Politiche di Genere Marzo 2009 Numero 2 Non è una questione femminile Una ricchezza per il nostro futuro di Filippo Penati Presidente Provincia di Milano di Arianna Censi Consigliera delegata alle Politiche di genere C reare le condizioni perché le donne siano finalmente, nella collettività, nelle forze politiche e nelle istituzioni, classe dirigente con dignità pari agli uomini, è l’obiettivo della Consulta delle elette, un’esperienza voluta e sostenuta dall’amministrazione provinciale, nella convinzione che finché la presenza delle donne nella sfera politica non sarà significativa il nostro sistema democratico non sarà compiuto, perché metà della società non è rappresentata. Penso che contribuire ad aumentare la presenza delle donne nella sfera politica e amministrativa non è solo una questione femminile: anche gli uomini potranno esprimere il meglio di sé, quando le donne potranno incidere sulla realtà quanto loro, quando si sarà realizzata la parità dei diritti nella sua pienezza. Per questo credo che la Consulta vada valorizzata e sostenuta. Ancora oggi, a 63 anni dalla conquista del diritto di voto le donne non hanno piena cittadinanza. E questo appare ancora più lontano dal principio dell’equità se si guarda a cosa rappresentano oggi per la società: segue a pagina 15 L avoriamo per il futuro del nostro territorio: per questo da anni siamo impegnate a migliorare la presenza delle donne nelle amministrazioni comunali della provincia di Milano. Lavoriamo per aumentare la consapevolezza delle donne: per questo abbiamo progettato e realizzato “Donne e Territorio”, un’iniziativa che ha permesso alle elette e alle amministratrici di rafforzarsi e di fare rete tra loro. Lavoriamo per trasformare idee positive in realtà concrete: per questo abbiamo voluto dare alle elette e alle amministratrici strumenti utili per operare sempre meglio. “Donne e Territorio”, la Consulta, Elett@ sono alcuni di questi strumenti: dietro – anzi faremmo meglio a dire “dentro” – c’è la capacità, la passione e la volontà di tante donne che stanno portando avanti un percorso di crescita delle politiche di genere sul territorio. Pensiamo che, anche grazie a mezzi come questi, più donne troveranno la voglia di impegnarsi in politica o, segue a pagina 15 Riflessioni di Dacia Maraini Sull’impegno di Dacia Maraini a favore delle donne nessuno ha dubbi. La famosa scrittrice italiana è da sempre in prima linea nella lotta per le pari opportunità. ... a pagina 2 Regia al femminile di Daniela Benelli Nel nostro Paese si parla ancora di “tetto di vetro”, la soglia invisibile oltre la quale le donne, nel mondo del lavoro, sembrano non poter andare. Indubbiamente il problema esiste, ma per quanto ci riguarda in questi cinque anni di lavoro abbiamo... a pagina 4 Quando l’ “Ambientalismo del fare” è donna di Bruna Brembilla POLITICA, professione, famiglia, studio, amicizia, sport, impegno sociale… si possono conciliare tutti questi interessi, queste passioni? La risposta più immediata e un po’ vetero femminista... a pagina 10 rubriche 2 Disabilità come opportunità di Ombretta Fortunati Sommario Una ricchezza per il nostro futuro di Arianna Censi Pag. 01 Non è una questione femminile di Filippo Penati Pag. 01 Disabilità come opportunità di Ombretta Fortunati Pag. 2 Riflessioni di Dacia Maraini Pag. 2 Altre Donne, altri mondi: “Donne per un altro mondo” di Cinzia Maddaloni Pag. 3 Regia al femminile di Daniela Benelli Pag. 4 L’Italia passa nel 2008 dall’ 84° al 67° posto nella classifica del Gender Gap Pag. 4 Il bilancio di genere: uno strumento strategico per le pari opportunità di Manuela Samek Pag. 5 Tempo perso? di Franca Bondioli Pag. 6 Pensieri di fine mandato di Laura Vicariotto Pag. 6 Riflessioni, resoconti e bilanci di Paola Belcuore Pag. 7 Verso il Forum nazionale dei Comitati per le pari opportunità nei luoghi di lavoro di Maria Teresa La Salandra Pag. 8 I diritti contesi a cura della redazione Pag. 8 Un rinnovamento della partecipazione democratica di Vittorio Pozzati Pag. 9 Una cultura attenta al genere di Tatiana Biagioni Pag. 10 La cura e la Polis di Marina Piazza Pag. 10 Quando l’ “Ambientalismo del fare” è donna di Bruna Brembilla Pag. 10 Malamore a cura della redazione Pag. 11 Parlare di età pensionabile si può di Anna Maria Ponzellini Pag. 12 Donne in Quota Pag. 12 Futuro@lfemminile di Roberta Cocco Pag. 13 Non calpestare i fiori… di Marisa Oldani Pag. 14 Associazione Amiche di ABCD di Laura Ferrante Pag. 14 Consigliera Provincia di Milano delegata alla partecipazione e tutela dei diritti delle persone con disabilità Da quando nella Provincia di Milano mi è stata affidata la Delega alla Partecipazione e alla Tutela dei Diritti delle persone con disabilità, nel 2005, ho incontrato molte donne: tante di loro hanno condiviso con me percorsi di impegno per la sensibilizzazione culturale e sociale sui diritti. Sono stati incontri che mi hanno cambiata, sia per l’empatia che ne è nata, come accade spesso tra donne, sia per l’intensità dei temi trattati e le valenze che sottintendevano. Perché il modo femminile di vivere la disabilità è particolare e merita di essere approfondito. Come molte cose che riguardano le donne, c’è bisogno di prendersi del tempo, di riflettere insieme ad altre donne che condividono questa condizione, di raccontarsi anche le “cose del privato”, quelle che restano nel non detto, quelle che raramente vengono trattate pubblicamente. La cura di sé, il lavoro e la femminilità. Sono le tre facce di cui è composta la vita di ognuna di noi. La famiglia è il luogo in cui ci si ricostruisce, in cui ci sono i legami più profondi. Il lavoro è il luogo dell’affermazione di sé, rappresenta l’autonomia, l’inclu- Riflessioni di Dacia Maraini Sull’impegno di Dacia Maraini a favore delle donne nessuno ha dubbi. La famosa scrittrice italiana è da sempre in prima linea nella lotta per le pari opportunità. Autrice di numerosi romanzi, saggi, testi teatrali e collaboratrice di molti prestigiosi giornali e riviste, propone ai suoi lettori e alle sue lettrici riflessioni sempre attuali e interessanti. Per Elett@ ci ha mandato alcuni contributi che pubblichiamo volentieri. Donne in tv Penso che il continuo bombardamento di immagini violente, oltre a creare sconcerto, susciti assuefazione e noia. Molti pensano e qualcuno anche lo dice: Basta non ne posso più! pur continuando per solitudine, per abitudine, magari aspettando di vedere qualcosa di intelligente e di originale, a rimanere incollato allo schermo. Sono due gli aspetti che possiamo prendere in considerazione: la violenza, ovvero il “pugno nello stomaco”, che impregna di sé molti programmi televisivi, tanto cinema e una caterva di immagini che vediamo perfino sui muri della città, e dall’altra parte l’uso offensivo e umiliante del corpo femminile che ha inquinato ora perfino la moda. La prima violenza non è distaccata dalla seconda. Una cultura che accetta di trasformare il corpo umano in merce, accetterà anche che questo rubriche 3 sione, permette di uscire dall’ambito familiare altrimenti troppo ripetitivo e soffocante. E’ il luogo delle relazioni fra estranei, dove i rapporti interpersonali sono fondamentali per il mantenimento del posto di lavoro, per lo stare bene, per tutto. Sappiamo che per noi donne le relazioni sono fondamentali, prestiamo loro molta attenzione, le valorizziamo molto. La femminilità e l’immagine di sé: nella società dell’immagine, in cui i modelli di femminilità sono molto stereotipati, irraggiungibili ma nel contempo irrinunciabili, far riconoscere la propria femminilità per una donna con disabilità significa imporre una visione autentica e sempre personale dell’essere donna. Il vivere la sessualità oltre gli stereotipi, per una donna disabile deve rappresentare sicuramente un traguardo arduo da raggiungere, e dal quale si può forse guardare la nostra società, come da una cartina di tornasole. La difficoltà di convivere con una condizione di disabilità è sentita da ogni persona, ma si raddoppia se sei una donna, soprattutto in certe fasi della vita quale ad esempio l’adolescenza, quando si immagina l’amore ma si intuisce che forse la tua vita sarà diversa. Nonostante il movimento associativo delle persone con disabilità abbia molto sottolineato che la disabilità non sta nelle con• segue in ultima pagina corpo sia fatto a pezzi, venduto un tanto al tocco, torturato e magari anche ucciso. Infine c’è un terzo problema: la contraddizione fra l’esposizione dei bambini denutriti che dovrebbero suscitare pietà e dall’altra l’insistenza sulle vamp procaci. E’ chiaro che le seconde immagini rendono insignificanti le prime. Non si può infatti provare pietà per un corpo offeso se poi, voltando pagina, si scopre che con la stessa disinvoltura si è intenti a offendere altri corpi, altre persone. Si uccide per amore? Troppo spesso nella nostra società dello spettacolo chi uccide, tortura, sevizia, stupra