Quindicinale de Il Sole 24Ore Business Media
anno LX / 8
7 Marzo 2014
www.agricoltura24.com
n.5
n.5
n.5
INTEGRATORI ALIMENTARI
Lieviti, vitamine, minerali
Nel dossier spunti da Usa e Olanda
Quindicinale - Poste Italiane S.p.A. - sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1. c. 1; DCB Milano
GRANA PADANO
Berni: consorzio pronto
di fronte alle sfide 2014
LATTERIE FRIULANE
«Granarolo ci permetterà
di valorizzare il Montasio»
POST QUOTE LATTE
Alleanza Cooperative:
serve coesione di filiera
L E DITORIALE
Prezzo del latte, mappa nitrati
motivi di speranza per il futuro
Accade tutto
in Lombardia.
La nuova quotazione
del latte alla stalla
appare come una
boccata d’ossigeno
per gli allevatori.
E la nuova
pianificazione
delle aree vulnerabili
sembra in grado
di mettere in sicurezza
il settore zootecnico
di Ettore Prandini
opo tanti anni di quotazioni di galleggiamento, il latte torna a
essere un prodotto che esprime in valore reale. L’ultimo accordo siglato con Italatte (proprietaria dei marchi Galbani,
Invernizzi, Cademartori) che
fissa a 44,5 centesimi il prezzo
di un litro di latte alla stalla fino
al 30 giugno 2014 è una boccata di ossigeno e anche una
speranza per il futuro. Parlo di
speranza perché ritengo che ci
siano le condizioni per una tenuta del mercato e delle richieste anche a livello internazionale.
Non è quindi illusorio pensare che anche nel prossimo futuro il latte resti uno dei cardini
della produzione agroalimentare lombarda e italiana. Non
bisogna dimenticare che la
Lombardia, con i suoi 4 milioni
e mezzo di tonnellate munte
ogni anno, rappresenta il 40%
del totale della produzione nazionale. Ed è per tale motivo
qualsiasi decisione presa nella nostra regione sul fronte lattiero caseario ha un peso determinante anche per il resto
del Paese.
Arrivare a fissare il prezzo a
44,5 centesimi al litro non è
D
Ettore Prandini, presidente
di Coldiretti Lombardia.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
stato una passeggiata. Direi
piuttosto che si è trattato di un
percorso a ostacoli alla fine del
quale, per fortuna, ha vinto la
lungimiranza sia sul fronte dei
produttori che, soprattutto, su
quello delle industrie. Industrie che non potevano più negare una situazione sotto gli
occhi di tutti: ossia una progressiva crescita delle quotazioni, con livelli costanti nel
tempo, a livello globale.
Negli ultimi vent’anni i produttori italiani e lombardi erano stati le vittime principali della crisi dei prezzi, migliaia di
stalle hanno chiuso e si è perso un pezzo importante della
nostra storia economica e territoriale. Ora vediamo anche
che tipo di opportunità ci possono essere con l’impianto di
polverizzazione del latte proposto in Lombardia dall’assessore regionale Gianni Fava.
In ogni caso, con questo
prezzo e con queste tendenze
di mercato, cominciamo ad
avere un po’ più di speranza
per il futuro. Speranza rafforzata anche dalla nuova direzione presa dalla politica lombarda sulla questione nitrati.
E’ in corso una nuova pianificazione delle aree vulnerabili
preparata in base agli studi
portati avanti dalle strutture
della Regione, dall’Università
di Milano, dall’Ersaf insieme
alla Coldiretti. E’ stata ridefinita l’origine dell’azoto presente
nelle acque, la capacità di as-
sorbimento dei suoli e la gestione delle aziende agricole.
Si tratta del primo studio di
questo tipo dopo oltre 20 anni
di discussione sulla gestione
dei nitrati e sarà un documento
strategico per il confronto sia
con il Governo di Roma che
con la Ue a Bruxelles.
La nuova mappa nitrati della
Lombardia ha lo scopo di mettere in sicurezza un settore
che conta oltre 17 mila allevamenti, con un milione e mezzo
di bovini e 4 milioni e mezzo di
suini, all’interno di un sistema
agroalimentare che in Lombardia garantisce 71 mila posti di
lavoro. La nuova mappa nitrati
che abbiamo disegnato garantirà la vita del sistema zootecnico lombardo e la corretta gestione dei reflui sul territorio.
Non dimentichiamo che le
aree vulnerabili applicate fino
a oggi fanno riferimento a una
situazione di oltre 20 anni fa,
scritta sulla carta da qualche
burocrate e senza approfondire se gli eventuali punti critici
fossero dovuti agli scarichi industriali e civili, più che all’agricoltura.
Finalmente, grazie alla collaborazione con Regione Lombardia, stiamo riuscendo a
chiudere questa ferita. Il prossimo obiettivo deve essere
quello di arrivare prima possibile a una ridefinizione e approvazione dei parametri di
spandimento per gli allevamenti.
3
SOMMARIO n.5
Questo numero 5 / 2014 dell’Informatore Zootecnico è stato chiuso
in tipografia il 4 marzo 2014 e spedito agli abbonati il 7 marzo
ECONOMIA
ATTUALITÀ
6 Stefano Berni, Grana Padano:
consorzio pronto di fronte al 2014
di Giorgio Setti
9 Latterie Friulane, Roberto Rossi:
ecco perchè entriamo in Granarolo
di Adriano Del Fabro
12 Gli allevatori protagonisti
al Montichiari Winter Show
di Giorgio Setti
13 Copagri: il nostro latte “onesto”
di Davide Bernieri
DOSSIER - INTEGRATORI
VITAMINE, LIEVITI, MINERALI
28
Nrc, Stati Uniti: così i mangimi
diventano completi
di Sonia Rumi
32
Utrecht, Olanda: in asciutta
mastiti se troppa vitamina E
di Isabel Macchiorlatti Vignat
36 Davis, California: con i lieviti
i vitelli crescono più sani
di Isabel Macchiorlatti Vignat
42
Da ricerche in Usa e Francia:
perchè i lieviti per le vacche
di Roberta Sguerrini
50 Veterinaria Milano: il lino
per i bovini da carne
di Carlo Angelo Sgoifo Rossi et al.
4
20 Post quote latte, Alleanza coop:
serve coesione di filiera
di Jessika Pini
24 Le migliori bovine del Bovimac
di Alessandra Ferretti
RUBRICHE
3
14
16
54
59
60
L’editoriale - di Ettore Prandini
Flash
Sul territorio
La parola all’industria
Veterinaria
Appuntamenti
INTEGRATORI ALIMENTARI, UN’OPPORTUNITÀ
MA ATTENZIONE A NON ESAGERARE
A
nche in questo numero dell’Informatore Zootecnico gli
spunti tecnici proposti dal dossier provengono dai più
prestigiosi centri ricerche del mondo: l’americano Nrc
(nell’articolo di pagina 28), l’università olandese di Utrecht (a
pagina 32), l’università della California (a pagina 36), l’Inra
francese e altre università Usa (a pagina 42). Fin qui per la
nostra discussione dell’uso degli integratori nell’alimentazione
delle bovine da latte. E infine l’Università di Milano (a pagina
50) per l’impiego invece nei bovini da carne.
Un dossier che non intende degli integratori fare per forza
un’apologia. I cinque articoli ne sottolineano l’utilità, è vero, ma
senza dimenticare di valutarli in modo distaccato. Sino ad
arrivare alla messa in guardia proveniente dai ricercatori
olandesi: dosi troppo elevate di vitamina E possono anche
provocare mastiti nelle bovine in asciutta.
Ma come sempre alla tecnica la rivista accosta anche una
giusta dose di attualità. Lo vediamo nell’editoriale, che riesce a
distinguere segnali di ottimismo in ciò che si sta muovendo in
Lombardia a proposito di prezzo latte e di nitrati. Lo vediamo
nelle previsioni produttive e di mercato messe a fuoco dal
direttore del Grana padano (a pagina 6). Ma lo vediamo
soprattutto nella vivacità delle news provenienti dalle realtà
locali, alle pagine 9, 12 e nella rubrica di pagina 16.
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5
PRIMO PIANO
Il direttore
del Consorzio di tutela
del Grana padano
traccia un bilancio
dei risultati 2013.
E mette a fuoco
le prospettive
per quest anno
Stefano Berni
Il 2014 ci trova
di Giorgio Setti
el complesso il 2013 è stato «un anno positivo» per il Grana padano, dice
all’Informatore Zootecnico il direttore generale del Consorzio di tutela di
questo formaggio, Stefano Berni (nella foto sopra). Un anno «iniziato un po’
in difficoltà, ma ampiamente ripresosi nell’ultimo quadrimestre grazie ad un mercato
del latte spot molto vivace che ha stimolato vendite importanti».
Il prezzo all’ingrosso del Grana padano, spiega Berni, ha visto un'iniziale flessione, ma
all'inizio dell'estate «ha rapidamente recuperato attestandosi sulle positive quotazioni
di fine anno. Positivo anche l’inizio d’anno: a gennaio 2014 si è registrato un
miglioramento del 5,45% rispetto allo stesso mese del 2013 per il formaggio più
venduto, lo stagionato 9 mesi, quotato in media 7,396 euro/kg. Nello stesso mese si
è registrata anche una ripresa per le altre stagionature, con il formaggio di oltre 15
mesi saldamente a 8,7 euro al kg al caseificio».
La produzione è calata del 3,3% rispetto al 2012, «un contenimento atteso dal piano
produttivo», attestandosi a 4.565.337forme, pari a 173.917 tonnellate. La produzione lorda vendibile ai caseifici ha toccato quota 1.790 milioni di euro, «un primato
mondiale tra i prodotti dop». Questa somma è ripartita così: 1.250 milioni di euro
vengono dal formaggio di 9 mesi in caseificio, mentre 540 milioni di euro derivano
dalle stagionature fino a 16, 18 o oltre 20 mesi e dalle operazioni di confezionamento
e grattugia.
Sembra che sia andato bene soprattutto l export.
«Il Grana Padano ha consolidato nel 2013 la sua leadership di formaggio dop più
N
6
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
PRIMO PIANO
pronti
consumato nel mondo, con un incremento delle esportazioni del 5,87% nei
primi undici mesi dell’anno. Lo dice
l’Istat, che ha elaborato i dati nel periodo
gennaio / novembre. Si tratta di un risultato davvero lusinghiero, in particolare
per l'aumento del 7% rilevato nella Ue,
mentre nei paesi al di fuori dell’Unione
l’incremento è del 4%. E' stato premiato
l’investimento promozionale in Germa-
nia, che lo scorso anno ha raggiunto i 4
milioni di euro, consolidando così la leadership tedesca tra i paesi importatori
con un ulteriore balzo in avanti dell’8,5%
e quindi oltre le 350mila forme consumate».
E gli altri paesi importatori?
«Sul podio si confermano secondi gli
Usa, secondi con circa 160mila forme
annue. E al terzo posto la Svizzera con
quasi 140mila forme. Nell’area comunitaria è a due cifre la crescita in Austria
(+15%) e in Spagna (+ 11%). Fuori dall’Europa, tra i mercati dove da più tempo
è avviata la promozione di Grana padano,
Stati Uniti e Canada insieme registrano
un incremento di 4 punti e il Giappone di
8. Ma di grande significato è l’exploit del
25% di export registrato in Russia».
I consumi interni hanno risentito
della crisi?
TUTTI I NUMERI DEL GRANA PADANO
Prezzo medio all origine per il Grana padano 9 mesi:
- dicembre 2013 7,392 euro/kg (+3,85% su dicembre 2012);
- gennaio 2014 7,396 euro/kg (+5,45% su gennaio 2013).
Produzione:
- nel 2013: 4.565.337forme (-3,3% vs 2012), pari a 173.917,117 tonnellate;
- nel 2014: 4.620.000 forme (previsione del Consorzio).
Plv alla produzione (2013):
1.790 milioni di euro, così ripartiti:
- 1.250 milioni di euro: formaggio di 9 mesi in caseificio;
- 540 milioni di euro: dalle stagionature fino a 16, 18 o oltre 20 mesi e dalle
operazioni di confezionamento e grattugia.
Plv al consumo:
2.800 milioni di euro (stima).
Giacenze:
- giacenze 2013 totale: 5.030.032 forme (-3,03%)
- giacenze 2013 marchiato: 1.778.059 forme (-3,93%).
Export 2013:
- numero forme: 1.500.000
- % export su prodotto marchiato: 34%
Numero di allevatori/stalle: 5.322 (dato 2012).
Budget promozione 2014: 23 milioni di euro, di cui 9 per l’estero e 14 per l’Italia.
Controlli vigilanza 2014: 7 milioni di euro.
Terremoto: fondi da stato, Ue e Regione Lombardia: 8.898.132 euro.
(fonte: Consorzio di tutela del Grana Padano).
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
«In Italia il Grana Padano ha mantenuto
invariati i consumi nel 2013, a fronte di
una crescita dei formaggi duri dello
0,5%, conservando la sua leadership
con una quota del 49%. Si tratta di un
buon risultato, visto il trend negativo dei
consumi alimentari italiani. L’incremento
delle vendite è confermato anche dal
calo delle giacenze registrato al 31 dicembre 2013: nel complesso sono scese a 5.030.032 forme (-3,03%), con una
flessione ancora più marcata (-3,93%)
per il formaggio marchiato, calato a
1.778.059 forme. Secondo le prime stime, la produzione lorda vendibile complessiva è di 2.800 milioni di euro. Sono
risultati che soddisfano, ma invitiamo comunque tutti i soci alla prudenza produttiva, com’è avvenuto nel 2013».
Come affronterete quindi il 2014?
«All’ultima assemblea il Consorzio ha varato un piano produttivo con tre importanti novità. La prima consentirà ai caseifici di produrre 80mila forme in più rispetto al 2013 senza andare in
contribuzione differenziata. La seconda
è la possibilità di vendere o affittare sin-
7
PRIMO PIANO
gole porzioni del punto di riferimento.
Infine il piano crea una riserva agevolata
di forme per i caseifici di nuova produzione di Grana Padano».
Il mercato sembra recettivo…
«La produzione indicata dal piano produttivo è di 4.620.000 forme e dovrà
fare i conti con le prospettive del mercato mondiale del latte e dei suoi derivati,
che, almeno sino ad aprile, dovrebbero
veder proseguire il momento positivo. Di
conseguenza anche per il sistema Grana
Padano, almeno nel primo quadrimestre
2014, la situazione si annuncia positiva,
grazie alla stabilità dei consumi interni e
alla costante crescita dell’export».
Quando le cose vanno bene, in genere si aggiunge che non conviene
abbassare la guardia.
«In effetti la situazione economica generale e l’irrisolta questione dei falsi e dei
similari, che producono un danno di un
miliardo di euro all’anno, di cui 700 milioni all’estero e 300 in Italia, non consentono pause nel sostegno della promozione. Nel 2014 il Consorzio tutela Grana
Padano investirà 23 milioni di euro, di cui
9 all’estero e 14 in Italia. E sul controllo e
nella vigilanza alla produzione il Consorzio impegnerà 7 milioni di euro. Questo
momento di positività non deve neppure
far dimenticare la necessità di ottimizzazione dei costi delle circa 6mila stalle e
dei 132 caseifici attraverso i nuovi strumenti che la tecnologia e l’innovazione
mettono a disposizione».
Il 2014 ci porterà a un passo dalla
fine del regime delle quote latte.
Molti osservatori prevedono con
questo grandi cambiamenti anche
nel settore della trasformazione.
«Il 2014 è un anno di transizione verso
l'abbandono del regime delle quote latte,
datato aprile 2015. La fine delle quote
latte fa prevedere maggiori produzioni
europee, e quindi fa nascere più di una
preoccupazione nel confronto con altri
produttori, dentro e fuori l'Unione europea, ben più agguerriti dell'Italia sul fron-
8
LA PRODUZIONE 2013, PROVINCIA PER PROVINCIA (N. FORME)
Provincia
Bergamo
Numero totale
di forme prodotte
Forme lavorate da
caseifici cooperativi
Forme lavorate da
industrie non coop.
73.177
44.847
28.330
Brescia
941.281
374.988
566.293
Cuneo
39.342
-
39.342
743.884
641.453
102.431
81.173
-
81.173
Mantova
1.328.097
1.013.621
314.476
Piacenza
516.830
189.938
326.892
Padova
136.707
132.897
3.810
Pavia
38.211
-
38.211
Rovigo
15.203
15.203
-
Trento
136.755
115.688
21.067
Vicenza
285.750
185.114
100.636
Verona
228.927
-
228.927
4.565.337
2.713.749
1.851.588
Cremona
Lodi
TOTALE
te dei costi di produzione. Ma il 2014 è
un anno di transizione anche verso un
altro importante evento.
Allude all’Expo?
«Sì: l’Expo 2015, da maggio a ottobre a
Milano, appare come una formidabile
occasione di confronto con il mondo intero. Ci vedrà impegnati a proporre risposte al tema dell'evento, “Nutrire il
Pianeta”. Si apri davanti a noi una sfida
immensa: portare il cibo nelle sacche
del mondo troppo vaste dove manca. E
nutrire bene e nel rispetto della salute e
dell'ambiente quella parte del globo dove il problema è invece l’abbondanza mal
gestita».
E quindi come si pone il Grana padano di fronte a questi scenari?
«Credo che, dopo alcuni anni tutto sommato positivi per il comparto, si prospetti
un ulteriore periodo di discrete prospettive per tutte quelle imprese lattiere e
casearie che sapranno tenersi aggiornate e stare al passo con i tempi, senza
cullarsi sui risultati degli ultimi anni, ma
sviluppandosi e progredendo in linea
con il mercato e con le innovazioni che la
scienza e l’esperienza propongono. Con
la prudenza propria di questo mondo fatto di formiche e non di cicale, il mondo
del Grana Padano».
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
ATTUALITÀ
«Così sarà possibile
valorizzare i prodotti
regionali, in primis
il Montasio dop,
sui mercati in cui
è presente l’industria
bolognese»
di Adriano Del Fabro
assemblea del Consorzio Latterie Friulane
di Campoformido (Ud),
riunitasi a metà febbraio, a stragrande maggioranza ha deliberato l’accoglimento del progetto industriale presentato dal
Cda che, entro alcuni mesi, porterà alla fusione per incorporazione della più importante impresa lattiero-casearia del Friuli
Venezia Giulia (nata nel 1933)
nella filiera di Granarolo, la più
grande filiera italiana del latte in
forma cooperativa. Il Consorzio
Latterie Friulane, attualmente,
con i suoi 200 collaboratori ha
una capacità operativa pari a
70 milioni di litri di latte l’anno,
provenienti dagli allevamenti
dei 150 conferenti, per un fat-
L’
Il presidente di Latterie Friulane sull’incorporazione
Roberto Rossi: perchè
entriamo in Granarolo
turato complessivo di oltre 62
milioni di euro.
Da un anno a questa parte, la
crisi ha colpito la cooperativa
friulana che, tra l’altro, ha subito
una sensibile emorragia nel numero di soci, trovandosi in mezzo al guado per quanto riguarda
gli investimenti in essere e la
necessità di materia prima da
lavorare. Dopo un iter travagliato, che ha molto scaldato gli
animi degli allevatori, dei sindacati e dei cittadini del Friuli Vg
dove i prodotti di Latterie Friulane sono assai diffusi e apprezzati, i soci hanno trovato vantaggioso fondersi con l’importante realtà multiregionale
rappresentata da Granarolo.
Ecco le considerazioni del “traghettatore”, il presidente di Latterie Friulane, Roberto Rossi.
Presidente Rossi, come si è
arrivati a questa situazione
di difficoltà di Latterie friulane, leader di mercato in
Friuli?
«Se una buona parte delle cause vanno ricercate nel passato,
in quanto ci si è adagiati in una
rendita di posizione che garantiva sufficiente redditività agli
allevatori e ampia occupazione
ai lavoratori, bisogna denunciare quanto accaduto nei mesi
scorsi quando due delle cooperative conferenti hanno fatto
mancare il loro latte per circa la
metà degli approvvigionamenti
totali. E lo hanno fatto in maniera maldestra, senza il rispetto
del periodo di pre-avviso. Potete capire in che situazione ci si
trova con metà degli approvvigionamenti da un giorno all’altro».
