Politiche
di Genere
Marzo 2009
Numero 2
Non è
una questione
femminile
Una ricchezza
per il nostro
futuro
di Filippo Penati
Presidente Provincia
di Milano
di Arianna Censi
Consigliera delegata alle Politiche
di genere
C
reare le condizioni perché le
donne siano finalmente, nella
collettività, nelle forze politiche e
nelle istituzioni, classe dirigente
con dignità pari agli uomini, è
l’obiettivo della Consulta delle
elette, un’esperienza voluta e
sostenuta dall’amministrazione
provinciale, nella convinzione che
finché la presenza delle donne nella
sfera politica non sarà significativa
il nostro sistema democratico non
sarà compiuto, perché metà della
società non è rappresentata.
Penso che contribuire ad
aumentare la presenza delle donne
nella sfera politica e amministrativa
non è solo una questione
femminile: anche gli uomini
potranno esprimere il meglio di
sé, quando le donne potranno
incidere sulla realtà quanto loro,
quando si sarà realizzata la parità
dei diritti nella sua pienezza. Per
questo credo che la Consulta vada
valorizzata e sostenuta. Ancora
oggi, a 63 anni dalla conquista del
diritto di voto le donne non hanno
piena cittadinanza. E questo appare
ancora più lontano dal principio
dell’equità se si guarda a cosa
rappresentano oggi per la società:
segue a pagina 15
L
avoriamo per il futuro del
nostro territorio: per questo
da anni siamo impegnate a
migliorare la presenza delle donne
nelle amministrazioni comunali
della provincia di Milano.
Lavoriamo per aumentare la
consapevolezza delle donne: per
questo abbiamo progettato e
realizzato “Donne e Territorio”,
un’iniziativa che ha permesso alle
elette e alle amministratrici di
rafforzarsi e di fare rete tra loro.
Lavoriamo per trasformare idee
positive in realtà concrete: per
questo abbiamo voluto dare
alle elette e alle amministratrici
strumenti utili per operare sempre
meglio.
“Donne e Territorio”, la Consulta,
Elett@ sono alcuni di questi
strumenti: dietro – anzi faremmo
meglio a dire “dentro” – c’è la
capacità, la passione e la volontà
di tante donne che stanno
portando avanti un percorso di
crescita delle politiche di genere
sul territorio.
Pensiamo che, anche grazie
a mezzi come questi, più
donne troveranno la voglia di
impegnarsi in politica o,
segue a pagina 15
Riflessioni
di Dacia Maraini
Sull’impegno di Dacia Maraini a favore delle
donne nessuno ha dubbi. La famosa scrittrice
italiana è da sempre in prima linea nella lotta
per le pari opportunità. ...
a pagina 2
Regia al femminile
di Daniela Benelli
Nel nostro Paese si parla ancora di “tetto di
vetro”, la soglia invisibile oltre la quale le
donne, nel mondo del lavoro, sembrano non
poter andare. Indubbiamente il problema
esiste, ma per quanto ci riguarda in questi
cinque anni di lavoro abbiamo...
a pagina 4
Quando l’ “Ambientalismo del
fare” è donna
di Bruna Brembilla
POLITICA, professione, famiglia, studio,
amicizia, sport, impegno sociale… si possono
conciliare tutti questi interessi, queste
passioni? La risposta più immediata e un po’
vetero femminista...
a pagina 10
rubriche 2
Disabilità come opportunità
di Ombretta Fortunati
Sommario
Una ricchezza per
il nostro futuro
di Arianna Censi
Pag. 01
Non è una questione
femminile
di Filippo Penati
Pag. 01
Disabilità come
opportunità
di Ombretta Fortunati
Pag. 2
Riflessioni
di Dacia Maraini
Pag. 2
Altre Donne, altri mondi:
“Donne per un altro
mondo”
di Cinzia Maddaloni
Pag. 3
Regia al femminile
di Daniela Benelli
Pag. 4
L’Italia passa nel 2008
dall’ 84° al 67° posto
nella classifica del Gender
Gap
Pag. 4
Il bilancio di genere: uno
strumento strategico per
le pari opportunità
di Manuela Samek
Pag. 5
Tempo perso?
di Franca Bondioli
Pag. 6
Pensieri di fine mandato
di Laura Vicariotto
Pag. 6
Riflessioni, resoconti
e bilanci
di Paola Belcuore
Pag. 7
Verso il Forum nazionale
dei Comitati per le pari
opportunità nei luoghi
di lavoro
di Maria Teresa
La Salandra
Pag. 8
I diritti contesi
a cura della redazione
Pag. 8
Un rinnovamento
della partecipazione
democratica
di Vittorio Pozzati
Pag. 9
Una cultura attenta al
genere
di Tatiana Biagioni
Pag. 10
La cura e la Polis
di Marina Piazza
Pag. 10
Quando l’ “Ambientalismo
del fare” è donna
di Bruna Brembilla
Pag. 10
Malamore
a cura della redazione
Pag. 11
Parlare di età pensionabile
si può
di Anna Maria Ponzellini
Pag. 12
Donne in Quota
Pag. 12
Futuro@lfemminile
di Roberta Cocco
Pag. 13
Non calpestare i fiori…
di Marisa Oldani
Pag. 14
Associazione Amiche di
ABCD
di Laura Ferrante
Pag. 14
Consigliera Provincia
di Milano delegata
alla partecipazione e
tutela dei diritti delle
persone con disabilità
Da quando nella Provincia di Milano mi è stata affidata la Delega alla Partecipazione e alla Tutela dei Diritti delle persone con
disabilità, nel 2005, ho incontrato molte donne: tante di loro
hanno condiviso con me percorsi di impegno per la sensibilizzazione culturale e sociale sui diritti. Sono stati incontri che mi
hanno cambiata, sia per l’empatia che ne è nata, come accade
spesso tra donne, sia per l’intensità dei temi trattati e le valenze
che sottintendevano.
Perché il modo femminile di vivere la disabilità è particolare e
merita di essere approfondito.
Come molte cose che riguardano le donne, c’è bisogno di prendersi del tempo, di riflettere insieme ad altre donne che condividono questa condizione, di raccontarsi anche le “cose del
privato”, quelle che restano nel non detto, quelle che raramente
vengono trattate pubblicamente.
La cura di sé, il lavoro e la femminilità. Sono le tre facce di cui è
composta la vita di ognuna di noi. La famiglia è il luogo in cui ci
si ricostruisce, in cui ci sono i legami più profondi. Il lavoro è il
luogo dell’affermazione di sé, rappresenta l’autonomia, l’inclu-
Riflessioni di Dacia Maraini
Sull’impegno di Dacia Maraini a favore delle donne nessuno ha dubbi. La famosa scrittrice italiana è da sempre
in prima linea nella lotta per le pari opportunità.
Autrice di numerosi romanzi, saggi, testi teatrali e collaboratrice di molti prestigiosi giornali e riviste, propone ai suoi lettori e alle sue lettrici riflessioni sempre
attuali e interessanti. Per Elett@ ci ha mandato alcuni
contributi che pubblichiamo volentieri.
Donne in tv
Penso che il continuo bombardamento di immagini
violente, oltre a creare sconcerto, susciti assuefazione
e noia. Molti pensano e qualcuno anche lo dice: Basta non ne posso più! pur continuando per solitudine,
per abitudine, magari aspettando di vedere qualcosa
di intelligente e di originale, a rimanere incollato allo
schermo.
Sono due gli aspetti che possiamo prendere in considerazione: la violenza, ovvero il “pugno nello stomaco”,
che impregna di sé molti programmi televisivi, tanto
cinema e una caterva di immagini che vediamo perfino sui muri della città, e dall’altra parte l’uso offensivo
e umiliante del corpo femminile che ha inquinato ora
perfino la moda. La prima violenza non è distaccata
dalla seconda. Una cultura che accetta di trasformare
il corpo umano in merce, accetterà anche che questo
rubriche 3
sione, permette di uscire dall’ambito familiare altrimenti troppo
ripetitivo e soffocante. E’ il luogo delle relazioni fra estranei, dove
i rapporti interpersonali sono fondamentali per il mantenimento
del posto di lavoro, per lo stare bene, per tutto. Sappiamo che per
noi donne le relazioni sono fondamentali, prestiamo loro molta
attenzione, le valorizziamo molto. La femminilità e l’immagine
di sé: nella società dell’immagine, in cui i modelli di femminilità
sono molto stereotipati, irraggiungibili ma nel contempo irrinunciabili, far riconoscere la propria femminilità per una donna
con disabilità significa imporre una visione autentica e sempre
personale dell’essere donna. Il vivere la sessualità oltre gli stereotipi, per una donna disabile deve rappresentare sicuramente un
traguardo arduo da raggiungere, e dal quale si può forse guardare la nostra società, come da una cartina di tornasole.
La difficoltà di convivere con una condizione di disabilità è
sentita da ogni persona, ma si raddoppia se sei una donna, soprattutto in certe fasi della vita quale ad esempio l’adolescenza,
quando si immagina l’amore ma si intuisce che forse la tua vita
sarà diversa.
Nonostante il movimento associativo delle persone con disabilità abbia molto sottolineato che la disabilità non sta nelle con• segue in ultima pagina
corpo sia fatto a pezzi, venduto un tanto al tocco, torturato e magari anche ucciso.
