Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.05 Pagina 1 Giugno 2012 Box Media Distribuito con: Corriere della Sera (Sette) In collaborazione con: O.Ma.R. Malattie Rare Entra nella nuova dimensione Box Media Europa e malattie rare: dove stiamo andando La rete nazionale delle malattie rare, i passi principali dal 2001 ad oggi: quadro di riferimento Farmaci orfani: una risorsa da tutelare foto: istockphoto La diagnosi: arriva troppo tardi, ma in molti casi si potrebbe fare alla nascita QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.05 Pagina 2 Malattie Rare Giugno 2012 Pag. 2 Direttore Stampa e Redazione Box Media Distribuzione Corriere della Sera (Sette) Responsabile Edizione Elisa Santoro Diffusione Nazionale Layout Giandomenico Pozzi Stampa RDS Webprinting Sommario Collaboratori Paola Arosio Giornalista specializzata nei settori sanità e salute. Direttore responsabile di Frammenti, rivista dei farmacisti e manager del Servizio sanitario nazionale, e di Health Community, periodico per i professionisti del settore sanitario Editoriale I nuovi orizzonti della ricerca pag. 3 Poliposi e prevenzione secondaria del cancro del colon pag. 4 Emofilia: durata e qualità della vita oggi pag. 5 Fibrosi polmonare idiopatica: uno sguardo al femminile pag. 5 Il Morbo di Addison sotto la lente pag. 6 Cause, prevenzione e terapia tradizionale pag. 6 Epidemiologia, diagnosi e nuove terapie pag. 6 La parola ai pazienti pag. 7 UNA COMETA PER USCIRE DALL'OMBRA Paola Arosio Sara soffre di retinite pigmentosa. Ha trentadue anni e sa che presto il flebile lumicino che le consente di osservare il mondo si spegnerà del tutto e lei sprofonderà nel buio, probabilmente diventando del tut- La rete nazionale delle malattie rare, i passi principali dal 2001 ad oggi: quadro di riferimento pag. 8 Ricerca nel campo dei farmaci orfani pag. 8 Farmaci orfani, una risorsa da tutelare O.MA.R. Quotidiano on line gratuito dedicato al mondo delle malattie rare www.osservatoriomalattierare.it pag. 9 La diagnosi: arriva troppo tardi, ma in molti casi si potrebbe fare alla nascita pag. 10 Malattie autoinfiammatorie di origine reumatologica pag. 10 Osservatorio Malattie Rare pag. 11 La Còrea di Huntington pag. 11 to cieca. Laura invece è affetta da fibrosi cistica. Ha il fiato corto, non riesce a correre, tossisce di continuo. Poi c'è Michele, diciassette anni, che ha dovuto fare i conti con la fenilchetonuria. È biondissimo, ha gli occhi azzurri, a causa di una carenza di melanina. Gli piace ancora giocare con i soldatini, mentre i suoi coetanei hanno in mente solo il calcio e le ragazze. Ride, fatica a esprimersi e, quando si vergogna, chiude gli occhi convinto di diventare invisibile. Storie di malattie rare. Storie di sofferenza, di dolore. Di fatica, di disabilità, ma anche di coraggio e di lotta. In alcuni casi, di speranza. Come quando si capisce che non tutto è perduto, che qualcosa si può ancora fare. Secondo gli esperti, ad oggi queste patologie sono 7-8 mila: la maggior parte ha una base genetica, altre dipendono da infezioni o da cause degenerative, altre ancora sono tumori. Quasi tutte sono gravi, con un impatto devastante sulla vita di chi ne è colpito. Vari i problemi aperti su questo fronte, che necessitano di adeguate soluzioni in tempi brevi. Il primo: il ritardo diagnostico. In molti casi, la diagnosi arriva dopo anni - talvolta decenni - dall'esordio dei sintomi; una sorta di periodo "sospeso" in cui il paziente è portatore di domande urgenti cui non viene data risposta. Il secondo: le difficoltà di accesso alle terapie. I farmaci preposti a curare le malattie rare sono stati battezzati come "orfani" perché le aziende farmaceutiche sono generalmente restie a sviluppare queste molecole, poiché gli ingenti capitali investiti in ricerca e sviluppo di norma non vengono recuperati. E anche quando qualche innovazione fa capolino in questo settore, le cose non sono così semplici. Perché normativa e burocrazia spesso fanno in modo che l'accesso alle cure diventi un vero e proprio percorso a ostacoli, che finisce con il penalizzare il cittadino-paziente. Il terzo: la scarsità di informazione. Di questi temi si parla poco. Troppo poco. Perché non fanno notizia, perché non sono certo di quelli che riempiono le prime pagine dei giornali. Eppure una maggiore conoscenza farebbe bene a tutti: ai medici, ai pazienti, ai familiari. Che spesso brancolano nel buio, alla ricerca di una cometa che possa guidare i loro incerti passi. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di invertire la tendenza, contribuendo a far sì che queste malattie possano uscire dall'ombra. Chissà che anche il lumicino di Sara non resti acceso. n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.05 Pagina 3 Distribuito con Corriere della Sera (Sette) In collaborazione con O.Ma.R. E D Una pubblicazione Box Media Pag. 3 Primo piano EUROPA E MALATTIE RARE: DOVE STIAMO ANDANDO Prof. Bruno Dallapiccola Direttore scientifico dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e coordinatore di Orphanet Italia Il Consiglio d’Europa ha invitato i Paesi membri a predisporre e adottare entro il 2013 piani o strategie nazionali per le malattie rare, basati sulle raccomandazioni del progetto EUROPLAN, coordinato dal Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità. L’Europa raccomanda inoltre tutta una serie di azioni volte a ottimizzare l’iniziativa: la codifica e la rintracciabilità delle malattie rare nei sistemi informativi sanitari e il loro riconoscimento nei sistemi di assistenza e rimborso; l’individuazione dei centri di competenza a livello nazionale e la loro partecipazione alle reti europee; sostenere le migliori pratiche di diagnosi e assistenza medica; la formazione degli operatori, la condivisione di orientamenti sui test diagnostici e di screening, la consultazione dei pazienti sulle politiche relative alle malattie rare e il loro accesso alle informazioni aggiornate; le attività svolte dalle associazioni dei pazienti, compresa la sensibilizzazione, la formazione e lo scambio di informazioni; la ricerca; la sostenibilità a lungo termine delle infrastrutture create nel campo dell’assistenza, della ricerca e dell’informazione. Per facilitare il raggiungimento di questi obiettivi, la Commissione Europea ha istituito EUCERD (European Union Committee of Experts on Rare Diseases), un Comitato internazionale di esperti sulle malattie rare, che collabora con le autorità europee competenti in materia di sanità pubblica e ricerca, con i Paesi membri e con gli altri portatori di interesse, nell’elaborazione e nell’attuazione delle azioni comunitarie. Le attività di EUCERD si concretizzano nella produzione di documenti che forniscono linee-guida per le azioni di indirizzo allo sviluppo dei piani nazionali. Tra di essi, sono particolarmente rilevanti quelli che hanno definito i criteri per l’identificazione dei centri di competenza e per la costruzione delle reti europee dei centri di referenza. A queste attività si affiancano quelle svolte da Orphanet, il più importante database a livello mondiale per le malattie rare, ospitato