GIANCARLO VECERRICA Vescovo di Fabriano-Matelica Le Beatitudini per una vita nuova Orientamenti pastorali 2014-2015 In copertina: Beati voi.... 2013 Cappella Seminario Diocesano Opera di Massimo Melchiorri Carissimi sacerdoti e amici tutti! Anche quest’anno vi giunge un mio testo per illuminare il bel cammino insieme che stiamo svolgendo con grande soddisfazione.Ve lo presento. 1) Perché abbiamo scelto il tema delle Beatitudini Evangeliche. Con le Lettere Pastorali degli anni passati (Cfr. Chiesa torna ad educare-Libreria Editrice Vaticana) e con gli Orientamenti Pastorali di questi ultimi anni, ho cercato sempre di dare indicazioni per il cammino pastorale annuale, seguendo le varie tematiche proposte dal Papa e dai Vescovi italiani. Dopo i temi del Credo (2012-13) e del Padre Nostro (2013-14), quest’anno (2014-2015), continuando il metodo dei mercoledì della fede, propongo a tutta la Diocesi il tema delle Beatitudini Evangeliche. Questo lavoro pastorale, seguendo sempre il nostro stile comunionale, è fiorito dalle Assemblee di Clero e dagli incontri del Consiglio Pastorale Diocesano. Inoltre questa immersione nelle Beatitudini intende dare continuità al Convegno Ecclesiale Marchigiano, svolto l’anno scorso, ed essere una buona preparazione al V Convegno Ecclesiale Nazionale che avrà come titolo In Gesù Cristo il nuovo umanesimo che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015. Inoltre, ci aiuterà ad entrare nel vivo del tema sulla famiglia che sarà svolto dai due sinodi (ottobre 20142015), indetti da papa Francesco. 3 2) Che cosa sono le Beatitudini Evangeliche. Sono la proposta di Gesù per la civiltà dell’amore, cioè per un umanesimo nuovo. Papa Francesco ha proposto, nella catechesi del 6 agosto 2014, le Beatitudini, perché in esse “c’è tutta la novità portata da Cristo e sono la strada che Dio indica come risposta al desiderio di felicità insito nell’uomo”. Il Papa continuava ancora così: “Come Mosè aveva stipulato l’alleanza con Dio in forza della legge ricevuta sul Sinai, così Gesù, da una collina in riva al lago di Galilea, consegna ai suoi discepoli e alla folla un insegnamento nuovo che comincia con le Beatitudini. Mosè dà la Legge sul Sinai e Gesù, il nuovo Mosè, dà la Legge su quel monte, sulla riva del lago di Galilea”. 3) Quale metodo usiamo quest’anno? Continueremo il metodo consolidato dei mercoledì della fede: - ogni sera, all’ora di cena, la famiglia riunita legge le Beatitudini, fino ad impararle a memoria, come ha raccomandato Papa Francesco: “Noi siamo abituati a imparare i Dieci Comandamenti, ma non siamo abituati a ripetere le Beatitudini. Proviamo invece a ricordarle e a imprimerle nel nostro cuore”. - ogni settimana si creino Gruppi dei mercoledì della fede nelle parrocchie e negli ambienti per svolgere la riflessione su una delle Beatitudini al mese, 4 seguendo questo testo degli Orientamenti Pastorali. - un mercoledì al mese si partecipa all’incontro in Cattedrale per confrontarci con Testimoni che ci manifestano come la novità delle Beatitudini è entrata nella loro vita. 4) A cosa serve questo programma? Il Programma Pastorale è un aiuto metodico per crescere insieme nell’amore a Cristo, alla Chiesa e al mondo. Occorre un metodo di lavoro, cioè una continuità con una guida, ma tenendo sempre presente che tutto questo ha lo scopo di farci crescere nel dono della fede, perché ci sono fedeli che hanno abbandonato il cammino educativo della Chiesa e così hanno perso o nascosto la fede; altri si impegnano con la vita delle parrocchie o della Diocesi, ma la loro preoccupazione è l’organizzazione o la ricerca di un piccolo potere. Questo modo di essere cristiani è anticristiano, perché fa perdere di vista l’unica cosa necessaria. In questo campo c’è da convertirsi, c’è da cambiare: invece che preoccuparsi tanto delle rivendicazioni sulla vita della Chiesa, ci si deve preoccupare dell’educazione alla fede, nell’umiltà del servizio e nell’obbedienza semplice e pura a quanto il Papa e il Vescovo ci propongono. Papa Francesco così ha parlato ai vescovi italiani il 19 maggio scorso: “Fratelli, se ci allontaniamo da Gesù Cristo, se l’incontro con Lui perde la sua freschezza, finiamo per toccare con mano 5 soltanto la sterilità delle nostre parole e delle nostre iniziative. I piani pastorali servono, ma la nostra fiducia è riposta altrove: nello Spirito del Signore che, nella misura della nostra docilità, ci spalanca continuamente gli orizzonti della missione”. Il Papa ha detto anche un’altra cosa importante che ci fa tremare: “Ne siamo convinti: la mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande, l’eresia che deturpa il volto del Signore e dilania la sua Chiesa. Nulla giustifica la divisione: meglio cedere, meglio rinunciare disposti a volte anche a portare su di sé la prova di una ingiustizia, piuttosto che lacerare la tunica e scandalizzare il popolo santo di Dio”. Con grande passione ho lavorato con voi, sacerdoti e laici, e sono tanto soddisfatto per la crescita della comunione tra noi, che fa fiorire nuove vocazioni. Questa è stata la mia grande preoccupazione: la comunione sincera, vera e appassionata, come San Pietro la proponeva ai primi cristiani: “E infine siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili. Non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma rispondete augurando il bene. A questo infatti siete stati chiamati da Dio per avere in eredità la sua benedizione” (1 Pt 3,8-9). Così io desidero essere con voi e mi auguro che anche voi abbiate questo desiderio da realizzare e vi dico: buona conversione e buon lavoro pastorale. 6 LETTURA DEL TESTO Gli Evangelisti che ci consegnano le beatitudini sono Luca e Matteo. Entrambi vestono queste parole di Gesù di colori culturali particolari, densi di forti significati per le comunità alle quali si rivolgono. Un esempio: Luca inizia dicendo: si fermò in un luogo pianeggiante; Matteo invece: Gesù salì sulla montagna. L’ambientazione topografica è diversa, Luca parla di Gesù che vede arrivare moltitudini da ogni dove, le quali portavano malati fisici e indemoniati per esser guariti, quasi a voler dire loro che la guarigione avviene tramite la beatitudine che a breve enuncerà e che la vita, non vissuta alla luce della fede, diventa un decisivo allontanamento da Dio, poiché Luca stesso affermerà: Guai a voi! Matteo invece colloca Gesù sul monte, sul luogo della presenza di Dio; parole forti, dense d’amore che il Signore ha per i suoi figli, per coloro che sono in situazioni difficili e umanamente precarie e disagevoli, loro sono Beati, a loro concede grandi doni. La parola beato non vuole intendere come comunemente possiamo pensare, uno stato di vita elevatissimo, concesso solo a pochi, ma meglio tradotto con siate felici (dal greco ‘makários’ «felice, beato»), e l’ebraico rende meglio il significato con il termine ‘ashrê (cose felici a...). Una sola annotazione letteraria è necessaria per la seconda parte delle beatitudini, mentre cioè dalla II all’VIII ottava beatitudine il compimento è futuro, dovrà avvenire (saranno consolati, erediteranno la terra, troveranno 7 misericordia, ecc...), nella prima beatitudine leggiamo: siate felici poveri, perchè vostro è il regno dei cieli; la motivazione è al presente, si sta compiendo. Perché? Ce lo spiega il Card. Ravasi: «La spiegazione è nello status stesso dei poveri: essi fanno già parte di quel Regno di Dio che Cristo è venuto a inaugurare nel presente storico, ma la liberazione dal male che la povertà comporta, si compirà quando il regno avrà raggiunto la sua pienezza nel futuro escatologico, cioè nella meta suprema, allorché Dio «asciugherà ogni lacrima e non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate». Quest’anno il metodo stilistico-pastorale offerto è diverso dallo scorso anno perché nei nostri mercoledì della fede non avremo maestri che ci spiegheranno le Beatitudini dal punto di vista biblico-esegetico, ma avremo dei testimoni che ci parleranno di come vivono il Vangelo delle beatitudini attraverso la loro vita ed il loro apostolato. Il testo si apre enunciando la beatitudine tratta dalla versione di Matteo e successivamente con una lettura moderna che mette in evidenza la seconda parte della beatitudine come dono del Signore per coloro che avranno vissuto secondo un particolare stile di vita. Una citazione della Scrittura ed un Padre della Chiesa o grande scrittore, anticipano l’introduzione e la meditazione, suscitando degli interrogativi per la riflessione personale. Poiché questo è uno strumento pastorale dalla pretesa educativa, seguono 8 una serie di brevi riflessioni traendo spunto dal Catechismo della Chiesa Cattolica, dalle parole di Papa Francesco, da una riflessione legata al nostro territorio (Diocesi, zone pastorali, Parrocchie, Gruppi e associazioni e movimenti laicali), da una testimonianza di vita di un santo, modello di beatitudine, fino a trasformare la beatitudine in preghiera. Non mancano brevissime provocazioni per le attività pastorali con bambini, giovani e famiglie perché questo testo sia in un certo senso di tutti, ed anche riferimenti ad opere artistiche, cinematografiche e letterarie che danno un approfondimento ed una contestualizzazione alla beatitudine affrontata così che questa scenda più profondamente anche nel nostro quotidiano tessuto sociale. INCONTRI IN CATTEDRALE Di seguito le date dei Mercoledì della Fede alle ore 18.30 per ascoltare le testimonianze di illustri ospiti che vivono la beatitudine della vita cristiana. Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì 17 22 19 17 21 11 18 Settembre Ottobre Novembre Dicembre Gennaio Febbraio Marzo 9 10 1 Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli Dio offre il Regno dei cieli a coloro che sono poveri di fronte a Lui «Cercate il Signore voi tutti, umili della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l’umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore». Sofonia 2,3 «Povero non è chi non ha nulla, ma chi desidera molto. Ricco non è chi possiede molto, ma chi non ha bisogno di nulla». (Giovanni Crisostomo) INTRODUZIONE E MEDITAZIONE Il fine che Gesù vuole raggiungere con questa prima beatitudine non è quello del pauperismo o dell’afflizione globale o la persecuzione di massa. Egli non fa un elogio alla miseria, poiché essa è stata superata dall’evangelica condivisione, dalla comunione, dalla solidarietà. Il superamento della miseria è l’apertura al giudizio escatologico finale che ha come icona il buon samaritano. Gesù intende darci un grande sostegno, uno slancio fortissimo in tutte quelle situazioni in cui la vita diventa difficile e angusta. La beatitudine non avviene 11 con il possesso di beni materiali o con la totale alienazione di questi, bensì con la capacità di avere un cuore libero e puro, capace di vivere un equilibrio morale tale da esser distaccato dal possesso di ogni forma di ricchezza terrena. La beatitudine della povertà nasce solo quando si è sereni indipendentemente del poco o tanto che si abbia. La povertà non è quella economica poiché ci sono tantissimi benestanti infelici, arrabbiati, soli, schiavi del loro possesso che si spingono ad ingiustizie, guerre, separazioni per lo stesso denaro. Spesso pensiamo che i soldi possano comprare anche la giustizia, la libertà, un futuro migliore, la salute, la lunga vita e perché no, anche una vita dopo la morte. Le parole di Gesù parlano di una benedizione che non è futura, ma che è attuale per coloro che la vivono: Beati i poveri in spirito perché di essi è [e non sarà] il regno dei cieli. Certo non è automatismo o una conseguenza, ma è un concreto sostegno per coloro che nella povertà possono sconfortarsi o addirittura disperare. Gesù ci apre ad una vita diversa, ad un oggi che non è fine a se stesso ma ad una concreta realtà che ci attende nel Regno dei Cieli, quando il Signore ci giudicherà non per i nostri granai pieni, o per i nostri master, ma per l’amore a Lui stesso che vive nei poveri: «ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e in carcerato e mi avete visitato» (cfr. Matteo 25). Coraggio allora, oltre che per tutti coloro che non 12 possono procurarsi il pane quotidiano, o sostenere il futuro dei figli, anche per coloro che soffrono per la loro salute, per malattie psichiche, per vari disagi famigliari, per le nuove malattie come: tossicodipendenza, alcolismo, dipendenza da gioco d’azzardo, violenza sui minori, coloro che sono accusati ingiustamente, e soprattutto ai giovani che oggi sono i veri poveri in tutto; coraggio perché, in Cristo, nostro è il Regno dei Cieli. INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE Quali sono i poveri d’oggi? Nei nostri luoghi di lavoro o comunità quali sono le povertà che incontriamo? C’è una povertà materiale che dilaga nelle nostre comunità (mancanza di lavoro, di alimenti primari, di una casa, di farmaci adeguati, di una giusta compagnia, ecc...). Cosa stai facendo nel tuo concreto per eliminarla? C’è una povertà in spirito che è un abbandono del proprio egocentrismo, l’aprirsi all’altro che è bisognoso di te, il vivere una vita dignitosa ed austera, l’affidarsi totalmente a Dio. Come vivi concretamente questo spirito evangelico? Vivere le Beatitudini a livello sociale vuol dire rinunciare all’accumulo ingiustificato di capitale economico, abbandonare le logiche errate dello sperpero immotivato di denaro come nel gioco d’azzardo, aprirsi al sostegno 13 delle risorse del proprio territorio e dire sì ai vari mercati equi e solidali, alle Banche Etiche, sostenere con il proprio ingegno nuove forme di lavoro per aprire nuovi mercati economici, ecc... Cosa comporta nella tua vita tradurre così questa beatitudine? SPUNTI PER IL DIALOGO E L’APPROFONDIMENTO Catechismo della Chiesa Cattolica «L’amore della Chiesa per i poveri [...] appartiene alla sua costante tradizione. Si ispira al Vangelo delle beatitudini, alla povertà di Gesù e alla sua attenzione per i poveri. L’amore per i poveri è anche una delle motivazioni al lavoro come dovere per rendere partecipi dei beni chi si trova in necessità. Tale amore per i poveri non riguarda soltanto la povertà materiale, ma anche le numerose forme di povertà culturale e religiosa. [...] L’amore per i poveri è inconciliabile con lo smodato amore per le ricchezze o con il loro uso egoistico». (cfr. CCC 2443-2449) Papa Francesco «Se parliamo dei corrotti politici o dei corrotti economici, chi paga questo? Pagano gli ospedali senza medicine, gli ammalati che non hanno cura, i bambini senza educazione. Loro sono i moderni Nabot, che pagano la corruzione dei grandi. E chi paga la corruzione di un prelato? La pagano i bambini, che non sanno farsi il 14 segno della croce, che non sanno la catechesi, che non sono curati. La pagano gli ammalati che non sono visitati, la pagano i carcerati che non hanno attenzioni spirituali. I poveri pagano. La corruzione viene pagata dai poveri: poveri materiali, poveri spirituali». (16 Giugno 2014) Beati i poveri... di