GIANCARLO VECERRICA
Vescovo di Fabriano-Matelica
Le Beatitudini
per una vita nuova
Orientamenti pastorali 2014-2015
In copertina: Beati voi.... 2013
Cappella Seminario Diocesano
Opera di Massimo Melchiorri
Carissimi sacerdoti e amici tutti!
Anche quest’anno vi giunge un mio testo per illuminare il bel cammino insieme che stiamo svolgendo con
grande soddisfazione.Ve lo presento.
1) Perché abbiamo scelto il tema delle Beatitudini
Evangeliche.
Con le Lettere Pastorali degli anni passati (Cfr.
Chiesa torna ad educare-Libreria Editrice Vaticana) e
con gli Orientamenti Pastorali di questi ultimi anni,
ho cercato sempre di dare indicazioni per il cammino
pastorale annuale, seguendo le varie tematiche proposte dal Papa e dai Vescovi italiani.
Dopo i temi del Credo (2012-13) e del Padre
Nostro (2013-14), quest’anno (2014-2015), continuando il metodo dei mercoledì della fede, propongo a
tutta la Diocesi il tema delle Beatitudini Evangeliche.
Questo lavoro pastorale, seguendo sempre il nostro stile comunionale, è fiorito dalle Assemblee di
Clero e dagli incontri del Consiglio Pastorale Diocesano. Inoltre questa immersione nelle Beatitudini
intende dare continuità al Convegno Ecclesiale Marchigiano, svolto l’anno scorso, ed essere una buona
preparazione al V Convegno Ecclesiale Nazionale che
avrà come titolo In Gesù Cristo il nuovo umanesimo
che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015.
Inoltre, ci aiuterà ad entrare nel vivo del tema sulla
famiglia che sarà svolto dai due sinodi (ottobre 20142015), indetti da papa Francesco.
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2) Che cosa sono le Beatitudini Evangeliche.
Sono la proposta di Gesù per la civiltà dell’amore,
cioè per un umanesimo nuovo. Papa Francesco ha
proposto, nella catechesi del 6 agosto 2014, le Beatitudini, perché in esse “c’è tutta la novità portata da
Cristo e sono la strada che Dio indica come risposta al
desiderio di felicità insito nell’uomo”. Il Papa continuava ancora così: “Come Mosè aveva stipulato l’alleanza
con Dio in forza della legge ricevuta sul Sinai, così
Gesù, da una collina in riva al lago di Galilea, consegna
ai suoi discepoli e alla folla un insegnamento nuovo che
comincia con le Beatitudini. Mosè dà la Legge sul Sinai
e Gesù, il nuovo Mosè, dà la Legge su quel monte, sulla
riva del lago di Galilea”.
3) Quale metodo usiamo quest’anno?
Continueremo il metodo consolidato dei mercoledì della fede:
- ogni sera, all’ora di cena, la famiglia riunita legge
le Beatitudini, fino ad impararle a memoria, come ha
raccomandato Papa Francesco: “Noi siamo abituati a
imparare i Dieci Comandamenti, ma non siamo abituati a ripetere le Beatitudini. Proviamo invece a ricordarle e a imprimerle nel nostro cuore”.
- ogni settimana si creino Gruppi dei mercoledì
della fede nelle parrocchie e negli ambienti per svolgere la riflessione su una delle Beatitudini al mese,
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seguendo questo testo degli Orientamenti Pastorali.
- un mercoledì al mese si partecipa all’incontro in
Cattedrale per confrontarci con Testimoni che ci
manifestano come la novità delle Beatitudini è entrata nella loro vita.
4) A cosa serve questo programma?
Il Programma Pastorale è un aiuto metodico per
crescere insieme nell’amore a Cristo, alla Chiesa e al
mondo. Occorre un metodo di lavoro, cioè una
continuità con una guida, ma tenendo sempre presente che tutto questo ha lo scopo di farci crescere nel
dono della fede, perché ci sono fedeli che hanno
abbandonato il cammino educativo della Chiesa e
così hanno perso o nascosto la fede; altri si impegnano con la vita delle parrocchie o della Diocesi, ma la
loro preoccupazione è l’organizzazione o la ricerca di
un piccolo potere. Questo modo di essere cristiani è
anticristiano, perché fa perdere di vista l’unica cosa
necessaria. In questo campo c’è da convertirsi, c’è da
cambiare: invece che preoccuparsi tanto delle rivendicazioni sulla vita della Chiesa, ci si deve preoccupare
dell’educazione alla fede, nell’umiltà del servizio e
nell’obbedienza semplice e pura a quanto il Papa e il
Vescovo ci propongono. Papa Francesco così ha parlato ai vescovi italiani il 19 maggio scorso: “Fratelli, se
ci allontaniamo da Gesù Cristo, se l’incontro con Lui
perde la sua freschezza, finiamo per toccare con mano
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soltanto la sterilità delle nostre parole e delle nostre
iniziative. I piani pastorali servono, ma la nostra fiducia
è riposta altrove: nello Spirito del Signore che, nella
misura della nostra docilità, ci spalanca continuamente
gli orizzonti della missione”. Il Papa ha detto anche
un’altra cosa importante che ci fa tremare: “Ne siamo
convinti: la mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande, l’eresia che
deturpa il volto del Signore e dilania la sua Chiesa.
Nulla giustifica la divisione: meglio cedere, meglio rinunciare disposti a volte anche a portare su di sé la
prova di una ingiustizia, piuttosto che lacerare la tunica
e scandalizzare il popolo santo di Dio”.
Con grande passione ho lavorato con voi, sacerdoti e laici, e sono tanto soddisfatto per la crescita
della comunione tra noi, che fa fiorire nuove vocazioni. Questa è stata la mia grande preoccupazione: la
comunione sincera, vera e appassionata, come San
Pietro la proponeva ai primi cristiani: “E infine siate
tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli
altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili.
Non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria,
ma rispondete augurando il bene. A questo infatti siete
stati chiamati da Dio per avere in eredità la sua
benedizione” (1 Pt 3,8-9). Così io desidero essere con
voi e mi auguro che anche voi abbiate questo desiderio da realizzare e vi dico: buona conversione e buon
lavoro pastorale.
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LETTURA DEL TESTO
Gli Evangelisti che ci consegnano le beatitudini
sono Luca e Matteo. Entrambi vestono queste parole
di Gesù di colori culturali particolari, densi di forti
significati per le comunità alle quali si rivolgono. Un
esempio: Luca inizia dicendo: si fermò in un luogo
pianeggiante; Matteo invece: Gesù salì sulla montagna. L’ambientazione topografica è diversa, Luca parla di Gesù che vede arrivare moltitudini da ogni dove,
le quali portavano malati fisici e indemoniati per esser
guariti, quasi a voler dire loro che la guarigione
avviene tramite la beatitudine che a breve enuncerà e
che la vita, non vissuta alla luce della fede, diventa
un decisivo allontanamento da Dio, poiché Luca
stesso affermerà: Guai a voi! Matteo invece colloca
Gesù sul monte, sul luogo della presenza di Dio;
parole forti, dense d’amore che il Signore ha per i
suoi figli, per coloro che sono in situazioni difficili e
umanamente precarie e disagevoli, loro sono Beati, a
loro concede grandi doni. La parola beato non vuole
intendere come comunemente possiamo pensare, uno
stato di vita elevatissimo, concesso solo a pochi, ma
meglio tradotto con siate felici (dal greco ‘makários’
«felice, beato»), e l’ebraico rende meglio il significato
con il termine ‘ashrê (cose felici a...). Una sola annotazione letteraria è necessaria per la seconda parte
delle beatitudini, mentre cioè dalla II all’VIII ottava
beatitudine il compimento è futuro, dovrà avvenire
(saranno consolati, erediteranno la terra, troveranno
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misericordia, ecc...), nella prima beatitudine leggiamo: siate felici poveri, perchè vostro è il regno dei
cieli; la motivazione è al presente, si sta compiendo.
Perché? Ce lo spiega il Card. Ravasi:
«La spiegazione è nello status stesso dei poveri: essi
fanno già parte di quel Regno di Dio che Cristo è
venuto a inaugurare nel presente storico, ma la
liberazione dal male che la povertà comporta, si
compirà quando il regno avrà raggiunto la sua
pienezza nel futuro escatologico, cioè nella meta
suprema, allorché Dio «asciugherà ogni lacrima e
non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né
affanno, perché le cose di prima sono passate».
Quest’anno il metodo stilistico-pastorale offerto è
diverso dallo scorso anno perché nei nostri mercoledì
della fede non avremo maestri che ci spiegheranno le
Beatitudini dal punto di vista biblico-esegetico, ma
avremo dei testimoni che ci parleranno di come
vivono il Vangelo delle beatitudini attraverso la loro
vita ed il loro apostolato.
Il testo si apre enunciando la beatitudine tratta
dalla versione di Matteo e successivamente con una
lettura moderna che mette in evidenza la seconda
parte della beatitudine come dono del Signore per
coloro che avranno vissuto secondo un particolare
stile di vita. Una citazione della Scrittura ed un Padre
della Chiesa o grande scrittore, anticipano l’introduzione e la meditazione, suscitando degli interrogativi
per la riflessione personale. Poiché questo è uno
strumento pastorale dalla pretesa educativa, seguono
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una serie di brevi riflessioni traendo spunto dal Catechismo della Chiesa Cattolica, dalle parole di Papa
Francesco, da una riflessione legata al nostro territorio (Diocesi, zone pastorali, Parrocchie, Gruppi e
associazioni e movimenti laicali), da una testimonianza di vita di un santo, modello di beatitudine, fino a
trasformare la beatitudine in preghiera. Non mancano brevissime provocazioni per le attività pastorali
con bambini, giovani e famiglie perché questo testo
sia in un certo senso di tutti, ed anche riferimenti ad
opere artistiche, cinematografiche e letterarie che danno un approfondimento ed una contestualizzazione alla
beatitudine affrontata così che questa scenda più profondamente anche nel nostro quotidiano tessuto sociale.
INCONTRI IN CATTEDRALE
Di seguito le date dei Mercoledì della Fede alle ore
18.30 per ascoltare le testimonianze di illustri ospiti
che vivono la beatitudine della vita cristiana.
Mercoledì
Mercoledì
Mercoledì
Mercoledì
Mercoledì
Mercoledì
Mercoledì
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22
19
17
21
11
18
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Gennaio
Febbraio
Marzo
9
10
1
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli
Dio offre il Regno dei cieli a coloro che sono
poveri di fronte a Lui
«Cercate il Signore voi tutti, umili della terra, che
eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate
l’umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del
Signore». Sofonia 2,3
«Povero non è chi non ha nulla, ma chi desidera
molto. Ricco non è chi possiede molto, ma chi non ha
bisogno di nulla». (Giovanni Crisostomo)
INTRODUZIONE E MEDITAZIONE
Il fine che Gesù vuole raggiungere con questa
prima beatitudine non è quello del pauperismo o
dell’afflizione globale o la persecuzione di massa. Egli
non fa un elogio alla miseria, poiché essa è stata
superata dall’evangelica condivisione, dalla comunione, dalla solidarietà. Il superamento della miseria è
l’apertura al giudizio escatologico finale che ha come
icona il buon samaritano.
Gesù intende darci un grande sostegno, uno slancio fortissimo in tutte quelle situazioni in cui la vita
diventa difficile e angusta. La beatitudine non avviene
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con il possesso di beni materiali o con la totale
alienazione di questi, bensì con la capacità di avere
un cuore libero e puro, capace di vivere un equilibrio
morale tale da esser distaccato dal possesso di ogni
forma di ricchezza terrena. La beatitudine della povertà nasce solo quando si è sereni indipendentemente del poco o tanto che si abbia. La povertà non è
quella economica poiché ci sono tantissimi benestanti
infelici, arrabbiati, soli, schiavi del loro possesso che
si spingono ad ingiustizie, guerre, separazioni per lo
stesso denaro. Spesso pensiamo che i soldi possano
comprare anche la giustizia, la libertà, un futuro
migliore, la salute, la lunga vita e perché no, anche
una vita dopo la morte. Le parole di Gesù parlano di
una benedizione che non è futura, ma che è attuale
per coloro che la vivono: Beati i poveri in spirito
perché di essi è [e non sarà] il regno dei cieli. Certo
non è automatismo o una conseguenza, ma è un
concreto sostegno per coloro che nella povertà possono sconfortarsi o addirittura disperare.
Gesù ci apre ad una vita diversa, ad un oggi che
non è fine a se stesso ma ad una concreta realtà che
ci attende nel Regno dei Cieli, quando il Signore ci
giudicherà non per i nostri granai pieni, o per i nostri
master, ma per l’amore a Lui stesso che vive nei
poveri: «ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho
avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi
avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e in
carcerato e mi avete visitato» (cfr. Matteo 25).
Coraggio allora, oltre che per tutti coloro che non
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possono procurarsi il pane quotidiano, o sostenere il
futuro dei figli, anche per coloro che soffrono per la
loro salute, per malattie psichiche, per vari disagi
famigliari, per le nuove malattie come: tossicodipendenza, alcolismo, dipendenza da gioco d’azzardo, violenza sui minori, coloro che sono accusati ingiustamente, e soprattutto ai giovani che oggi sono i veri
poveri in tutto; coraggio perché, in Cristo, nostro è il
Regno dei Cieli.
INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE
Quali sono i poveri d’oggi? Nei nostri luoghi di
lavoro o comunità quali sono le povertà che incontriamo?
C’è una povertà materiale che dilaga nelle nostre
comunità (mancanza di lavoro, di alimenti primari,
di una casa, di farmaci adeguati, di una giusta compagnia, ecc...). Cosa stai facendo nel tuo concreto per
eliminarla?
C’è una povertà in spirito che è un abbandono del
proprio egocentrismo, l’aprirsi all’altro che è bisognoso di te, il vivere una vita dignitosa ed austera,
l’affidarsi totalmente a Dio. Come vivi concretamente
questo spirito evangelico?
Vivere le Beatitudini a livello sociale vuol dire rinunciare all’accumulo ingiustificato di capitale economico,
abbandonare le logiche errate dello sperpero immotivato
di denaro come nel gioco d’azzardo, aprirsi al sostegno
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delle risorse del proprio territorio e dire sì ai vari
mercati equi e solidali, alle Banche Etiche, sostenere
con il proprio ingegno nuove forme di lavoro per
aprire nuovi mercati economici, ecc... Cosa comporta
nella tua vita tradurre così questa beatitudine?
SPUNTI PER IL DIALOGO
E L’APPROFONDIMENTO
Catechismo della Chiesa Cattolica
«L’amore della Chiesa per i poveri [...] appartiene
alla sua costante tradizione. Si ispira al Vangelo delle
beatitudini, alla povertà di Gesù e alla sua attenzione
per i poveri. L’amore per i poveri è anche una delle
motivazioni al lavoro come dovere per rendere partecipi
dei beni chi si trova in necessità. Tale amore per i poveri
non riguarda soltanto la povertà materiale, ma anche le
numerose forme di povertà culturale e religiosa. [...]
L’amore per i poveri è inconciliabile con lo smodato
amore per le ricchezze o con il loro uso egoistico». (cfr.
CCC 2443-2449)
Papa Francesco
«Se parliamo dei corrotti politici o dei corrotti economici, chi paga questo? Pagano gli ospedali senza medicine, gli ammalati che non hanno cura, i bambini senza
educazione. Loro sono i moderni Nabot, che pagano la
corruzione dei grandi. E chi paga la corruzione di un
prelato? La pagano i bambini, che non sanno farsi il
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segno della croce, che non sanno la catechesi, che non
sono curati. La pagano gli ammalati che non sono
visitati, la pagano i carcerati che non hanno attenzioni
spirituali. I poveri pagano. La corruzione viene pagata
dai poveri: poveri materiali, poveri spirituali». (16
Giugno 2014)
Beati i poveri... di casa nostra
Dal primo giorno in cui la crisi economica ha
iniziato a piagare il nostro territorio, il Vescovo e la
Chiesa locale hanno totalmente dato il loro contributo e la loro attenzione a coloro che hanno perso il
lavoro e ai giovani che non riescono a creare nuove
prospettive sociali. Io come sto collaborando con la
Chiesa locale, con la mia parrocchia, con il mio
movimento per sostenere i nuovi poveri del nostro
territorio? Le zone pastorali, che si stanno fondando
e definendo nel territorio diocesano, come possono
sostenere le gravissime difficoltà sociali con le quali
ogni giorno si confrontano e scontrano? Come cristiani impegnati nel sociale o nella vita politica stiamo dando il massimo a chi vive in situazioni di
disagio o continuiamo, invece, ad arricchire i nostri
portafogli?