diventa un eroe, anche se si tratta di un eroe negativo. Se leggiamo le cronache dei delitti di questi ultimi tempi, vediamo che della vittima si parla ben poco. Quello che incuriosisce, appassiona ma anche suscita una sorta di ambigua ammirazione è lui, l’assassino. Questo è profondamente diseducativo. E’ una distorsione psicologica e morale pensare che l’amore consista nel possedere e dominare l’altro e quindi punirlo quando reagisce e si mostra indipendente. E’ con questi sentimenti (culturali) che molti uccidono a cuor leggero e dopo pretendono non solo l’impunità ma il perdono e quasi il plauso. Non è con questo genere di tolleranza e pietà che si costruiscono i modelli per i giovani. Non c’è niente di eroico in questo vile infierire su chi è più debole solo perché ha mostrato di avere una sua personalità autonoma. Altre donne, altri mondi Donne per un altro mondo - Storie di protagoniste femminili in Africa, Mondo islamico, Balcani e Caucaso, Asia, America Latina, Nazioni Unite di Paolo Moiola e Angela Lano Loro, le Donne, un altro mondo, lo stanno già costruendo. Quasi sempre in silenzio, senza cercare riflettori e visibilità, trasformando ogni difficoltà in un’opportunità. Ciò che stupisce è la semplicità con la quale, da persone normali, riescono a fare cose eccezionali. Ben venga dunque questo libro che nasce da una monografia coordinata da Paolo Moiola che la rivista Missioni Consolata onlus, in occasione dell’ anno europeo per le pari opportunità, ha dedicato alle donne, ai loro percorsi, alle loro lotte di giustizia, di uguaglianza. E’ un’opera che per molti versi si contrappone con una visione autentica a quell’altrove - tanto spesso frusto e noto - “consumato” incessantemente attraverso il fiume di immagini che, ogni giorno, gonfiandosi, ci inonda. Infatti, com’è scritto nella prefazione: “ Sono tante le donne che lavorano per “un altro mondo”. Un mondo in cui, al di là della retorica, si restringano gli spazi per le guerre, le ingiustizie. Un obiettivo seppure difficile e spesso utopico, al quale stanno concretamente adoperandosi donne di tutti i continenti, alcune famose, la maggioranza sconosciute. Donne che partono -quasi sempre e quasi ovunque (lo confermano tutti i rapporti)- da condizioni di oggettivo svantaggio rispetto agli uomini, vittime come sono di emarginazione, povertà, sfruttamento, oppressione, analfabetismo, malattie. Eppure lottano e vincono.” Il libro, che è frutto della collaborazione di 29 persone di cui 21 sono donne, raccogliendo tante testimonianze è pieno di saggezza, sa far giocare la mente, dilata la capacità di comprendere e partecipare. Perché registra fedelmente un mondo reale, perlopiù sconosciuto ai media, e pertanto diventa un’ opera al servizio della storia, che difendendo i diritti troppo spesso impunemente calpestati, denuncia il problema dell’ equità intellettuale nell’approccio alla storia globale. Singolare che l’impresa sia stata resa possibile grazie alla lungimiranza di una piccola casa editrice, Il Segno dei Gabrielli. Una casa editrice oggi tutta composta al femminile, che ha tra i suoi obiettivi quello “di promuovere il pensiero intorno alle condizione del donne” come ha annunciato Maria Cecilia Gabrielli alla presentazione del libro alla Provincia di Milano. Donne per un altro mondo, “aggiornato” al maggio 2008, racconta con semplicità e competenza le storie e le battaglie di alcune delle molte donne che vivono in Africa, in Medio Oriente, nei Balcani e Caucaso, in Asia, in America Latina e nelle Nazioni Unite focalizzando una teoria impressionante di volti, nomi, soluzioni, progetti, sogni, realtà. Il libro diventa così una sorta di antidoto universale perché offre un volo attraverso l’attuale mondo, ma con un ritorno che non è lo stesso perché le donne sanno essere convincenti nel formulare un’ideale di “nuova convivenza”, e di rilanciarla nella forma di una vera e propria “necessità”, per riaprire all’animo le porte di una equità intellettuale che è importante sia per una comprensione più completa del passato dell’umanità, sia per stemperare tutto quello che contribuisce, in modo davvero gratuito, allo scontro di identità. Se qualcuno teme di ritrovare tra queste pagine il già “vissuto” di realtà e luoghi degli appuntamenti televisivi, può andar tranquillo. A cura di Cinzia Maddaloni, esperta in materia di pari opportunità e politiche di genere rubriche 4 Regia al femminile di Daniela Benelli Assessora alla cultura, culture e integrazione della Provincia di Milano Nel nostro Paese si parla ancora di “tetto di vetro”, la soglia invisibile oltre la quale le donne, nel mondo del lavoro, sembrano non poter andare. Indubbiamente il problema esiste, ma per quanto ci riguarda in questi cinque anni di lavoro abbiamo seguito e valorizzato anche esperienze positive, in cui la rappresentanza femminile acquisisce valore al di là del genere, ossia per le proprie competenze e il valore del talento. Abbiamo costituito un comitato scientifico per seguire i nostri progetti di arte contemporanea, in cui due membri sono donne: Roberta Valtorta, del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, e Gabi Scardi, curatrice di fama internazionale. Costante è stato anche il sostegno alle rassegne cinematografiche di ricerca che premiano la creatività femminile, dedicando sezioni speciali alle registe donne - è il caso di Sguardi Altrove – o alle problematiche emotive e sociali in cui il femminile è un fattore di ricchezza e fragilità. Da due anni, insieme alla rappresenta a Milano della Unione Europea, organizziamo con la Fondazione Ratti di Como il Cecac, un corso internazionale per giovani curatori di arte contemporanea. Ragazzi e ragazze di molti Paesi europei che si confrontano sulle rispettive esperienze formative, in un pluralismo di voci e progetti. Non sono mancati inoltre alcuni appuntamenti più specifici sul tema. L’Italia passa nel 2008 dall’84° al 67° posto nella classifica del Gender Gap Nel 2008 l’Italia guadagna 17 posizioni nella classifica sul Gender Gap stilata dal World Economic Forum, raggiungendo il posto numero 67 sui 130 Stati considerati, ma rimane pur sempre buona ultima tra i Paesi europei. I cinque Paesi che guidano la classifica sono la Norvegia, la Finlandia, la Svezia, l’Islanda e la Nuova Zelanda. La Germania occupa l’undicesimo posto, la Gran Bretagna il tredicesimo, la Francia il quindicesimo e la Spagna il diciassettesimo. Nonostante il piccolo segnale positivo, siamo dunque ancora ben lontani dalle performance che altri Paesi – non solo tra quelli a noi vicini – hanno raggiunto nel lungo cammino verso la parità tra i generi. Come dice il Rapporto di presentazione del Gender Gap, la parità di genere si riferisce a quello stadio dello sviluppo in cui “i diritti, le responsabilità e le opportunità degli individui non saranno più determinati dall’essere nati uomo o donna; in altre parole uno stadio in cui sia gli uomini che le donne realizzeranno a pieno il loro potenziale”. I criteri di misurazione del Gender Gap fanno riferimento a quattro fondamentali dimensioni della parità: • la parità nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro, nella qualità di questa partecipazione e nei livelli retributivi • la parità nella rappresentanza politica e nella presenza nel governo e nei vertici istituzionali • la parità nelle opportunità e nei livelli educativi • la parità nella salute, nel benessere e nelle aspettative di vita in salute Le posizioni occupate in classifica dal nostro Paese su ciascuna delle quattro dimensioni sono le seguenti: Partecipazione al mercato del lavoro e opportunità Presenza delle donne nel parlamento e nel governo Opportunità, risultati e livelli educativi Benessere e aspettative di vita 85° 43° 46° 83° La posizione complessiva numero 67 è dunque il risultato di minori disparità raggiunte nella rappresentanza politica e nell’istruzione e di persistenti significative disparità nel mondo del lavoro, nei livelli retributivi (per questo solo indicatore scendiamo al 111° posto) e nell’accesso alle professioni più qualificate, oltre che negli indicatori relativi alla salute e al benessere. Per saperne di più : www.weforum.org/pdf/gendergap/report2008.pdf rubriche 5 Con Arianna Censi e Alessandra Kustermann, abbiamo prodotto il documentario “Se potessimo cambiare il finale”, per diffondere una informazione corretta sul fenomeno, spesso occulto, della violenza sessuale sulle donne e dare visibilità al Servizio Violenza Sessuale ( SVS ) della clinica Mangiagalli di Milano. L’otto marzo del 2005 abbiamo ospitato qui allo Spazio Oberdan la presentazione del libro “Donne. Il coraggio di spezzare il silenzio” di Amnesty International e la proiezione del film di Mimmo Lombezzi e Monica Castellano sulle donne bosniache vittime degli stupri etnici. Seguì un dibattito tra donne di Sarajevo, appartenenti all’Associazione Zene Zrtve Rata (Donne vittime della guerra) testimoni nei processi dell’Aja contro i crimini sessuali commessi durante il conflitto serbo-bosniaco. Ricordo anche la mostra dell’artista australiana Tracy Moffat nell’estate del 2006. Molte donne illustri, infine, sono entrate di diritto nella gallerie di personaggi celebri della cultura che compone Gente di Milano, la biblioteca virtuale di documentari prodotti da Medialogo. L’ultima è Giulia Lazzarini, festeggiata lo scorso dicembre. Il bilancio di genere: uno strumento strategico per le pari opportunità di Manuela Samek Presidente Istituto per la ricerca sociale (Irs) e professore a contratto di Economia del lavoro presso l’Università cattolica di Milano e la Liuc di Castellanza Il Bilancio di Genere è una delle più innovative e potenzialmente efficaci azioni di sostegno alla parità di genere. Le scelte di bilancio degli Enti pubblici sono infatti solo apparentemente neutre, mentre stabiliscono priorità e obiettivi che possono avere un impatto diseguale su uomini e donne perché ancora oggi molto diverse sono le loro condizioni personali, familiari, sociali, lavorative ed economiche. L’analisi di genere del bilancio, attraverso la riclassificazione delle voci di bilancio degli enti pubblici per aree direttamente o indirettamente rilevanti per genere, permette di analizzare e contribuire a ridurre le disuguaglianze di genere attraverso un esercizio di trasparenza nella gestione e nella distribuzione delle risorse pubbliche che accresce la consapevolezza degli amministratori pubblici sull’impatto di genere delle decisioni di allocazione delle risorse. Leggere i bilanci pubblici in chiave di genere consente un utilizzo delle risorse più equo (attraverso una distribuzione più equilibrata delle risorse rispetto ai differenti bisogni di uomini e donne), più efficiente (perché tiene conto anche dei costi sociali indiretti nella valutazione dei costi/benefici delle scelte di bilancio), più efficace (perché consente una più puntuale capacità di risposta a bisogni differenziati). Le prime sperimentazioni di bilancio di genere risalgono a metà degli anni ottanta in Australia e presto si sono diffuse in molti Paesi industrializzati (Canada, Gran Bretagna, Germania, Svizzera, USA etc.) ed in via di sviluppo (Sud Africa, Filippine etc.). Raccomandazioni all’adozione del bilancio di genere sono state diffuse dalla Piattaforma d’Azione di Pechino 1995, dal Commonwealth Secretariat e dall’UNIFEM. In Europa le potenzialità dei bilanci di genere sono state riconosciute ufficialmente già nel giugno 2003 con la Relazione dell’On. Ghilardotti “Gender Budgeting - la costruzione dei bilanci pubblici secondo la prospettiva di genere” e la successiva risoluzione del Parlamento Europeo “Gender budgeting La definizione dei bilanci pubblici secondo la prospettiva di genere” (dicembre 2003). Mentre all’estero il bilancio di genere è stato finora applicato soprattutto a livello nazionale, in Italia sono stati in primo luogo gli Enti Locali ad utilizzare i bilanci di genere come strumento di governo. La prima sperimentazione è stata il Progetto Pilota sul bilancio del Comune di Sestri Levante concluso nel 2002. Da allora sono cresciute le adesioni al Protocollo d’Intesa per la promozione del bilancio di genere avviato nel 2003 dalle Province di Genova, Modena, Siena e Milano (www.genderbudget.it). In Provincia di Milano nel 2006 la Consigliera di Parità e la Consigliera delegata alle politiche di genere della Provincia di Milano hanno promosso il progetto “Il bilancio di genere dei Comuni”. La sperimentazione ha coinvolto 6 Comuni - Castano • segue in ultima pagina la voce del territorio 6 Tempo perso? di Franca Bondioli Assessora alla cultura, sport, scuola e giovani Comune Paderno Dugnano Qualche anno fa, quando nel 2000 iniziai a occuparmi come assessore della cultura a Paderno Dugnano, una collega di lavoro mi regalò un libro dal titolo “tempo perso”. Un impietoso libretto che stigmatizzava tutti i tempi morti e i riti della politica e allora mi sconcertò parecchio, sia come dono che nel suo contenuto. È però vero che all’entusiasmo e alla voglia di fare e realizzare in un incarico importante come quello di assessore a volte è necessario usare il doppio del tempo che parrebbe essere Pensieri di fine mandato di Laura Vicariotto Assessora alla cultura, politiche giovanili e volontariato Comune Settimo Milanese A giugno 2009 si conclude la mia prima esperienza di lavoro politico nelle istituzioni e mi sono fermata a riflettere. Il bilancio di questi anni richiama inevitabilmente le tante esperienze che, nel corso di una vita abbastanza tranquilla e fortunata, ho potuto fare. Gli studi, il ’68, il femminismo, i figli, i nipoti, l’impegno nel volontariato, l’insegnamento, nulla di tutto questo sembrava avere a che fare con il ruolo che ho accettato di ricoprire, eppure tutto, in qualche modo mi è servito per capire, per progettare, per relazionarmi con gli altri. Non è stato semplice dare significato al termine “cultura” e tanto meno individuare le linee guida delle scelte conseguenti, per non parlare delle “politiche giovanili”, in genere intese come ‘fare qualcosa per i ragazzi’ e non come ‘mettere loro in condizione di fare’. Ma poi, come riuscire a comprendere le loro esigenze, io che sono nonna di nipoti ancora piccoli? Più rassicurante è stato il rapporto con il mondo del volontariato, un ambito nel quale mi ero impegnata precedentemente e che conoscevo bene. Ma anche questo si sta trasformando e poi, in una cittadina di medie dimensioni, non è semplice costruire una rete di solidarietà. Eppure il lavoro è stato entusiasmante: conoscere tante persone, imparare i meccanismi che regolano le istituzioni, riuscire a realizzare progetti importanti con poche necessario. I ritardi, le piccole disorganizzazioni dovute a mille motivi rendono tutto molto dispendioso in termini di tempo. E il tempo è la ricchezza più importante che abbiamo per gestire e condurre la nostra vita e i nostri rapporti con le persone che ci sono care. Continuo a credere che impegnarsi nella politica non debba voler dire rinunciare agli affetti, alla vita privata e alla famiglia, o delegare tutto ad altri. La realtà con cui ci si scontra è molto difficile da modificare, i tempi sono tempi che prevedono la partecipazione di persone che alla fine della giunta, della riunione o dell’iniziativa una volta a casa possono trovare tutto pronto e organizzato. La mediazione continua fra impegni e vita privata è, ancora oggi, enormemente più faticosa per una donna che per un uomo. risorse, avvertire che le cose che fai, poco alla volta producono cambiamenti, modificano il contesto. La mia Giunta è composta da quattro donne e quattro uomini, una vera rarità! E non solo, al di là del confronto conseguente a culture e appartenenze politiche diverse, esiste stima reciproca e anche un certo grado di affettività. Tutto ciò farebbe pensare a una situazione particolarmente idilliaca, se non fosse per un “ma”…. L’aspetto più difficile da affrontare è stato il diverso modo degli uomini di relazionarsi e più in generale del fare politica, con modalità di rapporti mai modificati, nonostante le nostre battaglie all’epoca del femminismo e particolarmente evidenti in un contesto istituzionale. Mi riferisco al tentativo di relegare il ruolo delle donne ad ambiti particolari, quali le politiche della famiglia, i servizi sociali, il volontariato, la cultura (se sono insegnanti!); penso alla tendenza alla sopraffazione nel dibattito, agli atteggiamenti di diffidenza e di sospetto, alla difficoltà di esprimere quello che si pensa in maniera diretta. L’elenco potrebbe continuare. Me ne rendevo conto via via, ma tutto è diventato evidente quando, meno di un anno fa, si è costituito spontaneamente un gruppo di donne che intendono poco alla volta diventare un punto di riferimento sul territorio, riprendere contatti con il Consultorio, aprire uno sportello. Un modo di lavorare insieme diverso, allegro, spontaneo, non competitivo. Questa è la conclusione dei miei pensieri, ma anche il punto di partenza per nuovi itinerari. In futuro, valorizziamo il nostro operato, ma anche il modo di farlo. la voce del territorio 7 Nella percezione comune il lavoro delle donne – quale che sia il lavoro - è sempre considerato un po’ meno di quello maschile e se al lavoro si aggiunge l’impegno politico, quest’ultimo viene considerato non un servizio alla Città e al Paese ma a volte quasi come un “hobby”. In questo ha pochissima importanza la capacità o l’impegno femminile che è sempre totale e di grande qualità. Scoraggiano molto i meccanismi che ancora oggi resistono, di dinamica tutta maschile, che si esplicita anche nei luoghi decisionali alti e si sviluppa fra battute sgradevoli e discussioni che mirano ad escludere soprattutto se si parla di territorio e di infrastrutture. Sembra sempre che la capacità di