Nessun uomo è un’isola, compiuta in se stessa... (John Donne 1624) Trimestrale dellʼAssociazione Anffas “Villa Gimelli” di Rapallo Onlus • Anno XIV n. 2 - 2010 Son tutte belle le mamme del mondo Tariffa Associazioni senza fini di lucro - Poste Italiane SpA - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova UNA RICORRENZA CHE CI PORTA A RIFLETTERE SUL RAPPORTO UMANO E FILIALE CHE NON CONOSCE TEMPO E CONFINI T ra tutte le feste che la civiltà dei consumi si è inventata negli ultimi 30 anni, quella della Mamma ci sembra la più accettabile. Sul rapporto madre e figlio si sono scritti quintali di libri, sono corsi fiumi d’inchiostro, sono sorte molte melodie in tutte le lingue. Tutte espressioni comprensibili e coinvolgenti poiché il legame viscerale e sentimentale tra madre e figlio è profondo ed universale. La pagina del Secolo XIX di sabato 8 maggio 2010 oltre ad una piacevole lettura, offre lo spunto per parecchie riflessioni. La pagina è dedicata al tema: “Come sarebbe il mondo senza la mamma”. Gli articoli della cronista Donata Bonometti e della psicologa Anna Schelotto interpretano le risposte degli studenti con abilità ed intuito. Ne esce un profilo della “mamma” che forse non ci saremmo aspettati. Le insegnanti che hanno proposto ai ragazzini delle scuole medie un argomento del genere in pieno 2010 a mio avviso hanno avuto del coraggio, consapevoli di correre anche qualche rischio. Con i tempi che viviamo, con quello che si legge sui giornali e si vede in televisione, francamente io pure mi sarei aspettata delle risposte meno arcaiche, meno simili a quelle che avrebbero dato i ragazzini di cinquanta o cento anni fa. Le insegnanti erano certamente preparate ad ogni tipo di risposta, dall’amore tenero all’indifferenza, alla paura, alla spregiudicatezza. Infatti dai temi degli alunni di oltre un centinaio di scuole medie di Genova e di Modena, il ritratto della mamma è risultato essere quello classico, premuroso ed amorevole e, detto con loro parole, quello di “una madre accudente psicologicamente e fisicamente, che dà amore ma anche regole… senza la quale si può vivere più in libertà la prima settimana, ma poi la vita diventa senza barra”. L’immagine che si coglie è anche realistica e pratica: “la mamma resta quella che nutre, che protegge, che sgrida e che consola, ma che è indispensabile”. La mia mamma insomma. La mamma della mia amica e del figlio della mia vicina. di Rosina Zandano E dire che la maggior parte delle donne oggi lavora fuori casa, si destreggia tra le mura domestiche e l’ufficio, la scuola e i parenti anziani, talvolta riesce anche a ritagliarsi un caffè con le amiche, o una mezz’ora in palestra. Certamente ha meno tempo da dedicare ai figli e si ritiene che questi ne risentano e si considerino trascurati. Indubbiamente gli ausili domestici hanno rappresentato un significativo miglioramento nella gestione della famiglia e della casa: lavatrice, lavastoviglie, frigo, tovaglie segue pag 2 SANITÀ OSPEDALI: Le basse province dell’Impero L’ di Emilio Carta ultima perla è la notizia, trapelata di recente, che il nuovo polo del Tigullio occidentale sarà pronto a dicembre. Avete capito bene a fine 2010. Il nuovo nosocomio del Tigullio occidentale, realizzato a San Pietro di Novella, doveva aprire i reparti alla fine del 2009. Poi la data è slittata a gennaio di quest’anno per successivamente arrivare ad aprile. Quest’ultima data, che cadeva in piena vigilia elettorale per il nuovo governo regionale, lì per lì aveva dato anche corda, seppur con motivazioni diverse, a voci maligne da entrambi gli schieramenti. Niente paura. Tutto lascia supporre che se, malauguratamente, non sarà Babbo Natale a caricarlo sulla slitta ci sarà pur sempre a disposizione la gerla della Befana e, se proprio non ci fidiamo Carnevale o il primo d’aprile. Il Sindaco di Rapallo, Mentore Campodonico, giustamente preoccupato, ha effettuato un sopralluogo all’edificio accompagnato da tecnici segue pag 2 ANFFAS usa e getta hanno alleggerito le fatiche domestiche e ridotto i tempi di impegno casalingo e se tutto questo è andato a favore di una conservazione del valore famigliare, del prezioso rapporto d’amore tra madre e figlio, possiamo davvero essere positivi e più ottimisti in questo mondo travolto da eventi disastrosi sia a livello individuale, sia sociale. Anche con indubbio minor tempo a disposizione per il ménage familiare, la mamma risulta essere vincente agli occhi dei figli. Trascriviamo alcuni pensierini che veramente alleggeriscono il cuore e nel contempo rassicurano sui più puri e solidi sentimenti dei giovanissimi. “Secondo me il mondo senza la mamma sarebbe tutto uguale: vado a dormire, mi alzo alle 7, mi lavo, faccio colazione, vado a scuola, ritorno da scuola, faccio i compiti, mangio, vado a dormire e ricomincia la giornata. Lei è quella persona che nella vita di tutti i giorni dà qualcosa di suo per cambiare la giornata. E’ lei quella persona che ti fa imbestialire, che ti impone le cose ma soprattutto ti vuole bene”. “Noi bambini non esisteremo anche perché gli uomini e le donne se non si accoppiano…”. “Sarebbe un disastro! E’ lei che rimane incinta, lei che partorisce e lei che dà altre forme vitali. La Terra rimarrebbe vuota senza alcuna vita”. “In fondo ognuno ama la propria mamma e perché rovinare le cose come stanno?”. “Se non ci fosse la mamma la casa sarebbe un porcile”. “Ci sarebbero sempre i padri, ma non è la stessa cosa”. “A dire la verità a mia mamma non dico le mie cose personali perché per quelle cose c’è papà che mi dà consigli e mi spiega le cose da uomo a uomo”. “Non farei i compiti, potrei uscire con i miei amici quando voglio e andare a dormire quando mi pare. Ma se penso ad un mondo dominato da generazioni di uomini, esseri mascolini e fetenti, mi viene su un rigurgitino”. Già, i padri. Pare che solo a tratti compaia tra le righe dei molti temi l’immagine del papà. Fa riflettere che nella immaginaria e impaurente eventualità di restare senza mamma pochi ragazzi abbiano pensato a sostituirla con la figura del padre che è pur sempre l’altro cardine della famiglia. Dice Anna Schelotto: “Nella descrizione dei figli gli uomini appaiono sfumati, inconsistenti, noiosi e comunque poco adatti a riempire il grande vuoto emotivo creato dalla ipotetica e inquietante assenza materna”. Sarebbe interessante, sulla figura paterna, fare un’indagine più approfondita estendendola all’età più adulta dei giovani studenti, quando le occasioni di incontro/scontro diventano più motivate (sport, macchine, rapporto con l’altro sesso, ecc…). Mi auguro che qualche insegnante trovi stimolante questa ricerca. E che pensare del piccoletto dimenticato in carrozzina di notte in mezzo alla strada dai genitori (??) che sono andati ad ubriacarsi? Ma questi ragazzi sembrano essere passati indenni attraverso la cronaca quotidiana che ci mette sotto gli occhi con una certa frequenza casi di crudeltà, efferati delitti compiuti da madri che uccidono i figli. Basta citare alcuni casi terribili, la madre di Gela che ha annegato i suoi due bimbi di 9 e 2 anni, l’orrore del delitto di Cogne, quello più recente del piccolo Alessandro di Genova e della bimba di 2 PENISOL A OSPEDALI: Le basse province dell’Impero e progettisti per ammettere poi, a denti stretti, che la tempistica sarà proprio quella: fine 2010. Il monoblocco di San Pietro di Novella entro dicembre quindi, queste le ultime notizie in merito, diverrà operativo con i suoi 145 posti letto e completo di tutte le più moderne strutture sanitarie. Restano, è vero, da completare le soluzioni legate alla viabilità così come l’ampliamento dei posteggi, facendo passare in secondo piano, almeno per ora, la trasformazione del previsto Primo intervento in un Pronto soccorso vero e proprio. Ad oggi il nuovo polo sanitario pare sia costato, “chiavi in mano” oltre 40 milioni di euro con un finanziamento ripartito con oneri diversi tra Regione Liguria, i Comuni di Rapallo, Zoagli e Portofino che, con quote diverse, ne sono divenuti anche proprietari. Nel nuovo ospedale che verrà dovrebbero trovar posto i reparti di Oculistica, Ortopedia, Medicina/cure intermedie (che verrà trasferito da Santa Margherita), Cardiologia, Day surgery e Day hospital, vari ambulatori e un “Primo intervento” ventiquattr’ore su ventiquattro. Usiamo il condizionale perché ne abbiamo già visto di cotte e di crude e potrebbe anche verificarsi un cambio in corsa se la Regione deciderà ulteriori tagli chiudendo altri ospedali o reparti troppo vicini sul territorio giudicandoli ingiustificati doppioni. Intanto da via Fieschi giunge un primo inquietante stop: il progettato tunnel con la Fontanabuona è stato stoppato per mancanza di fondi. C’è la crisi. Tornando alla Sanità vengono quindi spon- ...“ Dobbiamo conoscerli meglio questi figli adolescenti che non sono solo quelli che purtroppo troviamo nelle scuole, violenti, aggressivi, maleducati...” 7 mesi di Benevento uccisa dalla madre Daniela in auto. Oramai siamo andati oltre la Sindrome di Medea, il mito greco della madre tragica e disperata che per vendicare l’oltraggio maschile uccide spietatamente i figli per stroncare la progenie dell’uomo. Tentare di comprendere il livello di disperazione o di follia che può raggiungere una madre oppressa dalle difficoltà ritenute insuperabili che la vita le presenta è un’impresa difficile, ma nulla giustifica razionalmente ed umanamente un crimine tanto innaturale. Di fronte alla profondità e complessità della disperazione e della follia annientatrice di un essere umano, che è anche mamma, lasciamo agli psicologi il compito di tentare una spiegazione, ammesso che ne esistano. Dai giornali emerge quotidianamente un quadro sconfortante sul rapporto madrefiglio. Sembra inoltre che all’Italia vada il triste primato europeo dei crimini famigliari. Don Antonio Mazzi nel suo articolo uscito sul numero 19 di aprile di Gente, tentando una tanei alcuni interrogativi: la ditta è forse in ritardo rispetto ai tempi previsti? (si era votato in Comitato di Controllo che la consegna sarebbe stata a fine 2008!!!) oppure c’è stato qualche errore progettuale? O, ancora, le cause sono dovute al maltempo che da mesi imperversa? E, per concludere, a che punto è il collaudo della struttura? Si dice che non sia ancora iniziato e che occorreranno alcuni mesi per averlo. Ci sono le pulizie generali che prenderanno anche loro circa 2 mesi (?!) e poi l'arredo, che però dovrebbe incidere per più di un mese nella sua messa a punto. In effetti la verità potrebbe essere un’altra. L'ASL potrebbe non aver alcun interesse a spingere sull’acceleratore per ragioni strettamente economiche, non certo per macchinari ed arredi, bensì per i costi del personale. Sarebbe quest’ultimo nodo in buona sostanza, il condizionale è d’obbligo, a rivelarsi fondamentale: mancherebbe cioè il personale sufficiente per completare i reparti e scarseggerebbero, soprattutto, gli anestesisti, in quanto - rimanendo a Sestri Levante una notevole attività chirurgica - non si potrebbero spostare tutti gli anestesisti di Sestri a Rapallo. A farla breve bisognerebbe assumerne di nuovi, e questo andrebbe a cozzare fortissimamente con la politica spiegazione dice che “in una società povera di spirito non c’è la forza di sopportare dolori, malattie o figli indesiderati”. Certo c’è insofferenza verso qualsiasi richiesta di sacrificio o sopportazione. Basta una parola per scatenare una rissa ed un colpo di pistola. E’ di pochi giorni fa il pluriomicidio di Sori dove due guardie zoofile, che dovevano eseguire l’ordine di sequestrare un canile abusivo, sono state uccise dal proprietario cacciatore che poi si è tolto la vita. I misteri dell’animo e della mente umana sono insondabili ed inspiegabili. Di fronte a questo panorama il contrappeso positivo dei temi degli allievi di Genova e Modena è molto importante. Restiamo nell’atmosfera dolce ed un po’ irreale della Festa della Mamma e dell’immagine tenera ed insostituibile che questi adolescenti hanno della mamma, perché in sostanza è questo il significato che scaturisce dai temi degli allievi delle