Testimonianza Madre Teresa di Calcutta
Madre Teresa di Calcutta (nome di battesimo
Agnese Gonxha), nacque nel 1910 nella cittadina
macedone di Skopje. Entrata nel 1928 nella congregazione delle Suore di Loreto (irlandesi), venne invia-
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ta a Dajeeling, in India. A trentasette anni, Suor
Teresa indossò per la prima volta un “sari” (veste
tradizionale delle donne indiane), andava in giro
chiedendo cibo e medicine, mendicando per curare e
sfamare i suoi poveri. Aprì una scuola, all’aria aperta,
sotto un albero. La sua abitazione era una baracca
sterrata e lì portò quelli che non erano accolti negli
ospedali. Nell’autunno del 1950, Papa Pio XII autorizzò ufficialmente la nuova istituzione, denominata
“Congregazione delle Missionarie della Carità”. Durante l’inverno del 1952, un giorno in cui andava
cercando poveri, trovò una donna che agonizzava per
la strada, troppo debole per lottare contro i topi che
le rodevano le dita dei piedi. La portò all’ospedale più
vicino, dove, dopo molte difficoltà, la moribonda
venne accettata. Molti progetti della Madre si stavano
realizzando, ma mancava forse quello più ambizioso:
togliere i lebbrosi, i suoi figli prediletti come li
definiva, dagli slum. Grazie ad aiuti e premi, nacque
“il villaggio della pace viene” che ospitava più di 400
famiglie lebbrose. Il profumo della carità di Madre
Teresa aveva raggiunto ormai i cinque continenti,
dove oggi sono presenti più di 4000 dei suoi religiosi
e religiose. Dopo aver speso la sua vita per i “poveri
più poveri”, Madre Teresa morì a Calcutta il 5 settembre 1997. Il 19 Ottobre 2003 Giovanni Paolo II
la proclamò “beata”.
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Preghiera Vuoi le mie mani?
Signore, vuoi le mie mani per passare questa
giornata aiutando i poveri e i malati che ne hanno
bisogno? Signore, oggi ti dò le mie mani.
Signore, vuoi i miei piedi per passare questa giornata visitando coloro che hanno bisogno di un amico? Signore, oggi ti dò i miei piedi.
Signore, vuoi la mia voce per passare questa giornata parlando con quelli che hanno bisogno di parole
d’amore? Signore, oggi ti dò la mia voce.
Signore, vuoi il mio cuore per passare questa
giornata amando ogni uomo solo perché è un uomo?
Signore, oggi ti do il mio cuore.
(Madre Teresa di Calcutta)
BEATI VOI TUTTI
Bambini
Nel mondo c’è troppa ingiustizia, lo sappiamo.
Tante povertà crescono sempre più intorno a casa tua.
Mettendoti insieme con qualche tuo compagno e
parlandone con i tuoi genitori, cerca una famiglia, o
un amico in difficoltà, impegnati all’aiuto concreto
iniziando a rinunciare a qualcosa di tuo per trasformarlo in sostegno per chi è meno fortunato di te.
Giovani
Vivendo in relazione con altri coetanei, i giovani si
trovano a compiere scelte personali ed a volte di
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gruppo, ma spesso sono spinti a compiere il minimo
sforzo per un rendimento massimo. Questa scelta è
profondamente egocentrica, non tiene conto dell’altro, non dà spazio alla gratuità e all’essere altruisti.
Solo attraverso il dono di sé, il servizio, la comunione, si cresce come uomini del futuro.
- Perdonaci, Signore, se vogliamo fare sempre da
soli, senza riscoprire i talenti che Tu ci hai donato, ed
aiutaci a superare l’eccesso di costose mode e ingiustificati sprechi per aprirci ai bisognosi ed esser liberi di
dialogare con Te.
Famiglie
Nella nostra casa come usiamo i nostri beni materiali? Le nostre cose (soldi, casa) li gestisco per me, in
forma egoistica o sono capace di metterli in comunione con l’intera famiglia? Come la nostra famiglia
si apre anche ad altre famiglie che necessitano di beni,
prima per loro stesse e soprattutto per i loro figli?
LA CULTURA DELL’ESSER BEATI
Arte
Giotto, San Francesco dona il manto ad un povero.
1290. Assisi, Basilica superiore.
Giotto attraverso la sua pittura documentativa
della vita di San Francesco racchiude nel gesto di questa
opera la testimonianza del valore della povertà, dell’umiltà e della bellezza della vita vissuta nell’essenziale.
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Filmografia
Miracolo a Milano (Vittorio De Sica)
La vecchietta Lolotta trova un bambino sotto un
cavolo e lo alleva. Ma alla sua morte il bambino Totò
finisce in un orfanotrofio; ne esce giovinetto. Totò
vive poi tra i barboni della periferia milanese, dalla
quale un giorno sgorga un getto di petrolio. L’industriale Mobbi acquista il terreno e fa sloggiare i
baraccati con l’aiuto della forza pubblica. Invocato da
Totò, lo spirito di Lolotta scende dal cielo e gli
consegna una colomba bianca con la quale egli compie i miracoli più sorprendenti. I poveri vedono
esaudito ogni loro desiderio. Una sua distrazione però
di nuovo permette la cattura dei poveri; ma la colomba torna, così gli amici, liberati, si innalzano in volo
verso il regno della bontà.
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Letteratura
F. Mauriac, Vita di Gesù, 1984
Vi ricordate di quel che dice Mauriac nella Vita di
Gesù - altro libro che si può leggere utilmente - vi
ricordate la pagina sulle beatitudini, dove Gesù su in
alto alla collina dice «Beati... beati...» e intanto tutta
la gente arriva e gli ultimi che arrivano sono gli
sciancati, i down, i vecchi, e siccome arrivano da
ultimi stanno in fondo e tendono l’orecchio perché
non sentono bene, L’unica parola che sentono è una
parola che Cristo ripete ogni tanto con un’arsi di
voce, alzando la voce: «Beati...» e sentono «Beati...
beati... beati...». E questo li tende ancora di più, li fa
tendere con tutta la loro anima, ma non sentono il
resto. Così descrive Mauriac quella pagina di Vangelo. (don Luigi Giussani)
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Beati gli afflitti
perché saranno consolati
“La consolazione di Dio
supera ogni afflizione umana”
«Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione
perché possiamo anche noi consolare quelli che si
trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio».
2Corinzi 1, 3-4
«Per un dolore vero, autentico, anche gli imbecilli
qualche volta sono diventati intelligenti. Questo sa fare
il dolore». (Fëdor Dostoevskij)
INTRODUZIONE E MEDITAZIONE
La traduzione nella lingua corrente di questa seconda beatitudine dice: “Beati quelli che sono nella tristezza perché Dio li consolerà”.
Quando Gesù parla non vuole semplicemente
consolare coloro che sono nell’afflizione come se il
ricercarla e il procurarsela fosse un vero e proprio
valore. Gli afflitti di cui si parla sono tutte quelle
persone che soffrono per i peccati che commettono;
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sono tutti gli uomini e le donne che riconoscono le
loro colpe e soffrono per aver deviato dall’Amore di
Dio. La nostra fede c’insegna che Gesù viene a dare
un senso ai nostri dolori. Lui, uomo dei dolori che
ben conosce il patire, che ha sudato sangue nell’orto
degli ulivi accogliendo la volontà del padre, è l’esempio dell’accettazione e della fedeltà alla propria missione nonostante la sofferenza. È un invito a rifugiarsi
in Lui, e in Lui ricercare consolazione e sollievo nella
prova. Ad ognuno di noi è dato di soffrire: sofferenze
fisiche ed interiori dovute a malattie, rapporti difficili
in famiglia e nella società. Sono sofferenze alle quali
non sfuggono né i ricchi né i potenti, ma è l’assenza
di Dio che le rende ancora più drammatiche e tragiche. Ecco allora che questa beatitudine ci apre al
coraggio, alla non afflizione, al non sentirci soli e
abbandonati e ci guida al salmo 23 che dice: «Il
Signore è il mio pastore, non manco di nulla... tu sei con
me... mi dai sicurezza... abiterò nella tua casa». Queste
parole cadono su cuori sofferenti, sulle nostre ansietà,
sulle nostre paure e insicurezze, sille nostre miserie e
debolezze umane che ci rendono schiavi di noi stessi.
Coraggio allora!
INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE
Come reagisci davanti al dolore che sperimenti in
te e attorno a te?
Perché, Signore, non fai nulla per i mali del
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mondo? chiedeva un uomo al Signore. Egli ha risposto: non è vero che non faccio niente, ho fatto te! Che
pensi di questo aneddoto?
Hai mai sperimentato un momento più forte degli
altri di solitudine? Di abbandono? Come hai reagito?
Cosa hai imparato? Hai mai sperimentato di sentirti
consolato da Dio?
SPUNTI PER IL DIALOGO
E L’APPROFONDIMENTO
Catechismo della Chiesa Cattolica
«Le beatitudini rispondono all’innato desiderio di
felicità. Questo desiderio è di origine divina; Dio l’ha
messo nel cuore dell’uomo per attirarlo a sé, perché egli
solo lo può colmare. «Noi tutti certamente bramiamo
vivere felici, e tra gli uomini non c’è nessuno che neghi
il proprio assenso a questa affermazione, anche prima
che venga esposta in tutta la sua portata» (Sant’Agostino). «Come ti cerco, dunque, Signore? Cercando te, Dio
mio, io cerco la felicità. Ti cercherò perché l’anima mia
viva. Il mio corpo vive della mia anima e la mia anima
vive di te» (Sant’Agostino).«Dio solo sazia» (San Tommaso d’Aquino). (cfr. CCC 1718)
Papa Francesco
«Andiamo oggi a casa con queste due icone: Davide
che piange e l’altro capo della sinagoga, che si getta
davanti a Gesù, senza paura di diventare una vergogna
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e far ridere gli altri. In gioco entrano i loro figli: il figlio
della figlia. E con queste due icone diciamo: “Credo in
Dio padre...”. E chiediamo allo Spirito Santo - perché
soltanto è lui, lo Spirito Santo - che ci insegni a dire
“Abba, Padre!”. È una grazia! Poter dire a Dio “padre!”
col cuore è una grazia dello Spirito Santo. Chiederla a
Lui!». (4 Febbraio 2014)
Beati gli afflitti... di casa nostra
Molto spesso ci capita di esser convinti che le
persone beate siano coloro che ridono, che sono
spensierate, che hanno molti soldi e riteniamo che
loro sanno vivere meglio di altri, meglio di noi.
Questa però non è la felicità, ma lo è la capacità di
sostenere ed aiutare coloro che sono nell’afflizione.
Come collaboro con il mio parroco, con la mia zona
pastorale, con il mio gruppo o associazione, a sollevare la frizione di chi è schiacciato da molti problemi
morali fisici o psichici? Quali gesti concreti compio
con le persone che mi sono accanto, con i fratelli
della mia comunità, perché anche loro possano essere
beati perché consolati, certamente da Dio, ma anche
un po’ da me?
Testimonianza Massimiliano Maria Kolbe
Massimiliano Maria Kolbe nasce nel 1894 a Zdunska-Wola, in Polonia. Entra nell’ordine dei francescani e, mentre l’Europa si avvia a un secondo conflitto
mondiale, svolge un intenso apostolato missionario
in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, Kolbe
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dà vita al «Cavaliere dell’Immacolata», periodico che
raggiunge, in una decina d’anni, una tiratura di
milioni di copie. Nel 1941 è deportato ad Auschwitz.
Qui è destinato ai lavori più umilianti, come il
trasporto dei cadaveri al crematorio. Nel campo di
sterminio Kolbe offre la sua vita di sacerdote in
cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Muore pronunciando «Ave Maria».
Sono le sue ultime parole, è il 14 agosto 1941.
Giovanni Paolo II lo ha chiamato «patrono del nostro
difficile secolo». La sua figura si pone al crocevia dei
problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la
pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare
senso alla vita e alla morte.
Preghiera Salmo 4
Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
Tremate e non peccate,
sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.
Offrite sacrifici di giustizia
e confidate nel Signore.
Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene?».
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
Hai messo più gioia nel mio cuore
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di quando abbondano vino e frumento.
In pace mi corico e subito mi addormento:
tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare.
BEATI VOI TUTTI
Bambini
Ci sono molti giochi o videogiochi che sono
molto violenti e ci rendono spesso aggressivi verso i
nostri amici. Proviamo innanzitutto a giocarci un po’
meno, e magari diamoci da fare con energia quando
abbiamo da consolare un nostro amico. Ce ne sono
tanti da consolare, chi è messo da parte nel tuo
gruppo, chi non ha molte possibilità, chi non è bravo
nello sport come te, una persona anziana, ecc... e
vedrai che Gesù consolerà loro attraverso la tua
buona volontà.
Giovani
Non sono d’accordo con alcuni miei colleghi che
descrivono i ragazzi di oggi incapaci di affrontare
tutto ciò che costa fatica e fuggono appena avvertono
l’odore del sacrificio. Mi pare piuttosto giusto affermare che essi abbiano vicino persone che li tengono
il più lontano possibile da ogni minima sofferenza.
Prima o poi rimangono soli, anche se circondati da
mille attenzioni. Soli, soprattutto, ad affrontare il
dolore e la fatica che la vita non risparmia a nessuno,
neppure ai più piccoli e deboli. Soli perché non
26
trovano chi si mette al loro fianco, non a risolvere
tutto con la bacchetta magica, ma ad aiutarli a tirare
fuori da loro stessi il meglio per affrontare ogni
difficoltà. (Luigi Maria Peri, psicologo)
Famiglie
C’è un atteggiamento di fondo che ogni famiglia
dovrebbe avere, insegnare, far circolare: la nostra
felicità non dipende e non proviene da un’altra persona o da altre cose. Quando io metto la mia sicura
attesa e la mia ricerca di felicità solo nel coniuge, nei
figli, nei genitori, negli amici, nel successo, nei soldi
o in un altro, io sono esposto alla delusione, perché
ho confidato su elementi che non hanno il potere di
darmi la vera gioia, ma solo momenti di appagamento. Aspettare che siano gli altri a farmi felice o che
risolvano i miei problemi sono false aspettative. E’
necessario mettersi nelle mani di Dio per sentirsi
sollevati dalla tristezza, dalla delusione.
27
LA CULTURA DELL’ESSER BEATI
Arte
Edvard Munch
- L’urlo. 1893.
Museo Munch Oslo
(una delle quattro
versioni.
Munch, definito il pittore dell’angoscia, dipinge
quello che nella
generazione contemporanea è stato assunto come
quadro simbolo
della disperazione
dell’animo umano. Temi di vita
quali paura, morte, malinconia ed ansia sono stati
ampiamente meditati dall’artista, il quale però non
rinuncia neanche ad esplorare l’amore, forse quale
stato di consolazione e riscatto?
Filmografia
La vita è meravigliosa (Capra Franck)
Tratto dal racconto The Greatest Gift, scritto nel
1939 da Philip Van Doren Stern, è considerato uno
dei film più ispiratori, popolari e amati del cinema
28
americano, la cui visione è divenuta tradizionale durante il periodo natalizio. La trama è incentrata su
George Bailey, un uomo nato e cresciuto in una
piccola cittadina rurale che, dopo aver rinunciato per
tutta la vita a sogni e aspirazioni pur di aiutare il
prossimo, colto dalla disperazione, è sul punto di
suicidarsi la sera della vigilia di Natale. In suo soccorso, grazie alle preghiere sue e di amici e familiari,
arriverà un angelo custode mandato da Dio.