comunicare abbia un doppio binario: uno, libero e aperto fra uomini, uno accidentato e non ancora terminato se ci si rivolge alle componenti femminili di un consesso. Il superamento degli stereotipi arriverà a realizzarsi solo con una massiccia presenza delle donne nelle istituzioni e nei luoghi decisionali, una presenza che, ne sono certa, cambierà anche i tempi e i modi della politica rendendoli più umani e dando a tutti la possibilità di gestire tempo e affetti senza avere mai in nessun frangente, attimi di “tempo perso”. È per questo indispensabile che la presenza delle donne alle elezioni di giugno sia forte e massiccia, per cambiare tempi e modi della politica, come dice Angela Merkel in una recente intervista a Repubblica, l’impegno è la prima vittoria per una donna. Riflessioni, resoconti e bilanci di Paola Belcuore Sindaco di Zelo Surrigone La mia esperienza amministrativa inizia nel 1999, anno in cui sono stata eletta Sindaco di Zelo Surrigone. Ho iniziato a occuparmi di politica fin dai tempi della scuola. La politica del “quotidiano” è stata la mia palestra di vita: già nella mia famiglia eravamo numerosi, quasi un consiglio comunale al completo. È così che, fin da giovane, ho potuto sperimentare che esistono esigenze comuni, diritti inviolabili, doveri che ognuno è chiamato a rispettare, ma soprattutto ho imparato che in una collettività esistono anche punti di vista diversi; le tue idee possono risultare vincenti se hai la forza e la costanza di farle passare attraverso il dialogo, il confronto, la condivisione. L’esperienza maturata negli anni giovanili è stata la dote di base che ho portato con me quando mi sono trasferita dal sud a Milano dove ho iniziato la mia carriera di insegnante. Quando mi è stato proposto di candidarmi come Sindaco, sono stata assalita da tanti timori, poi, maturata la consapevolezza che ogni debutto ha le sue difficoltà e che all’inizio di ogni lavoro non ci si sente mai pronti abbastanza, ho detto “ci provo”, perché l’esperienza la devi fare sul campo. Così ho iniziato non senza difficoltà “l’avventura amministrativa” che lungo il percorso si è trasformata in vera passione e in puro spirito di servizio per la comunità. Ed ora che il secondo mandato volge al termine, posso confermare che svolgere il delicato compito di primo cittadino, per quanto gratificante, non è stato un impegno semplice: la responsabilità è alta e ti coinvolge al punto tale non solo da cambiare i tuoi abituali ritmi di vita, ma anche il modo di vivere ed affrontare fatti ed eventi. Il Comune è il primo ente pubblico a cui i cittadini fanno riferimento. Ci possono essere momenti in cui entri davvero in crisi, ma malgrado ciò amministrare il mio paese è stato molto stimolante, anche perché ritengo che il buon operato di un Sindaco non si debba valutare solo nella misura in cui ha realizzato opere pubbliche, che senz’altro a fronte di risorse economiche è la cosa meno difficile da fare, ben diverso è adoperarsi per trovare punti di incontro tra giovani, anziani, famiglie, sviluppare politiche sociali, culturali, ambientali e quant’altro serve per far crescere la tua comunità. Questa esperienza amministrativa è stata comunque per me davvero unica, viva e altamente positiva, perché ha contribuito alla mia crescita personale, ha affinato la mia pazienza e la mia sensibilità, ha arricchito il mio bagaglio di conoscenze, mi ha aiutato a sviluppare nuove competenze ed inoltre mi ha permesso di affrontare e superare quelle difficoltà che incontra una donna che si dedica alla politica a partire dall’ambito familiare e sociale, frutto di stereotipi culturali. approfondiamo con ... 8 Verso il Forum nazionale dei Comitati per le pari opportunità nei luoghi di lavoro di Maria Teresa La Salandra Esperta di Pari opportunità, componente del comitato tecnico scientifico dell’Assessorato provinciale alla Formazione professionale, Politiche del lavoro e Pari opportunità Provincia di Parma A livello italiano sono sorti nell’ultimo ventennio, organismi ed istituzioni a sostegno dell’attuazione delle politiche di genere e soggetti tecnici di assistenza e accompagnamento alle politiche di pari opportunità con competenze diverse. Tra questi soggetti vanno sicuramente inseriti i Comitati per le pari opportunità nei luoghi di lavoro, organismi bilaterali costituiti da rappresentanti delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro pubblici e privati. Nella Pubblica Amministrazione l’istituzione dei Comitati era stata prevista, negli accordi contrattuali del 1987, con l’obiettivo di “… consentire una reale parità uomini donne, vengono istituiti, con la presenza delle organizzazioni sindacali, appositi comitati per le pari opportunità, che propongano misure adatte a creare effettive condizioni di pari opportunità e relazionino almeno una volta all’anno, sulle condizioni oggettive in cui si trovano le lavoratrici rispetto alle attribuzioni, alle mansioni, alla partecipazione ai corsi di formazione ed aggiornamento, ai nuovi ingressi, al rispetto della normativa per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, alla promozione di misure idonee a tutelare la salute in relazione alle peculiarità psicofisiche ed alla prevedibilità di rischi specifici per le donne con particolare attenzione alle situazioni di lavoro che possono rappresentare rischi per la salute riproduttiva”. “I diritti contesi” di Marilisa D’Amico L’esperienza dei Comitati per le pari opportunità nei luoghi di lavoro va collocata nel quadro di “pluralismo organizzativo” che ha caratterizzato l’esperienza italiana ricca di articolazioni di soggetti a sostegno dei diritti economici, sociali e politici delle donne. I Comitati per le pari opportunità all’interno degli enti pubblici, delle imprese e degli enti non territoriali sono stati i protagonisti della lotta alle discriminazioni e della promozione delle pari opportunità nell’organizzazione del lavoro, protagonismo che ha prodotto molte realizzazioni positive sul piano dell’innovazione normativa, amministrativa e progettuale. L’adozione della strategia di gender mainstreaming, nella seconda metà degli anni novanta, ha ridato slancio, soprattutto nella pubblica amministrazione, al ruolo dei CPO allargandone l’orizzonte, da interventi mirati alle donne, aventi l’obiettivo di dare risposte ad esigenze specifiche delle lavoratrici, ad interventi a più ampio raggio in grado di dare risposte più generali. Nel corso degli ultimi anni la dimensione del genere ha assunto valenza trasversale nelle scelte politico amministrative di molti enti pubblici anche per la consapevolezza che le questioni di genere si intrecciano strettamente con la qualità della vita sociale e con la qualità del lavoro. E anche nelle imprese del settore privato la dimensione del genere Giuristi e politici parlano ancora di diritti “fondamentali”: ma sono i diritti cui la nostra tradizione culturale ci ha abituato? Oggi i diritti non sono più affermati come punto di equilibrio e stabilizzazione dell’ordinamento, sono soprattutto discussi. La loro dimensione è l’aspetto di una lotta, di una tensione fra visioni diverse e contrastanti, apparentemente inconciliabili. I diritti “fondamentali” non esprimono più un contenuto uniforme all’interno di un ordinamento (o di ordinamenti diversi); non rassicurano con la loro presenza, in quanto espressione di un punto di arrivo e del progresso della società. Anzi, appaiono incerti, oggetto di interpretazioni e di applicazioni differenti. La “contesa” assume molti aspetti: è una contesa fra ordinamenti diversi (gli stati nazionali, le regioni, l’ordinamento europeo, la comunità internazionale), ma anche fra soggetti istituzionali diversi (il legislatore, i tribunali costituzionali, i giudici comuni, i cittadini). Questo volume si offre come metodo interpretativo per un approccio ad alcune situazioni particolarmente problematiche; senza l’irrealistica pretesa di definire una soluzione, rappresenta approfondiamo con ... 