__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ CAPITOLO 6 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO Vanessa Dolce, Dario Di Pierro 1. La presenza straniera in Italia e in provincia di Torino 1.1 GLI STRANIERI IN ITALIA E IN PIEMONTE L’Italia, pur essendo uno dei quattro paesi europei dove le presenze straniere superano il milione di residenti (insieme a Francia, Gran Bretagna e Germania), si colloca tra le ultime posizioni in Europa per quanto riguarda la percentuale di stranieri 1 sulla popolazione complessiva. I dati Istat ci dicono infatti che al 31 dicembre 1998 (ultimo dato attualmente disponibile per il confronto con gli altri paesi europei) la percentuale di incidenza era dell’1,9%, superiore solo a quella della Spagna (0,9%), della Grecia (1,2%), del Portogallo e della Finlandia (1,3%), e inferiore ai rimanenti stati dell’Unione Europea. La distanza che ci separa dai maggiori paesi europei è però destinata a ridursi dal momento che i flussi di immigrazione straniera in Italia sono ogni anno in costante crescita. Osserviamo nella Tabella 6.1 che al 31 dicembre del 2000 gli stranieri residenti nel nostro paese erano 1.464.589 divisi tra 792.591 uomini e 671.998 donne. Rispetto al 31 dicembre del 1999 si registra un incremento del 15,3% (+14,8% maschile e +15,8% femminile). La percentuale di incidenza sulla popolazione italiana sale dal 2,2% del 1999 al 2,5% del 2000. Alla crescita straniera nel corso del 2000 hanno contribuito sia il saldo naturale, ampiamente positivo, sia, e in modo ancora più determinante, il saldo migratorio con l’estero, legato non solo ai normali flussi di ingresso nel nostro Paese, ma anche alle nuove presenze regolarizzate con il provvedimento del 16 ottobre 1998. È probabile infatti che i regolarizzati abbiano ottenuto il permesso di soggiorno nel corso del 1999 e che nel 2000 abbiano completato il processo di stabilizzazione tramite l’iscrizione alle anagrafi cittadine. È importante sottolineare che solo grazie all’aumento della popolazione straniera i residenti in Italia nel 2000 crescono, anche se appena dello 0,3%. Il saldo naturale 1 La popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2001, Istat (2001). 259 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ negativo della popolazione italiana, soprattutto nel Nord e nel Centro Italia, dove si registrano i valori negativi più elevati in valore assoluto, viene infatti attenuato da quello ampiamente positivo degli stranieri. Tabella 6.1 - Stranieri residenti in Italia al 31-12-2000, variazione 1999-2000 e tassi di incidenza Totale stranieri Stranieri minorenni Residenti 31-12-2000 Variazione 1999-2000 Incidenza su Residenti popolazione 31-12-2000 uomini 792.591 +14,8% 2,8% donne 671.998 +15,8% 2,3% totale 1.464.589 +15,3% 2,5% Variazione 1999-2000 Incidenza su stranieri 145.545 +20,8% 18,4% 132.431 +21,1% 19,7% 277.976 +20,9% 19,0% fonte: elaborazione OPML su dati Istat All’interno della popolazione straniera i minorenni risultano essere la componente di gran lunga più dinamica con una variazione rispetto al 1999 pari a +20,9%, nettamente superiore rispetto a quella dei residenti stranieri nel complesso (+15,3%). Grazie a ciò la percentuale di incidenza dei minori sul totale della popolazione straniera cresce di un punto passando dal 18,1% al 19%. Questo elemento relativo alla crescita dei minori insieme all’aumento sempre maggiore delle donne all’interno dei flussi migratori è strettamente legato ad un discorso di ricongiungimento familiare. Ciò significa che la componente straniera in Italia sta acquisendo caratteristiche e connotazioni più stabili e di maggior inserimento nel contesto economico e sociale del nostro Paese, in quanto sempre più contraddistinta dalla presenza di nuclei familiari. Grafico 6.1 - Stranieri residenti in Italia al 31-12-2000 per ripartizione geografica e Migliaia per genere 600 500 400 300 200 100 0 Nord Ovest Nord Est maschi fonte: elaborazione OPML su dati Istat 260 Centro femmine Sud totale Isole LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Come evidenzia il Grafico 6.1, un terzo (489.038) degli stranieri residenti in Italia vive nel Nord Ovest, seguito dal Centro con una quota pari al 28,5% (417.890) e dal Nord Est che ospita il 22,7% (332.034) degli immigrati residenti. In coda si posizionano il Sud, dove risiede solo il 9,7% (142.587) degli stranieri, e le Isole, che accolgono il 5,7% (83.040). Tali percentuali indicano chiaramente la scelta di opportunità prettamente economico-professionali che gli immigrati effettuano nel decidere in quali ambiti territoriali vivere. Il Nord offre decisamente maggiori possibilità di trovare lavoro se confrontate con la difficile situazione occupazionale del sud. È però interessante notare come nel Dossier statistico immigrazione 2001 della Caritas di Roma emerga che, se è vero che le percentuali di lavoratori dipendenti iscritti all’INPS toccano i valori più alti nel Centro-Nord e quelli più bassi nel Meridione (in particolare in Campania e in Calabria), sono invece più numerosi nel Sud rispetto al Nord gli immigrati iscritti all’INPS come lavoratori autonomi. In rapporto alla popolazione residente nelle diverse ripartizioni geografiche, l’incidenza della popolazione straniera è più alta nel Centro (3,7%), seguito dal Nord Ovest (3,2%) e dal Nord Est (3,1%). Decisamente più bassi i valori nelle Isole (1,2%) e al Sud (1%). Dal punto di vista della distribuzione in Italia degli immigrati residenti per appartenenza geografica si osserva, nella tabella seguente, la preponderanza di persone provenienti dall’Europa centro-orientale, che rappresentano il 28,4% del totale. Si tratta in effetti di popolazioni i cui flussi di immigrazione sono cresciuti maggiormente negli ultimi anni, scavalcando così altre comunità tradizionalmente più presenti, quali quelle nord africane. Tabella 6.2 - Stranieri residenti in Italia al 31-12-2000 e variazione 1999-2000 per area geografica di provenienza e genere EUROPA unione europea europa centro-orientale altri paesi europei AFRICA africa settentrionale africa occidentale africa orientale africa centro-meridionale ASIA asia occidentale asia orientale asia centro-meridionale AMERICHE america settentrionale america centro-meridionale ALTRI (Oceania+apolidi) TOTALE 586.161 Variazione 1999-2000 +17,6% % di colonna 40,0% 153.825 416.861 +3,6% +24,7% 10,5% 28,4% Uomini Donne Totale 295.505 290.656 64.378 224.105 89.447 192.756 7.022 8.453 15.475 +0,1% 1,1% 301.657 161.318 462.975 +12,5% 31,6% 210.898 71.164 97.411 36.650 308.309 107.814 +12,6% +15,0% 21,0% 7,4% 14.221 5.374 23.013 4.244 37.234 9.618 +4,4% +15,7% 2,5% 0,7% 146.625 127.321 273.946 +15,9% 18,7% 15.726 65.887 8.084 82.035 23.810 147.922 +4,6% +14,5% 1,6% 10,1% 65.012 37.202 102.214 +21,1% 7,0% 46.975 90.733 137.708 +13,9% 9,4% 10.615 36.360 11.009 79.724 21.624 116.084 +3,1% +16,2% 1,5% 7,9% 1.829 1.970 3.799 +4,8% 0,3% 792.591 671.998 1.464.589 +15,3% 100% fonte: elaborazione OPML su dati Istat 261 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Anche per il 2000 si assiste ad una maggior crescita dell’Est europeo: la variazione percentuale rispetto al 1999 è di +24,7% ed è soprattutto legata all’aumento dei rumeni. Basti pensare che la Romania passa, nella graduatoria delle 10 cittadinanze più frequenti in Italia, dal settimo posto del 1999 al quarto posto del 2000 con una crescita del 49,7% (20.675 individui in più). Dopo l’Europa Centro-orientale l’incremento maggiore nei confronti del 1999 interessa l’Asia Centro-meridionale (+21,1%) che però rappresenta solo il 7% del totale delle presenze straniere. Gli immigrati provenienti dal Nord Africa costituiscono il gruppo più numeroso dopo quello dell’Est Europa, con una quota percentuale sul totale del 21%, ma con una variazione sul 1999 nettamente più contenuta e limitata ad un +12,6%. Il Piemonte conta al 31 dicembre del 2000 107.478 stranieri residenti. La regione si colloca al sesto posto in Italia con una quota sul totale pari al 7,3% e al secondo posto all’interno del Nord Ovest, con il 22% (prima è la Lombardia con il 69,7%). La presenza straniera si concentra nella provincia di Torino, dove risiede il 50,4% del totale della popolazione straniera residente in Piemonte, pari a 54.214 individui. Al secondo posto s’inserisce Cuneo con 15.961 stranieri, mentre la provincia piemontese che registra il numero più basso di immigrati residenti è il VerbanoCusio-Ossola con 2.873 individui. Grafico 6.2 - Stranieri residenti in Piemonte al 31-12-2000 per provincia Asti 5,5% Alessandria 9,4% Cuneo 14,9% VCO 2,7% Torino 50,4% Novara 8,3% Biella 4,5% Vercelli 4,3% fonte: elaborazione OPML su dati Istat Se però si analizza il dato relativo al rapporto tra stranieri e popolazione complessiva sono le province di Cuneo e Asti a presentare le percentuali di maggior incidenza della componente straniera, con tassi rispettivamente del 2,9% e del 2,8%. In questa graduatoria Torino si posiziona al penultimo posto (insieme ad Alessandria) con una percentuale del 2,4%, inferiore, anche se di poco, alla media regionale del 2,5%. Da notare che se si considera solo Torino città tale percentuale sale al 4,1%. 262 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ 1.2 GLI STRANIERI IN PROVINCIA DI TORINO Per quanto concerne la provincia di Torino verranno presentati alcuni dati riguardanti sia gli stranieri iscritti alle anagrafi comunali sia i titolari di permesso di soggiorno2, con un approfondimento, solo relativamente ai residenti, a livello disaggregato per singoli Centri per l’Impiego. Bisogna tenere presente che i dati sui residenti e sui soggiornanti non coincidono e che il loro confronto non è immediato. I primi rappresentano la componente più stabile dell’immigrazione straniera, quella cioè maggiormente radicata sul territorio, mentre i permessi di soggiorno ci permettono di valutare altre informazioni, quali i flussi annuali e le motivazioni di ingresso nel nostro Paese. Il confronto anche numerico tra le due tipologie di immigrati è di difficile attuazione. Infatti, da una parte gli stranieri con regolare permesso di soggiorno possono, per motivi diversi, non prendere alcuna residenza, dall’altra i residenti possono avere un permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di una provincia diversa da quella dove vivono. Non solo, ma bisogna anche evidenziare che relativamente ai soggiornanti, i minori stranieri sono titolari di permesso solo se si trovano in Italia da soli, altrimenti vengono iscritti nel documento di un genitore, rimanendo così esclusi dal conteggio del numero totale dei permessi. D’altra parte le anagrafi comunali spesso possono registrare un numero di residenti immigrati gonfiato a causa della mancata cancellazione degli stranieri che si trasferiscono senza segnalarlo. Nel grafico successivo (Grafico 6.3), riguardante il trend degli stranieri residenti in provincia dal 1993 al 2000 in base al genere, l’osservazione più rilevante è che anche la provincia di Torino conferma la caratteristica distintiva dei flussi d’immigrazione più recenti, ossia il riequilibrio nel genere, sintomo di una generale tendenza alla stabilità e al radicamento sul territorio. Nel periodo considerato infatti le donne straniere residenti sono triplicate (da 8.541 sono passate a 25.585), mentre gli uomini sono aumentati poco più del doppio (da 12.146 a 28.629). Se nel 1993 le donne rappresentavano il 41,3% del totale contro il 58,7% maschile, nel 2000 esse raggiungono il 47,2% a fronte del 52,8% degli uomini. Come si è accennato all’inizio, anche il dato relativo ai minori fornisce delle informazioni rispetto all’aumento dei ricongiungimenti familiari e quindi alla maggiore integrazione della componente straniera. Confrontando il 1999 e il 2000 registriamo anche in provincia di Torino, così come già evidenziato a livello nazionale, una crescita dei minori (+17,8%) superiore a quella della popolazione straniera nel complesso (+16,1%), anche se per l’Italia lo scarto tra i due incrementi risulta molto più ampio. 