionali di questo importante alimento ma anche la possibilità di una specifica qualificazione del prodotto e del sistema produttivo di certo interesse per il consumatore attuale. 53 LA PAROLA ALL·I NDUSTRIA La 46.ma edizione farà il punto sulla nuova politica agricola comunitaria Lanciando un messaggio chiaro: la ripresa economica passa dalla terra Il passato e il futuro della Pac tema centrale di Agriumbria a 46.ma edizione di Agriumbria, Mostra nazionale dell’agricoltura, zootecnia e alimentazione (28-29-30 marzo 2014 Quartiere fieristico di Bastia Umbra – Perugia) presenta l’opportunità per fare un bilancio a conclusione della operatività della Pac (20072013) dal quale trarre le dovute considerazioni, necessarie per delineare le future linee di programmazione e di pianificazione da adottare con la nuova Pac (20142020) i cui regolamenti si presume vengano definitivamente approvati quanto prima dalla Commissione Europea. Ciò consente alle Regioni di modellare e modulare ulteriormente le linee guida dei Piani di sviluppo rurale (Psr) prima della loro approvazione da parte della Commissione europea. «Una opportunità – fa presente il presidente di Umbriafiere Spa, Lazzaro Bogliari – per verificare se i contenuti politici e finanziari proposti dalla Commissione rispondono agli obiettivi che con la riforma della Pac si intendono perseguire, oppure sia necessario proporre delle modifiche». L 54 Agriumbria 2014, quale polo fieristico specializzato nella zootecnia e nella multifunzionalità delle imprese agricole e agro-alimentari, offre l’occasione per evidenziare i punti critici della nostra agricoltura, proponendo adeguate soluzioni prima della definitiva approvazione della riforma della Pac. Il pay-off di Agriumbria 2014, “Dalla terra la chiave della ripresa”, rappresenta il messaggio che la manifestazione intende lanciare con l’auspicio che da questo appuntamento primaverile emergano indicazioni che possono essere recepite quali contributo propositivo nella fase di revisione di medio periodo (midterm review) che la Commissione europea ha deciso di adottare. L’intersettorialità e l’interdi- Visitatori alla scorsa edizione di Agriumbria. sciplinarietà della formula fieristica di Agriumbria offrono un quadro generale articolato settorialmente anche sul piano tematico dei convegni che consentono di conoscere e valutare i livelli di innovazione tecnologica e i moduli di filiera agroalimentare che meglio rispondono alla struttura e all’organizzazione della produzione agricola, facilitando, in tal modo, l’ottimizzazione delle scelte divenute necessarie per affrontare le linee contenute nella riforma della Pac e dei nuovi Psr. «Nonostante lo stato di crisi del settore zootecnico – sottolinea il presidente Bogliari – l’edizione 2014 di Agriumbria rappresenta ancora una volta un punto di riferimento per valutare l’elevato livello genealogico raggiunto dalle diverse specie e razze (bovini, ovicaprini, suini, equini e avicunicoli): un patrimonio che non può essere vanificato a causa della mancanza di risorse finanziarie necessarie a istituti di ricerca e a associazioni di razza, il cui lavoro scientifico, tecnico e di assistenza alle aziende zootecniche ha consentito di realizzare programmi di selezione dei capi nella maggioranza degli allevamenti italiani con risultati che si possono riscontrare nella qualità organolettica e salutistica delle produzioni ottenute, garantite da marchi e certificati di tracciabilità». Vitellone bianco igp Il Consorzio di tutela “Vitellone bianco dell’Appennino centrale” partecipa con diverse iniziative promozionali di educazione alimentare per far conoscere la carne Chianina certificata igp, allestendo in appositi spazi fieristici eventi e incontri non solo con il pubblico, ma anche con gli alunni delle scuole e degli istituti alberghieri dell’Umbria. Una presenza del Consorzio che conferma l’impegno a proseguire nell’attività di informazione e formazione sul consumo della carne certificata e anche INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 LA PAROLA ALL´INDUSTRIA nella preparazione di prodotti trasformati come sughi, salumi, wurstel e hamburgher. Questi preparati con carne di razza chianina igp hanno riscosso notevole successo da parte dei clienti nella catena di ristoranti Mac Donald’s, alla quale hanno fatto seguito altre famose catene di ristorazione e mense collettive scolastiche. Un