Infine c’è un terzo problema: la contraddizione fra
l’esposizione dei bambini denutriti che dovrebbero suscitare pietà e dall’altra l’insistenza sulle vamp procaci.
E’ chiaro che le seconde immagini rendono insignificanti le prime. Non si può infatti provare pietà per un
corpo offeso se poi, voltando pagina, si scopre che con
la stessa disinvoltura si è intenti a offendere altri corpi,
altre persone.
Si uccide per amore?
Troppo spesso nella nostra società dello spettacolo chi
uccide, tortura, sevizia, stupra diventa un eroe, anche se
si tratta di un eroe negativo. Se leggiamo le cronache
dei delitti di questi ultimi tempi, vediamo che della vittima si parla ben poco. Quello che incuriosisce, appassiona ma anche suscita una sorta di ambigua ammirazione
è lui, l’assassino. Questo è profondamente diseducativo.
E’ una distorsione psicologica e morale pensare che
l’amore consista nel possedere e dominare l’altro e quindi punirlo quando reagisce e si mostra indipendente. E’
con questi sentimenti (culturali) che molti uccidono a
cuor leggero e dopo pretendono non solo l’impunità ma
il perdono e quasi il plauso. Non è con questo genere
di tolleranza e pietà che si costruiscono i modelli per i
giovani. Non c’è niente di eroico in questo vile infierire
su chi è più debole solo perché ha mostrato di avere una
sua personalità autonoma.
Altre donne, altri mondi
Donne per un altro mondo - Storie di protagoniste femminili in
Africa, Mondo islamico, Balcani e Caucaso, Asia, America Latina,
Nazioni Unite di Paolo Moiola e Angela Lano
Loro, le Donne, un altro mondo, lo stanno già costruendo. Quasi sempre in
silenzio, senza cercare riflettori e visibilità, trasformando ogni difficoltà in
un’opportunità. Ciò che stupisce è la semplicità con la quale, da persone
normali, riescono a fare cose eccezionali. Ben venga dunque questo libro
che nasce da una monografia coordinata da Paolo Moiola che la rivista
Missioni Consolata onlus, in occasione dell’ anno europeo per le pari opportunità, ha dedicato alle donne, ai loro percorsi, alle loro lotte di giustizia, di
uguaglianza. E’ un’opera che per molti versi si contrappone con una visione
autentica a quell’altrove - tanto spesso frusto e noto - “consumato” incessantemente attraverso il fiume di immagini che, ogni giorno, gonfiandosi,
ci inonda. Infatti, com’è scritto nella prefazione: “ Sono tante le donne che
lavorano per “un altro mondo”. Un mondo in cui, al di là della retorica, si
restringano gli spazi per le guerre, le ingiustizie. Un obiettivo seppure difficile e spesso utopico, al quale stanno concretamente adoperandosi donne
di tutti i continenti, alcune famose, la maggioranza sconosciute. Donne che
partono -quasi sempre e quasi ovunque (lo confermano tutti i rapporti)- da
condizioni di oggettivo svantaggio rispetto agli uomini, vittime come sono
di emarginazione, povertà, sfruttamento, oppressione, analfabetismo, malattie. Eppure lottano e vincono.” Il libro, che è frutto della collaborazione
di 29 persone di cui 21 sono donne, raccogliendo tante testimonianze è
pieno di saggezza, sa far giocare la mente, dilata la capacità di comprendere e partecipare. Perché registra fedelmente un mondo reale, perlopiù
sconosciuto ai media, e pertanto diventa un’ opera al servizio della storia,
che difendendo i diritti troppo spesso impunemente calpestati, denuncia
il problema dell’ equità intellettuale nell’approccio alla storia globale. Singolare che l’impresa sia stata resa possibile grazie alla lungimiranza di una
piccola casa editrice, Il Segno dei Gabrielli. Una casa editrice oggi tutta
composta al femminile, che ha tra i suoi obiettivi quello “di promuovere
il pensiero intorno alle condizione del donne” come ha annunciato Maria
Cecilia Gabrielli alla presentazione del libro alla Provincia di Milano. Donne
per un altro mondo, “aggiornato” al maggio 2008, racconta con semplicità
e competenza le storie e le battaglie di alcune delle molte donne che vivono
in Africa, in Medio Oriente, nei Balcani e Caucaso, in Asia, in America Latina
e nelle Nazioni Unite focalizzando una teoria impressionante di volti, nomi,
soluzioni, progetti, sogni, realtà. Il libro diventa così una sorta di antidoto
universale perché offre un volo attraverso l’attuale mondo, ma con un ritorno che non è lo stesso perché le donne sanno essere convincenti nel
formulare un’ideale di “nuova convivenza”, e di rilanciarla nella forma di
una vera e propria “necessità”, per riaprire all’animo le porte di una equità
intellettuale che è importante sia per una comprensione più completa del
passato dell’umanità, sia per stemperare tutto quello che contribuisce, in
modo davvero gratuito, allo scontro di identità. Se qualcuno teme di ritrovare tra queste pagine il già “vissuto” di realtà e luoghi degli appuntamenti
televisivi, può andar tranquillo.
A cura di Cinzia Maddaloni, esperta in materia di pari opportunità e
politiche di genere
rubriche 4
Regia al femminile
di Daniela Benelli
Assessora alla
cultura, culture e
integrazione
della Provincia
di Milano
Nel nostro Paese si parla ancora di “tetto di
vetro”, la soglia invisibile oltre la quale le donne,
nel mondo del lavoro, sembrano non poter
andare. Indubbiamente il problema esiste, ma per
quanto ci riguarda in questi cinque anni di lavoro
abbiamo seguito e valorizzato anche esperienze
positive, in cui la rappresentanza femminile
acquisisce valore al di là del genere, ossia per
le proprie competenze e il valore del talento.
Abbiamo costituito un comitato scientifico per
seguire i nostri progetti di arte contemporanea,
in cui due membri sono donne: Roberta Valtorta,
del Museo di Fotografia Contemporanea di
Cinisello Balsamo, e Gabi Scardi, curatrice di fama
internazionale. Costante è stato anche il sostegno
alle rassegne cinematografiche di ricerca che
premiano la creatività femminile, dedicando
sezioni speciali alle registe donne - è il caso di
Sguardi Altrove – o alle problematiche emotive e
sociali in cui il femminile è un fattore di ricchezza
e fragilità. Da due anni, insieme alla rappresenta
a Milano della Unione Europea, organizziamo
con la Fondazione Ratti di Como il Cecac, un
corso internazionale per giovani curatori di
arte contemporanea. Ragazzi e ragazze di molti
Paesi europei che si confrontano sulle rispettive
esperienze formative, in un pluralismo di voci
e progetti. Non sono mancati inoltre alcuni
appuntamenti più specifici sul tema.
L’Italia passa nel 2008 dall’84° al 67° posto nella classifica del Gender Gap
Nel 2008 l’Italia guadagna 17 posizioni nella classifica sul Gender Gap stilata dal World Economic Forum, raggiungendo il posto numero 67 sui 130 Stati considerati, ma rimane pur sempre buona ultima
tra i Paesi europei. I cinque Paesi che guidano la classifica sono la Norvegia, la Finlandia, la Svezia,
l’Islanda e la Nuova Zelanda. La Germania occupa l’undicesimo posto, la Gran Bretagna il tredicesimo,
la Francia il quindicesimo e la Spagna il diciassettesimo. Nonostante il piccolo segnale positivo, siamo
dunque ancora ben lontani dalle performance che altri Paesi – non solo tra quelli a noi vicini – hanno
raggiunto nel lungo cammino verso la parità tra i generi. Come dice il Rapporto di presentazione del
Gender Gap, la parità di genere si riferisce a quello stadio dello sviluppo in cui “i diritti, le responsabilità e le opportunità degli individui non saranno più determinati dall’essere nati uomo o donna; in
altre parole uno stadio in cui sia gli uomini che le donne realizzeranno a pieno il loro potenziale”. I
criteri di misurazione del Gender Gap fanno riferimento a quattro fondamentali dimensioni della parità:
• la parità nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro, nella qualità di questa partecipazione e nei livelli retributivi
• la parità nella rappresentanza politica e nella presenza nel governo e nei vertici istituzionali
• la parità nelle opportunità e nei livelli educativi
• la parità nella salute, nel benessere e nelle aspettative di vita in salute
Le posizioni occupate in classifica dal nostro Paese su ciascuna delle quattro dimensioni sono le seguenti:
Partecipazione al mercato
del lavoro e opportunità
Presenza delle donne nel
parlamento e nel governo
Opportunità, risultati
e livelli educativi
Benessere e aspettative
di vita
85°
43°
46°
83°
La posizione complessiva numero 67 è dunque il risultato di minori disparità raggiunte nella rappresentanza politica e
nell’istruzione e di persistenti significative disparità nel mondo del lavoro, nei livelli retributivi (per questo solo indicatore
scendiamo al 111° posto) e nell’accesso alle professioni più qualificate, oltre che negli indicatori relativi alla salute e al benessere.