2 Il permesso di soggiorno è un documento che autorizza i cittadini stranieri a soggiornare in Italia. Esso deve essere richiesto entro 8 giorni dall’ingresso in Italia e la sua validità varia a seconda del motivo per cui viene rilasciato: - massimo 3 mesi per visite, affari e turismo - massimo 9 mesi per lavoro stagionale - massimo 1 anno per studio o formazione - massimo 2 anni per lavoro autonomo, subordinato e per ricongiungimenti familiari 263 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Grafico 6.3 - Andamento degli stranieri residenti in provincia di Torino per genere 70% 60% 58,7% 57,1% 55,8% 56,2% 55,8% 54,2% 53,2% 52,8% 46,8% 47,2% 1999 2000 50% 40% 41,3% 42,9% 44,2% 43,8% 44,2% 1995 1996 1997 45,8% 30% 1993 1994 maschi 1998 femmine fonte: elaborazione OPML su dati Istat Passando ai dati che la Questura di Torino ha fornito relativamente ai permessi di soggiorno rilasciati in provincia al 31 dicembre del 20013, questi ammontano a 47.598, di cui 44.237 di cittadini immigrati extra-comunitari e 3.361 di cittadini provenienti da Paesi dell’Unione Europea. Rispetto all’anno precedente si osserva per entrambe le tipologie una flessione (-10,1% per i soggiornanti extra-comunitari e -13,5% per quelli dell’Unione Europea) dovuta però al fatto che il 2000 registrava appieno l’effetto del decreto di regolarizzazione del 1998. Nei confronti del 1999 i soggiornanti aumentano, ma solo nella componente extra-comunitaria (+26,5%). Per quanto concerne le fasce d’età, si può dire che la maggior parte degli stranieri con permesso di soggiorno (al 31/12/2001) ha un’età compresa tra i 31 e i 50 anni: la quota è del 55,5% tra gli stranieri extra-comunitari e del 62,9% tra i comunitari. La seconda fascia più consistente è quella degli individui tra i 18 e i 30 anni, che rappresentano rispettivamente il 34,5% e il 22,9%. In particolare questa fascia di età è maggioritaria tra i cittadini provenienti dall’Albania (49,3%). Infine la quota di minorenni titolari di permesso di soggiorno proprio4 è più consistente nel caso degli extra-comunitari (3,6%) e nettamente più limitata nel caso degli stranieri comunitari (0,7%). Considerando i cittadini extra-comunitari si osserva che rispetto al 1999 (tralasciamo il confronto con il 2000 per i motivi sopra esposti di gonfiamento numerico conseguente alla regolarizzazione) le prime 10 nazionalità per numero di permessi di soggiorno rilasciati rimangono le stesse anche nel 2001, con alcune variazioni nella graduatoria interna (Tabella 6.3). 3 Rapporto 2001, Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri in provincia di Torino (giugno 2002). I minori titolari di permesso di soggiorno sono quelli giunti in Italia non accompagnati dai genitori, oppure coloro che, residenti in Italia, richiedono il rilascio del permesso per l’ottenimento del libretto di lavoro a 15 anni. 4 264 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Le nazioni che rispetto al 1999 subiscono una flessione sono le Filippine e il Senegal, tutte le altre aumentano, soprattutto quelle dell’Est europeo: l’Albania cresce del 68,2% e la Romania addirittura del 149%. Quest’ultima aumenta dunque il suo peso sul totale (raggiungendo il 15,6%, contro l’8% del 1999) e si avvicina notevolmente al Marocco, che rappresenta ancora la nazione con la quota maggiore di permessi di soggiorno (25,8%, ma nel 1999 tale quota era del 28,4%). Nel Grafico 6.4 emerge chiaramente che, tra le motivazioni del rilascio del permesso, il lavoro è preponderante ed è quello che subisce il maggior incremento, ma in realtà la sua crescita esplosiva è in parte legata alle differenti forme con cui la Questura ha fornito questi dati nel 1999 e nel 2001. Tabella 6.3 – Permessi di soggiorno Grafico 6.4 – Motivi dei permessi di soggiorno 1999 e 2001. Cittadinanze extra-UE 1999 e 2001. Prime dieci cittadinanze extra-UE 1999 Variaz. 99-01 2001 Marocco 9.943 Marocco 11.421 +14,9% Romania 2.780 Romania 6.922 +149% Albania 2.395 Albania 4.028 +68,2% Perù 2.147 Perù 2.871 +33,7% Filippine 1.824 Cina pop. 2.128 +25,5% Cina pop. 1.695 Filippine 1.703 Senegal 1.157 Nigeria 1.287 +20,8% Brasile 1.110 Brasile 1.225 +10,4% Nigeria 1.065 Egitto 1.155 +32,0% Egitto 875 Senegal 1.120 35 30 25 20 15 -6,6% -3,2% 10 5 0 Lavoro Fam iglia Studio 1999 Turism o A ltri 2001 fonte: elaborazione OPML su dati della Questura di Torino Infatti, mentre nel 1999 nella voce lavoro rientrava esclusivamente il lavoro subordinato e tutti gli altri tipi di motivazione legati al lavoro (in attesa di occupazione, per lavoro autonomo, ecc…) erano inclusi nella voce altri, nel 2001 la definizione lavoro si riferisce a tutte le differenti tipologie, di cui non viene fornita una scomposizione né in valore assoluto, né in percentuale. Tale scomposizione tuttavia è stata data per i permessi di soggiorno relativi al 2000, da cui si ricava che, rispetto all’indicazione generale lavoro, la motivazione lavoro subordinato rappresenta il 72,6%. È presumibile che tale percentuale nel 2001 rimanga quantomeno uguale, se non diventi addirittura più ampia (nel già citato Dossier della Caritas 2001 viene infatti confermata la crescita costante, soprattutto al Nord, dei lavoratori dipendenti iscritti all’INPS). Pertanto, a partire da questo dato, è possibile ricavare una stima del numero dei permessi di soggiorno rilasciati nel 2001 per lavoro dipendente e calcolare il peso di questi sul totale complessivo dei 265 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ permessi di soggiorno. Si può così verificare che il lavoro subordinato rappresenta il motivo più frequente e supera la metà del totale dei permessi di soggiorno (51,6%). Anche i motivi familiari crescono (+23%): nel 2001 sono legati a 10.174 permessi e in alcuni casi (Russia, Stati Uniti) rappresentano la motivazione più frequente. Sono invece in decisa frenata sia i permessi per studio che quelli per turismo. Nel 2001 nella provincia di Torino il numero di cittadini stranieri provenienti dall’Unione Europea titolari di permesso di soggiorno risulta in calo rispetto al 1999 dell’8,2% e si attesta su 3.361 permessi. Tra le prime 10 cittadinanze solo la Spagna, l’Olanda e il Belgio crescono rispetto al 1999, mentre la diminuzione più ampia spetta all’Inghilterra e alla Grecia (Tabella 6.4). Pur essendo anch’essa in calo, la Francia mantiene il primo posto e rappresenta nel 2001 una quota di permessi (sul totale comunitario) pari al 31,8%. Anche in questo caso (Grafico 6.5) più della metà dei permessi di soggiorno sono rilasciati per motivi di lavoro (51,4%), unica tipologia in crescita rispetto al 1999 (+56,6%). Valgono anche qui le considerazioni esposte in precedenza relativamente alla forma con cui sono stati forniti i dati nei due diversi anni. Analogamente a quanto già fatto rispetto agli extracomunitari, possiamo stimare il peso del lavoro subordinato, confermando che anche per gli stranieri dell’Unione Europea rappresenta la quota più ampia con un valore pari al 39,2%. Tabella 6.4 – Permessi di soggiorno 1999 e 2001. Prime dieci cittadinanze UE 1999 Francia 2001 1.155 Francia Grafico 6.5 – Motivi dei permessi di soggiorno 1999 e 2001. Cittadinanze UE Variaz. 99-01 2.000 1.800 1.069 -7,4% 1.600 Inghilterra 738 Inghilterra 580 -21,4% 1.400 Spagna 545 Spagna 562 +3,1% 1.200 Germania 465 Germania 454 -2,4% 1.000 Olanda 129 Olanda 141 +9,3% Portogallo 127 Portogallo 113 -11,0% Belgio 98 Belgio 101 +3,1% 600 Grecia 90 Grecia 73 -18,9% 400 Svezia 78 Svezia 70 -10,3% 200 Austria 70 Austria 58 -17,1% 0 800 Lavoro Fam iglia Studio 1999 Turism o A ltri 2001 fonte: elaborazione OPML su dati della Questura di Torino 1.3 GLI STRANIERI NEI TREDICI CENTRI PER L’IMPIEGO Tornando ai dati sui cittadini stranieri residenti per verificare la loro distribuzione all’interno dei tredici bacini territoriali individuati dai Centri per l’Impiego, si delinea in modo abbastanza netto l’importanza che Torino ha nel contesto provinciale. 266 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Il capoluogo ospita nel 2000 il 68,4% degli immigrati presenti nella provincia (vedi Tabella 6.5). Si tratta sicuramente di una percentuale alta, che però risulta ogni anno in leggera flessione: nel 1999 era pari al 69,4% e nel 1998 al 70,4%. Dopo Torino, gli stranieri residenti si concentrano maggiormente nella zona di Moncalieri (5,5%), dove si registra anche una delle variazioni più ampie rispetto al 1999 (+24,8%), nel pinerolese (3,5%), nell’eporediese (3,2%) e nella Valle di Susa (3,1%). Quest’ultima rappresenta un’area a forte attrazione e ne è prova il dato relativo all’incidenza della popolazione straniera sul totale della popolazione residente (1,9%) che risulta essere la più alta, naturalmente dopo quella del capoluogo (4,1%). Il dato relativo a Torino, dove circa 1 residente su 25 è straniero, è più alto di quello provinciale e nazionale, ma facendo il confronto con le altre grandi città italiane scopriamo che il capoluogo torinese ha una percentuale di incidenza degli stranieri largamente inferiore a quella non solo di Milano (9%) e Roma (6,4%), ma anche di altre città più piccole, caratterizzate da una forte tradizione di attrazione della componente immigrata, come Brescia (6,5%) o Verona (4,9%). Tabella 6.5 - Stranieri residenti al 31-12-2000, variazione 1998-1999 e 1999-2000, tasso di incidenza per Cpi Variazione Stranieri residenti v.a. % (di colonna) 1998-1999 1999-2000 % uomini Incidenza su popolazione Torino Rivoli Venaria Ciriè Settimo Chivasso Cuorgnè Ivrea Susa Pinerolo Chieri Moncalieri Orbassano 37.185 1.349 703 1.108 964 913 1.013 1.734 1.655 1.898 1.386 2.973 1.333 68,4% 2,5% 1,3% 2,0% 1,8% 1,7% 1,9% 3,2% 3,1% 3,5% 2,6% 5,5% 2,5% +10,9% +10,7% +20,4% +22,3% +18,2% +15,0% +23,3% +12,2% +11,7% +15,4% +23,8% +16,8% +18,3% +14,8% +8,5% +19,4% +18,1% +29,2% +18,1% +23,7% +12,9% +16,6% +20,2% +18,0% +24,8% +20,9% 54,3% 43,8% 45,2% 49,8% 46,9% 49,4% 51,5% 48,1% 54,9% 53,1% 50,2% 50,2% 47,3% 4,1% 0,9% 0,9% 1,0% 0,9% 1,2% 1,6% 1,4% 1,9% 1,4% 1,6% 1,6% 1,2% PROVINCIA 54.214 100% +12,5% +16,1% 52,8% 2,4% fonte: elaborazione OPML su dati Istat Torino città si caratterizza per avere una sovrarappresentazione maschile, rispetto sia al dato provinciale sia, anche se di poco, a quello nazionale (54,1%). In realtà nel 1998 la percentuale di uomini era ancora più alta (56,2%), ma nei due anni successivi le donne sono cresciute di più, guadagnando 1,9 punti percentuali. Oltre che nel capoluogo, una forte rilevanza maschile si registra anche a Susa e a Pinerolo. Ciò che accomuna questi tre bacini territoriali è la notevole presenza di 267 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ cittadini di origine marocchina5, caratterizzati ancora da flussi di immigrazione prevalentemente maschili. A Susa inoltre si segnala l’esistenza di una rilevante comunità albanese a maggioranza maschile (65%), mentre il Cpi di Pinerolo è caratterizzato da percentuali elevate di uomini tra i cinesi e da una certa consistenza di cittadini, in prevalenza uomini, provenienti dal Regno Unito. Sono invece contraddistinti da una preponderanza di donne Rivoli, Venaria, Settimo, Orbassano, Ivrea, Chivasso e Ciriè, con valori nettamente superiori al dato della provincia. Tra questi Centri possiamo evidenziare Rivoli per una percentuale sorprendentemente alta di donne marocchine (46,8% a Rivoli, 34,3% in provincia) e per una consistente presenza femminile tra gli jugoslavi. L’alta percentuale femminile complessiva a Venaria è invece legata alle cittadinanze peruviana, francese, spagnola e brasiliana. Chivasso, Ivrea e Ciriè, infine, si contraddistinguono per avere tra i rumeni (che così come i marocchini e gli albanesi solitamente sono a prevalenza maschile) percentuali femminili maggioritarie (51,4% a Chivasso, 51,9% a Ivrea e 51,8% a Ciriè). Nel grafico seguente è interessante rilevare che a Orbassano, Ciriè, Chivasso e Ivrea in cui, come si è appena visto, si registrano quote elevate di donne, si assiste negli ultimi anni ad un fenomeno di riequilibrio del genere di tendenza opposta a quanto osservato a Torino: tra il 1998 e il 2000 gli uomini fanno segnare percentuali di crescita più elevate di quelle relative alle donne. Grafico 6.6 - Stranieri residenti nei Cpi della provincia: variazioni % 1998-2000 per genere 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% Moncalieri Chieri Pinerolo Susa Ivrea femmine Orbassano maschi Cuorgnè Chivasso Settimo Ciriè Venaria Rivoli Torino 0% fonte: elaborazione OPML su dati Istat 5 Un approfondimento relativo alle cittadinanze maggiormente presenti nei vari Cpi viene affrontato in conclusione del presente paragrafo. 