casa nostra Dal primo giorno in cui la crisi economica ha iniziato a piagare il nostro territorio, il Vescovo e la Chiesa locale hanno totalmente dato il loro contributo e la loro attenzione a coloro che hanno perso il lavoro e ai giovani che non riescono a creare nuove prospettive sociali. Io come sto collaborando con la Chiesa locale, con la mia parrocchia, con il mio movimento per sostenere i nuovi poveri del nostro territorio? Le zone pastorali, che si stanno fondando e definendo nel territorio diocesano, come possono sostenere le gravissime difficoltà sociali con le quali ogni giorno si confrontano e scontrano? Come cristiani impegnati nel sociale o nella vita politica stiamo dando il massimo a chi vive in situazioni di disagio o continuiamo, invece, ad arricchire i nostri portafogli? Testimonianza Madre Teresa di Calcutta Madre Teresa di Calcutta (nome di battesimo Agnese Gonxha), nacque nel 1910 nella cittadina macedone di Skopje. Entrata nel 1928 nella congregazione delle Suore di Loreto (irlandesi), venne invia- 15 ta a Dajeeling, in India. A trentasette anni, Suor Teresa indossò per la prima volta un “sari” (veste tradizionale delle donne indiane), andava in giro chiedendo cibo e medicine, mendicando per curare e sfamare i suoi poveri. Aprì una scuola, all’aria aperta, sotto un albero. La sua abitazione era una baracca sterrata e lì portò quelli che non erano accolti negli ospedali. Nell’autunno del 1950, Papa Pio XII autorizzò ufficialmente la nuova istituzione, denominata “Congregazione delle Missionarie della Carità”. Durante l’inverno del 1952, un giorno in cui andava cercando poveri, trovò una donna che agonizzava per la strada, troppo debole per lottare contro i topi che le rodevano le dita dei piedi. La portò all’ospedale più vicino, dove, dopo molte difficoltà, la moribonda venne accettata. Molti progetti della Madre si stavano realizzando, ma mancava forse quello più ambizioso: togliere i lebbrosi, i suoi figli prediletti come li definiva, dagli slum. Grazie ad aiuti e premi, nacque “il villaggio della pace viene” che ospitava più di 400 famiglie lebbrose. Il profumo della carità di Madre Teresa aveva raggiunto ormai i cinque continenti, dove oggi sono presenti più di 4000 dei suoi religiosi e religiose. Dopo aver speso la sua vita per i “poveri più poveri”, Madre Teresa morì a Calcutta il 5 settembre 1997. Il 19 Ottobre 2003 Giovanni Paolo II la proclamò “beata”. 16 Preghiera Vuoi le mie mani? Signore, vuoi le mie mani per passare questa giornata aiutando i poveri e i malati che ne hanno bisogno? Signore, oggi ti dò le mie mani. Signore, vuoi i miei piedi per passare questa giornata visitando coloro che hanno bisogno di un amico? Signore, oggi ti dò i miei piedi. Signore, vuoi la mia voce per passare questa giornata parlando con quelli che hanno bisogno di parole d’amore? Signore, oggi ti dò la mia voce. Signore, vuoi il mio cuore per passare questa giornata amando ogni uomo solo perché è un uomo? Signore, oggi ti do il mio cuore. (Madre Teresa di Calcutta) BEATI VOI TUTTI Bambini Nel mondo c’è troppa ingiustizia, lo sappiamo. Tante povertà crescono sempre più intorno a casa tua. Mettendoti insieme con qualche tuo compagno e parlandone con i tuoi genitori, cerca una famiglia, o un amico in difficoltà, impegnati all’aiuto concreto iniziando a rinunciare a qualcosa di tuo per trasformarlo in sostegno per chi è meno fortunato di te. Giovani Vivendo in relazione con altri coetanei, i giovani si trovano a compiere scelte personali ed a volte di 17 gruppo, ma spesso sono spinti a compiere il minimo sforzo per un rendimento massimo. Questa scelta è profondamente egocentrica, non tiene conto dell’altro, non dà spazio alla gratuità e all’essere altruisti. Solo attraverso il dono di sé, il servizio, la comunione, si cresce come uomini del futuro. - Perdonaci, Signore, se vogliamo fare sempre da soli, senza riscoprire i talenti che Tu ci hai donato, ed aiutaci a superare l’eccesso di costose mode e ingiustificati sprechi per aprirci ai bisognosi ed esser liberi di dialogare con Te. Famiglie Nella nostra casa come usiamo i nostri beni materiali? Le nostre cose (soldi, casa) li gestisco per me, in forma egoistica o sono capace di metterli in comunione con l’intera famiglia? Come la nostra famiglia si apre anche ad altre famiglie che necessitano di beni, prima per loro stesse e soprattutto per i loro figli? LA CULTURA DELL’ESSER BEATI Arte Giotto, San Francesco dona il manto ad un povero. 1290. Assisi, Basilica superiore. Giotto attraverso la sua pittura documentativa della vita di San Francesco racchiude nel gesto di questa opera la testimonianza del valore della povertà, dell’umiltà e della bellezza della vita vissuta nell’essenziale. 18 Filmografia Miracolo a Milano (Vittorio De Sica) La vecchietta Lolotta trova un bambino sotto un cavolo e lo alleva. Ma alla sua morte il bambino Totò finisce in un orfanotrofio; ne esce giovinetto. Totò vive poi tra i barboni della periferia milanese, dalla quale un giorno sgorga un getto di petrolio. L’industriale Mobbi acquista il terreno e fa sloggiare i baraccati con l’aiuto della forza pubblica. Invocato da Totò, lo spirito di Lolotta scende dal cielo e gli consegna una colomba bianca con la quale egli compie i miracoli più sorprendenti. I poveri vedono esaudito ogni loro desiderio. Una sua distrazione però di nuovo permette la cattura dei poveri; ma la colomba torna, così gli amici, liberati, si innalzano in volo verso il regno della bontà. 19 Letteratura F. Mauriac, Vita di Gesù, 1984 Vi ricordate di quel che dice Mauriac nella Vita di Gesù - altro libro che si può leggere utilmente - vi ricordate la pagina sulle beatitudini, dove Gesù su in alto alla collina dice «Beati... beati...» e intanto tutta la gente arriva e gli ultimi che arrivano sono gli sciancati, i down, i vecchi, e siccome arrivano da ultimi stanno in fondo e tendono l’orecchio perché non sentono bene, L’unica parola che sentono è una parola che Cristo ripete ogni tanto con un’arsi di voce, alzando la voce: «Beati...» e sentono «Beati... beati... beati...». E questo li tende ancora di più, li fa tendere con tutta la loro anima, ma non sentono il resto. Così descrive Mauriac quella pagina di Vangelo. (don Luigi Giussani) 20 2 Beati gli afflitti perché saranno consolati “La consolazione di Dio supera ogni afflizione umana” «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio». 2Corinzi 1, 3-4 «Per un dolore vero, autentico, anche gli imbecilli qualche volta sono diventati intelligenti. Questo sa fare il dolore». (Fëdor Dostoevskij) INTRODUZIONE E MEDITAZIONE La traduzione nella lingua corrente di questa seconda beatitudine dice: “Beati quelli che sono nella tristezza perché Dio li consolerà”. Quando Gesù parla non vuole semplicemente consolare coloro che sono nell’afflizione come se il ricercarla e il procurarsela fosse un vero e proprio valore. Gli afflitti di cui si parla sono tutte quelle persone che soffrono per i peccati che commettono; 21 sono tutti gli uomini e le donne che riconoscono le loro colpe e soffrono per aver deviato dall’Amore di Dio. La nostra fede c’insegna che Gesù viene a dare un senso ai nostri dolori. Lui, uomo dei dolori che ben conosce il patire, che ha sudato sangue nell’orto degli ulivi accogliendo la volontà del padre, è l’esempio dell’accettazione e della fedeltà alla propria missione nonostante la sofferenza. È un invito a rifugiarsi in Lui, e in Lui ricercare consolazione e sollievo nella prova. Ad ognuno di noi è dato di soffrire: sofferenze fisiche ed interiori dovute a malattie, rapporti difficili in famiglia e nella società. Sono sofferenze alle quali non sfuggono né i ricchi né i potenti, ma è l’assenza di Dio che le rende ancora più drammatiche e tragiche. Ecco allora che questa beatitudine ci apre al coraggio, alla non afflizione, al non sentirci soli e abbandonati e ci guida al salmo 23 che dice: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla... tu sei con me... mi dai sicurezza... abiterò nella tua casa». Queste parole cadono su cuori sofferenti, sulle nostre ansietà, sulle nostre paure e insicurezze, sille nostre miserie e debolezze umane che ci rendono schiavi di noi stessi. Coraggio allora! INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE Come reagisci davanti al dolore che sperimenti in te e attorno a te? Perché, Signore, non fai nulla per i mali del 22 mondo? chiedeva un uomo al Signore. Egli ha risposto: non è vero che non faccio niente, ho fatto te! Che pensi di questo aneddoto? Hai mai sperimentato un momento più forte degli altri di solitudine? Di abbandono? Come hai reagito? Cosa hai imparato? Hai mai sperimentato di sentirti consolato da Dio? SPUNTI PER IL DIALOGO E L’APPROFONDIMENTO Catechismo della Chiesa Cattolica «Le beatitudini rispondono all’innato desiderio di felicità. Questo desiderio è di origine divina; Dio l’ha messo nel cuore dell’uomo per attirarlo a sé, perché egli solo lo può colmare. «Noi tutti certamente bramiamo vivere felici, e tra gli uomini non c’è nessuno che neghi il proprio assenso a questa affermazione, anche prima che venga esposta in tutta la sua portata» (Sant’Agostino). «Come ti cerco, dunque, Signore? Cercando te, Dio mio, io cerco la felicità. Ti cercherò perché l’anima mia viva. Il mio corpo vive della mia anima e la mia anima vive di te» (Sant’Agostino).«Dio solo sazia» (San Tommaso d’Aquino). (cfr. CCC 1718) Papa Francesco «Andiamo oggi a casa con queste due icone: Davide che piange e l’altro capo della sinagoga, che si getta davanti a Gesù, senza paura di diventare una vergogna 23 e far ridere gli altri. In gioco entrano i loro figli: il figlio della figlia. E con queste due icone diciamo: “Credo in Dio padre...”. E chiediamo allo Spirito Santo - perché soltanto è lui, lo Spirito Santo - che ci insegni a dire “Abba, Padre!”. È una grazia! Poter dire a Dio “padre!” col cuore è una grazia dello Spirito Santo. Chiederla a Lui!». (4 Febbraio 2014) Beati gli afflitti... di casa nostra Molto spesso ci capita di esser convinti che le persone beate siano coloro che ridono, che sono spensierate, che hanno molti soldi e riteniamo che loro sanno vivere meglio di altri, meglio di noi. Questa però non è la felicità, ma lo è la capacità di sostenere ed aiutare coloro che sono nell’afflizione. Come collaboro con il mio parroco, con la mia zona pastorale, con il mio gruppo o associazione, a sollevare la frizione di chi è schiacciato da molti problemi morali fisici o psichici? Quali gesti concreti compio con le persone che mi sono accanto, con i fratelli della mia comunità, perché anche loro possano essere beati perché consolati, certamente da Dio, ma anche un po’ da me? Testimonianza Massimiliano Maria Kolbe Massimiliano Maria Kolbe nasce nel 1894 a Zdunska-Wola, in Polonia. Entra nell’ordine dei francescani e, mentre l’Europa si avvia a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, Kolbe 24 dà vita al «Cavaliere dell’Immacolata», periodico che raggiunge, in una decina d’anni, una tiratura di milioni di copie. Nel 1941 è deportato ad Auschwitz. Qui è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Nel campo di sterminio Kolbe offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Muore pronunciando «Ave Maria». Sono le sue ultime parole, è il 14 agosto 1941. Giovanni Paolo II lo ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo». La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte. Preghiera Salmo 4 Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia: dalle angosce mi hai liberato; pietà di me, ascolta la mia preghiera. Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? Perché amate cose vane e cercate la menzogna? Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele: il Signore mi ascolta quando lo invoco. Tremate e non peccate, sul vostro giaciglio riflettete e placatevi. Offrite sacrifici di giustizia e confidate nel Signore. Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene?». Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Hai messo più gioia nel mio cuore 25 di quando abbondano vino e frumento. In pace mi corico e subito mi addormento: tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare. BEATI VOI TUTTI Bambini Ci sono molti giochi o videogiochi che sono molto violenti e ci rendono spesso aggressivi verso i nostri amici. Proviamo innanzitutto a giocarci un po’ meno, e magari diamoci da fare con energia quando abbiamo da consolare un nostro amico. Ce ne sono tanti da consolare, chi è messo da parte nel tuo gruppo, chi non ha molte possibilità, chi non è bravo nello sport come te, una persona anziana, ecc... e vedrai che Gesù consolerà loro attraverso la tua buona volontà. Giovani Non sono d’accordo con alcuni miei colleghi che descrivono i ragazzi di oggi incapaci di affrontare tutto ciò che costa fatica e fuggono appena avvertono l’odore del sacrificio. Mi pare piuttosto giusto affermare che essi abbiano vicino persone che li tengono il più lontano possibile da ogni minima sofferenza. Prima o poi rimangono soli, anche se circondati da mille attenzioni. Soli, soprattutto, ad affrontare il dolore e la fatica che la vita non risparmia a nessuno, neppure ai più piccoli e deboli. Soli perché non 26 trovano chi si mette al loro fianco, non a risolvere tutto con la bacchetta magica, ma ad aiutarli a tirare fuori da loro stessi il meglio per affrontare ogni difficoltà. (Luigi Maria Peri, psicologo) Famiglie C’è un atteggiamento di fondo che ogni famiglia dovrebbe avere, insegnare, far circolare: la nostra felicità non dipende e non proviene da un’altra persona o da altre cose. Quando io metto la mia sicura attesa e la mia ricerca di felicità solo nel coniuge, nei figli, nei genitori, negli amici, nel successo, nei soldi o in un altro, io sono esposto alla delusione, perché ho confidato su elementi che non hanno il potere di darmi la vera gioia, ma solo momenti di appagamento. Aspettare che siano gli altri a farmi felice o che risolvano i miei problemi sono false aspettative. E’ necessario mettersi nelle mani di Dio per sentirsi sollevati dalla tristezza, dalla delusione. 27 LA CULTURA DELL’ESSER BEATI Arte Edvard Munch - L’urlo. 1893. Museo Munch Oslo (una delle quattro versioni. Munch, definito il pittore dell’angoscia, dipinge quello che nella generazione contemporanea è stato assunto come quadro simbolo della disperazione dell’animo umano. Temi di vita quali paura, morte, malinconia ed ansia sono stati ampiamente meditati dall’artista, il quale però non rinuncia neanche ad esplorare l’amore, forse quale stato di consolazione e riscatto? Filmografia La vita è meravigliosa (Capra Franck) Tratto dal racconto The Greatest Gift, scritto nel 1939 da Philip Van Doren Stern, è considerato uno dei film più ispiratori, popolari e amati del cinema 28 americano, la cui visione è divenuta tradizionale durante il periodo natalizio. La trama è incentrata su George Bailey, un uomo nato e cresciuto in una piccola cittadina rurale che, dopo aver rinunciato per tutta la vita a sogni e aspirazioni pur di aiutare il prossimo, colto dalla disperazione, è sul punto di suicidarsi la sera della vigilia di Natale. In suo soccorso, grazie alle preghiere sue e di amici e familiari, arriverà un angelo custode mandato da Dio. Letteratura Romano Guardini, Ritratto della malinconia, 2006 «Senza questo mistero, il più incomprensibile di tutti, noi saremmo incomprensibili a noi stessi. Il nodo della nostra condizione si avvolge e si attorce in questo abisso, sicché l’uomo e più inconcepibile senza questo mistero di quanto questo mistero non sia incomprensibile per l’uomo». Con tali parole. Guardini presentava questo breve libro in cui, di contro a letture solo psichiatriche o estetizzanti, rivendica la necessità di una interrogazione filosofica della malinconia in grado di svelarne il senso metafisico. 