All’assemblea sono stati
PROCEDURA DI FUSIONE COMPLETATA ENTRO 8-9 MESI. ALLEVATORI FRIULANI SOCI DI GRANLATTE
Q
uali sono le tempistiche del progetto di fusione per incorporazione? Il
presidente di Latterie Friulane, Roberto
Rossi, risponde così: «Se verrà raggiunto
l’accordo con i sindacati dei lavoratori,
nell’arco di 8-9 mesi sarà conclusa la procedura di fusione».
Abbiamo poi chiesto a Rossi quali
margini decisionali resteranno in capo a
Campoformido, al termine della procedura di fusione. «Lo stabilimento di Campoformido - ha risposto il presidente - entre-
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
rà nel capitale di Granarolo spa, mentre
gli allevatori entreranno, come soci, in
Granlatte, che è proprietaria all’ 80% di
Granarolo. In considerazione del grosso
apporto di capitale e produzioni, mi aspetto un riconoscimento per il Friuli Venezia
Giulia all’interno di Granlatte».
Per il futuro, con la fine delle quote latte
all’orizzonte, questo accordo che vantaggi
porterà agli allevatori del Friuli Venezia
Giulia? «L’accordo risponde anche alle
nuove sfide di mercato che vi saranno
con l’abolizione delle quote latte nel
2015: un maggior liberismo di mercato e
quindi una maggior fluttuazione dei prezzi
della materia prima latte. Gli allevatori non
possono permettersi di vedersi decurtare
il prezzo del latte per motivi legati allo
scarso posizionamento sui mercati di chi
vende. Oggi è fondamentale uscire dai
confini regionali e nazionali, ma per poter
perlustrare le nuove frontiere ci vogliono
conoscenze, capacità e spalle larghe, non
improvvisazioni».
A.D.F. 9
ATTUALITÀ
presentati due piani industriali, quello di Granarolo
e quello del Consorzio
agrario del Friuli Vg. Perché avete preferito allearvi
con Granarolo?
«Il piano industriale di Granarolo garantisce remunerazione
del latte attuale e futura, valorizzazione commerciale dei prodotti friulani, poiché la produzione rimarrà in capo allo stabilimento di Campoformido, e
mantenimento dei marchi storici aziendali. Oltre a quanto già
conferito dagli attuali soci, da
Granarolo arriveranno in aggiunta altri 500 quintali di latte
al giorno per essere lavorati a
Campoformido e circa 2mila
tonnellate di prodotto all’anno
10
per la produzione di latte fresco
e ricotta (a marchio Granarolo)
così da saturare le capacità
produttive degli impianti della
nostra cooperativa. Agli allevatori il piano di Granarolo è sembrato quello più immediatamente attuabile, basato su fatti
concreti e non su favole».
Il mercato regionale subirà
dei contraccolpi, secondo
lei, dopo questa scelta che
privilegia la filiera naziona-
le rispetto a quella regionale?
«Come già detto, abbiamo fatto
una scelta strategica orientata
alla valorizzazione dei prodotti
regionali, in primis il formaggio
Montasio dop, sui mercati nazionali e internazionali in cui
Granarolo è presente. Oggi, a
causa di un mercato nazionale
asfittico, le aziende più solide
sono quelle orientate verso i
mercati esteri e nuovi e ciò ha
fatto propendere per la scelta
su Granarolo. Aggiungo che, se
ciò si realizzerà, avremo un doppio vantaggio per il sistema
agroalimentare regionale: aver
valorizzato il Montasio fuori dai
confini tradizionali e, come conseguenza, aver liberato spazi di
mercato locali per il prodotto
delle diverse piccole e medie
latterie di questa regione. Mi dica se è poco!»
Che fine faranno gli investimenti fin qui effettuati
dalla cooperativa, anche
con gli aiuti pubblici regionali?
«Premesso che anche gli ultimi
investimenti fatti sono stati effettuati attraverso il ricorso al
credito e non con contributi
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
ATTUALITÀ
pubblici, come erroneamente
scritto sui giornali sulla base di
informazioni non corrette diffuse ad arte, tutti gli investimenti
tecnologici realizzati saranno
valorizzati dalla continuità
aziendale e produttiva. Quindi,
l’attuale sito produttivo non verrà ridotto ma, anzi, rafforzato
secondo il piano di Granarolo.
Inoltre, una volta entrata a regime la fusione, Granarolo non
esclude di effettuare ulteriori
investimenti nello stabilimento
di Campoformido».
Tutte le linee produttive di
Campoformido
saranno
salvaguardate o ci sarà
qualche prodotto che uscirà dal paniere attuale?
«Verranno chiuse le produzioni
che non danno marginalità e
quindi yogurt, mozzarella a palla
e bocconcino e ricotta confezionata, mentre verranno aumentate le produzioni di ricotta
a uso industriale. I prodotti già
esternalizzati lo rimarranno ma,
ovviamente, presso i siti produttivi del Gruppo Granarolo».
Quali i vantaggi per gli allevatori?
«Visti gli sviluppi in prospettiva,
l’Assemblea ha deciso di portare il prezzo del latte conferito, già dal mese di febbraio, a
0,42 euro al litro (più qualità,
più Iva). A fusione avvenuta ci
si adeguerà al prezzo applicato
agli allevatori soci di Granlatte
che, attualmente, è pari a circa
0,44 euro al litro (più qualità,
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
più Iva)».
Voi siete i più importanti
produttori di Montasio dop
della regione, con oltre
200mila forme prodotte
ogni anno. In merito, quali
sono gli impegni e l’interesse di Granarolo?
«Come già detto, c’è molto interesse verso la nostra dop. Si
tratta di una tipologia di formaggio a pasta dura attualmente assente dall’assortimento di Granarolo che potrà essere valorizzata sui mercati
nazionali e internazionali nei
quali attualmente fattura 160
milioni di euro, con una crescita
costante prevista vista l’aggressione del mercato cinese e dei
Paesi emergenti avviata proprio
con i formaggi a pasta dura».
Si è sempre detto, in questi
mesi, che i collaboratori attuali sono in numero eccessivo. Sono stati presi
degli accordi in merito con
Granarolo?
«In azienda era già stato siglato
un contratto di solidarietà per
circa 100 dipendenti, sulla base di un piano che prevedeva
69 esuberi. È evidente che l’accordo con Granarolo è funzionale a un numero di collaboratori che garantisca l’equilibrio
del conto economico dell’azienda e si discuterà nei prossimi
giorni con le rappresentanze
sindacali quali strumenti mettere in campo, in termini di ammortizzatori sociali».
11
ATTUALITÀ
Primo classificato
alla mostra della
frisona l allevamento
Nozza Farm di Chiari
(Bs), condotto
dai fratelli Massimo
e Mauro Salvoni
Quarantamila visitatori alla fiera agricola bresciana
Montichiari Winter Show
gli allevatori protagonisti
di Giorgio Setti
uarantamila visitatori, 350 espositori.
Questo in sintesi il
bilancio dell’86esima edizione della Fiera agricola zootecnica di Montichiari (Bs), così
come l’ha tracciato Ezio Zorzi,
patron della manifestazione.
A tener banco è stato il Winter
Show, la mostra provinciale
della Frisona italiana organizzata dall’Apa di Brescia, che
ha portato a gareggiare a
Montichiari una quindicina fra
i migliori allevamenti della
provincia, con oltre cinquanta
capi. Il giudice della mostra è
stato Davide Errera.
La vittoria finale al Winter
Show è andata all’azienda
Nozza Farm, di Chiari (Bs),
condotta dai fratelli Massimo
e e Mauro Salvoni. Al secondo
posto si è classificato l’allevamento Cedroni di Stefano ed
Elia Cedroni, da
Orzinuovi (Bs).
Nella foto vediamo la premiazione: da sinistra,
Davide
Errera,
Massimo Salvoni,
il figlio Emanuele,
Stefano Cedroni,
una rappresentante della Fiera,
Germano Pè (pre-
Q
12
sidente di Apa Brescia e di
Aral Lombardia).
Tra le manze ha vinto l’azienda
Bonnyfarm di Ciappini di Ghedi (Bs); buoni risultati sono
stati ottenuti anche da Stefano Cioli di Remedello (Bs) e
da Giovanni Bertolini di Verolavecchia (Bs).
Ma in Fiera erano presenti anche 500 conigli iscritti ai regi-
stri genealogici, presentati da
oltre 55 allevamenti di tutto il
nord Italia, oltre ai cavalli Haflinger che con esibizioni a
sella ed attacchi hanno dato
prova della versatilità di questa razza. Era presente in fiera
anche l’Anam, l’Associazione
nazionale allevatori del cavallo di razza Maremmana, per
diffondere le qualità di questa
razza autoctona.
Grande interesse ha riscontrato anche la parte convegnistica, in particolare l’incontro
sulla filiera suinicola e i nuovi
strumenti per la determinazione del prezzo, tra Cun e
Borsa merci telematica, organizzato da Apa in collaborazione con l’Associazione nazionale suinicoltori (Anas).
Qui il presidente
Anas, Andrea Cristini, ha detto che
c’è necessità urgente di «trovare
una soluzione per
il mercato dei suini, in modo da garantire maggiore
trasparenza sulla
formazione
del
prezzo».
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
ATTUALITÀ
Nel packaging
il logo della mucca
tricolore, a sottolineare
che il prodotto è stato
ottenuto in Italia. In
vendita presso la nota
catena di discount
di Davide Bernieri
atte 100% nazionale
che permette una remunerazione equa di
tutti i soggetti della filiera. E
che rilanci l’immagine degli
allevatori e dei produttori latte, dopo le tante turbolenze
che hanno colpito il settore in
Europa e in Italia nell’ultimo
decennio. Con il progetto
Buono e Onesto, promosso
da Copagri, organizzazione
appartenente all’European
Milk Board, l’obiettivo è di
raggiungere il mercato con
un prodotto fortemente connotato nella sua italianità fin
dal packaging (con una mucca a mantello tricolore, a
L
È il latte secondo Copagri. Commercializzato con Lidl
Buono e onesto
scanso di equivoci). Primo
soggetto della distribuzione
ad accogliere l’appello è Lidl,
catena di discount, che ha inserito nei punti vendita di
Lombardia, Piemonte, parte
del Veneto e Valle d’Aosta Il
Latte Buono e Onesto. Un
latte prodotto localmente
che assicura vita, stabilità e
sicurezza agli allevatori italiani, custodi della nostra sovranità alimentare come garanzia d’indipendenza, proteggendo e conservando, allo
stesso tempo, il paesaggio
agricolo e l’economia rurale
locale.
Da troppi anni i produttori di
latte europei sono costretti a
sottostare a una politica dei
prezzi che li penalizza al punto da non permettere la sopravvivenza delle attività produttive, in particolare le più
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
piccole che non possono farsi forza con un economia di
scala. «Occorre puntare sulla
salvaguardia del tessuto produttivo locale – dichiara Romuald Schaber, presidente
dell’European Milk Board –
per questo c’è necessità di
organizzare una filiera corta,
importante per legare tra loro
territorio e prodotto. Senza
questo legame si rischia il
collasso dell’intero
sistema». A simboleggiare la filiera
corta del “Latte
Onesto” è la mucca Onestina, che
sarà presentata in
tutt’Europa e che
simboleggia i produttori di latte
che
chiedono
semplicemente
un giusto equilibrio tra il prezzo
e i costi di produzione che devono sostenere.
Senza
alcun
compromesso
sulla qualità e la sicurezza del
bianco alimento, nel rispetto
delle priorità del consumatore. Una strada sulla quale
l’Italia si muove già con determinazione.
Recandosi in un punto vendita Lidl, ma sono in corso trattative con altre catene, si ha
la possibilità di acquistare un
latte di qualità interamente
prodotto nel nostro paese,
con enormi benefici per i
consumatori e per tutti i soggetti della filiera. Dal produttore che ottiene una giusta
remunerazione, alla grande
distribuzione che si può distinguere vendendo un prodotto di alto livello qualitativo,
certificato 100% italiano, fino al consumatore che acquista latte locale genuino,
sottoposto a continui controlli che ne certificano la sicurezza
igienico-sanitaria,
nutrizionale e organolettica,
ad un prezzo onesto, sostenendo l’economia e la capacità produttiva del settore
primario nel nostro paese.
13
FLASH
Ismea: il mercato ha recuperato nell’ultimo trimestre dell’anno scorso
Il caseario chiude bene il 2013
a ripresa delle quotazioni di Grana
Padano e Parmigiano Reggiano e
l’aumento del prezzo del latte alla
stalla lasciano intravedere per il settore lattiero caseario un mercato in crescita anche
nel 2014. E’ la convinzione di Ismea, che
aggiunge: per il 2013 le consegne ai caseifici restano sotto i livelli della campagna
precedente, come conseguenza dell’atteggiamento prudente tenuto dagli allevatori
nel primo semestre, finalizzato soprattutto al
contenimento dei costi di gestione.
In base ai dati Agea, nel periodo aprile-novembre le consegne ai caseifici (non rettificate) si
sono attestate a poco più di 7 milioni di t, con
una flessione dell’1,7% rispetto allo stesso periodo della scorsa campagna. Il mercato lattiero caseario nazionale ha continuato a recuperare nel 4° trimestre del 2013, come evidenziato dall’indice Ismea dei prezzi all’origine di
latte e derivati (curva blu nel grafico qui ac-
L
145
canto), che è aumentato
agricoltura
140
latte e derivati
sia rispetto ai tre mesi
zootecnia
135
precedenti (+2,8%) sia
rispetto al 4° trimestre
130
2012 (+5,1%). La dina125
mica, continua Ismea, è
120
stata determinata da tut115
ti gli aggregati monitora110
ti, ad eccezione dei forI trim II
III IV I trim II
III IV I trim II
III IV
2011
2012
2013
maggi duri. Rispetto al
Indice Ismea dei prezzi alla produzione (2000 = 100).
4° trimestre 2012 si evidenzia una crescita dei
prezzi del 7,1% per il latte vaccino, del 28,8% del 2012, dice infine Ismea, l’export caseaper il burro, del 9,8% per i formaggi semiduri e rio nazionale ha continuato a espandersi nel
corso del 2013. In particolare, tra gennaio e
del 5,4% per i formaggi molli.
Il settore lattiero caseario, continua Ismea, ottobre oltre 270mila t di formaggi e latticini
hanno varcato i confini nazionali, mettendo
chiude quindi il 2013 con una tendenza
complessivamente positiva (+2% rispetto al a segno una variazione positiva dell’8% ri2012), in linea con la zootecnia (+1,5%) e spetto allo stesso periodo del 2012 a fronte
di un aumento meno che proporzionale decon il totale agricoltura (+4,8%).
Infine l’export: dopo gli straordinari risultati gli incassi (+3,8%).
La Cia sui consumi 2013
Latte -7,9%, carne -1,7%
formaggi -1,9%
Analisi Coldiretti
Crisi Ucraina, aumenta
il costo del mais
Secondo Cesare Baldrighi
I formaggi dop
guardano all Exp o
Nel 2013 i consumi alimentari degli italiani,
dice la Cia a commento dei dati Istat di
febbraio, si sono ridotti in misura sensibile, a
causa della crisi economica. I derivati dei
cereali (pasta, pane, biscotti) si sono contratti, in valore, del 5,2%, latte e yogurt del
7,9%, i formaggi dell’1,9%, i prodotti ittici
addirittura del 13,2%, verdure e ortaggi del
2,6%, la frutta del 2,9%, l’olio extravergine
d’oliva del 5,8%, la carne dell’1,7%.
In Italia sei famiglie su dieci hanno dovuto
cambiare gli acquisti alimentari e il 50% ha
ridotto decisamente la spesa. Il 34% (7,4
milioni) ha optato per prodotti low-cost o di
qualità più bassa e il 28% (6,5 milioni) si
rivolge quasi esclusivamente ai discount.
Il prezzo mondiale del grano è schizzato ai
massimi da inizio anno, ma a salire sono
anche le quotazioni di orzo e mais per effetto delle tensioni in Ucraina, uno dei paesi
leader nell’export. Lo segnala la Coldiretti,
che aggiunge: gli effetti della crisi in Ucraina
si sono fatti sentire anche sul mercato delle
materie prime agricole per la produzione di
mangimi per l’allevamento, come dimostra
l’andamento delle quotazioni di mais al Chicago Board of trade.
In Ucraina nel 2013 sono stati raccolti 63
milioni di tonnellate di cereali, il 36,3% in più
rispetto all’anno precedente, con 22,27 milioni di tonnellate di grano (+41,3%), 7,56 di
orzo (+9%) e 30,9 di mais (+47,4%).
«L’Expo di Milano sarà un’occasione unica
per promuovere le straordinarie produzioni
a denominazione d’origine del nostro Paese
e per far conoscere il modello europeo delle
produzioni dop e igp a livello nazionale». Lo
ha dichiarato Cesare Baldrighi, presidente
di Afidop (Associazione dei Formaggi italiani dop) durante la giunta esecutiva che si è
svolta a Roma.
«Nelle prossime settimane - ha aggiunto
Baldrighi - metteremo a punto un programma di azioni specifiche finalizzate a valorizzare il legame con il territorio delle produzioni di qualità e il modello virtuoso che rappresentano dal punto di vista economico,
sociale e di sostenibilità ambientale».
14
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
SUL TERRITORIO
Le superfici previste da Confai in Bergamasca
Mais, -5% nel 2014
ella Bergamasca si stima per il
2014 una flessione della produzione di mais dell’ordine di 4
o 5 punti percentuali in termini di superficie coltivata, pari a circa 800-1.000 ettari
in meno. E’ la previsione di Confai Academy sulle intenzioni di semina degli
agricoltori bergamaschi.
Le ragioni di una riduzione delle superfici
adibite a mais, dice Enzo Cattaneo, segretario generale di Confai Academy,
«sono da ricollegare principalmente ai risultati non certo incoraggianti del 2013,
anno caratterizzato da un andamento climatico imprevedibile e sfavorevole. Inoltre gli imprenditori sono in parte intimoriti
dalla probabilità di attacchi di piralide o di
diabrotica. La produzione maidicola dovrebbe comunque far registrare una sostanziale tenuta in tutte quelle aree in cui
N
essa è collegata alle esigenze del comparto zootecnico e all’approvvigionamento degli impianti agro energetici». E il numero uno di Abia Confai, Leonardo Bolis,
aggiunge: «La flessione pronosticata non
intaccherà il primato del mais nella provincia, che anche per il 2014 si manterrà
comunque sopra i 20mila ettari».
Secondo Confai Academy le superfici
non più coltivate a mais potrebbero essere destinate, almeno in parte, alla coltivazione di soia, che in tempi recenti si era
attestata in provincia su soli 300 ettari.
«La principale criticità per la coltivazione
del mais in Bergamasca - conclude Bolis
- rimane quella della disponibilità idrica e
dei costi dell’irrigazione. Nel 2013 la cifra
complessiva investita dagli agricoltori
bergamaschi per l’irrigazione del mais ha
superato i 10 milioni di euro».
Ricevuti dal prefetto di Milano. Pronti a una class action
Mobilitazione Copagri sulle quote latte
«Non è giusto pagare gli errori dell’Europa»
«Abbiamo apprezzato la disponibilità del
prefetto di Milano, Paolo Tronca, soprattutto l’impegno ad attivare un immediato
contatto con il ministro per pianificare atti
concreti che tengano conto delle nostre
posizioni»: lo ha dichiarato Roberto Cavaliere, responsabile nazionale settore lattiero-caseario di Copagri, dopo essere
stato ricevuto dal rappresentante del Governo al termine di una manifestazione
indetta per attirare l’attenzione delle istituzioni sulla questione delle quote latte.
Successivamente i manifestanti hanno incontrato il rappresentante della Commissione europea in Lombardia: «Abbiamo
spiegato in maniera dettagliata i principali
16
passi storici che hanno causato l’applicazione degli ingiusti prelievi supplementari
ai produttori italiani – ha ricordato Cavaliere – chiedendo che venga ripristinata la
giusta dignità ai produttori italiani a cui
non solo è stato impedito di produrre latte
per un valore di 5 miliardi di euro all’anno,
ma sono state loro applicate sanzioni ingiuste a seguito di responsabilità altrui».
I manifestanti hanno invitato il Governo a
definire, con priorità assoluta, la vicenda
quote latte. «Diversamente lanceremo
una mobilitazione nazionale e, soprattutto,
la costituzione di una class-action collettiva nei confronti dello stato e della Commissione europea.