Letteratura
Romano Guardini, Ritratto della malinconia, 2006
«Senza questo mistero, il più incomprensibile di
tutti, noi saremmo incomprensibili a noi stessi. Il nodo
della nostra condizione si avvolge e si attorce in questo
abisso, sicché l’uomo e più inconcepibile senza questo
mistero di quanto questo mistero non sia incomprensibile per l’uomo». Con tali parole. Guardini presentava
questo breve libro in cui, di contro a letture solo
psichiatriche o estetizzanti, rivendica la necessità di
una interrogazione filosofica della malinconia in grado di svelarne il senso metafisico.
29
30
3
Beati i miti, perché erediteranno la terra
La terra appartiene a chi vive nella mitezza
«Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace,
pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la
vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli
altri». (Galati 5, 22.-25-26)
«Devo essere duro con me stesso, tenero con gli altri».
(Domenico Savio)
INTRODUZIONE E MEDITAZIONE
È veramente necessario riuscire a comprendere chi
è il mite secondo la figura e la tradizione di Gesù. È
colui che, secondo il messaggio delle beatitudini, avrà
in eredità la terra.
Molto spesso confondiamo una persona mite con
chi è debole, calmo, timido, colui che non prende
mai delle posizioni, sottomesso. La mitezza è invece
da considerare come la non violenza, la decisione di
non usare la forza è di colui che ha in Dio la sua
forza. Dirà Gesù: «imparate da me che sono mite e
umile di cuore».
31
Nella sacra scrittura Dio sceglie quasi sempre, il
fratello minore; concede il diritto a colui che, secondo le logiche dell’uomo, non lo ha. Sceglie Giacobbe
invece che Esaù, Giuda al posto di Ruben, Davide
invece dei fratelli.
Ci lascia stupiti pensare che Dio dona la terra a
queste persone, a questi miti. Com’è possibile questo?
Secondo il Vangelo solo a queste persone appartiene
il mondo. Gli avidi, i materialisti, i violenti, gli
arrivisti non possono conquistarlo per l’eternità, magari per un breve tempo, ovvero quello della vita
terrena. Ma sempre la storia ci insegna che coloro che
hanno conquistato con la forza le cose del mondo
prima o poi le hanno dovute abbandonare. Solo il
dono dell’umiltà, questo dono straordinario che viene
dal Vangelo, è la vera ricchezza dell’umanità. Il mite
è colui che vive in una spiritualità evangelica, è colui
che riceve in dono la sapienza di Dio, colui che sta
lontano dal male e fa il bene. Come ricorda San
Paolo: la mitezza è l’atteggiamento del cristiano.
INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE
È proprio del cristiano che scrutando nelle periferie più lontane, e talvolta vicine, che riscopriamo
sentimenti di vendetta, di orgoglio, di egoismo allo
stato puro. Potrebbe accadere che tu senta l’istinto di
ripagare con la stessa moneta il tuo fratello?
Esser miti è certo un dono, ma anche una conqui32
sta nell’esperienza di vita. Hai fatto più spesso esperienze di docilità e mitezza, oppure ti reputi aggressivo, guerrafondaio, impulsivo?
La qualità della vita, secondo te, passa attraverso la
qualità delle relazioni? Perché?
La mitezza non è debolezza, ma la forza che viene
dal Crocifisso. Non è rinuncia alla lotta, ma scelta di
uno stile di vita cristiano per combattere il male, ne
sei cosciente?
SPUNTI PER IL DIALOGO
E L’APPROFONDIMENTO
Catechismo della Chiesa Cattolica
«La beatitudine promessa ci pone di fronte a scelte
morali decisive. Essa ci invita a purificare il nostro cuore
dai suoi istinti cattivi e a cercare l’amore di Dio al di
sopra di tutto. Ci insegna che la vera felicità non si trova
né nella ricchezza o nel benessere, né nella gloria umana
o nel potere, né in alcuna attività umana, per quanto
utile possa essere, come le scienze, le tecniche e le arti, né
in alcuna creatura, ma in Dio solo, sorgente di ogni bene
e di ogni amore: «La ricchezza è la grande divinità del
presente; alla ricchezza la moltitudine, tutta la massa
degli uomini, tributa un omaggio istintivo. Per gli
uomini il metro della felicità è la fortuna, e la fortuna
è il metro dell’onorabilità. [...] Tutto ciò deriva dalla
convinzione che in forza della ricchezza tutto è possibile.
La ricchezza è quindi uno degli idoli del nostro tempo,
33
e un altro idolo è la notorietà. [...] La notorietà, il fatto
di essere conosciuti e di far parlare di sé nel mondo (ciò
che si potrebbe chiamare fama da stampa), ha finito per
essere considerata un bene in se stessa, un bene sommo,
un oggetto, anch’essa, di vera venerazione» (John Henry
Newman)». (cfr. CCC 1723)
Papa Francesco
«Voi potete fare la domanda: “Padre, qual è l’arma
per difendersi da queste seduzioni, da questi fuochi
d’artificio che fa il principe di questo mondo? Da queste
lusinghe?”. L’arma è la stessa arma di Gesù: la parola di
Dio - non dialogare - ma sempre la parola di Dio e poi
l’umanità e la mitezza. Pensiamo a Gesù, quando gli
danno quello schiaffo: che umiltà, che mitezza! Poteva
insultarlo, no! Soltanto una domanda, mite e umile.
Pensiamo a Gesù nella sua Passione. Il suo Profeta dice
“come una pecora che va al mattatoio”. Come una
pecora che va al mattatoio”. Non grida, niente: l’umiltà.
Umiltà e mitezza. Queste sono le armi che il principe
del mondo, lo spirito del mondo non tollera, perché le
sue proposte sono proposte di potere mondano, proposte
di vanità, proposte di ricchezze male acquisite, sono
proposte così». (4 Maggio 2013).
Beati i miti... di casa nostra
Nelle nostre famiglie abbiamo i mezzi e i beni che
i nostri nonni non hanno avuto, dunque dovremmo
essere molto più felici di loro, ma ci rendiamo conto
che a volte questo non avviene: perché? Abbiamo
34
fatto tanto per costruire la nostra casa, per arrivare a
una certa posizione, per avere quel posto, per comprare la nostra auto. Ma se non abbiamo lo stile
evangelico ci accorgiamo che tutto quello che abbiamo non ci basta più. Se non è lo stile della mitezza
ad accompagnare le nostre scelte cadiamo nell’individualismo e nella chiusura di noi stessi. Come ci
aiutano le nostre comunità ecclesiali a vivere questa
beatitudine mettendo da parte la corsa al potere, il
vedere il fratello come uno scoglio da superare piuttosto che un compagno di strada?
Testimonianza Papa Giovanni XXIII
Angelo Roncalli nacque a Sotto il Monte, il 25
novembre 1881, figlio di poveri mezzadri. Il 28
ottobre 1958 salì al soglio pontificio, assumendo il
nome di Papa Giovanni XXIII. Nel 1964 con coraggio apostolico avviò il Concilio Vaticano II, un evento epocale nella storia della Chiesa. La sera dell’inaugurazione del Concilio così saluta la gente raccolta in
piazza San Pietro: «Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: Questa
è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da
asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il
Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e
dell’amarezza». Giovanni XXIII è per tutti credenti e
non credenti testimone della bontà accogliente e
misericordiosa di Gesù. «la mia persona ripete spesso
non conta niente, è un fratello che vi parla, un fratello
divenuto padre per volontà del Signore». Morì il 3
35
giugno 1963. Un breve ma intenso pontificato, durato poco meno di cinque anni, in cui egli riuscì a farsi
amare dal mondo intero. È stato beatificato il 3
settembre del 2000 e canonizzato il 27 aprile 2014.
Preghiera Preghiera dell’Abbandono
Padre mio,
io mi abbandono a te
fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me, Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
La tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, mio Dio.
Affido l’anima mia alle tue mani
Te la dono mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore perché ti amo,
ed è un bisogno del mio amore di donarmi,
di pormi nelle tue mani senza riserve,
con infinita fiducia perché Tu sei mio Padre.
(Charles de Foucauld)
BEATI VOI TUTTI
Bambini
Abbiamo un’idea diversa dei miti rispetto a quella
di Gesù. Prova a non cercare solo i personaggi famosi,
ma ad esser tu il mito più grande diventando mite. Se
ti offendono non rispondere con un’offesa più grossa.
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Se i tuoi amici giocano con le mani tu non rispondere con violenza e dì che non ti piace giocare così. Sii
mite e diventerai il mito dei tuoi amici.
Giovani
Il mite gode scarsa simpatia tra i ragazzi. Gli
preferiscono il mito, un personaggio dal fisico scolpito, dai tanti soldi e dal successo facile. Uno che non
si fa mai mettere sotto i piedi e che, colpito, replica
duro. Il più delle volte questi miti sono costruzioni
immaginarie. Ci pensa la vita a riportare con i piedi
per terra quelli che si costruiscono questi facili modelli. Essere miti significa sapere che non si è dei
supereroi e che ogni gesto di potenza può incontrare
un’altra potenza ancora più forte che la può sconfiggere. Il mite è il saggio che non confida nella forza
ma in tutti quei valori che tendono a costruire piuttosto
che a distruggere. (Luigi Maria Peri, psicologo)
Famiglie
Spesso i figli li lasciamo educare più dalle parole
che dai gesti concreti che vedono compiersi in famiglia. Cosa insegniamo e testimoniamo ai nostri figli,
mitezza evangelica o dominio sulle cose? Nel nostro
rapporto all’interno della coppia quando ci capita di
avere uno stile violento (in parole o in gesti) e quando
uno stile di mitezza evangelica? La mitezza entra anche
nel rispetto sia dell’altro che del creato: concretamente
come rispettiamo l’ambiente che ci circonda?
37
LA CULTURA DELLESSER BEATI
Arte
March Chagal “Io e il mio paese”. 1918. New York,
Museum of modern art
Chagal è l’artista dei voli, dei movimenti morbidi
e delle più belle situazioni di vita di relazione dell’uomo e dell’umanità col mondo naturale. Eppure Chagal appartenne ad un popolo perseguitato, ma questa
rappresentazione di integrità con la terra e la volontà
di benevolenza è la migliore testimonianza di mitezza
che l’arte possa aver concettualmente rappresentato.
38
Filmografia
Il colore della libertà - GOODBYE BAFANA (2007).
È la storia dei lunghi 19 anni trascorsi nelle
prigioni del Sudafrica da Nelson Mandela. Un uomo
mite che, alla fine del suo calvario, ha ereditato la
terra (ovvero: sia la libertà, e la carica di Presidente
del nuovo stato del Sud Africa, oltre a infinite onorificenze, che un posto nella Storia).
Letteratura
Lev Tolstoj, Il Regno di Dio è in voi, 1988
Il Regno di Dio è in voi fu pubblicato per la prima
volta nella nostra lingua nel 1894. Quanto Tolstoj
tenesse a questa sua opera, messa all’indice e raramente citata nelle bibliografie ufficiali, è testimoniato
dallo stesso autore. Il Regno di Dio è in voi rivela il
dilemma di un testimone d’eccezione della crisi irreversibile di un regime che, di lì a pochi anni, avrebbe
dato origine a una delle più grandi rivoluzioni della
storia moderna. Nell’opera di Tolstoj ci sono la crisi
del cristianesimo e l’annuncio del modernismo, i
segni imminenti della trasformazione del socialismo
in bolscevismo, echi di anarchismo, ma soprattutto la
speranza di un mondo diverso. Migliore, sperabilmente.
39
40
4
Beati quelli che hanno fame e sete
della giustizia, perché saranno saziati
Camminano integri coloro
che si nutrono della giustizia
«Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di
cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né
alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno
stoppino dalla fiamma smorta. Proclamerà il diritto
con fermezza; «Io, il Signore, ti ho chiamato per la
giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e
stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire
dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che
abitano nelle tenebre». (Isaia 42, 1-3; 6-7)
«Dobbiamo coniugare verità e giustizia. Non si offra
come dono di carità ciò che è dovuto per giustizia».
(Tonino Bello)
INTRODUZIONE E MEDITAZIONE
Mai come in un altro momento della storia questa
quarta beatitudine sembra essere scritta per il tempo
attuale. Sembra proprio anacronistica se dobbiamo
paragonarla alle logiche della giustizia del nostro
41
mondo. Leggendola ci sembra che il Vangelo fantastichi, parli di cose aliene a questo mondo. Molte volte
la realtà ci fa capire come per noi oggi è beato colui
che è abile nel raggirare la giustizia e le leggi, è bravo
colui che sa vincere sempre e in ogni modo, colui che
se la sa cavare ingiustamente in ogni situazione.
Questo è il senso dal proverbio che dice fatta la legge,
scoperto l’inganno. Le leggi in fondo sono per i deboli:
gli uomini potenti, le persone furbe, sembrano essere
sempre al di sopra delle leggi e di ogni morale. Le
parole di Gesù, in questa beatitudine evangelica, ci
stimolano ad avere un alto desiderio di giustizia, il
desiderio cioè che la vera giustizia trionfi sempre, che
prevalga il desiderio di essere sempre contro le sopraffazioni, di non accettare compromessi, di non rimanere in silenzio in maniera omertosa, di avere una
parola autentica ed efficace come la ebbe San Giovanni Battista; fu una parola scomoda per i potenti, ma
giusta al cospetto di Dio, anche se costò la vita. La
preghiera più alta e più bella, è quella del Padre Nostro:
che sia santificato il suo nome, venga il suo regno, sia
fatta la sua volontà, è il regno, è il nome di Dio non
degli uomini. La sazietà non è quella dei potenti che si
sentono forti e sicuri del loro potere, è la giustizia è
quella che passa attraverso lo sguardo di Dio che osserva,
vede e ama il povero, l’indifeso. Gesù ci invita ad essere
chiari, onesti: «il vostro parlare sia sì, quando è si; e no,
quando è no»; il di più viene dal diavolo. La verità è
intimamente legata alla carità, e la carità quindi intimamente legata alla verità. Se non amo non sono capace di
42
essere vero; se però non parlo per amore e con amore,
allora forse sto difendendo o promuovendo qualcos’altro. Un mondo quello in cui tutte le creature possano
vivere con dignità e serenità: questo è il compimento
della volontà di Dio su di noi.
INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE
Di cosa hai veramente fame e sete nella tua vita?
Chi o cosa sazia questa sete?
Come reagisci di fronte alle notizie drammatiche
che entrano nella tua casa tramite i mezzi di comunicazione? Che effetto ti fa l’indifferenza della società
di fronte a tali drammi? Cos’è la giustizia per te?
Conosci il pensiero della Dottrina Sociale della Chiesa circa il tema della giustizia? Conosci l’enciclica di
Benedetto XVI Caritas in veritate?
SPUNTI PER IL DIALOGO
E L’APPROFONDIMENTO
Catechismo della Chiesa Cattolica
«La giustizia sociale non si può ottenere se non nel
rispetto della dignità trascendente dell’uomo. La persona
rappresenta il fine ultimo della società, la quale è ad essa
ordinata: « La difesa e la promozione della dignità della
persona umana ci sono state affidate dal Creatore; di
essa sono rigorosamente e responsabilmente debitori gli
uomini e le donne in ogni congiuntura della storia». Il
rispetto della persona umana implica il rispetto dei
43
diritti che scaturiscono dalla sua dignità di creatura.