268 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ In provincia di Torino il rapporto percentuale tra minori e popolazione straniera è del 18,7% (solo 0,3 punti al di sotto del dato nazionale) e oscilla significativamente tra un Cpi e l’altro. Vi è un gruppo di Centri (Torino, Rivoli, Settimo, Chivasso, Susa, Pinerolo e Chieri), che presenta un rapporto di incidenza di minori stranieri compreso tra il 17% e il 20%. Tra questi Rivoli si caratterizza per una netta variazione negativa (di 3,5 punti percentuali) rispetto al tasso del 1999, variazione che è legata ad una diminuzione in valore assoluto dei minorenni residenti in questa zona. A Venaria e ad Ivrea si hanno i valori percentuali più bassi (tra il 14% e il 17%), mentre tassi significativamente superiori (tra il 20% e il 23%) si registrano nella cintura sud di Torino, e precisamente a Orbassano e a Moncalieri. Al di sopra di tutti si posiziona però Cuorgnè, la cui incidenza di minori sulla popolazione residente straniera è pari al 24,8%, di ben 6 punti percentuali superiore al tasso provinciale. Analizzando le nazionalità straniere presenti in provincia si contano ben 151 diverse etnie. Come per il dato nazionale l’incremento più significativo nel 2000 riguarda sicuramente gli stranieri provenienti dall’Europa Centro-orientale (+34,4%), che rappresentano ormai il secondo gruppo più numeroso dopo i nord-africani (Tabella 6.6). Un tasso di crescita abbastanza alto (influenzato però da valori assoluti più piccoli) si rileva anche per l’Asia centro-meridionale (+25,3%), a causa soprattutto dell’aumento di specifiche comunità (indiani e pakistani) residenti in particolare in alcuni bacini del territorio provinciale (Moncalieri, Settimo). Tabella 6.6 - Stranieri residenti in provincia di Torino al 31-12-2000 e variazione 19992000 per area geografica di provenienza EUROPA unione europea europa centro-orientale altri paesi europei AFRICA africa settentrionale africa occidentale africa orientale africa centro-meridionale ASIA asia occidentale asia orientale asia centro-meridionale AMERICA america settentrionale america centro-meridionale ALTRI (Oceania+apolidi) Stranieri residenti Variazione v.a. % (di colonna) 1999-2000 19.840 36,6% +23,9% 5.203 9,6% +3,5% 14.314 26,4% +34,4% 323 0,6% -3,0% 21.563 39,8% +11,0% 16.030 29,6% +11,2% 3.583 6,6% +14,9% 1.348 2,5% 602 1,1% +8,9% 6.153 11,3% +11,5% 901 1,7% +5,5% 4.698 8,6% +11,3% 554 1,0% +25,3% 6.606 12,2% +16,0% 430 0,8% +7,2% 6.176 11,4% +16,6% 52 0,1% - % uomini 1999 2000 48,8% 50,0% 40,4% 40,2% 52,7% 53,5% 50,5% 52,0% 63,7% 62,1% 68,6% 66,9% 55,6% 53,4% 32,0% 31,5% 57,0% 54,8% 49,6% 49,8% 68,7% 66,6% 45,5% 46,1% 51,1% 54,2% 33,6% 33,7% 53,1% 53,5% 32,1% 32,3% 44,2% 40,4% TOTALE 54.214 53,2% 100% +16,1% 52,8% fonte: elaborazione OPML su dati Istat 269 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Più limitati, ma comunque significativi, sono gli incrementi di stranieri provenienti dall’America centro-meridionale (+16,6%), dall’Africa settentrionale (+11,2%) e occidentale (+14,9%), dall’Asia orientale (+11,3%). L’unica area per cui si registra invece un rallentamento nel flusso migratorio è quella dei paesi dell’Europa occidentale non appartenenti all’Unione Europea (-3%). Da notare infine che in quelle comunità dove nel 2000 è ancora elevata la differenza nella composizione di genere a favore degli uomini (Africa settentrionale, Asia occidentale), la percentuale maschile è però in calo rispetto all’anno precedente, confermando quindi quel processo di riequilibrio nel genere di cui si è detto in precedenza. Nonostante la notevole frammentazione di nazionalità presenti, il livello di diversificazione etnica e di policentrismo culturale nella provincia di Torino è decisamente più basso di quello che si registra a livello nazionale. Infatti, se in Italia i primi cinque gruppi più numerosi6 rappresentano il 42,2% del totale e i primi dieci il 60,1%, in provincia abbiamo invece una percentuale largamente superiore alla metà già per le prime cinque comunità (59,8%), che sale al 74,6% se si considerano le prime dieci. Un livello leggermente più alto di dispersione caratterizza il capoluogo torinese, dove il dato relativo alle cinque nazionalità più numerose presenta una percentuale del 57,7%, più bassa dunque di quella provinciale, mentre nel resto della provincia sale fino al 64,7%. Quella marocchina è la cittadinanza maggioritaria in tutti i Cpi tranne Chieri, Ciriè e Venaria (vedi Tavola 6.1 in Appendice); inoltre il gruppo formato dai cittadini provenienti dal Marocco, dalla Romania e dall’Albania è presente nei primi tre posti in tutti i bacini territoriali, tranne che a Cuorgnè (dove la Cina si inserisce al terzo posto davanti alla Romania) e a Torino. Nel capoluogo è molto forte la componente peruviana, che si trova al terzo posto (davanti all’Albania) ed è caratterizzata da un’alta percentuale di donne (67,1%). La particolare rilevanza a Torino di questa comunità prevalentemente femminile, così come per quella filippina che si posiziona al sesto posto, è collegata alle maggiori opportunità di sbocchi occupazionali offerti dal contesto urbano nell’ambito dei lavori domestici, dei servizi alla persona e dell’assistenza agli anziani. Si può nuovamente ribadire come complessivamente nella provincia i rumeni siano gli immigrati con i più alti tassi di incremento (+59,2%), insieme agli albanesi (+35,2%). L’Europa orientale rappresenta infatti un’area geografica di immigrazione relativamente recente se confrontata con altre più tradizionali, come ad esempio il Nord Africa, ma caratterizzata da ritmi di crescita piuttosto elevati. Se analizziamo più da vicino i Cpi della provincia escludendo il capoluogo, si può evidenziare la presenza abbastanza costante, anche se generalmente in calo, dei cittadini provenienti dalla Bosnia-Erzegovina e dalla Jugoslavia (o da entrambe). In particolare è significativa la presenza bosniaca a Chieri e a Chivasso, mentre quello jugoslavo nel 1999 rappresentava addirittura il primo gruppo nazionale a Rivoli e nel 6 In questa parte si considereranno solo le nazionalità provenienti da Paesi al di fuori dell’Unione Europea. 270 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ 2000, pur subendo una consistente flessione (-59,8%), rimane comunque ancora al quarto posto, staccato di pochissimo dall’Albania. Quest’ultima nazionalità invece si concentra particolarmente a Susa, dove rappresenta ben il 30,6% degli stranieri ivi residenti: presumibilmente ciò si ricollega al fatto che la Val di Susa rappresenta una delle aree in cui furono creati centri di accoglienza per i primi profughi albanesi nel 19917. Per concludere, anche se si tratta di valori assoluti piuttosto bassi, segnaliamo che cinque Cpi (Chieri, Ciriè, Ivrea, Rivoli e Susa) presentano tra le prime dieci nazioni gli Stati Uniti, e altrettanto diffusa è la Polonia (Cuorgnè, Settimo, Rivoli, Ivrea e Susa). Orbassano si caratterizza invece per una maggiore presenza di etnie africane, dal momento che oltre al Marocco troviamo la Nigeria, il Ghana e la Repubblica Democratica del Congo. Da segnalare infine la comunità argentina nelle zone di Pinerolo e di Venaria, quella indiana a Moncalieri e quella pakistana a Settimo. 2. L’offerta di lavoro 2.1 INTRODUZIONE Il dato relativo allo stock (per la distinzione tra flusso e stock si veda il Capitolo 4) degli extra-comunitari iscritti nelle liste di disoccupazione dei Centri per l’Impiego non è in grado di dare una stima numerica realistica dei lavoratori immigrati disoccupati e concretamente in cerca di occupazione. Le cause principali risiedono in quelle problematiche che sono state esplicitate e che, lo ribadiamo, fanno sostanzialmente riferimento a: mancata cancellazione dalle liste di coloro che lavorano come autonomi o parasubordinati mancata cancellazione di coloro che vengono assunti con contratti part-time fino a 20 ore settimanali, o con contratti a termine di durata inferiore a 365 giorni nell’anno solare presenza nelle liste di persone che non cercano attivamente un lavoro mancata revisione annuale delle liste possibilità per le persone di cercare un lavoro tramite canali diversi, che possono anche non includere il Cpi Poiché il presente capitolo rappresenta un approfondimento su una particolare fascia di utenza dei Cpi, viene riproposta l’analisi dei risultati degli interventi realizzati dall’Amministrazione provinciale (il servizio di preselezione e la rilevazione postale) in attuazione del Decreto Legislativo n. 181/2000, ma limitata ai dati specifici sugli extra-comunitari. In questo modo si potrà fornire per i non comunitari una descrizione 7 La presenza degli stranieri in Piemonte. Un aggiornamento della situazione, Enrico Allasino, INFORMAIRES – Anno XII, N.24 - Ottobre 2001. 