Confagricoltura Lombardia
Filiera avicola
strategica e trascurata
Gianni Comati, presidente della Federazione regionale allevamenti avicoli di
Confagricoltura Lombardia, ha scritto all’assessore all’agricoltura della Regione
Lombardia Gianni Fava per fare il punto
sul settore avicolo. Quella avicola, infatti,
è una filiera strategica all’interno del sistema agroalimentare italiano e lombardo
in particolare. Secondo i dati dell’ultimo
censimento generale dell’agricoltura
(2010), le aziende italiane impegnate nel
settore sono 23.953, ovvero il 95% in
meno rispetto al precedente censimento
(quando se ne contavano quasi 478mila).
Solo in Lombardia, viene allevato quasi il
16% di tutto l’avicolo nazionale per un
valore di produzione che nel 2011 è stato
di 447,7 milioni di euro, cui vanno aggiunti
altri 198,2 milioni di euro per le uova.
Inoltre il trend di consumo di carni bianche
è in crescita e questo per la sempre maggiore richiesta di carne a un prezzo contenuto. Ciò nonostante, non si registra un
aumento di produttività e redditività degli
allevamenti che viene compensato con
una impennata delle importazioni.
La Federazione regionale avicola di
Confagricoltura Lombardia chiede maggiore attenzione da parte delle istituzioni e
l’attuazione di una serie di interventi urgenti quali l’etichettatura delle carni avicole,
una burocrazia più snella, interventi strutturali per l’ammodernamento degli allevamenti, la riduzione dei costi di produzione.
A ciò si aggiungano l’introduzione di macchine timbratrici di uova in allevamento su
scala nazionale e un’azione decisa sul fenomeno del “mancato rinnovo dei contratti
di soccida”. Da parte delle istituzioni, ci si
aspetta anche l’attuazione di tutte quelle
soluzioni che possano rafforzare la filiera,
come l’introduzione di interventi economici/finanziari utili per il processo di ristrutturazione e ammodernamento, e per i fermi
produttivi conseguenti.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
SUL TERRITORIO
L’Emilia-Romagna ha stanziato altri 14 milioni per le aziende agricole
Più risorse per il dopo sisma
uasi 14 milioni di euro dalla Regione Emilia-Romagna per sostenere la ripresa economica e
rilanciare la competitività delle aziende
agricole nell’area colpita dal sisma del 2029 maggio del 2012. Il finanziamento di
13 milioni 943 mila euro è stato approvato dalla Giunta regionale e permetterà di
dare una risposta a tutte le 293 domande
ancora presenti nella graduatoria del bando per la misura 121 del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013.
In prima battuta la Regione aveva stanziato 30 milioni di euro, risorse che avevano
consentito di concedere un contributo alle prime 402 imprese inserite nella graduatoria approvata il 10 febbraio scorso.
«Questo nuovo finanziamento porta a
quasi 44 milioni il plafond di contributi
pubblici complessivo e a 695 le imprese
beneficiarie, che investiranno complessivamente quasi 118 milioni di euro. In un
periodo di stasi degli investimenti come
quello attuale, si tratta di un volano di
sviluppo importante per il territorio – sottolinea l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni –. In questo modo vogliamo incentivare la realizzazione di investimenti utili a migliorare il potenziale
produttivo, per ripartire dopo il terremoto
più forti e più attrezzati a competere nei
mercati globali».
Le risorse della misura 121 sono destinate a sostenere progetti di innovazione
tecnologica e ammodernamento delle
imprese agricole. L’entità dell’aiuto è
compresa tra il 20 e il 40% della spesa e
tra gli interventi finanziabili vi sono l’acquisto e la ristrutturazione di immobili,
l’acquisto di impianti e attrezzature, ma
anche la creazione di siti Internet. Le province e i comuni interessati sono quelli
dell’area del cratere.
Il Caseificio Roncascaglia
Parmigiano in tv
a “Sai cosa mangi?”
Parmigiano Reggiano
Deserti sospeso dalle
funzioni di direttore
Montasio
Prenotazioni alpeggio
per la stagione 2014
Il Parmigiano Reggiano di montagna è stato ospite di “Sai cosa mangi?”, trasmissione di Rete4, con il vicepresidente del caseificio Roncoscaglia di
Sestola, Michele Lancellotti (nella foto). Nei
prossimi mesi il caseificio investirà 160mila
euro per uno spaccio a
forma di torre, sul modello dei caseifici di
una volta, con sala polivalente per presentazione e assaggi delle
produzioni tipiche.
Il Comitato esecutivo del Consorzio del Parmigiano Reggiano ha sospeso Riccardo
Deserti dalle sue funzioni di direttore dell’ente di tutela. La decisione è stata assunta
dopo l’ordinanza di custodia agli arresti domiciliari che ha raggiunto lo stesso Deserti.
«Pur in presenza di presunti reati che nulla
hanno a che vedere con il Consorzio e le
funzioni svolte da Deserti - dice il presidente
del Consorzio Giuseppe Alai - il Comitato ha
sospeso Deserti per la necessità di un presidio dei suoi compiti all’interno dell’ente. Augurando a Deserti di chiarire la propria estraneità a ogni fatto contestato, riteniamo che
questa scelta gli consenta anche di esercitare al meglio il proprio diritto alla difesa».
L’Associazione allevatori del Friuli Venezia
Giulia informa le aziende che desiderano
prenotare per la stagione 2014 delle bovine per l’alpeggio in malga Montasio che
da marzo si raccoglieranno le prenotazioni dei soggetti prescelti.
Per la buona gestione della monticazione,
l’Associazione cerca collaboratori (pastori, mungitori, addetti alle vendite nello
spaccio della malga, personale di sala e
per le camere dell’agriturismo). Il periodo
va dal 10 giugno al 10 ottobre. Per informazioni, contattare l’Associazione (tel.
0432.824209, 0432.672184, email
[email protected] ).
Adriano Del Fabro
Q
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
17
SUL TERRITORIO
Produttori e assessorato a confronto sulle scelte del prossimo Psr
Veneto, risorse alle imprese
ostenere la zootecnia come fattore strategico dello sviluppo dell’agroalimentare di qualità veneto, ridurre e sburocratizzare le misure di
intervento del nuovo Psr affinchè le risorse
giungano direttamente alle imprese attraverso priorità ben definite, su tutte l’innovazione e l’aggregazione. Questi i messaggi chiave emersi dal confronto-dibattito,
organizzato da Latteria di Soligo a Villorba
(TV). Un affollato confronto tra produttori
di latte del Veneto e dirigenti e assessore
regionale all’agricoltura, Franco Manzato,
per contribuire alla scrittura di un Psr che a
oggi, per dirla con le parole di Alberto Zannol, della sezione competitività dei sistemi
agroalimentari della Regione Veneto, “è un
cantiere aperto”.
«In troppi hanno girato intorno alle risorse
per l’agricoltura – ha ricordato il presiden-
te di Latteria Soligo,
Lorenzo Brugnera
–,chiediamo che le
risorse dell’agricoltura vadano più agli
agricoltori e meno
al territorio». Sulla
definizione di “agricoltore attivo” ha
portato avanti la
propria battaglia
Coldiretti: «Dare risorse a chi lavora e
vive di agricoltura – ha affermato il presidente provinciale Walter Feltrin – non più
a chi, si è finto agricoltore per interessi
speculativi».
La battaglia sul fronte europeo è tutt’altro
che conclusa, mancano i decreti attuativi
della nuova Pac e molti aspetti già appro-
Terra dei fuochi
Repressione frodi
controlli triplicati
Energia dagli scarti e agriturismi, occasioni da cogliere
Le grandi potenzialità del sud-est barese
in un convegno promosso da Confindustria
«Ringrazio gli uomini e le donne dell’Ispettorato repressione frodi del Ministero per
il loro costante impegno nel contrastare
l’emergenza nella Terra dei fuochi, attraverso un’importante attività di controllo
della filiera agroalimentare»: così il ministro Maurizio Martina ha commentato i
risultati dell’attività dell’Ispettorato repressione frodi del Mipaaf.
Dopo aver triplicato i controlli negli ultimi
mesi del 2013, nelle prime 6 settimane
dell’anno sono stati controllati 55 prodotti
appartenenti ad un’articolata gamma di
settori dell’agroalimentare. Alcune irregolarità sono state rilevate presso esercizi
commerciali.
Il sud-est barese ha molte risorse sottoutilizzate che potrebbero risollevare l’economia locale con adeguate strategie di
sviluppo. Una di queste, e fra le più importanti, è la zootecnia bovina da latte. È
questo il messaggio scaturito da un incontro promosso dalla Confindustria delle
province di Bari e Barletta-Andria-Trani a
Putignano sulle prospettive di sviluppo
dell’economia locale. «Un’occasione di
sviluppo da cogliere sta sicuramente nel
riutilizzo degli scarti di lavorazione dell’industria lattiero-casearia e dei rifiuti organici e agricoli, trasformando in attività
economiche a valore aggiunto ciò che oggi è un costo per le aziende e il territorio»,
S
18
vati potrebbero tornare in discussione.
«La Commissione – ha detto l’europarlamentare Giancarlo Scottà – potrà pronunciarsi ancora su diversi atti delegati
perciò sarà fondamentale un lavoro di
presidio politico sia da parte di noi parlamentari che dei ministri».
ha suggerito Piero Laterza, presidente di
Apa Bari e Anarb. A dimostrazione della
bontà di tale suggerimento Gianpaolo
Cassese, amministratore della Masseria
del Duca di Crispiano (Ta), ha presentato il
caso della propria azienda, premiata da
Legambiente per aver realizzato un impianto a biogas da 250 kW alimentato
solo con i sottoprodotti dell’azienda.
Laterza ha messo in evidenza «la necessità che la banda larga raggiunga anche le
zone rurali, al servizio delle aziende agricole e zootecniche e degli agriturismi, che
hanno bisogno di interventi sulla viabilità,
sulla segnaletica e sulla toponomastica
per essere più raggiungibili».
G.F.S.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
ECONOMIA
Esperti concordi
su questa strategia
al convegno
organizzato a Bologna
dall’Alleanza
delle cooperative.
Occorre aumentare
la competitività
puntando
sulla valorizzazione
all’estero
delle eccellenze
italiane
Post quote la
Ora serve coesio
di Jessika Pini
l comparto lattiero caseario italiano si trova di fronte a due importanti sfide:
l’abolizione delle quote latte, prevista per il 1° aprile 2015, e l’aumento della
domanda mondiale, in particolare da parte delle economie emergenti (Cina,
Indonesia, Nord Africa, Russia, Sud America, ecc.). Quale scenario si configura in
Europa e in Italia dopo il 2015 è la domanda che da più parti viene posta e a cui alcuni
dei principali rappresentanti del settore hanno cercato di rispondere al convegno
“Quali certezze per il settore lattiero caseario dopo le quote latte. Le sfide per la
cooperazione”, organizzato lo scorso 31 gennaio a Bologna dall’Alleanza delle cooperative italiane, settore Agroalimentare.
I
Lo scenario europeo
Nell’Ue la crescita produttiva dovrebbe rimanere limitata a causa soprattutto dei
vincoli ambientali che avranno un ruolo rilevante in alcuni stati membri. Nello scenario
generale delineato da Brigitte Misonne, responsabile ufficio Politiche e analisi di
mercato della Commissione europea, si prevede che nel 2023 le consegne del latte
dell’Unione possano raggiungere 150 milioni di t. Il settore dei formaggi sarà quello
maggiormente potenziato da un mercato mondiale dinamico e da una domanda
I NUMERI DEL LATTIERO CASEARIO ITALIANO
La materia prima impiegata dall’industria lattiero casearia italiana è per l’84%
rappresentata da latte proveniente da allevamenti nazionali, mentre la restante
parte (latte in cisterna e semilavorati) è
importata da altri paesi;
La destinazione della materia prima disponibile è così suddivisa: l’80% è indirizzata alla produzione di derivati del latte, di
cui il 50% sono formaggi dop, il 41%
formaggi generici e il 9% altri prodotti
(yogurt, burro, ecc.). Il restante 20% è de-
20
stinato al consumo diretto come latte fresco o Uht;
nella campagna 2012/2013 in Italia
sono risultate in produzione circa 35.544
aziende con allevamenti di bovini da latte:
il 68% si trova nel Nord Italia. Il patrimonio
nazionale di vacche da latte è di oltre 1,8
milioni di capi;
il latte vaccino consegnato nella campagna 2012/2013 è stato di circa 10.876
milioni di t;
il fatturato dell’industria lattiero casearia
per il 2012 ammonta a circa 14,9 miliardi
di euro;
il peso dell’industria lattiero casearia sul
fatturato dell’intero comparto agroalimentare è di circa l’11,5%;
l’import del settore lattiero caseario per il
2012 ammonta a circa 3,5 miliardi di euro;
l’export dei prodotti lattiero caseario ammonta a circa 2,2 miliardi di euro;
il deficit della bilancia commerciale del
settore lattiero è in miglioramento e corrisponde a circa 1,3 miliardi di euro.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
ECONOMIA
PRINCIPALI PRODUTTORI EUROPEI DI LATTE (2012/2013)
tte
ne di filiera
Paese
Germania
Francia
Gran Bretagna
Olanda
Italia
Polonia
Spagna
Quota (milioni t)
30,0
26,1
15,7
11,9
11,3
10,0
6,5
Fonte: Dg Agricoltura della Commissione europea
interna in costante crescita. Gran parte
della produzione di latte in più sarà destinata alla trasformazione in formaggi che
nel 2023 dovrebbe raggiungere i 10,7
milioni di t, di cui un milione destinato
all’esportazione.
Per quanto concerne le previsioni relative agli altri segmenti produttivi, entro il
2023 i formaggi freschi subiranno una
crescita del 3% circa rispetto al 2012
(48,3 milioni di t). Entro il 2015 la produ-
Fig. 1 Evoluzione dei prezzi dei grandi prodotti
lattiero caseari nell Ue
Fonte: Dg Agricoltura della Commissione europea sulla
base delle comunicazioni degli stati membri
del latte alla stalla nell’Ue al di là di leggere oscillazioni sempre possibili grazie
alla tenuta dei prezzi mondiali dei formaggi e del latte scremato in polvere.
zione di burro dovrebbe invece stabilizzarsi a quota 2,3 milioni di t, vista la preferenza degli operatori a destinare la materia grassa alla produzione di formaggi.
In crescita anche la produzione di latte
scremato in polvere, che nel 2023 potrebbe raggiungere 1,25 milioni di t. grazie quasi esclusivamente all’aumento
della domanda estera. Infine, l’aumento
della diponibilità di latte dovrebbe determinare un calo più lento della produzione
di latte intero in polvere, che entro il
2023 dovrebbe attestarsi a 604mila t.
Tali dinamiche, a parte una leggera flessione tra il 2013-16, permetteranno di
stabilizzare, nel lungo periodo, il prezzo
La normativa comunitaria
Misonne ha anche illustrato le opportunità che scaturiscono dalla nuova normativa comunitaria: i regolamenti riguardanti
il “Pacchetto latte”prevedono, tra l’altro, il
potere di negoziazione rafforzato dei
produttori di latte (per l’Italia fino al 33%
della produzione nazionale per ogni Op),
la possibilità per lo stato membro di rendere obbligatori i contratti scritti tra produttori e acquirenti di latte, la realizzazio-
,440
Burro
Latte in polvere
scremato
Latte in polvere
intero
Cheddar
,420
,400
in EUR/100 kg
,380
402.5
404.7
376.6
,360
,340
326.9
,320
,300
,280
,260
,240
,220
,200
,180
,160
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
Dec 13
Jun 13
Sep 13
Mar 13
Dec 12
Jun 12
Sep 12
Mar 12
Dec 11
Jun 11
Sep 11
Mar 11
Dec 10
Jun 10
Sep 10
Mar 10
Dec 09
Jun 09
Sep 09
Mar 09
Dec 08
Jun 08
Sep 08
Mar 08
Dec 07
Jun 07
Sep 07
Mar 07
Dec 06
Jun 06
Sep 06
Mar 06
Dec 05
Jun 05
Sep 05
Mar 05
Dec 04
Jun 04
Sep 04
Mar 04
Dec 03
Jun 03
Sep 03
Mar 03
,140
21
ECONOMIA
2010
900.000
2011
800.000
2012
TONNELLATE
700.000
600.000
500.000
400.000
300.000
200.000
100.000
Burro
Olio di burro
Latte in
polvere
scremato
Latte in
polvere
intero
Formaggi
Condensato
Siero
di latte
in polvere
Caseine
Fig. 2 - Esportazione di prodotti lattiero caseari dall Ue
Fonte: Dg Agricoltura della Commissione europea
IL SISTEMA COOPERATIVO E I FORMAGGI DOP
I
l sistema cooperativo lattiero caseario italiano conta circa 912 imprese che realizzano circa 7 miliardi di euro di fatturato, pari al 20% del totale generato dalle cooperative agroalimentari. Ogni coop produce in media un fatturato di 6,5 milioni di euro
Per il settore lattiero caseario cooperativo è strategica la produzione di formaggi a
denominazione di origine che nel 2012 è stata di circa 495mila t, in leggero aumento
rispetto all’anno precedente (+1,2%) per un fatturato di circa 3,8 miliardi alla
produzione di cui 1,15 realizzato con l’export e 2,65 miliardi sul mercato nazionale.
Il mercato nazionale è comunque saturo e in molti casi i livelli di consumo non sono
facilmente modificabili, inoltre la particolare situazione economica crea non poche
difficoltà alle famiglie, che sempre più spesso acquistano prodotti più economici
rispetto ai formaggi dop italiani. Il mercato estero resta quindi strategico per lo
sviluppo del segmento produttivo; attualmente l’incidenza del fatturato derivante
dalle esportazioni per le coop si attesta intorno al 17%.
ne dell’interprofessione, la trasparenza e
il monitoraggio della produzione e dei
mercati, la regolazione dell’offerta. Contemporaneamente, la nuova Pac sancisce la possibilità di adottare reti di sicurezza rafforzata (come ad esempio aiuti
all’ammasso privato di burro, latte scremato in polvere e formaggi dop/igp o
acquisti di burro e latte scremato in polvere sotto forma d’intervento pubblico) e
misure di crisi (prevenzione delle turbative del mercato, possibilità di autorizzare
22
le Op, le Aop e le interprofessioni a prendere misure concrete per stabilizzare il
settore).
La risposta italiana
«Di fronte alle opportunità offerte dal
mercato mondiale – ha dichiarato Tommaso Mario Abrate, presidente settore
lattiero caseario Fedagri Confcooperative – è necessario ragionare in termini di
competitività di filiera per superare conflitti controproducenti che rischiano di in-
debolire l’agroalimentare italiano a favore di filiere più coordinate e integrate di
altri paesi europei. Al tempo stesso la
cooperazione deve impegnarsi per mantenere la produzione nel paese per il latte
alimentare di qualità e i formaggi dop, far
crescere la collaborazione fra cooperative per creare Op virtuose con dimensioni
adeguate per essere competitive sui
mercati internazionali e garantire
un’equa ridistribuzione del valore aggiunto tra i diversi protagonisti della filiera».
Di opportunità per il movimento cooperativo ha parlato anche Giuseppe Alai,
presidente del consorzio di tutela del
Parmigiano Reggiano che ha ricordato
come l’entrata in vigore del “Pacchetto
latte” affidi ai produttori la guida e il coordinamento della filiera attraverso i piani
produttivi quale strumento fondamentale
per un efficace approccio al mercato.
Gianpiero Calzolari, presidente Granarolo, ha sottolineato l’esigenza di tutelare i
produttori per evitare una desertificazione della zootecnia italiana e ha ricordato:
«248 dop sono un patrimonio che nessun altro paese può vantare e per questo
è necessario valorizzare le numerose eccellenze sia all’interno che all’esterno dei
confini nazionali incrementando la dimensione dell’impresa».