Questi diritti sono anteriori alla società e ad essa si
impongono. Essi sono il fondamento della legittimità
morale di ogni autorità: una società che li irrida o
rifiuti di riconoscerli nella propria legislazione positiva,
mina la propria legittimità morale. [...] È compito della
Chiesa richiamare alla memoria degli uomini di buona
volontà questi diritti e distinguerli dalle rivendicazioni
abusive o false. [...] Il rispetto della persona umana non
può assolutamente prescindere dal rispetto di questo
principio: «I singoli» devono «considerare il prossimo,
nessuno eccettuato, come “un altro se stesso”, tenendo
conto della sua vita e dei mezzi necessari per viverla
degnamente». (cfr. CCC 1929-1933)
Papa Francesco
«Quando la Chiesa perde il coraggio, entra nella
chiesa l’atmosfera di tepore. I tiepidi, i cristiani tiepidi,
senza coraggio... quello fa tanto male alla chiesa, perché
se c’è il tepore, incominciano i problemi fra noi; non
abbiamo orizzonti, non abbiamo coraggio, né il coraggio
della preghiera verso il cielo e neppure il coraggio di
annunziare il Vangelo. Siamo tiepidi... E noi abbiamo
il coraggio di immischiarci nelle nostre piccole cose, nelle
nostre gelosie, nelle nostre invidie, nel carrierismo, nell’andare avanti egoisticamente... in tutte queste cose; ma
questo non fa bene alla Chiesa: la chiesa deve essere
coraggiosa! Noi tutti dobbiamo essere coraggiosi nella
preghiera, sfidando Gesù». (3 Maggio 2013)
44
Beati gli affamati della giustizia... di casa nostra
Capita spesso durante le confessioni di ascoltare
gente che dice: ho detto qualche bugia a fin di bene,
per salvare la pace nella mia famiglia, con il mio
ragazzo, con mia suocera. Solitamente rispondo dicendo che durante la crocifissione, accanto a Gesù
non c’erano il buon ladrone e il cattivo ladrone, ma
il ladrone che si pente e il ladrone che non si pente.
Chi ruba non è mai buono, non è mai bravo. Chi
commette un peccato non è mai buono. Non esiste
una bugia a fin di bene, ma devo avere il coraggio di
dire la verità usando i modi e i mezzi giusti. Nelle
nostre attività pastorali, nei nostri gruppi e nelle
nostre aggregazioni, riesco sempre ad essere testimone
autentico della verità? Nella mia città, nel mio paese,
nella mia comunità parrocchiale, nel mio lavoro,
riesco ad essere giusto senza favorire gli amici, le persone
che ritengo importanti? Sono disposto a dare una mano
a coloro che sono nell’ingiustizia, a coloro che si adoperano per soggiogare e sottomettere i poveri e tutti coloro
che non hanno una voce così alta da chiedere giustizia?
È giustizia fare gli interessi personali, gli interessi economici di famiglia, gli interessi della propria azienda, del
proprio lavoro a discapito dei poveri e di coloro che non
hanno il necessario per vivere?
Testimonianza Pino Puglisi
Nasce a Brancaccio, Palermo, 15 settembre 1937.
Divenuto sacerdote della Chiesa Palermitana, era ben
conscio della pessima situazione della città, dilaniata
45
dall’azione delle cosche mafiose in cui era suddivisa
oltre che dalla microcriminalità, e si diede subito a
operare nel tessuto sociale, particolarmente in quello
dei più diseredati o in cui comunque l’organizzazione
della delinquenza era più radicata, portando ovunque
buoni risultati. Attivo con speciale attenzione nella
pastorale giovanile, riusciva a coinvolgere nei gruppi
parrocchiali un sempre crescente numero di ragazzi
togliendoli dalla strada (e quindi dalla criminalità) e
mettendoli in guardia egli stesso della reale natura
maligna delle organizzazioni da cui erano manovrati,
oltre che dei pericoli in cui incorrevano. La sua fu
una lotta aperta e dichiarata alla mafia che, sentendosi punta e minacciata da questo prete esemplare e
dalla sua opera che si diffondeva rapidamente, commissionò così il suo massacro a Brancaccio il 15 settembre
1993. Uno dei suoi discorsi «La testimonianza cristiana
è una testimonianza che diventa martirio. Infatti testimonianza in greco si dice martyrion. Dalla testimonianza al
martirio il passo è breve, anzi è proprio questo che dà valore
alla testimonianza.» Essa servirà a dar fiducia «a chi, nel
profondo, conserva rabbia nei confronti della società che
vede ostile... A chi è disorientato, il testimone della speranza
indica non cos’è la speranza, ma chi è la speranza. La
speranza è Cristo, e si indica logicamente attraverso una
propria vita orientata verso Cristo».
46
Preghiera Salmo 85
Signore, sei stato buono con la tua terra,
hai ricondotto i deportati di Giacobbe.
Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo,
hai cancellato tutti i suoi peccati.
Hai deposto tutto il tuo sdegno
e messo fine alla tua grande ira.
Rialzaci, Dio nostra salvezza,
e placa il tuo sdegno verso di noi.
Forse per sempre sarai adirato con noi,
di età in età estenderai il tuo sdegno?
Non tornerai tu forse a darci vita,
perché in te gioisca il tuo popolo?
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annunzia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme
e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene,
la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia
e sulla via dei suoi passi la salvezza.
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BEATI VOI TUTTI
Bambini
Proviamo a fare un esperimento. Segna per una
settimana i tuoi comportamenti con i tuoi amici di
scuola o di oratorio. Terminata la settimana segna con
il blu un + per le azioni giuste ed in rosso un – per
quelle ingiuste. Riflettendoci un po’ capirai meglio
che è necessario sforzarsi di essere più equilibrati nei
gesti evitando di creare disparità ...sarai come una
bilancia perfettissima che offre lo stesso peso sia a
sinistra che a destra, sia ad un amico che ad un altro.
Giovani
Quando si parla troppo di una cosa, viene il
sospetto che scarseggia sul mercato. Il caso della
giustizia. Mai, come in questi ultimi anni, se ne parla.
Sarà per la crisi del sistema giudiziario, per alcune
sentenze incomprensibili, oppure perché è difficile
rispettare questo valore? Tutti invocano una giustizia
più giusta. Da parte degli altri. Ma non da se stessi.
Ci si auto-assolve con troppa facilità rischiando di
mescolare il bene e il male, gli interessi propri con il
rispetto della verità. Contro questa malattia moderna,
non ha senso chiedersi: Che cosa ci si guadagna a essere
giusti, se gli altri fanno i furbi? Niente, in apparenza.
Ma ci deve essere qualcuno che non si rassegni alle
tante ingiustizie che colpiscono chi non ha un lavoro,
un pezzo di pane, una casa per l’ingordigia degli altri.
Il giusto si impegna, come può, per ridare questi
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diritti a tutti. (Carlo Craeri, magistrato)
Famiglie
Quando in famiglia riesco a perdonare l’altro
sperimento proprio una grande gioia; la nostra relazione si è solidificata; la situazione reciproca e personale è certamente divenuta migliore. È chiaro che
questo non è automatico, ma richiede talvolta del
tempo ed anche un vero cammino interiore, fatto di
sacrifici e lacrime: «senza amore non si vive, ma senza
dolore non si ama. Perciò occorre saper amare per vivere
meglio, ma anche saper soffrire per amare di più»
(Anonimo).
LA CULTURA DELL’ESSER BEATI
Arte
Giuseppe Pellizza da Volpedo - Il quarto stato. 1901.
Museo d’arte contemporanea Brera, Milano
Quest’opera inizialmente intitolata “Il
cammino dei
lavoratori” è la
rappresentanza del lavoro e
dei diritti dei
lavoratori per antonomasia. È simbolo della consapevolezza di una classe sociale che ha combattuto per la
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rettitudine e contro l’ingiustizia di chi proclama un
diritto con fermezza.
Filmografia
La mafia uccide solo d’estate (Pif)
È una commedia drammatica che attraverso i
ricordi d’infanzia del protagonista ricostruisce, in toni
spesso paradossali e ironici, una sanguinosa stagione
dell’attività criminale di “cosa nostra” a Palermo dagli
anni ottanta fino ai primi anni novanta.
Letteratura
Primo Mazzolari, Un formatore di coscienze, 2012
Il volume propone materiali poco conosciuti e in
gran parte inediti scritti da don Primo Mazzolari
(1890-1959) riguardo ad alcuni grandi temi dell’educazione. Dopo aver proposto una sintesi della biografia del parroco di Bozzolo, l’autore esamina il ruolo
centrale assegnato da don Mazzolari alla coscienza
della singola persona, con il conseguente dovere di
educare/educarsi alla coscienza, sia sul piano della
fede e della morale, sia su quello della professione e
dell’impegno sociale e politico. Il libro si sofferma sul
rapporto che don Mazzolari intrattenne con gli insegnanti, per aiutarli a riflettere sul significato del loro
lavoro e della loro missione pedagogica. Emergono
importanti annotazioni come il “dovere” dell’intelligenza e la preminenza dei doveri professionali persino
rispetto a quelli della militanza nella Chiesa.
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5
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia
Chi vive di misericordia, dona misericordia
«Una religione pura e senza macchia davanti a
Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le
vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da
questo mondo. Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà,
perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi
non avrà usato misericordia; la misericordia invece
ha sempre la meglio nel giudizio». (Giacomo 1,27;
2,12-13)
«La misericordia di Dio è una fune lunga e forte. Non
è mai troppo tardi per aggrapparsi». (Bruce Marshall)
INTRODUZIONE E MEDITAZIONE
Questa beatitudine sembra porsi in un modo
particolare, diverso dalle altre. Sembra dirmi che se io
non sono misericordioso con gli altri, essi non saranno misericordiosi con me. E nella percezione dell’altro non c’è soltanto il mio fratello o il compagno, ma
c’è Dio. Se sono capace dunque di perdonare i miei
fratelli, Dio perdona i miei peccati. Ma se non lo
sono come potrò pretendere che Dio sia misericordioso verso di me? Certo questa è una logica molto
51
più umana che divina, Dio è capace di donare misericordia anche a chi non è misericordioso, ma questo
suo dono di grande generosità è per sciogliere ed
aprire il cuore di chi è chiuso nel peccato e, a sua
volta, trasformarlo in un uomo di misericordia. Ci è
più facile arrivare allora a donare per un dono maggiore, se pensiamo che anche noi siamo bisognosi del
perdono degli altri, e soprattutto del perdono di Dio.
Più mi rendo conto di essere bisognoso di perdono e
misericordia, più sono aperto a donare perdono e
misericordia ai fratelli. Quanto più ho sete di misericordia tanto più ho desiderio di offrirne agli altri. Mi
piace anche abbinare la parola perdono con la parola
guarigione. Ci sono delle ferite fisiche e morali che
nessuna azione umana può rimarginare se non quella
del perdono. Il dono grande della misericordia è la
medicina più alta che cura le ferite del peccato. Penso
al dono di Cristo, al suo perdono, al suo gesto di
misericordia sulla croce, al suo desiderio di perdonare
coloro che compivano quel gesto di crocifissione e
non sapevano cosa stavano facendo. E allora tutti
coloro che guarderanno al Cristo e richiederanno
misericordia per i propri peccati riceveranno da Dio
questo grande dono senza dimenticare che anche a
noi spetta il dovere di soccorrere, comprendere, compatire perdonando settanta volte sette: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro celeste»
(Lc 6,3).
52
INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE
Hai mai sperimentato il desiderio di misericordia
sia da parte di Dio che da parte di chi ti sta intorno?
Perdonare è ancora possibile? Quanto razzismo,
quanto odio, quante divisioni, quanti soprusi? È
giusto dare sempre una possibilità a chi sbaglia oppure non bisogna sbagliare mai nella vita per viver bene?
Ti è mai capitato di commettere un errore, uno
sbaglio e non ricevere il perdono dopo il tuo pentimento?
Hai mai riflettuto alla follia della croce? Padre,
perdonali perché non sanno quel che fanno.
SPUNTI PER IL DIALOGO
E L’APPROFONDIMENTO
Catechismo della Chiesa Cattolica
«Il Vangelo è la rivelazione, in Gesù Cristo, della
misericordia di Dio verso i peccatori. L’angelo lo annunzia a Giuseppe: «Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti
salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). La
stessa cosa si può dire dell’Eucaristia, sacramento della
redenzione: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati» (Mt 26,28).
«Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha voluto
salvarci senza di noi». L’accoglienza della sua misericordia esige da parte nostra il riconoscimento delle nostre
colpe. [...] Come afferma san Paolo: «Laddove è abbon-
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dato il peccato, ha sovrabbondato la grazia » (Rm 5,20).
[...] Le opere di misericordia sono azioni caritatevoli con
le quali soccorriamo il nostro prossimo nelle sue necessità
corporali e spirituali. [...] «Chi ha due tuniche, ne dia
una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia
altrettanto» (Lc 3,11). «Piuttosto date in elemosina quel
che c’è dentro, e tutto sarà puro per voi» (Lc 11,41). «Se
un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del
cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in
pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il
necessario per il corpo, che giova?» (Gc 2,15-16)». (cfr.
CCC 1846-1848.2447).
Papa Francesco
«E quell’uomo, seduto al banco delle imposte, in un
primo momento Gesù lo guarda e quest’uomo sente
qualcosa di nuovo, qualcosa che non conosceva - quello
sguardo di Gesù su di lui - sente uno stupore dentro,
sente l’invito di Gesù: “Seguimi! Seguimi!”. In quel
momento, quest’uomo è pieno di gioia, ma è anche un
po’ dubbioso, perché tanto attaccato ai soldi. È bastato
un momento soltanto, che noi conosciamo per come è
riuscito ad esprimerlo il Caravaggio: quell’uomo che
guardava, ma anche, con le mani, prendeva i soldi soltanto il momento nel quale Matteo dice di sì, lascia
tutto e va con il Signore è il momento della misericordia
ricevuta e accettata: “Sì, vengo con te”. È il primo momento dell’incontro, un’esperienza spirituale profonda».
(5 Luglio 2013)
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Beati i misericordiosi... di casa nostra
Lo dobbiamo dire, molte persone che vivono ai
margini della Chiesa ci guardano e ci giudicano per i
nostri atteggiamenti, ci contestano spesso che noi
uomini e donne di fede siamo meno buoni, meno
generosi di perdono e di aiuto di coloro che non
frequentano le nostre comunità. E con molta umiltà
dobbiamo ammettere che spesso è vero. Nelle nostre
parrocchie, nei nostri gruppi, quanto siamo aperti alla
riconciliazione? Quanto siamo disposti a mettere da
parte il nostro egoismo e a donare misericordia. Come vivo il mio rapporto con la confessione, il sacramento della riconciliazione? Noi cristiani cattolici
praticanti siamo sempre i primi a prendere l’iniziativa
del perdono oppure viviamo ancora sui piedistalli del
nostro ego dove attendiamo la sottomissione dell’altro?
Testimonianza Oreste Benzi
Don Oreste Benzi nasce il 7 settembre 1925 a S.
Clemente, vicino a Rimini, da una povera famiglia di
operai. All’età 12 anni entra in seminario. Il 29
giugno 1949 riceve l’ordinazione sacerdotale. Fin da
allora fu grande il suo interesse per gli adolescenti ed
i giovani, per proporre loro “un incontro simpatico
con Cristo”. Nel 1969 si dimise da ogni incarico per
dedicarsi pienamente al nuovo ruolo di parroco, che
mantenne fino al 2000, nel quartiere “Grotta Rossa”
della periferia di Rimini. Dall’incontro con persone
sole ed emarginate e con la disponibilità a tempo
pieno di alcuni giovani, don Oreste guidò l’apertura
55
della prima Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII a Coriano, vicino a Rimini, il 3 luglio
1973. E’ stato il fondatore della Comunità Papa
Giovanni XXIII e suo Responsabile Generale fino al
2 novembre del 2007, giorno in cui è tornato al
Padre. Lo abbiamo forse visto tante volte in TV, la
proposta di don Oreste è davvero originale. Don
Oreste, questo anziano prete romagnolo, alto e grosso, un telefonino cellulare per tasca, rosario sempre
fra le mani, lunga veste nera e lisa, sguardo trafiggente e parlantina sciolta, passa per le strade della sua
terra, raccoglie i tossici della piazza, incontra personalmente le prostitute mentre “lavorano” per strada,
entra serenamente nelle discoteche domandando al dj
tre minuti di intervallo per predicare il Vangelo, oggi
è a Bologna, domani in Africa e dopodomani chissà
dove... E tutto questo per creare delle “case-famiglia”
dove delle coppie di sposi accolgano uno, due figli
naturali e gli altri “comperati” già fatti e grandi,
“acquistandoli” dall’orfanotrofio, dal manicomio, dalla piazza dei tossici o dal marciapiede. A queste
persone non basta dare pane e lavoro: bisogna dare
una famiglia. Ai poveri non più servizio ma condivisione!
Preghiera Un cuore forte e grande
O Cristo, per poterti servire meglio,
dammi un cuore nobile.