in Italia dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che fornisce informazioni su oltre 3.000 malattie, compresa la loro prevalenza, l’età media all’esordio e al momento della morte, i segni clinici e le loro frequenze, i servizi specialistici, i centri di competenza, i laboratori e i test diagnostici, i progetti di ricerca e le sperimentazioni cliniche, i registri dei pazienti e delle mutazioni genetiche, le associazioni dei pazienti, i farmaci orfani. Molte delle informazioni contenute nel database sono estratte ed elaborate sotto forma di documenti, che illustrano specifiche attività e gli strumenti disponibili a livello europeo. Un quadro complessivo dello stato dell’arte delle malattie rare negli stati membri viene pubblicato annualmente a cura di EUCERD. I dati relativi all’Italia dimostrano che il nostro Paese è molto attivo in questo settore, con una serie di eccellenze nel campo diagnostico-assistenziale e della ricerca, che vanta risultati importanti, a fronte delle limitate risorse, con una forte presenza del volontariato e l’azione trainante delle associazioni. In una prospettiva europea è necessario che questo impegno sia coordinato a livello sopraregionale, per aumentare l’efficacia degli interventi e razionalizzare le risorse. Un obiettivo strategico, che dovrà essere fatto proprio dal piano nazionale delle malattie rare. n MALATTIE DI FABRY E DI GAUCHER: I VANTAGGI DEL TRATTAMENTO DOMICILIARE La malattia di Fabry e la malattia di Gaucher sono due rare patologie genetiche dovute all'assenza o alla ridotta attività di due diversi enzimi presenti nei lisosomi, veri e propri “centri di riciclo” della cellula. Si tratta, in entrambi i casi, di patologie da accumulo lisosomiale che colpiscono sia i maschi che le femmine con una frequenza che va da un caso su 117.000 a un caso su 100.000 nati vivi rispettivamente. Sia la malattia di Fabry che la malattia di Gaucher causano limitazioni della funzionalità di diversi organi e apparati e conseguenti gravi ripercussioni sulla qualità di vita dei soggetti colpiti. Per entrambe le malattie è di- sponibile una terapia che deve essere protratta per tutta la vita del paziente. «I pazienti affetti da queste malattie ricevono la terapia enzimatica sostitutiva per via endovenosa con una infusione ogni 14 giorni - spiega Bruno Bembi, direttore del Centro di coordinamento per le malattie rare della Regione Friuli Venezia Giulia - che viene di norma effettuata in un ambulatorio ospedaliero o nel distretto sanitario». Ma oggi c'è anche un'altra possibilità, molto comoda per il paziente: effettuare il trattamento a casa propria, nel momento preferito e senza necessità di spostamenti. «Nel caso di malattie che presenta- no un decorso cronico, progressivo e degenerativo, riveste particolare importanza la possibilità di spostare la terapia dall’ospedale al domicilio conferma Bembi -, tanto più che il trattamento domiciliare è facile da attuare: in sostanza, gli infermieri preposti si recano a casa del paziente, posizionano la flebo e poi la rimuovono al termine dell'infusione». In particolare, il primo servizio di terapia domiciliare, Fabry@home, offerto gratui- tamente da Shire dal 2008, ha permesso a molti malati di essere curati a casa da personale altamente specializzato e in stretta collaborazione con il centro clinico di riferimento. Questo ha consentito di personalizzare il trattamento, eliminando gli inconvenienti in termini di tempo e di trasporto e garantendo nel contempo un’aderenza al trattamento del 98%. Dall’anno scorso, mediante il programma Gaucher@home, gli stessi vantaggi vengono offerti anche ai pazienti affetti dalla malattia di Gaucher. «La nostra azienda sottolinea Francesco Scopesi, direttore generale di Shire Human Genetic Therapies - è fortemente impegnata nell'ambito delle malattie rare con un unico scopo: permettere alle persone affette da gravi patologie rare di condurre una vita migliore. Per questo Shire considera la realizzazione dei servizi Fabry@home e Gaucher@home come il raggiungimento di un grande traguardo, non solo per i pazienti e i loro familiari, ma anche per la comunità scientifica interessata». n To be as brave as the people we help. Il nostro impegno nelle malattie genetiche rare. Per ulteriori informazioni www.shire.com QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.05 Pagina 4 Malattie Rare Giugno 2012 Pag. 4 I NUOVI ORIZZONTI DELLA RICERCA La ricerca sui tumori avanza a grandi passi. E apre nuove prospettive di cura per i malati. Tra le nuove frontiere, la personalizzazione e la target therapy, su cui si stanno concentrando le più recenti sfide degli scienziati. In prima linea su questi temi è Nerviano Medical Sciences, maxi-polo di ricerca oncologica alle porte di Milano, in cui lavorano oltre 500 persone, di cui 170 ricercatori specializzati, e il cui azionista è attualmente Regione Lombardia. La vicepresidenza, con delega alla direzione scientifica dell’istituto, è stata affidata a Carlo Maria Croce, Direttore dell'Istituto di Genetica dell'Ohio State University (OSU) e dello Human Cancer Genetics Program dell'OSU Comprehensive Cancer Center, microRNA, negli Stati Uniti, uno dei più apprezzati scienziati italiani nel mondo, attualmente impegnato nello studio del ruolo dei microRna nello sviluppo dei tumori. «Ciò che si sta mettendo in atto in tutti i principali centri che si occupano di salute è un approccio personalizzato alla terapia, che curi il malato in base alle specifiche alterazioni genetiche presentate - spiega il professore. Si tratta di un cambiamento epocale che ha caratterizzato la medicina moderna, destinato a riscuotere ampi consensi in futuro. Ci si aspetta che dallo studio delle patologie rare e dalla dissezione molecolare delle malattie non rare si riesca a curare il maggior numero possibile di malattie». A Nerviano, nello specifico, l’obiettivo è quello di utilizzare la medicina molecolare per identificare le alterazioni coinvolte nello sviluppo dei tumori, in modo da sviluppare poi farmaci specifici per determinati oncogeni, che codificano per enzimi coinvolti nella neoplasia. In tal modo, il farmaco è in grado di colpire e uccidere solo le cellule che presentano specifiche alterazioni genetiche. «La tendenza attuale - chiarisce Croce - è quella di andare dall’impiego di farmaci adoperati su un ampio numero di pazienti a farmaci più efficaci, il cui impiego è però circoscritto a una frazione di malati. L’impatto di questi ultimi medicinali sulla porzione di pazienti trattati sarà rilevante». Fondamentale, soprattutto nel caso di tumori rari, come quello della cistifellea o come la leucemia promielocitica delle cellule T, la rete di patologia, che «consente ai vari centri, sia nazionali che europei, di collaborare tra loro al fine di realizzare studi clinici su un’ampia casistica». Quanto al futuro, Croce è ottimista, nonostante l’attuale crisi economica che ha ulteriormente ridotto i già esigui finanziamenti destinati alla ricerca. «I risultati degli ultimi anni sono stati eccezionali - sostiene -, il progresso sta continuando in maniera accelerata. Ciò che