scuole di Genova e Modena. Questa discussa scuola che troviamo tutti i giorni nelle cronache dei giornali o in televisione per fatti non entusiasmanti, vedi il calcio del ragazzino che ha spappolato la milza dell’insegnante che tentava di sedare una rissa violenta, questa scuola è l’unica vera palestra di vita per i nostri figli che crescono e si formano nelle sue aule. Per una volta dalla scuola ci perviene un messaggio incoraggiante e rassicurante. E’ evidente che malgrado gli eccessi negativi che dai giornali e dalla televisione ci vengono continuamente offerti, i nostri adolescenti regionale di contenimento della spesa con il blocco delle assunzioni. Non è un mistero per nessuno che la Asl 4 è sotto finanziata e il punto cruciale insomma sarebbero le “palanche”: mancano i soldi perchè ce ne daranno meno e quindi il rischio è quello di passare ad un'assistenza di serie B e le amministrazioni interessate attraverso i loro rappresentanti, di maggioranza e minoranza dovrebbero aver la forza di battere i pugni e chiedere i conti ai consiglieri regionali da loro espressi. Il governatore Burlando ha recentemente asserito che il Tigullio verrà visto con un occhio di particolare riguardo. Speriamo bene. vivono fortunatamente la loro condizione di figli in modo naturale, affettuoso e concreto. Non ce lo saremmo aspettato. Quando si entra nel cuore dei ragazzini lo stupore ci afferra e se scopriamo nella scuola aggressività,ribellione,mancanza di rispetto e di valori tanto da farci fortemente temere una gioventù ed una maturità arida e dura, da questi temi, da queste frasi semplici e sincere si apre un orizzonte rasserenante ed insperato. Gli adolescenti, i figli, amano le loro madri, le amano così con i loro limiti e le loro debolezze. Dobbiamo conoscerli meglio questi figli adolescenti che non sono solo quelli che purtroppo troviamo nelle scuole, violenti, aggressivi, maleducati, incuranti di ogni dovere e di ogni rispetto, autori di stupri inconcepibili, quelli che ci fanno pensare con angoscia ad un futuro peggiore del presente perché saranno loro che costituiranno la nostra futura classe dirigente. Ebbene ben vengano queste iniziative di insegnanti intelligenti che riescono con intuito “materno”, a trovare la chiave giusta per aprire il cuore dei ragazzi e farne uscire stralci di sentimenti sinceri che ci restituiscono fiducia nella nostra società. Vista sotto questo aspetto la “Festa della Mamma” non è solo una operazione commerciale ma acquista un significato vero e profondo, è un ritorno a qualcosa di solido e di reale che ridà continuità e sicurezza all’essere umano trasmettendone gli universali valori. ANFFAS LEGISLAZIONE a cura di Roberto De Lorenzis Consulente del Lavoro La busta è arancione, ma non è un conto corrente AVREBBE DOVUTO INVIARLA L’INPS MA A TUTT’OGGI, PER PROBLEMI BUROCRATICI, NON È PARTITA C ome già avviene in alcuni paesi del nord Europa (Svezia e Finlandia), ogni lavoratore italiano, in questi giorni, avrebbe dovuto ricevere dall’Inps una busta arancione contenente la propria situazione contributiva completa (compresi altri enti di previdenza diversi dall’Inps), nonché, in proiezione, il calcolo della pensione spettante a fine attività ed un suggerimento con l’indicazione della quota da investire, eventualmente, nella previdenza integrativa per ottenere una pensione accettabile. L’INPS è partita bene ma non ha ricevuto i dati completi da tutte le altre casse, ben 25, e non è pertanto in grado, al momento, di ricostruire con precisione la storia contributiva di ogni lavoratore. Ciò ha comportato un primo ridimensionamento del progetto: la raccolta, almeno per il momento, si limiterà alle posizioni di chi ha iniziato a lavorare nel 1996: da tale data, infatti, è partito il meccanismo del calcolo “contributivo” in base al quale la pensione è calcolata sui contributi realmente versati ed è pertanto più facile da determinare. Un secondo ridimensionamento riguarda le proiezioni: nella prima fase (indefinita nella durata) non ci sarà il calcolo presunto della pensione e, di conse- NOTIZIE guenza, mancherà il suggerimento sulle somme da investire nella previdenza complementare. Peccato, perché questa indicazione avrebbe certamente aperto gli occhi a quanti (tanti) oggi sottovalutano il problema: secondo calcoli attendibili un lavoratore che abbia iniziato nel 1996, dopo 40 anni di attività potrà contare su una pensione pari circa al 60% del suo ultimo stipendio. La busta arancione, insomma, si è scolorita, i lavoratori riceveranno comunque una raccomandata che conterrà un PIN ed una password per collegarsi al sito INPS e consultare la propria posizione contributiva (completa di versamenti figurativi, da riscatto e presso altri enti previdenziali). Ognuno potrà verificare il puntuale e completo versamento dei contributi e segnalare (telematicamente o anche al call -center) se qualcosa non è a posto. I primi a ricevere la comunicazione INPS sono stati i dipendenti che raggiungono l’età pensionabile nel corso degli anni 2010 e 2011; seguiranno coloro che hanno avuto almeno un rapporto di lavoro dipendente nel periodo dal 1°gennaio 2005 al 31 dicembre 2009 e per finire gli iscritti alla gestione separata (cococo) per i quali risultano versati contributi successivamente al 31.12.2004: l’operazione dovrà essere conclusa entro il 30 settembre 2010. IN BREVE Lavori occasionali Il tema è stato ampiamente trattato nel n.°1/2010 ma dal 17 maggio 2010 è scattata una importante novità: i voucher possono essere acquistabili e riscossi anche presso i 3000 tabaccai aderenti alla Fit ( Federazione italiana tabaccai). Il lavoratore potrà riscuotere i voucher dal secondo giorno successivo alla fine della prestazione lavorativa esibendo unicamente la tessera sanitaria per la verifica del codice fiscale. E’ bene ricordare che le somme percepite con i buoni lavoro non sono imponibili ai fini fiscali e non vanno a intaccare eventuali ammortizzatori sociali o pensioni (neanche la pensione sociale). Familiari di disabili ricoverati a tempo pieno Con il messaggio n. 14480 del 28 maggio 2010, l'INPS, ha precisato che il lavoratore interessato a fruire dei permessi per assistere un portatore di handicap in situazione di gravità ricoverato a tempo pieno, dovrà regolarmente produrre domanda prima del godimento degli stessi. Il lavoratore dovrà produrre, per ogni mese in cui ha fruito dei permessi, la documentazione che attesta l'avvenuto accesso alla struttura specializzata, ma anche la dichiarazione della struttura ospitante che attesti che la persona disabile è stata affidata al parente o affine per la durata della sua assenza dalla struttura stessa. Il centro medico legale al quale la documentazione è inoltrata ne verificherà la correttezza formale e sostanziale apponendovi, quindi, il visto di congruità che consentirà al datore di lavoro di qualificare l'assenza del lavoratore come fruizione di permesso per l'assistenza al familiare gravemente disabile ex articolo 33. L'Assemblea Nazionale dei rappresentanti delle Associazioni locali socie, ha eletto, per il prossimo quadriennio 2010/2014, gli ORGANI NAZIONALI DI ANFFAS ONLUS, nella seguente composizione: a cura di Francesco Grandi INSEGNANTI DI SOSTEGNO UN’IMPORTANTE SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE E’ del 26 febbraio scorso la sentenza con cui la Corte Costituzionale dichiara “incostituzionale la riduzione sostanziale delle ore di sostegno accordate ad ogni singolo alunno” prevista dalla Legge Finanziaria 2008. Grazie a questa dichiarazione verrà quindi automaticamente ripristinata la legge antecedente e gli Uffici Scolastici Regionali potranno ricorrere ai posti in deroga per tutelare diritti costituzionalmente garantiti e prevedere la presenza degli insegnanti di sostegno per tutte le ore necessarie, secondo le effettive esigenze del singolo alunno. I PRIMI GIORNI DI VITA FANNO LA DIFFERENZA Nel numero del 26 marzo del settimanale “Vita non profit magazine” segnaliamo un’interessante intervista al nostro Presidente Nazionale ANFFAS Roberto Speziale, all’interno della quale viene spiegato come dal 2008 la nostra Associazione abbia scelto di lavorare in team con le altre associazioni che si occupano di diritti dell’infanzia, sotto lo slogan “Bambini fino in fondo”. Roberto Speziale illustra così le ragioni di questa scelta: “I primissimi giorni di vita, soprattutto nel 3 PENISOL A • Presidente Nazionale: Roberto Speziale • Consiglio Direttivo Nazionale: caso della disabilità intellettiva e/o relazionale, possono davvero fare la differenza per la qualità di vita futura della persona e della sua famiglia. Ecco perché Anffas ha deciso di riorientare le proprie attività e politiche ripartendo proprio dai piccolissimi e dai loro giovani genitori. I bambini con disabilità sono prima di tutto bambini e per questo Anffas ha deciso di unirsi alle altre associazioni che si occupano di minori, affinché a tutti siano garantiti i diritti fondamentali”. BAMBINI FINO IN FONDO “E se fosse la Regione Lombardia a dover rendere conto alle Nazioni Unite su come tratta i propri bambini?” Questo è stato il filo conduttore della conferenza che Anffas Onlus insieme ad Anffas Lombardia ha organizzato in collaborazione con Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità) e L’abilità Onlus, proprio per parlare di diritti dell’infanzia in Lombardia. Istituzioni locali e società civile si sono incontrati a Milano il 26 febbraio scorso e hanno discusso per individuare risposte e soluzioni ai numerosi temi risultanti dai rapporti inviati all’Onu sullo “stato di attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia”. La nutrita platea pare aver apprezzato molto l’iniziativa di Anffas, dando l’impressione di aver capito molto bene e condiviso l’invito ad abbandonare le politiche di categoria (bambini disabili) a favore di un approccio non discriminante per tutta la categoria. “Bambini fino in fondo” è stato il filo conduttore del pensiero della conferenza. Barazzutti Elisa Del Vecchio Cesarina Enderle Luciano Fasani Angelo Fenzi Massimo Fiaccadori Devaux Nicole Manavella Ivo Manganaro Lilia Mazzone Laura Sperandini Mario Totta Giovanni Villa Allegri Maria • Collegio dei Probiviri: Ferrari Fabrizio Mazzoni Guido Torino Francesco • Collegio dei Revisori: Cavagnola Giuliana Palumbo Gidaro Donatella Sembiante Piero ANFFAS LIGURIA La relazione sull’Assemblea Nazionale ANFFAS S i è svolta a Roma il 22 e 23 maggio l’Assemblea Nazionale di Anffas. All’ordine del giorno: - Relazione del CDN; - Esame del rendiconto associativo al 31.12.09, nota integrativa, relazione attività e parere del Collegio dei Revisori; - Ricorso avverso provvedimento di esclusione da socio; - Elezioni organi – Votazioni; - Nomina o designazione alla carica di amministratori nel Consiglio di Amministrazione di Fondazioni o altri Enti; - Relazione del Presidente della Fondazione Nazionale “Dopo di Noi”; - Relazione del Presidente del Consorzio “La Rosa Blu”. Il Presidente Nazionale Roberto Speziale ha aperto l’assemblea parlando della Relazione approvata dal Consiglio Direttivo Nazionale del 16 e 17 aprile, che contiene il programma di attività per l’ annualità 2010. Anffas Onlus dopo aver celebrato nel 2008 i propri 50 anni, nel corso del 2009 ha voluto, a partire dalla relazione “Il cuore e la ragione” (approvata dall’Assemblea Nazionale nel 2005), riconfermare ed ampliare il proprio pensiero associativo, costruito negli anni di pari passo con l’evoluzione socio-culturale del nostro Paese e condiviso dall’inte- LA SPEZIA V degli ambiti e dei programmi di attività associativi per il triennio 2010/2013, e può essere sintetizzato con riferimento ad alcune macro-aree di priorità: • La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità: il nuovo quadro del nostro pensiero associativo • Promuovere e praticare le politiche per l’età evolutiva attraverso la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza • Promuovere l’inclusione sociale • Niente su di noi senza di noi • Tutelare i diritti e ampliare la protezione giuridica delle persone con