Un cuore forte,
per aspirare ad alti ideali
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e non a scelte mediocri.
Un cuore generoso nel lavoro,
per vedere in questo non un’imposizione,
ma una missione che mi affidi.
Un cuore grande nella sofferenza,
per essere valoroso soldato
davanti alla mia croce
e sensibile cireneo per la croce degli altri.
Un cuore grande come il mondo,
per essere comprensivo delle sue fragilità,
ma immune dalle sue idee
e dalle sue seduzioni.
Un cuore grande con gli uomini,
leale ed attento con tutti,
ma specialmente servizievole e dedito
ai piccoli e agli umili.
Un cuore mai centrato su di me,
sempre adagiato in te,
felice di servirti e di servire i miei fratelli,
o mio Signore,
per tutti i giorni della mia vita. Amen.
(Ignacio Larranaga)
BEATI VOI TUTTI
Bambini
Sappiamo bene che non solo i Santi sono buoni,
ma anche noi possiamo impegnarci ad esserlo e
diventare così capaci di offrire misericordia. Prova a
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scrivere su di un quaderno chi possono essere gli
amici, adulti o coetanei, che possono aver bisogno di
te, e che cosa tu potresti fare concretamente per loro.
Poi inizia ad operare, mettiti a disposizione di queste
persone così come hai pensato e seminando la tua
bontà, imparerai ad essere veramente misericordioso.
Giovani
«Chi ti salva è quella Presenza, certamente; proprio
per questo si chiama misericordia. La parola misericordia è l’ultima parola che definisce il Dio vivente, che
nessuna religione avrebbe mai potuto immaginare. L’estrema antitesi dell’immagine di Dio rispetto all’immagine
di perfezione nostra, all’idea di giustizia nostra, è il
perdono; tanto è vero che noi non ne siamo capaci,
eccetto che ci diventi familiare la Sua presenza, allora
diventiamo veramente capaci di perdono, diventiamo
come Dio». (don Luigi Giussani)
Famiglie
Ci si scontra spesso in una famiglia, ed altrettanto
spesso ci si scambia il perdono. Ma questo perdono è
totalmente gratuito oppure è un perdono condizionato ad altre questioni personali? Entrambi prendiamo
l’iniziativa di perdonarci oppure deve esser sempre
uno dei due ad avere per primo l’iniziativa? Mi
succede di restare intrappolato dentro il mio dolore
ostacolando la riconciliazione?
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LA CULTURA DELLESSER BEATI
Arte
Michelangelo Caravaggio - Sette opere di misericordia. 1606. Pio monte
della misericordia, Napoli
Michelangelo dipinge a
Napoli questa tela nel suo
modo consueto di rappresentazione ed osservazione
del popolo. L’opera descrive, attraverso una serie di
allegorie, sette opere di
misericordia: seppellire i
morti, visitare i carcerati,
vestire gli ignudi, dissetare
gli assetati, dar da mangiare agli affamati, curare gli
infermi, ospitare i pellegrini.
Filmografia
Sette opere di Misericordia (F.lli De Serio)
In una cinerea Torino periferica, Luminita è una
giovane clandestina moldava che vive di espedienti e
di piccoli furtarelli che garantiscono le entrate dei
suoi padroni. Repressa e rabbiosa come un animale in
gabbia, Luminita cova il desiderio di fuggire da quella
situazione, ma per farlo ha bisogno di soldi e di una
nuova identità. L’anziano Antonio, ridotto a un equilibrio precario da gravi problemi di salute che lo
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costringono a frequenti cure ospedaliere, sarà per
Luminita l’occasione giusta da sfruttare, nella prospettiva di una fuga dall’inferno. Il violento scontro
iniziale, quello di due anime massacrate dalla vita e
profondamente sole, lascerà però il passo a una comprensione fatta tutta di gesti e di silenzi, sospesa nel
limbo di un’emarginazione sociale che cinge tutte le
esistenze precarie in un unico abbraccio di solidarietà
e comprensione. L’incontro si trasformerà dunque nel
modo per salvare se stessi e l’altro dalla miseria
umana in cui sempre si cade quando si vive ai
margini, e la misericordia sarà il sentimento redentore
di una salvezza spirituale, l’ultima carezza concessa ai
due protagonisti.
Letteratura
Pierangelo Sequeri, La giustizia di agape, 2010.
«Il giudizio - Matteo 25 - non ha bisogno di cavillare sul dono della fede e non sopporta sofismi sull’idealità
sublime e impraticabile dell’amore altruistico: sancisce la
giustizia incondizionata e suprema di agápe, in ragione
della quale tutti sono giudicati, dentro la religione e
fuori dalla religione. Il Signore si lascia incontrare nell’evidenza (universalmente disponibile) di una radice
del mistero santo di Dio (in se stessa imperscrutabile)
che è scritta sulle tavole della dedizione e della cura. In
quel punto zero della grazia, universalmente offerta
nella provocazione che viene dalla perdutezza dell’altro,
si iscrive la salvezza di ognuno».
60
6
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio
Il volto di Dio risplende in chi ha il cuore puro
«Non capite che tutto ciò che entra nella bocca,
passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò
che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende
immondo l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono i
propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie.
Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ma
il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo». (Matteo 15, 17-20)
«Sii come un portinaio alla porta del tuo cuore e ad
ogni pensiero che si affaccia, chiedigli: Sei dei nostri o
dei nostri avversari?». (Evagrio Pontico)
INTRODUZIONE E MEDITAZIONE
Questa beatitudine ha aperto divari grandissimi
nella riflessione e nella interpretazione di quello che
veramente il Signore Gesù vuole comunicarci con
questa indicazione. Tuttavia la parola puri di cuore
non rende nessuna equivocità o confusione, anzi
stimola maggiormente la ricerca e la riflessione per
ciascuno di noi.
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La riflessione più ampia si unisce alla virtù della
purezza, alla castità, e quindi al comandamento che il
Catechismo della Chiesa cattolica ci insegna dicendo:
“non commettere atti impuri”.
La radice di questo comandamento trova la sua
forma primitiva in queste parole: “non commettere
adulterio”: così si intendeva salvaguardare e tutelare
l’unità della famiglia. Il tradimento, l’adulterio ne
compromettono la stabilità e l’integrità ed oggi la
società sembra camminare verso un’altra direzione,
verso il modello di colui che è beato perché ha molte
donne e viceversa, e molti amanti. Tanti sono i big,
e non solo, che possono permettersi più relazioni
sentimentali. Spesso queste relazioni di grandi uomini
di spettacolo, sono solo motivate da benefici economici ed ecco allora uomini settantenni accompagnati,
mano nella mano, da ragazze ventenni, trentenni. La
virtù della castità non è un tabù, non è una limitazione della gioia di unirsi a una persona, o la volontà di
Dio di privarci di vivere una relazione gioiosa e
serena. Giovanni Paolo II così scrive al n. 33 della
Familiaris consortio: «Secondo la visione cristiana, la castità non significa affatto né rifiuto né disistima della sessualità umana: significa piuttosto energia spirituale, che sa
difendere l’amore dai pericoli dell’egoismo e dell’aggressività
e sa promuoverlo verso la sua piena realizzazione».
La castità non toglie nulla all’importanza e alla
centralità della sessualità all’interno della coppia che
invece ne necessita proprio perché sia ricca e carica di
durevoli vitalità.
62
Questa beatitudine non si ferma però alla purezza
corporea, ma prosegue anche verso un’altra forma di
purezza, quella del cuore.
Per gli ebrei il cuore era la parte intima dell’essere
umano; la sede dell’intelligenza, dei pensieri, delle
decisioni, delle buone o cattive inclinazioni. Per noi
occidentali moderni la sede del pensiero invece è il
cervello, mentre il cuore fa rima con amore, sentimento. E proprio il cuore è l’intimo dell’uomo che
deve anelare alla benevolenza, all’onestà, alla sincerità
nei rapporti con gli altri, alla disponibilità scevra da
ambiguità, sotterfugi e macchinazioni nascoste. Purezza di cuore è allora sinonimo di schiettezza, limpidezza. È quanto Gesù ha insegnato: «La lucerna del
corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro,
tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio
è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque
la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la
tenebra!» (Mt 6, 22-23).
INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE
Dice San Paolo: Tutto è puro per chi è puro. Avere
la coscienza limpida è la tua gioia più grande? Quanti
sacrifici sei costretto a fare per questa gioia? Vivi con
regolarità e apertura incondizionata del cuore il sacramento della Riconciliazione fonte di una rinnovata
purezza?
Fa paura, a volte, scavare nella propria coscienza,
63
penetrare le profondità del cuore per convertirsi ad
una vita migliore. Ti lasci guidare da un sacerdote che
ti accompagna a desiderare una vita più libera e bella?
Sei aperto alla conoscenza piena e totale della tua
vocazione, matrimoniale, sacerdotale, religiosa o qualunque essa sia?
I nuovi mezzi di comunicazione, usati scorrettamente, non aiutano l’uomo alla valorizzazione del suo
essere, ma a volte lo annichiliscono proponendo l’intimità umana solo per la trasgressione e la ricerca
ingiustificata di un modo erroneo di sessualità. Ti
senti libero rispetto a questa cultura della mercificazione dell’interiorità o talvolta ne sei vittima?
Infine, il tuo sguardo è puro da non fermarti
all’apparire nelle relazioni, ma a scendere nell’intimo
dell’altro?
SPUNTI PER IL DIALOGO
E L’APPROFONDIMENTO
Catechismo della Chiesa Cattolica
«La sesta beatitudine proclama: «Beati i puri di
cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). I «puri di cuore»
sono coloro che hanno accordato la propria intelligenza
e la propria volontà alle esigenze della santità di Dio, in
tre ambiti soprattutto: la carità, la castità o rettitudine
sessuale, l’amore della verità e l’ortodossia della fede. C’è
un legame tra la purezza del cuore, del corpo e della
fede: I fedeli devono credere gli articoli del Simbolo,
64
affinché credendo, obbediscano a Dio; obbedendo, vivano onestamente; vivendo onestamente, purifichino il loro
cuore, e purificando il loro cuore, comprendano quanto
credono». Ai «puri di cuore» è promesso che vedranno
Dio faccia a faccia e che saranno simili a lui. La
purezza del cuore è la condizione preliminare per la
visione. Fin d’ora essa ci permette di vedere secondo Dio,
di accogliere l’altro come un «prossimo»; ci consente di
percepire il corpo umano, il nostro e quello del prossimo,
come un tempio dello Spirito Santo, una manifestazione
della bellezza divina». (cfr. CCC 2518-2519).
Papa Francesco
«Cosa fanno gli ipocriti? Si truccano, si truccano da
buoni: fanno faccia di immaginetta, pregano guardando
il cielo, facendosi vedere, si sentono più giusti degli altri,
disprezzano gli altri. “Mah”, dicono “io sono molto
cattolico, perché mio zio è stato un grande benefattore,
la mia famiglia è questa e io sono... Ho imparato...
conosciuto il vescovo tale, il cardinale tale, il padre tale...
Io sono...” si sentono migliori degli altri. Questa è
l’ipocrisia. Il Signore dice: “No, quello no”. Nessuno è
giusto da se stesso. Tutti abbiamo bisogno di essere
giustificati. E l’unico che ci giustifica è Gesù Cristo». (18
Marzo 2014)
Beati i puri di cuore... di casa nostra
A volte per arrivare a conclusioni che a me sembrano giuste (o che mi faccio sembrar giuste), ricorro
ad abili manovre, talvolta bugie (sempre a fin di
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bene!... dico a me stesso), ad abili sotterfugi o evitando la verità affinché l’altro accetti esattamente quello
che io ritengo giusto o che mi piace. L’operazione è
scorretta, è una manipolazione; scoperta la manovra
scoppierà un gran caos. Come vivo il valore assoluto
della verità in tutto quello che faccio nella mia
comunità parrocchiale o nella mia associazione? Sono
limpido ed autentico? Mi spendo sempre per la verità
piena e pura?
Testimonianza
Giovanna Beretta Molla
Nasce a Magenta, Milano, 4 ottobre 1922. Limpida e graziosa. Così appare la dottoressa Gianna Beretta all’ingegnere Pietro Molla nei primi incontri. Si
conoscono nel 1954 e si sposano a Magenta il 24
settembre 1955. Gianna, la penultima degli otto figli
sopravvissuti della famiglia Beretta, nata a Magenta, è
medico chirurgo nel 1949 e specialista in pediatria
nel 1952. Continua però a curare tutti, specialmente
chi è vecchio e solo. «Chi tocca il corpo di un
paziente - diceva - tocca il corpo di Cristo». Gianna
ama lo sport (sci) e la musica; dipinge, porta a teatro
e ai concerti il marito, grande dirigente industriale
sempre occupato. Vivono a Ponte Nuovo di Magenta,
e lei arricchisce di novità gioiose anche la vita della
locale Azione cattolica femminile. Nascono i figli:
Pierluigi nel 1956, Maria Rita (Mariolina) nel 1957,
Laura nel 1959. Settembre 1961, quarta gravidanza,
ed ecco la scoperta di un fibroma all’utero, con la
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prospettiva di rinuncia alla maternità per non morire.
Mettendo al primo posto il diritto alla vita, Gianna
decide di far nascere Gianna Emanuela. La mamma
morirà il 28 aprile 1962.
Preghiera Rimani con me Signore
Rimani con me, Signore, ho bisogno di averti presente per non dimenticarti poiché tu sai con quanta
frequenza io ti abbandono.
Rimani con me, Signore poiché sono molto debole e
ho bisogno del tuo aiuto e della tua forza per non
cadere così spesso.
Rimani con me, Signore, perché tu sei la mia vita e
senza di te si affievolisce il mio fervore.
Rimani con me, Signore, perché tu sei la mia luce e
senza di te rimango nelle tenebre.
Rimani con me, Signore, perché oda la tua voce e la
segua.
Rimani con me, Signore, perché voglio vivere
per compiere la tua volontà
ed affermare la tua giustizia. Rimani con me, Signore,
e fà che il mio cuore ti ospiti con amore.
(Chiara Bandera).
BEATI VOI TUTTI
Bambini
Tante volte ci capita di fare dei pensieri poco belli
su quello che abbiamo intorno o su chi ci circonda,
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e talvolta quel che pensiamo, facciamo. Adesso è il
momento di iniziare a contare... tra che pensiamo ad
una cosa cattiva e tra che vorremmo farla contiamo
fino a 8 (che sono le 8 parole buone di Gesù dette
beatitudini); abbiamo così il tempo di decidere di
non attuare quel pensiero poco buono, anzi, facciamo
un’azione contraria a quanto pensato, un gesto positivo. Più penserai bene, più farai il bene.
Giovani
Un diamante vale... oro quando è privo di impurità. Anche se in esso non crescono i fiori, fa risplendere la luce e i colori dell’iride. Altrettanto è di una
persona quando non è inquinata dalle infiltrazioni
del male che soffocano l’anima e la rendono ostaggio
di tutti i capricci quotidiani. Non lo è chi pensa:
tutto è lecito e faccio ciò che voglio. Non lo è chi
imbratta la felicità propria e degli altri con scelte
egoistiche. Non lo è chi è affezionato ai propri errori
tanto da non vederli più. C’è una purezza preziosa
più dell’acqua di sorgente: zampilla in chi ha lo
sguardo limpido, il cuore libero da ogni catena.
(Fabio Corbelli, opinionista)
Famiglie
Anche nelle nostre case ben poca cosa sarebbe un
appartamento pulito, senza alcuna imperfezione e
bello, ma senza la sincerità, l’onestà, l’amore: ci
sarebbe il superfluo senza il necessario! A cosa servirebbe un contegno di due sposi che quando ci sono
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gli altri usano un linguaggio vellutato e apparentemente “perbene” ma nel loro cuore c’è la divisione e
il disinteresse per l’altro? Chi esternamente si comporta
anche male rispetto alla morale cattolica, ma frequenta
tiepidamente la Chiesa e si mostra cattolico nell’apparenza e compie i doveri religiosi per farsi vedere a posto
esteriormente, a posto secondo la legge, e non è puro di
cuore, non riuscirà mai a vedere il volto di Dio.