Per saperne di più : www.weforum.org/pdf/gendergap/report2008.pdf
rubriche 5
Con Arianna Censi e Alessandra Kustermann,
abbiamo prodotto il documentario “Se
potessimo cambiare il finale”, per diffondere
una informazione corretta sul fenomeno, spesso
occulto, della violenza sessuale sulle donne e dare
visibilità al Servizio Violenza Sessuale ( SVS ) della
clinica Mangiagalli di Milano. L’otto marzo del
2005 abbiamo ospitato qui allo Spazio Oberdan
la presentazione del libro “Donne. Il coraggio
di spezzare il silenzio” di Amnesty International
e la proiezione del film di Mimmo Lombezzi e
Monica Castellano sulle donne bosniache vittime
degli stupri etnici. Seguì un dibattito tra donne
di Sarajevo, appartenenti all’Associazione Zene
Zrtve Rata (Donne vittime della guerra) testimoni
nei processi dell’Aja contro i crimini sessuali
commessi durante il conflitto serbo-bosniaco.
Ricordo anche la mostra dell’artista australiana
Tracy Moffat nell’estate del 2006. Molte donne
illustri, infine, sono entrate di diritto nella
gallerie di personaggi celebri della cultura che
compone Gente di Milano, la biblioteca virtuale
di documentari prodotti da Medialogo. L’ultima è
Giulia Lazzarini, festeggiata lo scorso dicembre.
Il bilancio di genere: uno strumento
strategico per le pari opportunità
di Manuela Samek
Presidente Istituto
per la ricerca sociale
(Irs) e professore
a contratto di
Economia del lavoro
presso l’Università
cattolica di
Milano e la Liuc di
Castellanza
Il Bilancio di Genere è una delle più innovative
e potenzialmente efficaci azioni di sostegno alla
parità di genere. Le scelte di bilancio degli Enti
pubblici sono infatti solo apparentemente neutre,
mentre stabiliscono priorità e obiettivi che possono
avere un impatto diseguale su uomini e donne
perché ancora oggi molto diverse sono le loro
condizioni personali, familiari, sociali, lavorative ed
economiche.
L’analisi di genere del bilancio, attraverso la
riclassificazione delle voci di bilancio degli enti
pubblici per aree direttamente o indirettamente
rilevanti per genere, permette di analizzare
e contribuire a ridurre le disuguaglianze di
genere attraverso un esercizio di trasparenza
nella gestione e nella distribuzione delle risorse
pubbliche che accresce la consapevolezza degli
amministratori pubblici sull’impatto di genere
delle decisioni di allocazione delle risorse. Leggere
i bilanci pubblici in chiave di genere consente
un utilizzo delle risorse più equo (attraverso una
distribuzione più equilibrata delle risorse rispetto ai
differenti bisogni di uomini e donne), più efficiente
(perché tiene conto anche dei costi sociali
indiretti nella valutazione dei costi/benefici delle
scelte di bilancio), più efficace (perché consente
una più puntuale capacità di risposta a bisogni
differenziati).
Le prime sperimentazioni di bilancio di genere
risalgono a metà degli anni ottanta in Australia e
presto si sono diffuse in molti Paesi industrializzati
(Canada, Gran Bretagna, Germania, Svizzera, USA
etc.) ed in via di sviluppo (Sud Africa, Filippine
etc.). Raccomandazioni all’adozione del bilancio
di genere sono state diffuse dalla Piattaforma
d’Azione di Pechino 1995, dal Commonwealth
Secretariat e dall’UNIFEM. In Europa le potenzialità
dei bilanci di genere sono state riconosciute
ufficialmente già nel giugno 2003 con la
Relazione dell’On. Ghilardotti “Gender Budgeting
- la costruzione dei bilanci pubblici secondo la
prospettiva di genere” e la successiva risoluzione
del Parlamento Europeo “Gender budgeting La definizione dei bilanci pubblici secondo la
prospettiva di genere” (dicembre 2003).
Mentre all’estero il bilancio di genere è stato
finora applicato soprattutto a livello nazionale,
in Italia sono stati in primo luogo gli Enti Locali
ad utilizzare i bilanci di genere come strumento
di governo. La prima sperimentazione è stata
il Progetto Pilota sul bilancio del Comune di
Sestri Levante concluso nel 2002. Da allora sono
cresciute le adesioni al Protocollo d’Intesa per la
promozione del bilancio di genere avviato nel 2003
dalle Province di Genova, Modena, Siena e Milano
(www.genderbudget.it).
In Provincia di Milano nel 2006 la Consigliera di
Parità e la Consigliera delegata alle politiche di
genere della Provincia di Milano hanno promosso
il progetto “Il bilancio di genere dei Comuni”. La
sperimentazione ha coinvolto 6 Comuni - Castano
• segue in ultima pagina
la voce del territorio 6
Tempo perso?
di Franca Bondioli
Assessora alla
cultura, sport,
scuola e giovani Comune Paderno
Dugnano
Qualche anno fa, quando nel 2000 iniziai a
occuparmi come assessore della cultura a
Paderno Dugnano, una collega di lavoro mi
regalò un libro dal titolo “tempo perso”. Un
impietoso libretto che stigmatizzava tutti i
tempi morti e i riti della politica e allora mi
sconcertò parecchio, sia come dono che nel
suo contenuto.
È però vero che all’entusiasmo e alla voglia
di fare e realizzare in un incarico importante
come quello di assessore a volte è necessario
usare il doppio del tempo che parrebbe essere
Pensieri di fine mandato
di Laura Vicariotto
Assessora alla
cultura, politiche
giovanili e
volontariato Comune Settimo
Milanese
A giugno 2009 si conclude la mia prima esperienza
di lavoro politico nelle istituzioni e mi sono
fermata a riflettere. Il bilancio di questi anni
richiama inevitabilmente le tante esperienze
che, nel corso di una vita abbastanza tranquilla
e fortunata, ho potuto fare. Gli studi, il ’68,
il femminismo, i figli, i nipoti, l’impegno nel
volontariato, l’insegnamento, nulla di tutto questo
sembrava avere a che fare con il ruolo che ho
accettato di ricoprire, eppure tutto, in qualche
modo mi è servito per capire, per progettare, per
relazionarmi con gli altri.
Non è stato semplice dare significato al termine
“cultura” e tanto meno individuare le linee guida
delle scelte conseguenti, per non parlare delle
“politiche giovanili”, in genere intese come ‘fare
qualcosa per i ragazzi’ e non come ‘mettere loro
in condizione di fare’. Ma poi, come riuscire a
comprendere le loro esigenze, io che sono nonna di
nipoti ancora piccoli?
Più rassicurante è stato il rapporto con il mondo
del volontariato, un ambito nel quale mi ero
impegnata precedentemente e che conoscevo
bene. Ma anche questo si sta trasformando e poi, in
una cittadina di medie dimensioni, non è semplice
costruire una rete di solidarietà. Eppure il lavoro
è stato entusiasmante: conoscere tante persone,
imparare i meccanismi che regolano le istituzioni,
riuscire a realizzare progetti importanti con poche
necessario. I ritardi, le piccole disorganizzazioni
dovute a mille motivi rendono tutto molto
dispendioso in termini di tempo. E il tempo
è la ricchezza più importante che abbiamo
per gestire e condurre la nostra vita e i nostri
rapporti con le persone che ci sono care.
Continuo a credere che impegnarsi nella politica
non debba voler dire rinunciare agli affetti, alla
vita privata e alla famiglia, o delegare tutto
ad altri. La realtà con cui ci si scontra è molto
difficile da modificare, i tempi sono tempi che
prevedono la partecipazione di persone che alla
fine della giunta, della riunione o dell’iniziativa
una volta a casa possono trovare tutto pronto e
organizzato. La mediazione continua fra impegni
e vita privata è, ancora oggi, enormemente
più faticosa per una donna che per un uomo.
risorse, avvertire che le cose che fai, poco alla volta
producono cambiamenti, modificano il contesto. La
mia Giunta è composta da quattro donne e quattro
uomini, una vera rarità!
E non solo, al di là del confronto conseguente
a culture e appartenenze politiche diverse,
esiste stima reciproca e anche un certo grado
di affettività. Tutto ciò farebbe pensare a una
situazione particolarmente idilliaca, se non fosse
per un “ma”….
L’aspetto più difficile da affrontare è stato il diverso
modo degli uomini di relazionarsi e più in generale
del fare politica, con modalità di rapporti mai
modificati, nonostante le nostre battaglie all’epoca
del femminismo e particolarmente evidenti in un
contesto istituzionale. Mi riferisco al tentativo di
relegare il ruolo delle donne ad ambiti particolari,
quali le politiche della famiglia, i servizi sociali, il
volontariato, la cultura (se sono insegnanti!); penso
alla tendenza alla sopraffazione nel dibattito,
agli atteggiamenti di diffidenza e di sospetto,
alla difficoltà di esprimere quello che si pensa in
maniera diretta. L’elenco potrebbe continuare.