riconoscimento all’attività del Consorzio del “Vitellone bianco dell’Appennino centrale” che è l’unico marchio igp della carne bovina italiana. Nel 2013 il numero di capi certificati è stato di 20.178, con un incremento del 5% rispetto al 2012. Nell’ambito delle mostre, del- le rassegne e dei concorsi zootecnici previsti nelle giornate di Agriumbria, di particolare rilevanza, anche internazionale, è la 29.ma edizione della Mostra nazionale dei bovini di razza Chianina iscritti al Libro genealogico, organizzata dall’Anabic (Associazione nazionale allevatori bovini da carne) in collaborazione con le associazioni regionali dell’Umbria, Toscana e Veneto. La partecipazione di 150 riproduttori provenienti dalle migliori aziende dislocate nelle aree di allevamento conferma l’insostituibile lavoro di miglioramento che l’Aanabic, nonostante la drastica decurtazione del 35% di finanziamenti decisa dal ministero delle Politiche Agricole per l’attività di ricerca e di selezione, sta conducendo da 50 anni. Oltre alla mostra nazionale della Chianina, l’Anabic presenterà capi delle razze autoctone da carne (Marchigiana, Romagnola, Maremmana, Podolica), iscritti al Libro genealogico, che costituiscono il patrimonio zootecnico sul quale l’Anabic svolge le prove di performance test eseguite sulla linea maschile, la valutazione genetica, l’istituzione della banca del dna e la profilassi delle malattie genetiche. La presenza di delegazioni di allevatori provenienti dai diversi continenti, fra i quali quella del Sud Africa con il capofila Chistian De Jager, testimonia l’interesse nei confronti di queste nostre razze autoctone che hanno rappresentato, e rappresentano, il “seme” della zootecnia internazionale. Bovini da carne e da latte arricchiscono la presenza zootecnica a Agriumbria 2014 con la mostra interregionale della razza Frisona italiana organizzata dall’Ara Umbria e dall’Anafi; mostra alla quale parteciperanno allevamenti dell’Italia centrale e, quest’anno, anche della Pianura Padana i cui allevatori vedono nell’appuntamento zootecnico umbro una vetrina dell’eccellenza della zootecnia da latte. A.T. Paesi Bassi, la regina Máxima ha inaugurato il Greenest Innovation Campus Lely, la sostenibilità prima di tutto a regina Máxima d’Olanda ha inaugurato ufficialmente il Lely Greenest Innovation Campus di Maassluis. Con questo campus nei Paesi Bassi, Lely, leader mondiale nell'automazione degli allevamenti, apre la strada a un'economia sostenibile e innovativa del settore agricolo, facendo sì che l'innovazione reale contribuisca a costruire un futuro positivo tanto per le persone quanto per gli animali. Dopo aver simbolicamente consegnato il globo nelle mani della prossima generazione, la regina Máxima ha autografato una targa di vetro e successivamente ha preso parte a una tavola rotonda sul futuro dell'allevamento. Nel corso del dibattito è emerso che la sfida che si trovano ad affrontare gli allevatori olandesi nel continuare a fornire in modo responsabile prodotti lattiero caseari a una popolazione crescente è avvertita da tutta la catena produttiva. Saranno proprio gli sviluppi innovativi conseguiti dall'industria manifatturiera dei Paesi Bassi ad aiutare gli allevatori di tutto il mondo a far fronte a questa sfida oggi e nel futuro. Come produttore del settore agricolo, Lely ha a cuore la sostenibilità. L INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 La regina Màxima d’Olanda alla cerimonia di inaugurazione del Lely Greenest Innovation Campus. È quindi ovvio che questo nuovo sviluppo dovesse rispettare i requisiti più severi: il campus di Lely ha ricevuto la certificazione Breeam con una valutazione di "Eccellente" e il giudizio di complesso direzionale e sito produttivo più sostenibile d'Europa. 