disabilità • Combattere la discriminazione • La compartecipazione al costo dei servizi – simbolica e sostenibile • Combattere la povertà e l’esclusione sociale • Il Progetto di Vita • Il modello del federalismo fiscale e le ripercussioni sui sistemi welfare regionale Anche quest’anno si è poi parlato di famiglia, essendo questo un argomento particolarmente complesso e dalle molteplici sfaccettature, e si è parlato sia di età evolutiva che di “dopo di noi”, i due temi più nuovi per Anffas, cresciuta da sempre con i propri ragazzi. E’ stato quindi importante affrontare i nuovi temi dell’anzianità dei disabili e i temi dei nuovi piccoli disabili nati in una società che, attraverso la Convenzione ONU e tante altre leggi nazionali e regionali, cerca di rivedere il disabile come facente parte della comunità. E’ possibile trovare il Programma per esteso sia nel sito web dell’Anffas Nazionale www.anffas.net) che all’interno della “Rosa Blu” di maggio. Interessanti anche le relazioni del Presidente della Fondazione “Dopo di noi” Emilio Rota e del Neo Eletto Presidente del Consorzio Giandario Storace, il quale ha comunicato che è in fase di stesura un calendario 2010/2012 dei corsi formativi promossi ed organizzati dal Consorzio, con la collaborazione del neo-costituito “Centro Studi e Formazione Anffas Onlus”, relativi alle principali aree di interesse associativo. Sarà diffuso dopo l’estate. Storace ha poi aggiunto che sono già in cantiere due primi momenti formativi, da realizzarsi nel mese di giugno e luglio prossimo, sulla “Lavagna Interattiva Multimediale” e sul “Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Anffas Onlus”. Grande successo di partecipazione della Liguria, presente con 7 Associazioni su 8. Stefania CAROSSIA – Presidente Ass. Regionale Anffas Liguria Onlus “IL PESO DEI BERSAGLI E DELLE PAROLE... SIAMO ORGOGLIOSAMENTE INEGUALI” Una manifestazione di denuncia contro il disgustoso attacco su Facebook enerdì 5 marzo presso la Sala Dante della Spezia, Anffas Onlus La Spezia ha organizzato una mattinata di denuncia contro l’attacco fatto da una persona su Facebook verso le persone con Sindrome di Down e più specificatamente “Giochiamo al bersaglio con i bambini down”. La giornata è stata organizzata in collaborazione con la Polisportiva Spezzina Disabili, l’Orsa Minore, la Consulta Disabili Provinciale, la Consulta Disabili Comunale e con il patrocinio della Provincia della Spezia, del Comune della Spezia e di Special Olympics Italia. Alessia Bonati, coordinatrice del centro socioeducativo dell’Anffas La Spezia ha salutato gli intervenuti ed ha letto una poesia dove una bambina disabile viene paragonata ad una rosa blu, proprio il simbolo dell’Anffas… Mauro Bornia, Presidente della Consulta Disabili Provinciale, ha usato parole di condanna verso un atto ritenuto vile, contro chi non può difendersi. Chi ha voluto difendere i nostri meravigliosi ragazzi sono stati duecentocinquanta amici delle scuole della Provincia della Spezia: il Liceo Classico Costa, il Liceo Scientifico Parentucelli di Sarzana, il Liceo Linguistico Pedagogico Mazzini, l’Istituto Fossati, l’Istituto Chiodo, l’Istituto Einaudi e l’Istituto Alberghiero Casini che con la loro numerosa presenza accompagnati orgogliosamente dagli insegnanti hanno riempito la sala insieme ai ragazzi disabili delle Associazioni Anffas Onlus La Spezia, il Centro Antares di Lerici, Le Missioni di Sarzana, il Nuovo Volo di Ceparana, l’Istituto Santi. Tutti insieme hanno applaudito calorosamente l’ingresso di 20 persone che sono entrate portando davanti al loro viso una maschera bianca 4 ra associazione, dapprima in occasione degli Stati Generali tenutisi nel maggio 2009 e successivamente approvato all’unanimità dall’Assemblea Nazionale dei Rappresentanti delle Associazioni Socie tenutasi a Roma nel giugno 2009. I nodi centrali e le attività prioritarie individuate nella relazione “Il cuore e la ragione”, ovvero: la formazione, informazione ed immagine, il protagonismo delle persone con disabilità e quindi anche dell’associazione stessa ed il rafforzamento dei livelli regionali associativi, sono stati ulteriormente evidenziati in base agli ambiti di principale interesse associativo ed alle necessità contingenti che emergono in seguito ai significativi mutamenti sociali, culturali e politici che stanno attraversando il nostro paese ed all’evoluzione della cultura della disabilità conseguente all’affermazione del modello della disabilità basato sui diritti umani, sancito in primo luogo dalla Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità e, per quanto riguarda l’età evolutiva , dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il pensiero associativo così ridefinito, insieme al conseguente piano strategico e funzionale atto a rendere maggiormente adeguata l’intera associazione (a livello nazionale, regionale e locale), getta le basi per l’impostazione PENISOL A ed indossando una maglietta con la scritta: “Diverso da chi?” Per evidenziare e contestare l’omologazione che le persone con disabilità intellettiva hanno. Quando la maschera è stata tolta gli studenti hanno riconosciuto i loro amici dell’Anffas della Spezia, perché molti degli studenti presenti in sala avevano partecipato alle manifestazioni Special Olympics, organizzate dall’Anffas La Spezia, aiutando come volontari i nostri meravigliosi atleti. Durante la mattinata i vari relatori presenti hanno voluto testimoniare il valore della diversità che esiste in ognuno di noi. Il Sindaco della Spezia Massimo Federici si è detto orgoglioso dell’indignazione che si è alzata forte in città grazie all’Anffas La Spezia e che ha sensibilizzato i cittadini e di come le Istituzioni siano unite nel denunciare un gioco assurdo che gioco non è. In rappresentanza della Provincia, l’Assessore Federico Barli nel ribadire lo sdegno ha sottolineato che le Istituzioni devono essere al fianco di tutti i cittadini ed ha ringraziato le associazioni che quotidianamente si fanno carico delle esigenze delle persone disabili, anche se ancora poco si sta facendo per loro. Il Provveditore agli studi Filiberto Arzelà ha voluto ricordare agli studenti che tutti i giorni si può combattere la cultura contro il diverso quando siamo testimoni di atti o parole contro le persone disabili. Il Vice-Presidente del Centro di Servizio Vivere Insieme Emanuela Martini ha voluto portare la propria testimonianza ricordando le numerose battaglie fatte per eliminare le classi differenziate in uso sino agli anni settanta, la Professoressa Paola Vicari del Liceo Pedagogico Linguistico ha evidenziato l’importanza del lavoro svolto in questi anni nella scuola sottolineando la grande partecipazione degli studenti. Tra i presenti il Vicario del Prefetto Annunziata Gallo. Tutte le autorità si sono rivolte agli studenti ricordando che in un prossimo futuro saranno cittadini, insegnanti, genitori, amministratori e di fare tesoro di queste esperienze. Tra i vari interventi dei relatori sono stati proiettati dei filmati sull’amicizia realizzati dai volontari dell’Anffas La Spezia. La mattinata è proseguita con la testimonianza dei ragazzi disabili che hanno descritto le loro giornate quotidiane di vita e di come sia importante avere bravi operatori, volontari che li sostengono quotidianamente. Gli studenti hanno raccontato le loro esperienze con la disabilità, di come si sono avvicinati a questo mondo e di come la loro vita sia cambiata nel momento in cui hanno conosciuto le persone con disabilità. Ha concluso l’incontro un genitore dell’Anffas che ha voluto portare la testimonianza di essere un genitore con una figlia orgogliosamente diversa, ha voluto sottolineare l’importanza della scuola, delle istituzioni e delle associazioni per far si che tutti i genitori non si sentano soli. Jenny è una bambina.... un'adorabile bambina. I suoi occhi sono nocciola, i capelli un po' scuri. Se i capelli le cadono sugli occhi, li scosta. Ma la mano non va dritta alla fronte. Prima si curva come un fiore al primo schiudersi dei petali. Poi scosta i capelli dagli occhi. Jenny è diversa. Diversa? Si, diversa da quasi tutte le altre.. Ma chi ha detto che tutte le persone debbano essere uguali? Pensare, agire, apparire uguali? Per me, Jenny è come una rosa blu. Una rosa blu? Avete mai visto una rosa blu? Ci sono rose bianche, e rose gialle, e un'infinità di rose rosse. Ma blu? Un giardiniere sarebbe felice di avere una rosa blu. La gente verrebbe di lontano per vederla. Sarebbe rara, diversa, bella. Anche Jenny è diversa. Ecco perché, in qualche modo è come una rosa blu. Storie di mare Un aspetto poco noto della spedizione dei Mille CAPITANI CORAGGIOSI La stele rostrata dell’artista genovese Giovanni Scanzi è stata innalzata per commemorare i 50 anni della “Spedizione dei Mille”, che da quel punto del porto prese inizio. Il destino volle che da questo punto storico e strategico avessero nel tempo origine molte altre spedizioni legate all’emigrazione, alle guerre, alle linee con le Americhe ed infine alle crociere turistiche. Sulla colonna rostrata di Ponte dei Mille a Genova, c'è una targa commemorativa che riporta l'evento che ebbe protagonista l'Eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi. Nella parte esposta al passaggio del pubblico si legge (?) la scritta in latino: HEIC UBI PER TENEBRAS LUX FINISSIMA EMIQUIT ROMAM QUAE NOVIT POST FATA RESURGIT. Sul retro della stele si nasconde, strano a dirsi, la parte più significativa: Giungere a bordo di due vapori nel Porto di Genova ormeggiati sotto la darsena, impadronirsi degli equipaggi, accendere quindi i fuochi, prendere il Lombardo a rimorchio del Piemonte. Son tutti fatti più facili a descrivere che ad eseguire e vi fan mestiere molto sangue freddo capacità a fortuna. Giuseppe Garibaldi Quanto segue non si propone d’entrare nel merito storico di uno fra i più avvincenti episodi dell'Unità d'Italia, ma piuttosto di rivisitare i personaggi Garibaldi e Nino Bixio che, prima d'essere stati i valorosi combattenti che tutti conosciamo, erano capitani di mare. Garibaldi addirittura, ebbe la sua prima nomina a comandante su una nave camogliese; Nino Bixio invece, fu l'artefice dell'evento descritto dalla targa suddetta. La sua perizia nautica permise di iniziare con successo quella “spedizione” che rimane scritta con inchiostro indelebile sui nostri testi di storia, nonostante da più parti, siano oggi in atto riletture quanto meno sconcertanti sulle quali sorvoliamo volentieri per amor di Patria... LE NAVI E LO SCENARIO I piroscafi Lombardo e Piemonte, la sera del 5 Maggio 1860 erano ormeggiate alla Batteria della Darsena, l'odierno “Ponte dei Mille”, appunto. Tra esse, v'era una vecchia nave in disarmo, la Joseph, che fu usata da Nino Bixio nei giorni precedenti l'operazione come Base Segreta della Spedizione. Le due navi erano del tipo a motore, con pale rotanti e dotati di vele quadre; rappresentavano cioè quella lenta mutazione della tecnologia dalla propulsione a vela a quella meccanica, che si concluse a favore di quest'ultima dopo il primo novecento. Le unità appartenevano all'armatore Rubattino e il contratto di cessione a Garibaldi fu segretamente chiuso a Torino nei giorni precedenti, col benestare del Regno piemontese. Va detto che questo “debito” fu successivamente saldato al Rubattino con l'acquisizione dell’Armamento Florio (siciliano) e l’istituzione della Nuova Regia Marina. Questo passaggio storico caratterizzò la genesi della Marina Mercantile Italiana. Ma torniamo a quella sera. Con la complicità di chi sapeva ma non lo diceva alle autorità, Garibaldi ed i suoi volontari salirono a bordo delle due navi, ne presero il comando, eluden 5 PENISOL A di Carlo Gatti do la docile resistenza degli equipaggi volutamente non informati dall'armatore. Il comandante del Lombardo era Nino Bixio; Garibaldi si trovava a bordo del Piemonte, il cui capitano era il patriota siciliano Salvatore Castiglia. Faceva parte del gruppo anche Simone Schiaffino, l'eroe portabandiera camogliese, che aveva l’incarico di timoniere a bordo del Lombardo. Il piano prevedeva di