29 30 3 Beati i miti, perché erediteranno la terra La terra appartiene a chi vive nella mitezza «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri». (Galati 5, 22.-25-26) «Devo essere duro con me stesso, tenero con gli altri». (Domenico Savio) INTRODUZIONE E MEDITAZIONE È veramente necessario riuscire a comprendere chi è il mite secondo la figura e la tradizione di Gesù. È colui che, secondo il messaggio delle beatitudini, avrà in eredità la terra. Molto spesso confondiamo una persona mite con chi è debole, calmo, timido, colui che non prende mai delle posizioni, sottomesso. La mitezza è invece da considerare come la non violenza, la decisione di non usare la forza è di colui che ha in Dio la sua forza. Dirà Gesù: «imparate da me che sono mite e umile di cuore». 31 Nella sacra scrittura Dio sceglie quasi sempre, il fratello minore; concede il diritto a colui che, secondo le logiche dell’uomo, non lo ha. Sceglie Giacobbe invece che Esaù, Giuda al posto di Ruben, Davide invece dei fratelli. Ci lascia stupiti pensare che Dio dona la terra a queste persone, a questi miti. Com’è possibile questo? Secondo il Vangelo solo a queste persone appartiene il mondo. Gli avidi, i materialisti, i violenti, gli arrivisti non possono conquistarlo per l’eternità, magari per un breve tempo, ovvero quello della vita terrena. Ma sempre la storia ci insegna che coloro che hanno conquistato con la forza le cose del mondo prima o poi le hanno dovute abbandonare. Solo il dono dell’umiltà, questo dono straordinario che viene dal Vangelo, è la vera ricchezza dell’umanità. Il mite è colui che vive in una spiritualità evangelica, è colui che riceve in dono la sapienza di Dio, colui che sta lontano dal male e fa il bene. Come ricorda San Paolo: la mitezza è l’atteggiamento del cristiano. INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE È proprio del cristiano che scrutando nelle periferie più lontane, e talvolta vicine, che riscopriamo sentimenti di vendetta, di orgoglio, di egoismo allo stato puro. Potrebbe accadere che tu senta l’istinto di ripagare con la stessa moneta il tuo fratello? Esser miti è certo un dono, ma anche una conqui32 sta nell’esperienza di vita. Hai fatto più spesso esperienze di docilità e mitezza, oppure ti reputi aggressivo, guerrafondaio, impulsivo? La qualità della vita, secondo te, passa attraverso la qualità delle relazioni? Perché? La mitezza non è debolezza, ma la forza che viene dal Crocifisso. Non è rinuncia alla lotta, ma scelta di uno stile di vita cristiano per combattere il male, ne sei cosciente? SPUNTI PER IL DIALOGO E L’APPROFONDIMENTO Catechismo della Chiesa Cattolica «La beatitudine promessa ci pone di fronte a scelte morali decisive. Essa ci invita a purificare il nostro cuore dai suoi istinti cattivi e a cercare l’amore di Dio al di sopra di tutto. Ci insegna che la vera felicità non si trova né nella ricchezza o nel benessere, né nella gloria umana o nel potere, né in alcuna attività umana, per quanto utile possa essere, come le scienze, le tecniche e le arti, né in alcuna creatura, ma in Dio solo, sorgente di ogni bene e di ogni amore: «La ricchezza è la grande divinità del presente; alla ricchezza la moltitudine, tutta la massa degli uomini, tributa un omaggio istintivo. Per gli uomini il metro della felicità è la fortuna, e la fortuna è il metro dell’onorabilità. [...] Tutto ciò deriva dalla convinzione che in forza della ricchezza tutto è possibile. La ricchezza è quindi uno degli idoli del nostro tempo, 33 e un altro idolo è la notorietà. [...] La notorietà, il fatto di essere conosciuti e di far parlare di sé nel mondo (ciò che si potrebbe chiamare fama da stampa), ha finito per essere considerata un bene in se stessa, un bene sommo, un oggetto, anch’essa, di vera venerazione» (John Henry Newman)». (cfr. CCC 1723) Papa Francesco «Voi potete fare la domanda: “Padre, qual è l’arma per difendersi da queste seduzioni, da questi fuochi d’artificio che fa il principe di questo mondo? Da queste lusinghe?”. L’arma è la stessa arma di Gesù: la parola di Dio - non dialogare - ma sempre la parola di Dio e poi l’umanità e la mitezza. Pensiamo a Gesù, quando gli danno quello schiaffo: che umiltà, che mitezza! Poteva insultarlo, no! Soltanto una domanda, mite e umile. Pensiamo a Gesù nella sua Passione. Il suo Profeta dice “come una pecora che va al mattatoio”. Come una pecora che va al mattatoio”. Non grida, niente: l’umiltà. Umiltà e mitezza. Queste sono le armi che il principe del mondo, lo spirito del mondo non tollera, perché le sue proposte sono proposte di potere mondano, proposte di vanità, proposte di ricchezze male acquisite, sono proposte così». (4 Maggio 2013). Beati i miti... di casa nostra Nelle nostre famiglie abbiamo i mezzi e i beni che i nostri nonni non hanno avuto, dunque dovremmo essere molto più felici di loro, ma ci rendiamo conto che a volte questo non avviene: perché? Abbiamo 34 fatto tanto per costruire la nostra casa, per arrivare a una certa posizione, per avere quel posto, per comprare la nostra auto. Ma se non abbiamo lo stile evangelico ci accorgiamo che tutto quello che abbiamo non ci basta più. Se non è lo stile della mitezza ad accompagnare le nostre scelte cadiamo nell’individualismo e nella chiusura di noi stessi. Come ci aiutano le nostre comunità ecclesiali a vivere questa beatitudine mettendo da parte la corsa al potere, il vedere il fratello come uno scoglio da superare piuttosto che un compagno di strada? Testimonianza Papa Giovanni XXIII Angelo Roncalli nacque a Sotto il Monte, il 25 novembre 1881, figlio di poveri mezzadri. Il 28 ottobre 1958 salì al soglio pontificio, assumendo il nome di Papa Giovanni XXIII. Nel 1964 con coraggio apostolico avviò il Concilio Vaticano II, un evento epocale nella storia della Chiesa. La sera dell’inaugurazione del Concilio così saluta la gente raccolta in piazza San Pietro: «Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: Questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza». Giovanni XXIII è per tutti credenti e non credenti testimone della bontà accogliente e misericordiosa di Gesù. «la mia persona ripete spesso non conta niente, è un fratello che vi parla, un fratello divenuto padre per volontà del Signore». Morì il 3 35 giugno 1963. Un breve ma intenso pontificato, durato poco meno di cinque anni, in cui egli riuscì a farsi amare dal mondo intero. È stato beatificato il 3 settembre del 2000 e canonizzato il 27 aprile 2014. Preghiera Preghiera dell’Abbandono Padre mio, io mi abbandono a te fa di me ciò che ti piace. Qualunque cosa tu faccia di me, Ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto. La tua volontà si compia in me, in tutte le tue creature. Non desidero altro, mio Dio. Affido l’anima mia alle tue mani Te la dono mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore perché ti amo, ed è un bisogno del mio amore di donarmi, di pormi nelle tue mani senza riserve, con infinita fiducia perché Tu sei mio Padre. (Charles de Foucauld) BEATI VOI TUTTI Bambini Abbiamo un’idea diversa dei miti rispetto a quella di Gesù. Prova a non cercare solo i personaggi famosi, ma ad esser tu il mito più grande diventando mite. Se ti offendono non rispondere con un’offesa più grossa. 36 Se i tuoi amici giocano con le mani tu non rispondere con violenza e dì che non ti piace giocare così. Sii mite e diventerai il mito dei tuoi amici. Giovani Il mite gode scarsa simpatia tra i ragazzi. Gli preferiscono il mito, un personaggio dal fisico scolpito, dai tanti soldi e dal successo facile. Uno che non si fa mai mettere sotto i piedi e che, colpito, replica duro. Il più delle volte questi miti sono costruzioni immaginarie. Ci pensa la vita a riportare con i piedi per terra quelli che si costruiscono questi facili modelli. Essere miti significa sapere che non si è dei supereroi e che ogni gesto di potenza può incontrare un’altra potenza ancora più forte che la può sconfiggere. Il mite è il saggio che non confida nella forza ma in tutti quei valori che tendono a costruire piuttosto che a distruggere. (Luigi Maria Peri, psicologo) Famiglie Spesso i figli li lasciamo educare più dalle parole che dai gesti concreti che vedono compiersi in famiglia. Cosa insegniamo e testimoniamo ai nostri figli, mitezza evangelica o dominio sulle cose? Nel nostro rapporto all’interno della coppia quando ci capita di avere uno stile violento (in parole o in gesti) e quando uno stile di mitezza evangelica? La mitezza entra anche nel rispetto sia dell’altro che del creato: concretamente come rispettiamo l’ambiente che ci circonda? 37 LA CULTURA DELLESSER BEATI Arte March Chagal “Io e il mio paese”. 1918. New York, Museum of modern art Chagal è l’artista dei voli, dei movimenti morbidi e delle più belle situazioni di vita di relazione dell’uomo e dell’umanità col mondo naturale. Eppure Chagal appartenne ad un popolo perseguitato, ma questa rappresentazione di integrità con la terra e la volontà di benevolenza è la migliore testimonianza di mitezza che l’arte possa aver concettualmente rappresentato. 38 Filmografia Il colore della libertà - GOODBYE BAFANA (2007). È la storia dei lunghi 19 anni trascorsi nelle prigioni del Sudafrica da Nelson Mandela. Un uomo mite che, alla fine del suo calvario, ha ereditato la terra (ovvero: sia la libertà, e la carica di Presidente del nuovo stato del Sud Africa, oltre a infinite onorificenze, che un posto nella Storia). Letteratura Lev Tolstoj, Il Regno di Dio è in voi, 1988 Il Regno di Dio è in voi fu pubblicato per la prima volta nella nostra lingua nel 1894. Quanto Tolstoj tenesse a questa sua opera, messa all’indice e raramente citata nelle bibliografie ufficiali, è testimoniato dallo stesso autore. Il Regno di Dio è in voi rivela il dilemma di un testimone d’eccezione della crisi irreversibile di un regime che, di lì a pochi anni, avrebbe dato origine a una delle più grandi rivoluzioni della storia moderna. Nell’opera di Tolstoj ci sono la crisi del cristianesimo e l’annuncio del modernismo, i segni imminenti della trasformazione del socialismo in bolscevismo, echi di anarchismo, ma soprattutto la speranza di un mondo diverso. Migliore, sperabilmente. 39 40 4 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati Camminano integri coloro che si nutrono della giustizia «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Proclamerà il diritto con fermezza; «Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre». (Isaia 42, 1-3; 6-7) «Dobbiamo coniugare verità e giustizia. Non si offra come dono di carità ciò che è dovuto per giustizia». (Tonino Bello) INTRODUZIONE E MEDITAZIONE Mai come in un altro momento della storia questa quarta beatitudine sembra essere scritta per il tempo attuale. Sembra proprio anacronistica se dobbiamo paragonarla alle logiche della giustizia del nostro 41 mondo. Leggendola ci sembra che il Vangelo fantastichi, parli di cose aliene a questo mondo. Molte volte la realtà ci fa capire come per noi oggi è beato colui che è abile nel raggirare la giustizia e le leggi, è bravo colui che sa vincere sempre e in ogni modo, colui che se la sa cavare ingiustamente in ogni situazione. Questo è il senso dal proverbio che dice fatta la legge, scoperto l’inganno. Le leggi in fondo sono per i deboli: gli uomini potenti, le persone furbe, sembrano essere sempre al di sopra delle leggi e di ogni morale. Le parole di Gesù, in questa beatitudine evangelica, ci stimolano ad avere un alto desiderio di giustizia, il desiderio cioè che la vera giustizia trionfi sempre, che prevalga il desiderio di essere sempre contro le sopraffazioni, di non accettare compromessi, di non rimanere in silenzio in maniera omertosa, di avere una parola autentica ed efficace come la ebbe San Giovanni Battista; fu una parola scomoda per i potenti, ma giusta al cospetto di Dio, anche se costò la vita. La preghiera più alta e più bella, è quella del Padre Nostro: che sia santificato il suo nome, venga il suo regno, sia fatta la sua volontà, è il regno, è il nome di Dio non degli uomini. La sazietà non è quella dei potenti che si sentono forti e sicuri del loro potere, è la giustizia è quella che passa attraverso lo sguardo di Dio che osserva, vede e ama il povero, l’indifeso. Gesù ci invita ad essere chiari, onesti: «il vostro parlare sia sì, quando è si; e no, quando è no»; il di più viene dal diavolo. La verità è intimamente legata alla carità, e la carità quindi intimamente legata alla verità. Se non amo non sono capace di 42 essere vero; se però non parlo per amore e con amore, allora forse sto difendendo o promuovendo qualcos’altro. Un mondo quello in cui tutte le creature possano vivere con dignità e serenità: questo è il compimento della volontà di Dio su di noi. INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE Di cosa hai veramente fame e sete nella tua vita? Chi o cosa sazia questa sete? Come reagisci di fronte alle notizie drammatiche che entrano nella tua casa tramite i mezzi di comunicazione? Che effetto ti fa l’indifferenza della società di fronte a tali drammi? Cos’è la giustizia per te? Conosci il pensiero della Dottrina Sociale della Chiesa circa il tema della giustizia? Conosci l’enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate? SPUNTI PER IL DIALOGO E L’APPROFONDIMENTO Catechismo della Chiesa Cattolica «La giustizia sociale non si può ottenere se non nel rispetto della dignità trascendente dell’uomo. La persona rappresenta il fine ultimo della società, la quale è ad essa ordinata: « La difesa e la promozione della dignità della persona umana ci sono state affidate dal Creatore; di essa sono rigorosamente e responsabilmente debitori gli uomini e le donne in ogni congiuntura della storia». Il rispetto della persona umana implica il rispetto dei 43 diritti che scaturiscono dalla sua dignità di creatura. Questi diritti sono anteriori alla società e ad essa si impongono. Essi sono il fondamento della legittimità morale di ogni autorità: una società che li irrida o rifiuti di riconoscerli nella propria legislazione positiva, mina la propria legittimità morale. [...] È compito della Chiesa richiamare alla memoria degli uomini di buona