9 ha cominciato ad essere intrecciata con i temi della responsabilità sociale dell’impresa. In questa direzione sono stati messi a punto e sperimentati strumenti nuovi quali Piani Triennali di Azione Positiva, Bilanci di genere e Bilanci sociali di genere. Molta strada è stata quindi fatta, a partire dell’emanazione della legge sulle azioni positive e i molti cambiamenti intervenuti suggeriscono l’esigenza di mettere a fuoco i risultati prodotti e gli snodi critici per un rilancio della loro azione. Il Forum dei CPO promosso dal Comitato per le pari opportunità della Provincia di Milano e dalla Consigliera delegata per le Politiche di genere patrocinato dal Dipartimento nazionale per le Pari Opportunità, vuole rappresentare uno spazio aperto dove rappresentanti dei Comitati e delle organizzazioni private e pubbliche, degli enti locali, delle organizzazioni sindacali ed imprenditoriali possano conoscersi, confrontarsi, esporre progetti, scambiare informazioni. L’obiettivo è quello di coinvolgere le competenze e le responsabilità che in questi ultimi anni hanno contribuito alla realizzazione dei progetti e delle azioni innovative, per documentare le eccellenze, mettere in luce i nodi critici e delineare piste di lavoro per allargare i confini e abbracciare nuovi contenuti. Una prima sessione sarà dedicata a fare il punto sulle politiche, una seconda articolata in workshop in cui presentare le buone pratiche sui punti più critici sui diversi temi, ed una terza sessione per raccogliere gli spunti di riflessione, delineare linee d’azione e strumenti per un più efficace intervento all’interno dei luoghi di lavoro. le culture della “contesa”. L’interprete e soprattutto il cittadino sono liberi di orientarsi nella selva delle impostazioni contrapposte, privilegiando quelle che sembrano promuovere i propri valori: ma il giurista, se vuole inverare alcuni principi nell’ordinamento, non può imporli con la forza, né semplicisticamente gettarli in pasto alle polemiche politiche di un contesto sociale articolato ed in continua evoluzione. Marilisa D’Amico è professore ordinario di Diritto costituzionale, corso base e progredito, presso Un rinnovamento della partecipazione democratica di Vittorio Pozzati Presidente Commissione Affari istituzionali, Affari generali, Personale, Partecipazione, Progetto Provincia di Monza e Brianza, Provveditorato la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano. È Presidente del Comitato pari opportunità dell’Ateneo. È autrice di molte pubblicazioni sulle tematiche della giustizia costituzionale e dei diritti fondamentali tra le quali ricordiamo: Parti e processo nella giustizia costituzionale, Giappichelli, 2001; Donna e aborto nella Germania riunificata, Giuffré, 1994; Materiali di Giustizia costituzionale, insieme al Prof. Valerio Onida, Giappichelli, 1998; Diritto Parlamentare, Materiali, Cedam, 2004. a cura della redazione La necessità di rinnovare le regole che determinano i processi democratici è un tema di assoluta attualità. Chi lavora nelle istituzioni, che è chiamato alla rappresentanza politica, ha quotidianamente la prova che i “meccanismi” non sono più adeguati: il divario tra democrazia reale e democrazia formale appare sempre più evidente. La necessità di una evoluzione nella direzione di una più autentica partecipazione nella gestione della cosa pubblica è nelle cose: pensiamo al dibattito interno che coinvolge i partiti politici, le istituzioni democratiche spesso in difficoltà a svolgere il proprio ruolo nelle sedi competenti: dai Consigli Comunali, Provinciali, Regionali, fino al Parlamento. In questo momento critico della rappresentanza democratica, sottoposta sovente ad attacchi di segno autoritario, il tema della rappresentanza di genere può essere uno degli elementi ‘forti’ per un vero processo di rinnovamento. La semplicità dell’argomentazione è pari alla complessità nella sua attuazione. Pregiudiziali culturali, difesa di privilegi rendono difficile il riequilibrio di rappresentanza femminile negli organismi democratici. Due le azioni che, se sapientemente elaborate in sinergia, possono gradualmente affermare il principio di rappresentanza paritaria: da un lato il mantenere sempre attuale il dibattito che coinvolga sempre più la società e la politica; dall’altro, utilizzando una ‘politica di piccoli passi’ forse non proprio adatta ai giorni nostri, ma credo efficace: cercare di incidere nei meccanismi del gioco democratico a partire dalle regole che lo determinano. Fra queste la partecipazione agli organismi attraverso la creazione di consulte e commissioni che operino all’interno delle istituzioni, e la modifica degli statuti e dei regolamenti che determinino indiscutibilmente la rappresentanza femminile, sia in termini qualitativi che quantitativi. La Provincia di Milano si appresta a discutere modifiche regolamentari attraverso la proposta di nascita di una Consulta che lavori ed operi in collaborazione con il Consiglio Provinciale e che coinvolga tutte le rappresentanti elette nel territorio di riferimento. Ma ancor più importante è l’avvio della discussione di una essenziale modifica statutaria che determini in modo preciso le percentuali di rappresentanza delle donne all’interno di tutti gli organismi esecutivi che amministrano la Provincia: dalla Giunta al Consiglio fino agli esecutivi che operano per conto della Provincia (società partecipate, agenzie, consorzi…). Un passo avanti che certo col tempo porterà dei rilevanti risultati di rinnovamento della partecipazione democratica di cui tanto oggi ne sentiamo la necessità. approfondiamo con ... 10 Una cultura attenta al genere La cura e la Polis di Marina Piazza di Tatiana Biagioni Consigliera di Parità Effettiva – Provincia di Milano L’effettiva parità tra uomo e donna e le pari opportunità nel lavoro rappresentano un problema ancora senza soluzione. Le Amministrazioni pubbliche possono svolgere un ruolo di primaria importanza per valorizzare le differenze di genere nelle loro politiche del personale e promuovere la presenza delle donne in posizioni di vertice per raggiungere un equilibrio di genere a livello decisionale, come auspicato dalla Comunità Europea. Una lettura dell’organizzazione e della gestione del personale attenta al genere è indispensabile, crea valore tra i dipendenti, favorisce di fatto il potenziamento di efficacia e efficienza dell’amministrazione stessa. Tale attenzione va tradotta in coerenti politiche di intervento quali iniziative formative ad hoc, l’attuazione di misure volte a promuovere la flessibilità dei rapporti di lavoro e rendere effettiva la conciliazione tra attività professionale e le esigenze familiari di lavoratori e lavoratrici e il controllo capillare in tema di differenziale retributivo di conferimento di incarichi. Il volume “Pari Opportunità e Pubbliche Amministrazioni - Analisi dei Piani triennali di Azioni positive dei Comuni e della provincia di Milano”, presentato al pubblico durante il seminario tenutosi a Milano in data 15 dicembre 2008, si rivolge a tutte le Amministrazioni pubbliche che hanno deciso di affrontare e promuovere il tema della cultura organizzativa in ottica di genere, ma vuole anche essere strumento di ulteriore diffusione di un’informazione capillare sugli obblighi derivanti dall’art. 48 del D.lgs. 198/2006 e sulla sua vincolatività, a sostegno della tesi che una corretta informazione contribuisca alla concreta applicazione della normativa, come attestano i 128 piani adottati per la provincia di Milano. Il volume propone delle griglie di lettura che rappresentano primi strumenti operativi di autoanalisi e che permettono di valutare, per ogni amministrazione, la presenza di politiche di promozione delle pari opportunità secondo le indicazioni delle fonti legislative e contrattuali, la maggiore o minore ampiezza ed organicità dei piani nella definizione delle misure previste e delle finalità perseguite, la correlazione con la situazione dei dipendenti e con l’organizzazione degli Enti di riferimento, l’applicazione del metodo del “mainstreaming”. La pubblicazione delle esperienze realizzate vuole rappre• segue in ultima pagina Gender Tema del discorso è come l’essenzialità della cura, il suo valore irrinunciabile, si possa trasformare in politiche, cioè possa entrare nella polis. Il punto - credo - è che non siamo ancora riuscite a simbolizzare che cos’è la polis per le donne, ma non in un “a parte”. A far sì che il pensiero delle donne entri nella polis, nella politica, non facendosi accettare dagli uomini, ma proponendo delle linee per la società e, prima ancora delle linee, delle relazioni vincenti. Mancano dei passaggi, mancano delle forme, c’è uno slegame tra la pratica politica delle donne e la politica corrente. E’ una questione di sedimentazioni istituzionali potentissime che dettano in qualche modo i Quando l’ ”Ambientalismo del fare” è donna di Bruna Brembilla Assessora Ambiente e Verde, Risorse naturali e idraulica, Cave, Parco Sud, Agricoltura ed Energia – Provincia di Milano POLITICA, professione, famiglia, studio, amicizia, sport, impegno sociale… si possono conciliare tutti questi interessi, queste passioni? La risposta più immediata e un po’ vetero femminista è “certamente sì, da sempre gli uomini ci riescono” ma sappiamo che non essendo prevalsa la responsabilità paritaria tra uomini e donne nella famiglia, la realtà è molto diversa. Personalmente ho potuto impegnarmi, dividendomi fra politica e privato, grazie alla disponibilità e alla condivisione che ho trovato nel mio nucleo familiare. Nel nostro Paese sono ancora poche le donne che scelgono l’impegno politico e quelle che lo fanno ricevono, molto spesso, deleghe riferibili al tradizionale ruolo di cura: servizi sociali, culturali, politiche giovanili, deleghe ritenute dalle donne stesse di “ambito femminile”. Solo una sparuta pattuglia di donne impegnate nell’amministrazione e nella politica si occupa di territorio, infrastrutture, ambiente, mobilità, temi tradizionalmente considerati “maschili”. Io sono una di loro. Sono tra quelle che si riconoscono nell’esigenza di discontinuità culturale e politica: non c’è molto di nuovo da inventare se non l’effettiva valorizzazione dell’universo femminile, dinamico, motivato e combattivo, di questa parte del Paese portatore di valori di crescita, di sviluppo e di innovazione, che accetta la sfida di contaminarsi con il mondo reale approfondiamo con ... 