partire il più velocemente possibile, di dirigere verso lo scoglio di Quarto, d’imbarcare il resto delle camicie rosse e proseguire per la Sicilia. Appena giunto a bordo del Lombardo, Nino Bixio veniva informato dal Direttore di Macchina Giuseppe Orlando che il personale addetto non riusciva ad avviare le macchine. Poichè il solo Piemonte non poteva accogliere tutti i volontari, nè avrebbe avuto senso dimezzare la forza della spedizione, fin troppo ridotta, il comandante garibaldino decideva senza esitazioni di tentare il rimorchio del piroscafo in avaria. Il suo intento era quello di avviare le recalcitranti macchine del Lombardo nel corso delle successive operazioni d'imbarco della truppa a Quarto. Il tragitto tra il porto e il luogo di radunata dei volontari non era di per sè particolarmente lungo, le condizioni in cui la manovra doveva essere eseguita erano, tuttavia, tali da far rizzare i capelli in testa anche ad un capitano di lungo corso di grande esperienza come Bixio. Il medievale e assai movimentato porto genovese, ben diverso da quello attuale e persino più piccolo dell'odierno specchio d'acqua del cosiddetto “Porto Vecchio”, era infatti una foresta d'alberi di velieri ormeggiati ai gavitelli o ammassati a ridosso delle dighe, di fumaioli di piroscafi, di boe, imbarcazioni e galleggianti vari, tra bettoline e maone. A questo punto, occorre ricordare che il fallimento della spedizione avrebbe annullato un'occasione storica irripetibile, pertanto era imperativo non commettere errori e neppure concedere alla sfortuna di insinuarsi tra le pieghe di quel colpo di mano. LA MANOVRA Dopo aver preso a rimorchio il Lombardo, le due navi partivano dalla Batteria della Darsena con l'ausilio di compiacenti ormeggiatori. Erano le 2,15 del 6 Maggio 1860. Quel rimorchio rappresentò un capolavoro di tecnica marinaresca: con abili maneggi dei cavi di traino e variazioni delle motrici, le due navi si districarono in sicurezza dalla giungla delle 1860 – Questa foto dà l’idea della congestione di navi nel porto di Genova barche ormeggiate nello specchio d'acqua del porto. Si deve inoltre ricordare che tutta l'operazione doveva essere fatta nella massima discrezione per non insospettire il nemico, evitando, per esempio, di servirsi dei Servizi Portuali ordinari: Piloti, Rimorchiatori e Ormeggiatori. Non va pertanto dimenticato, che Simone Schiaffino, timoniere di una nave rimorchiata in acque ristrette, espletò il suo compito con grande professionalità e coraggio. Appena fuori dallo scalo genovese, il piccolo convoglio incontrò quel mare lungo che tanto fece patire certi volontari non abituati a viaggiare sulle navi. Le due navi giunsero a Quarto alle 3,30 di quella stessa mattina. Le macchine del Lombardo furono riparate e le due navi salparono verso la Storia dell’Unità d’Italia alle 7,15 – La complicata operazione preliminare aveva avuto successo. ll corso della storia, dobbiamo riconoscere, sarebbe stato molto diverso se quella notte un pugno di coraggiosi marinai, guidati con perizia nautica e grande carisma, non fosse riuscito a compiere quella difficile quanto ignorata pagina di rimorchio marinaresco. Che fine fecero i due piroscafi? All'arrivo a Marsala, sia il Piemonte che il Lombardo riuscirono, com’è noto, a sbarcare le camicie rosse, ma furono anche bersaglio dell'artiglieria borbonica. Dopo vari incagli e disarmi, il Piemonte fu avviato alla demolizione nel 1865 ed il Lombardo andò in secca sulle Isole Tremiti nel 1864, durante un trasporti di prigionieri politici. I MARINAI GARIBALDI E BIXIO Nel 1820 Garibaldi e Bixio frequentarono la Scuola Nautica di Genova e, al termine degli studi, imbarcarono come mozzi nella Marina Sabauda. Bixio, dopo aver effettuato imbarchi come comandante di velieri, intraprese l'attività poli- La sequenza cinematica dell'uscita dello storico rimorchio dal porto di Genova del c.l.c. Bruno Malatesta, ci aiuta a comprendere meglio le diverse fasi dell’operazione. Sono stati usati, con tutta probabilità, cavi di cocco o canapa, sistemati a briglia e passati il più esternamente possibile dalla poppa del Lombardo. Con la costante presenza della tramontana notturna, Il Piemonte ha proceduto a "colpetti" di macchina per tenere sempre sotto controllo il Lombardo evitando d’accumulare eccessiva velocità. La lunghezza del rimorchio è stata aumentata sicuramente dai 20 metri iniziali ai 40 appena usciti dal porto, fino ad un valore ottimale per la navigazione in mare aperto fino a Quarto. tica e patriottica e fu stretto collaboratore di Garibaldi. Dopo le vicende dell'Unità d'Italia, si dedicò all'attività di d’esploratore e, nel 1873, morì di colera nel Mar della Sonda. Giuseppe Garibaldi, all'inizio della sua carriera marinara, fu molto vicino alla nostra tradizione camogliese. Giò Bono Ferrari nel suo famoso libro “La città dei mille bianchi velieri” ci ricorda: - Verso l'anno 1830, il capitano camogliese Antonio Casabona dovette poggiare per un'emergenza medica a Costantinopoli: il suo scrivano (1° Ufficiale) era gravemente ammalato. Per proseguire la navigazione occorreva cercare un altro scrivano di fiducia e il cap. Casabona ne parlò al Console di Sardegna. Una sera, un piccolo caicco si avvicinò a forza di remi al barco camogliese ed un giovanotto agile e prestante salì svelto la sottile e penzolante biscaglina. Aveva un che di spavaldo, occhi azzurri e una criniera di capelli biondi. Si presentò al lupo di mare che l'osservava con curiosità. Il giovane disse: “Giuseppe Garibaldi, di Nizza Marittima, ex scrivano del brigantino “Cortese”. A capitan Casabona, quello scrivano sembrava un pò troppo giovane e anche un pò sbarazzino; prima di assumerlo, volle attingere informazioni sul suo conto. Seppe così che Giuseppe Garibaldi, ex 1° Ufficiale del “Cortese”, non trovando un imbarco immediato, s'era impiegato quale precettore di tre ragazzi, figli di mercanti levantini. Inoltre, nell'adempimento dei suoi doveri d'insegnante, aveva dimostrato tatto, energia e molto buon volere. Informazioni eccellenti s'ebbero altresì dal ceto marittimo di Costantinopoli. Era un giovane che valeva, gli fu detto. E capitan Casabona, pago delle informazioni, assunse il nuovo scrivano e fece vela per Livorno. Durante la navigazione, piuttosto ostacolata dagli elementi, il camogliese ebbe agio di studiare il giovanotto e di apprezzare le sue belle qualità d'uomo di mare: energia, coraggio e sangue freddo. Finite le operazioni di scarico a Livorno, il barco camogliese ritornò a Genova. Capitan Casabona decise di sbarcarsi per un turno di viaggio, onde godersi un pò la sua famiglia e assistere il suocero nella costruzione di un bastimento. Lo scrivano Giuseppe Garibaldi aveva dato ottima prova e ci si poteva fidare. Capitan Casabona allora, noleggiò il suo bastimento per Maone, Gibilterra e Costantinopoli e ne affidò il comando a Giuseppe Garibaldi, promuovendolo così Capitano di Lungo Corso. Il futuro Generale, colui che la Storia chiamò il Donatore d'un Regno, assolvette egregiamente il compito affidatogli e dopo più di un anno riportò il bastimento a Genova, con piena soddisfazione dell'armatore. Camogli può dunque vantarsi d'essere stata la Città che per la prima offrì a Giuseppe Garibaldi il comando d'un bastimento. VILLA GIMELLI I lavori degli Allievi in Mostra UNA TRADIZIONE CHE SI OGNI ANNO A VILLA GIMELLI S i è svolta con grande successo la tradizionale Mostra dei lavori dei ragazzi dell’ANFFAS di Villa Gimelli. All’inaugurazione di sabato 22 maggio erano presenti numerosi e graditissimi ospiti e importanti autorità quali il Sindaco di Santa Margherita Ligure Roberto De Marchi, l’Assessore alla Cultura del Comune di Rapallo Giovanni Arena e l’Assessore ai Servizi Sociali di Santa Margherita Ligure Maurizio Tuseo. Tracciamo di seguito assieme all’educatrice Alberta Caminati una panoramica sui prodotti esposti nella mostra e sulla loro creazione. La maggior parte degli oggetti esposti nella mostra nascono dalla collaborazione tra il laboratorio di ceramica e il laboratorio di falegnameria. Quest’ultimo ha eseguito le strutture portanti dei tavolini e le cornici per i pannelli, dando modo ai ragazzi di esprimere tutta la loro manualità. Un vero e proprio 6 PENISOL A di Alberta Caminati* RINNOVA “dialogo” tra le due attività per raggiungere l’armonia del pezzo. Da sottolineare anche il contributo dei ragazzi della Casa di San Michele Arcangelo che hanno esposto collages creati con varietà di tecniche e materiali, creando soggetti colorati e vivaci: farfalle, fiori, prati, pesci… Gli oggetti di ceramica sono stati eseguiti con diverse tecniche decorative. Alcune facenti parte della tradizione italiana, altre ispirate alla ceramica araba. Ci sono oggetti che hanno richiesto una grande pazienza di esecuzione. Piccoli motivi dove campiture (applicazioni di colore uniforme per dare risalto a un’area del dipinto) ricoperte prima di smalto e poi di colore hanno dato vita a piacevoli decorazioni. La smaltatura dei pezzi è ottenuta stendendo lo smalto a pennello. Questa tecnica comporta il prolungamento dei tempi di esecuzione e i ragazzi, che hanno sempre fretta di finire il lavoro, si vedono così costretti a controllare la loro ansia. Sia le decorazioni che i colori usati vengono scelti con libertà dai nostri “artisti”. Per realizzare una copia del famoso “Bacio” di Klimt si è ricorso a due cotture e poi a una terza per l’applicazione dell’oro. Un lavoro di grande suggestione. Ci sono poi grandi pannelli con scorci liguri, tavolini con motivi floreali e oggettistica varia. L’esecuzione di pannelli decorativi è stata particolarmente complicata anche per la scelta dei VILLA GIMELLI soggetti da rappresentare. Il risultato ad ogni modo è stato molto positivo e gratificante e dimostra che con impegno e una guida sicura non ci sono limiti alla creatività. I ragazzi si realizzano in ogni loro azione e questo significa che le diverse personalità sono presenti negli oggetti creati. E’ soprattutto da questo punto di vista che l’attività ceramica si distingue dalle altre, anche perché offre in più la cottura, che è il momento di fissazione dell’Essere rappresentato nell’Oggetto. Simbolicamente la cottura ha il ruolo di un “rito di passaggio”, ma rappresenta anche una “trasformazione”. Tutto questo è ciò che rappresentano gli oggetti esposti. Il prodotto che vediamo è la risultante del percorso con il quale è stato ottenuto, che non è solo il percorso tecnico ma l’insieme di tutte le implicazioni psicologiche che il “fare ceramica” rappresenta. * Educatrice e Ceramista Un libro di poesie apre una finestra sull’autismo “LE PAROLE DELL’ANIMA” ESPRIMONO I SENTIMENTI DI LORENZO NEGRI, UN RAGAZZO CHIAVARESE “L e parole dell'anima” un titolo bellissimo che introduce ad un libro molto particolare: un libro di poesie scritto da un ragazzo chiavarese di 19 anni, Lorenzo Negri, affetto da autismo. Una sindrome poco conosciuta per i “non addeddti ai lavori” come me. Tuttavia questa pregevole opera apre una porta sulla vita, le emozioni, il mondo di una creatura straordinaria che vive una vita altrettanto straordinaria. La notizia è apparsa di recente sul quotidiano “Il Secolo XIX” con articoli di Paola Pastorelli che riporta anche un brano di poesia : “Acute dissonanze/alla continua ricerca/di armonia. Sento dentro/due mondi/diversi ma comunicanti. La mia anima/Il corpo/vuole guidare. Il mio corpo/però/pretende di comandare. Il pianeta della disabilità è un pianeta in cui ogni cosa è vissuta molto intensamente. Così la gioia, il dolore, l'amore. Per alcuni è fuga da una realtà che non si vuole o non si può accettare, ma non è per tutti così. Soprattutto non è così per coloro che hanno un cuore di poeta, come la mamma di Jenny (Gerda Klein, poetessa) che così descrive la sua bambina “diversa”: “Jenny è un gattino senza coda, una musica diversa. Jenny ha le ali corte e deve essere protetta. Jenny è come una rosa blu, delicata e bellissima”. Altri hanno scritto libri di successo, altri ancora si sono limitati ad accettare ed amare infinitamente le loro creature disabili nella quotidianità. Uno