Me ne rendevo conto via via, ma tutto è diventato
evidente quando, meno di un anno fa, si è
costituito spontaneamente un gruppo di donne
che intendono poco alla volta diventare un punto
di riferimento sul territorio, riprendere contatti
con il Consultorio, aprire uno sportello. Un modo
di lavorare insieme diverso, allegro, spontaneo,
non competitivo. Questa è la conclusione dei miei
pensieri, ma anche il punto di partenza per nuovi
itinerari. In futuro, valorizziamo il nostro operato,
ma anche il modo di farlo.
la voce del territorio 7
Nella percezione comune il lavoro delle donne
– quale che sia il lavoro - è sempre considerato
un po’ meno di quello maschile e se al lavoro si
aggiunge l’impegno politico, quest’ultimo viene
considerato non un servizio alla Città e al Paese
ma a volte quasi come un “hobby”. In questo ha
pochissima importanza la capacità o l’impegno
femminile che è sempre totale e di grande
qualità.
Scoraggiano molto i meccanismi che ancora
oggi resistono, di dinamica tutta maschile, che
si esplicita anche nei luoghi decisionali alti e
si sviluppa fra battute sgradevoli e discussioni
che mirano ad escludere soprattutto se si
parla di territorio e di infrastrutture. Sembra
sempre che la capacità di comunicare abbia un
doppio binario: uno, libero e aperto fra uomini,
uno accidentato e non ancora terminato se
ci si rivolge alle componenti femminili di un
consesso.
Il superamento degli stereotipi arriverà a
realizzarsi solo con una massiccia presenza delle
donne nelle istituzioni e nei luoghi decisionali,
una presenza che, ne sono certa, cambierà
anche i tempi e i modi della politica rendendoli
più umani e dando a tutti la possibilità di gestire
tempo e affetti senza avere mai in nessun
frangente, attimi di “tempo perso”. È per questo
indispensabile che la presenza delle donne alle
elezioni di giugno sia forte e massiccia, per
cambiare tempi e modi della politica, come
dice Angela Merkel in una recente intervista a
Repubblica, l’impegno è la prima vittoria per una
donna.
Riflessioni,
resoconti e bilanci
di Paola Belcuore
Sindaco
di Zelo Surrigone
La mia esperienza amministrativa inizia nel
1999, anno in cui sono stata eletta Sindaco
di Zelo Surrigone. Ho iniziato a occuparmi di
politica fin dai tempi della scuola. La politica
del “quotidiano” è stata la mia palestra di vita:
già nella mia famiglia eravamo numerosi, quasi
un consiglio comunale al completo.
È così che, fin da giovane, ho potuto
sperimentare che esistono esigenze comuni,
diritti inviolabili, doveri che ognuno è
chiamato a rispettare, ma soprattutto ho
imparato che in una collettività esistono
anche punti di vista diversi; le tue idee
possono risultare vincenti se hai la forza e la
costanza di farle passare attraverso il dialogo,
il confronto, la condivisione. L’esperienza
maturata negli anni giovanili è stata la dote di
base che ho portato con me quando mi sono
trasferita dal sud a Milano dove ho iniziato la
mia carriera di insegnante. Quando mi è stato
proposto di candidarmi come Sindaco, sono
stata assalita da tanti timori, poi, maturata
la consapevolezza che ogni debutto ha le sue
difficoltà e che all’inizio di ogni lavoro non
ci si sente mai pronti abbastanza, ho detto
“ci provo”, perché l’esperienza la devi fare sul
campo. Così ho iniziato non senza difficoltà
“l’avventura amministrativa” che lungo il
percorso si è trasformata in vera passione e in
puro spirito di servizio per la comunità. Ed ora
che il secondo mandato volge al termine, posso
confermare che svolgere il delicato compito di
primo cittadino, per quanto gratificante, non
è stato un impegno semplice: la responsabilità
è alta e ti coinvolge al punto tale non solo
da cambiare i tuoi abituali ritmi di vita, ma
anche il modo di vivere ed affrontare fatti ed
eventi. Il Comune è il primo ente pubblico a
cui i cittadini fanno riferimento. Ci possono
essere momenti in cui entri davvero in crisi,
ma malgrado ciò amministrare il mio paese è
stato molto stimolante, anche perché ritengo
che il buon operato di un Sindaco non si debba
valutare solo nella misura in cui ha realizzato
opere pubbliche, che senz’altro a fronte di
risorse economiche è la cosa meno difficile
da fare, ben diverso è adoperarsi per trovare
punti di incontro tra giovani, anziani, famiglie,
sviluppare politiche sociali, culturali, ambientali
e quant’altro serve per far crescere la tua
comunità. Questa esperienza amministrativa
è stata comunque per me davvero unica, viva
e altamente positiva, perché ha contribuito
alla mia crescita personale, ha affinato la mia
pazienza e la mia sensibilità, ha arricchito il
mio bagaglio di conoscenze, mi ha aiutato a
sviluppare nuove competenze ed inoltre mi
ha permesso di affrontare e superare quelle
difficoltà che incontra una donna che si dedica
alla politica a partire dall’ambito familiare e
sociale, frutto di stereotipi culturali.
approfondiamo con ... 8
Verso il Forum nazionale dei Comitati per le
pari opportunità nei luoghi di lavoro
di Maria Teresa
La Salandra
Esperta di Pari
opportunità,
componente
del comitato
tecnico scientifico
dell’Assessorato
provinciale alla
Formazione
professionale,
Politiche del lavoro
e Pari opportunità Provincia di Parma
A livello italiano sono sorti nell’ultimo ventennio,
organismi ed istituzioni a sostegno dell’attuazione
delle politiche di genere e soggetti tecnici di
assistenza e accompagnamento alle politiche
di pari opportunità con competenze diverse.
Tra questi soggetti vanno sicuramente inseriti i
Comitati per le pari opportunità nei luoghi di lavoro,
organismi bilaterali costituiti da rappresentanti
delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro
pubblici e privati. Nella Pubblica Amministrazione
l’istituzione dei Comitati era stata prevista, negli
accordi contrattuali del 1987, con l’obiettivo di “…
consentire una reale parità uomini donne, vengono
istituiti, con la presenza delle organizzazioni
sindacali, appositi comitati per le pari opportunità,
che propongano misure adatte a creare effettive
condizioni di pari opportunità e relazionino almeno
una volta all’anno, sulle condizioni oggettive in cui
si trovano le lavoratrici rispetto alle attribuzioni, alle
mansioni, alla partecipazione ai corsi di formazione
ed aggiornamento, ai nuovi ingressi, al rispetto della
normativa per la prevenzione degli infortuni e delle
malattie professionali, alla promozione di misure
idonee a tutelare la salute in relazione alle peculiarità
psicofisiche ed alla prevedibilità di rischi specifici per
le donne con particolare attenzione alle situazioni di
lavoro che possono rappresentare rischi per la salute
riproduttiva”.
“I diritti contesi”
di Marilisa D’Amico
L’esperienza dei Comitati per le pari opportunità
nei luoghi di lavoro va collocata nel quadro di
“pluralismo organizzativo” che ha caratterizzato
l’esperienza italiana ricca di articolazioni di soggetti
a sostegno dei diritti economici, sociali e politici
delle donne. I Comitati per le pari opportunità
all’interno degli enti pubblici, delle imprese e degli
enti non territoriali sono stati i protagonisti della
lotta alle discriminazioni e della promozione delle
pari opportunità nell’organizzazione del lavoro,
protagonismo che ha prodotto molte realizzazioni
positive sul piano dell’innovazione normativa,
amministrativa e progettuale.
L’adozione della strategia di gender mainstreaming,
nella seconda metà degli anni novanta, ha ridato
slancio, soprattutto nella pubblica amministrazione,
al ruolo dei CPO allargandone l’orizzonte, da
interventi mirati alle donne, aventi l’obiettivo di
dare risposte ad esigenze specifiche delle lavoratrici,
ad interventi a più ampio raggio in grado di dare
risposte più generali.
Nel corso degli ultimi anni la dimensione del genere
ha assunto valenza trasversale nelle scelte politico
amministrative di molti enti pubblici anche per
la consapevolezza che le questioni di genere si
intrecciano strettamente con la qualità della vita
sociale e con la qualità del lavoro. E anche nelle
imprese del settore privato la dimensione del genere
Giuristi e politici parlano ancora
di diritti “fondamentali”: ma sono
i diritti cui la nostra tradizione
culturale ci ha abituato?
Oggi i diritti non sono più affermati
come punto di equilibrio e
stabilizzazione dell’ordinamento,
sono soprattutto discussi. La loro
dimensione è l’aspetto di una lotta,
di una tensione fra visioni diverse
e contrastanti, apparentemente
inconciliabili.
I diritti “fondamentali” non
esprimono più un contenuto
uniforme all’interno di un
ordinamento (o di ordinamenti
diversi); non rassicurano con la loro
presenza, in quanto espressione di
un punto di arrivo e del progresso
della società. Anzi, appaiono incerti,
oggetto di interpretazioni e di
applicazioni differenti.
La “contesa” assume molti aspetti:
è una contesa fra ordinamenti
diversi (gli stati nazionali, le regioni,
l’ordinamento europeo, la comunità
internazionale), ma anche fra
soggetti istituzionali diversi (il
legislatore, i tribunali costituzionali,
i giudici comuni, i cittadini).