LA CULTURA DELL’ESSER BEATI
Arte
Beato Angelico L’Annunciazione a
Maria. 1434. Museo Diocesano, Cortona. Abbiamo
scelto quest’opera,
e quindi l’immagine di Maria,
quale simbolo supremo della purezza. Il Beato Angelico dipinge per la
prima volta nella storia dell’arte, la Madonna nell’atto
di accettazione dell’incarico che Le viene assegnato,
Maria si mette a disposizione con un cenno di
inchino e con le braccia incrociate al cuore.
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Filmografia
Ruggine (R. Gaglianone)
Torino, estate 1977. In un cortile di un agglomerato-alveare della periferia, una banda di bambini si
ritrova ogni giorno a giocare. Sono figli di immigrati
meridionali, e nella banda ci sono ragazze, fratelli
minori e capi. Il luogo magico è per i bambini il
capannone della ditta di recupero di materiali ferrosi
che sorge nelle vicinanze, e i bambini sono gli unici
a sapersi orientare al suo interno. Poi un bambino
scompare. Qualche settimana prima una bambina era
stata ritrovata morta. I sospetti cadono su una specie
di scemo del villaggio che però per i bambini è
innocente...
Letteratura
Fedor Michajlov Dostoevskij, L’idiota, 1869
“L’idiota” non è solo un libro straordinario, ma
una sfida al mondo che conosce soltanto valori materiali. Tutto il romanzo ruota intorno al protagonista,
il principe Myskin, uno spirito puro, incapace di
adeguarsi al cinismo, alla meschinità che dominano
intorno a lui: con la sua disarmante bontà, la sua
innocenza assoluta, egli aspira all’armonia totale.
Myskin s’innamora della bellissima Nastas’ja, contendendola al passionale Rogozin. Nessuno si salverà dal
male presente ovunque. Resta la vibrante lezione
morale che, attraverso il suo personaggio, Dostoevskij
ci ha dato.
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Beati gli operatori di pace, perché
saranno chiamati figli di Dio
Sono figli di Dio coloro che operano per la pace
«La carità non abbia finzioni: fuggite il male con
orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri
con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e
non maledite. Non rendete a nessuno male per male.
Cercate di compiere il bene davanti a tuttigli uomini.
Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete
in pace con tutti». (Romani 12,9-10.14.17-18)
«Poiché la guerra nasce dalle persone, è nel loro
animo che si deve costruire la pace». (Anonimo).
INTRODUZIONE E MEDITAZIONE
Il testo di questa beatitudine non vuole parlare di
gente tranquilla, pacata che non dà mai problemi, ma
letteralmente vuole parlare di coloro che operano,
cioè di coloro che si danno da fare, si spezzano per
mantenere o ristabilire la pace tra uomo e uomo, tra
un popolo ed un altro popolo. È la beatitudine di
coloro che si adoperano per ristabilire le sorti di due
persone o di due popoli. La parola “shalom” in lingua
ebraica, o “shalam” in arabo, o “shanti” in lingua in-
71
diana, non indica soltanto uno stato di benessere tra
due persone, ma la pienezza della benedizione divina,
ecco perché si usa quando ci si incontra per strada.
Questa è una pace che si deve instaurare prima dentro
di sé, in armonia con Dio e con il prossimo e anche
con la natura. Chi è fuori dall’equilibrio psichico e
umano non potrà mai essere un operatore di pace, ma
chi vive un equilibrio spirituale ed umano potrà sì
operare per la vera pace. Ecco perché coloro che
fomentano l’odio, l’ingiustizia, la guerra sono folli,
sono manchevoli di una entità intrinseca all’uomo,
donata al momento del concepimento. Lo spirito del
mondo ci propone una beatitudine della pace legata
non all’amore, alla giustizia, alla concordia ma solo
alla tranquillità personale. Molte sono le persone che
istigano all’odio razziale, alla discriminazione tra il
Sud e il Nord del mondo, all’egoismo personale,
economico e sociale che costano centinaia e centinaia
di vite umane. Chi non vive in pace e desidera
rimanere in questo stato non è amico di Dio, anzi la
beatitudine evangelica dice che non è figlio di Dio.
Chi vive nella guerra e nell’ingiustizia è contro Dio,
è un altro dio, è uno che si vuol mettere di fronte a
Dio al suo pari, è un divisore, è un demonio. Essere
un operatore di pace non è stare lontano dal male,
stare lontano dalle questioni belliche, essere alieno ad
una guerra sociale civile. Si è operatori di pace quando si compiono gesti concreti ed attuali perché questo
valore sia riportato all’interno della comunità e della
società civile. Amare la pace è mettersi talvolta nella
72
posizione scomoda di chi si esprime per difendere il
debole, per far scoprire l’ingiustizia ed opera per farla
cessare. Se non cessa l’ingiustizia non può esserci pace
che non è pacifismo, ma qualcosa che l’uomo può
raggiungere impegnandosi con costanza.
INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE
“La pace è un cantiere sempre aperto” affermava
Giovanni Paolo II; quale pensi sia il tuo ruolo in
questo cantiere?
Per costruire la pace tra gli altri, devi esser in pace
con te stesso, con le persone con le quali intessi
relazioni quotidiane, con il tuo passato. Ti guardi mai
dentro per risanare “vecchie guerre”?
Gesù ci invita, oltre che a costruire la pace, anche
a portarla nella case: quando entrate in una casa dite
subito a quelli che vi abitano: “Pace a voi“ e così dice
anche quando, dopo la risurrezione, incontra i suoi
apostoli. Riesci ad esser un portatore di pace nella tua
casa, nella case altrui? Riesci a comunicarla nel tuo
luogo di lavoro, negli incontri quotidiani?
SPUNTI PER IL DIALOGO
E L’APPROFONDIMENTO
Catechismo della Chiesa Cattolica
«La pace terrena è immagine e frutto della pace di
73
Cristo, il «Principe della pace» (Is 9,5) messianica. Con
il sangue della sua croce, egli ha distrutto in se stesso
l’inimicizia, ha riconciliato gli uomini con Dio e ha
fatto della sua Chiesa il sacramento dell’unità del genere
umano e della sua unione con Dio. «Egli è la nostra
pace» (Ef 2,14). E proclama: «Beati gli operatori di
pace» (Mt 5,9). Coloro che, per la salvaguardia dei
diritti dell’uomo, rinunciano all’azione violenta e cruenta
e ricorrono a mezzi di difesa che sono alla portata dei
più deboli, rendono testimonianza alla carità evangelica, purché ciò si faccia senza pregiudizio per i diritti e
i doveri degli altri uomini e delle società. Essi legittimamente attestano la gravità dei rischi fisici e morali del
ricorso alla violenza, che causa rovine e morti». (cfr.
CCC 2305-2306).
Papa Francesco
«Noi oggi siamo venuti a pregare per i nostri morti,
per i nostri feriti, per le vittime di quella pazzia che è
la guerra! È il suicidio dell’umanità, perché uccide il
cuore, uccide proprio il messaggio del Signore: uccide
l’amore! Perché la guerra viene dall’odio, dall’invidia,
dalla voglia di potere, e - tante volte lo vediamo - anche
da quella ricevono il potere. [...] “Caino, dov’è tuo
fratello?”. Oggi possiamo sentire questa voce: il nostro
Padre Dio che piange, che piange per questa nostra
pazzia, che ci dice a tutti noi “ Dov’è tuo fratello?”; Che
dici a tutti potenti della terra: “Dov’è vostro fratello?
Cosa avete fatto!». (2 Giugno 2013).
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Beati gli operatori di pace... di casa nostra
Essere un operatore di pace è una delle vocazioni
intrinseche ad ogni cristiano, ad ogni uomo che prega
e che si rivolge a Dio. Cristo è la nostra pace, è lui la
pace del mondo, e noi come comunità cristiana
viviamo di questa entità di Dio? Siamo chiamati ad
essere suoi figli, siamo chiamati a essere suoi nella
pace. Nelle nostre comunità cristiane, nelle nostre
parrocchie, nelle nostre associazioni e movimenti,
quanto viviamo in pace? Quanto siamo pronti a
mettere da parte il nostro posto tranquillo e comodo
e partire alla ricerca di una riconciliazione tra parenti
e amici, persone vicine e lontane? Quante volte ci
capita di essere in guerra tra i nostri movimenti, tra
le nostre parrocchie, tra i nostri gruppi dimostrando
di essere nella chiesa solo per apparenza, di essere
figliastri di Dio non per natura, non per adozione,
ma per una errata condotta di vita?
Testimonianza Piergiorgio Frassati
Nasce nel 1901 a Torino in una famiglia della
ricca borghesia: suo padre è Alfredo Frassati noto
giornalista e la mamma è Adelaide Ametis affermata
pittrice. In un periodo in cui Torino inizia un accentuato sviluppo imprenditoriale, Pier Giorgio viene a
conoscenza delle difficoltà in cui si dibattono gli
operai. Entra in contatto con la povertà: durante il
liceo comincia a frequentare le Opere di san Vincenzo. Amico di tutti, esprime sempre una fiducia illimitata e completa in Dio e nella Provvidenza ed affronta
75
le situazioni difficili con impegno, con serenità e
letizia. Dedica il tempo libero alle opere assistenziali
a favore di poveri e diseredati. Notevole il suo adoperarsi per la pace, non quella dei dialoghi internazionali, ma quella tra uomini e donne comuni, principio
per una pace universale. Si iscrive a diverse congregazioni e associazioni cattoliche, si accosta con frequenza alla comunione e frequenta la Congregazione Mariana che lo inizia al culto della Madonna. Fonda con
i suoi amici più cari una «società» allegra che viene
denominata «Tipi loschi», giovani attenti ad aiutarsi
nella vita interiore e nell’assistenza degli ultimi. Muore di poliomelite fulminante il 4 luglio 1925.
Preghiera
Ho detto al buon Dio
che il suo Spirito Santo non era molto efficace
con tutte queste guerre, con tutta la gente che muore
di fame,
la droga che fa strage di giovani, le violenze che si
leggono sui giornali.
Ma Dio mi ha risposto:
E a te che ho consegnato il mio Spirito. Che cosa ne
hai fatto?
Chi farà giustizia se tu stesso non cominci ad essere
vero?
Chi costruirà la pace se tu non sei in pace con te
stesso e i tuoi fratelli?
Io ho inviato te a portare la buona novella
(Jean Debruynne)
76
BEATI VOI TUTTI
Bambini
Ti capita mai di dire una parola che ferisce il cuore
più che di una spada affilata? Pensa se invece quella
parola invece di dividere unisse!!! Prova ad essere
come un anello di una catena; con le tue parole o
gesti metti insieme due persone, mamma e papà che
litigano, due amici che si azzuffano, due compagni di
classe che non vogliono parlarsi. Semina ed unisci
pace e vedrai che diventerai un nuovo arcobaleno di
speranza voluto da Gesù.
Giovani
“Pace, Peace, Shalom...” Sono parole che rimbalzano dalle tavole rotonde alle marce no-global, dalle
bandiere appese ai balconi, agli slogan urlati nelle
strade. Ma non bastano per riportare un po’ di
tranquillità in questo mondo. Si condannano le guerre volute dai grandi della terra e poi si inscenano gesti
di teppismo gratuito sui mezzi pubblici, tra i banchi
di scuola, nei giardinetti. Prima di riempirsi la bocca
di una parola così importante, bisognerebbe scendere
qualche centimetro più in basso, verso la zona del
cuore e fare un serio elettrocardiogramma per capire
se siamo in pace con noi stessi. Oppure coviamo
sentimenti di vendetta, di rabbia o gelosia verso
qualcuno. Prima o poi esploderanno in gesti che
aumenteranno il già alto tasso di violenza nella società. E allora è un controsenso sperare che siano sempre
77
gli altri a fare il primo passo o condannare quelli che
danno l’ordine di invadere una nazione per «fare
giustizia». Chi non ha la coscienza a posto, non farà
mai crescere l’albero della pace. (Miriam Damoli,
editorialista)
Famiglie
La pace è impegnativa: la pace va costruita; spesso
anche a prezzo di qualche sacrificio. Occorre che la
famiglia educhi alla pace, sia con le parole, sia con i
gesti di pace. Sono necessari i momenti in cui ci si
debba chiedere reciprocamente il perdono per situazioni di tensione o scontro che si è vissuto. Per il
figlio è importante vedere che papà e mamma si
scambiano gesti di riconciliazione e ne fanno anche
con lui; ed anche lui è stimolato a “fare pace”. E nella
preghiera occorre essere attenti a quel passaggio del
“Padre nostro”: rimetti a noi i nostri debiti come noi
li rimettiamo ai nostri debitori; e nella preghiera della
sera si può pregare anche per chi non ci vuol bene!
LA CULTURA DELL’ESSER BEATI
Arte
Non un’opera precisa, ma il movimento della Pop art
che negli anni ’60 insieme alla figura di John Lennon
furono testimonial e strumento del movimento pacifista.
La Pop Art non nacque come movimento di
appoggio alla Pace, così come John Lennon, ma en78
trambi, con immagini musica e parole, nel divenire
del momento storico ne furono il simbolo.
Filmografia
Monsieur Ibrahim e i fiori del corano
(François Dupeyron)
Parigi, anni ’60.
Momo ha undici anni
e vive solo con un
padre depresso e taciturno. Il ragazzino
stringe amicizia con
Ibrahim, il proprietario arabo della drogheria del quartiere
ebraico. Insieme intraprendono un viaggio verso Oriente,
lungo un percorso disseminato dei “fiori del Corano”,
le frasi che l’anziano sufita pronuncia nelle conversazioni con il suo piccolo amico. Poteva trattarsi di un
film d’occasione ma non è così. Il vecchio principe
del deserto e il dottor Zivago che ha fatto piangere
migliaia di persone, Nanni Moretti compreso, ha
ancora la zampata del leone nello sguardo e nella
recitazione affettuosamente sottotono. Il percorso di
crescita che il vecchio Ibrahim fa compiere al giovane
Momo tocca tutte le corde, da quella mistica a quella
sentimentale passando per la commedia. Sempre però
con una sensibilità che deriva certo dalla regia e dal
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giovanissimo coprotagonista, ma anche e soprattutto
dalla presenza di uno dei grandi attori che il cinema
ancora ha.
Letteratura
Shklar, Judith N., I volti dell’ingiustizia. Iniquità o
cattiva sorte? 2000
Questo libro formula una nuova teoria dell’ingiustizia e dei modi con cui noi reagiamo a essa, come
attori e specialmente come vittime. Judith Shkal
pensa che non sia possibile porre regole troppo rigide
per distinguere tra giustizia e sventura, poiché tali
definizioni non terrebbero sufficientemente conto della
variabilità storica e delle differenze di percezione tra
vittime e spettatori. Dal punto di vista della vittima
una compiuta definizione dell’ingiustizia include non
solo la causa immediata del disastro ma anche il
nostro rifiuto di prevenire e poi di mitigare il danno,
ovvero quello che l’autrice chiama ingiustizia passiva.
80
8
Beati i perseguitati per causa
della giustizia, perché di essi
è il regno dei cieli
Il regno dei cieli è abitato da coloro
che muoiono per testimoniare la giustizia
«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha
odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò
che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io
vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà
l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere
culto a Dio». (Giovanni 15,18-19; 16,1-2).
«Chi difende gli oppressi riceve la persecuzione. Ma
perché temere? Chi perde la vita, la trova». (Felice
Estevo)
INTRODUZIONE E MEDITAZIONE
La prima cosa da dover precisare è quale la condizione per la quale questa beatitudine si può realizzare,
ovvero come una persona cerchi pienamente e solamente la giustizia. E proprio perché segue questa
giustizia senza compromessi spesso la testimonia pagandone il prezzo con la sofferenza. Se sono persegui-
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tato a causa delle mie colpe personali o irregolarità di
ogni genere e grado certo non sono beato perché
merito quella pena che probabilmente è giusta. Il
senso di giustizia non è personale, intimistico, ma
intimamente legato alla giustizia divina, alla volontà
di Dio, a quella giustizia che è sempre vera e carità
piena. Ma come capire se la mia condotta è pienamente giusta? Come trovare, conoscere la giustizia di
Dio ed imparare a viverla concretamente nella mia
vita? Seguendo la Parola di Dio, l’insegnamento della
Chiesa, la preghiera, la meditazione e l’accompagnamento quotidiano che ricevo da persone rette e spiritualmente grandi. Chi vive pienamente nella volontà
di Dio, nella sua giustizia, è erede del regno dei cieli
e erede con Cristo della beatitudine eterna. Vivere
nella giustizia, anche se umanamente perseguitato, è
il cammino di santità di ogni cristiano.