11 comportamenti le parole, le relazioni, le logiche di potere interne. E non riguarda solo il mondo della politica, riguarda l’accademia, le organizzazioni del lavoro, le aziende, il sindacato. Come si fa, all’interno di determinate situazioni, a far vivere modi di relazionarsi e di parlare differenti da quelli propri di quel luogo. Insomma, mi pare che il nodo centrale sia questo: come si creano i corridoi di passaggio tra democrazia praticata, tra politiche della prossimità e democrazia rappresentata. Quindi è necessario mettere a punto un sistema di connessioni tra vita quotidiana e politica. Non è solo una questione di controllo sui rappresentanti, sui partiti politici, è anche un problema di contributo, di deliberazione, di presa di decisione. L’attività costante della partecipazione garantisce, stimola e controlla la qualità della rappresentanza, a patto che Oggi dopo altre esperienze amministrative, la più entusiasmante da sindaca di Cesano Boscone, città di 25.000 abitanti, sono assessora all’Ambiente, nonché presidente dell’ATO, di SACERT e del Parco Agricolo Sud Milano. Durante questi anni di giunta Penati, abbiamo ideato e sviluppato numerosi progetti per la salute e il benessere ambientale dell’area metropolitana milanese, ne voglio citare solo alcuni: il progetto di forestazione urbana “il metrobosco”, la rete di sportelli per il cittadino che dà informazioni accreditate sul risparmio energetico “infoenergia”, il “mutuo a-profitto” che prevede lo sconto totale degli interessi bancari per interventi di riqualificazione energetica degli edifici, ma anche i programmi di educazione alimentare, lo sviluppo della “filiera corta” per un consumo sostenibile dei prodotti agricoli, il marchio di qualità ambientale delle aziende del Parco Agricolo Sud Milano e il piano delle “3 R”, riduzionericiclo-riuso, per la piena autonomia provinciale in tema di rifiuti. Siamo in un difficile momento economico e sociale, possiamo decidere di affrontarlo con pressapochismo oppure trasformare le difficoltà in opportunità, giocando le nostre carte migliori e facendo del problema energetico, ad esempio, una leva di risparmi per le famiglie e per le imprese tramite lo sviluppo delle energie rinnovabili e della innovazione e sperimentazione delle nostre piccole e medie imprese. Mi piace pensare di esprimere in questo modo “l’ambientalismo del fare” che vuol dire avvalersi della ricerca, dell’innovazione, della tecnologia, per realizzare quello sviluppo sostenibile che può coniugare i bisogni del presente con le necessità delle generazioni future. la partecipazione non sia fittizia o carsica o stagionale, ma entri nel campo dell’assunzione delle decisioni. E’ una questione di cultura più profonda, di un modo diverso di stabilire le agende della politica, di scegliere le priorità, di gestire le attività, di istituzioni e amministrazioni, che, costituite in base a un diverso concetto di genere, adottino comportamenti diversi. Avere chiaro in mente lo stato attuale dei rapporti di genere in seno alla democrazia e capire in che modo possano e debbano essere variati è importante quanto individuare nuove forme politiche che combinano la democrazia rappresentativa e partecipativa. Credo che questo sia oggi il punto nodale, che qui si giochi anche la partecipazione politica delle donne, la trasformazione del concetto di rappresentanza nel concetto di rappresentazione, di sè e dei valori che possono portare nella società. “Malamore” di Concita De Gregorio La violenza sulle donne, in questi ultimi anni, è diventata una delle grandi emergenze sociali del nostro paese e non solo. Leggiamo sempre più spesso di donne maltrattate, sentiamo storie di violenza e di abusi e ci domandiamo cosa sia necessario fare per fermare quello che appare come un preoccupante segnale di degenerazione della vita nelle nostre città. Eppure, a ben vedere i dati sull’argomento, si tratta di un fenomeno che riguarda più la vita domestica che non le nostre strade, le nostre piazze o altri luoghi pubblici. Si tratta di una violenza che spesso si consuma tra persone che si conoscono, magari da lungo tempo, tra coppie consolidate, tra marito e moglie. Relazioni violente, che durano nel tempo, a cui, volendo, si potrebbe spesso anche sfuggire. Una volontà che però non trova mai la forza di diventare davvero decisione. Concita De Gregorio torna a indagare le ombre dell’amore. Questa volta però non dell’amore tra madri e figli, ma di quello tra uomini e donne. Prova a indagare tutte le ragioni e i risvolti di un amore che diventa violenza e a cui non ci si riesce a sottrarre. E lo fa raccontando storie appassionanti e commoventi di donne, famose e non, che nell’illusione di cambiare una storia sbagliata hanno per anni continuato a farsi del male. Concita De Gregorio Giornalista e scrittrice italiana. Cresciuta a Livorno, si è laureata all’Università di Pisa in Scienze Politiche ed ha iniziato la professione nelle radio e tv locali toscane, passando poi al Tirreno dove, per otto anni, ha lavorato nelle redazioni di Piombino, Livorno, Lucca e Pistoia. Nel 1990 è passata al quotidiano la Repubblica, dove si è occupata di cronaca e politica interna. Nel 2002 ha pubblicato “Non lavate questo sangue”, diario dei giorni del G8 a Genova e un racconto per la rivista letteraria di Adelphi. Nel 2006 ha pubblicato per Mondadori “Una madre lo sa”, tra i finalisti del Premio Bancarella 2007. Il 22 agosto 2008 viene ufficializzata la nomina a direttore de L’Unità. a cura della redazione approfondiamo con ... 12 Parlare di età pensionabile si può di Anna Maria Ponzellini Sociologa e docente presso l’Università di Bergamo Parliamo di riforma dell’età pensionabile delle donne. Si sa, il tema è delicato, come si è potuto capire sia dalle voci di protesta immediatamente suscitate sia, all’opposto, dalla attenta circospezione con cui, dopo il primo annuncio, è stato trattato da gran parte del governo e anche dall’opposizione (tanto da far pensare che sia prevalso ancora una volta il discutibile comune accordo a “lasciare le cose come stanno”). E’ un peccato, perché davvero potrebbe essere una buona occasione per metter mano al nostro sistema di welfare che, come tutti sappiamo, è stato costruito in base al modello del “male breadwinner”, ovvero del reddito maschile come unico o principale cardine di protezione sociale. Riformarlo potrebbe portare finalmente alla luce il contributo sociale – e i bisogni previdenziali – delle donne (e degli uomini) che svolgono attività di riproduzione, tra cui l’allevamento dei figli, le cure per gli anziani e i non-autosufficienti. Certo, lo “sconto” di cinque anni è un riconoscimento – per quanto tardivo ed indifferenziato – al contributo sociale delle donne, ma già ora sono solo una parte quelle che ne usufruiscono e saranno sempre meno, man mano si va verso il sistema contributivo totale. Perché allora non passare da un risarcimento paternalistico ad un sostegno al momento del bisogno? E accettare uno spostamento graduale del limite d’età (un paio d’anni?) in cambio di importanti riequilibri del sistema: tra produzione e riproduzione, tra uomini e donne, tra diverse fasi del corso di vita, tra lavoro dipendente e lavoro autonomo. In primo luogo, innalzare la durata (a 18/24 mesi) e l’ indennità (al 60/70% della retribuzione) dei congedi parentali, in linea con gli altri Paesi europei, come mezzo per aumentare davvero le possibilità di scelta dei genitori (pagare adeguatamente il congedo è anche un modo per incentivare la partecipazione dei padri alle responsabilità di cura). In Donne In Quota DonneInQuota nasce nel 2006 sull’onda dell’entusiasmo dopo il corso “Donne Politica e Istituzioni”, promosso dal Ministero delle Pari Opportunità con le Università. DonneInQuota è nata sia per spingere le donne in politica sia per sostenere le donne che sono già in politica. Sono tutte donne brave e competenti che però necessitano di appoggio dal basso. DonneInQuota nasce con ben in mente alcuni dati di partenza: in tutti i Parlamenti del mondo la percentuale di donne era meno del 17% e il trend indicava che, per raggiungere la parità, avremmo dovuto aspettare il 2068. DonneInQuota è un’associazione apartitica assolutamente trasversale: le socie che ci lavorano provengono da esperienze politiche differenti, in essa si assommano le energie di donne che sono impegnate nella società a diversi livelli e ambiti, sia nella vita amministrativa locale sia nella vita civile. Le iniziative che DonneInQuota ha realizzato sono progetti importanti: il ciclo d’incontri, tenutosi nel 2007, sulla costruzione del femminile, aveva come obiettivo di riflettere sugli ostacoli e sugli stereotipi che tutti i giorni abbiamo di fronte e su come cercare di superarli. Abbiamo lavorato insieme a UDI nella raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare “50&50: ovunque si decide”; a livello locale abbiamo sostenuto le donne che in Consiglio Regionale hanno lavorato per inserire un’ottica di genere nello Statuto Regionale. Era approfondiamo con ... 