Questo volume si offre come
metodo interpretativo per un
approccio ad alcune situazioni
particolarmente problematiche;
senza l’irrealistica pretesa di
definire una soluzione, rappresenta
approfondiamo con ... 9
ha cominciato ad essere intrecciata con i temi della
responsabilità sociale dell’impresa. In questa direzione
sono stati messi a punto e sperimentati strumenti
nuovi quali Piani Triennali di Azione Positiva, Bilanci
di genere e Bilanci sociali di genere.
Molta strada è stata quindi fatta, a partire
dell’emanazione della legge sulle azioni positive
e i molti cambiamenti intervenuti suggeriscono
l’esigenza di mettere a fuoco i risultati prodotti e gli
snodi critici per un rilancio della loro azione.
Il Forum dei CPO promosso dal Comitato per le
pari opportunità della Provincia di Milano e dalla
Consigliera delegata per le Politiche di genere
patrocinato dal Dipartimento nazionale per le
Pari Opportunità, vuole rappresentare uno spazio
aperto dove rappresentanti dei Comitati e delle
organizzazioni private e pubbliche, degli enti locali,
delle organizzazioni sindacali ed imprenditoriali
possano conoscersi, confrontarsi, esporre progetti,
scambiare informazioni.
L’obiettivo è quello di coinvolgere le competenze
e le responsabilità che in questi ultimi anni hanno
contribuito alla realizzazione dei progetti e delle
azioni innovative, per documentare le eccellenze,
mettere in luce i nodi critici e delineare piste di lavoro
per allargare i confini e abbracciare nuovi contenuti.
Una prima sessione sarà dedicata a fare il punto sulle
politiche, una seconda articolata in workshop in cui
presentare le buone pratiche sui punti più critici sui
diversi temi, ed una terza sessione per raccogliere
gli spunti di riflessione, delineare linee d’azione e
strumenti per un più efficace intervento all’interno
dei luoghi di lavoro.
le culture della “contesa”.
L’interprete e soprattutto il
cittadino sono liberi di orientarsi
nella selva delle impostazioni
contrapposte, privilegiando
quelle che sembrano promuovere
i propri valori: ma il giurista, se
vuole inverare alcuni principi
nell’ordinamento, non può imporli
con la forza, né semplicisticamente
gettarli in pasto alle polemiche
politiche di un contesto sociale
articolato ed in continua
evoluzione.
Marilisa D’Amico è professore
ordinario di Diritto costituzionale,
corso base e progredito, presso
Un rinnovamento della partecipazione
democratica
di Vittorio Pozzati
Presidente
Commissione Affari
istituzionali, Affari
generali, Personale,
Partecipazione,
Progetto Provincia
di Monza e Brianza,
Provveditorato
la Facoltà di Giurisprudenza
dell’Università Statale di Milano.
È Presidente del Comitato pari
opportunità dell’Ateneo. È autrice di
molte pubblicazioni sulle tematiche
della giustizia costituzionale e
dei diritti fondamentali tra le
quali ricordiamo: Parti e processo
nella giustizia costituzionale,
Giappichelli, 2001; Donna e
aborto nella Germania riunificata,
Giuffré, 1994; Materiali di Giustizia
costituzionale, insieme al Prof.
Valerio Onida, Giappichelli, 1998;
Diritto Parlamentare, Materiali,
Cedam, 2004.
a cura della redazione
La necessità di rinnovare le regole che determinano i processi democratici è un tema di assoluta attualità.
Chi lavora nelle istituzioni, che è chiamato alla rappresentanza politica, ha quotidianamente la prova che i “meccanismi” non sono più adeguati: il divario tra democrazia
reale e democrazia formale appare sempre più evidente.
La necessità di una evoluzione nella direzione di una più
autentica partecipazione nella gestione della cosa pubblica è nelle cose: pensiamo al dibattito interno che coinvolge i partiti politici, le istituzioni democratiche spesso
in difficoltà a svolgere il proprio ruolo nelle sedi competenti: dai Consigli Comunali, Provinciali, Regionali, fino al
Parlamento.
In questo momento critico della rappresentanza democratica, sottoposta sovente ad attacchi di segno autoritario, il
tema della rappresentanza di genere può essere uno degli
elementi ‘forti’ per un vero processo di rinnovamento.
La semplicità dell’argomentazione è pari alla complessità
nella sua attuazione. Pregiudiziali culturali, difesa di privilegi rendono difficile il riequilibrio di rappresentanza femminile negli organismi democratici.
Due le azioni che, se sapientemente elaborate in sinergia,
possono gradualmente affermare il principio di rappresentanza paritaria: da un lato il mantenere sempre attuale il
dibattito che coinvolga sempre più la società e la politica;
dall’altro, utilizzando una ‘politica di piccoli passi’ forse non
proprio adatta ai giorni nostri, ma credo efficace: cercare
di incidere nei meccanismi del gioco democratico a partire
dalle regole che lo determinano.
Fra queste la partecipazione agli organismi attraverso la
creazione di consulte e commissioni che operino all’interno
delle istituzioni, e la modifica degli statuti e dei regolamenti
che determinino indiscutibilmente la rappresentanza femminile, sia in termini qualitativi che quantitativi.
La Provincia di Milano si appresta a discutere modifiche regolamentari attraverso la proposta di nascita di una Consulta che lavori ed operi in collaborazione con il Consiglio
Provinciale e che coinvolga tutte le rappresentanti elette
nel territorio di riferimento.
Ma ancor più importante è l’avvio della discussione di
una essenziale modifica statutaria che determini in modo
preciso le percentuali di rappresentanza delle donne all’interno di tutti gli organismi esecutivi che amministrano la
Provincia: dalla Giunta al Consiglio fino agli esecutivi che
operano per conto della Provincia (società partecipate,
agenzie, consorzi…).
Un passo avanti che certo col tempo porterà dei rilevanti
risultati di rinnovamento della partecipazione democratica
di cui tanto oggi ne sentiamo la necessità.
approfondiamo con ... 10
Una cultura attenta
al genere
La cura e la Polis
di Marina Piazza
di Tatiana Biagioni
Consigliera di Parità Effettiva –
Provincia di Milano
L’effettiva parità tra uomo e donna e le pari opportunità
nel lavoro rappresentano un problema ancora senza soluzione.
Le Amministrazioni pubbliche possono svolgere un ruolo di
primaria importanza per valorizzare le differenze di genere
nelle loro politiche del personale e promuovere la presenza
delle donne in posizioni di vertice per raggiungere un equilibrio di genere a livello decisionale, come auspicato dalla
Comunità Europea.
Una lettura dell’organizzazione e della gestione del personale attenta al genere è indispensabile, crea valore tra i
dipendenti, favorisce di fatto il potenziamento di efficacia
e efficienza dell’amministrazione stessa.
Tale attenzione va tradotta in coerenti politiche di intervento quali iniziative formative ad hoc, l’attuazione di misure volte a promuovere la flessibilità dei rapporti di lavoro
e rendere effettiva la conciliazione tra attività professionale e le esigenze familiari di lavoratori e lavoratrici e il
controllo capillare in tema di differenziale retributivo di
conferimento di incarichi.
Il volume “Pari Opportunità e Pubbliche Amministrazioni
- Analisi dei Piani triennali di Azioni positive dei Comuni e
della provincia di Milano”, presentato al pubblico durante
il seminario tenutosi a Milano in data 15 dicembre 2008,
si rivolge a tutte le Amministrazioni pubbliche che hanno deciso di affrontare e promuovere il tema della cultura
organizzativa in ottica di genere, ma vuole anche essere
strumento di ulteriore diffusione di un’informazione capillare sugli obblighi derivanti dall’art. 48 del D.lgs. 198/2006
e sulla sua vincolatività, a sostegno della tesi che una corretta informazione contribuisca alla concreta applicazione
della normativa, come attestano i 128 piani adottati per la
provincia di Milano.
Il volume propone delle griglie di lettura che rappresentano
primi strumenti operativi di autoanalisi e che permettono
di valutare, per ogni amministrazione, la presenza di politiche di promozione delle pari opportunità secondo le indicazioni delle fonti legislative e contrattuali, la maggiore o
minore ampiezza ed organicità dei piani nella definizione
delle misure previste e delle finalità perseguite, la correlazione con la situazione dei dipendenti e con l’organizzazione degli Enti di riferimento, l’applicazione del metodo del
“mainstreaming”.
La pubblicazione delle esperienze realizzate vuole rappre• segue in ultima pagina
Gender
Tema del discorso è come l’essenzialità della cura, il suo
valore irrinunciabile, si possa trasformare in politiche,
cioè possa entrare nella polis.
Il punto - credo - è che non siamo ancora riuscite a
simbolizzare che cos’è la polis per le donne, ma non
in un “a parte”. A far sì che il pensiero delle donne
entri nella polis, nella politica, non facendosi accettare
dagli uomini, ma proponendo delle linee per la società
e, prima ancora delle linee, delle relazioni vincenti.
Mancano dei passaggi, mancano delle forme, c’è uno
slegame tra la pratica politica delle donne e la politica
corrente.
E’ una questione di sedimentazioni istituzionali
potentissime che dettano in qualche modo i
Quando l’ ”Ambientalismo
del fare” è donna
di Bruna Brembilla
Assessora Ambiente
e Verde, Risorse
naturali e idraulica,
Cave, Parco Sud,
Agricoltura ed Energia
– Provincia di Milano
POLITICA, professione, famiglia, studio, amicizia, sport,
impegno sociale… si possono conciliare tutti questi
interessi, queste passioni?