271 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ delle caratteristiche delle persone immediatamente disponibili a lavorare rilevate dai Cpi. Così come già effettuato nel Capitolo 4, si ritiene utile fare un confronto tra i dati dello stock e i dati dei disponibili al lavoro, per verificare l’eventuale congruenza o difformità dei dati stessi relativamente a due variabili fondamentali: genere ed età. Per quanto concerne il genere va evidenziato che si passa da una maggioranza di uomini presente nello stock (55%) ad un’ampia prevalenza di donne tra i disponibili (61%). In effetti lo stock e l’insieme dei disponibili non individuano lo stesso gruppo di persone dal momento che i soggetti iscritti alle liste dei Cpi, lo ribadiamo nuovamente, per questioni di carattere amministrativo e burocratico non sono indicativi delle persone alla ricerca immediata di un’occupazione. La composizione di genere dello stock nel caso degli extra-comunitari riflette, più che altro, la presenza sul territorio dei residenti e tale presenza è ancora caratterizzata da una netta preponderanza maschile (nonostante il crescente riequilibrio del genere descritto nel paragrafo precedente). Inoltre in provincia di Torino le nazionalità maggiormente presenti sono quelle di religione islamica, nelle quali le donne difficilmente ricercano un lavoro al di fuori della casa e della famiglia. D’altra parte invece, tramite il servizio di preselezione e la rilevazione postale si è individuato un insieme di persone che hanno dichiarato la loro effettiva e immediata disponibilità a lavorare. Tra questi soggetti, così come già osservato nel Capitolo 4 dedicato ai disponibili complessivi, sono le donne ad emergere come elemento debole, confermando sostanzialmente l’immagine di un mercato del lavoro molto più accessibile da parte della componente maschile rispetto a quella femminile. Relativamente alle fasce d’età, si registra una tendenza simile tra stock e disponibili, in quanto entrambi segnalano un’ampia maggioranza di ultratrentenni (65,9% tra i disponibili e 67,4% nello stock). Si invertono invece i pesi percentuali delle due fasce d’età più giovani: le persone con un’età compresa tra i 25 e i 29 anni rappresentano il secondo gruppo più consistente nello stock, mentre tra i disponibili vengono superati dai giovani con meno di 25 anni. 2.2 GLI ISCRITTI AL SERVIZIO DI PRESELEZIONE 2.2.1 Caratteristiche socio-demografiche Gli stranieri non comunitari iscritti alla preselezione sono 891 (pari al 5,8% dei preselezionati) e presentano una distribuzione in base al genere e all’età diversa da quanto si rileva per gli iscritti italiani8 (vedi Tabella 6.7). La percentuale di uomini risulta infatti sensibilmente maggiore (41,9% contro il 34,7% degli italiani) fondamentalmente per i due motivi esposti poco sopra: da un lato la maggiore presenza sul territorio di residenti stranieri maschi, dall’altro la notevole consistenza numerica della comunità islamica, la cui componente femminile tradizionalmente non è in cerca di un’occupazione. Anche la distribuzione nelle fasce d’età appare differente, in quanto i non comunitari sono maggiormente concentrati tra i 26 e i 39 anni. Rispetto agli italiani 8 In realtà sul totale degli iscritti comunitari lo 0,3% non è di nazionalità italiana. 272 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ spicca la drastica riduzione dei preselezionati con più di 50 anni e dei giovani d’età compresa tra i 19 e i 25 anni. Ancora una differenza è presente nello stato civile, in quanto, al contrario di quanto accade tra gli italiani, la maggioranza (61,2%) degli stranieri qui presi in esame risulta coniugato. Analizzando più a fondo si scopre che questa inversione è dovuta esclusivamente alla componente maschile, nella quale lo status di libero non raggiunge la maggioranza come invece capita tra gli italiani. Come si è già avuto modo di dire, le maggiori possibilità offerte da una grande città fanno sì che Torino eserciti una forte attrazione, così ben il 38,3% dei non comunitari preselezionati appartengono al Cpi del capoluogo, mentre tra gli italiani la quota è del 18,1%. La cittadinanza più frequente è quella marocchina, che da sola copre il 36% delle preselezioni e si caratterizza per la prevalenza di uomini (vedi Tavola 6.2 in Appendice). Subito dopo ci sono quella rumena e quella albanese, la prima fortemente sbilanciata verso la componente femminile, la seconda un po’ più equilibrata, ma pur sempre a prevalenza femminile. Tabella 6.7 – Caratteristiche socio-demografiche degli stranieri iscritti alla preselezione: fasce d’età, Cpi e stato civile per genere (% di colonna) Fasce d'età fino a 18 da 19 a 25 da 26 a 29 da 30 a 39 da 40 a 49 50 e oltre totale Cpi Torino altri Cpi totale Stato civile libero/a coniugato/a divorziato/a separato/a vedovo/a convivente totale Totale (valori assoluti) cittadini non comunitari Totale Maschi Femmine 2,7 1,4 1,9 11,5 13,7 12,8 13,7 21,0 18,0 40,5 44,0 42,5 24,9 18,5 21,2 6,7 1,4 3,6 100 100 100 41,8 35,7 38,3 58,2 64,3 61,7 100 100 100 45,0 25,7 33,7 53,6 66,5 61,2 0,3 3,3 2,0 0,3 2,5 1,6 0,3 1,0 0,7 0,5 1,0 0,8 100 100 100 373 518 891 cittadini comunitari Totale Maschi Femmine 4,3 1,8 2,7 24,0 20,2 21,5 14,6 14,4 14,5 24,9 32,6 29,9 17,7 21,8 20,4 14,5 9,2 11,0 100 100 100 19,0 17,6 18,1 81,0 82,4 81,9 100 100 100 66,5 42,8 51,1 27,1 47,4 40,3 1,8 2,1 2,0 3,4 6,0 5,1 0,4 1,1 0,9 0,8 0,6 0,6 100 100 100 5.019 9.441 14.460 fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale 2.2.2 Caratteristiche relative all’istruzione e alla formazione Per quanto riguarda il livello di istruzione dei soggetti in esame poco si può dire, in quanto ci sono gravissimi problemi di riconoscimento dei titoli di studio acquisiti nel 273 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ paese d’origine. Come conseguenza si osserva una percentuale molto alta di persone con questo dato mancante (ben il 18,2% contro l’1,1% degli italiani), nonché una quota inverosimile di stranieri senza alcun titolo di studio (69,3% contro 1,5% degli italiani). Ci pare quindi inutile proseguire nel presentare le rimanenti informazioni relative al titolo di studio. Si pone invece il problema di trovare una soluzione affinché sia possibile recuperare un’informazione così importante. Passando a esaminare la frequenza dei corsi di formazione professionale ci troviamo nuovamente di fronte a valori critici: solo il 6,4% dichiara infatti di avere seguito almeno un corso. In questo caso però il mancato riconoscimento per motivi “burocratici” dovrebbe avere un’influenza decisamente inferiore rispetto a quanto accade per i titoli di studio, pertanto le cause di una così bassa percentuale vanno ricercate forse nella debolezza del sistema della formazione nei paesi d’origine e nella scarsa partecipazione ai corsi in Italia. 2.2.3 Caratteristiche relative alle competenze acquisite Lingue straniere Per quanto riguarda la conoscenza delle lingue straniere il dato relativo ai non comunitari appare almeno per una volta migliore di quello degli italiani: tra questi ultimi infatti ben il 60,6% dichiara di non avere competenze linguistiche, mentre tra gli stranieri la percentuale scende drasticamente al 34,3%. Questi valori in realtà sono viziati dal fatto che stiamo rilevando in parte anche la conoscenza della lingua di origine. In pratica capita che, per esempio, un cittadino marocchino indichi l’arabo tra le lingue straniere conosciute. Il concetto di “straniero” appare in quest’ottica riferito non al soggetto, ma al contesto. Emerge a questo punto il problema di come valutare chi non segnala la conoscenza di alcuna lingua, in quanto è evidente che almeno la lingua madre gli è nota. È probabile che siano intervenuti differenti criteri di inserimento dei dati tra un Centro e l’altro, pertanto l’informazione non appare omogenea. Tabella 6.8 – Competenze linguistiche degli stranieri iscritti alla preselezione: lingue (escluso l’italiano), grado e modalità di conoscenza Risposte Lingue francese straniere arabo inglese spagnolo rumeno albanese russo altre lingue Totale casi: 585 231 207 174 78 66 37 32 95 % sui casi 39,5 35,4 29,7 13,3 11,3 6,3 5,5 16,2 Risposte Grado di discreto conoscenza buono ottimo totale Modalità di istituti superiori conoscenza perm. all’estero madrelingua tecnico totale fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale 274 75 102 317 494 109 57 307 4 477 % sulle risposte 15,2 20,6 64,2 100 22,9 11,9 64,4 0,8 100 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Escludendo l’italiano, la lingua più diffusa tra i soggetti è il francese, parlato dal 39,5% degli iscritti (vedi Tabella 6.8), seguito da vicino dall’arabo (35,4%). La forte presenza di magrebini determina quindi le prime due lingue più diffuse, se si pensa che fino a pochi anni fa il francese era una lingua ufficiale di diversi paesi di lingua araba. A conferma di quanto detto prima, il livello di conoscenza è “ottimo” per oltre la metà delle lingue straniere indicate, e la modalità di apprendimento in assoluto più diffusa è “madrelingua”. Informatica Decisamente negativa appare la situazione se prendiamo in considerazione le competenze informatiche. Ci troviamo di fronte ad un dato peggiore di quanto registrato tra gli italiani. Ben l’85,4% dei soggetti (contro il 66,2% degli italiani) dichiara di non avere conoscenze informatiche, mentre soltanto il 10,8% sembra conoscere abbastanza bene lo strumento informatico, avendo specificato tre software o linguaggi di programmazione. Anche in questo caso sono i sistemi operativi e i programmi di office automation ad avere le percentuali più elevate, mentre meno frequenti sono le risposte che riguardano i programmi di grafica e web editing (3,7%), i linguaggi di programmazione (3,2%) e i programmi gestionali (1,2%). Tabella 6.9 – Conoscenze informatiche degli stranieri iscritti alla preselezione Informatica sistemi operativi linguaggi office automation gestionali/database grafica/web editing totale non comunitari % sulle Risposte risposte comunitari % sulle Risposte risposte 138 39,8 11 3,2 181 52,2 4 1,2 13 3,7 347 100 Totale casi: 130 6.094 46,3 400 3,0 6.042 45,9 249 1,9 382 2,9 13.167 100 Totale casi: 4.884 fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale 2.2.4 Caratteristiche relative all’iscrizione – anzianità, qualifica, grado della qualifica Rispetto a quanto osservato tra i cittadini italiani preselezionati, la distribuzione dei non comunitari nelle quattro possibili fasce di anzianità di iscrizione presenta maggiore equilibrio (Tabella 6.10). Nonostante ciò, anche in questo caso riscontriamo un’ampia maggioranza di soggetti (62,4%) iscritta da più di un anno al collocamento. Se poi si scompongono i dati in base al genere, ancora una volta si può verificare che la situazione più critica risulta essere quella femminile: il 34,6% delle donne presenta un’anzianità superiore ai 2 anni, contro il 26% degli uomini. 275 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Analizzando le qualifiche di iscrizione, che si riferiscono alle esperienze lavorative e formative pregresse dei soggetti o, in mancanza di esse, alle propensioni e preferenze personali, si evidenzia un’altissima concentrazione in un’unica categoria (molto più che tra i comunitari), rappresentata dal Personale non qualificato nell’industria, edilizia e miniere. Il 60,5% delle persone extra-comunitarie preselezionate è contraddistinto da tale qualifica, senza significative differenze di genere. Tabella 6.10 – Caratteristiche di iscrizione degli stranieri preselezionati: anzianità, qualifica e grado della qualifica per genere (% di colonna) non comunitari M F Totale Anzianità di iscrizione Qualifica professionale Grado della qualifica M comunitari F Totale fino a 6 mesi da 6 mesi a 1 anno da 1 a 2 anni oltre 2 anni totale personale non qualificato nella industria, edilizia e miniere 15,5 20,6 37,9 26,0 100 59,8 15,8 22,8 26,8 34,6 100 61,0 15,7 21,9 31,4 31,0 100 60,5 9,3 15,0 27,6 48,1 100 24,1 6,4 11,1 19,8 62,7 100 21,3 7,4 12,4 22,5 57,7 100 22,3 pers. non qual. nei servizi ricreativi, pulizie, lavanderie 3,2 12,4 8,5 0,8 2,7 2,0 servizi alla persona impiegati esecutivi d'ufficio operai ed artigiani metalmeccanici 1,6 4,0 9,9 8,5 5,8 0 5,6 5,1 4,2 1,0 10,5 9,7 4,4 18,1 0,6 3,2 15,4 3,8 tecnici intermedi di ufficio op. macc. fissi (lavorazioni in serie, addetti montaggio) 1,6 3,5 4,6 1,4 3,4 2,2 14,5 4,1 29,2 3,5 24,1 3,7 professioni dell'alberghiero, bar e ristorazione 2,4 1,5 1,9 3,0 2,7 2,8 altre qualifiche 14,0 100 4,8 100 8,6 100 32,3 100 17,5 100 22,7 100 0,8 6,2 18,0 66,4 8,6 100 0,6 2,3 11,2 64,8 21,1 100 0,7 3,9 14,0 65,6 15,8 100 3,3 21,0 32,6 28,7 14,4 100 5,3 16,1 32,8 30,1 15,7 100 4,6 17,8 32,8 29,6 15,2 100 373 518 891 5.019 9.441 14.460 totale dirigente/quadro/intermedio specializzato qualificato generico con poca o senza esperienza totale Totale (valori assoluti) fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale Segue, a distanza considerevole, il Personale non qualificato nei servizi ricreativi, pulizie, lavanderie (8,5%) e il Personale addetto ai servizi alla persona (5,6%). In queste ultime due qualifiche, che sappiamo essere tradizionalmente appannaggio della componente femminile, e in particolare extra-comunitaria, spicca ovviamente 276 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ una maggiore presenza delle donne. Tra di esse la percentuale di iscritte come Personale non qualificato nei servizi ricreativi, pulizie, lavanderie è il 12,4% (3,2% tra gli uomini), mentre il Personale addetto ai servizi alla persona rappresenta l’8,5% (1,6% tra gli uomini). Già dall’analisi delle qualifiche professionali di iscrizione risulta chiaro che l’utilizzo più frequente della forza lavoro straniera è legato a mansioni particolarmente logoranti (non solo fisicamente) e dequalificate, per le quali l’offerta fornita dai lavoratori italiani tende a ridursi. A conferma di quanto detto circa la bassa qualità del lavoro della componente immigrata si segnala che solo il 18,6% degli stranieri preselezionati indica un grado della qualifica uguale o superiore a “qualificato”, contro il 55,2% registrato tra gli italiani. Tra gli extra-comunitari la situazione delle donne appare particolarmente critica: le straniere infatti presentano livelli di qualificazione decisamente inferiori a quelli degli uomini, anche in considerazione del fatto che circa una su cinque ha poca o nessuna esperienza lavorativa. 