55 LA PAROLA ALL·I NDUSTRIA Il campus ha aperto le porte alla fine del 2013 a Dijkpolder, Maassluis, proprio nel luogo dove l'azienda di famiglia era stata fondata 65 anni prima dai fratelli Cornelis e Arij van der Lely. Da allora Lely è cresciuta fino a diventare attrice globale nella produzione di macchine e soluzioni innovative per l'allevamento. Lely concentra i propri sforzi nell’obiettivo di rendere il futuro sostenibile, redditizio e positivo. È l’unica azienda al mondo che offre al settore agricolo un portafoglio completo di prodotti e servizi che spaziano dalla raccolta del foraggio ai sistemi automatici di alimentazione, dai sistemi di pulizia della stalla ai robot di mungitura. Il Gruppo Lely è attivo in oltre sessanta paesi e conta quasi 2.000 dipendenti. Per saperne di più: www.lely.com. A.T. I PulsatorI elettronicI LE30-LP30 basati sul principio “Servo-Direct”. Per una mungitura rapida, completa e uniforme Dall esperienza InterPuls una generazione di pulsatori a basso consumo energetico l pulsatore è un componente fondamentale per la mungitura. In questo settore InterPuls si è fortemente specializzata, aggiornando e ampliando costantemente la propria gamma per fare fronte alle esigenze degli allevatori di tutto il mondo: dalla sala di mungitura al robot. La gamma di pulsatori LE30 adotta l’innovativo principio di funzionamento brevettato “Servo-Direct”, sistema che unisce i vantaggi dei tradizionali pulsatori servo-assistiti a quello dei pulsatori diretti. Tra questi, un controllo preciso del segnale che permette così una fase di mungitura fisiologicamente corretta, oltre a una azione di massaggio ottimale, per uno svuotamento della mammella rapido e delicato; senza sovramungitura e senza stress. I pulsatori LE30 sono pro- I 56 gettati con un occhio di riguardo ai consumi: oltre a un basso assorbimento elettrico - che si traduce in risparmio e garanzia di durata - il bassissimo consumo di vuoto garantisce stabilità e nessuna fluttuazione, evitando effetti indesiderati e potenzialmente dannosi sulle bovine. Il robot di mungitura è operativo 24 ore al giorno; i pulsatori elettronici InterPuls sono perfetti per questa applicazione, non a caso sono stati adottati da più di un costruttore di robot di mungitura. La manutenzione è praticamente nulla e, in caso di un accidentale ingresso di latte nel pulsatore, è possibile provvedere alla pulizia interna semplicemente facendo aspirare acqua pulita dai tubi di pulsazione senza smontare il dispositivo, operazione che, comunque, richiederebbe pochissimi minuti. La struttura completamente impermeabilizzata di LE30 lo rende protetto contro umidità e getti d’acqua, contribuendo anche alla silenziosità operativa durante la mungitura. I pulsatori LE30 offrono l’op- zione aria filtrata, raccomandata per le condizioni di lavoro più gravose. Ogni pulsatore “Servo-Direct” InterPuls è prodotto e collaudato singolarmente secondo le più severe norme aziendali in conformità agli standard Iso. Il pulsatore LE-30. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 LA PAROLA ALL´INDUSTRIA Dotati di eliche ad alta prestazione riducono sensibilmente i tempi di omogeneizzazione dei reflui aumentando il potenziale di risparmio Con Reck c’è più rapidità nell’agitazione del liquame l continuo aumento del prezzo di acquisto dei concimi minerali e il crescente numero di impianti biogas, fanno si che il liquame giochi un ruolo sempre più importante nell’economia di un’azienda agricola. I lunghi tempi di agitazione, con conseguente grande consumo di carburante, riducono sensibilmente il potenziale di risparmio/guadagno che i liquami possono apportare. Gli agitatori di liquami della ditta tedesca Reck sono dotati di eliche ad alta prestazione che, grazie alla particolare forma delle pale, consentono di raggiungere enormi prestazioni di agitazione, riducendo sensibilmente i tempi di omogeneizzazione del liquame. Eliche con diametri che vanno dai 400 mm fino ai 700 mm permettono di adattare ogni agitatore Reck ai Cv del trattore così da sfruttarne in modo ottimale la prestazione e ottenere un’agitazione il più prestante possibile. Gli speciali cuscinetti lisci in legno, caratteristica inconfondibile degli agitatori Reck, hanno dimostrato negli anni la loro I qualità e la resistenza in ambienti aggressivi come il liquame. L’assenza di delicate parti meccaniche e guarnizioni fa si che gli agitatori Reck possano essere azionati a cardano fino a 1.000 giri/min consentendo loro di generare un flusso maggiore e ridurre sensibilmente i tempi di agitazione. Gli agitatori di liquami Reck sono disponibili con lunghezze tra i 4 m e i 13 m. Inoltre, è disponibile anche una versione jumbo, con albero di agitazione rinforzato di Ø 45 mm, che è adatta per essere usata con trattori che hanno prestazioni anche fino a oltre 300 Cv. Inoltre, quando il liquame è stoccato in canali sotto la stalla e non è possibile introdurre un normale agitatore al loro interno per agitarlo, bisogna trovare una soluzione che risolva il problema