volontà questi diritti e distinguerli dalle rivendicazioni abusive o false. [...] Il rispetto della persona umana non può assolutamente prescindere dal rispetto di questo principio: «I singoli» devono «considerare il prossimo, nessuno eccettuato, come “un altro se stesso”, tenendo conto della sua vita e dei mezzi necessari per viverla degnamente». (cfr. CCC 1929-1933) Papa Francesco «Quando la Chiesa perde il coraggio, entra nella chiesa l’atmosfera di tepore. I tiepidi, i cristiani tiepidi, senza coraggio... quello fa tanto male alla chiesa, perché se c’è il tepore, incominciano i problemi fra noi; non abbiamo orizzonti, non abbiamo coraggio, né il coraggio della preghiera verso il cielo e neppure il coraggio di annunziare il Vangelo. Siamo tiepidi... E noi abbiamo il coraggio di immischiarci nelle nostre piccole cose, nelle nostre gelosie, nelle nostre invidie, nel carrierismo, nell’andare avanti egoisticamente... in tutte queste cose; ma questo non fa bene alla Chiesa: la chiesa deve essere coraggiosa! Noi tutti dobbiamo essere coraggiosi nella preghiera, sfidando Gesù». (3 Maggio 2013) 44 Beati gli affamati della giustizia... di casa nostra Capita spesso durante le confessioni di ascoltare gente che dice: ho detto qualche bugia a fin di bene, per salvare la pace nella mia famiglia, con il mio ragazzo, con mia suocera. Solitamente rispondo dicendo che durante la crocifissione, accanto a Gesù non c’erano il buon ladrone e il cattivo ladrone, ma il ladrone che si pente e il ladrone che non si pente. Chi ruba non è mai buono, non è mai bravo. Chi commette un peccato non è mai buono. Non esiste una bugia a fin di bene, ma devo avere il coraggio di dire la verità usando i modi e i mezzi giusti. Nelle nostre attività pastorali, nei nostri gruppi e nelle nostre aggregazioni, riesco sempre ad essere testimone autentico della verità? Nella mia città, nel mio paese, nella mia comunità parrocchiale, nel mio lavoro, riesco ad essere giusto senza favorire gli amici, le persone che ritengo importanti? Sono disposto a dare una mano a coloro che sono nell’ingiustizia, a coloro che si adoperano per soggiogare e sottomettere i poveri e tutti coloro che non hanno una voce così alta da chiedere giustizia? È giustizia fare gli interessi personali, gli interessi economici di famiglia, gli interessi della propria azienda, del proprio lavoro a discapito dei poveri e di coloro che non hanno il necessario per vivere? Testimonianza Pino Puglisi Nasce a Brancaccio, Palermo, 15 settembre 1937. Divenuto sacerdote della Chiesa Palermitana, era ben conscio della pessima situazione della città, dilaniata 45 dall’azione delle cosche mafiose in cui era suddivisa oltre che dalla microcriminalità, e si diede subito a operare nel tessuto sociale, particolarmente in quello dei più diseredati o in cui comunque l’organizzazione della delinquenza era più radicata, portando ovunque buoni risultati. Attivo con speciale attenzione nella pastorale giovanile, riusciva a coinvolgere nei gruppi parrocchiali un sempre crescente numero di ragazzi togliendoli dalla strada (e quindi dalla criminalità) e mettendoli in guardia egli stesso della reale natura maligna delle organizzazioni da cui erano manovrati, oltre che dei pericoli in cui incorrevano. La sua fu una lotta aperta e dichiarata alla mafia che, sentendosi punta e minacciata da questo prete esemplare e dalla sua opera che si diffondeva rapidamente, commissionò così il suo massacro a Brancaccio il 15 settembre 1993. Uno dei suoi discorsi «La testimonianza cristiana è una testimonianza che diventa martirio. Infatti testimonianza in greco si dice martyrion. Dalla testimonianza al martirio il passo è breve, anzi è proprio questo che dà valore alla testimonianza.» Essa servirà a dar fiducia «a chi, nel profondo, conserva rabbia nei confronti della società che vede ostile... A chi è disorientato, il testimone della speranza indica non cos’è la speranza, ma chi è la speranza. La speranza è Cristo, e si indica logicamente attraverso una propria vita orientata verso Cristo». 46 Preghiera Salmo 85 Signore, sei stato buono con la tua terra, hai ricondotto i deportati di Giacobbe. Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati. Hai deposto tutto il tuo sdegno e messo fine alla tua grande ira. Rialzaci, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi. Forse per sempre sarai adirato con noi, di età in età estenderai il tuo sdegno? Non tornerai tu forse a darci vita, perché in te gioisca il tuo popolo? Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore. La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra. Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo. Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto. Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza. 47 BEATI VOI TUTTI Bambini Proviamo a fare un esperimento. Segna per una settimana i tuoi comportamenti con i tuoi amici di scuola o di oratorio. Terminata la settimana segna con il blu un + per le azioni giuste ed in rosso un – per quelle ingiuste. Riflettendoci un po’ capirai meglio che è necessario sforzarsi di essere più equilibrati nei gesti evitando di creare disparità ...sarai come una bilancia perfettissima che offre lo stesso peso sia a sinistra che a destra, sia ad un amico che ad un altro. Giovani Quando si parla troppo di una cosa, viene il sospetto che scarseggia sul mercato. Il caso della giustizia. Mai, come in questi ultimi anni, se ne parla. Sarà per la crisi del sistema giudiziario, per alcune sentenze incomprensibili, oppure perché è difficile rispettare questo valore? Tutti invocano una giustizia più giusta. Da parte degli altri. Ma non da se stessi. Ci si auto-assolve con troppa facilità rischiando di mescolare il bene e il male, gli interessi propri con il rispetto della verità. Contro questa malattia moderna, non ha senso chiedersi: Che cosa ci si guadagna a essere giusti, se gli altri fanno i furbi? Niente, in apparenza. Ma ci deve essere qualcuno che non si rassegni alle tante ingiustizie che colpiscono chi non ha un lavoro, un pezzo di pane, una casa per l’ingordigia degli altri. Il giusto si impegna, come può, per ridare questi 48 diritti a tutti. (Carlo Craeri, magistrato) Famiglie Quando in famiglia riesco a perdonare l’altro sperimento proprio una grande gioia; la nostra relazione si è solidificata; la situazione reciproca e personale è certamente divenuta migliore. È chiaro che questo non è automatico, ma richiede talvolta del tempo ed anche un vero cammino interiore, fatto di sacrifici e lacrime: «senza amore non si vive, ma senza dolore non si ama. Perciò occorre saper amare per vivere meglio, ma anche saper soffrire per amare di più» (Anonimo). LA CULTURA DELL’ESSER BEATI Arte Giuseppe Pellizza da Volpedo - Il quarto stato. 1901. Museo d’arte contemporanea Brera, Milano Quest’opera inizialmente intitolata “Il cammino dei lavoratori” è la rappresentanza del lavoro e dei diritti dei lavoratori per antonomasia. È simbolo della consapevolezza di una classe sociale che ha combattuto per la 49 rettitudine e contro l’ingiustizia di chi proclama un diritto con fermezza. Filmografia La mafia uccide solo d’estate (Pif) È una commedia drammatica che attraverso i ricordi d’infanzia del protagonista ricostruisce, in toni spesso paradossali e ironici, una sanguinosa stagione dell’attività criminale di “cosa nostra” a Palermo dagli anni ottanta fino ai primi anni novanta. Letteratura Primo Mazzolari, Un formatore di coscienze, 2012 Il volume propone materiali poco conosciuti e in gran parte inediti scritti da don Primo Mazzolari (1890-1959) riguardo ad alcuni grandi temi dell’educazione. Dopo aver proposto una sintesi della biografia del parroco di Bozzolo, l’autore esamina il ruolo centrale assegnato da don Mazzolari alla coscienza della singola persona, con il conseguente dovere di educare/educarsi alla coscienza, sia sul piano della fede e della morale, sia su quello della professione e dell’impegno sociale e politico. Il libro si sofferma sul rapporto che don Mazzolari intrattenne con gli insegnanti, per aiutarli a riflettere sul significato del loro lavoro e della loro missione pedagogica. Emergono importanti annotazioni come il “dovere” dell’intelligenza e la preminenza dei doveri professionali persino rispetto a quelli della militanza nella Chiesa. 50 5 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia Chi vive di misericordia, dona misericordia «Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo. Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio». (Giacomo 1,27; 2,12-13) «La misericordia di Dio è una fune lunga e forte. Non è mai troppo tardi per aggrapparsi». (Bruce Marshall) INTRODUZIONE E MEDITAZIONE Questa beatitudine sembra porsi in un modo particolare, diverso dalle altre. Sembra dirmi che se io non sono misericordioso con gli altri, essi non saranno misericordiosi con me. E nella percezione dell’altro non c’è soltanto il mio fratello o il compagno, ma c’è Dio. Se sono capace dunque di perdonare i miei fratelli, Dio perdona i miei peccati. Ma se non lo sono come potrò pretendere che Dio sia misericordioso verso di me? Certo questa è una logica molto 51 più umana che divina, Dio è capace di donare misericordia anche a chi non è misericordioso, ma questo suo dono di grande generosità è per sciogliere ed aprire il cuore di chi è chiuso nel peccato e, a sua volta, trasformarlo in un uomo di misericordia. Ci è più facile arrivare allora a donare per un dono maggiore, se pensiamo che anche noi siamo bisognosi del perdono degli altri, e soprattutto del perdono di Dio. Più mi rendo conto di essere bisognoso di perdono e misericordia, più sono aperto a donare perdono e misericordia ai fratelli. Quanto più ho sete di misericordia tanto più ho desiderio di offrirne agli altri. Mi piace anche abbinare la parola perdono con la parola guarigione. Ci sono delle ferite fisiche e morali che nessuna azione umana può rimarginare se non quella del perdono. Il dono grande della misericordia è la medicina più alta che cura le ferite del peccato. Penso al dono di Cristo, al suo perdono, al suo gesto di misericordia sulla croce, al suo desiderio di perdonare coloro che compivano quel gesto di crocifissione e non sapevano cosa stavano facendo. E allora tutti coloro che guarderanno al Cristo e richiederanno misericordia per i propri peccati riceveranno da Dio questo grande dono senza dimenticare che anche a noi spetta il dovere di soccorrere, comprendere, compatire perdonando settanta volte sette: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro celeste» (Lc 6,3). 52 INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE Hai mai sperimentato il desiderio di misericordia sia da parte di Dio che da parte di chi ti sta intorno? Perdonare è ancora possibile? Quanto razzismo, quanto odio, quante divisioni, quanti soprusi? È giusto dare sempre una possibilità a chi sbaglia oppure non bisogna sbagliare mai nella vita per viver bene? Ti è mai capitato di commettere un errore, uno sbaglio e non ricevere il perdono dopo il tuo pentimento? Hai mai riflettuto alla follia della croce? Padre, perdonali perché non sanno quel che fanno. SPUNTI PER IL DIALOGO E L’APPROFONDIMENTO Catechismo della Chiesa Cattolica «Il Vangelo è la rivelazione, in Gesù Cristo, della misericordia di Dio verso i peccatori. L’angelo lo annunzia a Giuseppe: «Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). La stessa cosa si può dire dell’Eucaristia, sacramento della redenzione: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati» (Mt 26,28). «Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha voluto salvarci senza di noi». L’accoglienza della sua misericordia esige da parte nostra il riconoscimento delle nostre colpe. [...] Come afferma san Paolo: «Laddove è abbon- 53 dato il peccato, ha sovrabbondato la grazia » (Rm 5,20). [...] Le opere di misericordia sono azioni caritatevoli con le quali soccorriamo il nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali. [...] «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto» (Lc 3,11). «Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, e tutto sarà puro per voi» (Lc 11,41). «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?» (Gc 2,15-16)». (cfr. CCC 1846-1848.2447). Papa Francesco «E quell’uomo, seduto al banco delle imposte, in un primo momento Gesù lo guarda e quest’uomo sente qualcosa di nuovo, qualcosa che non conosceva - quello sguardo di Gesù su di lui - sente uno stupore dentro, sente l’invito di Gesù: “Seguimi! Seguimi!”. In quel momento, quest’uomo è pieno di gioia, ma è anche un po’ dubbioso, perché tanto attaccato ai soldi. È bastato un momento soltanto, che noi conosciamo per come è riuscito ad esprimerlo il Caravaggio: quell’uomo che guardava, ma anche, con le mani, prendeva i soldi soltanto il momento nel quale Matteo dice di sì, lascia tutto e va con il Signore è il momento della misericordia ricevuta e accettata: “Sì, vengo con te”. È il primo momento dell’incontro, un’esperienza spirituale profonda». (5 Luglio 2013) 54 Beati i misericordiosi... di casa nostra Lo dobbiamo dire, molte persone che vivono ai margini della Chiesa ci guardano e ci giudicano per i nostri atteggiamenti, ci contestano spesso che noi uomini e donne di fede siamo meno buoni, meno generosi di perdono e di aiuto di coloro che non frequentano le nostre comunità. E con molta umiltà dobbiamo ammettere che spesso è vero. Nelle nostre parrocchie, nei nostri gruppi, quanto siamo aperti alla riconciliazione? Quanto siamo disposti a mettere da parte il nostro egoismo e a donare misericordia. Come vivo il mio rapporto con la confessione, il sacramento della riconciliazione? Noi cristiani cattolici praticanti siamo sempre i primi a prendere l’iniziativa del perdono oppure viviamo ancora sui piedistalli del nostro ego dove attendiamo la sottomissione dell’altro? Testimonianza Oreste Benzi Don Oreste Benzi nasce il 7 settembre 1925 a S. Clemente, vicino a Rimini, da una povera famiglia di operai. All’età 12 anni entra in seminario. Il 29 giugno 1949 riceve l’ordinazione sacerdotale. Fin da allora fu grande il suo interesse per gli adolescenti ed i giovani, per proporre loro “un incontro simpatico con Cristo”. Nel 1969 si dimise da ogni incarico per dedicarsi pienamente al nuovo ruolo di parroco, che mantenne fino al 2000, nel quartiere “Grotta Rossa” della periferia di Rimini. Dall’incontro con persone sole ed emarginate e con la disponibilità a tempo pieno di alcuni giovani, don Oreste guidò l’apertura 55 della prima Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII a Coriano, vicino a Rimini, il 3 luglio 1973. E’ stato il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII e suo Responsabile Generale fino al 2 novembre del 2007, giorno in cui è tornato al Padre. Lo abbiamo forse visto tante volte in TV, la proposta di don Oreste è davvero originale. Don Oreste, questo anziano prete romagnolo, alto e grosso, un telefonino cellulare per tasca, rosario