è necessario, sia in Italia che in Europa che negli Stati Uniti, è il supporto alla ricerca, sia clinica che di base. Una contrazione degli investimenti avrebbe un effetto negativo sullo sviluppo di nuovi farmaci e sullo studio della patogenesi delle varie malattie». n POLIPOSI E PREVENZIONE SECONDARIA DEL CANCRO DEL COLON Prof. Pier Alberto Testoni Cattedra di Gastroenterologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano I polipi sono lesioni rilevate o piatte della mucosa che interessano la superficie dell’intestino, costituite da cellule che hanno uno sviluppo anomalo e crescono progressivamente nel lume intestinale. Queste lesioni sono presenti più frequentemente dopo i 50 anni di età, sono localizzate per lo più a livello del colon e del retto, e vi può essere una familiarità. I tipi più frequenti di polipi sono quelli iperplastici (infiammatori) e neoplastici (adenomi); questi ultimi, se non vengono asportati, crescono e possono evol- vere in un adenocarcinoma maligno, soprattutto nel colon ascendente e nel retto, per cui vengono definiti lesioni precancerose. L’unica arma in nostro possesso per prevenire il cancro del colon è quindi l’individuazione e l’asportazione dei polipi prima che questi diventino lesioni maligne. Ecco perché è importante la preven- zione secondaria, che viene oggi effettuata mediante la colonscopia ed i programmi di screening regionali che ricercano il sangue occulto nelle feci e sottopongono a colonscopia i soggetti risultati positivi al test; lo screening viene proposto alla popolazione dopo i 50 anni di età, ogni due anni, ed ha significativamente ridotto l’incidenza del cancro del colon nella popolazione. Nei casi in cui la colonscopia non può essere effettuata, il colon può essere indagato con la videocapsula. La colonscopia permette in un solo tempo di individuare ed asportare i polipi, anche se molto voluminosi o degenerati in un carcinoma in fase iniziale. Gli interventi utilizzati sono diversi, dalla polipectomia alla mucosectomia ed alla più complessa dissezione sottomucosa, in base alla tipologia, volume e grado di infiltrazione del polipo. Oggi anche polipi voluminosi che fino a qualche anno fa richiedevano un intervento chirurgico con asportazione di un tratto di colon possono essere asportati per via endoscopica, lasciando integro il colon. Tuttavia, polipi piccoli o piatti possono non essere visti alla colonscopia, per cui la protezione verso il tumore non è totale. Un’altra forma di prevenzione secondaria che ha dato risultati incoraggianti e potrebbe essere attuata nei soggetti con rischio elevato di polipi è la prevenzione farmacologica, o chemoprevenzione. E’ stato infatti dimostrato che l’aspirina ed i farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS) sono in grado di ridurre del 30% lo sviluppo dei polipi; questi farmaci hanno però effetti collaterali rilevanti se presi continuativamente, per cui il loro uso a scopo preventivo non si è mai diffuso nella pratica clinica. I fitoestrogeni (flavonoidi e lignani) al contrario non presentano effetti collaterali e studi iniziali ne hanno documentato un’efficacia analoga a quella degli antiinfiammatori, per cui vi sono motivate aspettative su questa forma di chemoprevenzione, che potrebbe in un futuro non troppo lontano essere usata come complemento alla prevenzione secondaria con colonscopia nei pazienti ad elevato rischio di sviluppo di polipi. n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.05 Pagina 5 Distribuito con Corriere della Sera (Sette) In collaborazione con O.Ma.R. Una pubblicazione Box Media Pag. 5 Focus EMOFILIA: DURATA E QUALITÀ DELLA VITA OGGI Prof. Massimo Morfini Direttore dell'Agency for Hemophilia & Regional Reference Center for Inherited Bleeding Disorders (direttore dell'agenzia per l'Emofilia) Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi Un tempo essere affetti da emofilia significava avere aspettative di vita ridotte e andare incontro a gravi sofferenze, sia per le emorragie, spontanee o dovute a traumi, che per le conseguenze di queste, altamente invalidanti, sulle articolazioni. L’uso di derivati del sangue poco sicuri dal punto di vista virale, ma necessari per le terapie, esponeva inoltre al rischio di infezioni anche gravi, come HIV o Epatite. “Negli ultimi 25 anni da quando cioè sono stati applicati i metodi virucidici alla produzione dei concentrati di fattori della coagulazione da plasma umano, le aspettative di vita e le condizioni cliniche degli emofilici sono nettamente migliorate. I concentrati da biotecnologia, detti anche farmaci ricombinanti, hanno subito numerosi miglioramenti, soprattutto in termini di stabilizzanti e di qualità dei processi produttivi. Oggi anche i concentrati da biotecnologia, come i derivati del sangue, sono sottoposti a metodi di inattivazione virale, per assicurare una completa sicurezza, cioè l’inattivazione di eventuali virus animali infettanti le culture cellulari. La disponibilità di concentrati plasmatici sicuri e di concentrati da biotecnologia ha reso più intensa la terapia sostitutiva dell’emofilia favorendo una minore incidenza della temibile comorbidità caratteristica della malattia: l’artropatia emofilica. Molti piccoli pazienti adesso sono trattati in maniera preventiva mediante la somministrazione regolare 2 o 3 volte a settimana di adeguate dosi di fatt.VIII o IX. I risultati della profilassi primaria sono eclatanti: molti pazienti hanno potuto usufruire di uno sviluppo muscolo-scheletrico del tutto normale. Anche per loro è stato possibile praticare alcuni sport, almeno quelli non traumatizzanti. La profilassi secondaria, quella cioè istaurata nell’adolescenza o nell’età adulta quando le articolazioni sono già stata danneggiate dalle emorragie, determina una netta riduzione degli episodi emorragici e un evidente miglioramento della qualità della vita. Rimane ancora non completamente risolto il problema della formazione di anticorpi: più alto nell’emo- filia A che nel tipo B. Non è ancora stato definito esattamente se tale rischio sia minore con la somministrazione di concentrati da plasma umano, che contengono anche il fattore von Willebrand, in grado di ridurne la immunogenicità. Tuttavia, anche per i pazienti che hanno sviluppato l’inibitore, la disponibilità del Complesso protrombinico attivato o del Fatt.VII attivato ricombinante ha permesso un buon trattamento degli episodi emorragici e la possibilità di effettuare interventi chirurgici in precedenza proibitivi per l’elevato rischio emorragico”. n Fibrosi polmonare idiopatica: uno sguardo al femminile Una malattia che toglie il respiro. E che colpisce, oltre agli uomini, anche tante donne. Costrette, magari, ad abbandonare il posto di lavoro, ad abdicare al ruolo di madri e di care giver, a rinunciare alla vita sociale. Obbligate a essere accudite, anziché ad accudire. Si tratta della fibrosi polmonare idiopatica, una forma di polmonite interstiziale nella quale le piccole sacche d'aria dei polmoni, gli alveoli, vengono gradualmente sostituite da tessuto fibroticocicatriziale. Una patologia rara, progressiva, idiopatica, ovvero