Calzolari ha inoltre invitato le istituzioni a
un’azione di persuasione nei confronti
della grande distribuzione che non rico-
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
ECONOMIA
Fig. 3 Prospettive 2013-2023 dell evoluzione
della produzione di latte vaccino e del numero dei
capi in Europa
Fonte: Dg Agricoltura della Commissione europea
Le azioni istituzionali
Ricordando che il 90% del latte ottenuto
Latte consegnato
in Emilia-Romagna è destinato alla produzione di formaggi dop, l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni
ha evidenziato che le leve competitive
del sistema organizzato sono il governo
della produzione attraverso la programmazione e l’innalzamento dei livelli qualitativi e distintivi delle dop. «In questa direzione la Regione, attraverso lo strumento di controllo Agrinet, ha favorito il
costante miglioramento della qualità del
1.6
1.4
1.2
1.0
0.8
0.6
0.4
0.2
0.0
Numero di vacche da latte (milioni di capi)
Produzione di latte e consegne (milioni t)
nosce alle aziende italiane operanti nel
mercato lattiero caseario il cambio di
passo. «Aspetti questi particolarmente
importanti in uno scenario che ha visto il
prezzo del latte aumentare del 15,6% dal
2012 al 2013 e del 9% nell’ultimo anno
come conseguenza dell’incremento del
costo delle materie prime e della crescita
della domanda internazionale».
Il presidente del consorzio di tutela del
Grana Padano Cesare Baldrighi ha sottolineato che al di là dell’evoluzione dei
sistemi produttivi europei l’obiettivo del
consorzio sarà offrire maggiori garanzie
per una prospettiva produttiva agli allevatori delle aree vocate, sostenendo
quanto più possibile la trasformazione
del latte in Grana Padano, promuovendone contemporaneamente la conoscenza e la commercializzazione nei
mercati internazionali vecchi e nuovi.
Produzione di latte di vacca
latte supportato dal contributo accoppiato previsto dall’articolo 68 dell’Health
Check».
Paolo De Castro, presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha sottolineato che il processo di
riforma della Pac rappresenta una straordinaria opportunità per la filiera nazionale del latte. La scelta dei criteri di distribuzione dei nuovi aiuti accoppiati inciderà notevolmente sulla sostenibilità
economica dei settori (tra cui la zootecnia) particolarmente “esposti” al passaggio del nuovo sistema. «La fase postquote produttive dovrà essere gestita al
meglio per evitare un ulteriore momento
di profonda incertezza per un settore già
duramente colpito dagli effetti della crisi
economico finanziaria». Un’esigenza sottolineata anche da Angelo Zucchi (Mipaaf) che ha indotto il ministero a convocare un tavolo di filiera con l’obiettivo di
valutare quali iniziative intraprendere per
irrobustire il settore.
-0.2
Formaggio
Cibi a base
di prodotti
lattiero caseari
Burro
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
Latte in
polvere
intero
Latte in
polvere
scremato
Siero
Fig. 4 - Evoluzione della produzione e delle
esportazioni dei principali prodotti lattiero caseari
(milioni t)
Previsioni al 2023 in relazione alla media 2010-2012.
Fonte: Dg Agricoltura della Commissione europea
23
ECONOMIA
I nomi delle bovine
che si sono distinte
alla mostra di Gonzaga,
in provincia di Mantova.
E dei loro allevatori
Gonzaga
Le migliori
vacche viste
al Bovimac
di Alessandra Ferretti
a campionessa assoluta della mostra provinciale della Frisona tenutasi al
Bovimac, la fiera zootecnica che si è chiusa poche settimane fa a Gonzaga
(Mn), è San Fermo Vintage degli allevamenti Errera Holsteins e San Fermo
Farm di Nicoletti. Per questa bovina anche il titolo di miglior mammella delle vacche
adulte.
Campionessa riserva è stata decretata Deann Gloria dell’allevamento Antonio,
Cristiano e Roberto Negro. La menzione d'onore è andata a Zial Ramos Clark
dell’allevamento Bertoletta di Zilocchi. Per la miglior mammella nella categoria
vacche giovani è stata scelta Gold Amily dell’allevamento Negro.
L
Strale Glauco Becky, campionessa riserva manze e giovenche.
24
Zial Garcia Guy, menzione d onore manze e giovenche.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
ECONOMIA
Zial Artes Ghiara Et, campionessa manze e giovenche.
Gold Amily, campionessa vacche giovani e miglior mammella.
Cme Alexander Giulietta Et, menzione d onore vacche giovani.
Zial Ralstorm Ety, campionessa riserva vacche giovani.
Omero, Alberto e Vittore Zilocchi
dell'azienda agricola Bertoletta si sono
aggiudicati il premio di Primo allevatore
e quello di primo espositore.
La mostra si è tenuta in occasione della
fiera Bovimac, patrocinata dalla provincia di Mantova e dalla Camera di commercio di Mantova. L’evento è stato organizzato dalla Fiera Millenaria di Gonzaga con la collaborazione di Ama
(Associazione mantovana allevatori),
Acma (Associazione commercianti
macchine agricole) e Apima (Associazione imprese di meccanizzazione agricola). Per giudicare i capi è stato chia-
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
mato Massimo Capra. Ecco la classifica.
Categoria manze e giovenche
Campionessa manze e giovenche: Zial
Artes Ghiara Et (Artes x Shottle x Buckeye), dell’allevamento Bertoletta di Zilocchi Omero (Mn). Motivazione: nonostante lo stato di gestazione, si presenta
armonica ed equilibrata, molto aperta e
profonda nel costato, forte sulla dorsale,
con arti in appiombo.
Campionessa riserva manze e giovenche: Strale Glauco Becky (Glauco x Bogart x Sooner), dell’allevamento Strale,
Roverbella (Mn). Motivazione: è una bo-
vina molto simile alla campionessa, con
le dovute proporzioni dovute alla maggiore età. E’ migliore della Menzione
d’onore nel garrese, nella profondità e
nello sviluppo.
Menzione d’onore manze e giovenche:
Zial Garcia Guy (Garcia x Dundee x
Lee), dell’allevamento Bertoletta di Zilocchi Omero (Mn): armonica, ma inferiore alle prime due, anche se al confronto con la menzione è dotata di una
maggiore femminilità.
Categoria vacche giovani
Campionessa vacche giovani: Gold
25
ECONOMIA
Deann Gloria, campionessa riserva vacche.
Zial Ramos Clark, menzione d onore vacche.
Amily (Goldsun x Britt x Blitz),
dell’allevamento Negro Antonio Cristiano e Roberto (Mn).
Motivazione: maggior statura,
più lunga nel tronco e dotata
di una mammella più salda
nell’anteriore, più tonica, con
capezzoli meglio conformati
rispetto alla riserva.
Campionessa riserva vacche giovani: Zial Ralstorm
Ety (Ralstorm x Montague x
Royalist), dell’allevamento
Bertoletta di Zilocchi Omero
(Mn). Motivazione: bovina
più equilibrata rispetto alla
San Fermo Vintage , campionessa vacche.
menzione
d’onore,
più
espressiva e con una condizione fisio- zione: esprime ad altissimi livelli qualità,
logica migliore.
forza da latte, apparato mammario.
Menzione d’onore vacche giovani: Cme Campionessa riserva vacche: Deann
Alexander Giulietta Et (Alexander x Ru- Gloria (Deann x Sam x Lee), dell’allebens x Callisto), dell’allevamento Errera vamento Negro Antonio Cristiano e
in comproprietà con l’azienda Albero Roberto (Mn). Motivazione: più forte e
(Pc). Motivazione: maggior armonia tra con una migliore situazione sulla dortorace ed addome e miglior apparato sale, al coxo- femore, agli arti ed alle
mammario.
pastoie nel confronto con la qualitativa vacca di 5 anni che segue in terza
posizione.
Categoria vacche adulte
Campionessa vacche adulte: San Fer- Menzione d’onore vacche adulte: Zial
mo Vintage (Titan x Lheros x Extrafelix), Ramos Clark (Ramos x Lheros x Deallevamento Errera Holsteins di Davide mand), dell’allevamento Bertoletta di ZiErrera, San Fermo Farm (Mn). Motiva- locchi Omero (Mn). Motivazione: alto li-
26
vello di qualità dell’animale.
Premio Guido Errera
Durante la mostra è stato assegnato anche il premio
«Guido Errera». Si trattava di
una sfida di apparati mammari di tre bovine appartenenti allo stesso allevatore.
Sul ring si sono sfidate le
aziende mantovane Piva di
Casalromano, già vincitrice
della prima edizione, Valenza
di Pegognaga e Belletti di
San Martino. Quest’ultima si
è aggiudicata il trofeo.
E in settembre la Millenaria
La prossima sfida che si giocherà tra
bovine sul ring e che decreterà nuove
campionesse è programmata in occasione della Millenaria di Gonzaga, “Fiera
nazionale dell’agricoltura”, dal 6 al 14
settembre 2014.
La Millenaria è organizzata dalla società
Fiera Millenaria di Gonzaga, di cui fanno
parte come soci il Comune di Gonzaga,
la Provincia di Mantova, la Camera di
commercio di Mantova, l’Associazione
mantovana allevatori, il Consorzio oltre
Po mantovano e la Banca Monte dei
Paschi di Siena.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
DOSSIER / INTEGRATORI
I suggerimenti
del National research
council (Usa)
sull’impiego
degli integratori
nell’alimentazione
delle bovine da latte
L’autore è del Servizio tecnico
della Comazoo di Montichiari (Bs).
Secondo l’Nrc
Così il mangime
diventa
completo
di Sonia Rumi
uccede spesso che nell’alimentazione umana di tutti i giorni non si tenga in
considerazione l’aspetto minerale e vitaminico ritenendo che la raccomandazione di un’alimentazione variata possa soddisfare i fabbisogni di tutti i
nutrienti. Così come le persone che praticano attività sportiva o con patologie in atto,
gli
g animali da reddito, allevati per produrre carne o latte, hanno prestazioni
produttive
elevate al punto da essere definiti, come ha fatto recentemente il
p
nutrizionista
Alessandro Fantini, «atleti metabolici».
n
Ed
E è oggi condiviso da tutti che i macro e micro elementi minerali e le
vitamine
normalmente presenti negli alimenti non sono sufficienti agli
v
animali
d’allevamento e che pertanto è necessario considerarne i fabbisoa
gni
g e integrarne opportunamente gli apporti. Però la quantificazione dei
fabbisogni
non va affidata a sistemi empirici e a interessi commerciali, nè
f
tantomeno
dovrebbe essere influenzata dall’andamento economico negat
tivo
t del momento.
Ora,
O un punto di riferimento è il National research council (Nrc), una
organizzazione
statunitense che ha al suo interno un comitato scientifico
o
delegato
alla ricerca sulla nutrizione animale; pubblica periodicamente un
d
testo
intitolato «Nutrient requirements of dairy cattle», che riporta i fabbit
sogni
nutritivi della vacca da latte. In quel documento vengono riportati i
s
capisaldi
della nutrizione bovina e tutti i loro fabbisogni attingendo dalla
c
migliore
bibliografia mondiale, ne descriveremo alcuni in questo articolo.
m
S
I fabbisogni
IlI criterio utilizzato nello stilare queste necessità è quello di distinguerli
nelle
varie fasi fisiologiche della vacca da latte. Prima di tutti vengono i
n
28
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
DOSSIER / INTEGRATORI
TAB. 1 - VITELLA: FABBISOGNI DI VITAMINE E MINERALI DI UNA
VITELLA DI RAZZA FRISONA, POI MANZETTA
Età 6 mesi
(200 kg p.v.)
Parto previsto a
24 mesi
Età 18 mesi
Età 12 mesi
(una manzetta di 450 kg
(330 kg p.v.)
Parto previsto a p.v.) Già arrivata al 90°
giorno di gravidanza
24 mesi
Sostanza secca (kg/die)
5,2
7,1
11,3
Calcio (gr/die)
21,3
29,1
41,8
Fosforo (gr/die)
14,6
16,33
20,34
Magnesio (gr/die)
5,7
7,8
9,04
Cloro (gr/die)
5,7
8,52
11,3
Potassio (gr/die)
24,4
34,1
52,0
Sodio (gr/die)
4,2
5,68
7,91
Zolfo (gr/die)
10,4
14,2
22,6
Cobalto (mg/die)
0,57
0,78
1,24
Rame (mg/die)
52,0
71,0
101,7
Iodio (mg/die)
1,4
2,13
3,39
Ferro (mg/die)
223,6
220,1
146,9
Manganese (mg/die)
114,4
142
158,2
Selenio (mg/die)
1,56
2,13
3,39
166,4
191,7
203,4
Vitamine A (mg/die)
15995,0
23998,0
35990,0
Vitamina D3 (mg/die)
6000,0
9003,0
13503,0
161,0
241,0
361,6
Zinco (mg/die)
Vitamina E (mg/die)
La vitella in questione ha Bcs 3, cioè un Bcs normale. Fonte: Nrc, 2001.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
fabbisogni di mantenimento dove vengono considerati i fabbisogni per mantenere le funzioni vitali, la rigenerazione
dei tessuti, ecc.
Nel calcolo si è ovviamente tenuto conto
delle perdite di minerali con le feci. Poi
c’è l’accrescimento dove nei fabbisogni
vengono considerati quanti minerali e
vitamine vengono utilizzati per ogni chilogrammo di peso corporeo accresciuto.
Durante la gestazione esiste lo stesso
concetto illustrato per la crescita con
l’aggiunta dei minerali utilizzati per l’utero e gli invogli fetali. I fabbisogni per la
lattazione derivano dalla concentrazione
dei minerali presenti nel latte e dalla
fase della curva di lattazione in cui si
trova la bovina.
Una volta considerati i fabbisogni vanno
tenuti in considerazione due aspetti. Innanzitutto i minerali aggiunti come tali o
quelli normalmente presenti negli alimenti non vengono completamente assorbiti dall’animale. A questo va aggiunta la grande variabilità nella concentrazione di minerali e di vitamine negli
alimenti.
29
DOSSIER / INTEGRATORI
TAB. 2 - IN ASCIUTTA: FABBISOGNI DI
VITAMINE E MINERALI IN UNA VACCA RAZZA
FRISONA IN ASCIUTTA
TAB. 3 - IN LATTAZIONE: FABBISOGNI DI
VITAMINE E MINERALI IN UNA VACCA RAZZA
FRISONA IN LATTAZIONE
Giorni di lattazione
11
11
90
90
Sostanza secca (kg/die)
13,5
15,6
20,3
30
25
35
25
54,4
Calcio (gr/die)
99,9
123,24
125,86
180
Fosforo (gr/die)
51,3
65,52
64,96
114
Magnesio (gr/die)
36,45
45,24
36,54
63
Cloro (gr/die)
48,6
62,4
48,72
87
160,65
193,44
203
321
Sodio (gr/die)
45,9
53,04
44,66
66
Zolfo (gr/die)
27
31,2
40,6
60
1,485
1,716
2,233
3,3
Rame (mg/die)
216
249,6
223,3
330
5,05
Iodio (mg/die)
11,88
12,012
12,18
12
178,1
181,8
Ferro (mg/die)
256,50
343,20
249,69
540,0
230,4
246,6
242,4
Manganese (mg/die)
283,50
327,60
284,2
390,0
4,32
4,11
3,03
Selenio (mg/die)
4,050
4,68
6,09
9,00
Zinco (mg/die)
302,4
301,4
303
Zinco (mg/die)
877,5
1138,8
872,9
1650,0
Vitamine A (mg/die)
80994
82611
83264,4
Vitamine A (mg/die)
74790
74802
Vitamina D3 (mg/die)
21888
22536,5
22714,9
Vitamina D3 (mg/die)
Vitamina E (mg/die)
1166,4
1205,6
1212
Giorni di gestazione
240
270
279
Sostanza secca
(kg/die)
14,4
13,7
10,1
Calcio (gr/die)
63,36
61,65
48,48
Fosforo (gr/die)
31,68
31,51
26,26
Magnesio (gr/die)
15,84
16,44
16,16
Cloro (gr/die)
18,72
20,55
20,2
Potassio (gr/die)
73,44
71,24
62,62
Potassio (gr/die)
Sodio (gr/die)
14,4
13,7
14,14
Zolfo (gr/die)
28,8
27,4
20,2
Cobalto (mg/die)
1,58
1,507
1,111
Cobalto (mg/die)
Rame (mg/die)
172,8
178,1
181,8
Iodio (mg/die)
5,76
5,48
Ferro (mg/die)
187,2
Manganese (mg/die)
Selenio (mg/die)
Produzione
Si intende una vacca di 680 kg di p.v., escluso il peso del vitello (42 kg), con
Bcs 3,3, in condizioni ambientali neutre. Fonte: Nrc, 2001.
Un corretto approccio a questa branca
della nutrizione sarebbe quello di analizzarne periodicamente i contenuti nei foraggi e nei concentrati. Viste però le
grandi difficoltà tecniche ed economiche nell’analizzare il contenuto di microelementi negli alimenti zootecnici si è
propensi a considerare i fabbisogni ritenendo nulla la quantità di oligoelementi
negli alimenti e apportare quanto indicato dai fabbisogni.
Di derivazione "naturale"
In commercio esistono diversi prodotti
commerciali contenenti i minerali e le
vitamine necessarie a soddisfare questi
30
Vitamina E (mg/die)
74805,5 75000,0
20398,5 20404,8 20381,2 20400,0
540,0
546,0
548,1
540,0
Si intende una vacca di 680 kg, con Bcs 3,3. Latte: 3,5% grasso, 3%
proteina, 4,8% lattosio. Condizioni ambientali neutre.
fabbisogni. Gli integratori, o "mangimi
complementari", utilizzati nell'alimentazione bovina sono costituiti da una serie
di ingredienti, presenti singolarmente o
combinati, destinati a migliorare le performance degli animali agendo sul loro
metabolismo.
I mangimi complementari attualmente
presenti sul mercato sono in gran parte
di derivazione "naturale". Tra le diverse
sostanze contenute negli integratori alimentari ve ne sono alcune già naturalmente presenti nell'alimentazione animale basata, o perché direttamente ingerite o in quanto prodotte dai processi
metabolici ruminali.
Bisogna inoltre considerare che l'introduzione di questi elementi tal quali non si
traduce in un'immediata disponibilità per
l'animale, dato che prima dell'assorbimento a livello intestinale deve essere
superato il rumine che, con i suoi processi fermentativi e degradativi, può ridurre notevolmente o addirittura annullare la biodisponibilità.
Per avere la certezza dell'efficacia dei
composti ingeriti è utile salvaguardarli
dalla degradazione ruminale proteggendoli con rivestimenti particolari. Tali rivestimenti possono essere aggrediti solamente a livello dell'intestino tenue, dopo
aver superato indenni gli stomaci
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
DOSSIER / INTEGRATORI
dell'animale. In seguito alla degradazione del rivestimento,
quindi, i composti utili si ritrovano direttamente nella sede di
assorbimento, pronti quindi ad essere assimilati. L'efficacia del
trattamento è dimostrata da un bypass: esso può raggiungere
anche il 70%.
COMMERCIALIZZAZIONE
BESTIAME BOVINO
NAZIONALE
E D’IMPORTAZIONE
Nell’unifeed
I mangimi complementari vitaminico minerali vengono soprattutto impiegati in razioni a materie prime o con mix proteici non
integrati. Ma quanto l’allevatore riesce ad avere la precisione di
inclusione e miscelazione dei mangimi vitaminico minerali all’interno dell’unifeed?
Se si facesse una valutazione analitica della miscelata, si
riscontrerebbe nella grande maggioranza dei casi una disomogeneità di concentrazione di questi elementi. Proprio perché il
carro unifeed con difficoltà può distribuire omogeneamente le
piccole quantità di questi prodotti nella grande massa di alimento da somministrare alla mandria.
Esiste però una seconda opzione: l’uso nel nucleo o mangime
integrato. Questi prodotti concentrati vengono formulati specificatamente per rispondere alle esigenze di energia, proteine,
grassi e carboidrati di diverse tipologie animali e di diverse
realtà produttive. Questa formulazione specifica viene completata anche per quanto riguarda i fabbisogni di vitamine e
minerali.
Va fatta una considerazione ulteriore. Infatti nei ruminanti con
performance produttive limitate, i quantitativi necessari al corretto metabolismo dell'animale, anche se non fossero presenti
nell'alimento ingerito, potrebbero essere prodotti efficacemente dai microrganismi ruminali. Al contrario, per gli animali
ad elevate prestazioni produttive o sottoposti a stress di vario
genere (elevate temperature o patologie), potrebbe rendersi
necessaria una integrazione ulteriore a quella già presente nel
concentrato.