della sua solidificazione o sedimentazione. Lo specialista di agitatori di liquami Reck Agrartechnik, ha sviluppato un agitatore elettrico dotato di un’elica pieghevole che riesce a passare attraverso le fessure del pavimento grigliato. I modelli prodotti dalla ditta Reck sono due e si differenziano per la destinazione: Il mod. Porco per stalle di suini é già utilizzabile attraverso fessure da 1,7 cm di larghezza e 15 cm di lunghezza. Per il mod. Torro per stalle di bovini, sono sufficienti 2,6 cm di larghezza e 25 cm di lunghezza delle fessure. Oltre a sbloccare i canali intasati, l’agitatore per pavimento grigliato della ditta Reck ha il vantaggio di eliminare lo spazio vitale a insetti e roditori. Informazioni più dettagliate riguardo il programma di agitatori Reck possono essere richieste telefonando allo 0049-7374-1823 o visitando il sito internet www.reck-agrartec.com. Il modello Torro agisce attraverso le fessure del pavimento grigliato. 58 INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 VETERINARIA Efsa ed Ecdc hanno pubblicato il report annuale sulle zoonosi nella Ue Campilobatteriosi, la peggiore Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) hanno pubblicato la relazione annuale sulle zoonosi riferita ai casi registrati nel 2012 nell’Unione europea. Questo report, che fornisce una panoramica accurata dei microrganismi che causano la maggior parte delle malattie di origine alimentare nell’Ue e degli alimenti e animali in cui essi sono presenti, analizza i dati provenienti dai 27 paesi Ue e da Islanda, Norvegia e Svizzera. E fa riferimento a 15 zoonosi e tossinfezioni alimentari, tra cui febbre Q (643 casi riportati), brucellosi (328 casi) , tubercolosi da Mycobacterium bovis (125), rabbia (2), West Nile disease (232), campilobatteriosi, salmonellosi, listeriosi, trichinellosi (301), toxoplasmosi, VTEC (5.671). L’ Sebbene il rapporto evidenzi una lieve diminuzione dei casi umani di campilobatteriosi nel 2012 rispetto al 2011, Efsa ed Ecdc sottolineano che la campilobatteriosi rimane la zoonosi più frequentemente segnalata. I casi umani di salmonellosi risultano ancora in diminuzione con il 4,7% in meno rispetto al 2011 confermando un calo per il settimo anno consecutivo. Il dato è considerato incoraggiante dagli esperti che però sottolineano come tutti i sierotipi di salmonella possono essere un problema per la salute umana, il che richiede una sorveglianza e vigilanza conti- Ricerca internazionale su un nuovo possibile alimento Dagli insetti proteine per nutrire gli animali L’idea che gli insetti possano rappresentare una fonte alternativa di proteine sta diventando sempre più interessante e potrebbe essere ormai solo questione di tempo prima che vengano comunemente utilizzati per nutrire gli animali. A tal riguardo “ProteInsect”, gruppo internazionale di ricerca scientifica, sta analizzando i vari aspetti legati all’uso di questa fonte proteica nel mangime quali efficienza, sicurezza nonché sostenibilità e convenienza economica. Il gruppo di ricerca ha inoltre lanciato un sondaggio aperto a tutti sull’utilizzo di insetti nell’alimentazione animale, al quale è possibile rispondere entro il 31 marzo 2014 sul sito www.proteinsect.eu . I risul- INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 tati saranno presentati alla Insects to Feed the World Conference che si terrà dal 14 al 17 maggio 2014 a Wageningen (Olanda). nua. Sono invece in aumento, ed è una tendenza osservabile negli ultimi quattro anni, i casi umani di listeriosi con un incremento del 10,5% fra il 2011 e il 2012 con 1.642 casi confermati. Mara Badan Valutazione di rischio Efsa È sicura la formaldeide nei mangimi? L’Efsa ha condotto una valutazione del rischio per quanto riguarda la sicurezza della formaldeide quando questa viene impiegata come additivo nei mangimi e come conservante nel latte scremato destinato ai suini. Dall’analisi dell’Autorità europea è emerso che da un lato non vi è alcun rischio per la salute dei consumatori esposti a questa sostanza tramite la catena alimentare, dall’altro l’inalazione può essere causa di forme tumorali. Pertanto appare necessario assumere misure appropriate per ridurre l’esposizione ai mangimi contenenti formaldeide da parte dei lavoratori del settore. 