di origine igno- ta. «È difficile far accettare alle donne una diagnosi tanto grave e invalidante - spiega Paola Rottoli, responsabile dell'Unità operativa complessa di Malattie respiratorie e trapianto polmonare dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, responsabile del Centro di riferimento regionale per le interstiziopatie polmonari e coordinatrice regionale per le malattie rare del polmone. Alcune si sentono negare la propria femminilità, il ruolo di donne e la possibilità di essere ancora di aspetto gradevole. Nonostante la malattia prevalga negli uomini, ci sono anche molte donne che ne sono affette. Soprattutto nei casi di fibrosi familiare, il genere femminile non viene risparmiato». Non a caso, la ricerca nel centro toscano si focalizza anche su questo particolare tipo di fibrosi, senza tralasciare la ricerca di biomarcatori delle fasi accelerate di malattia, studi di proteomica, ricerche sulla necessità di ossigeno sotto sforzo. Pur- troppo, la malattia ha prognosi infausta: il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è pari al 20%, con un tempo medio di sopravvivenza compreso tra i 2 e i 5 anni. Per fortuna, a fronte di queste difficoltà, oggi per i malati c’è una nuova speranza terapeutica: il pirferidone, un farmaco per uso orale, indicato per il trattamento di adulti con una diagnosi di fibrosi polmonare idiopatica di entità da lieve a moderata. La molecola, approvata dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) il 28 febbraio del 2011, in Italia viene fornita ai centri di riferimento ospedalieri da maggio del 2011, grazie a una procedura speciale di uso compassionevole, chiamata Named patient programme (NPP). Attualmente sono state attivate 22 strutture in 12 regioni, con una copertura da nord a sud, incluse le isole, di tutto il territorio nazionale. «Finalmente per la fibrosi polmonare idiopatica qualcosa si sta muovendo - commenta Rottoli -. Lo scenario di domani sarà più roseo rispetto a quello di ieri. Sia per gli uomini, che per le donne». n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.06 Pagina 6 Malattie Rare Giugno 2012 Pag. 6 Dossier IL MORBO DI ADDISON SOTTO LA LENTE Prof. Ezio Ghigo Presidente della Società italiana di endocrinologia (Sie) La malattia di Addison è determinata dalla compromissione della funzione secretoria delle ghiandole surrenali che abitano l'addome e si collocano sopra l'apice superiore renale. Esse producono numerosi ormoni, il più noto dei quali è il cortisolo, necessario per la vita. Un altro ormone prodotto è l'aldosterone, un cortisonico che si occupa nello specifico di regolare il trattenimento di acqua e sali. In questa patologia si crea una di- struzione ghiandolare che compromette la produzione di questi due ormoni, cui conseguono disturbi rilevanti. Si tratta di una malattia rara, ma che annovera comunque numerosi casi. CHI È ADDISON La malattia prende il nome da Thomas Addison, medico inglese (Longbenton 1793 - Brighton 1860), professore di materia medica e poi di medicina, che per primo identificò e descrisse la patologia nel 1849; il suo contributo ha costituito una significativa premessa all'avvento dell'endocrinologia. I suoi lavori sono stati riuniti sotto il titolo A collection of the published writings. IMPATTO DELLA MALATTIA La patologia è grave, si sviluppa lentamente nel tempo e non diventa immediatamente incompatibile con la vita. In casi molto CAUSE, PREVENZIONE E TERAPIA TRADIZIONALE Corrado Betterle, Professore di Immunologia Clinica all'Università di Padova e Specialista in Endocrinologia e in Medicina Interna. Unità Operativa di Endocrinologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova Le cause del morbo di Addison sono varie. La principale, presente nell'8590% dei casi, è oggi nei Paesi industrializzati quella autoimmune, caratterizzata da una autoaggressione da parte del sistema immunitario nei con- La predizione della malattia è possibile nella forma autoimmune, dato che gli anticorpi possono comparire anche dieci anni prima dello sviluppo della malattia fronti della corteccia del surrene. In questo caso, i soggetti nascono con una predisposizione genetica a perdere la tolleranza verso organi del proprio corpo, uno dei quali è proprio il surrene. La seconda causa, assai meno fre- quente (circa il 10%), è quella tubercolare, in cui i pazienti colpiti molti anni prima dalla tubercolosi sviluppano nel tempo un'insufficienza bilaterale del surrene. Altre cause, però rare (1-2% dei casi), sono le infezioni virali, i tumori, le malattie infiltrative, le patologie genetiche, le malattie vascolari, l’asportazione chirurgica dei surreni. Per acclarare le cause, il primo esame da effettuare è un prelievo di sangue che consente di dosare gli autoanticorpi contro il surrene o contro la 21-idrossilasi. In caso di esito positivo siamo EPIDEMIOLOGIA, DIAGNOSI E NUOVE TERAPIE Alberto Falorni, Ricercatore Universitario di Endocrinologia al Dipartimento di Medicina Interna dell'Università di Perugia La frequenza del morbo di Addison nella popolazione generale varia da 120 a 140 casi per milione di abitanti, ovvero circa una persona ogni 7500. Si tratta di dati generati in Italia e nel Nord Europa, soprattutto Norvegia. In Europa la malattia è considerata ufficialmente rara, mentre in Italia la patologia di per sé non è considerata tale, ma lo diventa se associata ad altre malattie autoimmuni. Nei due terzi dei casi il morbo di Addison è infatti associato a patologie autoimmuni, come malattie della tiroide (presenti nel 40-50% dei pazienti), diabete di tipo 1 (15-20%), insufficienza ovarica (15-20%), ma anche gastrite cronica, vitiligine, morbo celiaco. 120/140 una persona ogni 7-8 mila I SINTOMI Tra i sintomi della malattia si annoverano profonda stanchezza, dimagrimento correlato a perdita di appetito, ipotensione (abbassamento della pressione arteriosa), scurimento della pelle, che risulta abbronzata, e delle mucose (come gengive, labbra, lingua), delle pliche palmari e delle cicatrici di nuova formazione (per questo un tempo la malattia veniva anche definita "morbo bronzino"), irregolarità delle mestruazioni, desi- derio di cibi salati. In fase avanzata compaiono anche vomito e dolori addominali. I segni di laboratorio sono invece riduzione del sodio, aumento del potassio, alterazioni del calcio. LA DIAGNOSI Trattandosi di una malattia rara, casi per milione La frequenza del morbo di Addison nella popolazione generale varia da 120 a 140 casi per milione di abitanti, ovvero una persona ogni 7-8 mila. la diagnosi non è facile: per questo talvolta si incorre in un ritardo diagnostico che è molto pericoloso per questi pazienti. In particolare, la sintomatologia può essere erroneamente attribuita ad altre patologie, come gastroenteriti oppure sindrome ansioso-depressiva. Per la diagnosi è innanzitutto fondamentale considerare il morbo di Addison come possibile causa di questi disturbi, ed eseguire poi un prelievo di sangue al mattino a digiuno per il dosaggio di due ormoni: cortisolo e ACTH. In presenza di malattia, si riduce il primo (inferiore a 5 microgrammi per