La risposta più immediata e un po’ vetero femminista
è “certamente sì, da sempre gli uomini ci riescono” ma
sappiamo che non essendo prevalsa la responsabilità
paritaria tra uomini e donne nella famiglia, la realtà è
molto diversa.
Personalmente ho potuto impegnarmi, dividendomi
fra politica e privato, grazie alla disponibilità e alla
condivisione che ho trovato nel mio nucleo familiare.
Nel nostro Paese sono ancora poche le donne
che scelgono l’impegno politico e quelle che lo
fanno ricevono, molto spesso, deleghe riferibili al
tradizionale ruolo di cura: servizi sociali, culturali,
politiche giovanili, deleghe ritenute dalle donne stesse
di “ambito femminile”.
Solo una sparuta pattuglia di donne impegnate
nell’amministrazione e nella politica si occupa di
territorio, infrastrutture, ambiente, mobilità, temi
tradizionalmente considerati “maschili”. Io sono una di
loro.
Sono tra quelle che si riconoscono nell’esigenza di
discontinuità culturale e politica: non c’è molto di
nuovo da inventare se non l’effettiva valorizzazione
dell’universo femminile, dinamico, motivato e
combattivo, di questa parte del Paese portatore di
valori di crescita, di sviluppo e di innovazione, che
accetta la sfida di contaminarsi con il mondo reale
approfondiamo con ... 11
comportamenti le parole, le relazioni, le logiche di
potere interne. E non riguarda solo il mondo della
politica, riguarda l’accademia, le organizzazioni del
lavoro, le aziende, il sindacato. Come si fa, all’interno di
determinate situazioni, a far vivere modi di relazionarsi
e di parlare differenti da quelli propri di quel luogo.
Insomma, mi pare che il nodo centrale sia questo:
come si creano i corridoi di passaggio tra democrazia
praticata, tra politiche della prossimità e democrazia
rappresentata.
Quindi è necessario mettere a punto un sistema di
connessioni tra vita quotidiana e politica. Non è solo
una questione di controllo sui rappresentanti, sui
partiti politici, è anche un problema di contributo,
di deliberazione, di presa di decisione. L’attività
costante della partecipazione garantisce, stimola e
controlla la qualità della rappresentanza, a patto che
Oggi dopo altre esperienze amministrative, la più
entusiasmante da sindaca di Cesano Boscone, città di
25.000 abitanti, sono assessora all’Ambiente, nonché
presidente dell’ATO, di SACERT e del Parco Agricolo
Sud Milano. Durante questi anni di giunta Penati,
abbiamo ideato e sviluppato numerosi progetti
per la salute e il benessere ambientale dell’area
metropolitana milanese, ne voglio citare solo alcuni:
il progetto di forestazione urbana “il metrobosco”, la
rete di sportelli per il cittadino che dà informazioni
accreditate sul risparmio energetico “infoenergia”, il
“mutuo a-profitto” che prevede lo sconto totale degli
interessi bancari per interventi di riqualificazione
energetica degli edifici, ma anche i programmi di
educazione alimentare, lo sviluppo della “filiera corta”
per un consumo sostenibile dei prodotti agricoli, il
marchio di qualità ambientale delle aziende del Parco
Agricolo Sud Milano e il piano delle “3 R”, riduzionericiclo-riuso, per la piena autonomia provinciale in
tema di rifiuti.
Siamo in un difficile momento economico e sociale,
possiamo decidere di affrontarlo con pressapochismo
oppure trasformare le difficoltà in opportunità,
giocando le nostre carte migliori e facendo del
problema energetico, ad esempio, una leva di risparmi
per le famiglie e per le imprese tramite lo sviluppo
delle energie rinnovabili e della innovazione e
sperimentazione delle nostre piccole e medie imprese.
Mi piace pensare di esprimere in questo modo
“l’ambientalismo del fare” che vuol dire avvalersi
della ricerca, dell’innovazione, della tecnologia,
per realizzare quello sviluppo sostenibile che può
coniugare i bisogni del presente con le necessità delle
generazioni future.
la partecipazione non sia fittizia o carsica o stagionale,
ma entri nel campo dell’assunzione delle decisioni.
E’ una questione di cultura più profonda, di un
modo diverso di stabilire le agende della politica, di
scegliere le priorità, di gestire le attività, di istituzioni
e amministrazioni, che, costituite in base a un diverso
concetto di genere, adottino comportamenti diversi.
Avere chiaro in mente lo stato attuale dei rapporti di
genere in seno alla democrazia e capire in che modo
possano e debbano essere variati è importante quanto
individuare nuove forme politiche che combinano la
democrazia rappresentativa e partecipativa.
Credo che questo sia oggi il punto nodale, che qui si
giochi anche la partecipazione politica delle donne,
la trasformazione del concetto di rappresentanza nel
concetto di rappresentazione, di sè e dei valori che
possono portare nella società.
“Malamore”
di Concita De Gregorio
La violenza sulle donne, in questi ultimi
anni, è diventata una delle grandi emergenze sociali del nostro paese e non solo.
Leggiamo sempre più spesso di donne
maltrattate, sentiamo storie di violenza e di abusi e ci domandiamo cosa sia
necessario fare per fermare quello che
appare come un preoccupante segnale
di degenerazione della vita nelle nostre
città. Eppure, a ben vedere i dati sull’argomento, si tratta di un fenomeno che
riguarda più la vita domestica che non
le nostre strade, le nostre piazze o altri
luoghi pubblici.
Si tratta di una violenza che spesso si
consuma tra persone che si conoscono,
magari da lungo tempo, tra coppie consolidate, tra marito e moglie. Relazioni
violente, che durano nel tempo, a cui,
volendo, si potrebbe spesso anche sfuggire. Una volontà che però non trova mai
la forza di diventare davvero decisione.
Concita De Gregorio torna a indagare
le ombre dell’amore. Questa volta però
non dell’amore tra madri e figli, ma di
quello tra uomini e donne. Prova a indagare tutte le ragioni e i risvolti di un
amore che diventa violenza e a cui non
ci si riesce a sottrarre. E lo fa raccontando storie appassionanti e commoventi di
donne, famose e non, che nell’illusione
di cambiare una storia sbagliata hanno
per anni continuato a farsi del male.
Concita De Gregorio
Giornalista e scrittrice italiana. Cresciuta
a Livorno, si è laureata all’Università di
Pisa in Scienze Politiche ed ha iniziato
la professione nelle radio e tv locali toscane, passando poi al Tirreno dove, per
otto anni, ha lavorato nelle redazioni di
Piombino, Livorno, Lucca e Pistoia. Nel
1990 è passata al quotidiano la Repubblica, dove si è occupata di cronaca e
politica interna. Nel 2002 ha pubblicato
“Non lavate questo sangue”, diario dei
giorni del G8 a Genova e un racconto
per la rivista letteraria di Adelphi. Nel
2006 ha pubblicato per Mondadori “Una
madre lo sa”, tra i finalisti del Premio
Bancarella 2007.
Il 22 agosto 2008 viene ufficializzata la
nomina a direttore de L’Unità.
a cura della redazione
approfondiamo con ... 12
Parlare di età pensionabile si può
di Anna Maria
Ponzellini
Sociologa e docente
presso l’Università di
Bergamo
Parliamo di riforma dell’età pensionabile
delle donne. Si sa, il tema è delicato,
come si è potuto capire sia dalle voci di
protesta immediatamente suscitate sia,
all’opposto, dalla attenta circospezione
con cui, dopo il primo annuncio, è stato
trattato da gran parte del governo e anche
dall’opposizione (tanto da far pensare che
sia prevalso ancora una volta il discutibile
comune accordo a “lasciare le cose come
stanno”). E’ un peccato, perché davvero
potrebbe essere una buona occasione per
metter mano al nostro sistema di welfare
che, come tutti sappiamo, è stato costruito
in base al modello del “male breadwinner”,
ovvero del reddito maschile come unico
o principale cardine di protezione sociale.
Riformarlo potrebbe portare finalmente
alla luce il contributo sociale – e i bisogni
previdenziali – delle donne (e degli uomini)
che svolgono attività di riproduzione, tra
cui l’allevamento dei figli, le cure per gli
anziani e i non-autosufficienti. Certo, lo
“sconto” di cinque anni è un riconoscimento
– per quanto tardivo ed indifferenziato
– al contributo sociale delle donne, ma
già ora sono solo una parte quelle che ne
usufruiscono e saranno sempre meno, man
mano si va verso il sistema contributivo
totale. Perché allora non passare da un
risarcimento paternalistico ad un sostegno
al momento del bisogno? E accettare uno
spostamento graduale del limite d’età
(un paio d’anni?) in cambio di importanti
riequilibri del sistema: tra produzione
e riproduzione, tra uomini e donne, tra
diverse fasi del corso di vita, tra lavoro
dipendente e lavoro autonomo. In primo
luogo, innalzare la durata (a 18/24 mesi) e
l’ indennità (al 60/70% della retribuzione)
dei congedi parentali, in linea con gli altri
Paesi europei, come mezzo per aumentare
davvero le possibilità di scelta dei genitori
(pagare adeguatamente il congedo è anche
un modo per incentivare la partecipazione
dei padri alle responsabilità di cura). In
Donne In Quota
DonneInQuota nasce nel 2006
sull’onda dell’entusiasmo dopo il
corso “Donne Politica e Istituzioni”,
promosso dal Ministero delle Pari
Opportunità con le Università.