Come può un cristiano non avere paura delle
persecuzioni? Come può continuare a vivere nella
giustizia e non lasciarsi intimorire da una ingiusta
condanna, pena anche la vita? Pensiamo ad esempio
ai cristiani iracheni che vengono uccisi solo perché
cristiani, solo perché pregano e vivono costantemente
nella loro fede. L’uomo giusto è d’intralcio, egli
scredita i valori correnti: ricchezza, potere, forza anche all’interno delle istituzioni: meglio eliminarlo
proprio come è avvenuto a Gesù: egli voleva il bene
come l’amore disinteressato. Per questo l’hanno tolto
di mezzo dopo averlo deriso e perseguitato.
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INTERROGATIVI PER LA RIFLESSIONE
Qualche volta, a causa della tua fede o di una tua
presa di posizione per fare giustizia, ti è mai capitato
di sentirti rifiutato, emarginato, perseguitato?
Ti sai mettere in gioco nelle scelte quotidiane per
amore della tua fede? Hai il coraggio di andare
controcorrente rispetto a coloro che vivono come se
Dio e l’altro non ci fossero?
Testimoni il Vangelo in ogni momento “opportuno ed inopportuno”? Temi l’etichetta di “bigotto” per
il sol fatto che testimoni la tua scelta di fede? Preferisci un compromesso mediocre all’essere totalmente
testimone della giustizia?
SPUNTI PER IL DIALOGO
E L’APPROFONDIMENTO
Catechismo della Chiesa Cattolica
«Davanti a Pilato Cristo proclama di essere venuto
nel mondo per rendere testimonianza alla verità. Il
cristiano non deve vergognarsi «della testimonianza da
rendere al Signore» (2 Tm 1,8). Nelle situazioni in cui
si richiede che si testimoni la fede, il cristiano ha il
dovere di professarla senza equivoci, come ha fatto san
Paolo davanti ai suoi giudici. Il credente deve «conservare una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini» (At 24,16). Il dovere dei cristiani di
prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire
83
come testimoni del Vangelo e degli obblighi che ne
derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in
parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia
che comprova o fa conoscere la verità: [...]. Il martirio
è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il
martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli
rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale
è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità
della fede e della dottrina cristiana. [...]. Con la più
grande cura la Chiesa ha raccolto le memorie di coloro
che, per testimoniare la fede, sono giunti sino alla fine.
Si tratta degli atti dei martiri. Costituiscono gli archivi
della verità scritti a lettere di sangue [...]».(cfr. CCC
2471-2473).
Papa Francesco
«Anche nella Chiesa, nella storia della Chiesa si trovano uomini, donne, anziani, giovani, che fanno questa
scelta. Quando noi sentiamo la vita dei martiri, quando
leggiamo sui giornali le persecuzioni contro i cristiani,
oggi, pensiamo questi fratelli e sorelle in situazioni
limite, che fanno questa scelta. Loro vivono in questo
tempo. Loro sono un esempio per noi e ci incoraggiano
a gettare sul tesoro della Chiesa tutto quello che abbiamo
per vivere». (25 Novembre 2013).
Beati i perseguitati per la giustizia... di casa nostra
Grazie a Dio in questo momento storico nella
nostra Italia, nella nostra diocesi, non viviamo una
persecuzione cruenta in nome della nostra fede. Ma
84
questo non vuol dire che non ci sia una persecuzione
in atto. La persecuzione è silente, nascosta, sotterranea, è una persecuzione che si nasconde dietro un
falso perbenismo, immagini culturalmente legate alla
nostra fede cristiana, ma che traggono da questa il
suo più grande interesse. L’interesse cioè di agire nel
segreto, nel silenzio per i propri benefici. Siamo
disposti nella nostra diocesi, nella nostra città, nelle
nostre comunità ad avere il coraggio della fede, ad
essere coscienti che la giustizia viene prima di ogni
cosa e delle cose che accadono, senza usare quei
termini detti politicamente corretti? Come vivo la
giustizia legata alla carità nelle mie sfide personali e
quotidiane? Come la fede mi aiuta nelle persecuzioni
contro coloro ai quali non interessa il valore cristiano?
Capita molte volte di essere umiliati e derisi per i
nostri gesti di fede, vivo coraggiosamente questa esperienza professando, costi quel che costi, la mia fede?
M’interesso ai martiri cristiani nelle varie situazioni
del mondo? Prego per loro?
Testimonianza Benedetta della Croce
Edith Stein nasce a Breslavia, capitale della Slesia
prussiana, il 12 ottobre 1891, da una famiglia ebrea
di ceppo tedesco. Allevata nei valori della religione
israelitica, a 14 anni abbandona la fede dei padri
divenendo atea. Studia filosofia a Gottinga, diventando discepola di Edmund Husserl, il fondatore della
scuola fenomenologica. Ha fama di brillante filosofa.
Nel 1921 si converte al cattolicesimo, ricevendo il
85
Battesimo nel 1922. Insegna per otto anni a Speyer
(dal 1923 al 1931). Nel 1932 viene chiamata a
insegnare all’Istituto pedagogico di Münster, in Westfalia, ma la sua attività viene sospesa dopo circa un
anno a causa delle leggi razziali. Nel 1933, assecondando un desiderio lungamente accarezzato, entra
come postulante al Carmelo di Colonia. Assume il
nome di suor Teresa Benedetta della Croce. Il 2
agosto 1942 viene prelevata dalla Gestapo e deportata
nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove
il 9 agosto muore nella camera a gas. Nel 1987 viene
proclamata Beata, è canonizzata da Giovanni Paolo II
l’11 ottobre 1998. Nel 1999 viene dichiarata, con S.
Brigida di Svezia e S. Caterina da Siena, Compatrona
dell’Europa.
Preghiera Ti resterò fedele sempre io, Signore
Se ti occorrono testimoni, Signore,
se ti occorrono dei coraggiosi sotto i tuoi stendardi
se ti servono degli uomini che per essere cristiani
non si sono accontentati delle parole
e hanno capito che per seguirti è necessario dare la
vita per amore,
ecco allora la lunga schiera dei santi e dei martiri di
ogni tempo,
che ti hanno amato fino alla morte
ed hanno bruciato d’amore per te!
Ma se per caso hai bisogno
di un pigro e di un pasticcione,
se ti serve un orgoglioso, un pauroso,
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un idealista che ha difficoltà ad affrontare la realtà,
se ti occorre un ingrato e un impuro,
un uomo dal cuore spesso chiuso,
quando tu ne mancassi dovunque,
ti resterò sempre io!
(Paul Claudel)
BEATI VOI TUTTI
Bambini
Le ingiustizie non sono sempre cose grandi da
adulti, ma a volte sono piccole infedeltà di ogni
giorno. Proviamo questa volta ad essere un po’ più
fedeli del solito, negli impegni che ti chiedono i tuoi
genitori per casa, nel consegnare i compiti a scuola,
negli orari degli appuntamenti, ecc... vedrai che inizierai ad esser una persona che mantiene la parola
data, capace di offrire e ricevere fedeltà.
Giovani
Tutta la nostra vita si basa sulla fiducia. La affidiamo al medico che prescrive una medicina, all’azienda
che produce patatine, ma anche al compagno che
giura di esserci sempre. Nel medesimo tempo ognuno
di noi è chiamato ad offrire garanzie agli altri: ai
genitori che credono nel nostro impegno negli studi,
agli amici che sperano di non essere mai traditi, agli
insegnanti che contano su una ripresa dopo un brutto
voto... e perfino a Dio, al quale promettiamo di
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essere buoni. Dare e ricevere fiducia, in fin dei conti,
vuol dire rimanere fedeli alla parola data, ad un
impegno preso, a un gesto di solidarietà annunziato.
E quando queste decisioni saltano per un motivo o
l’altro, qualcuno ne fa le spese e ci rimani male, come
se fosse stato tradito. E la vita non è più la stessa.
(Carlo Ruggeri, psicanalista)
Famiglie
Come si può calare questa beatitudine nella vita di
famiglia? Sembra eccessivo parlare di persecuzione in
una famiglia normale, a meno che non avvengano
violenze o situazioni eccessive. Ma l’affetto è simile se
parliamo di “tormento”, che può verificarsi sicuramente più spesso. Per esempio nella frizione tra genitori e
figli che avviene facilmente in quel certo periodo
dell’adolescenza o giovinezza, che arriva anche a scontri duri, ripetuti e durevoli, che arriva a pianti e
sofferenze che sono veri tormenti. Questa ovviamente
è la sensazione che provano sia i genitori che i figli.
Il genitore vuole il bene del figlio in certi momenti in
cui limita la sua libertà, ma il figlio si sente perseguitato; o anche il genitore si sente profondamente afflitto e umiliato dal modo come reagiscono i figli o dalle
critiche della gente verso i suoi figli. Come agire in
questi casi? Affrontare il problema? Lasciar correre?
Cercare un compromesso? Aspettare che tutto torni a
posto da solo? È un bene per i ragazzi? È giusto
secondo la vocazione genitoriale?
88
LA CULTURA DELL’ESSER BEATI
Arte
Pablo Picasso Guernica. 1937. Pablo Picasso - Guernica Madrid Museo Nazionale d’Arte
Picasso dipinse Guernica per esprimere opposizione ai tutti i regimi totalitari.
Guernica è l’opera che in assoluto più di tutte
raffigura il dramma dell’odio, della violenza e della
prevaricazione dell’uomo sull’uomo in nome di una
guerra politica e di una giustizia che proclamava i
diritti di un popolo rispetto ad un popolo altro.
Filmografia
Uomini di Dio (Xavier Beauvois)
Negli anni novanta, in un villaggio isolato tra i
monti dell’Algeria, otto monaci cistercensi di origine
francese vivono in armonia con i loro fratelli musulmani. Tuttavia quando un attacco terroristico sconvolge la regione, la pace e tranquillità che caratterizzavano la loro vita, sono in procinto di essere cancel-
89
late. Man mano che la violenza e il terrore integralista
della guerra civile si diffondono nella regione, i monaci si ritrovano davanti ad un bivio: decidere se
rimanere o ritornare in Francia. Nonostante anche
l’invito delle autorità ad andarsene, i monaci decidono di restare al loro posto pur di aiutare la popolazione locale, mettendo così in grave pericolo la loro
stessa vita per amore di Cristo.
Letteratura
Pietrolucci-Zuccolini, Bhatti Shahbaz Vita e martirio di un Cristiano in Pakistan, 2012
Il volume presenta la biografia di Shahbaz Bhatti,
ministro per le Minoranze del Pakistan, assassinato il
2 marzo 2011, per aver lottato per la libertà religiosa,
il dialogo tra cristiani e musulmani, per la giustizia,
per l’uguaglianza di tutti i popoli e per la pace.
Come ministro, prese misure a sostegno delle
minoranze religiose, tra cui una campagna per promuovere il dialogo interreligioso, la proposta di una
legislazione per vietare discorsi di incitamento all’odio e proponendo di assegnare seggi in parlamento
per le minoranze religiose.
Il testo è ricco di testimonianze dirette, di persone
che l’hanno conosciuto da vicino: Roberto Pietrolucci, della comunità Sant’Egidio e, soprattutto il fratello
Paul Bhatti che, medico in Italia, accettò di sostituirlo
- dopo l’assassinio - nel ruolo di ministro delle Minoranze in Pakistan.
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APPENDICE
Calendario
Diocesano
Anno Pastorale 2014 - 2015
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RITIRI MENSILI DI CLERO
dell’Anno Pastorale 2014-2015
Stile laboratorio nel Seminario vescovile
1. Scelta di un testo base: “Evangelii Gaudium”, non
per uno studio teorico, ma per rilevare i temi
scottanti e di maggior interesse per la nostra realtà
diocesana e per la nostra vita di preti. Della lettera
pastorale, che ovviamente è bene leggere per intero, il Vescovo propone otto sezioni per otto incontri di clero.
2. Ogni mese, i sacerdoti di una zona pastorale si
fanno carico di preparare, organizzare, gestire l’incontro del clero.
3. A questo scopo, i sacerdoti della zona incaricata si
incontreranno una o più volte, con modalità scelte
da loro (la convivialità può servire per approfondire la conoscenza, la stima reciproca, e potenziare
la collaborazione...) per studiare la sezione indicata, non solo dal punto di vista contenutistico, ma
in relazione al nostro territorio, alla nostra gente,
all’età dei sacerdoti, suggerendo le iniziative pratiche per farlo scendere nella realtà della nostra
azione pastorale, e della nostra vita di Chiesa. Se
i sacerdoti lo ritengono necessario, possono invitare ai loro incontri laici in grado di apportare contributi validi e stimolanti.
4. Il gruppo produce una sintesi, breve e schematica,
che riassuma le riflessioni del gruppo, e indichi i
problemi emersi, gli interrogativi, i dubbi, le ipo-
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tesi di applicazioni alla vita del clero e all’azione
pastorale.
5. Questa scheda viene presentata a tutti i sacerdoti
all’inizio dell’incontro del clero, e sottoposta al
dibattito, o subito in assemblea o prima a piccoli
gruppi. Il laboratorio, gestito e coordinato in
maniera agile ed efficace dal gruppo protagonista,
discuterà, suggerirà, amplierà, concretizzerà.
6. Il gruppo che ha gestito l’incontro si impegna a
scrivere una sintesi, sempre concisa ed efficace, da
inviare o da fare avere, con l’approvazione del Vescovo, a tutti i sacerdoti e religiosi.
7. Qualora nascesse l’esigenza di approfondire alcuni
temi o problemi emersi con l’apporto di un esperto, si provvederà a individuarlo e invitarlo.
VANTAGGI: Questo tipo di percorso può diventare una grande risorsa per l’amicizia, la collaborazione e l’aggiornamento continuo dei sacerdoti,
nonché per conoscere e valorizzare le competenze
di tutti i sacerdoti, tenendo conto che andare
all’incontro e ascoltare è molto più facile che
prepararlo, farsi ascoltare, far partecipare.
PROGRAMMA:
ore
ore
ore
ore
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9.30 Adorazione Eucaristica e Confessioni
10.00 Ora media e Benedizione
10.20 Laboratorio sull’Evangelii Gaudium
12.00 Comunicazioni e pranzo insieme.
Date:
– giovedì 4 settembre 2014, tema: “La gioia del
Vangelo”, Don Armando Matteo, teologo.
– giovedì 9 ottobre 2014, tema: “La trasformazione
missionaria della Chiesa”, sacerdoti della zona pastorale di San Giuseppe Lavoratore.
– giovedì 20 novembre 2014, tema: “Nella crisi
dell’impegno comunitario - Alcune sfide del mondo
attuale”, sacerdoti della zona pastorale di Matelica.
– giovedì 18 dicembre 2014, tema: “Tentazioni degli operatori pastorali”, sacerdoti della zona pastorale di Sassoferrato.
– giovedì 15 gennaio 2015, tema: “Tutto il popolo
di Dio annuncia il Vangelo”, sacerdoti della zona
pastorale di Genga.
– giovedì 19 febbraio 2015, giornata di spiritualità
regionale a Loreto.
– giovedì 19 marzo 2015, tema: “L’omelia” sacerdoti della zona pastorale Valle del Giano.
– mercoledì 1 aprile 2015, concelebrazione - Santa
Messa Crismale.
– giovedì 7 maggio 2015, tema: “La dimensione
sociale dell’evangelizzazione”, sacerdoti della zona
pastorale di Fabriano.
– giovedì 11 giugno 2015, tema: “Evangelizzatori
con Spirito”, sacerdoti delle zone pastorali di Argignano-Collamato e Cerreto-Albacina e Zona di
montagna.