decilitro) e aumenta il secondo (supera i 100 picogrammi per millilitro). Un altro modo per acclarare la diagnosi quando si ha un forte sospetto clinico e l'ACTH è aumentato ma il cortisolo è ancora superiore a 5 è effettuare un test di stimolazione, iniettando per via endovenosa l'ACTH sintetico in modo da stimolare il cortisolo. Se il valore di quest'ultimo è inferiore a 20 microgrammi per decilitro dopo mezz'ora - un'ora dal QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.06 Pagina 7 Distribuito con Corriere della Sera (Sette) In collaborazione con O.Ma.R. Una pubblicazione Box Media Pag. 7 dare incontro a un rischio di morte rapida. rari, le ghiandole surrenali possono smettere improvvisamente di funzionare, ad esempio per cause emorragiche: si verifica così uno stato di emergenza, dal momento che si può an- LA FUNZIONE DELL'ACTH La malattia si caratterizza per una iperpigmentazione cutanea, determinata dal fatto che quando la funzione surrenalica viene meno, il "governatore" della funzione dei surreni che risiede nell'ipofisi e si certi che la causa del morbo di Addison è un’aggressione autoimmune. In caso di esito negativo, si può procedere con una TAC del surrene ed con ulteriori indagini per definire la possibile altra causa. PREDIZIONE E PREVENZIONE La predizione della malattia è possibile nella forma autoimmune, dato che gli autoanticorpi sopra menzionati possono comparire nel sangue anche molti anni prima dello sviluppo della malattia. In caso di positività di tale esame del sangue, il soggetto viene considerato a rischio futuro del morbo di Addison e la malattia potrebbe manifestarsi nel corso degli anni, in caso di negatività chiama Acth (ormone adrenocorticotropo) aumenta per cercare di stimolare una funzionalità che non riesce più a rispondere adeguatamente. Proprio tale incremento è il segnale che i surreni non funzionano. L'Acth ha però anche la caratteristica di pigmentare la cute, perciò i pazienti che hanno i surreni primitivamente lesionati nel tempo diventano abbronzati, apparendo, a un occhio non esperto, perfino in salute. IL TRATTAMENTO TRA PASSATO E FUTURO La terapia consiste nel somministrare al paziente per via orale o per via iniettiva gli ormoni che il surrene non produce. In passato, tra Ottocento e Novecento, chi soffriva di queste patologie moriva, per mancanza di ormoni di sintesi; nel tempo la medicina e la farmacologia endocrina sono riuscite a sintetizzare il cortisone e tanti analoghi del cortisolo rendendo possibile la somministra- invece la patologia non si svilupperà mai. Stabilita la positività, il paziente viene monitorato con continuità presso il centro di riferimento, che annualmente lo sottopone alla valutazione funzionale del surrene in modo da verificare un eventuale inizio di malattia. I test di valutazione ormonale includono l’ACTH, il cortisolo palsmatico o salivare, la reninemia, che in caso di alterazione sono indicatori di progressione verso la malattia. L'utilità del riscontro di tali autoanticorpi nei soggetti sani è dunque quella di poter effettuare una diagnosi precoce in coloro che stanno progredendo verso la malattia, per iniziare tempestivamente la cura appro- test significa che si è in presenza di insufficienza del surrene. La parola ai pazienti LE TERAPIE INNOVATIVE Importanti innovazioni riguardano la terapia con idrocortisone. I preparati ad oggi disponibili, che hanno una durata di azione di 6-7 ore, non consentono di riprodurre fedelmente l'andamento del cortisolo durante la giornata. In concreto, causano alti e bassi nei livelli di questo ormone, che provocano una riduzione della qualità della vita, oltre a possibili effetti negativi a lungo termine. I nuovi preparati, che consistono in idrocortisone a rilascio modificato, hanno l'obiettivo di riprodurre piu’ fedelmente rispetto ai prodotti a rilascio immediato la normale variazione durante il giorno della concentrazione del cortisolo nel sangue. Uno di questi farmaci e’ stato di recente approvato dall’Agenzia Europea del Farmaco. n Michela Mutti presidente dell'Associazione Italiana Pazienti Addison (Aipad) L'Associazione Italiana Pazienti Addison (Aipad) è nata nell’autunno del 2003 su iniziativa di alcuni malati. Ha attualmente due sedi: Mestre (Venezia) e Usmate Velate (Monza Brianza). I suoi obiettivi sono vari: raggiungere, informare e sostenere il maggior numero possibile di pazienti; diffondere le conoscenze circa la malattia ai medici di famiglia e all’opinione pubblica; informare gli specialisti e i medici di pronto soccorso in modo da cercare di velocizzare la diagnosi, supportare i pazienti nella gestione quotidiana della malattia, per quanto riguarda reperimento dei farmaci, esenzioni, domanda di invalidità. Per raggiungere tali scopi, vengono periodicamente organizzati incontri con medici di medicina generale, infermieri e specialisti in endocrinologia e immunologia clinica. Queste riunioni, aperte ai pazienti e ai loro familiari, sono gratuite. Inoltre, all’interno del sito dell'associazione (www.morbodiaddison.org) vi è un forum aperto a tutti, in cui i pazienti si possono confrontare, scambiare informazioni e supportare a vicenda. È stato anche pubblicato e diffuso vario materiale informativo. In particolare, il manuale Vivere con il morbo di Addison, scritto dal professor Corrado Betterle di Padova, il referente scientifico di Aipad. Più recentemente è stato pubblicato con il patrocinio della SIE un piccolo libretto in dieci lingue, SOS Addison crisis , finalizzato alla gestione delle emergenze, utile per chi viaggia e per i pazienti stranieri in Italia. L’Aipad collabora da anni con le altre associazioni europee e internazionali di pa- zione dall'esterno degli ormoni che i pazienti non sono più in grado di produrre. Ci si è poi accorti che le funzioni naturali sono le migliori, perciò è importante somministrare una terapia che sia il più possibile simile agli ormoni del corpo umano. Studi recenti hanno consentito la formulazione di cortisolo rilasciato con dinamiche somiglianti a quelle fisiologiche: un vantaggio e una importante opportunità terapeutica per la salute dei pazienti. n priata spesso salvavita. Inoltre, per quanto riguarda il futuro, il tentativo è quello di modificare la storia naturale dei pazienti impedendo l'evoluzione verso la malattia clinica. LA TERAPIA TRADIZIONALE Il paziente affetto da morbo di Addison presenta un'insufficienza della corteccia del surrene, che di conseguenza non produce più il cortisone e l’aldosterone, due ormoni fondamentali per il benessere dell'organismo e per la vita stessa della persona. Per sopravvivere quindi il paziente deve sostituire il cortisone e l’aldosterone mancanti. n zienti con morbo di Addison. In Italia è inoltre attiva la collaborazione con Società italiana di endocrinologia (Sie), Associazione medici endocrinologi (Ame), Associazione nazionale infermieri endocrinologia (Anied). Le aspettative per il futuro riguardano principalmente il problema della diagnosi, che con una sempre maggiore informazione dovrebbe essere formulata più velocemente, migliorando la qualità di vita dei pazienti. Importante