•
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
31
COMMERCIALIZZAZIONE:
Manze e bovini da vita
nazionali e d’importazione
***
Vacche da macello
***
Vitelli baliotti
***
Stalle complete
“dalla vacca al vitello”
Aste • Fiere bestiame • Perizie
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DOSSIER / INTEGRATORI
Uno studio svolto
in Olanda
ha confermato
che alti dosaggi
di vitamina E
nel periodo di asciutta
potrebbero
far aumentare
l incidenza di mastiti
cliniche e subcliniche
In asciutta
Più mastiti
con la
vitamina E?
di Isabel Macchiorlatti Vignat
n recente studio svolto da Ruth Jacobe Bouwstra e altri suoi collaboratori
alla Facoltà di Medicina Veterinaria della Utrecht University, in Olanda, ha
dimostrato che un sovradosaggio di vitamina E nel periodo di asciutta può
far aumentare l’incidenza di mastiti cliniche e subcliniche.
Lo studio è stato condotto in allevamenti con la presenza di alto tasso di mastiti per
investigare i benefici dell’integrazione di vitamina E sul benessere della mammella.
Tuttavia i risultati hanno dimostrato effetti negativi.
U
I valori critici
La vitamina E è un potente antiossidante e
proprio su essa si è posta l’attenzione per
migliorare la salute della vacca, in particolare nel
periodo periparto.
32
L’esperimento svolto da Bouwstra ha preso in considerazione cinque allevamenti, e
in ognuno di essi sono stati formati due gruppi di bovine sottoposti a due dosaggi di
vitamina E nella razione giornaliera: a dosaggio alto e basso
rispettivamente 3000 UI e 135 UI di vitamina E. Il periodo
preso in considerazione durante la ricerca è stato dalla messa in asciutta dell’animale fino al parto (mediamente 8 settimane).
È necessario puntualizzare che il dosaggio alto di vitamina E
somministrata, ovvero 3000 UI, è eccedente secondo lo
standard Nrc ma è stato ugualmente utilizzato perché già
presente in studi svolti nel passato.
Bouwstra ha constatato che le bovine nel gruppo ad alta
somministrazione della vitamina hanno presentato maggior
incidenza di mastiti cliniche e subcliniche nei primi tre mesi
di lattazione. È necessario evidenziare che le bovine di questo studio hanno già presentato, prima di essere sottoposte
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
DOSSIER / INTEGRATORI
TAB. 1 - EFFETTI BENEFICI
DELLA VITAMINA E
SU ANIMALI CARENTI
Potente antiossidante
Migliora la funzione linfocitaria
Migliora la salute della mammella
Riduce l'incidenza di mastite
Fonte: Utrecht University.
all’integrazione, una quantità di vitamina
E nel sangue di 14,5 μmol/L. Tale valore
potrebbe essere considerato fattore di
rischio per mastite clinica e subclinica.
Effetti benefici
sugli animali carenti
Sulla base dell’ipotesi che la vacca, prima del parto, presenti una carenza di
antiossidanti, sono stati condotti diversi
studi per affrontare questo problema, in
particolar modo la prevenzione con la
somministrazione di integratori. La vitamina E è un potente antiossidante e
proprio su essa si è posta l’attenzione
per migliorare la salute della vacca, in
particolare nel periodo periparto.
È possibile che l’integrazione della vitamina E abbia effetti positivi sulla salute
della mammella e possa ridurre l’incidenza delle mastiti cliniche e subcliniche
specialmente nel primo
periodo di lattazione, la
Tabella 1 riassume i punti
fondamentali.
Il professor Bouwstra ha
sottolineato che gli studi
svolti nel passato, circa la
dimostrazione dei benefici della vitamina, abbiano
considerato animali con
Lo studio svolto da Bouwstra ha
osservato che la maggior parte di
mastiti cliniche e subcliniche si
sono verificate nelle bovine a cui è
stata somministrata una quantità
molto alta di vitamina E.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
Un aspetto importante è, quindi, determinare la quantità di vitamina E prima della messa in asciutta e
successivamente analizzare gli effetti benefici, neutrali o negativi della somministrazione.
valori molto bassi o carenti per cui l’integrazione ha dato risultati positivi sulle
bovine.
Il rischio mastiti
Lo studio svolto alla Utrecht University
ha osservato che la maggior parte di
mastiti cliniche e subcliniche si sono verificate nelle bovine a cui è stata somministrata la quantità di 3000 IU di vitamina E rispetto alle bovine di 135 IU. Nel
passato, invece, è stato osservato che la
somministrazione di alte quantità di questa vitamina ha effetti positivi sulla mam-
mella della bovina, sulla funzione linfocitaria e sullo stress ossidativo.
Altri risultati che sono emersi dallo studio di Bouwstra sono l’abbassamento, a
livello sanguigno, della vitamina E nei
due mesi di asciutta: quattro settimane
prima nelle vacche a 135 IU e due settimane prima nelle vacche 3000 IU, fino a
valori molto bassi in entrambi i gruppi nel
giorno del parto.
L’unica spiegazione plausibile, che potrebbe dimostrare gli inaspettati effetti
negativi provocati dall’integrazione della
vitamina E, potrebbe ricercarsi nei valori
sanguigni degli animali.
All’inizio dell’esperimento,
Bouwstra ha prelevato
campioni di sangue ed è
stato riscontrato che le
bovine avevano una
quantità di vitamina E alta,
per cui la somministrazione orale, in particolare
quella più alta, non ha fatto altro che aumentare il
rischio di mastiti (sub)cliniche; nonostante le ultime settimane prima del
parto i valori sanguigni si
siano abbassati.
Un aspetto importante è,
33
DOSSIER / INTEGRATORI
TAB. 2 - I PUNTI FONDAMENTALI
DELLO STUDIO OLANDESE
Sovradosaggio di vitamina E, 3000 IU
Valori sangugni a rischio, 14,5 μmol/L
Aumento mastiti cliniche e subcliniche
BIBLIOGRAFIA
R
Bouwstra afferma che potrebbe essere azzardato somministrare extra vitamina E senza conoscere la
reale quantità nel sangue delle bovine.
quindi, determinare la quantità di vitamina E prima della messa in asciutta e
successivamente analizzare gli effetti
benefici, neutrali o negativi della somministrazione.
Stress ossidativo e fegato
Anche se questo è forse il primo studio
che riporta che l’alto dosaggio di vitamina E ha effetti negativi sulla bovina da
latte, nel campo della medicina umana
sono stati pubblicati dei lavori circa gli
effetti non benefici del sovradosaggio. È
stato riportato, grazie a esperimenti condotti su larga scala, che la vitamina E
non ha effetti benefici su pazienti con
problemi cardiovascolari, cancro, diabete o ipertensione. Anzi sono stati segnalati effetti dannosi o peggioramento della malattia.
L’autore che ha svolto lo studio ha concluso che non si conosce ancora completamente il ruolo che ha la vitamina E a
livello cellulare e i suoi effetti clinici sono
ancora in discussione. Sempre un altro
studio svolto in medicina umana ha constatato che il sovradosaggio di vitamina
E può causare danni ossidativi a livello
del DNA nei pazienti diabetici, dimostrando altri effetti avversi.
34
Bouwstra, tenendo ben presente gli studi appena citati, ha tentato di spiegare
gli effetti negativi riscontrati sulle bovine
da latte.
La prima ipotesi potrebbe essere la “teoria dei radicali liberi”: la vitamina E è considerata un potente antiossidante che riduce lo stress ossidativo e quindi influenza positivamente la salute della bovina.
Lo stress ossidativo si presenta nel momento in cui l’equilibrio tra antiossidanti e
radicali liberi è compromesso e provoca
danni alle macromolecole biologiche e
distruzione delle strutture cellulari.
Nello studio citato, la quantità elevata di
vitamina E sia nel sangue delle bovine in
asciutta che in razione avrebbe potuto
aumentare lo stress ossidativo e in questo caso la vitamina avrebbe agito non
come antiossidante ma pro-ossidante.
Quindi l’eccessiva integrazione di vitamina E potrebbe aver causato un aumento dello stress ossidativo incrementando i radicali liberi e condizionando
negativamente il sistema immunitario
con conseguente aumento del rischio di
mastite.
La seconda ipotesi prende in considerazione la “teoria del fegato”. In particolare
nelle bovine, prima e dopo il parto, il
uth Jacobe Bouwstra, Mirjam
Nielen, Arjan Stegeman, Paul
Dobbelaar, J.R. Newbold, E.H.J.M
Jansen and Tina van Werven. 2010.
Vitamin E supplementation during
the dry period in dairy cattle. Part I:
Adverse effect on incidence of mastitis postpartum in a double-blind
randomized field trial. Faculty Veterinary Medicine, Department of
Farm Animal Health, Utrecht University, Netherlands.
fegato svolge funzioni essenziali nel metabolismo del glucosio, dei lipidi, trigliceridi e colesterolo. Vari autori hanno segnalato una relazione tra cambiamenti
metabolici e la funzione del fegato.
È possibile che alti dosaggi di vitamina E
nel fegato si siano rilevati tossici e abbiano influenzato negativamente la salute della bovina in transizione.
Esiste la soglia controindicata?
In conclusione è necessario considerare
possibili effetti negativi circa l’integrazione di vitamina E. Questa ultima è considerata un integratore che migliora la
salute della mammella e riduce l’incidenza di altre malattie nelle bovine in
periparto.
Bouwstra afferma che potrebbe essere
azzardato somministrare extra vitamina
E senza conoscere la reale quantità nel
sangue delle bovine. E lo studio condotto da lui ha dimostrato gli effetti negativi
per cui è necessario approfondire le ricerche e determinare la soglia controindicata della vitamina.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
DOSSIER / INTEGRATORI
Uno studio svolto
alla University
of California - Davis
ha evidenziato tutti
i benefici che si
ottengono aggiungendo
Saccharomyces
cerevisiae nel mangime
per questa categoria
di animali
Lieviti
E i vitelli
crescono
più sani
di Isabel Macchiorlatti Vignat
ose Santos e il suo team della University of California - Davis hanno svolto uno
studio circa l’aggiunta di lievito, più precisamente Saccharomyces cerevisiae,
nel mangime di vitelli fino all’età di 70 giorni. I giovani animali sottoposti a
questo tipo di trattamento sono risultati più sani presentando meno diarree e febbre
rispetto ai vitelli nutriti con mangime senza l’aggiunta di lievito. Inoltre l’utile netto a
vitello alimentato con lievito risulta essere maggiore, circa 48 dollari in più.
J
L’incorporazione di Saccharomyces cerevisiae
nel mangime per vitelli ha effetti positivi su
ingestione, pH ruminale, digeribilità dei nutrienti e
stimolo della crescita di batteri celluloso litici.
GRAZIE ALLA PRESENZA DEL GLUCANO
L’
incorporazione diSaccharomyces cerevisiae nel mangime per vitelli è diventata
una pratica assai comune. Ricerche precedenti hanno dimostrato gli effetti
positivi su ingestione, pH ruminale, digeribilità dei nutrienti e stimolo della crescita di
batteri celluloso litici; fondamentale è quest’ultima caratteristica, in particolare per la
digestione di carboidrati e lo sviluppo del rumine del vitello.
Nella parete cellulare dello lievito Saccharomyces cerevisiae sono presenti il glucano e il mannano, due oligosaccaridi, i quali influenzano il sistema immunitario e
l’interazione ospite-patogeno del tratto digestivo umano e animale.
Studi hanno evidenziato come il consumo di glucano proveniente da avena può
migliorare l’attività dei neutrofili e quindi combattere i microorganismi e gli agenti
patogeni. Particolarmente importante è nei giovani vitelli, spesso colpiti da batteri,
virus e protozoi patogeni che causano malattie nel tratto digestivo. Inoltre, ricercatori
hanno dimostrato che l’aggiunta di lievito nel mangime riduce il numero di giorni con
diarrea, l’elevata temperatura corporea e i trattamenti antibiotici fino al 46esimo
giorno di età.
I.M.V. 36
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
DOSSIER / INTEGRATORI
TAB. 1 - GLI INGREDIENTI DEL MANGIME PER
VITELLI
(%)
Mais fioccato
30,0
Orzo fioccato
18,5
Polpe di bietola essicate
20,0
Nucleo (*)
25,0
Melassa di canna
6,5
*) Il nucleo contiene sottoprodotti di origine animale, estratto di farina di soia,
distiller, sali minerali e Rumensin 80 (176mg/kg di monensin).
Fonte: Santos et al., 2008.
TAB. 1 BIS - COMPOSIZIONE DEL MANGIME PER
VITELLI RISPETTIVAMENTE SENZA AGGIUNTA DI
LIEVITO E CON AGGIUNTA DI LIEVITO (PERCENTUALI)
Mangime
senza lievito
Mangime
con lievito 2%
16
8
Proteina grezza
20,9
15,69
Oli e grassi grezzi
4,38
7,15
NDF
18,39
24
ADF
10,03
5,1
Ca
1,25
0,25
P
0,74
0,8
K
1,14
0,29
Mg
0,41
0,38
Na
0,16
0,23
Cl
0,31
0,2
S
0,37
0,44
Zn mg/kg
153
68
Cu mg/kg
18,5
8
Mn mg/kg
130
35
Monensin mg/kg
30
-
Umidità
Fonte: Santos et al., 2008.
Nessun effetto
con quantità inferiori al 2%
Nello studio svolto da Santos, della University of California-Davis, 500 vitelli sono stati suddivisi in due gruppi da 250
animali per essere sottoposti alla som-
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
È stato utilizzato il 2% di Saccharomyces cerevisiae. Sembra infatti che
quantità inferiori di lievito non abbiano nessun effetto sulle performance
degli animali e inoltre studi svolti precedentemente consigliano l’utilizzo di
questa quantità.
Il ridotto tasso di mortalità, preso in considerazione da Santos e dal suo
team, è stato osservato maggiormente dopo i 13 giorni d’età quando i vitelli
hanno aumento l’ingestione di mangime e quindi di lievito.
ministrazione di due mangimi: al primo
mangime non è stato aggiunto nulla
mentre al secondo è stato aggiunto il
lievito Saccharomyces cerevisiae. I giovani animali sono stati osservati dalla
nascita fino ai 70 giorni d’età. Le tabelle
1 e 1bis mostrano la composizione di tali
mangimi.
È stato utilizzato il 2% di Saccharomyces cerevisiae; sembra infatti che
quantità inferiori di lievito non abbiano
alcun effetto sulle performance degli
37
DOSSIER / INTEGRATORI
TAB. 2 - EFFETTI (%) SULLA SALUTE DEI VITELLI
ALIMENTATI SENZA LIEVITO E CON LIEVITO
Febbre
Vitelli
senza lievito
41,6
Vitelli
con lievito
34,1
Diarrea
99,6
97,3
Problemi respiratori
14,0
13,7
Mortalità
12,1
7,5
Studi svolti nel
passato e confermati
da Santos della
University of California
- Davis provano che
l aggiunta di lievito
riduce i casi di febbre
e di trattamenti
antibiotici durante il
periodo presvezzamento.
Fonte: Santos et al., 2008.
animali e inoltre studi svolti precedentemente consigliano l’utilizzo della suddetta quantità.
Meno batteri patogeni
Il lievito contiene oligosaccaridi (glucano e mannano) con potenziali effetti antimicrobici. Uno studio svolto nel passato ha dimostrato che queste sostanze
38
inibiscono l’attività dei batteri, in particolare la crescita di E. coli.
Questi effetti benefici potrebbero rafforzare la salute dell’intestino e quindi
spiegare il miglioramento, osservato
nello studio di Santos, sulla consistenza
fecale e diarrea nei vitelli nutriti con
mangime integrato da lievito. La consistenza fecale fornisce indicazioni relati-
vamente al rapporto tra acqua, sostanza
secca, proteina e carboidrati della dieta
nonché allo stato sanitario dei bovini.
Santos e il suo team della University of
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
DOSSIER / INTEGRATORI
TAB. 3 - LA PERCENTUALE DI VITELLI CURATI CON
ANTINFIAMMATORIO, ANTIDIARROICO E ANTIBIOTICI INIETTABILI E
IL COSTO PER ANIMALE RISPETTIVAMENTE PER I DUE GRUPPI
Vitelli
senza lievito
Vitelli
con lievito
Antinfiammatorio (% di vitelli curati)
26,1
16,5
Antidiarroico (% di vitelli curati)
96,9
92,9
Antibiotici iniettabili (% di vitelli curati)
61,1
52,9
Totale costo ( $/vitello )
2,77
2,64
Fonte: Santos et al., 2008.
TAB. 4 - I COSTI E L’UTILE NETTO PER VITELLO A 70 GIORNI D’ETÀ
RISPETTIVAMENTIVAMENTE PER I DUE GRUPPI (VALORI IN
DOLLARI / VITELLO)
Vitelli
senza lievito
Vitelli
con lievito
Latte pastorizzato
28,5
31,1
Mangime
14,4
15,6
Lievito
0,0
1,0
Lavoro
26,2
28,5
Vaccinazione
1,2
1,3
Trattamenti
2,8
2,6
Totale costi
73,1
80,2
Valore vitello
402,9
458,2
Utile netto
329,9
378,0
Fonte: Santos et al., 2008.
California - Davis hanno assegnato alle
feci un punteggio da 1 a 4: il punteggio
1 corrisponde a feci solide, punteggio 2
moderatamente consistenti, punteggio
3 lieve diarrea e punteggio 4 diarrea
acquosa.
Le cellule di lievito contano circa il 35%
di mannano e il 30% di glucano, che
normalmente non sono digeriti o assorbiti nel piccolo intestino e la loro presenza nell’apparato digerente potrebbe aumentare la risposta immunitaria e prevenire la colonizzazione di patogeni. Nello
specifico fungono come esca che catturano batteri patogeni e impediscono
quindi ad essi di stabilirsi nella mucosa
40
intestinale.
Santos e il suo team ha evidenziato che i
vitelli, presi in considerazione per l’esperimento, hanno sofferto, più di quanto si
aspettasse, di diarrea. Il 98% degli animali ha presentato una consistenza fecale >2 per almeno due giorni consecutivi.
È stato accertato che il colostro somministrato conteneva una grande quantità di
Salmonella spp. ed è possibile che abbia
inciso notevolmente sulle malattie gastrointestinali che si sono presentate.
Sebbene l’incidenza di diarrea è stata elevata, meno del 15% di tutte le consistenze fecali hanno presentato punteggio >2.
Pertanto somministrare mangime con
lievito riduce i rischi di contrarre febbre e
diarrea in particolare gli effetti protettivi
degli lieviti migliorano la salute dei vitelli
più sensibili e diminuiscono le possibilità
di morte di quest’ultimi. La tabella 2 mostra la percentuale di vitelli colpiti da
febbre, diarrea problemi respiratori e infine la mortalità. Il ridotto tasso di mortalità, preso in considerazione da Santos e
il suo team, è stato osservato maggiormente dopo i 13 giorni d’età quando i
vitelli hanno aumento l’ingestione di
mangime e quindi di lievito.
La maggior parte delle diarree che hanno colpito i vitelli ai quali non è stato
somministrato mangime con lievito è
stato provocato da Salmonella spp. ed
E. coli. Mentre i vitelli alimentanti con
mangime contenente lievito hanno presentato meno diarree; la spiegazione
potrebbe essere che i batteri patogeni si
siano legati al glucano e mannano, presenti sulla parete cellulare degli lieviti, e
successivamente evacuati. Grazie a
questa azione dello lievito è possibile
minimizzare la crescita dei patogeni enterici e ridurre il processo infiammatorio
nell’intestino.
In vitro è stato osservato che la maggior
parte di Salmonella spp. aderisce alle
cellule della parete dello lievito e questo
potrebbe prevenire l’invasione delle cellule intestinali.
Costi e benefici
Studi svolti nel passato e confermati da
Santos provano che l’aggiunta di lievito
riduce i casi di febbre e di trattamenti
antibiotici durante il periodo pre-svezzamento. La tabella 3 descrive le terapie a
cui sono stati sottoposti i vitelli e i costi.
I costi associati ai trattamenti sono generalmente inferiori per i vitelli alimentanti con mangime contenente lievito rispetto ai vitelli senza lievito; però aumentano per i vitelli alimentati con lievito
quando si tratta di allevarli, più precisamente, riducendosi il tasso di mortalità,
aumentano i vitelli per cui aumenta il
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
DOSSIER / INTEGRATORI
consumo di latte, di mangime, la quantità
di vaccini utilizzata e il lavoro. Santos ha
calcolato che il costo in più per vitello è
circa 7 dollari Usa. La tabella 4 elenca i
costi, valore e l’utile netto a vitello.