DonneInQuota è nata sia per
spingere le donne in politica sia per
sostenere le donne che sono già in
politica. Sono tutte donne brave e
competenti che però necessitano di
appoggio dal basso. DonneInQuota
nasce con ben in mente alcuni dati
di partenza: in tutti i Parlamenti
del mondo la percentuale di
donne era meno del 17% e il trend
indicava che, per raggiungere la
parità, avremmo dovuto aspettare
il 2068.
DonneInQuota è un’associazione
apartitica assolutamente trasversale:
le socie che ci lavorano provengono
da esperienze politiche differenti,
in essa si assommano le energie di
donne che sono impegnate nella
società a diversi livelli e ambiti, sia
nella vita amministrativa locale sia
nella vita civile.
Le iniziative che DonneInQuota ha
realizzato sono progetti importanti:
il ciclo d’incontri, tenutosi nel 2007,
sulla costruzione del femminile,
aveva come obiettivo di riflettere
sugli ostacoli e sugli stereotipi che
tutti i giorni abbiamo di fronte e su
come cercare di superarli. Abbiamo
lavorato insieme a UDI nella
raccolta firme per la proposta di
legge di iniziativa popolare “50&50:
ovunque si decide”; a livello locale
abbiamo sostenuto le donne che
in Consiglio Regionale hanno
lavorato per inserire un’ottica di
genere nello Statuto Regionale. Era
approfondiamo con ... 13
secondo luogo, assicurare la copertura
con contributi figurativi della maternità
e di tutti i periodi spesi nella cura, anche
al di fuori dal rapporto di lavoro: è il
passaggio più importante, perché significa
dare finalmente visibilità e riconoscimento
sociale alla attività di cura in sé, come
già avviene in molti Paesi (dove spesso è
prevista anche parziale remunerazione e
sostituzione ferie). Si potrebbe pensare
ad un forfait di due anni per ogni figlio
(e misure da studiare in caso di altri
impegni di cura). In questo modo, tra
l’altro, avrebbero garantita una copertura
previdenziale più adeguata anche le
lavoratrici e i lavoratori autonomi e
free-lance. Non credo in un welfare che
equipari forzatamente le donne agli uomini.
Non credo neanche in un welfare per la
donne. Credo in un welfare che tenga conto
– renda visibile e remuneri – il contributo
sociale delle donne. E che, per quanto
possibile, faccia aumentare il contributo
degli uomini alla cura.
un’occasione che non potevamo
perdere: abbiamo scritto lettere
ufficiali e comunicati, abbiamo
espresso le nostre ragioni durante
l’audizione concessaci davanti alla
Commissione Statuto, abbiamo
organizzato un dibattito sul tema
proprio nella sede della Regione
Lombardia. E l’obiettivo è stato
raggiunto.
Stiamo ora lavorando sul tema
della violenza contro le donne:
nostro è il progetto “Panni Sporchi”,
abbiamo aderito alla “Staffetta
UDI” e abbiamo l’ambizione di
allestire, per il passaggio della
staffetta a Milano, una mostra
sulla e contro la violenza sulle
donne: sarà un racconto narrato
attraverso le pagine dei giornali,
per smascherare le violenze di
genere nascoste tra le righe
Futuro@lfemminile
di Roberta Cocco
Direttore Marketing
Centrale Microsoft
Italia
dei giornalisti spesso digiuni di
tematiche di genere.
Abbiamo un sito e un blog.
Abbiamo bisogno, quindi, di
energie.
Per questo, oltre alle singole
donne che vorranno associarsi,
necessitiamo delle energie
di altre Associazioni, e con
entusiasmo diciamo: coinvolgetevi
e coinvolgeteci. Non solo per
dimostrare che le donne sono
capaci di fare rete, ma anche per
lavorare insieme e fare massa
critica.
www.donneinquota.org – info@
donneinquota.org – www.
donneinquota.org/blog
Futuro@lfemminile è il progetto di
responsabilità sociale promosso da Microsoft
e patrocinato dal Ministero per i Diritti e per
le Pari Opportunità, finalizzato a promuovere
il potenziale femminile attraverso l’uso delle
tecnologie. Il progetto è ormai al suo quarto
anno di attività e prosegue il suo impegno
nello stimolare il dibattito sulle differenze di
genere e sul digital divide in particolare.
Reso possibile da una fitta rete di relazioni
e partnership con istituzioni, associazioni,
aziende e Università, è un investimento
concreto e su più fronti, che testimonia
un’attenzione nuova nei confronti del mondo
delle donne. L’obiettivo di futuro@lfemminile
infatti è promuovere la tecnologia al servizio
delle donne, indicarne l’uso come strumento
di crescita e di qualifica professionale e
dimostrarne i vantaggi nella gestione delle
attività quotidiane.
Il progetto si declina in quattro aree di
intervento – Donne e lavoro, Donne e studio,
Donne e vita quotidiana, Donne in azienda –
nell’ambito delle quali promuove iniziative che
hanno l’ambizione di comunicare alle donne il
valore della tecnologia in maniera concreta.
In particolare l’attività di formazione
informatica ha l’obiettivo di favorire la
diffusione tra le donne di una conoscenza
pratica ed essenziale delle tecnologie
come supporto alla sfera personale e come
strumento per riproporsi sul mondo del
lavoro con una marcia in più. I corsi promossi
dal progetto hanno permesso di formare
migliaia di donne, contribuendo a favorire
l’alfabetizzazione digitale con le iniziative
mamme@web, impresa@donna, Impariamo
Internet... Impariamo word..., computer@
donna e Informatica in Comunità.
Accanto all’attività formativa ogni anno
futuro@lfemminile promuove iniziative
speciali che hanno l’ambizione di tenere vivo
il dibattito sul tema delle pari opportunità e
rafforzare lo spirito di servizio allo sviluppo
dell’economia digitale e alla diffusione dei
nuovi saperi che contraddistingue il progetto
fin dalla sua nascita.
approfondiamo con ... 14
Non calpestare i fiori…
di Marisa Oldani
Dirigente scolastico
Istituto Comprensivo
“Gianni Rodari” –
Vermezzo (Milano)
“In giro dovrebbero esserci dei cartelli con la scritta
”Non calpestare i bambini” come vicino alle aiuole
per i fiori, perché un bambino calpestato sarà un
grande appassito”
(Madre Teresa di Calcutta)
Troppo spesso la cronaca ha contribuito ad offrire
un’immagine della scuola piuttosto negativa.
La scuola come luogo di soprusi e divisione tra
i ragazzi, dove i più deboli venivano derisi ed
emarginati, fino a diventare oggetto di scherno
pubblico persino in rete.
Vorrei provare, per una volta, a capovolgere
questa tendenza. Due gli interrogativi che mi
pongo e cui cerco di rispondere. Quali sono i
valori della scuola nel contesto attuale? Quale
valore la società riconosce alla scuola? La società
attuale è in continua trasformazione. Impossibile,
quasi, pensare alla scuola com’era: l’unica
istituzione formativa. Né, oggi, si può immaginare
la scuola estranea ai rapidi cambiamenti sociali
caratterizzanti la società della conoscenza.
I documenti europei attribuiscono alla formazione
Associazione Amiche di ABCD
di Laura Ferrante
Consigliera dell’ANPI di Corsico
Amiche di ABCD è un’associazione senza
scopo di lucro. Nasce dalla volontà di
un gruppo di donne partecipanti al
corso ministeriale “Donne, Politica e
Istituzioni” organizzati presso l’Università
degli Studi di Milano-Bicocca, con la
quale attivamente collabora. Amiche
di ABCD si fonda sulla consapevolezza
che la componente femminile è
sottorappresentata nelle strutture politiche
italiane; obiettivo dell’associazione
è l’incremento della presenza delle
donne nelle Istituzioni politiche per
il conseguimento di una democrazia
paritaria e dunque compiuta nel nostro
paese; a tale scopo promuove e diffonde la
conoscenza delle problematiche legate ai
un’importanza fondamentale e delineano
traguardi ed obiettivi, scandiscono tempi precisi
per l’acquisizione. Il sistema scolastico italiano,
anche nelle recenti “Indicazioni” del Ministero
dell’Istruzione ,evidenzia la centralità della
persona che apprende.
La scuola non è solo un luogo di trasmissione di
contenuti, ma ambito di costruzione di relazioni,
spazio di espressione. Così immaginano la scuola
molti nostri alunni. L’Istituto Comprensivo è un
osservatorio e laboratorio di esperienze, dai più
piccoli agli adolescenti, ognuno cerca di costruire
“legami”.
Accogliere e sentirsi accolti: uno stile educativo da
vivere ogni giorno per testimoniare che è ancora
possibile prendersi cura di ciascuno.