sempre fra le mani, lunga veste nera e lisa, sguardo trafiggente e parlantina sciolta, passa per le strade della sua terra, raccoglie i tossici della piazza, incontra personalmente le prostitute mentre “lavorano” per strada, entra serenamente nelle discoteche domandando al dj tre minuti di intervallo per predicare il Vangelo, oggi è a Bologna, domani in Africa e dopodomani chissà dove... E tutto questo per creare delle “case-famiglia” dove delle coppie di sposi accolgano uno, due figli naturali e gli altri “comperati” già fatti e grandi, “acquistandoli” dall’orfanotrofio, dal manicomio, dalla piazza dei tossici o dal marciapiede. A queste persone non basta dare pane e lavoro: bisogna dare una famiglia. Ai poveri non più servizio ma condivisione! Preghiera Un cuore forte e grande O Cristo, per poterti servire meglio, dammi un cuore nobile. Un cuore forte, per aspirare ad alti ideali 56 e non a scelte mediocri. Un cuore generoso nel lavoro, per vedere in questo non un’imposizione, ma una missione che mi affidi. Un cuore grande nella sofferenza, per essere valoroso soldato davanti alla mia croce e sensibile cireneo per la croce degli altri. Un cuore grande come il mondo, per essere comprensivo delle sue fragilità, ma immune dalle sue idee e dalle sue seduzioni. Un cuore grande con gli uomini, leale ed attento con tutti, ma specialmente servizievole e dedito ai piccoli e agli umili. Un cuore mai centrato su di me, sempre adagiato in te, felice di servirti e di servire i miei fratelli, o mio Signore, per tutti i giorni della mia vita. Amen. (Ignacio Larranaga) BEATI VOI TUTTI Bambini Sappiamo bene che non solo i Santi sono buoni, ma anche noi possiamo impegnarci ad esserlo e diventare così capaci di offrire misericordia. Prova a 57 scrivere su di un quaderno chi possono essere gli amici, adulti o coetanei, che possono aver bisogno di te, e che cosa tu potresti fare concretamente per loro. Poi inizia ad operare, mettiti a disposizione di queste persone così come hai pensato e seminando la tua bontà, imparerai ad essere veramente misericordioso. Giovani «Chi ti salva è quella Presenza, certamente; proprio per questo si chiama misericordia. La parola misericordia è l’ultima parola che definisce il Dio vivente, che nessuna religione avrebbe mai potuto immaginare. L’estrema antitesi dell’immagine di Dio rispetto all’immagine di perfezione nostra, all’idea di giustizia nostra, è il perdono; tanto è vero che noi non ne siamo capaci, eccetto che ci diventi familiare la Sua presenza, allora diventiamo veramente capaci di perdono, diventiamo come Dio». (don Luigi Giussani) Famiglie Ci si scontra spesso in una famiglia, ed altrettanto spesso ci si scambia il perdono. Ma questo perdono è totalmente gratuito oppure è un perdono condizionato ad altre questioni personali? Entrambi prendiamo l’iniziativa di perdonarci oppure deve esser sempre uno dei due ad avere per primo l’iniziativa? Mi succede di restare intrappolato dentro il mio dolore ostacolando la riconciliazione? 58 LA CULTURA DELLESSER BEATI Arte Michelangelo Caravaggio - Sette opere di misericordia. 1606. Pio monte della misericordia, Napoli Michelangelo dipinge a Napoli questa tela nel suo modo consueto di rappresentazione ed osservazione del popolo. L’opera descrive, attraverso una serie di allegorie, sette opere di misericordia: seppellire i morti, visitare i carcerati, vestire gli ignudi, dissetare gli assetati, dar da mangiare agli affamati, curare gli infermi, ospitare i pellegrini. Filmografia Sette opere di Misericordia (F.lli De Serio) In una cinerea Torino periferica, Luminita è una giovane clandestina moldava che vive di espedienti e di piccoli furtarelli che garantiscono le entrate dei suoi padroni. Repressa e rabbiosa come un animale in gabbia, Luminita cova il desiderio di fuggire da quella situazione, ma per farlo ha bisogno di soldi e di una nuova identità. L’anziano Antonio, ridotto a un equilibrio precario da gravi problemi di salute che lo 59 costringono a frequenti cure ospedaliere, sarà per Luminita l’occasione giusta da sfruttare, nella prospettiva di una fuga dall’inferno. Il violento scontro iniziale, quello di due anime massacrate dalla vita e profondamente sole, lascerà però il passo a una comprensione fatta tutta di gesti e di silenzi, sospesa nel limbo di un’emarginazione sociale che cinge tutte le esistenze precarie in un unico abbraccio di solidarietà e comprensione. L’incontro si trasformerà dunque nel modo per salvare se stessi e l’altro dalla miseria umana in cui sempre si cade quando si vive ai margini, e la misericordia sarà il sentimento redentore di una salvezza spirituale, l’ultima carezza concessa ai due protagonisti. Letteratura Pierangelo Sequeri, La giustizia di agape, 2010. «Il giudizio - Matteo 25 - non ha bisogno di cavillare sul dono della fede e non sopporta sofismi sull’idealità sublime e impraticabile dell’amore altruistico: sancisce la giustizia incondizionata e suprema di agápe, in ragione della quale tutti sono giudicati, dentro la religione e fuori dalla religione. Il Signore si lascia incontrare nell’evidenza (universalmente disponibile) di una radice del mistero santo di Dio (in se stessa imperscrutabile) che è scritta sulle tavole della dedizione e della cura. In quel punto zero della grazia, universalmente offerta nella provocazione che viene dalla perdutezza dell’altro, si iscrive la salvezza di ognuno». 60 6 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio Il volto di Dio risplende in chi ha il cuore puro «Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo». (Matteo 15, 17-20) «Sii come un portinaio alla porta del tuo cuore e ad ogni pensiero che si affaccia, chiedigli: Sei dei nostri o dei nostri avversari?». (Evagrio Pontico) INTRODUZIONE E MEDITAZIONE Questa beatitudine ha aperto divari grandissimi nella riflessione e nella interpretazione di quello che veramente il Signore Gesù vuole comunicarci con questa indicazione. Tuttavia la parola puri di cuore non rende nessuna equivocità o confusione, anzi stimola maggiormente la ricerca e la riflessione per ciascuno di noi. 61 La riflessione più ampia si unisce alla virtù della purezza, alla castità, e quindi al comandamento che il Catechismo della Chiesa cattolica ci insegna dicendo: “non commettere atti impuri”. La radice di questo comandamento trova la sua forma primitiva in queste parole: “non commettere adulterio”: così si intendeva salvaguardare e tutelare l’unità della famiglia. Il tradimento, l’adulterio ne compromettono la stabilità e l’integrità ed oggi la società sembra camminare verso un’altra direzione, verso il modello di colui che è beato perché ha molte donne e viceversa, e molti amanti. Tanti sono i big, e non solo, che possono permettersi più relazioni sentimentali. Spesso queste relazioni di grandi uomini di spettacolo, sono solo motivate da benefici economici ed ecco allora uomini settantenni accompagnati, mano nella mano, da ragazze ventenni, trentenni. La virtù della castità non è un tabù, non è una limitazione della gioia di unirsi a una persona, o la volontà di Dio di privarci di vivere una relazione gioiosa e serena. Giovanni Paolo II così scrive al n. 33 della Familiaris consortio: «Secondo la visione cristiana, la castità non significa affatto né rifiuto né disistima della sessualità umana: significa piuttosto energia spirituale, che sa difendere l’amore dai pericoli dell’egoismo e dell’aggressività e sa promuoverlo verso la sua piena realizzazione». La castità non toglie nulla all’importanza e alla centralità della sessualità all’interno della coppia che invece ne necessita proprio perché sia ricca e carica di durevoli vitalità. 62 Questa beatitudine non si ferma però alla purezza corporea, ma prosegue anche verso un’altra forma di purezza, quella del cuore. Per gli ebrei il cuore era la parte intima dell’essere umano; la sede dell’intelligenza, dei pensieri, delle decisioni, delle buone o cattive inclinazioni. Per noi occidentali moderni la sede del pensiero invece è il cervello, mentre il cuore fa rima con amore, sentimento. E proprio il cuore è l’intimo dell’uomo che deve anelare alla benevolenza, all’onestà, alla sincerità nei rapporti con gli altri, alla disponibilità scevra da ambiguità, sotterfugi e macchinazioni nascoste. Purezza di cuore è allora sinonimo di schiettezza, limpidezza. È quanto Gesù ha insegnato: «La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!» (Mt 6, 22-23). INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE Dice San Paolo: Tutto è puro per chi è puro. Avere la coscienza limpida è la tua gioia più grande? Quanti sacrifici sei costretto a fare per questa gioia? Vivi con regolarità e apertura incondizionata del cuore il sacramento della Riconciliazione fonte di una rinnovata purezza? Fa paura, a volte, scavare nella propria coscienza, 63 penetrare le profondità del cuore per convertirsi ad una vita migliore. Ti lasci guidare da un sacerdote che ti accompagna a desiderare una vita più libera e bella? Sei aperto alla conoscenza piena e totale della tua vocazione, matrimoniale, sacerdotale, religiosa o qualunque essa sia? I nuovi mezzi di comunicazione, usati scorrettamente, non aiutano l’uomo alla valorizzazione del suo essere, ma a volte lo annichiliscono proponendo l’intimità umana solo per la trasgressione e la ricerca ingiustificata di un modo erroneo di sessualità. Ti senti libero rispetto a questa cultura della mercificazione dell’interiorità o talvolta ne sei vittima? Infine, il tuo sguardo è puro da non fermarti all’apparire nelle relazioni, ma a scendere nell’intimo dell’altro? SPUNTI PER IL DIALOGO E L’APPROFONDIMENTO Catechismo della Chiesa Cattolica «La sesta beatitudine proclama: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). I «puri di cuore» sono coloro che hanno accordato la propria intelligenza e la propria volontà alle esigenze della santità di Dio, in tre ambiti soprattutto: la carità, la castità o rettitudine sessuale, l’amore della verità e l’ortodossia della fede. C’è un legame tra la purezza del cuore, del corpo e della fede: I fedeli devono credere gli articoli del Simbolo, 64 affinché credendo, obbediscano a Dio; obbedendo, vivano onestamente; vivendo onestamente, purifichino il loro cuore, e purificando il loro cuore, comprendano quanto credono». Ai «puri di cuore» è promesso che vedranno Dio faccia a faccia e che saranno simili a lui. La purezza del cuore è la condizione preliminare per la visione. Fin d’ora essa ci permette di vedere secondo Dio, di accogliere l’altro come un «prossimo»; ci consente di percepire il corpo umano, il nostro e quello del prossimo, come un tempio dello Spirito Santo, una manifestazione della bellezza divina». (cfr. CCC 2518-2519). Papa Francesco «Cosa fanno gli ipocriti? Si truccano, si truccano da buoni: fanno faccia di immaginetta, pregano guardando il cielo, facendosi vedere, si sentono più giusti degli altri, disprezzano gli altri. “Mah”, dicono “io sono molto cattolico, perché mio zio è stato un grande benefattore, la mia famiglia è questa e io sono... Ho imparato... conosciuto il vescovo tale, il cardinale tale, il padre tale... Io sono...” si sentono migliori degli altri. Questa è l’ipocrisia. Il Signore dice: “No, quello no”. Nessuno è giusto da se stesso. Tutti abbiamo bisogno di essere giustificati. E l’unico che ci giustifica è Gesù Cristo». (18 Marzo 2014) Beati i puri di cuore... di casa nostra A volte per arrivare a conclusioni che a me sembrano giuste (o che mi faccio sembrar giuste), ricorro ad abili manovre, talvolta bugie (sempre a fin di 65 bene!... dico a me stesso), ad abili sotterfugi o evitando la verità affinché l’altro accetti esattamente quello che io ritengo giusto o che mi piace. L’operazione è scorretta, è una manipolazione; scoperta la manovra scoppierà un gran caos. Come vivo il valore assoluto della verità in tutto quello che faccio nella mia comunità parrocchiale o nella mia associazione? Sono limpido ed autentico? Mi spendo sempre per la verità piena e pura? Testimonianza Giovanna Beretta Molla Nasce a Magenta, Milano, 4 ottobre 1922. Limpida e graziosa. Così appare la dottoressa Gianna Beretta all’ingegnere Pietro Molla nei primi incontri. Si conoscono nel 1954 e si sposano a Magenta il 24 settembre 1955. Gianna, la penultima degli otto figli sopravvissuti della famiglia Beretta, nata a Magenta, è medico chirurgo nel 1949 e specialista in pediatria nel 1952. Continua però a curare tutti, specialmente chi è vecchio e solo. «Chi tocca il corpo di un paziente - diceva - tocca il corpo di Cristo». Gianna ama lo sport (sci) e la musica; dipinge, porta a teatro e ai concerti il marito, grande dirigente industriale sempre occupato. Vivono a Ponte Nuovo di Magenta, e lei arricchisce di novità gioiose anche la vita della locale Azione cattolica femminile. Nascono i figli: Pierluigi nel 1956, Maria Rita (Mariolina) nel 1957, Laura nel 1959. Settembre 1961, quarta gravidanza, ed ecco la scoperta di un fibroma all’utero, con la 66 prospettiva di rinuncia alla maternità per non morire. Mettendo al primo posto il diritto alla vita, Gianna decide di far nascere Gianna Emanuela. La mamma morirà il 28 aprile 1962. Preghiera Rimani con me Signore Rimani con me, Signore, ho bisogno di averti presente per non dimenticarti poiché tu sai con quanta frequenza io ti abbandono. Rimani con me, Signore poiché sono molto debole e ho bisogno del tuo aiuto e della tua forza per non cadere così spesso. Rimani con me, Signore, perché tu sei la mia vita e senza di te si affievolisce il mio fervore. Rimani con me, Signore, perché tu sei la mia luce e senza di te rimango nelle tenebre. Rimani con me, Signore, perché oda la tua voce e la segua. Rimani con me, Signore, perché voglio vivere per compiere la tua volontà ed affermare la tua giustizia. Rimani con me, Signore, e fà che il mio cuore ti ospiti con amore. (Chiara Bandera). BEATI VOI TUTTI Bambini Tante volte ci capita di fare dei pensieri poco belli su quello che abbiamo intorno o su chi ci circonda, 67 e talvolta quel che pensiamo, facciamo. Adesso è il momento di iniziare a contare... tra che pensiamo ad una cosa cattiva e tra che vorremmo farla contiamo fino a 8 (che sono le 8 parole buone di Gesù dette beatitudini); abbiamo così il tempo di decidere di non attuare quel pensiero poco buono, anzi, facciamo un’azione contraria a quanto pensato, un gesto positivo. Più penserai bene, più farai il bene. Giovani Un diamante vale... oro quando è privo di impurità. Anche se in esso non crescono i fiori, fa risplendere la luce e i colori dell’iride. Altrettanto è di una persona quando non è inquinata dalle infiltrazioni del male che soffocano l’anima e la rendono ostaggio di tutti i capricci quotidiani. Non lo è chi pensa: tutto è lecito e faccio ciò che voglio. Non lo è chi imbratta la felicità propria e degli altri con scelte egoistiche. Non lo è chi è affezionato ai propri errori tanto da non vederli più. C’è una purezza preziosa più dell’acqua di sorgente: zampilla in chi ha lo sguardo limpido, il cuore libero da ogni catena. (Fabio Corbelli, opinionista) Famiglie Anche nelle nostre case ben poca cosa sarebbe un appartamento pulito, senza alcuna imperfezione e bello, ma senza la sincerità, l’onestà, l’amore: ci sarebbe il superfluo senza il necessario! A cosa servirebbe un contegno di due sposi che quando ci sono 68 gli altri usano un linguaggio vellutato e apparentemente “perbene” ma nel loro cuore c’è la divisione e il disinteresse per l’altro? Chi esternamente si comporta anche male rispetto alla morale cattolica, ma frequenta tiepidamente la Chiesa e si mostra cattolico nell’apparenza e compie i doveri religiosi per farsi vedere a posto esteriormente, a posto secondo la legge, e non è puro di cuore, non riuscirà mai a vedere il volto di Dio. LA CULTURA DELL’ESSER BEATI Arte Beato Angelico L’Annunciazione a Maria. 