Nonostante i costi aumentino per i vitelli
allevanti con mangime contenente lievito aumenta anche l’utile netto che è circa 48 dollari per vitello o il 14,6% in più
rispetto al caso dei vitelli alimentanti con
mangime senza aggiunta di lievito.
BIBLIOGRAFIA
V
anessa Magalhaes, F. Susca,
F.S. Lima, Antonio Branco, llkyu
Yoon, Jose Santos. Effect of Feeding Yeast Culture on Performance,
Health, and Immunocompetence of
Dairy Calves. 2008. Veterinary Medicine Teaching and Research Center, University of California-Davis,
Usa.
Vitelli più sani e meno trattati
In conclusione lo studio svolto da Santos alla University of California - Davis
ha dimostrato che l’aggiunta del 2% di
lievito nel mangime migliora la salute del
vitello riducendo i rischi di malattia e, in
definitiva, di mortalità e minimizza anche
la frequenza di trattamenti nei primi 70
giorni di vita.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
Per quanto riguarda la risposta immunitaria non è stata influenzata dal trattamento della dieta ma qualche miglioramento si è visto nella funzione dei neutrofili nei vitelli a cui è stato
somministrato mangime con lievito, in
particolare contro il patogeno E. coli.
Sebbene la riduzione dei costi per i trat-
tamenti non è stata significativa, i vitelli
alimentati con mangime contenente lievito sono stati sottoposti a cure medicinali inferiore rispetto agli animali alimentanti con mangime senza lievito.
Il Saccharomyces cerevisiae ha ridotto,
nel primo gruppo di vitelli, l’incidenza di
febbre e diarrea. In particolare le malattie enteriche che si sono ridotte, soprattutto dopo i 13 giorni di età che molto
probabilmente corrisponde all’aumento
dell’ingestione di mangime e quindi anche di lievito. Per cui lo studio di Santos
afferma che l’aggiunta di lievito nel mangime migliora la salute del tratto digestivo del vitello e riduce la morbilità e la
mortalità.
È necessario però, ha detto Santos, approfondire ancora gli studi per capire
l’esatto ruolo degli lieviti e il loro meccanismo d’azione.
41
DOSSIER / INTEGRATORI
Recenti acquisizioni
della ricerca
statunitense e francese
sull efficacia
dell uso dei lieviti
nell alimentazione
delle vacche produttrici
Lieviti/2
Utili anche
nella bovina
da latte
di Roberta Sguerrini
onostante siano entrati di routine in allevamento da molti anni, l’impiego dei
lieviti nell’alimentazione delle bovine da latte è ancora un argomento indagato e dibattuto tra i ricercatori. Uno dei problemi risiede nell’eterogeneità delle
ricerche pubblicate: i risultati sono contrastanti, talvolta il numero dei campioni non è
rappresentativo, oppure sono stati usati tipi di lievito troppo diversi tra loro per poter
effettuare un paragone attendibile.
Ora però dagli Usa arriva una conferma dell’efficacia dei lieviti. Si tratta di una
meta-analisi sui risultati delle pubblicazioni disponibili effettuata presso il Departement of Clinical Science della Colorado State University (Usa), condotta per verificare
l’attendibilità e l’efficacia dei lieviti sulle prestazioni delle bovine da latte. Alcuni degli
autori, tra cui Gerald Poppy, attualmente sono impiegati presso una delle più
importanti aziende mangimistiche del Nord America.
Gli allevamenti impiegano principalmente due tipi di lievito: le colture di lievito (che
contengono cellule vive essiccate e substrato di crescita) e cellule vive (ad
esempio, lievito vivo di birra, costituito da oltre 15 bilioni di cellule di Saccharomyces cerevisiae vive per grammo). E la scarsa omogeneità degli studi condotti
sui lieviti vivi ha spinto i ricercatori a concentrarsi sulle colture di lieviti.
Dall’analisi di 36 studi, i ricercatori hanno confermato che il lievito incrementa la
produzione lattea, il tenore di grasso e di proteine nel latte e si traduce in Ecm,
“latte corretto a energia” (Tabella 1).
Viene confermato anche l’incremento nel consumo di sostanza secca (in media
0,62 grammi al giorno) nelle prime fasi della lattazione, effetto desiderabile
proprio quando le richieste energetiche della bovina sono elevate ma l’appetito
tende a diminuire (da: G. Poppy e colleghi, “A meta-analysis of the effects of
feeding yeast culture produced by anaerobic fermentation of Saccharomyces
N
Un’immagine del Saccharomyces cerevisiae,
la specie di lievito più ampiamente utilizzata
nell’alimentazione delle bovine da latte.
42
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
DOSSIER / INTEGRATORI
TAB. 1 - EFFETTI SIGNIFICATIVI DEL LIEVITO SU ALCUNI PARAMETRI PRODUTTIVI E NON DELLE BOVINE
DA LATTE: META-ANALISI DEGLI STUDI PUBBLICATI
Parametro
Latte corretto al 3,5% di grasso (FCM, kg/dì)
Studi esaminati
18
Significatività del risultato ottenuto(P)
0,001
Latte corretto a Energia (ECM, kg/dì)
18
0,001
Tenore lipidico del latte, %
19
0,490
Quantità di grasso nel latte, Kg/dì
17
0,009
Tenore proteico del latte, %
18
0,216
Quantità di proteine nel latte, kg/dì
16
0,026
da G. Poppy e colleghi, A meta-analysis of the effects of feeding yeast culture produced by anaerobic fermentation of Saccharomyces cerevisiae on milk production
of lactating dairy cows , pubblicato sul Journal of Dairy Science,Vol. 95 N. 10, 2012.
cerevisiae on milk production of lactating dairy cows”, pubblicato sul Journal of
Dairy Science, Vol. 95 N. 10, 2012).
Lievito e bovine in transizione
Gli effetti positivi dei lieviti sono dovuti
principalmente a meccanismi indiretti,
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
che si compiono nell’ambiente ruminale.
Mentre la correlazione tra somministrazione di lievito e produzione lattea è evidente e facilmente spiegabile, vi sono
altri aspetti che coinvolgono, ad esempio,
lo stato immunitario, dal funzionamento
ancora oscuro.
Nel luglio 2013, a Indianapolis (Indiana,
Usa), si è tenuto il meeting annuale dell’American Dairy Science Association.
Nella sezione Poster, sono stati presentati alcuni interessanti lavori sull’effetto
della supplementazione con lieviti nelle
bovine in transizione, condotti presso il
43
DOSSIER / INTEGRATORI
TAB. 2 - INFLUENZA DI TRE DIVERSI LIEVITI SULLA PRODUTTIVITÀ
DELLE BOVINE DA LATTE
Dieta
Controllo
Benefici
Integrazione
con lievito
% rispetto al
controllo
% degli esperimenti
con risultato positivo
Consumo di sostanza secca, kg/giorno
A
19,1
19,5
+2,1
60
B
20
20,5
+2,5
71
C
22
22,1
+0,5
60
Produzione lattea, kg/giorno
A
22,7
23,5
+3,5
80
B
33,3
34,4
+3,3
88
C
36
37,2
+3,4
100
Tenore proteico del latte, %
A
3,17
3,13
-1,3
60
B
3,16
3,14
-0,6
50
C
3,1
3,04
-2,1
100
Tenore lipidico del latte, %
A
3,34
3,33
-0,3
40
B
3,71
3,75
+1,1
75
C
3,61
3,63
+0,6
40
Legenda: A = Lievito vivo Saccharomyces cerevisiae 1026. B = Coltura di lievito. C = Lievito vivo, 5 bilioni
di CFU/grammo.
Da P.H. Robinson, Yeast Products for Growing and Lactating Dairy Cattle: Impacts on Rumen Fermentation
and Performance, Department of Animal Science, University of California (Usa),
www.animalscience.ucdavis.edu .
Departement of Animal Science dell’Oregon State University (Usa).
La dottoressa Christine M. Shriver-Munsch, nel 2013 assistente ricercatrice, ha
pubblicato assieme ai colleghi i risultati di
varie indagini su bovine pluripare che ricevevano un’integrazione con coltura di
lievito, dai 28 giorni precedenti alla data
presunta di parto fino a 28 giorni dopo.
Nel corso dell’esperimento, le bovine
hanno ricevuto 56 grammi di coltura di
lievito secco al giorno (dose raccomandata dal produttore), 112 grammi o nessuna integrazione (gruppo di controllo).
Durante il periodo di monitoraggio (da 28
giorni prima del parto fino a 100 giorni
dopo) sono state osservate differenze si-
44
gnificative, di natura produttiva, rispetto
al gruppo di bovine di controllo.
Oltre all’incremento nel consumo volontario di sostanza secca nel periodo di
parto, sono stati registrati una minor incidenza di mastiti cliniche e un minor contenuto di cellule somatiche nel latte.
Le bovine che hanno ricevuto una dose
doppia di lievito avevano anche minori
problemi di edema mammario.
Persino l’attività ovarica era migliore, dato
che i livelli sierici di progesterone erano
più elevati, al 42° ed al 49° giorno postparto (C. Shriver-Munsch e colleghi, Effect of feeding various dosages of S. cerevisiae fermentation product on health,
reproduction and costs in multiparous
dairy cows, 2013, Poster session, Annual
meeting dell’American Dairy Science Association, Indianapolis, Usa).
Effetti sul sistema immunitario
I risultati positivi sulla produttività hanno
confermato i vari studi precedenti (Tabella 2), ma la stessa équipe dell’Oregon
State University ha esteso le indagini ai
cambiamenti dello stato immunitario indotti dalla somministrazione di lievito. Le
bovine sono state sottoposte a prelievi di
sangue, per monitorare lo stato dell’immunità innata ed acquisita.
Una proteina della fase acuta, indicatrice
di reattività (siero amiloide A) è diminuita
nella settimana precedente al parto ma è
aumentata nella settimana successiva.
Anche l’aptoglobina sierica è diminuita,
nel preparto, soprattutto nelle bovine che
ricevevano una dose doppia di lievito.
E’ stata osservata una diminuzione di Immunoglobuline IgM, responsabili dell’immunità acquisita.
I ricercatori concludono che la coltura di
lieviti altera la funzione immunitaria, durante il periodo di transizione, ma non si
pronunciano sul meccanismo d’azione
(C. Shriver-Munsch e colleghi, “Effect of
feeding various dosages of Saccharomyces cerevisiae fermentation product
on serum markers of the innate and
adaptive immune system of multiparous
dairy cows”, 2013, Poster session, Annual meeting dell’American Dairy Science Association, Indianapolis, Usa).
Minerali, parto e lievito
La terza indagine dei ricercatori dell’Oregon si è concentrata sull’equilibrio dei
macrominerali, nelle bovine che, grazie al
lievito, sono stimolate a mangiare di più,
nel periodo di periparto.
E’ stato rilevato che la concentrazione di
fosforo nel sangue aumentava per tutto il
periodo di integrazione, mentre il calcio
aumentava solo nelle 48 ore di periparto
ed il magnesio diminuiva.
I ricercatori formulano l’ipotesi che il lievi-
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to (alle dosi standard di 56
grammi al giorno) aiuti la bovina a prevenire l’ipocalcemia
post-parto, tuttavia, se la
“febbre da latte” è già presente, il calo di magnesio potrebbe acuirne i sintomi (C.
Shriver-Munsch e colleghi,
“Effect of feeding various dosages of Saccharomyces cerevisiae fermentation product on serum markers of the
innate and adaptive immune
system of multiparous dairy
cows”, 2013, Poster session,
Annual meeting dell’American Dairy
Science Association, Indianapolis, Usa).
Lievito bovino
nelle bovine fresche di parto
La somministrazione di lievito alle bovine
in transizione trova conferma della sua
utilità anche in recenti studi condotti sul
campo. Per esempio in Francia: ricercatori dell’Inra (Institut Nationale de la Recherche Agronomique) e dell’Università
di Toulouse hanno integrato la dieta di
bovine di un allevamento con lievito vivo
private dairy farm”, pubblicato sul Journal of Dairy Science, Volume 96, Supplemento
1, 2013).
Lievito e stress da
caldo
ed hanno analizzato gli effetti sulla produttività.
Non sono stati notati cambiamenti significativi nella qualità del colostro, ma è stato rilevante l’effetto positivo sulla produzione lattea (+15%) e sul tenore proteico
(+ 13%), nel primo mese di lattazione.
Le bovine hanno ricevuto 15 grammi al
giorno di un mix di lievito vivo, dall’inizio
dell’asciutta fino al parto (Christine Julien e colleghi, “Effect of a live-yeast-based product on colostrum quality and milk yield in first month of lactation on a
1.78
1.8
Efficienza alimentare: Latte corretto a
Energia/kg sostanza secca ingerita
I lieviti si sono dimostrati
particolarmente efficaci per sostenere
l appetito delle bovine in transizione.
1.75
1.7
1.66
1.65
1.6
1.55
Controllo
Gruppo integrato
con lievito
Figura 1 - Effetto dell integrazione con lievito sull efficienza alimentare delle bovine da latte, durante un
periodo di stress da caldo.
(Da: R.S. Marsola e colleghi, Effect of feeding live yeast on performance of Holstein cows during summer ,
pubblicato sul Journal of Dairy Science n. 93, 2010)
46
I lieviti sono tradizionalmente
impiegati per stabilizzare il
pH ruminale e prevenire il rischio di acidosi, e per migliorare in generale l’efficienza alimentare (Tabella 3),
promuovendo la digeribilità della fibra e
l’utilizzo delle fonti di azoto.
I lieviti possono fare la differenza soprattutto quando le bovine attraversano un
periodo di vulnerabilità metabolica, come
nel periparto, oppure quando si verificano condizioni ambientali avverse.
I positivi risultati ottenuti sulle bovine sottoposte a stress da caldo sono noti già
prima del 2010, quando all’annuale meeting dell’Adsa i ricercatori del Departement of Animal Sciences dell’Università
della Florida (Usa) mostrarono gli effetti
della somministrazione di una coltura di
S. cerevisiae (Figura 1).
Le bovine dell’esperimento, sottoposte
ad un Indice di Temperatura e Umidità
(THI) pari a 80 (30°C e 75% di umidità
relativa per almeno 12 ore circa), mostrarono un incremento del 7% dell’efficienza alimentare (pari a circa 120 grammi di
latte/kg di sostanza secca ingerita) ed
una drastica riduzione del rischio di acidosi, rispetto al gruppo di controllo che
non riceveva lieviti (da: R.S. Marsola e
colleghi, “Effect of feeding live yeast on
performance of Holstein cows during
summer”, pubblicato sul Journal of Dairy
Science n. 93, 2010).
Più recentemente, al meeting dell’Adsa è
stato esposto un “poster” da ricercatori
brasiliani. Le bovine dell’esperimento era-
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Nella prima fase della lattazione i lieviti favoriscono l’incremento della
produzione lattea.
no sottoposte ad un THI di 68 (22°C e
50% di umidità) per il 75,6% del tempo,
ed era stata indotta artificialmente acidosi.
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I lieviti aiutano la bovina a superare le difficoltà produttive dovute allo stress
da caldo.
I soggetti che ricevevano lievito vivo hanno beneficiato di un incremento significativo del pH ematico e della produzione
lattea, ma non del consumo volontario di
sostanza secca. I ricercatori ipotizzano
che il lievito, oltre ad intervenire sulla re-
47
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TAB. 3 - INFLUENZA DELLA SOMMINISTRAZIONE DI LIEVITO (SACCHAROMYCES CEREVISIAE 1026) SUI
CONSUMI E SULL ACCRESCIMENTO DI BOVINE DA LATTE
Dieta
Integrazione
Controllo
con lievito
Benefici
% rispetto al % degli esperimenti
controllo
con risultato positivo
Consumo di sostanza secca (kg/giorno)
7,39
7,54
+2
75
Incremento ponderale giornaliero, IPG (kg/giorno)
1,25
1,3
+ 3,7
100
Indice di conversione alimentare (kg di IPG/kg di s.s. ingerita)
0,175
0,179
+ 1,8
60
Da P.H. Robinson, Yeast Products for Growing and Lactating Dairy Cattle: Impacts on Rumen Fermentation and Performance, Department of Animal Science,
University of California (Usa), www.animalscience.ucdavis.edu .
5
Fat yield
4
Milk yield
Kg/day
3
2
DMI
CPYield
1
0
Efficiency
Figura 2 - Estrapolazione da 22 esperimenti delle risposte percentuali dovute all integrazione con lieviti,
in bovine da latte. Sono riportati: consumo di sostanza secca (DMI), produzione lattea (milk yeld), grasso
nel latte (fat yeld), proteine nel latte (protein yeld) ed efficienza alimentare.
(da: Robinson, P.H. and Erasmus, L.J., 2008, Effects of Analyzable Diet Components on Responses of
Lactating Dairy Cow to Saccharomyces cerevisiae Based Yeast Products: A Systematic Review of the Literature.
Animal Feed Science and Technology).
golazione omeotermica, possa promuovere la disponibilità di glucosio per la
ghiandola mammaria, spiegando così
l’incremento produttivo ed il maggior
contenuto di lattosio (da: G.G. Salvati e
colleghi, “Yeast supplementation of
lactating dairy cows during summer”,
2013, Poster session, Annual meeting
dell’American Dairy Science Association,
Indianapolis, Usa).
Convenienza e scelta del lievito
Al di là delle statistiche riportate dalle
ricerche (Figura 2), l’impiego dei lieviti
richiede una certa attenzione nella scelta
del periodo di somministrazione, nel tipo
e quantità di lievito e nella categoria produttiva a cui sono destinati.
A tale proposito, Il professor Michael Hu-
48
tjens, del Department of Animal Sciences dell’Università dell’Illinois (Usa), è
stato intervistato da Angel Aguilar, nutrizionista di un’importante ditta mangimistica nord-americana, per conto del Progressive Dairyman.
Hutjens riferisce che, da una recente
meta-analisi su 40 studi attendibili finora
pubblicati, il lievito vivo si traduce in un
incremento medio di 2,1 libbre di latte al
giorno (pari a circa 0,952 kg).
Per avere un buon riscontro economico,
la soglia minima di incremento produttivo
da raggiungere è di 0,25 libbre di latte al
giorno (circa 0,113 kg), in modo da avere
un rapporto di “return on investment” di
2:1 (rapporto tra reddito operativo e capitale investito).
I due maggiori fattori esterni che posso-
no influenzare l’entità della risposta riproduttiva, ricorda il professor Hutjens, sono
la digeribilità della fibra neutro-detersa
(NDFD) e la quantità di amido nella razione. In generale, i lieviti vivi sono tanto più
efficaci quanto è peggiore la qualità del
foraggio somministrato.
Angel Aguilar, a sua volta, sottolinea che
l’efficacia del lievito dipende anche dalla
sua formulazione. Il Saccharomyces cerevisiae, che è il lievito maggiormente
impiegato nei prodotti commerciali, esiste in vari ceppi, che, a seconda della
concentrazione e dei trattamenti di lavorazione, possono essere somministrati in
quantità e modi differenti.
Ad esempio, i prodotti di maggior qualità
sono molto concentrati, contengono un
elevato numero di cellule vive (10 x 109
CFU per grammo) e la dose efficace
raccomandata dai produttori è di 0,5 / 1
grammo al giorno, mentre prodotti meno
concentrati richiedono una dose di 10
grammi al giorno.
La garanzia di qualità, secondo Aguilar,
dipende soprattutto dal substrato e dai
prodotti di fermentazione del lievito -i veri
“ingredienti attivi” - e non dalla quantità di
cellule vive.
Per evitare sprechi, la raccomandazione
è di leggere attentamente l’etichetta del
prodotto e documentarsi sui risultati delle ricerche condotte in modo specifico
sulla formulazione prescelta (da: A. Aguilar, “Yeast products in feed: What, why,
where and when?”, pubblicato sul Progressive Dairyman, aprile 2013).