59 APPUNTAMENTI Dal 24 al 27 aprile 2014 alla Fiera Agricola del comune casertano La bufala star di Pastorano iflettori puntati sull’allevamento della bufala alla decima edizione di “Fiera Agricola”, l’affermata rassegna di Pastorano (Caserta) che quest’anno avrà luogo dal 24 al 27 aprile 2014. Location: il polo fieristico A1 Expo, moderna struttura che si trova nelle immediate vicinanze dell’uscita autostradale di Capua (www.a1expo.com). Fiera Agricola, dicono gli organizzatori, si colloca nel panorama espositivo nazionale «come punto di riferimento del comparto e rappresenta per tutti gli operatori del settore un appuntamento fondamentale, non soltanto per l’ampiezza della superficie espositiva e per la varietà merceologica, ma anche per l’alta qualità delle tecnologie presentate». I quattro giorni di fiera «danno vita a una vetrina per tutte le aziende produttrici nazionali e al tempo stesso riservano grande rilievo alle eccellenze locali, quali prodotti enogastronomici e allevamento bufalino». Proprio a quest’ultimo settore la manifestazione intende dare un risalto particolare. Una scelta, spiegano ancora gli organizzatori, dovuta al fatto che solo in Campania è concentrato l’80% di tutto il patrimonio zootecnico e che dall’allevamento delle bufale si ottengono tanti prodotti tipici di alto pregio. Quest’anno poi Fiera Agricola è stata iscritta nel calendario 2014 delle “manifestazioni fieristiche internazionali” che si tengono in Italia, come si legge anche sul sito web della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (www.regioni.it). Un riconoscimento frutto del grande successo della nona edizione della fiera, che ha visto la presenza di quasi 40mila visitatori e di oltre 250 espositori provenienti da tutta Italia. Per informazioni: www.fieraagricola.org, [email protected] Paestum (Sa), 4-6 aprile Torna il Salone della mozzarella Milano, 3 maggio 2015 Tuttofood, già raggiunti i risultati del 2013 Milano, 19 maggio 2015 Dairytech, tecnologie per il lattiero caseario Ritorna dal 4 al 6 aprile 2014 il Salone della Mozzarella, evento che celebra questo formaggio nell’area archeologica di Paestum. L’appuntamento è organizzato da Donato Ciociola in collaborazione con il Comune di Capaccio Paestum (Sa) e l’assessorato provinciale all’Agricoltura. Il salone fa parte di un progetto di promozione della mozzarella della Piana del Sele che si propone di promuovere il prodotto in tutta la penisola. Per informazioni: Salone della Mozzarella - Via Mazzini, 116 - 84091 Battipaglia (Sa). 0828 -302142, www.salonedellamozzarella.it , [email protected] . Numerose le aziende che hanno già aderito a Tuttofood: al 31 dicembre 2013, a quindici mesi dall’appuntamento del 2015 (dal 3 al 6 maggio), numero di espositori e metri quadri avevano già raggiunto le cifre dell’edizione 2013. La rassegna fra l’altro vanta, dicono gli organizzatori, un posizionamento strategico nel calendario fieristico mondiale che vedrà l’apertura di Tuttofood a pochi giorni dall’inaugurazione di Expo 2015 e a pochi passi dal sito di questo avvenimento storico. Per informazioni: Fiera Milano, 02 4997.6610, [email protected] , www.tuttofood.it Arriva Dairytech, la nuova fiera specializzata in tecnologie e nuove soluzioni per l’intera industria lattiero-casearia. E’ organizzata da Ipack-Ima spa e la prima edizione avrà luogo in Fieramilano (a Rho) dal 19 al 23 maggio 2015, insieme ad altre sei manifestazioni: Ipack-Ima, Meat-Tech, Fruitech Innovation, Converflex, Grafitalia e Intralogistica Italia (quest’ultima in collaborazione con Deutsche Messe). Dairytech presenterà novità tecnologiche di filiera e di processo per la grande industria lattiero-casearia. Per informazioni: 02.3191091, [email protected] www.ipackima.it R 60 0823.1766542, INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014 &$+$1(" *$+1$0 +$ ) *(&)(,/$&$+$1(" $2/,-$ #(/$11 *$+1$# )) ))$3 1,/$ ))$3,01/$01 ))$ %RYLQHVHOH]LRQDWH GLWXWWHOHUD]]H JUDYLGHRLQODWWD]LRQH VDQLWDULDPHQWHFHUWLILFDWH 'LVSRQLELOLWjFRVWDQWHSUHVVR _ ODQRVWUDVHGHLQ,WDOLD RDOO¶HVWHUR 6HUYL]LRGLFRQVHJQDJUDWXLWR DOWDPHQWHTXDOLILFDWR FRQPH]]LSURSUL GH3RGD6S$9LD3URYLQFLDOHWHOID[&81(9271 ZZZGHSRGDLWHPDLOLQIR#GHSRGDLW TARIFFE: minima 9,00. Oltre 15 parole 0,70 a parola, in neretto L. 0,80 a parola. Modulo (cm 4 × 4) 126,00 per TERRA E VITA e INFORMATORE ZOOTECNICO Tutti i prezzi si intendono Iva inclusa. I testi degli annunci dovranno pervenire almeno 30 giorni prima della data di copertina. 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