1434. Museo Diocesano, Cortona. Abbiamo scelto quest’opera, e quindi l’immagine di Maria, quale simbolo supremo della purezza. Il Beato Angelico dipinge per la prima volta nella storia dell’arte, la Madonna nell’atto di accettazione dell’incarico che Le viene assegnato, Maria si mette a disposizione con un cenno di inchino e con le braccia incrociate al cuore. 69 Filmografia Ruggine (R. Gaglianone) Torino, estate 1977. In un cortile di un agglomerato-alveare della periferia, una banda di bambini si ritrova ogni giorno a giocare. Sono figli di immigrati meridionali, e nella banda ci sono ragazze, fratelli minori e capi. Il luogo magico è per i bambini il capannone della ditta di recupero di materiali ferrosi che sorge nelle vicinanze, e i bambini sono gli unici a sapersi orientare al suo interno. Poi un bambino scompare. Qualche settimana prima una bambina era stata ritrovata morta. I sospetti cadono su una specie di scemo del villaggio che però per i bambini è innocente... Letteratura Fedor Michajlov Dostoevskij, L’idiota, 1869 “L’idiota” non è solo un libro straordinario, ma una sfida al mondo che conosce soltanto valori materiali. Tutto il romanzo ruota intorno al protagonista, il principe Myskin, uno spirito puro, incapace di adeguarsi al cinismo, alla meschinità che dominano intorno a lui: con la sua disarmante bontà, la sua innocenza assoluta, egli aspira all’armonia totale. Myskin s’innamora della bellissima Nastas’ja, contendendola al passionale Rogozin. Nessuno si salverà dal male presente ovunque. Resta la vibrante lezione morale che, attraverso il suo personaggio, Dostoevskij ci ha dato. 70 7 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio Sono figli di Dio coloro che operano per la pace «La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tuttigli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti». (Romani 12,9-10.14.17-18) «Poiché la guerra nasce dalle persone, è nel loro animo che si deve costruire la pace». (Anonimo). INTRODUZIONE E MEDITAZIONE Il testo di questa beatitudine non vuole parlare di gente tranquilla, pacata che non dà mai problemi, ma letteralmente vuole parlare di coloro che operano, cioè di coloro che si danno da fare, si spezzano per mantenere o ristabilire la pace tra uomo e uomo, tra un popolo ed un altro popolo. È la beatitudine di coloro che si adoperano per ristabilire le sorti di due persone o di due popoli. La parola “shalom” in lingua ebraica, o “shalam” in arabo, o “shanti” in lingua in- 71 diana, non indica soltanto uno stato di benessere tra due persone, ma la pienezza della benedizione divina, ecco perché si usa quando ci si incontra per strada. Questa è una pace che si deve instaurare prima dentro di sé, in armonia con Dio e con il prossimo e anche con la natura. Chi è fuori dall’equilibrio psichico e umano non potrà mai essere un operatore di pace, ma chi vive un equilibrio spirituale ed umano potrà sì operare per la vera pace. Ecco perché coloro che fomentano l’odio, l’ingiustizia, la guerra sono folli, sono manchevoli di una entità intrinseca all’uomo, donata al momento del concepimento. Lo spirito del mondo ci propone una beatitudine della pace legata non all’amore, alla giustizia, alla concordia ma solo alla tranquillità personale. Molte sono le persone che istigano all’odio razziale, alla discriminazione tra il Sud e il Nord del mondo, all’egoismo personale, economico e sociale che costano centinaia e centinaia di vite umane. Chi non vive in pace e desidera rimanere in questo stato non è amico di Dio, anzi la beatitudine evangelica dice che non è figlio di Dio. Chi vive nella guerra e nell’ingiustizia è contro Dio, è un altro dio, è uno che si vuol mettere di fronte a Dio al suo pari, è un divisore, è un demonio. Essere un operatore di pace non è stare lontano dal male, stare lontano dalle questioni belliche, essere alieno ad una guerra sociale civile. Si è operatori di pace quando si compiono gesti concreti ed attuali perché questo valore sia riportato all’interno della comunità e della società civile. Amare la pace è mettersi talvolta nella 72 posizione scomoda di chi si esprime per difendere il debole, per far scoprire l’ingiustizia ed opera per farla cessare. Se non cessa l’ingiustizia non può esserci pace che non è pacifismo, ma qualcosa che l’uomo può raggiungere impegnandosi con costanza. INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE “La pace è un cantiere sempre aperto” affermava Giovanni Paolo II; quale pensi sia il tuo ruolo in questo cantiere? Per costruire la pace tra gli altri, devi esser in pace con te stesso, con le persone con le quali intessi relazioni quotidiane, con il tuo passato. Ti guardi mai dentro per risanare “vecchie guerre”? Gesù ci invita, oltre che a costruire la pace, anche a portarla nella case: quando entrate in una casa dite subito a quelli che vi abitano: “Pace a voi“ e così dice anche quando, dopo la risurrezione, incontra i suoi apostoli. Riesci ad esser un portatore di pace nella tua casa, nella case altrui? Riesci a comunicarla nel tuo luogo di lavoro, negli incontri quotidiani? SPUNTI PER IL DIALOGO E L’APPROFONDIMENTO Catechismo della Chiesa Cattolica «La pace terrena è immagine e frutto della pace di 73 Cristo, il «Principe della pace» (Is 9,5) messianica. Con il sangue della sua croce, egli ha distrutto in se stesso l’inimicizia, ha riconciliato gli uomini con Dio e ha fatto della sua Chiesa il sacramento dell’unità del genere umano e della sua unione con Dio. «Egli è la nostra pace» (Ef 2,14). E proclama: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). Coloro che, per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, rinunciano all’azione violenta e cruenta e ricorrono a mezzi di difesa che sono alla portata dei più deboli, rendono testimonianza alla carità evangelica, purché ciò si faccia senza pregiudizio per i diritti e i doveri degli altri uomini e delle società. Essi legittimamente attestano la gravità dei rischi fisici e morali del ricorso alla violenza, che causa rovine e morti». (cfr. CCC 2305-2306). Papa Francesco «Noi oggi siamo venuti a pregare per i nostri morti, per i nostri feriti, per le vittime di quella pazzia che è la guerra! È il suicidio dell’umanità, perché uccide il cuore, uccide proprio il messaggio del Signore: uccide l’amore! Perché la guerra viene dall’odio, dall’invidia, dalla voglia di potere, e - tante volte lo vediamo - anche da quella ricevono il potere. [...] “Caino, dov’è tuo fratello?”. Oggi possiamo sentire questa voce: il nostro Padre Dio che piange, che piange per questa nostra pazzia, che ci dice a tutti noi “ Dov’è tuo fratello?”; Che dici a tutti potenti della terra: “Dov’è vostro fratello? Cosa avete fatto!». (2 Giugno 2013). 74 Beati gli operatori di pace... di casa nostra Essere un operatore di pace è una delle vocazioni intrinseche ad ogni cristiano, ad ogni uomo che prega e che si rivolge a Dio. Cristo è la nostra pace, è lui la pace del mondo, e noi come comunità cristiana viviamo di questa entità di Dio? Siamo chiamati ad essere suoi figli, siamo chiamati a essere suoi nella pace. Nelle nostre comunità cristiane, nelle nostre parrocchie, nelle nostre associazioni e movimenti, quanto viviamo in pace? Quanto siamo pronti a mettere da parte il nostro posto tranquillo e comodo e partire alla ricerca di una riconciliazione tra parenti e amici, persone vicine e lontane? Quante volte ci capita di essere in guerra tra i nostri movimenti, tra le nostre parrocchie, tra i nostri gruppi dimostrando di essere nella chiesa solo per apparenza, di essere figliastri di Dio non per natura, non per adozione, ma per una errata condotta di vita? Testimonianza Piergiorgio Frassati Nasce nel 1901 a Torino in una famiglia della ricca borghesia: suo padre è Alfredo Frassati noto giornalista e la mamma è Adelaide Ametis affermata pittrice. In un periodo in cui Torino inizia un accentuato sviluppo imprenditoriale, Pier Giorgio viene a conoscenza delle difficoltà in cui si dibattono gli operai. Entra in contatto con la povertà: durante il liceo comincia a frequentare le Opere di san Vincenzo. Amico di tutti, esprime sempre una fiducia illimitata e completa in Dio e nella Provvidenza ed affronta 75 le situazioni difficili con impegno, con serenità e letizia. Dedica il tempo libero alle opere assistenziali a favore di poveri e diseredati. Notevole il suo adoperarsi per la pace, non quella dei dialoghi internazionali, ma quella tra uomini e donne comuni, principio per una pace universale. Si iscrive a diverse congregazioni e associazioni cattoliche, si accosta con frequenza alla comunione e frequenta la Congregazione Mariana che lo inizia al culto della Madonna. Fonda con i suoi amici più cari una «società» allegra che viene denominata «Tipi loschi», giovani attenti ad aiutarsi nella vita interiore e nell’assistenza degli ultimi. Muore di poliomelite fulminante il 4 luglio 1925. Preghiera Ho detto al buon Dio che il suo Spirito Santo non era molto efficace con tutte queste guerre, con tutta la gente che muore di fame, la droga che fa strage di giovani, le violenze che si leggono sui giornali. Ma Dio mi ha risposto: E a te che ho consegnato il mio Spirito. Che cosa ne hai fatto? Chi farà giustizia se tu stesso non cominci ad essere vero? Chi costruirà la pace se tu non sei in pace con te stesso e i tuoi fratelli? Io ho inviato te a portare la buona novella (Jean Debruynne) 76 BEATI VOI TUTTI Bambini Ti capita mai di dire una parola che ferisce il cuore più che di una spada affilata? Pensa se invece quella parola invece di dividere unisse!!! Prova ad essere come un anello di una catena; con le tue parole o gesti metti insieme due persone, mamma e papà che litigano, due amici che si azzuffano, due compagni di classe che non vogliono parlarsi. Semina ed unisci pace e vedrai che diventerai un nuovo arcobaleno di speranza voluto da Gesù. Giovani “Pace, Peace, Shalom...” Sono parole che rimbalzano dalle tavole rotonde alle marce no-global, dalle bandiere appese ai balconi, agli slogan urlati nelle strade. Ma non bastano per riportare un po’ di tranquillità in questo mondo. Si condannano le guerre volute dai grandi della terra e poi si inscenano gesti di teppismo gratuito sui mezzi pubblici, tra i banchi di scuola, nei giardinetti. Prima di riempirsi la bocca di una parola così importante, bisognerebbe scendere qualche centimetro più in basso, verso la zona del cuore e fare un serio elettrocardiogramma per capire se siamo in pace con noi stessi. Oppure coviamo sentimenti di vendetta, di rabbia o gelosia verso qualcuno. Prima o poi esploderanno in gesti che aumenteranno il già alto tasso di violenza nella società. E allora è un controsenso sperare che siano sempre 77 gli altri a fare il primo passo o condannare quelli che danno l’ordine di invadere una nazione per «fare giustizia». Chi non ha la coscienza a posto, non farà mai crescere l’albero della pace. (Miriam Damoli, editorialista) Famiglie La pace è impegnativa: la pace va costruita; spesso anche a prezzo di qualche sacrificio. Occorre che la famiglia educhi alla pace, sia con le parole, sia con i gesti di pace. Sono necessari i momenti in cui ci si debba chiedere reciprocamente il perdono per situazioni di tensione o scontro che si è vissuto. Per il figlio è importante vedere che papà e mamma si scambiano gesti di riconciliazione e ne fanno anche con lui; ed anche lui è stimolato a “fare pace”. E nella preghiera occorre essere attenti a quel passaggio del “Padre nostro”: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori; e nella preghiera della sera si può pregare anche per chi non ci vuol bene! LA CULTURA DELL’ESSER BEATI Arte Non un’opera precisa, ma il movimento della Pop art che negli anni ’60 insieme alla figura di John Lennon furono testimonial e strumento del movimento pacifista. La Pop Art non nacque come movimento di appoggio alla Pace, così come John Lennon, ma en78 trambi, con immagini musica e parole, nel divenire del momento storico ne furono il simbolo. Filmografia Monsieur Ibrahim e i fiori del corano (François Dupeyron) Parigi, anni ’60. Momo ha undici anni e vive solo con un padre depresso e taciturno. Il ragazzino stringe amicizia con Ibrahim, il proprietario arabo della drogheria del quartiere ebraico. Insieme intraprendono un viaggio verso Oriente, lungo un percorso disseminato dei “fiori del Corano”, le frasi che l’anziano sufita pronuncia nelle conversazioni con il suo piccolo amico. Poteva trattarsi di un film d’occasione ma non è così. Il vecchio principe del deserto e il dottor Zivago che ha fatto piangere migliaia di persone, Nanni Moretti compreso, ha ancora la zampata del leone nello sguardo e nella recitazione affettuosamente sottotono. Il percorso di crescita che il vecchio Ibrahim fa compiere al giovane Momo tocca tutte le corde, da quella mistica a quella sentimentale passando per la commedia. Sempre però con una sensibilità che deriva certo dalla regia e dal 79 giovanissimo coprotagonista, ma anche e soprattutto dalla presenza di uno dei grandi attori che il cinema ancora ha. Letteratura Shklar, Judith N., I volti dell’ingiustizia. Iniquità o cattiva sorte? 2000 Questo libro formula una nuova teoria dell’ingiustizia e dei modi con cui noi reagiamo a essa, come attori e specialmente come vittime. Judith Shkal pensa che non sia possibile porre regole troppo rigide per distinguere tra giustizia e sventura, poiché tali definizioni non terrebbero sufficientemente conto della variabilità storica e delle differenze di percezione tra vittime e spettatori. Dal punto di vista della vittima una compiuta definizione dell’ingiustizia include non solo la causa immediata del disastro ma anche il nostro rifiuto di prevenire e poi di mitigare il danno, ovvero quello che l’autrice chiama ingiustizia passiva. 