degli handicap ancora oggi meno definibili è l'autismo, termine che deriva dalla parola greca “autos” (stesso) e comprende disturbi della capacità di elaborare le percezioni e comunicare all'esterno. Per aprire una finestra su questa poco conosciuta sindrome è stato interessante leggere due libri non recentissimi, scritti con i ragazzi autistici che ne sono protagonisti. Una è Adriana Rocha che comunica usando il metodo della comunicazione assistita che consiste nell'utilizzo di una macchina da scrivere o di un computer con il sostegno di una persona di fiducia. La mamma, Kristi Jorde, ha raccolto nello splendido volume “Figlia della Luce” questa 7 PENISOL A esperienza, rivelando tratti della personalità di Adri assolutamente straordinari. Adri è veramente un essere di luce che si serve della telepatia per amare, che ci “parla” delle sue guide spirituali, di mondi diversi, della Biblioteca Univesale di Dio, del suo karma e del compito in questa vita, dell'amore di Dio e che scrive: “Il silenzio mi offre sia la libertà sia le catene perciò mi servo del silenzio per liberarmi delle sue catene”. L'altro ragazzo è Birger Sellin, che nel suo libro “Prigioniero di me stesso - viaggio nell'autismo” curato dal giornalista Michael Klonosky, ci appare assai diverso. Anche Birger comunica usando il metodo della comuncazione facilitata ed ha trovato un suo spazio nel mondo scrivendo libri. Fra le cose che ha scritto vi sono passi veramete belli e significativi che meglio delineano il suo profilo umano. Un esempio: Tutti devono poter amare gli uomininscatola perchè le loro anime sono chiare e innocenti come bambini appena nati” e ancora “non appena un individuo si immerge in questo mondo senza sè perde il controllo su se stesso e sul mondo che lo circonda sul tempo e sull'agire. Forma buchi dove atterra e lascia tracce di angoscia e solitudine tanta angoscia che la terra quasi non riesce a reggerla in questo mondo non può esserci il riso e la tristezza non ha lacrime”. Tuttavia col crescere dell'attitudine a comunicare, sia pure con l'au- L’Associazione ascolta le famiglie di Giuliana Chiesa De Marco silio di un supporter, arriva ad avere una visione della vita finalmente serena “voglio scriverti una poesia sulla gioia di potersi esprimere amo la parola fa fiorire dentro invia i pensieri con l'angoscia di un'aquila nelle dimensioni dei tuoi sogni più profondi e intimi”. Ecco come descrive le festività natalizie il ritrovato Bierger “Ti amo festa di sogno di incomparabile bellezza di amore e cordialità amo il profumo dell'abete le luci l'infantile riso dei bambini amo la mia infantile famiglia”. Tanti modi di vivere e di aprirsi al mondo che è la cosa più preziosa. Finestre aperte su anime diverse unite dalla diversità. Un panorama che si è oggi arricchito delle preziose poesie di Lorenzo cui và il nostro grazie. IL QUESTIONARIO SULLA SODDISFAZIONE I l primo passo per ottenere l’accreditamento istituzionale delle strutture dell’Associazione è rappresentato da un adempimento burocratico fondamentale: la compilazione dell’istanza, su moduli virtuali forniti dalla Commissione Regionale. Altro passaggio necessario è, poi, la ristrutturazione degli edifici, seguendo le indicazioni della legislazione regionale di riferimento. Il Gruppo Qualità dell’Associazione, istituito nel 2006 su indicazione della stessa istanza, con compiti di verifica della qualità percepita, è un gruppo multiprofessionale che opera in sinergia con il Consiglio Direttivo e la Presidente, per attuare un concreto miglioramento delle prestazioni e dei servizi prestati dall’Associazione. E’ composto dal Direttore Generale Storace, dalla Coordinatrice Minutillo, dalla Vice Presidente Carossia, dalla Psicologa Dott.ssa Lamia e dall’Assistente Sociale Galli, ma spesso partecipano agli incontri anche la DMP Dott.ssa Gai e il Dott. Brunetti (Ufficio Personale), per quanto di loro competenza. Uno dei compiti del Gruppo è rappresentato dalla misurazione annuale della qualità percepita dalle famiglie e dagli utenti, rispetto ai servizi ed alle prestazioni offerte dall’Associazione nell’anno precedente. Fin dal primo anno, lo strumento ideale pensato per questa verifica è stato il questionario, che ha permesso alle famiglie interessate di rispondere in modo anonimo ad una serie di domande relative alla loro situazione. Con il passare degli anni, il Gruppo ha modificato in modo significativo questo strumento. All’inizio il questionario era piuttosto corposo, in quanto tante erano le domande che si volevano porre alle famiglie. Poi si è ridotto sensibilmente, cercando di concentrare gli argomenti in due parti: la prima relativa all’organizzazione dei servizi dell’Associazione e la seconda relativa alla propria situazione personale. Nel 2009 sono stati distribuiti i Questionari sulla Soddisfazione delle Famiglie e degli Utenti, nonché i Questionari sulla Regolarità dei Trattamenti Ambulatoriali relativi al 2008. Questi ultimi questionari hanno suscitato una risposta più pronta da parte dell’utenza, rispetto a quelli distribuiti nei servizi residenziali e semiresidenziali. Tuttavia, i risultati delle schede si possono a cura di Fabrizia Galli* riassumere con una buona soddisfazione generale, rispetto ai servizi e all’organizzazione. Inoltre, il Gruppo Qualità ha preso in considerazione alcune indicazioni date dalle famiglie, che verranno trattate in sede di programmazione delle attività del Gruppo stesso nel corso di quest’anno. Infatti, in ogni questionario è prevista la possibilità di utilizzare delle righe in bianco per esprimere opinioni o dare suggerimenti in merito ad un argomento che sta più a cuore. Si fa presente che da quest’anno i due Questionari (Questionario sulla Soddisfazione delle Famiglie e degli Utenti e Questionario sulla Regolarità dei Trattamenti Ambulatoriali) sono stati accorpati, per cui nel mese di maggio è stato distribuito un unico modulo per ogni tipo di servizio afferente all’Associazione (servizi residenziali, semiresidenziali, ambulatoriali e domiciliari) e relativo all’anno 2009. Per ulteriori informazioni sull’argomento, potete contattare il Servizio SAI? dell’Associazione, chiedendo dell’Assistente Sociale Galli (presente dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 13). * Il Gruppo Qualità Tradizioni Commovente amarcord delle Feste di Luglio a cura di Emilio Carta I mortaletti furono importati dalla Sicilia, si dice, da un certo signor Pescia, commerciante di cereali che trasportava a mezzo di velieri da Palermo a Rapallo grano, avena, fave, vino e agrumi. Questo signore aveva sposato una della famiglia Fontana, allora proprietari dei caseggiati di piazza Orientale o Da Basso (l’attuale piazza Garibaldi) uno dei più ricchi casati di allora. Portò il culto anche in parrocchia di S. Rosalia e S. Lucia che nel XVII secolo vennero proclamate compatrone dell’attuale Basilica. Dunque, i mortaletti furono portati nel detto secolo, mentre i “fuochi” si conoscevano già. I mortaletti erano fino alla fine dell’Ottocento di ferro, mentre nei primi anni del secolo scorso i Sestieri, man mano che avevano risparmiato qualche soldo li sostituirono con una miscela di ghisa, materiale più sicuro. Prima di allora qualche mortaretto infatti si spaccava, con pericolo per le persone. I fuochi d’artificio si eseguivano in piazza dell’Olmo o piazza Occidentale, ora piazza Cavour, sino alla fine del 1850. Si trattava di girandole, di cerchi che si innalzavano di poche decine di metri e poi con un finale di schioppettii ove appariva un quadro sulla storia della Madonna e le più volte era il quadro dell’Apparizione. Questi fuochi pirotecnici venivano eseguiti sulla “macchina dei fuochi”, un apparato in legno, grandioso, appositamente costruito e di un certo valore in quanto vi erano collocate numerose statue, angeli e putti in legno, e qualcuno di cartapesta ben colorata e decorata. La Macchina dei fuochi era collocata di fronte all’attuale Galleria Montallegro. I cittadini si disponevano a anfiteatro definito con sedie e si godevano lo spettacolo. Tutto questo accadeva nelle prime ore dopo mezzanotte. Quando venne costruita la strada per la stazione ferroviaria (prima era un viottolo di campagna) i “fuochi” si trasferirono sulla piazza della stazione, sempre collocati sulla “macchina dei fuochi”. Col traffico ferroviario in aumento, dopo la guerra libica i fuochi furono trasferiti nello spiazzo del ponte Annibale. Durante l’alluvione del 1915 la furia delle acque scardinò la porta del magazzino di vico dell’Olmo ove erano custoditi i pezzi della macchina dei fuochi: l’intero apparato venne trascinato via e non si recuperò mai più nulla. Siccome la macchina dei fuochi era stata dichiarata monumento nazionale dall’Intendenza delle Belle Arti della Liguria ci fu anche l’interessamento di questo ente per trovare qualche resto sulle spiagge liguri, ma nulla venne mai recuperato. Dopo la guerra mondiale i fuochi con palchi provvisori si eseguivano sul molo-pennello posto alla radice del torrente Boate. Questo fin quando si sciolse il Comitato coordinatore che era formato dalla Fabbriceria del Santuario, da quella della Basilica e dal rappresentante del Comune e dal Vescovo Diocesano, Comitato che aveva sede in piazza Cavour, presso l’archivio del Santuario. Quindi il Comitato tralasciò di fare i fuochi detti “di palco”, passandoli all’iniziativa di ogni Sestiere, dandogli un contributo. Il Comitato aveva il compito di pensare all’illuminazione del paese e di coordinare gli spari dei Sestieri. Quando le funzioni in chiesa erano finite, e quando il Comitato vedeva l’ora giusta di cominciare, col suono del campanone della Torre Civica si dava inizio alla sparata dei mortaretti. Il segnale partiva dal molo Langano: non dal 8 PENISOL A sestiere San Michele ma dal rappresentante del Comitato che si trovava all’altezza di Villa Costa, alla radice del molo. Il Comitato eseguiva tutto come fosse un Sestiere. Gli spari consistevano nel dar fuoco al primo mortaretto (caricato con polvere nera, con un pezzo di ferro tondo si comprimeva la segatura sulla polvere e si ultimava con un po’ di calcinaccio). Rispondeva il sestiere San Michele, che sparava al molo Langano, poi Seglio che eseguiva gli spari alle Nagge, in via Avenaggi, Borzoli sul molo del castello, Cerisola all’altezza dell’attuale monumento a Cristoforo Colombo (non esisteva la rotonda dei bagni Lido), Cappelletta all’altezza del ponte Annibale ed infine Costaguta nell’allora cantiere navale ora Giardini Partigiani. Il primo turno era di venti mortaretti, poi seguiva una piccola sparata per tutti i Sestieri. Questo per altri due turni. Poi le sparate si facevano più consistenti ed infine era il momento di quelle lunghe e i Sestieri si sbizzarrivano in grossi ramadan e colpi di mortaio. Intanto in mare e nel paese, quando cominciava a farsi buio, si accendevano le luci che consistevano fino ai primi del secolo scorso di ornati in legno che venivano appesi con le lampade colme di olio di oliva lampante. Questi ornati, i più, erano stemmi di Maria o fiori o disegni che appesi con dei ganci di filo di ferro brillavano nella notte. Le lampade erano bianche, rosse e verdi e componevano la bandiera tricolore nazionale. Questi ceri erano appesi alle case lungo le strade e al mare nonché alle facciate degli edifici prospicienti il mare. Sulla spiaggia, a distanza, erano collocati per fare chiaro per tutto l’arco del golfo, da Langano agli Ampoixi, tanti tegamini di terracotta ove erano stati collocati catrame, pece e petrolio. Gli uomini addetti accendevano ad uno ad uno i tegamini e lo spettacolo era magnifico. La gente stava seduta sulla spiaggia. Con l’avvento dell’energia elettrica questo continuò ancora nei giardini che erano stati costruiti agli inizi del Novecento e in corso Italia ove esistevano durante le feste l’illuminazione con le lampade per di più ad olio ma anche a grasso di bue, ad archi sorretti da un’apposita palificazione: era uno spettacolo meraviglioso in quanto la luce era viva, con le fiammelle. Di questa soluzione l’ideatore era stato un