2.2.5 Le disponibilità – orario di lavoro, mobilità territoriale, contratti Orario di lavoro Tendenzialmente gli iscritti non comunitari sono maggiormente disponibili degli italiani, soprattutto rispetto alle modalità di lavoro più logoranti (Tabella 6.11). Se infatti la percentuale di chi è disposto al lavoro normale è di soli due punti superiore a quanto registrato tra gli italiani, il divario diventa invece notevole quando si considerano le altre due modalità: ben il 77,3% degli extra-comunitari che hanno fornito un’indicazione si è reso disponibile a lavorare su turni (contro il 56,4% degli italiani), mentre il 38,1% dichiara di essere disposto al lavoro notturno (contro appena il 14,3%). Anche in questo caso i maschi sono tendenzialmente più disponibili delle femmine, soprattutto per quanto riguarda la modalità di lavoro che ostacola maggiormente la “conduzione” della famiglia: se scomponiamo infatti la disponibilità al lavoro notturno in base al genere osserviamo che la percentuale delle donne scende al 18,3%, mentre quella degli uomini è ben il 64,8%. Mobilità territoriale Nuovamente sono gli uomini a segnalare una maggiore disponibilità ma, al contrario di quanto accade per il tipo di lavoro, sembra che nel complesso i preselezionati non comunitari esprimano una minore disponibilità a spostarsi per lavorare. Appena il 25,2% infatti è disposto a muoversi all’interno del territorio provinciale, contro il 36,6% rilevato tra gli italiani. La maggior parte degli stranieri (73,6%) comunque si rende disponibile a spostamenti entro i confini del Centro per l’Impiego. Il dato appena fornito risulta in parte influenzato dalle effettive possibilità di mobilità. Analizzando infatti quante persone dispongono di un’auto propria si scopre che mentre il 73,1% degli italiani risulta automunito, la percentuale crolla al 33,1% se 277 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ consideriamo gli stranieri. Dall’incrocio tra la disponibilità alla mobilità dichiarata e il possesso di un mezzo di trasporto proprio emerge che gli stranieri, solo se automuniti, sono favorevoli quanto gli italiani a muoversi per motivi di lavoro all’interno del Cpi, in caso contrario sono meno disposti a lavorare fuori dal comune di residenza. Contratti Come nel caso degli orari di lavoro, anche per quanto riguarda le tipologie contrattuali “atipiche” gli stranieri risultano tendenzialmente più favorevoli degli italiani. Ad esclusione infatti degli stages/tirocini, rispetto ai quali, come si è già detto nel Capitolo 4, si nutrono alcuni dubbi sull’attendibilità dei dati, le altre forme di lavoro dipendente atipico fanno registrare percentuali più alte di consensi. Il dato più evidente è quello relativo al lavoro interinale, nei confronti del quale la maggior parte degli extra-comunitari (54,1%) si dichiara favorevole, il 10,7 punti percentuali in più che tra gli italiani. È interessante notare che nel caso del lavoro in affitto le dinamiche di genere si invertono tra stranieri e italiani: gli uomini tendono ad essere maggiormente disponibili tra i primi, le donne tra gli ultimi. Ciò non si verifica invece nel caso del part-time, rispetto al quale sia le donne straniere che quelle italiane risultano decisamente più favorevoli degli uomini. Tabella 6.11 – Le disponibilità degli stranieri preselezionati: orario, mobilità e tipologia contrattuale (% di disponibili sul totale dei casi) Orario di lavoro normale turni notturno Totale casi (valori assoluti) Mobilità territoriale comunale circoscrizionale provinciale regionale nazionale internazionale totale non comunitari Totale M F 98,4 97 97,6 87,4 69,8 77,3 64,8 18,3 38,1 M 96,2 65,1 28,5 comunitari Totale F 95,7 95,9 52,0 56,4 7,0 14,3 318 427 745 3.999 7.785 11.784 17,4 44,7 26,5 2,2 3,8 5,4 100 33,1 51,2 14,8 0,9 0 0 100 26,4 48,4 19,8 1,5 1,6 2,3 100 11,3 44,8 34,1 3,9 2,8 3,1 100 16,9 50,2 29,6 1,8 0,8 0,7 100 15,0 48,4 31,1 2,5 1,5 1,5 100 Totale casi (valori assoluti) 317 432 749 4.022 7.885 11.907 Contratti di lavoro 83,6 56,8 66,8 6,7 88,0 52,1 85,7 11,4 86,2 54,1 77,8 9,4 78,5 41,4 65,2 13,4 80,7 44,4 81,2 16,6 79,9 43,4 75,7 15,5 373 518 891 5.019 9.441 14.460 tempo determinato interinale tempo parziale stages/tirocini Totale casi (valori assoluti) fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale 278 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ 2.3 I DISPONIBILI AL LAVORO RILEVATI TRAMITE QUESTIONARIO POSTALE 2.3.1 Caratteristiche socio-demografiche I cittadini stranieri extra-comunitari che si sono dichiarati disponibili al lavoro utilizzando la scheda di rilevazione inviata dalla Provincia sono 1.947, di cui 1.217 donne (62,5%) e 730 uomini (37,5%). La componente più consistente dei cittadini non comunitari qui analizzati è rappresentata dalle donne iscritte nel Cpi di Torino (47,8%). Quest’ultimo assorbe l’81,7% dei disponibili extra-comunitari (Tabella 6.12) e pertanto ha un peso ancora maggiore che nel caso dei comunitari (59,1%). L’età media degli stranieri che hanno dichiarato la propria disponibilità al lavoro tramite scheda postale tende ad essere maggiore di quella dei disponibili italiani, in modo particolare per gli uomini. La fascia d’età con percentuali più alte è, sia per gli uomini che per le donne, quella tra i 30 e i 39 anni; se poi si considerano le persone di età compresa tra i 30 e i 49 anni, queste rappresentano complessivamente il 59,4% del totale e, tra gli uomini, il 65,2%. Tabella 6.12 – Caratteristiche socio-demografiche degli stranieri della rilevazione postale: fasce d’età, Cpi e stato civile per genere (% di colonna) Fasce d'età fino a 18 da 19 a 25 da 26 a 29 da 30 a 39 da 40 a 49 50 e oltre totale Cpi Torino altri Cpi totale Stato civile libero/a coniugato/a divorziato/a separato/a vedovo/a convivente totale Totale (valori assoluti) cittadini non comunitari Totale Maschi Femmine 4,2 4,1 4,2 12,5 17,9 15,9 10,3 17,3 14,7 42,0 41,1 41,3 23,2 15,1 18,1 7,8 4,5 5,8 100 100 100 90,3 76,5 81,7 9,7 23,5 18,3 100 100 100 48,7 28,9 36,3 49,9 65,7 59,8 0,4 1,9 1,3 0,4 1,4 1,0 0,1 1,4 0,9 0,5 0,7 0,7 100 100 100 730 1.217 1.947 cittadini comunitari Totale Maschi Femmine 10,6 4,6 6,3 30,2 21,0 23,7 13,2 13,1 13,2 19,1 30,6 27,3 12,4 20,1 17,8 14,5 10,6 11,7 100 100 100 65,6 56,4 59,1 34,4 43,6 40,9 100 100 100 73,5 40,8 50,4 20,7 50,4 41,7 2,2 2,3 2,3 2,9 4,8 4,2 0,3 1,4 1,1 0,4 0,3 0,3 100 100 100 7.561 18.130 25.691 fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale Per quanto riguarda lo stato civile, la distribuzione tra liberi e coniugati è invertita rispetto agli italiani. Qui sono infatti i coniugati ad essere in netta maggioranza (59,8%), maggioranza che si rafforza ulteriormente se si considera il solo genere 279 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ femminile (65,7%). Tra gli uomini le persone coniugate risultano essere praticamente la metà (49,9%), ma, a differenza delle donne, la loro consistenza è di poco superiore a quella dei soggetti liberi (48,7%). 2.3.2 Caratteristiche relative all’istruzione e alla formazione Tra i soggetti qui analizzati si ritrova quella che più volte si è ribadita essere una caratteristica piuttosto frequente tra le persone provenienti da una paese extracomunitario, ossia il non possedere alcun titolo di studio riconosciuto. Vi è comunque un 19,7% che dichiara di aver raggiunto al più l’obbligo scolastico e un 15% il diploma. Alla richiesta di specificare il tipo di diploma di cui si è in possesso, la maggioranza delle persone (57,2%) ha fornito un’indicazione generica (scuola superiore). La formazione professionale è praticamente assente tra i non comunitari. Il 97,4% del totale non ha mai frequentato alcun corso, con un sostanziale equilibrio nella distribuzione dei casi tra maschi e femmine. 2.3.3 Caratteristiche relative alle competenze acquisite Lingue straniere Lo stesso fenomeno rilevato nel Capitolo 4 sugli iscritti nel complesso, ossia una percentuale più alta tra coloro che hanno partecipato alla rilevazione postale rispetto ai preselezionati di soggetti che hanno dichiarato di conoscere le lingue, si ripresenta anche relativamente agli extra-comunitari. Ribadiamo comunque che in questo caso (gli stranieri), sia per i preselezionati che per i disponibili della rilevazione postale, si tratta di percentuali molto più alte di quelle rilevabili tra gli italiani, in quanto inclusive anche della lingua madre. Analizzando i dati, registriamo che solo il 21,6% dichiara di non conoscere alcuna lingua straniera. Il 45,4% dell’insieme dei soggetti conosce il francese, il 38,6% l’arabo e il 35,4% l’inglese. Tabella 6.13 – Competenze linguistiche degli stranieri della rilevazione postale: lingue (escluso l’italiano), grado e modalità di conoscenza Risposte Lingue francese straniere arabo inglese spagnolo rumeno russo albanese altre lingue Totale casi: 1.527 693 589 541 209 102 61 50 220 % sui casi 45,4 38,6 35,4 13,7 6,7 4,0 3,3 14,4 Risposte Grado di discreto conoscenza buono ottimo totale Modalità di istituti superiori conoscenza perm. all’estero madrelingua tecnico totale fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale 280 754 1.126 1.529 3.409 77 152 287 0 516 % sulle risposte 22,1 33,0 44,9 100 14,9 29,5 55,6 0 100 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Informatica Su un numero decisamente limitato di extra-comunitari che hanno qualche competenza informatica (solo il 13,3% conosce almeno un programma o un linguaggio), le conoscenze più frequenti si raggruppano tra l’office automation (62% delle risposte) e i sistemi operativi (28,3%). Tabella 6.14 – Conoscenze informatiche degli stranieri della rilevazione postale Informatica sistemi operativi linguaggi office automation gestionali/database grafica/web editing totale non comunitari % sulle Risposte risposte comunitari % sulle Risposte risposte 162 28,3 30 5,2 355 62,0 5 0,9 21 3,7 573 100 Totale casi: 259 5.511 28,4 1.221 6,3 11.554 59,4 237 1,2 912 4,7 19.435 100 Totale casi: 8.530 fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale 2.3.4 Caratteristiche relative all’iscrizione – anzianità, qualifica, grado della qualifica Anche in questo caso si conferma l’elevata anzianità di iscrizione di chi ha dichiarato la propria disponibilità immediata a