80 8 Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli Il regno dei cieli è abitato da coloro che muoiono per testimoniare la giustizia «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio». (Giovanni 15,18-19; 16,1-2). «Chi difende gli oppressi riceve la persecuzione. Ma perché temere? Chi perde la vita, la trova». (Felice Estevo) INTRODUZIONE E MEDITAZIONE La prima cosa da dover precisare è quale la condizione per la quale questa beatitudine si può realizzare, ovvero come una persona cerchi pienamente e solamente la giustizia. E proprio perché segue questa giustizia senza compromessi spesso la testimonia pagandone il prezzo con la sofferenza. Se sono persegui- 81 tato a causa delle mie colpe personali o irregolarità di ogni genere e grado certo non sono beato perché merito quella pena che probabilmente è giusta. Il senso di giustizia non è personale, intimistico, ma intimamente legato alla giustizia divina, alla volontà di Dio, a quella giustizia che è sempre vera e carità piena. Ma come capire se la mia condotta è pienamente giusta? Come trovare, conoscere la giustizia di Dio ed imparare a viverla concretamente nella mia vita? Seguendo la Parola di Dio, l’insegnamento della Chiesa, la preghiera, la meditazione e l’accompagnamento quotidiano che ricevo da persone rette e spiritualmente grandi. Chi vive pienamente nella volontà di Dio, nella sua giustizia, è erede del regno dei cieli e erede con Cristo della beatitudine eterna. Vivere nella giustizia, anche se umanamente perseguitato, è il cammino di santità di ogni cristiano. Come può un cristiano non avere paura delle persecuzioni? Come può continuare a vivere nella giustizia e non lasciarsi intimorire da una ingiusta condanna, pena anche la vita? Pensiamo ad esempio ai cristiani iracheni che vengono uccisi solo perché cristiani, solo perché pregano e vivono costantemente nella loro fede. L’uomo giusto è d’intralcio, egli scredita i valori correnti: ricchezza, potere, forza anche all’interno delle istituzioni: meglio eliminarlo proprio come è avvenuto a Gesù: egli voleva il bene come l’amore disinteressato. Per questo l’hanno tolto di mezzo dopo averlo deriso e perseguitato. 82 INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE Qualche volta, a causa della tua fede o di una tua presa di posizione per fare giustizia, ti è mai capitato di sentirti rifiutato, emarginato, perseguitato? Ti sai mettere in gioco nelle scelte quotidiane per amore della tua fede? Hai il coraggio di andare controcorrente rispetto a coloro che vivono come se Dio e l’altro non ci fossero? Testimoni il Vangelo in ogni momento “opportuno ed inopportuno”? Temi l’etichetta di “bigotto” per il sol fatto che testimoni la tua scelta di fede? Preferisci un compromesso mediocre all’essere totalmente testimone della giustizia? SPUNTI PER IL DIALOGO E L’APPROFONDIMENTO Catechismo della Chiesa Cattolica «Davanti a Pilato Cristo proclama di essere venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità. Il cristiano non deve vergognarsi «della testimonianza da rendere al Signore» (2 Tm 1,8). Nelle situazioni in cui si richiede che si testimoni la fede, il cristiano ha il dovere di professarla senza equivoci, come ha fatto san Paolo davanti ai suoi giudici. Il credente deve «conservare una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini» (At 24,16). Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire 83 come testimoni del Vangelo e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia che comprova o fa conoscere la verità: [...]. Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana. [...]. Con la più grande cura la Chiesa ha raccolto le memorie di coloro che, per testimoniare la fede, sono giunti sino alla fine. Si tratta degli atti dei martiri. Costituiscono gli archivi della verità scritti a lettere di sangue [...]».(cfr. CCC 2471-2473). Papa Francesco «Anche nella Chiesa, nella storia della Chiesa si trovano uomini, donne, anziani, giovani, che fanno questa scelta. Quando noi sentiamo la vita dei martiri, quando leggiamo sui giornali le persecuzioni contro i cristiani, oggi, pensiamo questi fratelli e sorelle in situazioni limite, che fanno questa scelta. Loro vivono in questo tempo. Loro sono un esempio per noi e ci incoraggiano a gettare sul tesoro della Chiesa tutto quello che abbiamo per vivere». (25 Novembre 2013). Beati i perseguitati per la giustizia... di casa nostra Grazie a Dio in questo momento storico nella nostra Italia, nella nostra diocesi, non viviamo una persecuzione cruenta in nome della nostra fede. Ma 84 questo non vuol dire che non ci sia una persecuzione in atto. La persecuzione è silente, nascosta, sotterranea, è una persecuzione che si nasconde dietro un falso perbenismo, immagini culturalmente legate alla nostra fede cristiana, ma che traggono da questa il suo più grande interesse. L’interesse cioè di agire nel segreto, nel silenzio per i propri benefici. Siamo disposti nella nostra diocesi, nella nostra città, nelle nostre comunità ad avere il coraggio della fede, ad essere coscienti che la giustizia viene prima di ogni cosa e delle cose che accadono, senza usare quei termini detti politicamente corretti? Come vivo la giustizia legata alla carità nelle mie sfide personali e quotidiane? Come la fede mi aiuta nelle persecuzioni contro coloro ai quali non interessa il valore cristiano? Capita molte volte di essere umiliati e derisi per i nostri gesti di fede, vivo coraggiosamente questa esperienza professando, costi quel che costi, la mia fede? M’interesso ai martiri cristiani nelle varie situazioni del mondo? Prego per loro? Testimonianza Benedetta della Croce Edith Stein nasce a Breslavia, capitale della Slesia prussiana, il 12 ottobre 1891, da una famiglia ebrea di ceppo tedesco. Allevata nei valori della religione israelitica, a 14 anni abbandona la fede dei padri divenendo atea. Studia filosofia a Gottinga, diventando discepola di Edmund Husserl, il fondatore della scuola fenomenologica. Ha fama di brillante filosofa. Nel 1921 si converte al cattolicesimo, ricevendo il 85 Battesimo nel 1922. Insegna per otto anni a Speyer (dal 1923 al 1931). Nel 1932 viene chiamata a insegnare all’Istituto pedagogico di Münster, in Westfalia, ma la sua attività viene sospesa dopo circa un anno a causa delle leggi razziali. Nel 1933, assecondando un desiderio lungamente accarezzato, entra come postulante al Carmelo di Colonia. Assume il nome di suor Teresa Benedetta della Croce. Il 2 agosto 1942 viene prelevata dalla Gestapo e deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove il 9 agosto muore nella camera a gas. Nel 1987 viene proclamata Beata, è canonizzata da Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1998. Nel 1999 viene dichiarata, con S. Brigida di Svezia e S. Caterina da Siena, Compatrona dell’Europa. Preghiera Ti resterò fedele sempre io, Signore Se ti occorrono testimoni, Signore, se ti occorrono dei coraggiosi sotto i tuoi stendardi se ti servono degli uomini che per essere cristiani non si sono accontentati delle parole e hanno capito che per seguirti è necessario dare la vita per amore, ecco allora la lunga schiera dei santi e dei martiri di ogni tempo, che ti hanno amato fino alla morte ed hanno bruciato d’amore per te! Ma se per caso hai bisogno di un pigro e di un pasticcione, se ti serve un orgoglioso, un pauroso, 86 un idealista che ha difficoltà ad affrontare la realtà, se ti occorre un ingrato e un impuro, un uomo dal cuore spesso chiuso, quando tu ne mancassi dovunque, ti resterò sempre io! (Paul Claudel) BEATI VOI TUTTI Bambini Le ingiustizie non sono sempre cose grandi da adulti, ma a volte sono piccole infedeltà di ogni giorno. Proviamo questa volta ad essere un po’ più fedeli del solito, negli impegni che ti chiedono i tuoi genitori per casa, nel consegnare i compiti a scuola, negli orari degli appuntamenti, ecc... vedrai che inizierai ad esser una persona che mantiene la parola data, capace di offrire e ricevere fedeltà. Giovani Tutta la nostra vita si basa sulla fiducia. La affidiamo al medico che prescrive una medicina, all’azienda che produce patatine, ma anche al compagno che giura di esserci sempre. Nel medesimo tempo ognuno di noi è chiamato ad offrire garanzie agli altri: ai genitori che credono nel nostro impegno negli studi, agli amici che sperano di non essere mai traditi, agli insegnanti che contano su una ripresa dopo un brutto voto... e perfino a Dio, al quale promettiamo di 87 essere buoni. Dare e ricevere fiducia, in fin dei conti, vuol dire rimanere fedeli alla parola data, ad un impegno preso, a un gesto di solidarietà annunziato. E quando queste decisioni saltano per un motivo o l’altro, qualcuno ne fa le spese e ci rimani male, come se fosse stato tradito. E la vita non è più la stessa. (Carlo Ruggeri, psicanalista) Famiglie Come si può calare questa beatitudine nella vita di famiglia? Sembra eccessivo parlare di persecuzione in una famiglia normale, a meno che non avvengano violenze o situazioni eccessive. Ma l’affetto è simile se parliamo di “tormento”, che può verificarsi sicuramente più spesso. Per esempio nella frizione tra genitori e figli che avviene facilmente in quel certo periodo dell’adolescenza o giovinezza, che arriva anche a scontri duri, ripetuti e durevoli, che arriva a pianti e sofferenze che sono veri tormenti. Questa ovviamente è la sensazione che provano sia i genitori che i figli. Il genitore vuole il bene del figlio in certi momenti in cui limita la sua libertà, ma il figlio si sente perseguitato; o anche il genitore si sente profondamente afflitto e umiliato dal modo come reagiscono i figli o dalle critiche della gente verso i suoi figli. Come agire in questi casi? Affrontare il problema? Lasciar correre? Cercare un compromesso? Aspettare che tutto torni a posto da solo? È un bene per i ragazzi? È giusto secondo la vocazione genitoriale? 88 LA CULTURA DELL’ESSER BEATI Arte Pablo Picasso Guernica. 1937. Pablo Picasso - Guernica Madrid Museo Nazionale d’Arte Picasso dipinse Guernica per esprimere opposizione ai tutti i regimi totalitari. Guernica è l’opera che in assoluto più di tutte raffigura il dramma dell’odio, della violenza e della prevaricazione dell’uomo sull’uomo in nome di una guerra politica e di una giustizia che proclamava i diritti di un popolo rispetto ad un popolo altro. Filmografia Uomini di Dio (Xavier Beauvois) Negli anni novanta, in un villaggio isolato tra i monti dell’Algeria, otto monaci cistercensi di origine francese vivono in armonia con i loro fratelli musulmani. Tuttavia quando un attacco terroristico sconvolge la regione, la pace e tranquillità che caratterizzavano la loro vita, sono in procinto di essere cancel- 89 late. Man mano che la violenza e il terrore integralista della guerra civile si diffondono nella regione, i monaci si ritrovano davanti ad un bivio: decidere se rimanere o ritornare in Francia. Nonostante anche l’invito delle autorità ad andarsene, i monaci decidono di restare al loro posto pur di aiutare la popolazione locale, mettendo così in grave pericolo la loro stessa vita per amore di Cristo. Letteratura Pietrolucci-Zuccolini, Bhatti Shahbaz Vita e martirio di un Cristiano in Pakistan, 2012 Il volume presenta la biografia di Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze del Pakistan, assassinato il 2 marzo 2011, per aver lottato per la libertà religiosa, il dialogo tra cristiani e musulmani, per la giustizia, per l’uguaglianza di tutti i popoli e per la pace. Come ministro, prese misure a sostegno delle minoranze religiose, tra cui una campagna per promuovere il dialogo interreligioso, la proposta di una legislazione per vietare discorsi di incitamento all’odio e proponendo di assegnare seggi in parlamento per le minoranze religiose. Il testo è ricco di testimonianze dirette, di persone che l’hanno conosciuto da vicino: Roberto Pietrolucci, della comunità Sant’Egidio e, soprattutto il fratello Paul Bhatti che, medico in Italia, accettò di sostituirlo - dopo l’assassinio - nel ruolo di ministro delle Minoranze in Pakistan. 90 APPENDICE Calendario Diocesano Anno Pastorale 2014 - 2015 91 92 RITIRI MENSILI DI CLERO dell’Anno Pastorale 2014-2015 Stile laboratorio nel Seminario vescovile 1. Scelta di un testo base: “Evangelii Gaudium”, non per uno studio teorico, ma per rilevare i temi scottanti e di maggior interesse per la nostra realtà diocesana e per la nostra vita di preti. Della lettera pastorale, che ovviamente è bene leggere per intero, il Vescovo propone otto sezioni per otto incontri di clero. 2. Ogni mese, i sacerdoti di una zona pastorale si fanno carico di preparare, organizzare, gestire l’incontro del clero. 3. A questo scopo, i sacerdoti della zona incaricata si incontreranno una o più volte, con modalità scelte da loro (la convivialità può servire per approfondire la conoscenza, la stima reciproca, e potenziare la collaborazione...) per studiare la sezione indicata, non solo dal punto di vista contenutistico, ma in relazione al nostro territorio, alla nostra gente, all’età dei sacerdoti, suggerendo le iniziative pratiche per farlo scendere nella realtà della nostra azione pastorale, e della nostra vita di Chiesa. Se i sacerdoti lo ritengono necessario, possono invitare ai loro incontri laici in grado di apportare contributi validi e stimolanti. 4. Il gruppo produce una sintesi, breve e schematica, che riassuma le riflessioni del gruppo, e indichi i problemi emersi, gli interrogativi, i dubbi, le ipo- 93 tesi di applicazioni alla vita del clero e all’azione pastorale. 5. Questa scheda viene presentata a tutti i sacerdoti all’inizio dell’incontro del clero, e sottoposta al dibattito, o subito in assemblea o prima a piccoli gruppi. Il laboratorio, gestito e coordinato in maniera agile ed efficace dal gruppo protagonista, discuterà, suggerirà, amplierà, concretizzerà. 6. Il gruppo che ha gestito l’incontro si impegna a scrivere una sintesi, sempre concisa ed efficace, da inviare o da fare avere, con l’approvazione del Vescovo, a tutti i sacerdoti e religiosi. 7. Qualora nascesse l’esigenza di approfondire alcuni temi o problemi emersi con l’apporto di un esperto, si provvederà a individuarlo e invitarlo. VANTAGGI: Questo tipo di percorso può diventare una grande risorsa per l’amicizia, la collaborazione e l’aggiornamento continuo dei sacerdoti, nonché per conoscere e valorizzare le competenze di tutti i sacerdoti, tenendo conto che andare all’incontro e ascoltare è molto più facile che prepararlo, farsi ascoltare, far partecipare. PROGRAMMA: ore ore ore ore 94 9.30 Adorazione Eucaristica e Confessioni 10.00 Ora media e Benedizione 10.20 Laboratorio sull’Evangelii Gaudium 12.00 Comunicazioni e pranzo insieme. Date: – giovedì 4 settembre 2014, tema: “La gioia del Vangelo”, Don Armando Matteo, teologo. – giovedì 9 ottobre 2014, tema: “La trasformazione missionaria della Chiesa”, sacerdoti della zona pastorale di San Giuseppe Lavoratore. – giovedì 20 novembre 2014, tema: “Nella crisi dell’impegno comunitario - Alcune sfide del mondo attuale”, sacerdoti della zona pastorale di Matelica. – giovedì 18 dicembre 2014, tema: “Tentazioni degli operatori pastorali”, sacerdoti della zona pastorale di Sassoferrato. – giovedì 15 gennaio 2015, tema: “Tutto il popolo di Dio annuncia il Vangelo”, sacerdoti della zona pastorale di Genga. – giovedì 19 febbraio 2015, giornata di spiritualità regionale a Loreto. – giovedì 19 marzo 2015, tema: “L’omelia” sacerdoti della zona pastorale Valle del Giano. – mercoledì 1 aprile 2015, concelebrazione - Santa Messa Crismale. – giovedì 7 maggio 2015, tema: “La dimensione sociale dell’evangelizzazione”, sacerdoti della zona pastorale di Fabriano. – giovedì 11 giugno 2015, tema: “Evangelizzatori con Spirito”, sacerdoti delle zone pastorali di Argignano-Collamato e Cerreto-Albacina e Zona di montagna. 