certo Nicola De Negri. Poi a causa del costo che era più alto, si passò all’attuale illuminazione elettrica. Intanto in mare c’erano moltissime imbarcazioni, illuminate con palloncini detti giapponesi che giravano per tutto lo specchio acqueo del golfo, mentre gli incaricati mettevano in mare i lumini “rapallini” riempiti non di grasso come avviene oggi bensì d’olio di oliva, ad uno ad uno e dargli fuoco. Le barche illuminate, specialmente dei signori e dei benestanti, lanciavano piccoli razzi chiamate comete oppure petardi in segno di festa. Tutto questo prima o quando gli spari dei Sestieri erano finiti e si andava tutti a vedere lo spettacolo della macchina dei fuochi. Tutto questo si ripeteva per i giorni di festa. Veniamo ora all’ultimo giorno, la sera del 3 luglio e alla processione. L’arca della Madonna era portata a spalle da otto uomini; quando si fermava per il cambio delle persone oppure doveva sostare la si posava su due cavalletti che altrettanti ragazzi trasportavano. Il baldacchino era portato “in crocco”, avvalendosi cioè di un apposito sostegno di cuoio appeso alle spalle dei portatori affinché il baldacchino stesse ritto e ben in equilibrio. La processione usciva dalla chiesa quando era buio e non doveva rientrare che dopo la mezzanotte, affinché la festa finisse con la funzione in chiesa www.festediluglio.it DAGLI APPUNTI DI ANTONIO SCAZZOLA, DECEDUTO ALL’INIZIO DEGLI ANNI NOVANTA E PER ANNI PRESIDENTE DEL COMITATO DEI SESTIERI, EMERGE UNA RAPALLO SCONOSCIUTA E RICCA DI UMANITÀ Programma Feste di Luglio 2010 1 LUGLIO - ore 8.00 - Esposizione nella Basilica dei SS. Gervasio e Protasio dell'Arca della Madonna ed accensione delle candele votive dei “Sestè de Rapallo». Alza Bandiera dei Sestieri sui rispettivi moli e Saluto alla Madonna con l'accensione dell'antico mortaletto ligure, spettacoli pirotecnici “a giorno” dai pontoni ormeggiati nel golfo a cura dei Sestieri San Michele, eseguito dalla ditta Lieto Ugo Fireworks (Na) e Cerisola, eseguito dalla ditta La Rosa Fireworks (Pa) - ore 16 - Omaggio floreale dei bimbi dei Sestieri alla S. Patrona in Basilica - ore 22.15 - Saluto alla Madonna, rituale dei “Reciammi” con l'antico mortaletto ligure e a seguire spettacolo pirotecnico a cura dei Sestieri San Michele, eseguito dalla ditta Lieto Ugo Fireworks (Na) e Cerisola, eseguito dalla ditta La Rosa Fireworks (Pa) 2 LUGLIO - ore 10.00 - S.Messa solenne in Basilica - ore 12.00 - Accensione della sparata del Panegirico eseguito dal Sestiere Cappelletta, seguita dallo spettacolo pirotecnico a giorno eseguito dalla ditta Pirotecnica Tigullio di Bavestrello Giovanni (Ge) - ore 22.45 - Saluto alla Madonna, rituale dei “Reciammi” con l'antico mortaletto ligure e a seguire spettacolo pirotecnico a cura dei Sestieri Seglio, eseguito dalla ditta Pirotecnica Vesuvio di Scudo (Na) e Borzoli eseguito dalla ditta Catapano Giuseppe (Na) 3 LUGLIO - ore 21.00 - Processione Solenne dell'Arca della Madonna e dei tradizionali Cristi per le vie della città - ore 22.00 circa - Saluto dei Sestieri dalle rispettive postazioni al passaggio dell'Arca Argentea sul Lungomare Vittorio Veneto e accensione della tradizionale Sparata dei Ragazzi. A seguire spettacolo pirotecnico a notte dal pontone ormeggiato nel golfo e accensione del tradizionale “incendio del castello” eseguito dalla ditta Liccardo Bruno & C., a cura del Sestiere Borzoli - ore 23.15 - Saluto alla Madonna, rituale dei “Reciammi” con l'antico mortaletto ligure e a seguire spettacolo pirotecnico a cura dei Sestieri Cappelletta eseguito dalla ditta Pirotecnica Tigullio di Bavestrello Giovanni (Ge) e Costaguta eseguito dalla ditta Bruscella Bartolomeo & F.lli (Ba) 4 LUGLIO - ore 10.30 - Scioglimento del voto della comunità Rapallese al Santuario di Nostra Signora di Montallegro mentre gli spari e i fuochi duravano sin quasi all’alba. Il dì seguente era “il giorno del sonno” in quanto i rapallesi la pensavano così e la festa doveva essere tutta loro. Le due maggiori sparate erano quella detta del “Panegirico” e quella “dei ragazzi”. Il giorno 2 luglio, quando il Predicatore della novena in parrocchia aveva finito il Panegirico della Madonna, il campanone dava il segnale della sparata. Da precisare che detta sparata spettava a turno ai Sestieri un anno per ciascuno e avveniva verso mezzogiorno; ora invece è stata portata a mezzogiorno preciso. Se toccava a San Michele la sparata con migliaia di mortaretti iniziava sul territorio di detto quartiere, se a Costaguta sul suo territorio, se a Cappelletta in quello detto “degli orti” oltre la ferrovia, se a Cerisola lungo il fiume in quanto la gran parte del centro è di detto sestiere. Borzoli iniziava dalla “Marina delle barche” Seglio doveva accontentarsi di fare tutto sul suo sestiere perché non poteva attraversare il San Francesco e quindi il Ramadan si teneva alle Nagge mentre quello degli altri cinque sestieri si effettuava alla radice del Boate nelle cosiddette Piane della Madonna, ora Giardini IV Novembre. La “Sparata dei ragazzi” all’origine si teneva quando l’Arca della Madonna si trovava sul ponte del San Francesco; veniva eseguita nel greto del torrente poiché la foce non era stata ancora coperta. Poi i ragazzi, risparmiati pochi soldi, davano fuoco ai mortaretti, magari rubati ai Sestieri durante le sparate e salutavano così a loro modo la Madonna. In seguito si riunirono in Comitato e, andando a questuare, la sparata divenne una delle più belle attrattive.Alla fine di questa bella e lunga sparata si alzavano dal castello centinaia di razzi dai colori variopinti che si spargevano nel cielo e la gente al seguito della processione applaudiva a lungo. SOCIALE I servizi domiciliari e ambulatoriali dell’ANFFAS FANNO PARTE DELLE ATTIVITÀ CHE “VILLA GIMELLI ONLUS” METTE A DISPOSIZIONE SUL TERRITORIO L’ Associazione ANFFAS “Villa Gimelli” di Rapallo ONLUS ha un’attività articolata ed estesa sul territorio in quanto offre servizi ambulatoriali e domiciliari (sanitari e interventi in base alla L.104/92 e L.162/98) ad utenti dell’ASL 4 Chiavarese e dell’ASL 3 Genovese. Le prestazioni ambulatoriali sono svolte presso la struttura accreditata “Casa di San Michele Arcangelo” e sono rivolte per lo più a minori che stanno compiendo il loro percorso scolastico. I trattamenti riabilitativi offerti sono di tipo fisioterapico, psicomotorio e logopedico. Attualmente ne usufruiscono sei minori ed una giovane adulta. Per le particolari condizioni di salute di alcuni casi (attualmente undici, ma le richieste sono in aumento) l’ANFFAS offre anche prestazioni riabilitative di tipo fisioterapico, psicomotorio ed educativo a domicilio. Sia per le prestazioni sanitarie ambulatoriali che per quelle domiciliari, la tipologia di intervento, le modalità di erogazione, gli obiettivi e la durata dei trattamenti sono elaborati caso per caso, in relazione alla patologia presentata ed in base alla valutazione clinica del Nucleo Operativo Disabili presso la ASL di competenza. La presa in carico riabilitativa comprende, oltre alla definizione di uno specifico progetto riabilitativo individuale, la supervisione, l’aggiornamento e la verifica degli interventi, oltre ai colloqui con le famiglie e con i referenti ASL. Oltre ai trattamenti sanitari, l’Associazione ANFFAS collabora, con i suoi educatori e con la supervisione e il coordinamento necessari, alla realizzazione del Progetto Territoriale Distrettuale di interventi in favore di persone portatrici di disabilità gravi (L.104/92 e L.162/98), mirato ad incrementare le autonomie personali e sociali, aumentare le capacità comunicative e relazionali di minori e di giovani adulti e fornire sollievo e sostegno alle loro famiglie. Il Progetto è destinato ai disabili dei Comuni del Distretto Sociosanitario n.14 (Rapallo, Zoagli, S.Margherita Ligure e “Fool on the hill” Portofino) segnalati con un progetto comune dall’Ente Locale e dalla ASL di riferimento. Il primo progetto è stato avviato fin dal 1999 e successivamente è stato rinnovato ogni anno comprendendo di anno in anno un numero sempre maggiore di casi. Attualmente, l’ANFFAS eroga ben ventitre prestazioni educative domiciliari individuali. Dall’Ottobre 2008, l’Associazione ANFFAS collabora inoltre ad un progetto del Comune di Rapallo e dell’ASL4 Chiavarese chiamato Centro di Socializzazione a favore di giovani disabili, che rappresenta un’utile integrazione degli interventi individuali educativi (L.104/92 e L.162/98). I referenti dell’ASL 4 Chiavarese e del Distretto hanno progettato il Centro per rispondere, attraverso la realizzazione di attività ludiche e del tempo libero, al forte bisogno di aggregazione e di integrazione sul territorio in molti giovani adulti seguiti dal Servizio di Inserimento Lavorativo Disabili della ASL 4 Chiavarese. Tante sono le attività propo- di Patrizia Turi* ste: passeggiate a Rapallo, Chiavari, S.Michele di Pagana, S.Margherita Ligure, Recco, Genova (Porto Antico, Parco di Nervi…), Minigolf di Rapallo, porto di Rapallo, parco Casale, Maneggio di S. Maria, Montallegro, biblioteca, parco del Golf; e in caso di maltempo: cinema, lettura del giornale, conversazione, giochi da tavolo, spesa nei supermercati, visione guidata di TV e DVD. I giovani che frequentano il Centro vengono individuati dal gruppo tecnico (referenti ASL, Comuni e ANFFAS) così come le modalità di inserimento. Il Centro è stato attivato inizialmente con due aperture settimanali (mercoledì mattina e venerdì pomeriggio) e dal Febbraio 2009 si è proceduto con un’ulteriore apertura al lunedì pomeriggio coinvolgendo complessivamente una decina di utenti. La soddisfazione espressa dalle famiglie e dagli utenti rispetto a tutti i Servizi offerti dall’Associazione, è di stimolo a continuare nell’impegno che caratterizza la mission dell’ANFFAS. * Psicologa Valentina Giampieri si presenta: “Da grande volevo essere Bob Dylan. Poi, alla fine, mi sono data al giornalismo. Oltre a Dylan, adoro Lou Reed, il profumo di cannella, François Truffaut, il Mar Ligure (d’inverno), la vela (d’estate) e la mia chitarra acustica. Vivo a Milano, col cuore in Romagna”. Giovane e apprezzata giornalista, collabora tra l’altro con “Glamour” e “Donna Moderna”, e conduce un programma radiofonico dal titolo “Lovlou e Milano” che va in onda tutti i martedì alle 21 su RadioNation. Se volete saperne di più di lei, questo il suo blog: www.lovlou.com Alla nostra richiesta di prestare la sua penna per “Penisola” ha accettato subito con entusiasmo e oggi la accogliamo sulle nostre pagine con vero piacere, quello che dà la lettura delle sue righe emozionanti e mai banali. Grazie Valentina. (fg) GIU’ DALLA COLLINA “... Day after day, Alone on a hill, The man with the foolish grin is keeping perfectly still...” ("... giorno dopo giorno, da solo su una collina, l'uomo col sorriso stupido se ne sta completamente immobile...") Mio padre mi faceva ascoltare spesso questa canzone quand'ero bambina. Quando l'inglese per me era soltanto un insieme di suoni attraenti e incomprensibili, che mi stuzzicavano le orecchie. La marcetta dolce e orecchiabile ci mise comunque pochissimo a prendermi il cuore. Man mano che diventavo più grandicella, da semplice canzone, divenne una storia. Papà l'ha sempre raccontata magistralmente, tanto che ancora, se chiudo gli occhi mentre ascolto, rivedo le immagini perfettamente nitide. La giornata è splendida: sole caldo, vento che muove le fronde e cielo di un turchese da mozzare il fiato. In fondo a un prato verde sterminato c'è una collina. Sulla cima un albero dall'ampia chioma. Appoggiato al tronco, all'ombra, se ne sta un uomo minuto, con gli occhi grandi come ciliegie. Fermo immobile, guarda al di là del verde, dove comincia la città, che è tutto un brulicare senza sosta. E fuori da quel bailamme di 9 PENISOL A anime, si gusta tramonti, profumi e colori che la maggior parte non è nemmeno in grado di vedere. “... But the fool on the hill, Sees the sun going down, And the eyes in his head, See the world spinning 'round...” ("... eppure lo sciocco sulla collina si gode il tramonto, e i suoi occhi osservano il mondo che