lavorare (Tabella 6.15). Più della metà delle donne, e precisamente il 55,2%, è collocata nell’ultima classe di anzianità, ossia maggiore di due anni. Per gli uomini la percentuale scende al 46,1%, ma quella superiore ai due anni rimane comunque la fascia più consistente, anche se con un grado di concentrazione inferiore che tra gli italiani. Analogamente a quanto osservato per gli iscritti alla preselezione, anche tra i disponibili della rilevazione postale la caratteristica principale è l’altissima concentrazione, sia maschile che femminile, in un’unica qualifica di iscrizione: ben il 71,2% del totale rientra nel Personale non qualificato nell’industria, edilizia e miniere. Da segnalare come al secondo e al terzo posto si registrino qualifiche legate ai Servizi alla persona e alle Pulizie. Si tratta infatti di tipologie di lavoro su cui buona parte delle donne extra-comunitarie, soprattutto di particolari nazionalità, si indirizza, anche grazie alle numerose opportunità che in tali ambiti una città come Torino può offrire. È possibile scomporre la qualifica più consistente arrivando al massimo dettaglio che la classificazione Istat consente (sei cifre). In tal modo si evidenzia che le donne sono praticamente tutte Operatrici generiche di produzione, mentre gli uomini, oltre ad un 85,9% con la medesima qualifica professionale, presentano percentuali non del tutto marginali di Manovali edili (7,5%) e di Manovali in ferro (5,6%). Ad un netto sbilanciamento degli stranieri verso lavori di basso profilo si accompagnano percentuali di lavoratori con il grado di “qualificato” o superiore (10,9%) decisamente più basse che tra gli italiani (32,7%). Da segnalare che circa 281 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ una donna straniera su quattro ha poca o nessuna esperienza lavorativa e più in generale che gli uomini presentano un livello di qualificazione superiore. Tabella 6.15 – Caratteristiche di iscrizione degli stranieri della rilevazione postale: anzianità, qualifica e grado della qualifica per genere (% di colonna) non comunitari M F Totale Anzianità di iscrizione Qualifica professionale Grado della qualifica M comunitari F Totale fino a 6 mesi da 6 mesi a 1 anno da 1 a 2 anni oltre 2 anni Totale personale non qualificato nella industria, edilizia e miniere 3,0 18,2 32,7 46,1 100 72,9 1,6 16,0 27,2 55,2 100 70,4 2,2 16,9 29,3 51,8 100 71,2 1 8 18,3 72,7 100 22,4 0,6 4,6 11,9 82,9 100 22,9 0,7 5,6 13,8 79,9 100 22,8 servizi alla persona pers. non qual. nei servizi ricreativi, pulizie, lavanderie 5,2 2,6 12,1 7,1 9,5 5,4 0,4 0,5 2,4 1,8 1,8 1,4 impiegati esecutivi d'ufficio tecnici intermedi di ufficio professioni dell'alberghiero, bar e ristorazione 3,6 3,0 1,9 4,8 3,0 0,6 4,4 3,0 1,1 29,6 18,9 1,5 33,1 26,1 1,3 32,1 24,0 1,3 operai ed artigiani metalmeccanici 2,7 0,1 1,1 4,4 0,4 1,6 personale non qualificato in amministrazione e magazzino 1,5 0,3 0,8 0,7 0,6 0,6 altre qualifiche 6,6 100 1,6 100 3,5 100 21,6 100 11,4 100 14,4 100 0 2,3 11,7 74,6 11,4 100 0,2 1,6 7,2 64,9 26,1 100 0,1 1,9 8,9 68,5 20,6 100 1,7 13,9 19,2 44,2 21,0 100 2,4 10,2 19,2 49,2 19,0 100 2,2 11,3 19,2 47,7 19,6 100 730 1.217 1.947 7.561 18.130 25.691 Totale dirigente/quadro/intermedio Specializzato Qualificato Generico con poca o senza esperienza Totale Totale (valori assoluti) fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale 2.3.5 Le disponibilità – orario di lavoro, mobilità territoriale, contratti Orario di lavoro Così come gli extra-comunitari intervistati in fase di preselezione, anche quelli che hanno compilato il questionario hanno fornito, relativamente alla disponibilità ai differenti orari di lavoro (vedi Tabella 6.16), risposte che denotano maggiore flessibilità e adattamento anche a condizioni di lavoro più gravose. Rispetto agli italiani infatti i non comunitari hanno tendenzialmente scelto più di un’opzione e, oltre al lavoro con orario normale (87% dei casi), hanno dichiarato una maggiore 282 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ disponibilità al lavoro su turni (più del 50% dei casi contro il 40% degli italiani) e a quello con orario notturno (circa il 27% dei casi contro il 12%). In particolare tra gli uomini l’orario normale registra un certo calo rispetto agli italiani (6,6 punti percentuali in meno), ma sono sicuramente più significativi i differenziali positivi che si ritrovano nel caso dei turni (21,8% in più) e del notturno (19,7%). Per le donne evidenziamo soprattutto come il notturno, pur rimanendo il tipo di orario lavorativo meno scelto in assoluto, subisca nei confronti delle italiane un incremento di 10 punti percentuali. Tabella 6.16 – Le disponibilità degli stranieri della rilevazione postale: orario, mobilità e tipologia contrattuale (% di disponibili sul totale dei casi) Orario di lavoro normale turni notturno Totale casi (valori assoluti) non comunitari Totale M F 81,6 90,4 87,0 72,2 39,5 52,0 45,1 16,8 27,6 M 88,2 50,4 25,4 comunitari Totale F 92,0 90,9 35,6 39,9 6,7 12,2 701 1.133 1.834 7.242 17.464 24.706 22,6 13,5 18,6 8,8 13,1 23,4 100 43,3 27,7 14,6 5,8 3,8 4,8 100 35,5 22,3 16,1 6,9 7,3 11,9 100 32,2 22,0 21,7 6,7 5,3 12,1 100 44,2 28,0 19,7 3,4 2,0 2,7 100 40,7 26,3 20,3 4,4 2,9 5,4 100 Totale casi (valori assoluti) 695 1.134 1.829 7.268 17.607 24.875 Contratti di lavoro 49,6 13,0 20,8 36,3 46,6 47,7 12,7 38,9 36,4 52,4 48,4 12,8 32,2 36,4 50,2 53,8 15,3 32,4 40,6 49,4 51,7 16,3 53,8 37,7 48,9 52,3 16,0 47,5 38,5 49,1 730 1.217 1.947 7.561 18.130 25.691 Mobilità territoriale comunale circoscrizionale provinciale regionale nazionale internazionale totale tempo determinato interinale tempo parziale stages/tirocini formazione Totale casi (valori assoluti) fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale Mobilità territoriale Analizzando le indicazioni relative al livello di mobilità territoriale dei soggetti extra-comunitari rilevate tramite questionario postale, e confrontandole con quelle fornite dagli extra-comunitari preselezionati, è possibile riscontrare due tendenze che sono presenti anche tra gli italiani, e che dunque sembrano caratterizzare in generale le persone preselezionate rispetto ai disponibili della rilevazione postale. Innanzitutto una maggiore propositività e attivazione nella ricerca di un lavoro, che determina percentuali più basse di persone preselezionate che si dichiarano disponibili solamente alla mobilità comunale. In secondo luogo, dai questionari postali emerge una forte tendenza alla mobilità nazionale e, in misura anche maggiore, a quella internazionale, particolarmente 283 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ evidente e significativa tra gli extra-comunitari. Su questi due tipi di mobilità (a lungo raggio) presumibilmente non incide il problema auto, per cui si comprende come ci possa contestualmente essere una percentuale altissima (75,4%) di soggetti extracomunitari non automuniti. Per concludere, rispetto agli italiani, tra gli stranieri della rilevazione postale si osserva una percentuale più alta di soggetti favorevoli a spostarsi per lavoro al di fuori del proprio comune di residenza (il 64,5% contro il 59,3%). Contratti Come si è già avuto modo di dire nel Capitolo 4, le persone che hanno dichiarato la propria disponibilità al lavoro tramite questionario postale sono tendenzialmente meno favorevoli dei preselezionati ai contratti di lavoro dipendente atipici. Questo fenomeno riguarda sia gli italiani sia gli extra-comunitari, tuttavia tra questi ultimi risulta più marcato, tanto che per tutte le tipologie analizzate in questa sede (ad esclusione dei corsi di formazione) la percentuale di stranieri disponibili è più bassa di quella degli italiani. La differenza più consistente riguarda il part-time, rispetto al quale la percentuale di favorevoli tra gli extra-comunitari è più bassa di oltre 15 punti. Per quanto riguarda i corsi di formazione professionale, se dal punto di vista della rilevazione siamo certi dell’esattezza dei dati riportati (a differenza della preselezione), non possiamo dire altrettanto rispetto all’attendibilità delle risposte fornite, che a nostro giudizio portano a conclusioni troppo ottimistiche circa la disponibilità reale dei soggetti (italiani e stranieri). 3. Gli avviamenti al lavoro registrati dai Centri per l’Impiego Il numero delle assunzioni registrate nelle banche dati dei Cpi ci danno rilevanti informazioni riguardo la situazione occupazionale degli immigrati extra-comunitari regolarmente presenti nella nostra provincia. Si tratta comunque di informazioni parziali, in quanto, allo stesso modo che per gli italiani, non vi rientrano le forme di lavoro autonomo o para-subordinato, nonché naturalmente il lavoro sommerso. Anche il lavoro domestico, che per alcune tipologie di immigrati rappresenta un importante settore occupazionale, non viene rilevato, in quanto è l’INPS che riceve le denunce di assunzione in tale ambito e non i Cpi. Ciò comporta una sottostima del lavoro femminile nei dati presentati, in quanto sono soprattutto le donne di particolari nazionalità (peruviane, filippine) a lavorare nei servizi domestici. Ribadiamo infine ancora una volta che, dato il fenomeno degli individui assunti più volte nel corso dell’anno, gli avviamenti non corrispondono al numero delle persone avviate, ma fanno riferimento al flusso di procedure di assunzione che vengono registrate nel corso dell’anno. I dati di seguito riportati sono ricavati dal modello statistico OML/2 Stranieri di Netlabor (il software in uso nei Cpi) e costituiscono la fonte ufficiale delle dinamiche legate al mercato del lavoro. L’utilizzo di tali informazioni presenta l’indubbio vantaggio di rendere possibili analisi di tendenza (effettuando confronti con i dati 284 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ registrati negli anni precedenti), tuttavia ha lo svantaggio di non consentire analisi in profondità. Questo accade per tre motivi: innanzitutto, le categorie delle variabili utilizzate sono troppo generiche (detto in termini formali, le variabili sono poco sensibili); in secondo luogo, non è possibile effettuare altri incroci tra variabili se non quelli previsti nel modello; infine, non vengono considerate alcune variabili rilevanti per lo studio delle dinamiche relative all’incontro domanda-offerta di lavoro. La soluzione di questi problemi potrebbe essere l’utilizzo diretto delle informazioni contenute nelle banche dati dei Cpi, ma ciò rende l’analisi molto complessa. Si è pertanto deciso di accettare per il momento i limiti sopra esposti (ma anche i vantaggi), e di rinviare le analisi maggiormente dettagliate. Gli avviamenti di cittadini extra-comunitari in provincia di Torino nel 2001 sono stati 16.968, ossia 4.474 in più rispetto al 2000. La crescita (+35,8%), seppur consistente, è però inferiore a quella avvenuta tra il 1999 e il 2000, quando si era registrato un +91,9%, distribuito tra un +89% maschile e un +109,3% femminile. Anche nel 2001 le donne ottengono una variazione percentuale più ampia: +65,5% a fronte del + 30,4% degli uomini. Ciò tuttavia non toglie che la componente immigrata femminile, pur tenendo conto delle precedenti osservazioni fatte relativamente al lavoro domestico, rappresenta, con una quota di avviamenti pari solo al 18,8%, un elemento di particolare debolezza all’interno del mercato del lavoro. Tabella 6.17 – Avviamenti di persone straniere in provincia di Torino nel triennio 19992001 e variazioni interannuali per genere Genere uomini donne totale 1999 5.590 921 6.511 Stranieri avviati 2000 10.566 1.928 12.494 2001 13.777 3.191 16.968 Variazione 1999-2000 2000-2001 89,0% 30,4% 109,3% 65,5% 91,9% 35,8% fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale I dati sugli avviamenti verranno forniti distinguendo quelli del capoluogo dal resto della provincia. Va evidenziata però la non completa attendibilità dei dati di Torino che, pertanto, vanno valutati con molta cautela. A fronte di un 68,6% di stranieri residenti9 e di un’ampia quota di disponibili al lavoro rispetto al totale provinciale (68%), Torino si caratterizza per avere una percentuale piuttosto bassa di avviati (23,6%). Inoltre tale percentuale risulta in costante diminuzione negli ultimi anni (39,8% nel 1999 e 33,7% nel 2000), segno che le maggiori opportunità di lavoro per i cittadini extra-comunitari (che, come emergerà più avanti, possiedono per la stragrande maggioranza una qualifica da operaio) si collocano sempre di più nelle zone industriali esterne al capoluogo. Distinguendo però in base al genere si ha una presenza proporzionalmente più consistente, rispetto al totale provinciale, di donne che trovano in città un numero più ampio di occasioni di collocamento lavorativo (34,1% contro il 21,2% maschile). 