95 COMUNITÀ GIOVANI PRETI Impostazione: Una volta al mese ci incontriamo per svolgere un cammino insieme, che avrà il seguente programma: – ore 9:30: Adorazione Eucaristica (esperienza di deserto), Confessioni e Ora Media. – Lectio Divina di mons. Aldo Mei sulle letture della domenica precedente. – Corso di formazione, guidato ogni volta dal sacerdote che ci accoglie nella sua parrocchia su un tema che a lui sta a cuore. – Indicazioni del Vescovo e pranzo insieme. Date: – Giovedì 18 settembre 2014, nella parrocchia di San Giuseppe Lavoratore don Bruno Quattrocchi propone il tema “L’accompagnamento alla morte”. – Giovedì 16 ottobre 2014, al santuario del Cerro con i Padri Araldi della Buona novella. – Giovedì 6 novembre 2014, nella parrocchia di Melano don Andrea Simone propone il tema “La non credenza”. – Giovedì 4 dicembre 2014 – Giovedì 8 gennaio 2015 – Giovedì 5 febbraio 2015 – Giovedì 5 marzo 2015 – Giovedì 23 aprile 2015 – Maggio e giugno da definire. 96 COMUNITÀ DIACONI PERMANENTI Impostazione: Nel primo sabato di ogni mese ci incontriamo alle ore 15.00, nella chiesa di san Filippo di Fabriano, per aiutarci insieme sul nostro cammino formativo, seguendo questo programma: a. preparazione della liturgia della domenica; b. studio del diaconato nel tempo in confronto ad oggi; c. formazione liturgica; d. celebrazione del Vespro e indicazioni del Vescovo. UFFICIO CATECHISTICO DIOCESANO Anche quest’anno, come per i due precedenti, l’Ufficio Catechistico Diocesano propone a tutte le parrocchie di raccordare la catechesi per l’Iniziazione Cristiana con il programma pastorale della Diocesi sulle Beatitudini. Questo perché l’esperienza sul Credo e sul Padre Nostro è stata molto positiva per le parrocchie e per i gruppi che hanno partecipato, sia per i bambini e i ragazzi, sia per le catechiste che, per svolgere il loro servizio, hanno avuto stimoli per approfondire i fondamentali della nostra fede, e modalità per comunicarle. Questa proposta non significa, come qualche parrocchia teme, che per tutto l’anno si debba parlare delle Beatitudini, mettendo da parte o trascurando i propri programmi, soprattutto quelli indirizzati al ricevimento prossimo della Prima 97 Confessione, della Prima Comunione e della Cresima. Tutt’altro! Rispettando i propri programmi, metodi e testi, i catechisti si impegnano a trovare il modo di fare emergere, quando vogliono e come vogliono, il messaggio fondamentale delle Beatitudini. L’operazione non dovrebbe comportare eccessive difficoltà, essendo questo testo la sintesi di tutto il messaggio evangelico, e l’esplicazione dell’unico comandamento: “Amatevi come io vi ho amato”. Inoltre, avere un preciso riferimento per tutto l’anno aiuterà i catechisti a non disperdere il loro lavoro, vagando di qua o di là, senza un asse centrale che raccolga tutte le derivazioni, nonché le inevitabili divagazioni. Soprattutto con i ragazzi più grandi, che a volte chiedono di partire dalle loro domande e dai problemi stimolati dalla cronaca, non sarà difficile riportare e confrontare l’amicizia, la violenza, la guerra, il bullismo, la sessualità, la sofferenza... con il Beati i poveri, Beati i miti, Beati gli assetati di giustizia, Beati... Non ci sono problemi e situazioni umane che non possano e, per i credenti, non debbano essere affrontati con la luce del Vangelo, cioè con le Beatitudini. Per sostenere e motivare sia il lavoro dei catechisti, sia l’interesse dei ragazzi, proponiamo come sempre un obiettivo finale: un veloce e agevole libretto che raccolga il lavoro di tutti i bambini e i ragazzi che hanno partecipato, e che possa servire poi come libro di riflessione e preghiera sia per i singoli, sia per il lavoro degli anni seguenti. Le riflessioni dei bambi98 ni e dei ragazzi saranno delle concretizzazioni e dei riferimenti concreti di ogni Beatitudine alla loro vita e alla loro realtà. Il titolo (provvisorio) del libretto è: “Ma tu lo sai dove sta la felicità”? I contorni precisi di questa iniziativa e le modalità per realizzarla al meglio saranno illustrate aIle catechiste in un apposito incontro e con sussidiazione opportuna. UFFICIO DIOCESANO PASTORALE FAMILIARE Continuando nello stile dello scorso anno, la pastorale familiare della nostra Diocesi si compone prevalentemente di due ambiti: pastorale per le coppie sposate e pastorale per separati e divorziati. 1) Ripartiremo ufficialmente con un convegno diocesano di pastorale familiare, il 15 e 16 novembre. Programma del convegno: Sede: Seminario via Serraloggia. Sabato 15 (per coppie di sposi) ore 16.00: arrivo, accoglienza, preghiera. ore 17.00: don Carlino Panzeri, cena insieme. ore 21.00: Costanza Miriano (testimonianza di una giornalista). Domenica 16 (separati-divorziati) ore 15.00: arrivo, accoglienza, preghiera 99 ore 15.45: don Carlo Rocchetta (Perugia, Comunità della tenerezza) Emanuele Scotti (pre. Naz. Sposi Fedeli al matrimonio). ore 19.00: conclusione. 2) Pastorale separati/divorziati Domenica 21 settembre ore 17.30 nella sala parrocchiale di san Venanzio con Stefania Tanganelli (Fraternità Sposi per sempre). A partire da ottobre tutti i primi lunedì del mese dalle 18.30 alle 19.30 incontri sulla parola di Dio guidati da don Alberto Castellani. 3) Pastorale coppie sposate Incontri mensili al Seminario, Domenica. Relatori: sacerdoti della nostra diocesi e laici esterni. 4) Incontro con i fidanzati della Diocesi: in Seminario il 21 febbraio dalle ore 19 (preghiera, cena, incontro). 100 PASTORALE GIOVANILE 1. Veglia di Avvento dei giovani a Matelica il 28 novembre. 3. Novena di natale a San Filippo di Fabriano dal 17 al 24 dicembre. 4. Uscita caritativa a Roma il 25 aprile a servizio nelle mense Caritas. Altre iniziative sono in corso di studio e saranno proposte alla diocesi secondo i consueti canali nel corso dell’anno pastorale. CARITAS DIOCESANA Sintesi del programma della Caritas Diocesana e delle vicarie. 1) 06/11/2014 formazione periodica ragazzi del Servizio Civile Volontario su progetto “Verso Voi 42014/2015”, rapporti con missioni, missionari in collaborazione con l’Ufficio Missionario Diocesano; 2) 10/12/2014 formazione per attività di volontariato a nuovi volontari Caritas sede e vicarie, riflessione mensile sulle attività svolte; 3) 22/12/2014 formazione per assistenza domiciliare a diversamente abili e anziani, “badanti”; 4) partecipazione stretti collaboratori a incontri e seminari di delegazione regionale Caritas. 101 USMI FABRIANO-MATELICA Ci prepariamo a vivere il nuovo anno 2015 dedicato al rinnovamento della vita religiosa, con il documento preparato dalla Congregazione per gli Istituti di vita Consacrata e di società di vita Apostolica: Rallegratevi! Parole dal magistero di papa Francesco. Il papa ci invita a non avere paura della novità che lo Spirito Santo compie in noi: «Non abbiate paura del rinnovamento delle strutture. È questo che Gesù ci insegna nel vangelo ... la libertà necessaria di scegliere “otri” nuovi per questa novità». (Rallegratevi!) Ritiri: 19 Ottobre 2014 S.E. Mons. Giancarlo Vecerrica 7 Dicembre 2014 don Fulgenzio Nshimirimana 15 Febbraio 2015 don Piotr Talarzcyk 14 Giugno 2015 don Umberto Rotili I ritiri si svolgeranno le domeniche pomeriggio dalle ore 15.00 alle 19.00 al Seminario Via Serraloggia, 163 - 60044 Fabriano. Altri appuntamenti: – 2 febbraio: animazione della liturgia eucaristica in cattedrale con un successivo momento d’incontro e scambio di auguri, anche con le sorelle claustrali e i sacerdoti della diocesi. – Aprile: convegno annuale USMI regione Marche. – Mercoledì santo: Messa Crismale con tutte le religiose e claustrali. 102 1° sabato di dicembre: animazione della prima ora di adorazione nella chiesa di S. Filippo a Fabriano, inizio dell’adorazione notturna diocesana. In Maria ognuna di noi, sospinta dallo Spirito vive la propria vocazione ad andare. Maria ci aiuti a risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa, della giustizia e dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra. 103 PASTORALE VOCAZIONALE La casa del seminario È ormai definitivamente operativa dal settembre 2008. La casa ha la possibilità di ospitare fino a 35 persone. Per i pasti possiamo arrivare a n. 50 persone. La struttura ci permette di poter fare convivenze con i giovani, soprattutto con coloro che vogliono approfondire le grandi domande sulla propria vita e la vocazione. Ragazzi delle medie e chierichetti Da qualche anno abbiamo iniziato un piccolo cammino vocazionale con alcuni ragazzi delle medie e alcuni chierichetti che hanno mostrato disponibilità ed interesse. Tutti coloro che, parroci ed educatori, desiderano segnalare ragazzi anche delle Scuole Superiori si mettano in contatto con don Giovanni Mosciatti o con don Ruben Bisognin. Adorazione a S. Filippo Si ricorda che tutti i primi sabati del mese si svolge, presso la chiesa di S. Filippo di Fabriano, l’Adorazione del SS. Sacramento dalle ore 21 alle 6 della domenica come speciale preghiera per le Vocazioni. Verifica Per tutti coloro che desiderano approfondire la domanda e l’urgenza che avvertono nella propria vita 104 soprattutto per i giovani è possibile iniziare un cammino di verifica. Il riferimento è don Giovanni Mosciatti (330.277745) e don Ruben Bisognin (329.3644682). PROGETTO EDUCATIVO ORATORI L’idea del progetto 2014 nasce dalla volontà dell’equipe oratori di affrontare il tema dell’unità da diversi punti di vista. L’unità tra gli oratori e quindi tra tutti i soggetti interessati, (di qualunque genere e con qualunque mezzo) è alla base del nostro progetto. In questi anni abbiamo visto come la relazione educativa inter-oratoriale benché fosse molto curata, trovava ancora qualche ostacolo che nascondeva alla base difficoltà di natura comunicativo/campanilistica sia tra i ragazzi, che tra educatori e non di meno tra i genitori. Questa analisi ci ha indotto a proporre un progetto che ci aiutasse ad affrontare il tema su diversi livelli: da un lato aiutare gli “adulti” a collaborare per dare esempio della forza che scaturisce dall’unione di idee e proposte, dall’altra sperimentare dei percorsi nuovi per aiutare i ragazzi ad instaurare relazioni più profonde e sincere di collaborazione unitiva fornendo loro la possibilità di sperimentare che davvero l’unione e la condivisione,può essere la molla per ripartire. Per ultimo vogliamo sperimentare strumenti e forme di cooperazione con il mondo “esterno”, facendo 105 conoscere al territorio chi sono i soggetti che frequentano gli oratori e ciò che avviene nel vario mosaico di contesti oratoriali della Diocesi così da creare una fitta rete collaborativa che eviti ogni sorta di vulnerabilità sociale giovanile. Attività proposte dall’Equipe Oratori: 1) ciclo di incontri formativi per educatori e genitori 2) organizzazione incontri con le ATS per creare un “osservatorio sui minori” 3) utilizzo sussidio sul gioco 4) creazione tavoli di incontro con dirigenti scolastici e docenti per creare legami stabili e collaborativi con il mondo della scuola 6) laboratorio dei talenti 5) festa degli oratori (31 gennaio 2015). Ci saranno anche 2 cicli d’incontri formativi: il primo rivolto ai ragazzi che vogliono iniziare a fare gli educatori in oratorio, ai quali forniremo gli strumenti base per iniziare questo percorso; il secondo invece sul tema dell’unità tra oratori come risorsa rivolto a tutti in particolare operatori e genitori. 106 INDICE Perché abbiamo scelto il tema delle Beatitudini Evangeliche pag. 3 Che cosa sono le Beatitudini Evangeliche ” 4 Quale metodo usiamo quest’anno? ” 4 A che cosa serve questo programma? ” 5 Lettura al testo ” 7 Incontri in Cattedrale ” 9 1) Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli ” 11 2) Beati gli afflitti perché saranno consolati ” 21 3) Beati i miti, perché erediteranno la terra ” 31 4) Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati ” 41 5) Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia ” 51 6) Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ” 61 7) Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio ” 71 107 8) Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli ” Appendice Ritiri Mensili del Clero Comunità giovani Preti Comunità Diaconi Permanenti Ufficio Catechistico Diocesano Ufficio Diocesano Pastorale Familiare Pastorale Giovanile Caritas Diocesana Usmi Fabriano-Matelica Pastorale vocazionale Progetto educativo Oratori 108 ” ” ” ” ” ” ” ” ” ” ” 81 91 93 96 97 97 99 101 101 102 104 105 RINNOVAMENTO DELLA CONSACRAZIONE ALLA MADONNA DEL BUON GESÙ 1. Madonna del Buon Gesù, eccoci ancora davanti a questa tua Immagine, da secoli venerata e cara alla nostra città, nella certezza che la tua intercessione la mantiene al sicuro nelle mani di Gesù, sotto lo sguardo del Padre e dello Spirito Santo. 2. Dal 2010, tutta la nostra Diocesi è stata consacrata a te, affinché la tua protezione si estendesse alle persone, alle famiglie, alle istituzioni dell’intero nostro territorio. Oggi, rinnoviamo quella consacrazione, affinché il tuo conforto e il tuo aiuto scendano copiosi sul vescovo, sui sacerdoti, sui religiosi, sui diaconi e i seminaristi, per rendere più generosa e limpida la loro vocazione; sulle autorità che hanno responsabilità politiche e sociali, affinché rafforzino il loro servizio, soprattutto verso i più deboli; sulle famiglie e sui singoli, affinché resistano alla tentazione di chiudersi nei loro interessi. 3. Madonna del Buon Gesù, ti chiediamo dei credenti entusiasti e coraggiosi, fedeli alla Messa domenicale, alla Confessione, all’esercizio della carità. Ti chiediamo il ritorno alla fede degli adulti e dei giovani che se ne sono allontanati, affinché diventino testimoni per una nuova generazione di cristiani. Ti chiediamo la grazia di nuove vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata, al matrimonio cristiano. Imploriamo da te luce e sostegno per la pastorale della diocesi, affinché sappia rinnovarsi e adeguarsi alle esigenze dei tempi. 4. Madonna del Buon Gesù, liberaci dalle angosce e dalle malattie, dall’emarginazione e dalla disoccupazione, dall’ingiustizia, dallo sfruttamento, dalla corruzione, dai centri di potere arroccati sui propri egoismi, dalla lamentela e dal disimpegno inconcludenti. 109 5. Madonna del Buon Gesù, accogli la nostra consacrazione. Noi promettiamo di essere sempre tuoi figli, e di non abbandonarti mai. Mai! Amen. Giancarlo Vecerrica vescovo Fabriano, 8 settembre 2014 110 111 Stampa: Arti Grafiche Gentile Fabriano Settembre 2014 112