gira vorticosamente...") Per quanto poi, una volta cresciuta, abbia letto molte interpretazioni del pezzo dei Beatles e miriadi di presunti retrosignificati nascosti nel testo, lo scemo sulla collina per me è rimasto quell'uomo speciale, diverso dai più, spesso tenuto a distanza, perché in qualche modo nella sua diversità si cela un mistero insondabile. Il depresso, l'autistico, il disabile... Tutti “folli” abitanti di una collina, a pochi passi dalla città, che troppo spesso dimentichiamo di visitare. “... And he never listens to them, He knows that they're the fools...” ("... lui non li ascolta mai. Sa che i veri stupidi sono loro...") E questa sera, le mani sulla tastiera, provo a osservare questi “sciocchi” dal basso. Alzo gli occhi verso la collina, sicura di comprendere poco o nulla da quaggiù. E basta un attimo per sentirsi piccola e stupidamente normale. Valentina Giampieri LUISA RACCONTA “CON IL SUDORE DELLA FRONTE” M artedì 25 maggio un gruppo di ragazzi dell’ANFFAS Villa Gimelli si è recato a Genova per visitare un’interessante mostra fotografica dedicata al Perù e alle sue difficili condizioni di vita e di lavoro. L’esposizione è stata allestita dall’Associazione di Volontariato “Terra e Libertà Onlus” che dal 1995 si occupa di cooperazione internazionale con lo scopo di promuovere la conoscenza dei popoli e dei Paesi del Sud del mondo e sostenere progetti di sviluppo in Italia e all’estero. Ecco la cronaca fedele della giornata realizzata dalla nostra Luisa, ospite a Via Gattorno: “Questa mattina siamo partiti per andare a vedere Villa Bickley che si trova a Genova Cornigliano. Abbiamo preso il pulmino Ducato, con Mario come autista e Alberta come accompagnatrice. Eravamo in sette: Luisella, Roberto, Enrico, Maurizia, Fabio, Sandra e io. Il nostro educatore Mario ci ha spiegato tutta la storia del Perù, dove lui è nato, precisamente nella città di Lima. Alle 11 la guida, facendoci fare le scale (che fatica!), ci ha portato a visitare due sale decorate con lo stucco e gli affreschi del ‘700. Nel salone c’erano tante fotografie di bambini che vendevano i loro prodotti artigianali assieme ai loro genitori. Erano vestiti con dei cappelli e al collo portavano dei foulard. Siamo tornati a Villa Gimelli all’una (che fame che avevamo!) per il pranzo. Ci siamo molto divertiti. E’ stato importantissimo per noi vedere le foto di un Paese tanto lontano, con una cultura così differente dalla nostra e che ci resterà sempre nel cuore”. Testimonianza raccolta da Mario Consiglieri e Alberta Caminati L’intervista Riaccendere una speranza per il nostro futuro MONI OVADIA Intervista al grande attore, scrittore e musicista di Marco Delpino D i ascendenza ebraica e di cultura yiddish, Moni Ovadia è nato a Plovdiv, in Bulgaria, nel 1946, ma si trasferì subito a Milano. Laureatosi in Scienze Politiche, esordì nel teatro mettendo in evidenza le sue capacità di attore e di cantante. Contemporaneamente si impose anche come scrittore e autore di testi da lui prodotti e messi in scena. Nell’estate dello scorso anno ha conseguito il Premio Internazionale “Golfo del Tigullio” a Santa Margherita Ligure alla “Tigulliana”. Eccolo in questa intervista. Nei suoi spettacoli, e in occasione dei suoi interventi, lei parla spesso della speranza e critica il modo di vivere il mondo oggi. Perché? Perché si vive sempre nell’inconscia frenesia di arrivare alla fine del mese. Come possiamo avere speranza, se non abbiamo il nostro “tempo libero” che ci è stato sottratto perché ci raccontano che “life is now”, cioè la vita è adesso? È anche un fortunato slogan pubblicitario. Perché contestarlo? Ma come possiamo pensare che la vita sia solo un eterno oggi? Perché non possiamo sperare che possa essere anche domani? Non c’è più relazione con la nostra ricchezza esistenziale… Ci spieghi meglio il concetto… Io faccio un mestiere, quello del teatro, che ho conquistato in trentacinque anni di lavoro. Ho iniziato a 17 anni e ho smesso di chiedere prestiti a 48. Ho fatto di tutto nella vita, ma ho conquistato, volta per volta, il tempo per cercare me stesso, avendo una missione davanti. Sono stato fortunato ad avere una vita ricca, perché mi sono stati trasmessi dei valori, e mi è stato spiegato che la formazione di una cultura richiede sempre pazienza. Dunque? Ecco. A volte vengono da me persone che 10 PENISOL A mi chiedono: vorrei studiare la “Cabala” (che è la parte esoterica della mistica ebraica). Io chiedo: conosce l’ebraico? No. Conosce l’aramaico? No. Allora dico: facciamo una cosa molto semplice, torni tra quarant’anni. Perché per studiare la “Cabala” occorre avere strumenti poderosi di ermeneutica. E siccome Dio, per creare il mondo, ha usato anche il linguaggio, e il linguaggio contiene tutto, scienza compresa, tu devi avere una certa padronanza. E io che ho 64 anni e ho studiato per almeno venti con un grande Maestro di ebraismo, non ho neppure aperto la prima pagina dello Zohar della “Cabala”. Se uno andasse da Einstein e dicesse: senta, professore, vorrei occuparmi di fisica quantistica o di relatività, lo scienziato chiederebbe: lei conosce la matematica? Questi esempi rivelano la rapinosità con cui stiamo trattando il nostro tempo. È così tragica la realtà oggi? Vede, è come se fosse stato commesso un delitto e nessuno ne avesse reclamato il cadavere. È già stata uccisa la realtà, ma questo crimine sarà completato quando verrà raggiunta un’azione ancor più nefasta: l’uccisione dell’interiorità, che è la capacità di stabilire relazioni con il mondo esterno attraverso la nostra ricchezza interiore. Ci faccia un esempio concreto. Intanto, per formare un’interiorità, bisogna riempirla: saper stare con il proprio pensiero, le proprie emozioni, i propri sentimenti. Una volta, per fare queste cose, c’era la festa. Ma oggi la festa si celebra allo shopping center. E questa è forse la felicità? Lo shabbat non è “riposo”, ma interruzione. Lo shabbat è quel momento di creazione interiore che permette all’essere umano di riconoscersi fuori dai meccanismi di produzione e consumo. E se non abbiamo “interiorità”, non possiamo neppure avere speranza, che è un’acquisizione di ricchezze nei confronti di te stesso e dei rapporti con i tuoi affetti prossimi, come la famiglia, gli amici, la città, i tuoi simili e, via via, gli essere umani. Allora la nostra società è destinata a perdere la speranza? Forse. Del resto, cos’è la speranza se non la costruzione di una relazione di giustizia e di amore nei confronti degli altri? Noi abbiamo interrotto ogni rapporto di “prossimità” per sostituirlo con quello di “rapina”. Anche verso i nostri amici animali. Infatti, abbiamo dichiarato una guerra di sterminio alla natura, perché siamo capaci solo di ingozzarci, mentre la nostra relazione con il cibo dovrebbe essere intesa come un miracolo, non come una gozzoviglia. Nel mondo ebraico, infatti, il mangiare e il bere sono sempre accompagnati da una preghiera… Si deve pregare non perché si è religiosi o baciapile, ma perché mettiamo un pensiero Don Andrea Gallo con Moni Ovadia alla “Tigulliana” di S. Margherita Ligure sopra ai tuoi gesti. Bere e mangiare non sono atti di sopravvivenza, ma gesti di vita. E il benessere del corpo è anche una celebrazione dell’anima. Lei, dunque, sostiene che stiamo devastando il pianeta con la scusa di creare sviluppo? Come possiamo creare speranza partendo dalla distruzione della natura o condannando a morte per fame milioni di uomini per dar spazio all’avidità di pochi? Gandhi ha detto che questo pianeta ha quanto basta per i bisogni di tutti, ma non abbastanza per l’avidità di pochi. Io, essere umano, sono stato messo su questo mondo per celebrare, per vivere, per creare vita, risonanza, fratellanza e amore. Ma come possiamo riaccendere il cammino della speranza? Ripensando, ad esempio, alla grande speranza che vissero coloro che, dopo la seconda guerra mondiale, hanno scritto la dichiarazione dei diritti dell’uomo, il cui primo articolo sancisce che tutti nasciamo liberi ed eguali. Dopo oltre sessant’anni da queste dichiarazioni, siamo invece capaci di restare incollati, per l’omicidio di Cogne, ore e ore davanti a trasmissioni televisive che uccidono la speranza. Quale segnale per il nostro futuro? La prima speranza di un’umanità redenta l’accese il patriarca Abramo quando ruppe gli idoli di suo padre facendo esplodere il senso dell’idolatria. Con quel gesto, mise le basi dell’uguaglianza della dignità dell’uomo. Poi la speranza la riaccese millecinquecento anni dopo un giovane ebreo che predicava in Galilea un’idea mille e mille volte disattesa: “beati gli ultimi perché saranno i primi”. Ma, mi permetto un’ermeneutica terrena, Gesù intendeva dire qua, non nell’aldilà. Sai ai romani cosa gliene fregava dell’aldilà… Lei parla di falsa coscienza dell’Occidente… Certo: siamo specialisti a mandare “sms” per i terremotati di Haiti, ma solo perché c’è spettacolo. Ascoltiamo ore ed ore di trasmissioni in cui si farnetica che dimezzeremo gli affamati entro il 2015, mentre in realtà stanno aumentando. Nel famoso (e sconvolgente) discorso sulla montagna, Gesù parla delle beatitudini e dei “beati” (che in aramaico sono quelli che sono “in cammino”). Essere beati, quindi, non è vivere uno stato di gioiosa contemplazione, ma “rimboccarsi” le maniche per portare su questa terra la giustizia. Allora, con la nostra civiltà, stiamo regredendo? Questa civiltà, che in passato ha dato cose straordinarie, come il diritto e la filosofia, ci sta coinvolgendo in un meccanismo economico di accumulazione neppure più fondato sull’economia reale, ma sui cosiddetti “derivati”: un meccanismo pazzesco e perverso. Che fare per riaccendere una fiammella di ottimismo? Ripensare al senso della nostra esistenza e liberare la nostra anima dalle cianfrusaglie. Ma non sarà facile cambiare, perché con la speranza non si fanno i quattrini. Al massimo, si può sperare che si rialzino le quotazioni in borsa. Un po’ poco per il nostro futuro. Ma forse possiamo ancora rimediare. Il tempo delle sconfitte potrebbe volgere al termine, perché la posta in gioco è decisamente troppo alta. Salute La “Donna della Medicina” e il Grande Spirito La guaritrice e sciamana Abuela Margarita Nunez: un colloquio a cuore aperto con il nostro periodico C ’è un tempo che sta per tornare. Un tempo in cui tutto diventa possibile, un momento nel quale l’attimo fuggente si fa eterno e capace di guarire: nell’istante in cui si arriva a posare lo sguardo, su di sé. C’è un tempo, che è sempre stato, e sempre sarà: è il momento della propria riscoperta interiore, il momento della guarigione possibile, sempre. E se a dirlo è una donna-sciamano vale la pena di prestarle ascolto: per questo però serve fermare almeno per un attimo il ritmo incalzante della propria razionalità, e lasciarsi cullare dalle onde suadenti e ipnotiche della voce pacata e rasserenante di una signora di 91 anni: un’indiana d’America, coi capelli bianchi. E gli occhi azzurri. Si tratta di Abuela Margarita Nunez, che è arrivata in Italia per testimoniare la sua singolare esperienza di guaritrice nei giorni scorsi al teatrino di San Siro. Abuela Margarita, di etnia india Chichimeca, è riconosciuta come guida e maestra spirituale, depositaria di antiche tradizioni sciamaniche. L’arzilla signora, tutta grinta e insegnamenti pratici sul come stare bene senza ricorrere necessariamente alle medicine (ma senza per questo escluderle aprioristicamente!) ha consegnato pillole di saggezza a una platea ammutolita ed esterrefatta dalla grinta dell’anziana donna, portata a Genova dall’associazione culturale Chakaruna, coordinata da Maurizio Balboni ed Alessandra Comneno i quali, assieme a Luigi Jannarone e a Patrizia Bonvissuto e Pina Daniele del Centro Gestalt Sipgi Liguria hanno introdotto al pubblico la figura della ‘donna-medicina’ Abuela Margarita: “In questo momento storico le persone fanno tante domande rispetto a come stanno: un modo per dare risposte più nuove è quello di cercare le stesse nelle spiegazioni più antiche - ha osservato Patrizia Bonvissuto, presidente del Centro Gestalt Sipgi