9 Gli ultimi dati disponibili sui residenti sono relativi all’anno 2000. 285 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Il calo degli avviamenti a Torino (-4,9%, vedi Tabella 6.18) è complessivamente legato alla flessione degli uomini, che fanno segnare un -9,7% rispetto al 2000, mentre le donne riescono ad ottenere ancora una crescita (+10,8%), seppur modesta se confrontata con quella del 2000 (+102,9%). Verificando l’andamento degli avviamenti nei quattro trimestri si nota chiaramente che a differenza del trend lineare del 1999 e del 2000, il 2001 è contraddistinto da un crollo nel secondo trimestre (-340 assunzioni rispetto al trimestre precedente) e nel terzo (-555), dove le assunzioni scendono addirittura al di sotto anche della quota registrata nel 1999, per 10 poi risalire nell’ultimo trimestre (+1.011) . Tabella 6.18 – Avviamenti di persone Grafico 6.7 – Avviamenti nei trimestri 1999-2000 a Torino straniere per genere a Torino Stranieri avviati uomini 1999 2000 2001 2.105 3.229 2.917 Variazione 1999- 20002000 2001 53,4% 1.600 1.200 979 -9,7% donne 484 982 1.088 102,9% 10,8% totale 2.589 4.211 4.005 62,6% 1.397 1.281 800 1.018 982 769 941 667 565 588 400 -4,9% 1.232 386 0 I fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale II 1999 III 2000 IV 2001 Diverso è il quadro nel resto della provincia (Tabella 6.19) dove, nonostante il rallentamento della crescita, che tra il 1999 e il 2000 era stata del 111,2%, si verifica comunque un incremento degli avviamenti pari al 56,5%. Le donne, pur favorite nella crescita (+122,3%) rispetto agli uomini (+48%), sembrano avere notevoli difficoltà nel trovare lavoro e si attestano su 2.103 avviamenti, che corrispondono ad una quota pari al 16,2%. Tabella 6.19 – Avviamenti di persone Grafico 6.8 – Avviamenti nei trimestri straniere per genere fuori Torino 1999-2000 in provincia escluso Torino Stranieri avviati uomini Variazione 1999- 20002000 2001 1999 2000 2001 3.485 7.337 10.860 110,5% 48,0% donne 437 946 totale 3.922 8.283 2.103 4.000 3.207 3.328 3.274 2.798 2.000 116,5% 122,3% 12.963 111,2% 56,5% 3.154 3.000 1.000 2.231 1.487 714 1.767 873 1.033 1.302 0 I fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale II 1999 III 2000 IV 2001 10 Il consistente calo osservato nei due trimestri centrali evidenzia i problemi di attendibilità a cui si faceva riferimento. 286 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ L’andamento nel corso dei trimestri (Grafico 6.8) risulta nettamente più uniforme rispetto a quello osservato per Torino. Tuttavia rispetto al 1999 e al 2000, dove si è verificato un incremento costante in ogni trimestre, nel 2001 gli avviamenti presentano una lieve flessione nel secondo trimestre (-53 avviamenti), cui segue una crescita nel terzo (+174), e una nuova contrazione nell’ultimo trimestre (-54). Sostanzialmente la composizione percentuale degli avviamenti del 2001 nelle diverse fasce d’età è simile tra capoluogo e provincia (Grafico 6.9 e Tabella 6.20) e vede gli immigrati con più di trent’anni prevalere nettamente sulle altre fasce (10.377), seguiti dagli individui con un’età compresa tra 25 e 29 anni (3.884). I giovani fino a 24 anni rappresentano invece la componente minore (2.602), che diventa marginale nel caso dei minorenni (105). Grafico 6.9 - Avviamenti di persone straniere in provincia di Torino nel 2001 per fasce d’età <18 anni 0,6% ≥30 anni 61,2% 18-24 anni 15,3% 25-29 anni 22,9% fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale La diminuzione registrata tra il 2000 e il 2001 degli avviamenti a Torino ricade su tutte le fasce d’età, tranne quella che va dai 18 ai 24 anni (+2,9%). Fuori Torino la crescita più consistente viene registrata nella fascia 25-29 anni (+92,2%), ma anche i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni aumentano significativamente (+50,8%), mentre i minori di 18 anni rappresentano l’unica fascia in calo (-18,1%). Relativamente al titolo di studio in possesso dei cittadini extra-comunitari è difficile fare delle osservazioni significative, dal momento che la grande maggioranza degli stranieri risulta priva di qualsiasi titolo a causa delle difficoltà di riconoscimento degli studi effettuati nel paese di origine. Pertanto a Torino gli avviamenti di persone prive di titolo di studio rappresentano l’82,8% (3.318) e nel resto della provincia raggiungono il 95,1% (12.330). Un po’ più consistente nel capoluogo risulta essere la quota di extra-comunitari con la scuola dell’obbligo (14,9% contro il 4% negli altri Cpi), mentre in tutta la provincia il diploma e la laurea interessano una parte decisamente esigua di immigrati (rispettivamente 1,5% e 0,8% a Torino; 0,8% e 0,1% in provincia). 287 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Tabella 6.20 – Avviamenti di persone straniere nel triennio 1999-2001 e variazioni interannuali a Torino e nel resto della provincia per fasce d’età Torino Provincia escluso Torino <18 anni 18-24 anni 25-29 anni ≥30 anni 1999 v.a. % 30 1,2% 306 11,8% 568 21,9% 1.685 65,1% 2000 v.a. % 59 1,4% 612 14,5% 995 23,6% 2.545 60,5% 2001 Variazione v.a. % 99-00 00-01 46 1,1% 96,7% -22,0% 630 15,7% 100,0% 2,9% 938 23,4% 75,2% -5,7% 2.391 59,8% 51,0% -6,1% totale 2.589 100% 4.211 100% 4.005 100% <18 anni 18-24 anni 25-29 anni ≥30 anni 48 531 621 2.722 1,2% 13,5% 15,8% 69,5% 72 1.308 1.533 5.370 0,9% 15,8% 18,5% 64,8% 59 1.972 2.946 7.986 0,5% 50,0% -18,1% 15,2% 146,3% 50,8% 22,7% 146,9% 92,2% 61,6% 97,3% 48,7% totale 3.922 100% 8.283 100% 12.963 100% 62,6% -4,9% 111,2% 56,5% fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale Dal punto di vista dell’anzianità di iscrizione delle persone avviate, la situazione nel resto della provincia si presenta differente da quella di Torino. Infatti all’esterno del capoluogo il 79,2% degli avviamenti interessa extra-comunitari iscritti da meno di tre mesi, mentre a Torino gli avviati al lavoro iscritti da non più di tre mesi nel 2001 rappresentano il 47%, in forte diminuzione rispetto al 2000 (anno in cui la percentuale era del 71,6%). Aumentano invece gli individui con una durata di iscrizione maggiore (più di un anno), la cui percentuale rispetto al totale passa dal 12% del 2000 al 37,9% del 2001 (nel resto della provincia sono solo il 13,8%). Gli avviati iscritti da tre a dodici mesi risultano sostanzialmente stabili e rappresentano il 15,2% a Torino e il 7% nei restanti Cpi. Anche nel caso degli extra-comunitari, i servizi costituiscono il settore che offre le maggiori opportunità lavorative: sono 10.906 le assunzioni globali in provincia (di cui 2.285 nel capoluogo e 8.621 fuori Torino), che rappresentano il 64,3% del totale. A Torino (Grafico 6.10a), dove gli avviamenti degli extra-comunitari nel 2001 sono complessivamente in calo, i servizi resistono, anche se il loro incremento appare decisamente limitato (+10,5%), soprattutto se paragonato a quello dell’anno precedente (+105,5%). Il rallentamento degli avviamenti si concentra invece nell’industria (anche l’agricoltura diminuisce, ma il suo peso è solo dell’1,1%) che perde 418 assunzioni (-20%) e viene così superata dal settore terziario. Per quanto riguarda invece le qualifiche con cui sono stati assunti i lavoratori extra-comunitari, il Grafico 6.10b mostra chiaramente la prevalenza di operai generici, che rappresentano ancora il 70,8% degli avviamenti, nonostante il calo che li coinvolge e che caratterizza anche le altre figure operaie più specializzate (complessivamente -10,7%). Da segnalare invece la crescita significativa degli apprendisti, che in tre anni (1999-2001) passano da 0 a 153 avviamenti. Anche nei Cpi della provincia dal 1999 al 2001 si assiste al sorpasso dei servizi ai danni dell’industria (Grafico 6.11a). Quest’ultima rappresentava infatti il settore più consistente nel 1999 (51,6%), ma nei due anni successivi è stata contraddistinta da 288 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ variazioni percentuali positive (+73,9% e +16,6%) largamente inferiori a quelle fatte registrare dal terziario (+151% e +90,8%). Il settore agricolo, dopo aver toccato la quota del 3% nel 2000 grazie ad un incremento di 148 avviamenti, nel 2001 subisce una lieve flessione (-2,4%) e rappresenta solo più l’1,9%, quota inferiore anche a quella registrata nel 1999 (2,5%). Grafico 6.10 – Torino: andamento degli avviamenti nei servizi e nell’industria (a) e avviamenti registrati nel 2001 per qualifica (b) (a) 2.500 (b) 2,7% 2.092 2.000 2.067 1.543 2.285 1.674 3,8% 8,3% 14,4% 1.500 1.000 1.006 500 70,8% 0 1999 2000 industria 2001 apprendisti op.generici servizi op.special. im piegati op.qualificati fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale Anche nel resto della provincia nel 2001 la grande maggioranza dei lavoratori extra-comunitari è stata avviata come manodopera generica (74,6%) e complessivamente gli operai, specializzati e non, raggiungono ben il 92,7% del totale delle assunzioni (Grafico 6.11b). Grafico 6.11 – Provincia escluso Torino: andamento degli avviamenti nei servizi e nell’industria (a) e avviamenti registrati nel 2001 per qualifica (b) (a) 9.000 (b) 8.621 15,4% 7.500 2,7% 3,9% 3,4% 6.000 4.518 4.500 3.000 1.500 2.024 3.519 4.102 74,6% 1.800 0 1999 industria 2000 2001 servizi apprendisti op.generici op.special. im piegati op.qualificati fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale 289 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Nei Cpi della provincia (escludendo Torino) la crescita del 2001 si distribuisce su tutte le qualifiche, ma l’incremento più ampio si ha tra gli operai qualificati (+139,5%), che già nel 2000 avevano ottenuto la migliore performance di crescita (+139,9%). Anche gli impiegati presentano un aumento significativo (+70,8%), ma il loro peso percentuale sul totale è ancora limitato al 3,9% (2,8% nel 1999 e 3,6% nel 2000). Apprendisti e operai specializzati sono le qualifiche numericamente meno consistenti rappresentando rispettivamente il 3,4% e il 2,7%, con variazioni pari a +15,4% e +35,6%. In linea con i dati forniti sui disponibili e, prima ancora, sui residenti, anche negli avviamenti complessivi della provincia troviamo come cittadinanza più frequente quella marocchina, che conta il 32% del totale delle assunzioni. Seguono Romania e Albania rispettivamente con il 15,2% e il 9,1%. Torino si differenzia dal resto dei Cpi per una presenza percentualmente maggiore di lavoratori rumeni, cinesi, egiziani e tunisini (Tabella 6.21). Per quanto riguarda le variazioni rispetto al 2000, si osserva che