Gli studenti chiedono di essere ascoltati: momenti
protetti in cui raccontarsi e raccontare vissuti ed
emozioni. All’adulto che “accoglie” questo loro
bisogno sanno dare fiducia. Numerose rilevazioni
promosse da progetti o nell’ambito di azioni
specifiche della L. 285/87 hanno individuato nelle
esperienze di ascolto e nella relazione significativa
con adulti una risposta positiva. La scuola è in
grado di accompagnare i ragazzi nel superamento
del disagio, che non nasce solo da situazioni
vincoli di accesso delle donne alle carriere
in ambito politico ed economico. Svolge
azione informativa sui temi delle politiche
di genere organizzando dibattiti, convegni,
seminari, manifestazioni, presentazioni di
libri. Incoraggia le donne a occuparsi di
politica e sostiene le donne che sono già
in politica. Nel 2006 ha aiutato le proprie
socie candidate durante la loro campagna
elettorale per le amministrative di Milano
e due di loro sono state elette consigliere;
altrettanto si propone di fare in occasione
delle prossime elezioni amministrative.
Ha partecipato attivamente alla raccolta
di firme per la campagna “50&50
ovunque si decide”. Lavora in rete con
altre associazioni per il raggiungimento
comune degli obiettivi senza dispersione
di energie. Partecipa alle discussioni
istituzionali che riguardano le politiche
di genere quali la stesura di regolamenti,
leggi e a questo proposito ha organizzato,
approfondiamo con ... 15
di svantaggio, ma minaccia anche ragazzi
benestanti.
Da questa relazione scaturisce la motivazione ad
apprendere. Nella bottega artigiana, un tempo,
l’apprendista apprendeva dal maestro l’arte e i
trucchi del mestiere. Porsi traguardi di sviluppo di
competenze significa attivare percorsi e processi
di apprendimento in cui l’adulto si pone come
“facilitatore”.
L’autonomia offre alle scuole gli strumenti per
conseguire il fine del successo formativo con e per
gli studenti.
La scuola, il dirigente scolastico in particolare,
è chiamata a costruire attraverso il Piano
dell’Offerta Formativa , orizzonti di senso condivisi
con le famiglie con Enti ed Agenzie educative del
territorio, senza trascurare gli studenti.
Fare scuola è una sfida educativa: la scuola
intende essere un luogo di unione, non di
separazione, luogo di formazione di persone
capaci di sentire l’altro come compagno di viaggio
che arricchisce il tessuto umano delle relazioni,
luogo di promozione dell’apprendimento in un
clima di relazioni significative, quale condizione
indispensabile, conducendoli progressivamente
verso l’assunzione di responsabilità dell’età adulta.
insieme a DonneInQuota un dibattito
pubblico “Più donne in politica contro la
violenza”, dando inizio ad un percorso che,
in collaborazione con le università Bicocca
e Statale, intende sollecitare la Regione
Lombardia a varare una legge contro la
violenza sulle donne.
www.amichediabcd.org
[email protected]
Facebook: Amiche di Abcdi
dalla prima pagina
“Non è una questione femminile”
di Filippo Penati
nella sola provincia di Milano rappresentano il 43 per cento della forza
lavoro.
Nonostante questo faticano a entrare nei centri decisionali, a contare
quanto i colleghi. Questo purtroppo è tanto più vero in politica dove
la diffidenza verso le donne ha una tradizione consolidata, dura
a morire. A noi sta il compito di adoperarci perché le donne siano
davvero rappresentate, possano mostrare a tutti la loro passione, il
rigore e le competenze.
E’ necessario che questa ricchezza si esprima: da una parte lasciando
loro gli spazi per affermarsi in politica e dall’altra creando nella
società le condizioni perché tutte abbiano le stesse opportunità degli
uomini di affermarsi. Non dobbiamo più dare per scontato che chi
decide di impegnarsi in politica, ma lo stesso principio potrebbe valere
per le professioni, debba sostenere la fatica di reggere da sola lavoro e
famiglia o, peggio, debba omologarsi a un modello maschile.
Non è questa la strada da seguire: affermazione significa possibilità di
esprimere la propria complessa identità. Sedere nei centri decisionali
per le donne non deve più essere una difficile conquista. Non deve
comportare la rinuncia a una parte di sé. Usando un paradosso potrei
dire che il vero traguardo da raggiungere è la scomparsa della battaglia
per la rappresentanza delle donne.
Si sarà realizzata una democrazia compiuta quando non ci sarà più
bisogno di chiedere una loro maggiore presenza nella vita politica del
Paese.
dalla prima pagina
“Una ricchezza per il nostro futuro”
di Arianna Censi
più semplicemente, saranno stimolate a sostenere altre donne
capaci di rappresentarle in modo sempre più efficace.
Anche se qualcuno ritiene che la presenza femminile nella
nostra provincia sia già “buona” rispetto ad altre parti del Paese,
sappiamo che molto resta da fare per raggiungere una reale
parità.
Per questo deve aumentare la capacità delle donne di comunicare
e di farsi sentire ma deve, soprattutto, proseguire quel processo di
cambiamento culturale che è stato solo avviato.
Per questo è importante che le donne siano ancora più numerose
nella politica, nelle professioni, nei luoghi dove si prendono le
decisioni: crediamo infatti che lo sviluppo del territorio passi
anche da qui.
... dalle altre pagine 16
Disabilità come opportunità
• da pagina 3
dizioni soggettive della persona ma negli ostacoli che la società tutta frappone alla libera espressione di sé e della cittadinanza attiva, la sessualità e la maternità sono condizioni ancora troppo
spesso negate per le donne con disabilità e questo porta con sé molto dolore, una ferita molto
profonda nella propria identità di donne. Tra le donne che mi hanno “accompagnata” nel mio
percorso istituzionale, molte mi hanno descritto questa sensazione di sentirsi quasi “trasparenti”
o “asessuate”.
Alcune di loro, però, proprio a partire da queste paure sono riuscite a far emergere appieno se
stesse e le proprie capacità; la loro esperienza di vita è una testimonianza diretta di come – e lo
dico usando le parole di una di loro – “….valga la pena soffrire, scalare le montagne e non isolarsi
in ghetti, di come sia importante diffondere il valore della diversità, elemento essenziale per la vita
nella sua globalità”.
La capacità di inventarsi o reinventarsi una vita, di usare la diversità come una ricchezza, come
qualcosa di speciale e di unico per ciò che non si ha, non è ancora alla portata di tutte perché
richiede risorse ed energie personali che ancora non sempre si riesce ad esprimere. Per il momento,
almeno.
Per alimentare queste potenzialità ancora “sotto traccia”, per favorire l’espressione di queste risorse
bisogna fare “empowerment” cioè rinforzare le capacità delle singole persone perché acquisiscano
maggior potere sia a livello individuale che sociale.
E’ anche fondamentale costruire insieme una società più vivibile, alla portata di tutti: una città
senza barriere, infatti, migliora la qualità della vita non solo delle persone con disabilità ma anche
ad esempio delle mamme con il passeggino e degli anziani.
Le donne e le minori con disabilità sono soggette a quella che viene definita una “discriminazione
multipla”. La Convenzione Internazionale dei diritti delle persone con disabilità ne prende atto in
un articolo specifico e invita i vari Paesi ad agire per abbattere ogni discriminazione. Su questi
temi ho organizzato, insieme ad Arianna Censi, in questi anni incontri nei quali è stato dato spazio
e “voce” alla testimonianza diretta di donne che hanno lottato e si sono impegnate per divenire
protagoniste attive in tutti gli ambiti: chi nell’arte, come la danzatrice Simona Atzori o la musicista
Silvia Zaru, chi nel sociale come la Presidente dell’Associazione Unità Spinale (AUS) di Milano Giovanna Oliva, chi in un’ottica internazionale come Rita Barbuto ed Emilia Napolitano. L’esperienza
e la passione di queste donne può essere riassunta nelle parole pronunciate durante uno dei nostri
incontri che insegnano molto a tutte noi “Non mi ferma nessuno. Si può e si deve continuare a
vivere, anche da sedute. La disabilità sta dentro di noi, bisogna soltanto cambiare prospettiva”.
Il bilancio di genere: uno strumento
strategico per le pari opportunità
• da pagina 5
Primo; Cinisello Balsamo; Peschiera
Borromeo; San Donato M.se; San
Giuliano M.se; Trezzo sull’Adda – ed
ha portato alla realizzazione di un
Manuale per gli Enti Locali che presenta strumenti analitici ed esempi
applicativi per una lettura compleUna cultura attenta al genere
• da pagina 10
sentare una spinta ulteriore verso la promozione di una cultura attenta al genere
e volta alla valorizzazione delle differenze
all’interno delle Amministrazioni pubbliche; permette inoltre di attestare che
ta e trasversale in ottica di genere dei bilanci e delle politiche dei
Comuni (http://temi.provincia.milano.it/donne/progetti/documenti/
manuale_Gender_Budgeting.pdf).
Questa metodologia è stata utilizzata anche per la prima esperienza
di bilancio di genere del Comune di
Corsico, che si sta concludendo in
queste settimane.
l’innovazione negli strumenti normativi a
sostegno delle azioni positive ed in particolare l’obbligatorietà della promozione di
pari opportunità per i datori di lavoro pubblici, possono divenire traino di un’evoluzione culturale nell’ottica di genere anche
nel settore privato.
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Elett@ N. 2 - Città metropolitana di Milano