13 secondo luogo, assicurare la copertura con contributi figurativi della maternità e di tutti i periodi spesi nella cura, anche al di fuori dal rapporto di lavoro: è il passaggio più importante, perché significa dare finalmente visibilità e riconoscimento sociale alla attività di cura in sé, come già avviene in molti Paesi (dove spesso è prevista anche parziale remunerazione e sostituzione ferie). Si potrebbe pensare ad un forfait di due anni per ogni figlio (e misure da studiare in caso di altri impegni di cura). In questo modo, tra l’altro, avrebbero garantita una copertura previdenziale più adeguata anche le lavoratrici e i lavoratori autonomi e free-lance. Non credo in un welfare che equipari forzatamente le donne agli uomini. Non credo neanche in un welfare per la donne. Credo in un welfare che tenga conto – renda visibile e remuneri – il contributo sociale delle donne. E che, per quanto possibile, faccia aumentare il contributo degli uomini alla cura. un’occasione che non potevamo perdere: abbiamo scritto lettere ufficiali e comunicati, abbiamo espresso le nostre ragioni durante l’audizione concessaci davanti alla Commissione Statuto, abbiamo organizzato un dibattito sul tema proprio nella sede della Regione Lombardia. E l’obiettivo è stato raggiunto. Stiamo ora lavorando sul tema della violenza contro le donne: nostro è il progetto “Panni Sporchi”, abbiamo aderito alla “Staffetta UDI” e abbiamo l’ambizione di allestire, per il passaggio della staffetta a Milano, una mostra sulla e contro la violenza sulle donne: sarà un racconto narrato attraverso le pagine dei giornali, per smascherare le violenze di genere nascoste tra le righe Futuro@lfemminile di Roberta Cocco Direttore Marketing Centrale Microsoft Italia dei giornalisti spesso digiuni di tematiche di genere. Abbiamo un sito e un blog. Abbiamo bisogno, quindi, di energie. Per questo, oltre alle singole donne che vorranno associarsi, necessitiamo delle energie di altre Associazioni, e con entusiasmo diciamo: coinvolgetevi e coinvolgeteci. Non solo per dimostrare che le donne sono capaci di fare rete, ma anche per lavorare insieme e fare massa critica. www.donneinquota.org – info@ donneinquota.org – www. donneinquota.org/blog Futuro@lfemminile è il progetto di responsabilità sociale promosso da Microsoft e patrocinato dal Ministero per i Diritti e per le Pari Opportunità, finalizzato a promuovere il potenziale femminile attraverso l’uso delle tecnologie. Il progetto è ormai al suo quarto anno di attività e prosegue il suo impegno nello stimolare il dibattito sulle differenze di genere e sul digital divide in particolare. Reso possibile da una fitta rete di relazioni e partnership con istituzioni, associazioni, aziende e Università, è un investimento concreto e su più fronti, che testimonia un’attenzione nuova nei confronti del mondo delle donne. L’obiettivo di futuro@lfemminile infatti è promuovere la tecnologia al servizio delle donne, indicarne l’uso come strumento di crescita e di qualifica professionale e dimostrarne i vantaggi nella gestione delle attività quotidiane. Il progetto si declina in quattro aree di intervento – Donne e lavoro, Donne e studio, Donne e vita quotidiana, Donne in azienda – nell’ambito delle quali promuove iniziative che hanno l’ambizione di comunicare alle donne il valore della tecnologia in maniera concreta. In particolare l’attività di formazione informatica ha l’obiettivo di favorire la diffusione tra le donne di una conoscenza pratica ed essenziale delle tecnologie come supporto alla sfera personale e come strumento per riproporsi sul mondo del lavoro con una marcia in più. I corsi promossi dal progetto hanno permesso di formare migliaia di donne, contribuendo a favorire l’alfabetizzazione digitale con le iniziative mamme@web, impresa@donna, Impariamo Internet... Impariamo word..., computer@ donna e Informatica in Comunità. Accanto all’attività formativa ogni anno futuro@lfemminile promuove iniziative speciali che hanno l’ambizione di tenere vivo il dibattito sul tema delle pari opportunità e rafforzare lo spirito di servizio allo sviluppo dell’economia digitale e alla diffusione dei nuovi saperi che contraddistingue il progetto fin dalla sua nascita. approfondiamo con ... 14 Non calpestare i fiori… di Marisa Oldani Dirigente scolastico Istituto Comprensivo “Gianni Rodari” – Vermezzo (Milano) “In giro dovrebbero esserci dei cartelli con la scritta ”Non calpestare i bambini” come vicino alle aiuole per i fiori, perché un bambino calpestato sarà un grande appassito” (Madre Teresa di Calcutta) Troppo spesso la cronaca ha contribuito ad offrire un’immagine della scuola piuttosto negativa. La scuola come luogo di soprusi e divisione tra i ragazzi, dove i più deboli venivano derisi ed emarginati, fino a diventare oggetto di scherno pubblico persino in rete. Vorrei provare, per una volta, a capovolgere questa tendenza. Due gli interrogativi che mi pongo e cui cerco di rispondere. Quali sono i valori della scuola nel contesto attuale? Quale valore la società riconosce alla scuola? La società attuale è in continua trasformazione. Impossibile, quasi, pensare alla scuola com’era: l’unica istituzione formativa. Né, oggi, si può immaginare la scuola estranea ai rapidi cambiamenti sociali caratterizzanti la società della conoscenza. I documenti europei attribuiscono alla formazione Associazione Amiche di ABCD di Laura Ferrante Consigliera dell’ANPI di Corsico Amiche di ABCD è un’associazione senza scopo di lucro. Nasce dalla volontà di un gruppo di donne partecipanti al corso ministeriale “Donne, Politica e Istituzioni” organizzati presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, con la quale attivamente collabora. Amiche di ABCD si fonda sulla consapevolezza che la componente femminile è sottorappresentata nelle strutture politiche italiane; obiettivo dell’associazione è l’incremento della presenza delle donne nelle Istituzioni politiche per il conseguimento di una democrazia paritaria e dunque compiuta nel nostro paese; a tale scopo promuove e diffonde la conoscenza delle problematiche legate ai un’importanza fondamentale e delineano traguardi ed obiettivi, scandiscono tempi precisi per l’acquisizione. Il sistema scolastico italiano, anche nelle recenti “Indicazioni” del Ministero dell’Istruzione ,evidenzia la centralità della persona che apprende. La scuola non è solo un luogo di trasmissione di contenuti, ma ambito di costruzione di relazioni, spazio di espressione. Così immaginano la scuola molti nostri alunni. L’Istituto Comprensivo è un osservatorio e laboratorio di esperienze, dai più piccoli agli adolescenti, ognuno cerca di costruire “legami”. Accogliere e sentirsi accolti: uno stile educativo da vivere ogni giorno per testimoniare che è ancora possibile prendersi cura di ciascuno. Gli studenti chiedono di essere ascoltati: momenti protetti in cui raccontarsi e raccontare vissuti ed emozioni. All’adulto che “accoglie” questo loro bisogno sanno dare fiducia. Numerose rilevazioni promosse da progetti o nell’ambito di azioni specifiche della L. 285/87 hanno individuato nelle esperienze di ascolto e nella relazione significativa con adulti una risposta positiva. La scuola è in grado di accompagnare i ragazzi nel superamento del disagio, che non nasce solo da situazioni vincoli di accesso delle donne alle carriere in ambito politico ed economico. Svolge azione informativa sui temi delle politiche di genere organizzando dibattiti, convegni, seminari, manifestazioni, presentazioni di libri. Incoraggia le donne a occuparsi di politica e sostiene le donne che sono già in politica. Nel 2006 ha aiutato le proprie socie candidate durante la loro campagna elettorale per le amministrative di Milano e due di loro sono state elette consigliere; altrettanto si propone di fare in occasione delle prossime elezioni amministrative. Ha partecipato attivamente alla raccolta di firme per la campagna “50&50 ovunque si decide”. Lavora in rete con altre associazioni per il raggiungimento comune degli obiettivi senza dispersione di energie. Partecipa alle discussioni istituzionali che riguardano le politiche di genere quali la stesura di regolamenti, leggi e a questo proposito ha organizzato, approfondiamo con ... 