il calo globale di Torino si riflette su sei delle prime dieci nazionalità, mentre aumentano, anche se in misura lieve, cinesi, tunisini e brasiliani. Questi ultimi, in particolare, passano dall’undicesimo posto registrato nel 2000 al nono (+33,3%), scavalcando senegalesi e filippini, che invece escono dal gruppo dei dieci. Tabella 6.21 – Avviamenti di persone straniere a Torino nel 2001 e variazione interannuale per genere e Paese d’origine uomini Paese di Marocco provenienza Romania Albania Cina Egitto Tunisia Perù Nigeria Brasile Senegal Altri Paesi totale v.a. 949 536 319 144 199 178 88 49 25 75 355 % 32,6% 18,4% 10,9% 4,9% 6,8% 6,1% 3,0% 1,7% 0,9% 2,6% 12,2% donne v.a. 143 174 69 69 4 12 85 68 63 6 395 totale Variaz. ass. 00-01 uomini donne totale % v.a. % 13,1% 1.092 27,3% -72 0 -72 16,0% 710 17,7% -136 8 -128 6,3% 388 9,7% -28 17 -11 6,3% 213 5,3% 7 -1 6 0,4% 203 5,1% -14 -1 -15 1,1% 190 4,7% 17 5 22 7,8% 173 4,3% -7 -12 -19 6,3% 117 2,9% -5 -38 -43 5,8% 88 2,2% 3 19 22 0,6% 81 2,0% -3 3 0 36,3% 750 18,7% -74 106 32 2.917 100% 1.088 100% 4.005 100% -312 106 -206 fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale Si noti inoltre che solo nel caso dell’Egitto, del Perù e della Nigeria la flessione degli avviamenti coinvolge entrambi i sessi. Per le prime tre nazionalità, invece, al calo maschile corrisponde un piccolo incremento femminile (o la stabilità), mentre tra i cinesi alla diminuzione delle donne si accompagna un aumento degli uomini. Il resto della provincia (Tabella 6.22) si caratterizza invece per la presenza, proporzionalmente maggiore, di senegalesi (che infatti rappresentano il terzo gruppo 290 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ nazionale) e di nigeriani. Il Senegal e la Nigeria, insieme alla Cina, sono anche i Paesi che ottengono variazioni percentuali di crescita più ampie (raddoppiano, o più, il numero degli avviamenti). Nel caso del Senegal, della Tunisia e dell’Egitto la presenza femminile negli avviamenti al lavoro è particolarmente limitata, sia in termini assoluti che percentuali (rispettivamente 1,3%, 3%, 0,4% entro la cittadinanza). Abbastanza significativa invece sia la presenza (44,4% nel 2001) che la crescita rispetto al 2000 degli avviamenti delle donne nigeriane (+392). Relativamente al Perù, se da una parte è vero che conta un maggior numero di assunzioni maschili, dall’altra bisogna tenere presente il discorso fatto sui lavori domestici, non rilevati in questa sede, ma prevalenti tra la componente femminile di alcune nazioni. Tabella 6.22 – Avviamenti di persone straniere in provincia escluso Torino nel 2001 e variazione interannuale per genere e Paese d’origine uomini v.a. Paese di Marocco 3.997 provenienza Romania 1.493 Senegal 1.175 Albania 1.015 Nigeria 567 Perù 452 Cina 332 Tunisia 228 Egitto 226 C. d’Avorio 163 Altri Paesi 1.212 totale % 36,9% 13,7% 10,8% 9,3% 5,2% 4,2% 3,1% 2,1% 2,1% 1,5% 11,2% donne v.a. 342 382 16 134 452 82 117 7 1 19 551 % 16,3% 18,2% 0,8% 6,4% 21,5% 3,9% 5,6% 0,3% 0,0% 0,9% 26,2% totale Variaz. ass. 00-01 uomini donne totale v.a. % 4.339 33,3% 1.136 207 1.343 1.875 14,5% 233 149 382 1.191 9,2% 710 15 725 1.149 8,9% 209 57 266 1.019 7,9% 321 391 712 534 4,1% 230 12 242 449 3,5% 200 88 288 235 1,8% 16 2 18 227 1,8% 38 0 38 182 1,4% 91 8 99 1.763 13,6% 339 228 567 10.860 100% 2.103 100% 12.963 100% 3.523 1.157 4.680 fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale Dall’osservazione della Tabella 6.23, relativa alla distribuzione degli avviamenti nei singoli Cpi, emerge che le assunzioni di lavoratori extra-comunitari sono in crescita in tutti i bacini territoriali ad esclusione del capoluogo. Tra gli incrementi più significativi vi sono sicuramente quello di Rivoli, che supera Moncalieri e diventa il secondo Cpi per numero di assunzioni dopo Torino, e quelli che si registrano a Cuorgnè e a Susa (legati però in parte ai numeri piccoli di partenza). Oltre a questi si caratterizzano per variazioni superiori al dato provinciale i Cpi di Settimo, Chivasso, Ivrea e Pinerolo. Al di sotto troviamo invece sia ambiti territoriali che già nel 2000 presentavano un numero di avviamenti piuttosto contenuto, come Venaria, Ciriè e Chieri, sia zone come Moncalieri e Orbassano, che, in quanto fortemente industrializzate, offrono in genere più occasioni di impiego ai lavoratori extra-comunitari, ma che nel 2001 sembrano aver risentito più di altri Cpi del momento di difficoltà del settore manifatturiero. 291 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Complessivamente in provincia le assunzioni di lavoratori extra-comunitari hanno rappresentato il 7,7% del totale degli avviamenti. Come vedremo meglio più avanti nei grafici a dispersione, analizzando la percentuale di incidenza degli avviamenti di persone extra-comunitarie nei singoli Cpi si passa da valori più alti, quali quelli di Chivasso (17,8%), Cuorgnè (15,6%) e Susa (14,8%), che superano abbondantemente il dato provinciale, alla situazione maggiormente critica di Torino (3,9%), che registra un tasso di incidenza in calo rispetto a quello, già piuttosto basso, del 2000 (4,9%). Tabella 6.23 – Avviamenti di persone straniere nel 2000 e nel 2001, variazione interannuale e tassi di incidenza per Cpi Cpi Torino Rivoli Venaria Ciriè Settimo Chivasso Cuorgnè Ivrea Susa Pinerolo Chieri Moncalieri Orbassano Stranieri avviati 2000 2001 4.211 4.005 1.118 2.352 520 570 458 571 828 1.398 649 1.111 298 746 467 724 618 1.381 681 955 514 538 1.341 1.707 791 910 totale 12.494 16.968 -4,9% +110,4% +9,6% +24,7% +68,8% +71,2% +150,3% +55,0% +123,5% +40,2% +4,7% +27,3% +15,0% Tasso di incidenza 2000 2001 4,9% 3,9% 14,8% 13,4% 3,9% 7,4% 7,1% 7,1% 8,5% 11,4% 14,1% 17,8% 9,8% 15,6% 3,5% 6,3% 7,8% 14,8% 9,9% 9,6% 6,2% 10,9% 15,9% 10,6% 16,9% 9,6% +35,8% 7,0% Variazione 2000-2001 7,7% fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale Per quanto riguarda invece l’andamento delle due componenti di genere nei vari bacini territoriali (Grafico 6.12), Torino si caratterizza per avere una delle percentuali più alte di assunzioni femminili in provincia (27,2%). Solo Susa supera il capoluogo nell’offrire più opportunità occupazionali alle donne extra-comunitarie, attestandosi sul 32,4%, ben 13,6 punti percentuali in più del dato provinciale (18,8%), mentre decisamente negativi appaiono invece i risultati femminili registrati a Chivasso (5,7%) e a Settimo (9,5%). Per poter avere una migliore visione d’insieme sui tredici centri, li abbiamo confrontati analizzando la loro posizione in un grafico a dispersione (distinto per i sottomercati maschile e femminile), in cui sull’asse delle ascisse abbiamo collocato i tassi di incidenza della popolazione residente extracomunitaria sulla popolazione residente e sull’asse delle ordinate i tassi di incidenza degli avviamenti extracomunitari sugli avviamenti complessivi (Grafici 6.13 e 6.14). 292 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Grafico 6.12 - Avviamenti di persone straniere in provincia di Torino nel 2001 per Cpi e genere 3.200 2.800 2.400 2.000 1.600 1.200 800 400 Moncalieri Chieri Pinerolo donne Orbassano uomini Susa Ivrea Cuorgnè Chivasso Settimo Ciriè Venaria Rivoli Torino 0 fonte: elaborazione OPML su dati Amministrazione provinciale Il dato più evidente è la maggior criticità dei valori percentuali femminili, in particolare di quelli relativi all’incidenza degli avviamenti. In secondo luogo, sempre per quanto riguarda il tasso di incidenza degli avviamenti, si evidenzia tra gli uomini una maggior dispersione dei punti, mentre lo stesso tasso per le donne è poco discriminante. Vi è infatti una marcata concentrazione di otto Cpi (Venaria, Pinerolo, Moncalieri, Orbassano, Settimo, Chivasso, Ivrea, Ciriè) nello spazio di poco più di un punto percentuale, con valori prossimi al dato provinciale. Concentrandoci per un attimo sulla situazione degli uomini si nota una chiara tendenza della maggioranza dei Cpi a presentare rispetto al dato provinciale valori più alti per quanto riguarda il tasso di incidenza degli avviamenti e, per contro, valori inferiori nel tasso di incidenza dei residenti. Questo è legato all’ampio influsso esercitato da Torino sui valori della provincia: il capoluogo infatti rappresenta una situazione a prima vista critica, in quanto caratterizzata, rispetto agli altri bacini territoriali, da un lato da una forte presenza di extra-comunitari residenti (tasso di incidenza: 4,4%), ma dall’altro da un numero relativamente basso di assunzioni (tasso di incidenza: 5,8%). Anche visivamente si nota come da solo il Cpi di Torino, data la sua rilevanza, tende a bilanciare la situazione registrata nei restanti Centri, a testimonianza, ancora una volta, delle peculiarità che caratterizzano il capoluogo all’interno della provincia in tema di immigrazione. Bisogna comunque tenere presente, per valutare meglio il caso torinese, che presumibilmente molti extra-comunitari residenti a Torino trovano più facilmente lavoro fuori dalla città, nelle cinture maggiormente industrializzate che offrono quindi numerose opportunità occupazionali di basso profilo, come sono quelle a cui in genere i cittadini extra-comunitari hanno un più immediato accesso. 293 CAPITOLO 6 __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Diametralmente opposta a Torino è la situazione di Chivasso che, a fronte di un tasso abbastanza contenuto per ciò che riguarda i residenti, sembra riuscire ad assorbire bene l’offerta di lavoro extra-comunitaria. Da segnalare per lo stesso motivo anche Cuorgnè e Susa, dove, peraltro, a valori alti di avviamenti corrispondono valori vicini al dato provinciale (quindi più elevati rispetto agli altri Cpi, esclusa Torino naturalmente) per quanto riguarda i residenti. Grafico 6.13 – Uomini: incidenza degli stranieri residenti (al 31/12/2000) sulla Tasso di incidenza avviamenti popolazione residente e degli avviamenti (2001) nei tredici Cpi stranieri avviati sul totale 27% Chivasso 24% 21% Rivoli Cuorgnè Susa 18% Settimo Chieri 15% Orbassano 12% Moncalieri Pinerolo provincia Venaria 9% Ciriè Ivrea 6% Torino 3% 0% 1% 2% 3% 4% 5% Tasso di incidenza residenti fonte: elaborazione OPML su dati Istat e Amministrazione provinciale Anche nel sottomercato femminile la posizione di Torino nel grafico (II quadrante) risulta la più critica. Inoltre in tutti i Cpi, come si è già avuto modo di dire, si osservano percentuali nettamente inferiori di incidenza degli avviamenti rispetto a quanto registrato tra gli uomini. All’interno del grafico vi è una marcata concentrazione di gran parte dei Centri in un’area caratterizzata da maggiori difficoltà nel collocamento lavorativo delle donne extra-comunitarie. Si tratta comunque di ambiti territoriali che, a differenza del capoluogo, registrano una presenza di residenti extra-comunitari piuttosto contenuta (meno dell’1,3%). In tale quadro emergono le 294 LE PERSONE CON CITTADINANZA EXTRA-COMUNITARIA NEL MERCATO DEL LAVORO __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ situazioni più “rosee” relative a Susa e a Cuorgnè, dove, con un netto scarto rispetto agli altri Cpi, le donne sembrano avere più opportunità all’interno del mercato del lavoro locale. Grafico 6.14 – Donne: incidenza degli stranieri residenti (al 31/12/2000) sulla Tasso di incidenza avviamenti popolazione residente e degli avviamenti (2001) nei tredici Cpi stranieri avviati sul totale 12% Susa 10% 8% Cuorgnè 6% Rivoli 4% Pinerolo Moncalieri Orb. Ivrea Settimo Chivasso provincia Venaria Ciriè 2% 0% Chieri Torino 0,5% 1% 1,5% 2% 2,5% 3% 3,5% Tasso di incidenza residenti fonte: elaborazione OPML su dati Istat e Amministrazione provinciale 295