è anche agevolare la procedura di invalidità per i malati che, a livello nazionale, non ottengono sempre il giusto riconoscimento. Infine, per proseguire l'attività, è fondamentale il 5 per mille. Ci si augura davvero che venga mantenuto senza decurtazioni nei prossimi anni, in quanto rappresenta la principale fonte di sostentamento. n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.06 Pagina 8 Malattie Rare Giugno 2012 Pag. 8 Primo piano LA RETE NAZIONALE DELLE MALATTIE RARE, I PASSI PRINCIPALI DAL 2001 AD OGGI: QUADRO DI RIFERIMENTO Ilaria Vacca redattrice di Osservatorio Malattie Rare Le malattie rare colpiscono in Italia quasi 2 milioni di persone: sono oltre 7.000 diverse patologie, ognuna interessa al massimo lo 0,05% della popolazione, quasi l’80% dei casi sono infantili. Prese singolarmente interessano pochi ma nell’insieme rappresentano un problema rilevante, tanto che l’Italia già nel 2001 si è data una legge quadro: il D.M 279. E’ qui che viene identificata la lista delle patologie esenti da ticket, istituita la Rete nazionale per la prevenzione, sorveglianza, diagnosi e terapia e il Registro Nazionale. La modifica del titolo V della Costituzione, entrata in vigore poco dopo la 279, dando alla Regioni delle competenze in materia, ne ha un po’ complicato l’applicazione: dalle decisioni e risorse delle singole regioni derivano oggi trattamenti non uniformi. LE PATOLOGIE ESENTI L’allegato A della 279/2011 individuava una lista di malattie – poco più di 500 - esenti da ticket. Il decreto prevedeva che ogni tre anni la lista fosse rivista e aggiornata,ciò non è mai avvenuto e costituisce oggi un problema. Nel 2008 l’ex ministro Turco fece preparare una lista di 109 malattie rare da inserire, ma non copertura finanziaria. LA RETE Dal 2001 ad oggi le Regioni han- no individuato i Centri di riferimento regionali e la rete dei presidi, consultabile sia nel portale del Centro Nazionale delle Malattie Rare dell’ISS (CNMR) che su Orpha.net. C’è dunque stata una prima organizzazione al sistema, certamente utile; si discute oggi di come questo potrebbe essere ottimizzato. Sul modello da adottare non vi è ancora piena condivisione e questo è uno dei punti che dovranno essere affrontati dal prossimo Piano Nazionale per le Malattie Rare (PNMR) I REGISTRI DELLE MALATTIE RARE L’avvio dei Registri è stato complesso, bisognava trovare la piena collaborazione delle Regioni, costruire un sistema uniforme di gestione e raccolta dei dati e lavorare concretamente, con delle risorse, ai registri. Negli ultimi anni i frutti si stanno vedendo, alcune regioni hanno registri soddisfacenti, ne sono nati di interregionali e anche quello nazionale si sta arricchendo: nel 2011 ha censito in Italia 485 diverse patologie. Si tratta di uno strumento fondamentale sia per capire meglio le singole malattie sia per allocare le risorse a disposizione. LE ASSOCIAZIONI PAZIENTI Le associazioni pazienti pur non avendo ancora un vero e proprio ruolo decisionale nelle politiche sanitarie sono state fin dall’inizio attori fondamentali. La difficoltà per i malati rari ad incontrare altri nella stessa situazione, la poca conoscenza di queste patologie e delle procedure ad esse legate ha reso le associazioni un punto di riferimento fondamentale per la difesa dei diritti dei pazienti e la promozione di azioni di sostegno. A livello europeo la principale organizzazione è Eurordis: sua è la gestione delle iniziative annuali per la ‘giornata delle malattie rare’ e tante campagne di sensibilizzazione. In Italia operano anche Uniamo FIRM onlus, nata nel 1999, la federazione di associazioni che rappresenta l’Italia in Eurordis, e la più recente Consulta Nazionale delle Malattie Rare (CNdMR), anche questo un organismo che ha decine di associazioni federate. n RICERCA NEL CAMPO DEI FARMACI ORFANI Da sempre Kedrion collabora per diffondere e migliorare gli standard terapeutici internazionali e per questo considera fondamentale la sua divisione Ricerca e Sviluppo. Un impegno particolare è dedicato alla ricerca di farmaci plasmaderivati specifici per patologie rare legate a gravi deficit congeniti e per le quali non esiste ancora alcun farmaco autorizzato. Tra queste la Ipoprotrombinemia, causata dalla carenza di Fattore II e la Congiuntivite Lignea, una rara forma di congiuntivite cronica che può portare alla cecità, associata al deficit di Plasminogeno. Nel 2006 Kedrion, in collaborazione con una struttura ospedaliera italiana di rilievo, sviluppa e mette a disposizione un prodotto “per uso compassionevole” per la cura di questa particolare congiuntivite ed ottiene la designazione di farmaco orfano nel 2007. Sulla base dei risultati preliminari ottenuti presso due centri italiani, Kedrion si è impegnata a portare avanti lo sviluppo clinico del prodotto al fine di mettere a disposizione quanto prima il farmaco per tutti i pazienti che ne hanno necessità, secondo quanto previsto dalle normative. Lo studio clinico, che sarà condotto in centri dislocati in Italia e negli Stati Uniti, partirà dopo l’estate e si prevede che si concluderà intorno alla metà del 2014. QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.06 Pagina 9 Distribuito con Corriere della Sera (Sette) In collaborazione con O.Ma.R. Una pubblicazione Box Media Pag. 9 Da sapere FARMACI ORFANI, UNA RISORSA DA TUTELARE I farmaci orfani sono in pericolo. E, insieme a loro, anche tutti i pazienti affetti da malattie rare. L’allarme riguarda l'articolo 17 della Legge di stabilizzazione finanziaria (cosiddetto decreto Salva Italia) del 15 luglio 2011, che mette a carico delle aziende farmaceutiche il 35% del ripiano dell’eventuale eccedenza rispetto al budget di spesa per i farmaci ospedalieri in fascia H. Una misura che pone a rischio il futuro accesso alle terapie, dal momento che il tetto, definito in origine dalla legge finanziaria del 2008, è insufficiente rispetto alle necessità. Un esempio è quello di azacitidina, un farmaco orfano innovativo in grado di offrire un significativo vantaggio di sopravvivenza ai pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche ad alto rischio, al momento senza alternative terapeutiche. Nel 2010 la molecola ha fatturato circa 19 milioni di euro; se fosse stato in vigore il decreto, l'azienda produttrice avrebbe dovuto restituire il 17,5% circa del fatturato. Una diminuzione significativa dei profitti, con possibili ripercussioni, anche sui livelli occupazionali. A fronte della normativa, per limitare l’impatto negativo, le aziende potrebbero essere costrette a interrompere la fornitura di farmaco al raggiungimento del budget assegnato dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e, in futuro, a non registrare i propri farmaci in Italia, obbligando medici e pazienti a importare i medicinali dall'estero. «È doveroso mantenere alta l'attenzione sul tema delle malattie rare – dichiara Paola Binetti, membro della 12esima commissione Affari sociali – anche considerando che, dal punto di vista terapeutico, la gestione di queste patologie è condizionata dall’accesso ai farmaci orfani. I tagli lineari sono sommamente