15 di svantaggio, ma minaccia anche ragazzi benestanti. Da questa relazione scaturisce la motivazione ad apprendere. Nella bottega artigiana, un tempo, l’apprendista apprendeva dal maestro l’arte e i trucchi del mestiere. Porsi traguardi di sviluppo di competenze significa attivare percorsi e processi di apprendimento in cui l’adulto si pone come “facilitatore”. L’autonomia offre alle scuole gli strumenti per conseguire il fine del successo formativo con e per gli studenti. La scuola, il dirigente scolastico in particolare, è chiamata a costruire attraverso il Piano dell’Offerta Formativa , orizzonti di senso condivisi con le famiglie con Enti ed Agenzie educative del territorio, senza trascurare gli studenti. Fare scuola è una sfida educativa: la scuola intende essere un luogo di unione, non di separazione, luogo di formazione di persone capaci di sentire l’altro come compagno di viaggio che arricchisce il tessuto umano delle relazioni, luogo di promozione dell’apprendimento in un clima di relazioni significative, quale condizione indispensabile, conducendoli progressivamente verso l’assunzione di responsabilità dell’età adulta. insieme a DonneInQuota un dibattito pubblico “Più donne in politica contro la violenza”, dando inizio ad un percorso che, in collaborazione con le università Bicocca e Statale, intende sollecitare la Regione Lombardia a varare una legge contro la violenza sulle donne. www.amichediabcd.org [email protected] Facebook: Amiche di Abcdi dalla prima pagina “Non è una questione femminile” di Filippo Penati nella sola provincia di Milano rappresentano il 43 per cento della forza lavoro. Nonostante questo faticano a entrare nei centri decisionali, a contare quanto i colleghi. Questo purtroppo è tanto più vero in politica dove la diffidenza verso le donne ha una tradizione consolidata, dura a morire. A noi sta il compito di adoperarci perché le donne siano davvero rappresentate, possano mostrare a tutti la loro passione, il rigore e le competenze. E’ necessario che questa ricchezza si esprima: da una parte lasciando loro gli spazi per affermarsi in politica e dall’altra creando nella società le condizioni perché tutte abbiano le stesse opportunità degli uomini di affermarsi. Non dobbiamo più dare per scontato che chi decide di impegnarsi in politica, ma lo stesso principio potrebbe valere per le professioni, debba sostenere la fatica di reggere da sola lavoro e famiglia o, peggio, debba omologarsi a un modello maschile. Non è questa la strada da seguire: affermazione significa possibilità di esprimere la propria complessa identità. Sedere nei centri decisionali per le donne non deve più essere una difficile conquista. Non deve comportare la rinuncia a una parte di sé. Usando un paradosso potrei dire che il vero traguardo da raggiungere è la scomparsa della battaglia per la rappresentanza delle donne. Si sarà realizzata una democrazia compiuta quando non ci sarà più bisogno di chiedere una loro maggiore presenza nella vita politica del Paese. dalla prima pagina “Una ricchezza per il nostro futuro” di Arianna Censi più semplicemente, saranno stimolate a sostenere altre donne capaci di rappresentarle in modo sempre più efficace. Anche se qualcuno ritiene che la presenza femminile nella nostra provincia sia già “buona” rispetto ad altre parti del Paese, sappiamo che molto resta da fare per raggiungere una reale parità. Per questo deve aumentare la capacità delle donne di comunicare e di farsi sentire ma deve, soprattutto, proseguire quel processo di cambiamento culturale che è stato solo avviato. Per questo è importante che le donne siano ancora più numerose nella politica, nelle professioni, nei luoghi dove si prendono le decisioni: crediamo infatti che lo sviluppo del territorio passi anche da qui. ... dalle altre pagine 16 Disabilità come opportunità • da pagina 3 dizioni soggettive della persona ma negli ostacoli che la società tutta frappone alla libera espressione di sé e della cittadinanza attiva, la sessualità e la maternità sono condizioni ancora troppo spesso negate per le donne con disabilità e questo porta con sé molto dolore, una ferita molto profonda nella propria identità di donne. Tra le donne che mi hanno “accompagnata” nel mio percorso istituzionale, molte mi hanno descritto questa sensazione di sentirsi quasi “trasparenti” o “asessuate”. Alcune di loro, però, proprio a partire da queste paure sono riuscite a far emergere appieno se stesse e le proprie capacità; la loro esperienza di vita è una testimonianza diretta di come – e lo dico usando le parole di una di loro – “….valga la pena soffrire, scalare le montagne e non isolarsi in ghetti, di come sia importante diffondere il valore della diversità, elemento essenziale per la vita nella sua globalità”. La capacità di inventarsi o reinventarsi una vita, di usare la diversità come una ricchezza, come qualcosa di speciale e di unico per ciò che non si ha, non è ancora alla portata di tutte perché richiede risorse ed energie personali che ancora non sempre si riesce ad esprimere. Per il momento, almeno. Per alimentare queste potenzialità ancora “sotto traccia”, per favorire l’espressione di queste risorse bisogna fare “empowerment” cioè rinforzare le capacità delle singole persone perché acquisiscano maggior potere sia a livello individuale che sociale. E’ anche fondamentale costruire insieme una società più vivibile, alla portata di tutti: una città senza barriere, infatti, migliora la qualità della vita non solo delle persone con disabilità ma anche ad esempio delle mamme con il passeggino e degli anziani. Le donne e le minori con disabilità sono soggette a quella che viene definita una “discriminazione multipla”. La Convenzione Internazionale dei diritti delle persone con disabilità ne prende atto in un articolo specifico e invita i vari Paesi ad agire per abbattere ogni discriminazione. Su questi temi ho organizzato, insieme ad Arianna Censi, in questi anni incontri nei quali è stato dato spazio e “voce” alla testimonianza diretta di donne che hanno lottato e si sono impegnate per divenire protagoniste attive in tutti gli ambiti: chi nell’arte, come la danzatrice Simona Atzori o la musicista Silvia Zaru, chi nel sociale come la Presidente dell’Associazione Unità Spinale (AUS) di Milano Giovanna Oliva, chi in un’ottica internazionale come Rita Barbuto ed Emilia Napolitano. L’esperienza e la passione di queste donne può essere riassunta nelle parole pronunciate durante uno dei nostri incontri che insegnano molto a tutte noi “Non mi ferma nessuno. Si può e si deve continuare a vivere, anche da sedute. La disabilità sta dentro di noi, bisogna soltanto cambiare prospettiva”. Il bilancio di genere: uno strumento strategico per le pari opportunità • da pagina 5 Primo; Cinisello Balsamo; Peschiera Borromeo; San Donato M.se; San Giuliano M.se; Trezzo sull’Adda – ed ha portato alla realizzazione di un Manuale per gli Enti Locali che presenta strumenti analitici ed esempi applicativi per una lettura compleUna cultura attenta al genere • da pagina 10 sentare una spinta ulteriore verso la promozione di una cultura attenta al genere e volta alla valorizzazione delle differenze all’interno delle Amministrazioni pubbliche; permette inoltre di attestare che ta e trasversale in ottica di genere dei bilanci e delle politiche dei Comuni (http://temi.provincia.milano.it/donne/progetti/documenti/ manuale_Gender_Budgeting.pdf). Questa metodologia è stata utilizzata anche per la prima esperienza di bilancio di genere del Comune di Corsico, che si sta concludendo in queste settimane. l’innovazione negli strumenti normativi a sostegno delle azioni positive ed in particolare l’obbligatorietà della promozione di pari opportunità per i datori di lavoro pubblici, possono divenire traino di un’evoluzione culturale nell’ottica di genere anche nel settore privato. Elett@ è uno strumento informativo della Rete “Donne e Territorio” I referenti Consigliera delegata alle Politiche di genere Arianna Censi Responsabile Servizio politiche di genere e progetti speciali Nicoletta Vigorelli Comitato di Redazione Nicoletta Vigorelli Barbara Tommasi Paola Belcuore Enrica Colombo Anna Catasta Rossella Sobrero Progettazione e coordinamento redazionale Marcella Semenza Hanno collaborato a questo numero Paola Belcuore Daniela Benelli Bruna Brembilla Tatiana Biagioni Franca Bondioli Roberta Cocco Ombretta Fortunati Laura Ferrante Maria Teresa La Salandra Cinzia Maddaloni Dacia Maraini Marisa Oldani Filippo Penati Marina Piazza Anna Maria Ponzellini Vittorio Pozzati Manuela Samek Laura Vicariotto Elett@ è stata realizzata in collaborazione con Per maggiori informazioni Servizio politiche di genere e progetti speciali Direzione Generale Via Guicciardini 6 20129 Milano [email protected] www.provincia.milano.it/donne