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L’integrazione
con semi di lino
nell’alimentazione
del bovino da carne
Gli autori sono del Dipartimento di Scienze
Veterinarie per la Salute, la Produzione
Animale e la Sicurezza Alimentare,
Università degli Studi di Milano,
TAB. 1 - PROFILO ACIDICO DEL
SEME DI LINO (DECLERCQ, 2006)
Acido palmitico
% DELLA
FRAZIONE LIPIDICA
5.2
Acido stearico
3.4
Acido oleico
18.1
Acido linoleico
15.0
Acido linolenico
57.9
ACIDO GRASSO
Acidi grassi o
Non solo functio
di G. Baldi, R. Compiani, C.A. Sgoifo Rossi
osì come nella salute umana, la somministrazione di acidi grassi della serie n-3
è in grado di determinare effetti positivi anche sulla salute animale. Si ricorda
infatti che in presenza di processi infiammatori, il rilascio di citochine pro-infiammatorie determina un rialzo febbrile, una riduzione dell’assunzione di alimento e un
conseguente aumento della mobilizzazione delle riserve proteiche muscolari, con
intuibili effetti negativi sulle performance di crescita. Per tale motivo la somministrazione di acidi grassi essenziali rappresenta una strategia interessante anche durante
alcune fasi critiche del processo produttivo, quali ad esempio la fase di adattamento nel
bovino da ristallo ed il post parto nella vacca nutrice.
Se sul bovino da carne ancora limitati risultano gli studi presenti in bibliografia, gli effetti
positivi della somministrazione di acidi grassi n-3 (o omega 3) sulla sfera riproduttiva
sono stati invece ampiamente indagati in diverse indagini scientifiche. Gli acidi grassi
polinsaturi determinano una riduzione della sintesi di prostaglandine PGF2, aventi
funzione luteolitica.
Una loro minore sintesi determina così una maggiore persistenza del corpo luteo con
conseguente aumento della produzione di progesterone, aspetto in grado di promuovere l’attecchimento embrionale ed il mantenimento della gravidanza. Vanno inoltre
C
GLI OMEGA 3 E LA SALUTE UMANA
A
partire dagli anni ‘90 vi è stato un crescente interesse della comunità scientifica sul positivo ruolo degli acidi grassi n-3 sulla
salute umana. Brevemente, è stato dimostrato
come gli acidi grassi polinsaturi della serie n-3
siano in grado di esercitare effetti preventivi
nei confronti di aterosclerosi, patologie cardiovascolari, insufficienza cardiaca, infarto, iperlipidemia e diabete (Fares et al., 2014).
Tali positivi effetti sono principalmente dovuti
alla loro attività di riduzione dello stato infiammatorio, difatti gli acidi grassi n-3 assunti con
50
la dieta, come ad esempio l’acido linolenico,
tendono a sostituire gli acidi grassi n-6 nella
composizione dei fosfolipidi di membrana
delle cellule del sistema immunitario. Tale sostituzione è di cruciale importanza in quanto
essi competono con l’acido linoleico per l’enzima -6 desaturasi, esitando in un’aumentata sintesi di EPA (acido eicosapentaenoico) a
discapito della produzione di acido arachidonico, e da EPA vengono sintetizzate citochine
con minore potere infiammatorio (Fig. 1).
Oltre che per l’aumento della sintesi di citochi-
ne con minore potere infiammatorio in luogo di
citochine altamente pro-infiammatorie, gli acidi grassi polinsaturi esercitano azione antinfiammatoria anche mediante inibizione della
sintesi di citochine pro-infiammatorie da parte
di monociti e cellule endoteliali, promozione
della sintesi di resolvine (inibiscono la produzione e trasporto delle cellule e dei mediatori
del processo infiammatorio ai siti di infiammazione), inibizione dell’espressione di geni proinfiammatori attraverso l’interazione con specifici fattori di trascrizione (PPAR), riduzione
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mega 3
nal food
Omega 6
(Acido Linoleico)
Omega 3
(Acido Linolenico)
ȴ6-desaturasi
Acido Gamma-Linolenico
(GLA)
ȴ5-desaturasi
COX
AcidoArachidonico
sommati i benefici effetti derivanti dalla
riduzione del bilancio energetico negativo
e dall’apporto di precursori steroidei, a cui
si associa un maggiore sviluppo follicolare e l’incremento nella produzione di progesterone (Staples et al., 1998; Fig. 2).
COX
Prostaglandine
infiammatorie
(PGE2)
AcidoEicosapentaenoico
(EPA)
Prostaglandine
PGE1, PGE3
Lipossigenasi
Leucotrieni
Lipossigenasi
Leucotrieni
Acido Docosaesaenoico
(DHA)
Figura 1 - Vie metaboliche degli acidi grassi n-3 e n-6 per la sintesi di mediatori dell infiammazione
Il lino come alimento zootecnico
Il lino oleaginoso presenta un titolo lipidico del 35-45% e un tenore proteico del
19.5-24% circa (Cevolani, 2005; Newkirk, 2008). Per quanto concerne il profilo
acidico, l’acido linolenico rappresenta il
principale acido grasso, seguito da acido
linoleico (n-6) e acido oleico (n-9), mentre molto bassa risulta essere la percentuale di AG saturi (Tab. 1).
Il seme di lino rappresenta quindi un’importante fonte di acidi grassi della serie
n-3 nell’alimentazione del ruminante. Esso è infatti caratterizzato da uno tra i maggiori contenuti di acidi grassi n-3 tra le
sia della sintesi di fattori di adesione in monociti,
macrofagi e cellule endoteliali che di molecole ad
attività chemiotattica, nonché di specie reattive
dell’ossigeno (Calder, 2006).
Oltre che attraverso l’azione antinfiammatoria, i
positivi effetti sulla salute umana, soprattutto per
quanto concerne le patologie cardio-vascolari,
vengono anche esercitati dalla loro azione vasodilatatrice, dalla riduzione dell’aggregazione piastrinica e da un effetto anti-aritmico e riduzione
della concentrazione ematica di trigliceridi (Fares et al., 2014).
C.S.R. INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
oleaginose, con un presenza ben 17 volte
superiore a quella dei semi di soia e 8
volte superiore a quella dei semi di colza
(Cevolani, 2005).
Forme di utilizzo del lino
nell alimentazione dei ruminanti
Il lino può essere utilizzato in varie forme
per l’alimentazione animale, ovvero come
farina d’estrazione, panello, seme intero,
seme macinato o laminato, seme estruso,
olio. Tali prodotti differiscono essenzialmente per due caratteristiche: contenuto
lipidico e trattamento termico subito.
Farine d estrazione o panelli.Le farine d’estrazione e i panelli si caratterizzano per una ridotta concentrazione lipidica,
aspetto che rende tali prodotti interessanti come fonti proteiche (concentrazione attorno al 30-35%), ma certamente
non come apportatori di acidi grassi omega 3.
La farina d’estrazione presenta infatti una
concentrazione lipidica generalmente inferiore al 2%, mentre nel panello, il titolo
lipidico, anche se superiore, risulta comunque inferiore al 10%.
Olio di lino tal quale. Al fine di apportare il massimo quantitativo di acidi grassi
n-3 è possibile impiegare olio di lino tal
quale,aspetto che però presenta numerose controindicazioni. Come tutti gli oli ricchi di acidi grassi insaturi, infatti, l’olio di
lino si caratterizza per una ridotta stabilità
ossidativa, aspetto che ne rende difficile
la conservazione. Sussistono altresì controindicazioni anche da un punto di vista
nutrizionale, infatti è sconsigliabile somministrare una elevata quantità di acidi
grassi insaturi a livello ruminale in quanto
gli acidi grassi insaturi sono in grado di
interagire con le particelle di fibra, formando attorno ad esse un film lipidico
che ne riduce la digeribilità sottraendole
dall’attacco batterico e dall’attività delle
cellulasi presenti nel liquor ruminale.
Essi inoltre presentano un effetto citotossico espletato a livello delle membrane
cellulari degli organismi procarioti, quali
appunto i batteri ruminali (Borst et al.
1962, Luvisetto et al. 1987). Al fine di
limitare tali effetti dannosi gli acidi grassi
insaturi subiscono così un processo di
bioidrogenazione a livello ruminale che
coinvolge dall’85% al 100% dell’acido linolenico della dieta (Lock et al., 2006).
Tale evento riduce pertanto la quota di
acido linolenico disponibile a livello intestinale, ovvero assorbibile e trasferibile a
livello muscolare.
51
DOSSIER / INTEGRATORI
TAB. 2 - QUATTRO STUDI VOLTI A VALUTARE L I NCREMENTO DELLA CONCENTRAZIONE DI ACIDI GRASSI
N-3 NELLA CARNE A SEGUITO DI SOMMINISTRAZIONE DI LINO
Integrazione
Dieta base
Controllo + seme estruso (7,08%
Silomais +
concentrato) + seme crudo
mais/orzo/frumento + seme di
schiacciato (6,80%)
soia vs seme di lino
Fieno + orzo+ seme di lino o
Seme laminato (14,3% s.s.)
di girasole
Fieno + orzo + seme di lino in
Seme macinato (10% s.s.)
sostituzione di orzo
Seme macinato (14% s.s.)
Fieno + orzo+ colza+ seme di
lino in sostituzione di orzo
Al fine di ovviare a tali problematiche sono disponibili in commercio anche forme
di olio di lino saponificato. Tale trattamento tecnologico presenta il vantaggio di
garantirne il by-pass ruminale, anche se,
come noto, per i prodotti saponificati l’effettivo by-pass è strettamente condizionato dal valore di pH ruminale.
Seme intero. Nel seme intero,il contenuto lipidico risulta invece parzialmente
protetto dall’attacco batterico dal pericarpo. A riguardo è sempre consigliabile ricorre a seme sottoposto a trattamento
termico in quanto l’utilizzo di seme non
trattato termicamente presenta come
principale limite la mancata inattivazione
dei fattori antinutrizionali linostatina, neolinostatina e linimarina, mentre il processo di estrusione determina un’efficace
inattivazione di tali composti cianogenici.
Effetto della somministrazione di
seme di lino sulle caratteristiche
qualitative della carne bovina
La somministrazione di seme di lino, in
ragione dell’8-10% della s.s., ha determinato in diversi studi ed in svariate condizioni sperimentali, un significativo incremento della concentrazione di acidi grassi
omega 3 nella carne, nonostante risulti
evidente un’elevata variabilità nella risposta all’integrazione (Tab. 2), motivo per cui
è difficile poter determinare a priori l’entità dell’incremento della concentrazione di
acidi grassi n-3 della carne sulla base
52
Durata
n-3 della carne
(mg/100 g muscolo)
Controllo
Lino
Incremento
n-3 carne
Autore
Raes et al.,
2004
120 d
25,2
38,3 estruso
36,9 crudo
51,98%
46,37%
135 d
85
166
95,29%
129 d
33,4
38,9
16,33%
140 d
67,6
111
64,28%
della quantità di seme di lino somministrata. Mach et al. (2006), a seguito di un
livello di inclusione pari al 3.6% sulla s.s.
del mangime complementare, consumato
in ragione di 7.08 kg/capo/d, corrispondenti ad un’assunzione di seme di lino pari
a circa 280 g/capo/d per 105 giorni, riscontrarono un incremento della concentrazione di acidi grassi omega-3 da 8.9
mg/100g a 18.1 mg/100 g di carne.
Per quanto concerne l’effetto sulle caratteristiche qualitative delle carni, in linea
generale, l’inclusione di semi di lino ai
quantitativi precedentemente riportati
non determina alterazioni delle caratteristiche sensoriali delle carni (Maddock et
al., 2006; Juarez et al., 2012). Da un recente studio italiano è emerso inoltre come circa il 75% di consumatori coinvolti
nell’indagine e che assumono abitualmente carne bovina non sia stato in grado di distinguere, da un punto di vista
sensoriale, carni provenienti da soggetti
alimentati o meno con seme di lino (Corazzin et al., 2013).
Per contro, però, LaBrune et al., (2008),
in carni di soggetti alimentati con un 10%
di semi di lino macinati sulla sostanza
secca della dieta (pari a 920 g/capo/d),
rispetto a soggetti alimentati con maggior concentrazione di mais o aggiunta di
sego bovino, riscontrarono un peggioramento della stabilità ossidativa e, conseguentemente, una maggiore percezione
sensoriale di off flavor.
Mapiye et al.,
2013
Juarez et al.,
2013
Nassu et al.,
2011
Sempre i medesimi autori riscontrarono
inoltre una minore stabilità del colore delle carni. Tali effetti sono dovuti all’aumento della concentrazione di acidi grassi insaturi, maggiormente suscettibili al processo di ossidazione. Ferma restando
quest’unica evidenza in bibliografia che
riporta potenziali rischi a seguito di utilizzo
di elevate quantità di seme, si sottolinea
che i quantitativi normalmente utilizzati
nella pratica, o meglio consigliati, sono
inferiori a quelli utilizzati da tali Autori.
Queste evidenze portano inoltre a suggerire, nel caso di un’inclusione importante
di fonti di acidi grassi insaturi in razione,
l’incremento della quota di antiossidanti,
al fine di prevenire una eccessiva ossidazione della frazione lipidica delle carni.
Juarez et al. (2012) hanno infatti riscontrato una riduzione del calo peso su crudo
ed un aumento della stabilità ossidativa a
seguito dell’integrazione con 1051 UI/
capo/d di vitamina E in soggetti che ricevevano una dieta contenente il 10% di
seme di lino .
Valutazioni delle caratteristiche
qualitative del seme di lino
Da un punto di vista qualitativo, trattandosi di un prodotto ad elevato contenuto
lipidico, risulta consigliabile la valutazione
del rischio di irrancidimento attraverso la
quantificazione del numero di perossidi.
A tale dato è possibile inoltre affiancare il
saggio di Kreiss, in grado di individuare i
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DOSSIER / INTEGRATORI
I GRASSI NELLA CARNE BOVINA
C
ome noto, la carne, in generale, non è un alimento che
possiamo considerare ricco in acidi grassi polinsaturi, i quali
si attestano spesso attorno a valori inferiori al 5%, ma proprio per
tale motivo e per l’importante ruolo che essa svolge nella dieta
dell’uomo, un loro incremento rappresenta certamente un aspetto di particolare importanza e nello specifico per la carne bovina
dove il consumo attuale si attesta sui 19 kg/abitante/anno. Tale
opportunità ben si allinea inoltre con la sempre maggiore attenzione del consumatore nei confronti degli aspetti salutistico-nutrizionali degli alimenti.
I grassi della carne sono rappresentati principalmente da trigliceridi e fosfolipidi ed originano sia dai lipidi dietetici assorbiti a
livello intestinale, sia dalla sintesi de novo a partire da acidi grassi
volatili (prodotti a livello ruminale), da aminoacidi ramificati e da
carboidrati. Mediante quest’ultima via viene sintetizzato principalmente acido palmitico (16:0), il quale può subire, in seguito ad
elongazione, la trasformazione ad acido stearico (18:0). Tali acidi
grassi possono a loro volta venire convertiti, mediante azione
dell’enzima -9 desaturasi, in acidi grassi n-9 quali acido palmitoleico (16:1) ed acido oleico (18:1).
Stante tale metabolismo, emerge evidente come gli acidi grassi
essenziali, quali acido linoleico (18:2 n-6) e linolenico (18:3 n-3)
debbano essere assunti con la dieta. A riguardo però, bisogna
tenere presente che la maggior parte della quota di tali acidi
grassi assunti con la dieta subisce un processo di idrogenazione
a livello ruminale in grado di convertirli, in quota notevole, ad acido
stearico. Tali eventi fisiologici spiegano pertanto il ridotto contenuto in acidi grassi polinsaturi nella carne dei ruminanti.
Gli acidi grassi saturi sono considerati “promoting factors” o
fattori scatenanti di alcune malattie e per questo si dividono in
ipercolesterolemici e quindi aterogenici, come gli acidi miristico,
laurico, e palmitico (l’acido miristico possiede proprietà aterogeniche quattro volte superiori rispetto a quelle dell’acido laurico e
dell’acido palmitico) e trombogenici, come gli stessi acidi miristico, laurico, e palmitico oltre all’acido eicosatrienoico, prodotto del
metabolismo degli acidi grassi polinsaturi della serie omega-9
che si forma nell’organismo umano a seguito di una insufficiente
assunzione di acidi grassi essenziali e/o ad una abbondante
introduzione con la dieta di acidi grassi saturi.
Gli acidi grassi insaturi sono invece considerati “protective
factors” o fattori protettivi con proprietà antiaterogeniche ed
antitrombogeniche e si dividono in acidi grassi monoinsaturi
(MUFA) e acidi grassi polinsaturi (PUFA), come la serie omega-3
(PUFA n-3) e omega-6 (PUFA n-6).
Per tali ragioni un incremento della concentrazione di tali acidi grassi
nella carne bovina, considerato il ruolo ancora primario che essa
svolge nella nostra dieta, rappresenta uno strumento in grado di
determinare effetti positivi per la salute del consumatore. C.S.R. Colesterolo
Acidi grassi polinsaturi
a lunga catena
Progesterone
Inibizione
17ɴ-estradiolo
CORPO
LUTEO
OVAIO
un limite massimo di acido cianidrico pari
a 50 ppm (mg/kg) per mangimi completi
e 250 ppm per i semi di lino. Tale valore
trova inoltre conferma in un recente parere dell’Efsa che evidenzia che l’assunzione
totale di acido cianidrico dovrebbe essere
inferiore a 0.25 mg HCN/kg (Efsa, 2007).
Lisi del corpo luteo
Conclusioni
UTERO
PGF2ɲ
Figura 2 - Effetto della somministrazione di acidi grassi
polinsaturi sull’attività ovarica (Staples et al., 1998 modificato)
prodotti secondari dell’autossidazione, a
differenza dei perossidi che rappresentano i prodotti primari (prima fase del processo di autossidazione). Un saggio di
Kreiss negativo, accompagnato a un numero di perossidi contenuto (< 10 meq
O2/kg grasso), indicherà che la frazione
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
lipidica si caratterizza per un ridotto livello
di ossidazione e, pertanto, per una elevata
stabilità e sicurezza.
Per quanto concerne il contenuto in fattori
antinutrizionali, è opportuno valutare la
concentrazione di acido cianidrico. A riguardo la direttiva CE 32/2002, riporta
In conclusione l’integrazione della dieta
del bovino da carne con semi di lino risulta in grado di determinare, anche a dosaggi di 250-300 g/capo/d, un significativo incremento del contenuto di omega 3
nella carne con risvolti interessanti per
quanto riguarda sia le caratteristiche salutistico nutrizionali di questo importante
alimento ma anche la possibilità di una
specifica qualificazione del prodotto e del
sistema produttivo di certo interesse per
il consumatore attuale.
53
LA PAROLA ALL·I NDUSTRIA
La 46.ma edizione farà il punto sulla nuova politica agricola comunitaria
Lanciando un messaggio chiaro: la ripresa economica passa dalla terra
Il passato e il futuro della Pac
tema centrale di Agriumbria
a 46.ma edizione di
Agriumbria,
Mostra
nazionale dell’agricoltura, zootecnia e alimentazione (28-29-30 marzo 2014
Quartiere fieristico di Bastia
Umbra – Perugia) presenta
l’opportunità per fare un bilancio a conclusione della
operatività della Pac (20072013) dal quale trarre le dovute considerazioni, necessarie per delineare le future linee di programmazione e di
pianificazione da adottare
con la nuova Pac (20142020) i cui regolamenti si
presume vengano definitivamente approvati quanto prima dalla Commissione Europea.
Ciò consente alle Regioni di
modellare e modulare ulteriormente le linee guida dei
Piani di sviluppo rurale (Psr)
prima della loro approvazione
da parte della Commissione europea.
«Una opportunità – fa
presente il presidente di
Umbriafiere Spa, Lazzaro Bogliari – per verificare se i contenuti politici e
finanziari proposti dalla
Commissione rispondono agli obiettivi che con la
riforma della Pac si intendono perseguire, oppure
sia necessario proporre
delle modifiche».
L
54
Agriumbria 2014, quale polo
fieristico specializzato nella
zootecnia e nella multifunzionalità delle imprese agricole
e agro-alimentari, offre l’occasione per evidenziare i
punti critici della nostra agricoltura, proponendo adeguate soluzioni prima della definitiva approvazione della riforma della Pac.
Il pay-off di Agriumbria 2014,
“Dalla terra la chiave della ripresa”, rappresenta il messaggio che la manifestazione
intende lanciare con l’auspicio che da questo appuntamento primaverile emergano
indicazioni che possono essere recepite quali contributo
propositivo nella fase di revisione di medio periodo (midterm review) che la Commissione europea ha deciso di
adottare.