ingiusti, occorre mettere in atto specifiche misure legislative, fiscali, economiche, normative affinché i pazienti vengano tutelati. Giustizia significa trattare condizioni diseguali in maniera differente, in modo da garantire un elevato grado di civiltà al Paese. Per questo occorrono interventi effettivi, in grado di assicurare soluzioni ai pazienti. In quest'ottica i farmaci orfani, considerato che rispondono a un bisogno di salute pubblica, dovrebbero avere degli incentivi anche a livello na- zionale, in aggiunta a quelli già esistenti a livello europeo, in modo da stimolarne ulteriormente lo sviluppo». In Italia, dove si stima che le persone af- fette da malattie rare siano circa due milioni, i farmaci orfani disponibili, rimborsati dal Servizio sanitario nazionale e utilizzati in ambito ospedaliero, sono 31 (dato di giugno 2011) e complessivamente hanno costituito una spesa, nel periodo giugno 2010 - maggio 2011 di 325,2 milioni di euro. n www.celgene.com QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.07 Pagina 10 Malattie Rare Giugno 2012 Pag. 10 Da sapere LA DIAGNOSI ARRIVA TROPPO TARDI, MA IN MOLTI CASI SI POTREBBE FARE ALLA NASCITA Ilaria Vacca redattrice di Osservatorio Malattie Rare Secondo i dati diffusi da Eurordis almeno il 25% delle malattie rare viene diagnosticata in ritardo e il 40% dei pazienti ha ricevuto almeno una diagnosi errata nella vita. Eppure alcune malattie possono essere individuate già prima della nascita, o appena dopo il parto. LA DIAGNOSI PRENATALE La diagnosi prenatale è l’insieme delle indagini che permettono di monitorare lo stato di salute e di benessere del feto durante la gravidanza con una serie di test. Le Linee Guida sulla Gravidanza Fisiologica, redat- te dal Ministero della Salute nel 2011, specificano che non tutti i test prenatali sono obbligatori. Alcuni controlli, specie quelli invasivi, vanno effettuati solo in seguito alla valutazione attenta dei singoli casi. Fondamentale è in tal senso la consulenza genetica, che può aiutare i genitori a capire se e in che misura la propria storia personale e familiare possa mettere a rischio la gravidanza. Solo in seguito la coppia potrà accedere ad analisi mirate, senza sottoporre il nascituro a rischi inutili. LO SCREENING NEONATALE Dal 1992 in Italia è obbligatorio lo screening neonatale per 3 malattie rare: fenilchetonuria, 4 Lo screening allargato a tutta la popo- lazione neonatale è di assoluto vantaggio in termini di rapporto costo-beneficio. Si stima che con lo screening allargato possa essere identificato 1 nuovo neonato affetto ogni 1500 nuovi nati. 4 Un solo neonato affetto da deficit metabolico di MCAD con validità permanente può costare alla Sanità Pubblica fino a 350.000 euro all'anno. ipotiroidismo congenito e fibrosi cistica, da effettuarsi nei primi giorni dopo la nascita, con un piccolissimo prelievo di sangue. Si tratta di esami non invasivi che segnalano la possibilità della malattia ed indirizzano ad indagini più specifiche, permettendo il trattamento terapeutico tempestivo e la prevenzione di danni irreversibili. Lo screening può essere effettuato anche per altre malattie, in particolare ma non solo - quelle che hanno origine da un difetto del metabolismo. Si parla in questo caso di screening allargato, attualmente non obbligatorio. LO SCREENING ALLARGATO Questo potrebbe teoricamente riguardare molte malattie rare MALATTIE AUTOINFIAMMATORIE DI ORIGINE REUMATOLOGICA metaboliche ereditarie. Già oggi se ne possono individuare più di 50 ma il test viene effettuato solo da pochissime regioni. L’opportunità di allargare lo screening è al centro di un ampio dibattito etico, che discute se sia opportuno diagnosticare malattie che insorgeranno solo in età adulta o che non possono essere curate. IL DIBATTITO ETICO “Che lo screening allargato a tutta la popolazione neonatale sia un assoluto vantaggio in termini di rapporto costo-beneficio, nel 2012 non può più essere fonte di dubbio. - Spiega il Dott. Giancarlo La Marca della Clinica di Neurologia Pediatrica del Meyer di Firenze - Si stima CAPS Criopyrin Associated Periodic Syndrome Un farmaco già approvato per le CAPS presenta importanti prospettive per l’artrite idiopatica giovanile sistemica e le TRAPS Prof. Alberto Martini Direttore Dipartimento di Pediatria Università di Genova II Pediatria, Reumatologia, IRCCS G. Gaslini, Genova Le CAPS sono febbri periodiche rare, di origine genetica che colpiscono una persona su un milione, pari a circa 6.500 pazienti in tutto il mondo. Con l’acronimo CAPS (Criopyrin-Associated Periodic Syndrome) si identificano la sindrome autoinfiammatoria familiare indotta da freddo, la sindrome di Muckle-Wells, la sindrome CINCA/NOMID, che sono causate dall’alterazione della produzione di criopirina. A causa della mutazione genetica alla base delle CAPS, l’organismo del paziente è indotto ad attivare una risposta infiammatoria incontrollata; è come se fosse in un perenne stato d’infiammazione e basta l’esposizione a tempera- ture un po’ più basse per fare scatenare i sintomi che, nelle forme lievi, includono quasi sempre febbre, rash cutanei, infiammazioni agli occhi e che si ripropongono ad intervalli variabili per tutta la vita. Come per molte malattie genetiche l’esordio dei sintomi avviene in età pediatrica, nelle forme più gravi fin dalla nascita. L’impatto sulla vita del bambino diventa rilevante specie in età scolare. Anche nella forma più lieve delle CAPS vengono limitate le normali attività di un bimbo, come per esempio la possibilità di giocare all’aperto. Nelle forme più gravi, la presenza di febbri o cefalee ricorrenti e persistenti, possono creare difficoltà al piccolo paziente, limitando le occasioni di socializzazione. In alcuni casi, la cefalea severa può anche compromettere il sonno notturno. L’identificazione del ruolo giocato dall’interleuchina 1 nello stato di infiam- mazione cronica di questi pazienti, ha portato alla definizione di una molecola che legandosi a questa proteina ne regola la produzione. Canakinumab, approvato in Italia dal 2011 per tutte e tre le forme di CAPS, interviene in modo mirato sull'interleuchina 1β e agisce, in sostanza, come una sorta di “inibitore” che blocca le manifestazioni della patologia in modo rapido e duraturo; oltre a neutralizzare la citochina, proteina che promuove il processo infiammatorio, il trattamento ne riduce anche la produzione, per cui la quantità di interleuchina 1β nell’organismo del paziente con CAPS viene riportata entro i parametri di normalità. Recentemente questa stessa molecola si è dimostrata efficace anche contro l’artrite idiopatica giovanile sistemica, la forma più complessa delle artriti idiopatiche giovanili, ottenendo in uno Studio ad hoc la remissione completa nel TRAPS Tumor necrosis factor receptor associated periodic syndrome ARTRITE IDIOPATICA GIOVANILE SISTEMICA 30 per cento della popolazione trattata e nel 60 per cento dei pazienti che hanno avuto una risposta positiva alla terapia E un ulteriore Studio che ha coinvolto i pazienti affetti da sindrome periodica associata al recettore del fattore di necrosi tumorale (TRAPS), ha evidenziato come, grazie all’uso di questa molecola, il 95% dei pazienti abbia ottenuto dopo quindici giorni di trattamento una significativa riduzione dei sintomi legati alla rara sindrome febbrile periodica. Sulla base di questi incoraggianti risultati e del profilo di sicurezza e tollerabilità, il farmaco verrà presentato alle autorità regolatorie entro il 2012 per l’artrite idiopatica giovanile sistemica e a seguire anche per le TRAPS. n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.07 Pagina 11 Distribuito con Corriere della Sera (Sette) In collaborazione con O.Ma.R. Una pubblicazione Box Media Pag. 11 che con lo screening allargato possa essere identificato 1 nuovo neonato affetto ogni 1500 nuovi nati. Un solo neonato affetto da deficit metabolico di MCAD non diagnosticato allo screening, ma la cui diagnosi viene fatta dopo la manifestazione clinica della malattia e che sopravvive con invalidità permanente, può costare alla Sanità Pubblica fino a 350.000 euro all'anno, con i quali può essere effettuato lo screening di una intera regione italiana. Personalmente non ho dubbi che questa forma di medicina preventiva debba obbligatoria- mente essere estesa a tutti i neonati italiani con una decisione imposta dal governo centrale. Tuttavia se questo non fosse possibile, e se ogni regione decidesse di creare un centro per lo screening allargato, la cosa più importante sarebbe comunque che ogni neonato italiano potesse usufruire del servizio evitando che ci siano bimbi fortunati e bimbi non. Come si spiega ad una mamma che se suo figlio fosse nato in una regione diversa da quelle in cui si effettua lo screening allargato sarebbe vivo e sano?"n OSSERVATORIO MALATTIE RARE Disseminare informazione corretta e comprensibile sul tema delle malattie rare, sensibilizzare sull’argomento e far emergere tanto le problematiche aperte quanto i progressi, le buone prassi e le eccellenze. E’ questa la sfida del quotidiano on line O.Ma.R – Osservatorio Malattie Rare (www.osservatoriomalattierare.i) fondato nel settembre 2010. L’idea di partenza era rendere disponibili e facilmente comprensibili, alla portata di un pubblico ampio, le ultime novità scientifiche nell’ambito delle malattie rare. La risposta, tanto dei pazienti che dei medici, è andata oltre le migliori aspettative. In poco tempo O.Ma.R si è dimostrato una fonte di informazioni affidabili anche per i media, dalle agenzie di stampa alle trasmissioni radio televisive e non di rado dalle sue notizie sono nate interrogazioni parlamentari e regionali. Le tematiche si sono allargate; oltre alle notizie scientifiche si trattano ora anche politiche sociali e sanitarie, questo grazie all’aiuto offerto che Nomos Centro Studi Parlamentari (www.nomoscsp.eu). Attualmente, grazie a queste sinergie, Osservatorio Malattie Rare pubblica circa 40 notizie a settimana, invia la propria newsletter ad oltre 20 mila contatti e ha mediamente 30.000 accessi al mese. Se oggi è possibile offrire informazioni sempre aggiornate e risposte veloci alla maggior parte delle domande dei pazienti, aiutare le associazioni nella loro comunicazione e offrire ai grandi media un database di notizie fruibili, il merito va anche al coraggio di aziende che hanno compreso l’importanza di sostenere la corretta informazione in maniera non vincolante. E’ anche grazie a loro se oggi Osservatorio Malattie Rare può essere al fianco dei pazienti e al tempo stesso dare lavoro a un numero crescente di persone, giornalisti e non solo: un risultato non trascurabile in questo momento di crisi economica. n LA CÒREA DI HUNTINGTON Ferdinando Squitieri direttore dell'Unità di Neurogenetica all'Ircss Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli Isernia La Còrea di Huntington è una malattia neurodegenerativa ereditaria rara, che presenta una progressione invalidante. Ha una causa genetica conosciuta, identificabile con un test molecolare e riconoscibile attraverso la sintomatologia. In particolare, i sintomi sono disturbi del comportamento (cambiamenti di personalità, rigidità di pensiero, alterazioni dell'affettività); disturbi del movimento, caratterizzati dalla cosiddetta Còrea, un movimento involontario incontrollabile degli arti o del tronco, che pregiudica la coordinazione; declino intellettivo fino alla demenza. La malattia si sviluppa intorno ai quarant'anni circa e viene trasmessa con un criterio autosomico dominante, ovvero un individuo trasmette alla prole la patologia indipendentemente dal sesso e i figli hanno il 50% di probabilità di ereditarla. La Còrea di Huntington ha una frequenza di circa 10 persone per 100mila abitanti, quindi si stima che in Italia vi siano circa 6mila individui ammalati e altri 20mila a rischio di malattia. LA DIAGNOSI La diagnosi basata sui sintomi viene formulata dal neurologo. Purtroppo la malattia può essere confusa con altre patologie più note, come la schizofrenia o la malattia di Alzheimer. In caso di sintomatologia dubbia, il test genetico è lo strumento che consente di porre una diagnosi certa. La malattia può anche essere diagnosticata prima che i sintomi si manifestino attraverso un test presintomatico sul Dna, che evidenzia la predisposizione genetica di andare incontro alla patologia. LA TERAPIA Negli ultimi anni si dispone di trattamenti sintomatici efficaci, che possono migliorare la qualità di vita dei pazienti. Occorre curare il disturbo del comportamento con le varie molecole presenti oggi sul mercato, mentre bisogna essere molto cauti nell'agire sui disturbi del movimento perché i farmaci potrebbero in questo caso ulteriormente pregiudicare il benessere dei malati a causa degli effetti collaterali. È anche possibile intervenire con terapie sperimentali innovative: oggi i pazienti si possono inserire all'interno delle sperimentazioni attraverso l'organizzazione di network internazionali. Anche l'Istituto Neuromed è incluso nella rete che consente ai pazienti di testare i nuovi trattamenti farmacologici. Inoltre, in questa struttura i familiari del malato possono beneficiare del contatto con associazioni di famiglie, dato che l'istituto stesso è sede dell'Associazione italiana Còrea di Huntington (numero verde 800076693, lunedì e giovedì dalle 9.30 alle 14). n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Malattie Rare_Layout 1 11/06/12 15.07 Pagina 12 Innovazione e responsabilità, al servizio del paziente Leader mondiale nell’area della salute, Novartis è fortemente impegnata nella ricerca e nello sviluppo di farmaci e soluzioni d’avanguardia per curare le malattie, ridurre il carico delle sofferenze e migliorare la qualità di vita delle persone. Con l’obiettivo prioritario di soddisfare i bisogni dei pazienti, rispettando le attese e i diritti di tutti i suoi interlocutori, Novartis si adopera per gestire le proprie attività in modo sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. Attraverso il suo costante orientamento all’innovazione e il suo approccio responsabile alle esigenze della salute, Novartis è un punto di riferimento affidabile per milioni di persone, in Italia e nel mondo. www.novartis.it