Liguria - Vale la pena riflettere sul concetto che in qualche luogo nascosto dell’essere umano stanno già le domande migliori: occorre provare a porci le domande migliori, quelle che mettono in moto la riflessione, per fare sgorgare da noi stessi le giuste risposte”. E l’anziana donna indiana ha ricordato: “C’è un tempo che sta per tornare, un tempo in cui si può rivivere quell’antica armonia, che è sempre stata: un continente per me è un’unica cultura, seppure con molte etnie diverse. La cultura uguale per tutti è sapere riconoscere spiega Abuela Margarita - che siamo tutti figli della terra e del sole, sapere che il Grande Spirito, chiamato da qualcuno Dio, o in altri modi, è già dentro ciascuno di noi, dentro ogni forma di vita”. La spiegazione per la sciamana è tutta qui: racchiusa in un frangente di spiritualità, dal quale tutto deriva e al quale tutto ritorna. “La madre terra sta nel cosmo e noi tutti siamo parte del cosmo: nessuno di noi ha meno conoscenza di un altro essere, si tratta solo di riuscire a ricordarci chi siamo, le nostre origini, perché quando nasciamo siamo perfetti, abbiamo ciò di cui necessitiamo. Il Grande Spirito è dentro 11 PENISOL A ognuno di noi, dall’eternità”. E quindi come si fa a guarire dalle malattie? Come capita che il corpo si ammala? La spiegazione per la donna-medicina è semplice: “Dio o il Grande Spirito sono energia, sono dentro di noi e bisogna usare tale energia. La morte per me non esiste, ci hanno instillato la paura della morte, la morte è un ritorno al Grande Spirito, è il corpo che ritorna ad essere cosmico. E per stare bene sulla terra occorre imparare ad amarci, valorizzarci, onorarci”. questo il ritorno alle origini di cui parlo”. Per l’anziana indiana il gioco è semplice: “Se trasformiamo tutte le nostre emozioni in amore, le malattie potrebbero finire e noi anziché morire potremmo ascendere: si dice che sprechiamo energia nel morire e invece si potrebbe scegliere di elevarci, come succedeva tanti anni fa”. Abuela Margarita suggerisce di “trasformare le emozioni in amore! Abituiamoci a stilare una lista delle nostre qualità: è un esercizio semplice che ci abitua ad avere pensieri positivi e a sentirci bene. di Gloria Barbetta suo bene. Parlare agli alimento farà bene al nostro corpo fisico!”. Quali sono le maggiori preoccupazioni che, viaggiando in tutto il mondo, le persone le hanno espresso? Risponde Abuela Margarita: “Le persone non sanno più chi sono, dove vanno, si sono dimenticate di sé, non lo sanno nemmeno esprimere”. E le medicine? Che farne? La ‘curandela’ indiana specifica: “Va bene assumere le medicine, certo, ma l’intenzione deve essere quella di contattare il Grande Spirito, che ci Scrivete i vostri talenti su un foglio e ripeteteli spesso durante la giornata”. La crisi, la malattia, secondo la donna-sciamano, arriva “quando l’essere non può manifestare la sua vera essenza: occorre arrivare alla consapevolezza e alla condivisione tra esseri umani, tutto quello che non ci piace, lo abbiamo imparato. Se una cosa non ci piace, abituiamoci a lasciarla semplicemente indietro – prosegue la guida spirituale - Quando ci tornano in mente cose di noi che non ci sono piaciute, abituiamoci a dire solo che sono state esperienze e ad accettarle, ringraziandole, quindi possiamo salutarle”. Il nostro potere è quello che conferiamo ai nostri pensieri: occorre mettere a fuoco quello che davvero vogliamo, perché “il potere della mente è forte. Scriviamo su un foglio quello che vogliamo, rileggiamolo una volta sola poi nascondiamo quel foglio e non pensiamoci più. Si avvererà col tempo, come il seme gettato nella terra darà una pianta” assicura Abuela Margarita, che ha poi snocciolato una serie di consigli pratici: cosa fare per stare bene oltre a pensare positivo? “Curare i propri alimenti: all’acqua che beviamo possiamo dire ‘dammi salute, allegria, gioia di vivere, amore, aiutami a condividere con la gente, a parlare in maniera adeguata alle persone. Quanto al cibo, mettiamo le intenzioni nel piatto che serviamo a una persona, preghiamo per quella persona, per il porta alla guarigione dell’anima e quindi del corpo. Quando nasce un bambino non sano, ad esempio, vuole dire che il tempo futuro a lui non è stato destinato per cui se ne va prima. Se qualcuno nasce con un obiettivo da realizzare nella sua vita, ma ciò non è possibile, e il suo spirito lo sa, allora lo steso spirito nella persona decide di fare ritorno subito al grande Spirito”. E i bambini affetti da sindrome di Down? Conclude Abuela Margarita: “Se ogni bambino lo guardiamo per il Dio che ha dentro, prima o poi in lui questo Dio nascerà: un bambino menomato, se lo stimoliamo adeguatamente, riuscirà comunque a realizzarsi e ad essere felice”. Infine una concezione singolare della morte: per Abuela Margarita “Ogni morte è una sorta di suicidio: tutte le malattie le provochiamo noi a noi stessi. Esse sono stati d’animo, acqua putrefatta nel nostro corpo: pensiamo a cose belle e la salute sarà con noi”. E se preghiamo e le cose non capitano, i desideri non si realizzano? Risponde la sciamana: “Non occorre pregare da bigotti: bensì mettere le intenzioni in un cerchio, mettere quello che si desidera nella mente riunendo però mente e cuore. Il segreto sta anche nel rapporto tra un uomo e una donna, la loro unione è sacra e deve comprendere l’unione di mente, cuore e corpo, in un’unica magia, questo è l’amore che guarisce”. www.abuelamargaritacolombia.com “Se ogni bambino lo guardiamo per il Dio che ha dentro, prima o poi in lui questo Dio nascerà: un bambino menomato, se lo stimoliamo adeguatamente, riuscirà comunque a realizzarsi e ad essere felice”. Parole che evocano domande: come si fa a guarire dalla malattia? Abuela Margarita risponde: “Nasciamo con il 100% delle possibilità, poi ci educano e non facciamo più quello che ci piace: vale la pena ricordarci chi siamo, come eravamo all’origine senza continuare ad elencare, ad esempio, i nostro difetti. Meglio partire dai nostri pregi, dalle nostre qualità. Il Grande Spirito è pieno di allegria: per stare bene possiamo ad esempio cantare, canzoni anche inventate sul momento, ma che cambiano la prospettiva. Il sole è dentro di noi, quando lasciamo il corpo, e l’anima torna al Grande Spirito”. La salute, secondo Abuela Margarita, deriva da “un equilibrio tra mente, cuore e corpo: la sessualità oggi ad esempio non viene consacrata nella giusta maniera, spesso viene banalizzata. I sentimenti invece sono importanti per stare bene: quando siamo tristi ricordiamoci che dentro di noi c’è anche la felicità, se l’abbiamo provata una volta nella vita vuole dire che possiamo riprovarla!”. I pensieri, per Abuela Margarita, inquinano: “Se pensiamo cose negative, inquiniamo l’elemento acqua che è in noi, che è rapportato alla nostra parte emotiva: se le emozioni non fluiscono correttamente, inquiniamo i nostri organi, i sentimenti negativi in qualche modo ci fanno ammalare. Se cambiamo il nostro modo di pensare, e i sentimenti si trasformano in amore, la malattia non esiste più: è In breve... IL CONCERTO PER TELERADIOPACE Si è svolto venerdì 4 giugno al Teatro Cantero di Chiavari il concerto del Corpo Bandistico “Città di Lavagna”, diretto da Aldo Mistrangelo e supportato vocalmente dal “Coro Polifonico Januensis” e dal “Collegium Vocale Monilia”, in occasione del XX di fondazione di Teleradiopace. Un programma di grandi classici tratti dal repertorio di Puccini, Rossini, Verdi e Mascagni che ha allietato i numerosi presenti per una serata di festa e condivisione con la tanto apprezzata e stimata emittente televisiva. Spiega Alberto Benchimol, segretario generale: “Dal supporto alla disabilità ai progetti finalizzati al trattamento del disagio psicologico giovanile, lo sport rafforza la fiducia nel futuro, ricompone il tessuto sociale e avvicina persone di ogni età e di differenti culture”. Per maggiori informazioni www.fondazioneperlosport.it I NUMERI UTILI DI RAPALLO RACCOLTI IN UNA GUIDA PER RESIDENTI E TURISTI CUORE DI DONNA Si è svolto sabato 15 maggio presso l’Auditorium delle Clarisse di Rapallo il Convegno-Dibattito scientifico sulle malattie cardiovascolari “Cuore di donna”, a cura dell’Associazione Cardiologica “Punny Odaglia” presieduta dalla Dott.ssa Elena Canacari e dal Comitato di Rapallo della Croce Rossa Italiana. Obiettivo del Convegno, che ha visto la presenza di illustri specialisti cardiologi (Dott.ssa Piera Merlini Responsabile ricerche cliniche Ospedale Niguarda di Milano, Prof. Claudio Brunelli Ordinario di cardiologia all’Università di Genova, Dott. Guido Gigli Primario cardiologo dell’ASL4), quello di fare il punto sul problema delle malattie cardiovascolari femminili, sui fattori di rischio e sulla loro modificabilità attraverso la prevenzione fin dall’età più giovane. LA “MAGNIFICA DOZZINA” CHE PROMUOVE LO SPORT TRA I DISABILI Nel 2006 nasce la Fondazione per lo Sport Silvia Rinaldi Onlus, in memoria della giovanissima e promettente sciatrice vittima di un tragico incidente in montagna. Fondata da una dozzina di atleti paralimpici (tra cui ricordiamo Gian Maria Dal Maistro e Silvia Parente, sciatori plurimedagliati alle Olimpiadi) si pone l’obiettivo di individuare e diffondere nuove soluzioni per valorizzare lo sport come strumento di crescita sociale. Guide tecniche per la formazione di operatori con competenze specifiche nel settore della disabilità, integrazione sociale attraverso lo sport, sono alcune delle attività principali della Fondazione. 12 PENISOL A Segnaliamo l’uscita di un interessante opuscolo dal titolo “Strutture e servizi pubblici della città di Rapallo” pubblicato dal Comune di Rapallo su iniziativa del Consigliere con delega alle Pari Opportunità, Dott.ssa Elena Canacari. Scopo del libretto fornire una guida chiara ed immediata ai servizi offerti dalle Istituzioni e dalle strutture pubbliche del luogo. Un piccolo aiuto per districarsi più facilmente tra i piccoli e grandi problemi quotidiani di carattere personale e sociale. Secondario Superiore Liceti di Rapallo. REGALIAMO UNA MOTOCARROZZELLA!!! Riceviamo dai Signori Vittorio Borghesi ed eredi di Rapallo uno scooter elettrico per disabili in ottimo stato (come da foto). Li ringraziamo molto per il gesto generoso e a nostra volta ci rendiamo disponibili ad offrirlo a chiunque ne dovesse avere bisogno. Lo scooter, marca FAR Italia, è omologato per la circolazione su strada ed ha un’autonomia di circa 30 km e una velocità massima di 16 km/h. Per contatti ed informazioni contattare la segreteria Anffas Villa Gimelli: 0185/289478. “RAVIOLATA” A FAVORE DELL’ANFFAS Una festa della buona cucina che sta diventando ormai un appuntamento tradizionale della primavera di San Lorenzo della Costa. La quarta “raviolata” organizzata dal Comitato Festeggiamenti, dal Comitato Sparata e dal Gruppo Avis di San Lorenzo si è svolta in un clima “appetitoso” ed allegro domenica 13 giugno c.a. Ringraziamo gli organizzatori per aver deciso anche quest’anno di devolvere l’intero incasso della serata alla nostra Associazione ANFFAS e la nostra Consigliera Raffaellina Costa che ha fatto da trait-d’union per la buona riuscita della manifestazione. ANNO XIV - N. 2 2010 Trimestrale della ASSOCIAZIONE ANFFAS “VILLA GIMELLI” Onlus di Rapallo DIRETTORE EDITORIALE Rosina Zandano DIRETTORE RESPONSABILE Emilio Carta COMITATO DI REDAZIONE Giuliana Chiesa (coordinamento) Gloria Barbetta - Stefania Carossia SEGRETERIA REDAZIONALE Francesco Grandi (0185 289478) REDAZIONE, IMPAGINAZIONE E STAMPA Azienda Grafica Busco Edizioni DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Salita Banchi, 20 - 16035 Rapallo GE Tel. 0185.289478 - Fax 0185.289191 e-mail: [email protected] c.c.b. n. 10092 presso Deutsche Bank - Agenzia A cab 32111 - abi 03104 AUTORIZZAZIONE Tribunale di Chiavari n. 173 del 24.4.1997 HANNO COLLABORATO: Gloria Barbetta, Alberta Caminati, Stefania Carossia, Mario Consiglieri, Giuliana Chiesa De Marco, Roberto De Lorenzis, Marco Delpino, Fabrizia Galli, Carlo Gatti, Valentina Giampieri, Francesco Grandi, Patrizia Turi, Rosina Zandano www.villagimelli.it