L’intersettorialità e l’interdi-
Visitatori alla scorsa
edizione di Agriumbria.
sciplinarietà della formula fieristica di Agriumbria offrono
un quadro generale articolato
settorialmente anche sul piano tematico dei convegni che
consentono di conoscere e
valutare i livelli di innovazione
tecnologica e i moduli di filiera agroalimentare che meglio
rispondono alla struttura e all’organizzazione della produzione agricola, facilitando, in
tal modo, l’ottimizzazione delle scelte divenute necessarie
per affrontare le linee contenute nella riforma della Pac e
dei nuovi Psr.
«Nonostante lo stato di crisi
del settore zootecnico – sottolinea il presidente Bogliari
– l’edizione 2014 di Agriumbria rappresenta ancora una
volta un punto di riferimento
per valutare l’elevato livello
genealogico raggiunto dalle
diverse specie
e razze (bovini, ovicaprini, suini, equini e avicunicoli): un patrimonio che non può essere
vanificato a causa della mancanza di risorse finanziarie
necessarie a istituti di ricerca
e a associazioni di razza, il cui
lavoro scientifico, tecnico e di
assistenza alle aziende zootecniche ha consentito di realizzare programmi di selezione dei capi nella maggioranza
degli allevamenti italiani con
risultati che si possono riscontrare nella qualità organolettica e salutistica delle
produzioni ottenute, garantite
da marchi e certificati di tracciabilità».
Vitellone bianco igp
Il Consorzio di tutela “Vitellone bianco dell’Appennino
centrale” partecipa con diverse iniziative promozionali di
educazione alimentare per
far conoscere la carne
Chianina certificata igp, allestendo in appositi spazi
fieristici eventi e incontri
non solo con il pubblico, ma
anche con gli alunni delle
scuole e degli istituti alberghieri dell’Umbria.
Una presenza del Consorzio che conferma l’impegno a proseguire nell’attività di informazione e formazione sul consumo della
carne certificata e anche
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
LA PAROLA ALL´INDUSTRIA
nella preparazione di prodotti
trasformati come sughi, salumi, wurstel e hamburgher.
Questi preparati con carne di
razza chianina igp hanno riscosso notevole successo da
parte dei clienti nella catena
di ristoranti Mac Donald’s, alla
quale hanno fatto seguito altre famose catene di ristorazione e mense collettive scolastiche.
Un riconoscimento all’attività
del Consorzio del “Vitellone
bianco dell’Appennino centrale” che è l’unico marchio
igp della carne bovina italiana.
Nel 2013 il numero di capi
certificati è stato di 20.178,
con un incremento del 5% rispetto al 2012.
Nell’ambito delle mostre, del-
le rassegne e dei concorsi zootecnici previsti nelle giornate di Agriumbria, di particolare
rilevanza,
anche
internazionale, è la 29.ma
edizione della Mostra nazionale dei bovini di razza Chianina iscritti al Libro genealogico, organizzata dall’Anabic
(Associazione nazionale allevatori bovini da carne) in collaborazione con le associazioni regionali dell’Umbria, Toscana e Veneto.
La partecipazione di 150 riproduttori provenienti dalle
migliori aziende dislocate nelle
aree di allevamento conferma
l’insostituibile lavoro di miglioramento che l’Aanabic, nonostante la drastica decurtazione del 35% di finanziamenti
decisa dal ministero delle Politiche Agricole per l’attività di
ricerca e di selezione, sta conducendo da 50 anni.
Oltre alla mostra nazionale
della Chianina, l’Anabic presenterà capi delle razze autoctone da carne (Marchigiana, Romagnola, Maremmana,
Podolica), iscritti al Libro genealogico, che costituiscono
il patrimonio zootecnico sul
quale l’Anabic svolge le prove
di performance test eseguite
sulla linea maschile, la valutazione genetica, l’istituzione
della banca del dna e la profilassi delle malattie genetiche.
La presenza di delegazioni di
allevatori provenienti dai diversi continenti, fra i quali
quella del Sud Africa con il
capofila Chistian De Jager,
testimonia l’interesse nei
confronti di queste nostre
razze autoctone che hanno
rappresentato, e rappresentano, il “seme” della zootecnia
internazionale.
Bovini da carne e da latte arricchiscono la presenza zootecnica a Agriumbria 2014
con la mostra interregionale
della razza Frisona italiana organizzata dall’Ara Umbria e
dall’Anafi; mostra alla quale
parteciperanno allevamenti
dell’Italia centrale e, quest’anno, anche della Pianura Padana i cui allevatori vedono
nell’appuntamento zootecnico umbro una vetrina dell’eccellenza della zootecnia da
latte.
A.T.
Paesi Bassi, la regina Máxima ha inaugurato il Greenest Innovation Campus
Lely, la sostenibilità prima di tutto
a regina Máxima d’Olanda ha inaugurato ufficialmente
il Lely Greenest Innovation Campus di Maassluis.
Con questo campus nei Paesi Bassi, Lely, leader mondiale nell'automazione degli allevamenti, apre la strada a
un'economia sostenibile e innovativa del settore agricolo, facendo sì che l'innovazione reale contribuisca a costruire un
futuro positivo tanto per le persone quanto per gli animali.
Dopo aver simbolicamente consegnato il globo nelle mani
della prossima generazione, la regina Máxima ha autografato
una targa di vetro e successivamente ha preso parte a una
tavola rotonda sul futuro dell'allevamento.
Nel corso del dibattito è emerso che la sfida che si trovano ad
affrontare gli allevatori olandesi nel continuare a fornire in
modo responsabile prodotti lattiero caseari a una popolazione
crescente è avvertita da tutta la catena produttiva. Saranno
proprio gli sviluppi innovativi conseguiti dall'industria manifatturiera dei Paesi Bassi ad aiutare gli allevatori di tutto il mondo
a far fronte a questa sfida oggi e nel futuro.
Come produttore del settore agricolo, Lely ha a cuore la
sostenibilità.
L
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
La regina Màxima d’Olanda alla cerimonia di inaugurazione del Lely
Greenest Innovation Campus.
È quindi ovvio che questo nuovo sviluppo dovesse rispettare i
requisiti più severi: il campus di Lely ha ricevuto la certificazione Breeam con una valutazione di "Eccellente" e il giudizio di
complesso direzionale e sito produttivo più sostenibile d'Europa.
55
LA PAROLA ALL·I NDUSTRIA
Il campus ha aperto le porte alla fine del 2013 a Dijkpolder,
Maassluis, proprio nel luogo dove l'azienda di famiglia era
stata fondata 65 anni prima dai fratelli Cornelis e Arij van der
Lely. Da allora Lely è cresciuta fino a diventare attrice globale
nella produzione di macchine e soluzioni innovative per l'allevamento.
Lely concentra i propri sforzi nell’obiettivo di rendere il futuro
sostenibile, redditizio e positivo. È l’unica azienda al mondo che
offre al settore agricolo un portafoglio completo di prodotti e
servizi che spaziano dalla raccolta del foraggio ai sistemi
automatici di alimentazione, dai sistemi di pulizia della stalla ai
robot di mungitura.
Il Gruppo Lely è attivo in oltre sessanta paesi e conta quasi
2.000 dipendenti. Per saperne di più: www.lely.com.
A.T.
I PulsatorI elettronicI LE30-LP30 basati sul principio “Servo-Direct”.
Per una mungitura rapida, completa e uniforme
Dall esperienza InterPuls
una generazione di pulsatori
a basso consumo energetico
l pulsatore è un componente fondamentale per
la mungitura. In questo
settore InterPuls si è fortemente specializzata, aggiornando e ampliando costantemente la propria gamma per
fare fronte alle esigenze degli allevatori di tutto il mondo:
dalla sala di mungitura al robot.
La gamma di pulsatori LE30
adotta l’innovativo principio
di funzionamento brevettato
“Servo-Direct”, sistema che
unisce i vantaggi dei tradizionali pulsatori servo-assistiti a
quello dei pulsatori diretti.
Tra questi, un controllo preciso del segnale che permette
così una fase di mungitura
fisiologicamente corretta, oltre a una azione di massaggio
ottimale, per uno svuotamento della mammella rapido e
delicato; senza sovramungitura e senza stress.
I pulsatori LE30 sono pro-
I
56
gettati con un occhio di riguardo ai consumi: oltre a un
basso assorbimento elettrico
- che si traduce in risparmio e
garanzia di durata - il bassissimo consumo di vuoto garantisce stabilità e nessuna
fluttuazione, evitando effetti
indesiderati e potenzialmente dannosi sulle bovine.
Il robot di mungitura è operativo 24 ore al giorno; i pulsatori elettronici InterPuls sono
perfetti per questa applicazione, non a caso sono stati
adottati da più di un costruttore di robot di mungitura. La
manutenzione è praticamente nulla e, in caso di un accidentale ingresso di latte nel
pulsatore, è possibile provvedere alla pulizia interna semplicemente facendo aspirare
acqua pulita dai tubi di pulsazione senza smontare il dispositivo, operazione che,
comunque,
richiederebbe
pochissimi minuti.
La struttura completamente
impermeabilizzata di LE30 lo
rende protetto contro umidità e getti d’acqua, contribuendo anche alla silenziosità operativa durante la mungitura.
I pulsatori LE30 offrono l’op-
zione aria filtrata, raccomandata per le condizioni di lavoro più gravose. Ogni pulsatore “Servo-Direct” InterPuls è
prodotto e collaudato singolarmente secondo le più severe norme aziendali in conformità agli standard Iso.
Il pulsatore LE-30.
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
LA PAROLA ALL´INDUSTRIA
Dotati di eliche ad alta prestazione riducono sensibilmente i tempi
di omogeneizzazione dei reflui aumentando il potenziale di risparmio
Con Reck c’è più rapidità
nell’agitazione del liquame
l continuo aumento del prezzo di acquisto dei concimi
minerali e il crescente numero di impianti biogas, fanno si
che il liquame giochi un ruolo sempre più importante
nell’economia di un’azienda agricola.
I lunghi tempi di agitazione, con conseguente grande consumo di carburante, riducono sensibilmente il potenziale di risparmio/guadagno che i liquami possono apportare.
Gli agitatori di liquami della ditta tedesca Reck sono dotati di
eliche ad alta prestazione che, grazie alla particolare forma
delle pale, consentono di raggiungere enormi prestazioni di
agitazione, riducendo sensibilmente i tempi di omogeneizzazione del liquame.
Eliche con diametri che vanno dai 400 mm fino ai 700 mm
permettono di adattare ogni agitatore Reck ai Cv del trattore
così da sfruttarne in modo ottimale la prestazione e ottenere
un’agitazione il più prestante possibile.
Gli speciali cuscinetti lisci in legno, caratteristica inconfondibile degli agitatori Reck, hanno dimostrato negli anni la loro
I
qualità e la resistenza in ambienti aggressivi come il liquame.
L’assenza di delicate parti meccaniche e guarnizioni fa si che
gli agitatori Reck possano essere azionati a cardano fino a
1.000 giri/min consentendo loro di generare un flusso maggiore e ridurre sensibilmente i tempi di agitazione.
Gli agitatori di liquami Reck sono disponibili con lunghezze tra
i 4 m e i 13 m. Inoltre, è disponibile anche una versione jumbo,
con albero di agitazione rinforzato di Ø 45 mm, che è adatta
per essere usata con trattori che hanno prestazioni anche fino
a oltre 300 Cv.
Inoltre, quando il liquame è stoccato in canali sotto la stalla e
non è possibile introdurre un normale agitatore al loro interno
per agitarlo, bisogna trovare una soluzione che risolva il problema della sua solidificazione o sedimentazione. Lo specialista di agitatori di liquami Reck Agrartechnik, ha sviluppato un
agitatore elettrico dotato di un’elica pieghevole che riesce a
passare attraverso le fessure del pavimento grigliato.
I modelli prodotti dalla ditta Reck sono due e si differenziano
per la destinazione:
Il mod. Porco per stalle di suini é già
utilizzabile attraverso fessure da 1,7
cm di larghezza e 15 cm di lunghezza.
Per il mod. Torro per stalle di bovini,
sono sufficienti 2,6 cm di larghezza e
25 cm di lunghezza delle fessure.
Oltre a sbloccare i canali intasati, l’agitatore per pavimento grigliato della ditta Reck ha il vantaggio di eliminare lo
spazio vitale a insetti e roditori.
Informazioni più dettagliate riguardo il
programma di agitatori Reck possono
essere richieste telefonando allo
0049-7374-1823 o visitando il sito internet www.reck-agrartec.com.
Il modello Torro agisce attraverso le fessure del
pavimento grigliato.
58
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
VETERINARIA
Efsa ed Ecdc hanno pubblicato il report annuale sulle zoonosi nella Ue
Campilobatteriosi, la peggiore
Autorità europea per la sicurezza
alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) hanno pubblicato la relazione annuale sulle zoonosi
riferita ai casi registrati nel 2012 nell’Unione europea.
Questo report, che fornisce una panoramica accurata dei microrganismi che causano la maggior parte delle malattie di
origine alimentare nell’Ue e degli alimenti
e animali in cui essi sono presenti, analizza i dati provenienti dai 27 paesi Ue e da
Islanda, Norvegia e Svizzera. E fa riferimento a 15 zoonosi e tossinfezioni alimentari, tra cui febbre Q (643 casi riportati), brucellosi (328 casi) , tubercolosi da
Mycobacterium bovis (125), rabbia (2),
West Nile disease (232), campilobatteriosi, salmonellosi, listeriosi, trichinellosi
(301), toxoplasmosi, VTEC (5.671).
L’
Sebbene il rapporto evidenzi una lieve diminuzione dei casi umani di
campilobatteriosi
nel
2012 rispetto al 2011,
Efsa ed Ecdc sottolineano che la campilobatteriosi rimane la zoonosi
più frequentemente segnalata. I casi umani di
salmonellosi risultano
ancora in diminuzione
con il 4,7% in meno rispetto al 2011 confermando un calo per il settimo anno consecutivo.
Il dato è considerato incoraggiante dagli
esperti che però sottolineano come tutti i
sierotipi di salmonella possono essere un
problema per la salute umana, il che richiede una sorveglianza e vigilanza conti-
Ricerca internazionale su un nuovo possibile alimento
Dagli insetti proteine per nutrire gli animali
L’idea che gli insetti possano rappresentare una fonte alternativa di proteine sta
diventando sempre più interessante e potrebbe essere ormai solo questione di
tempo prima che vengano comunemente
utilizzati per nutrire gli animali. A tal riguardo “ProteInsect”, gruppo internazionale di
ricerca scientifica, sta analizzando i vari
aspetti legati all’uso di questa fonte proteica nel mangime quali efficienza, sicurezza nonché sostenibilità e convenienza
economica.
Il gruppo di ricerca ha inoltre lanciato un
sondaggio aperto a tutti sull’utilizzo di insetti nell’alimentazione animale, al quale è
possibile rispondere entro il 31 marzo
2014 sul sito www.proteinsect.eu . I risul-
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
tati saranno presentati alla Insects to Feed the World Conference che si terrà dal
14 al 17 maggio 2014 a Wageningen
(Olanda).
nua. Sono invece in aumento, ed è una
tendenza osservabile negli ultimi quattro
anni, i casi umani di listeriosi con un incremento del 10,5% fra il 2011 e il 2012 con
1.642 casi confermati.
Mara Badan
Valutazione di rischio Efsa
È sicura la formaldeide
nei mangimi?
L’Efsa ha condotto una valutazione del
rischio per quanto riguarda la sicurezza
della formaldeide quando questa viene
impiegata come additivo nei mangimi e
come conservante nel latte scremato destinato ai suini.
Dall’analisi dell’Autorità europea è emerso che da un lato non vi è alcun rischio
per la salute dei consumatori esposti a
questa sostanza tramite la catena alimentare, dall’altro l’inalazione può essere
causa di forme tumorali.
Pertanto appare necessario assumere
misure appropriate per ridurre l’esposizione ai mangimi contenenti formaldeide
da parte dei lavoratori del settore.
59
APPUNTAMENTI
Dal 24 al 27 aprile 2014 alla Fiera Agricola del comune casertano
La bufala star di Pastorano
iflettori puntati sull’allevamento
della bufala alla decima edizione
di “Fiera Agricola”, l’affermata
rassegna di Pastorano (Caserta) che quest’anno avrà luogo dal 24 al 27 aprile
2014. Location: il polo fieristico A1 Expo,
moderna struttura che si trova nelle immediate vicinanze dell’uscita autostradale
di Capua (www.a1expo.com).
Fiera Agricola, dicono gli organizzatori, si
colloca nel panorama espositivo nazionale «come punto di riferimento del comparto e rappresenta per tutti gli operatori del
settore un appuntamento fondamentale,
non soltanto per l’ampiezza della superficie espositiva e per la varietà merceologica, ma anche per l’alta qualità delle tecnologie presentate».
I quattro giorni di fiera «danno vita a una
vetrina per tutte le aziende produttrici nazionali e al tempo stesso riservano grande
rilievo alle eccellenze locali, quali prodotti
enogastronomici e allevamento bufalino».
Proprio a quest’ultimo settore la manifestazione intende dare un risalto particolare. Una scelta, spiegano ancora gli organizzatori, dovuta al fatto che solo in Campania è concentrato l’80% di tutto il
patrimonio zootecnico e che dall’allevamento delle bufale si ottengono tanti prodotti tipici di alto pregio.
Quest’anno poi Fiera Agricola è stata
iscritta nel calendario 2014 delle “manifestazioni fieristiche internazionali” che si
tengono in Italia, come si legge anche sul
sito web della Conferenza delle Regioni e
delle Province autonome (www.regioni.it).
Un riconoscimento frutto del grande successo della nona edizione della fiera, che
ha visto la presenza di quasi 40mila visitatori e di oltre 250 espositori provenienti
da tutta Italia.
Per informazioni:
www.fieraagricola.org,
[email protected]
Paestum (Sa), 4-6 aprile
Torna il Salone
della mozzarella
Milano, 3 maggio 2015
Tuttofood, già raggiunti
i risultati del 2013
Milano, 19 maggio 2015
Dairytech, tecnologie
per il lattiero caseario
Ritorna dal 4 al 6 aprile 2014 il Salone
della Mozzarella, evento che celebra questo formaggio nell’area archeologica di
Paestum. L’appuntamento è organizzato
da Donato Ciociola in collaborazione con
il Comune di Capaccio Paestum (Sa) e
l’assessorato provinciale all’Agricoltura.
Il salone fa parte di un progetto di promozione della mozzarella della Piana del Sele
che si propone di promuovere il prodotto
in tutta la penisola.
Per informazioni:
Salone della Mozzarella - Via Mazzini, 116
- 84091 Battipaglia (Sa). 0828 -302142,
www.salonedellamozzarella.it , [email protected] .
Numerose le aziende che hanno già aderito a Tuttofood: al 31 dicembre 2013, a
quindici mesi dall’appuntamento del
2015 (dal 3 al 6 maggio), numero di
espositori e metri quadri avevano già raggiunto le cifre dell’edizione 2013.
La rassegna fra l’altro vanta, dicono gli
organizzatori, un posizionamento strategico nel calendario fieristico mondiale
che vedrà l’apertura di Tuttofood a pochi
giorni dall’inaugurazione di Expo 2015 e
a pochi passi dal sito di questo avvenimento storico.
Per informazioni:
Fiera Milano, 02 4997.6610, [email protected] , www.tuttofood.it
Arriva Dairytech, la nuova fiera specializzata in tecnologie e nuove soluzioni per
l’intera industria lattiero-casearia. E’ organizzata da Ipack-Ima spa e la prima edizione avrà luogo in Fieramilano (a Rho) dal
19 al 23 maggio 2015, insieme ad altre
sei manifestazioni: Ipack-Ima, Meat-Tech,
Fruitech Innovation, Converflex, Grafitalia
e Intralogistica Italia (quest’ultima in collaborazione con Deutsche Messe).
Dairytech presenterà novità tecnologiche
di filiera e di processo per la grande industria lattiero-casearia.
Per informazioni:
02.3191091, [email protected]
www.ipackima.it
R
60
0823.1766542,
INFORMATORE ZOOTECNICO n.5 / 2014
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