95
COMUNITÀ GIOVANI PRETI
Impostazione:
Una volta al mese ci incontriamo per svolgere un
cammino insieme, che avrà il seguente programma:
– ore 9:30: Adorazione Eucaristica (esperienza di
deserto), Confessioni e Ora Media.
– Lectio Divina di mons. Aldo Mei sulle letture
della domenica precedente.
– Corso di formazione, guidato ogni volta dal sacerdote che ci accoglie nella sua parrocchia su un
tema che a lui sta a cuore.
– Indicazioni del Vescovo e pranzo insieme.
Date:
– Giovedì 18 settembre 2014, nella parrocchia di
San Giuseppe Lavoratore don Bruno Quattrocchi
propone il tema “L’accompagnamento alla morte”.
– Giovedì 16 ottobre 2014, al santuario del Cerro
con i Padri Araldi della Buona novella.
– Giovedì 6 novembre 2014, nella parrocchia di
Melano don Andrea Simone propone il tema “La
non credenza”.
– Giovedì 4 dicembre 2014
– Giovedì 8 gennaio 2015
– Giovedì 5 febbraio 2015
– Giovedì 5 marzo 2015
– Giovedì 23 aprile 2015
– Maggio e giugno da definire.
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COMUNITÀ DIACONI PERMANENTI
Impostazione:
Nel primo sabato di ogni mese ci incontriamo
alle ore 15.00, nella chiesa di san Filippo di Fabriano,
per aiutarci insieme sul nostro cammino formativo,
seguendo questo programma:
a. preparazione della liturgia della domenica;
b. studio del diaconato nel tempo in confronto ad oggi;
c. formazione liturgica;
d. celebrazione del Vespro e indicazioni del Vescovo.
UFFICIO CATECHISTICO DIOCESANO
Anche quest’anno, come per i due precedenti,
l’Ufficio Catechistico Diocesano propone a tutte le
parrocchie di raccordare la catechesi per l’Iniziazione
Cristiana con il programma pastorale della Diocesi
sulle Beatitudini. Questo perché l’esperienza sul Credo e sul Padre Nostro è stata molto positiva per le
parrocchie e per i gruppi che hanno partecipato, sia
per i bambini e i ragazzi, sia per le catechiste che, per
svolgere il loro servizio, hanno avuto stimoli per
approfondire i fondamentali della nostra fede, e modalità per comunicarle. Questa proposta non significa, come qualche parrocchia teme, che per tutto
l’anno si debba parlare delle Beatitudini, mettendo da
parte o trascurando i propri programmi, soprattutto
quelli indirizzati al ricevimento prossimo della Prima
97
Confessione, della Prima Comunione e della Cresima.
Tutt’altro! Rispettando i propri programmi, metodi e testi, i catechisti si impegnano a trovare il modo
di fare emergere, quando vogliono e come vogliono,
il messaggio fondamentale delle Beatitudini.
L’operazione non dovrebbe comportare eccessive
difficoltà, essendo questo testo la sintesi di tutto il
messaggio evangelico, e l’esplicazione dell’unico comandamento: “Amatevi come io vi ho amato”. Inoltre, avere un preciso riferimento per tutto l’anno
aiuterà i catechisti a non disperdere il loro lavoro,
vagando di qua o di là, senza un asse centrale che
raccolga tutte le derivazioni, nonché le inevitabili
divagazioni.
Soprattutto con i ragazzi più grandi, che a volte
chiedono di partire dalle loro domande e dai problemi stimolati dalla cronaca, non sarà difficile riportare
e confrontare l’amicizia, la violenza, la guerra, il
bullismo, la sessualità, la sofferenza... con il Beati i
poveri, Beati i miti, Beati gli assetati di giustizia,
Beati... Non ci sono problemi e situazioni umane che
non possano e, per i credenti, non debbano essere
affrontati con la luce del Vangelo, cioè con le Beatitudini. Per sostenere e motivare sia il lavoro dei
catechisti, sia l’interesse dei ragazzi, proponiamo come
sempre un obiettivo finale: un veloce e agevole libretto che raccolga il lavoro di tutti i bambini e i ragazzi
che hanno partecipato, e che possa servire poi come
libro di riflessione e preghiera sia per i singoli, sia per
il lavoro degli anni seguenti. Le riflessioni dei bambi98
ni e dei ragazzi saranno delle concretizzazioni e dei
riferimenti concreti di ogni Beatitudine alla loro vita
e alla loro realtà. Il titolo (provvisorio) del libretto è:
“Ma tu lo sai dove sta la felicità”? I contorni precisi di
questa iniziativa e le modalità per realizzarla al meglio
saranno illustrate aIle catechiste in un apposito incontro
e con sussidiazione opportuna.
UFFICIO DIOCESANO PASTORALE
FAMILIARE
Continuando nello stile dello scorso anno, la pastorale familiare della nostra Diocesi si compone
prevalentemente di due ambiti: pastorale per le coppie sposate e pastorale per separati e divorziati.
1) Ripartiremo ufficialmente con un convegno diocesano di pastorale familiare, il 15 e 16 novembre.
Programma del convegno:
Sede: Seminario via Serraloggia.
Sabato 15 (per coppie di sposi)
ore 16.00: arrivo, accoglienza, preghiera.
ore 17.00: don Carlino Panzeri, cena insieme.
ore 21.00: Costanza Miriano
(testimonianza di una giornalista).
Domenica 16 (separati-divorziati)
ore 15.00: arrivo, accoglienza, preghiera
99
ore 15.45: don Carlo Rocchetta
(Perugia, Comunità della tenerezza)
Emanuele Scotti
(pre. Naz. Sposi Fedeli al matrimonio).
ore 19.00: conclusione.
2) Pastorale separati/divorziati
Domenica 21 settembre ore 17.30 nella sala parrocchiale di san Venanzio con Stefania Tanganelli (Fraternità Sposi per sempre).
A partire da ottobre tutti i primi lunedì del mese dalle
18.30 alle 19.30 incontri sulla parola di Dio guidati
da don Alberto Castellani.
3) Pastorale coppie sposate
Incontri mensili al Seminario, Domenica. Relatori:
sacerdoti della nostra diocesi e laici esterni.
4) Incontro con i fidanzati della Diocesi: in Seminario il 21 febbraio dalle ore 19 (preghiera, cena,
incontro).
100
PASTORALE GIOVANILE
1. Veglia di Avvento dei giovani a Matelica il 28
novembre.
3. Novena di natale a San Filippo di Fabriano dal 17
al 24 dicembre.
4. Uscita caritativa a Roma il 25 aprile a servizio
nelle mense Caritas.
Altre iniziative sono in corso di studio e saranno
proposte alla diocesi secondo i consueti canali nel
corso dell’anno pastorale.
CARITAS DIOCESANA
Sintesi del programma della Caritas Diocesana e
delle vicarie.
1) 06/11/2014 formazione periodica ragazzi del Servizio Civile Volontario su progetto “Verso Voi 42014/2015”, rapporti con missioni, missionari in
collaborazione con l’Ufficio Missionario Diocesano;
2) 10/12/2014 formazione per attività di volontariato a nuovi volontari Caritas sede e vicarie, riflessione mensile sulle attività svolte;
3) 22/12/2014 formazione per assistenza domiciliare
a diversamente abili e anziani, “badanti”;
4) partecipazione stretti collaboratori a incontri e
seminari di delegazione regionale Caritas.
101
USMI FABRIANO-MATELICA
Ci prepariamo a vivere il nuovo anno 2015 dedicato al rinnovamento della vita religiosa, con il documento preparato dalla Congregazione per gli Istituti
di vita Consacrata e di società di vita Apostolica:
Rallegratevi! Parole dal magistero di papa Francesco.
Il papa ci invita a non avere paura della novità che lo
Spirito Santo compie in noi: «Non abbiate paura del
rinnovamento delle strutture. È questo che Gesù ci
insegna nel vangelo ... la libertà necessaria di scegliere
“otri” nuovi per questa novità». (Rallegratevi!)
Ritiri:
19 Ottobre 2014 S.E. Mons. Giancarlo Vecerrica
7 Dicembre 2014 don Fulgenzio Nshimirimana
15 Febbraio 2015 don Piotr Talarzcyk
14 Giugno 2015 don Umberto Rotili
I ritiri si svolgeranno le domeniche pomeriggio
dalle ore 15.00 alle 19.00 al Seminario Via Serraloggia, 163 - 60044 Fabriano.
Altri appuntamenti:
– 2 febbraio: animazione della liturgia eucaristica in
cattedrale con un successivo momento d’incontro
e scambio di auguri, anche con le sorelle claustrali
e i sacerdoti della diocesi.
– Aprile: convegno annuale USMI regione Marche.
– Mercoledì santo: Messa Crismale con tutte le
religiose e claustrali.
102
1° sabato di dicembre: animazione della prima ora
di adorazione nella chiesa di S. Filippo a Fabriano,
inizio dell’adorazione notturna diocesana.
In Maria ognuna di noi, sospinta dallo Spirito vive
la propria vocazione ad andare. Maria ci aiuti a
risplendere nella testimonianza della comunione, del
servizio, della fede ardente e generosa, della giustizia
e dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra.
103
PASTORALE VOCAZIONALE
La casa del seminario
È ormai definitivamente operativa dal settembre
2008. La casa ha la possibilità di ospitare fino a 35
persone. Per i pasti possiamo arrivare a n. 50 persone.
La struttura ci permette di poter fare convivenze con
i giovani, soprattutto con coloro che vogliono approfondire le grandi domande sulla propria vita e la
vocazione.
Ragazzi delle medie e chierichetti
Da qualche anno abbiamo iniziato un piccolo
cammino vocazionale con alcuni ragazzi delle medie
e alcuni chierichetti che hanno mostrato disponibilità
ed interesse. Tutti coloro che, parroci ed educatori,
desiderano segnalare ragazzi anche delle Scuole Superiori si mettano in contatto con don Giovanni Mosciatti o con don Ruben Bisognin.
Adorazione a S. Filippo
Si ricorda che tutti i primi sabati del mese si
svolge, presso la chiesa di S. Filippo di Fabriano,
l’Adorazione del SS. Sacramento dalle ore 21 alle 6
della domenica come speciale preghiera per le Vocazioni.
Verifica
Per tutti coloro che desiderano approfondire la
domanda e l’urgenza che avvertono nella propria vita
104
soprattutto per i giovani è possibile iniziare un cammino di verifica. Il riferimento è don Giovanni Mosciatti (330.277745) e don Ruben Bisognin
(329.3644682).
PROGETTO EDUCATIVO ORATORI
L’idea del progetto 2014 nasce dalla volontà dell’equipe oratori di affrontare il tema dell’unità da
diversi punti di vista. L’unità tra gli oratori e quindi
tra tutti i soggetti interessati, (di qualunque genere e
con qualunque mezzo) è alla base del nostro progetto.
In questi anni abbiamo visto come la relazione
educativa inter-oratoriale benché fosse molto curata,
trovava ancora qualche ostacolo che nascondeva alla
base difficoltà di natura comunicativo/campanilistica
sia tra i ragazzi, che tra educatori e non di meno tra
i genitori.
Questa analisi ci ha indotto a proporre un progetto che ci aiutasse ad affrontare il tema su diversi
livelli: da un lato aiutare gli “adulti” a collaborare per
dare esempio della forza che scaturisce dall’unione di
idee e proposte, dall’altra sperimentare dei percorsi
nuovi per aiutare i ragazzi ad instaurare relazioni più
profonde e sincere di collaborazione unitiva fornendo
loro la possibilità di sperimentare che davvero l’unione e la condivisione,può essere la molla per ripartire.
Per ultimo vogliamo sperimentare strumenti e forme
di cooperazione con il mondo “esterno”, facendo
105
conoscere al territorio chi sono i soggetti che frequentano gli oratori e ciò che avviene nel vario mosaico di
contesti oratoriali della Diocesi così da creare una
fitta rete collaborativa che eviti ogni sorta di vulnerabilità sociale giovanile.
Attività proposte dall’Equipe Oratori:
1) ciclo di incontri formativi per educatori e genitori
2) organizzazione incontri con le ATS per creare un
“osservatorio sui minori”
3) utilizzo sussidio sul gioco
4) creazione tavoli di incontro con dirigenti scolastici
e docenti per creare legami stabili e collaborativi
con il mondo della scuola
6) laboratorio dei talenti
5) festa degli oratori (31 gennaio 2015).
Ci saranno anche 2 cicli d’incontri formativi: il
primo rivolto ai ragazzi che vogliono iniziare a fare gli
educatori in oratorio, ai quali forniremo gli strumenti
base per iniziare questo percorso; il secondo invece
sul tema dell’unità tra oratori come risorsa rivolto a
tutti in particolare operatori e genitori.
106
INDICE
Perché abbiamo scelto il tema delle
Beatitudini Evangeliche
pag. 3
Che cosa sono le Beatitudini Evangeliche
”
4
Quale metodo usiamo quest’anno?
”
4
A che cosa serve questo programma?
”
5
Lettura al testo
”
7
Incontri in Cattedrale
”
9
1) Beati i poveri in spirito, perché
di essi è il regno dei cieli
”
11
2) Beati gli afflitti perché saranno consolati
”
21
3) Beati i miti, perché erediteranno la terra
”
31
4) Beati quelli che hanno fame e sete della
giustizia, perché saranno saziati
”
41
5) Beati i misericordiosi, perché troveranno
misericordia
”
51
6) Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio
”
61
7) Beati gli operatori di pace, perché saranno
chiamati figli di Dio
”
71
107
8) Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli
”
Appendice
Ritiri Mensili del Clero
Comunità giovani Preti
Comunità Diaconi Permanenti
Ufficio Catechistico Diocesano
Ufficio Diocesano Pastorale Familiare
Pastorale Giovanile
Caritas Diocesana
Usmi Fabriano-Matelica
Pastorale vocazionale
Progetto educativo Oratori
108
”
”
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”
81
91
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97
99
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105
RINNOVAMENTO DELLA CONSACRAZIONE
ALLA MADONNA DEL BUON GESÙ
1. Madonna del Buon Gesù, eccoci ancora davanti a questa tua Immagine,
da secoli venerata e cara alla nostra città,
nella certezza che la tua intercessione
la mantiene al sicuro nelle mani di Gesù,
sotto lo sguardo del Padre e dello Spirito Santo.
2. Dal 2010, tutta la nostra Diocesi è stata consacrata a te,
affinché la tua protezione si estendesse
alle persone, alle famiglie, alle istituzioni dell’intero nostro territorio.
Oggi, rinnoviamo quella consacrazione,
affinché il tuo conforto e il tuo aiuto scendano copiosi
sul vescovo, sui sacerdoti, sui religiosi, sui diaconi e i seminaristi,
per rendere più generosa e limpida la loro vocazione;
sulle autorità che hanno responsabilità politiche e sociali,
affinché rafforzino il loro servizio, soprattutto verso i più deboli;
sulle famiglie e sui singoli,
affinché resistano alla tentazione di chiudersi nei loro interessi.
3. Madonna del Buon Gesù, ti chiediamo dei credenti entusiasti e coraggiosi,
fedeli alla Messa domenicale, alla Confessione, all’esercizio della carità.
Ti chiediamo il ritorno alla fede degli adulti e dei giovani che se ne sono allontanati,
affinché diventino testimoni per una nuova generazione di cristiani.
Ti chiediamo la grazia di nuove vocazioni
al sacerdozio, alla vita consacrata, al matrimonio cristiano.
Imploriamo da te luce e sostegno per la pastorale della diocesi,
affinché sappia rinnovarsi e adeguarsi alle esigenze dei tempi.
4. Madonna del Buon Gesù, liberaci dalle angosce e dalle malattie,
dall’emarginazione e dalla disoccupazione,
dall’ingiustizia, dallo sfruttamento, dalla corruzione,
dai centri di potere arroccati sui propri egoismi,
dalla lamentela e dal disimpegno inconcludenti.
109
5. Madonna del Buon Gesù, accogli la nostra consacrazione.
Noi promettiamo di essere sempre tuoi figli,
e di non abbandonarti mai. Mai!
Amen.
Giancarlo Vecerrica
vescovo
Fabriano, 8 settembre 2014
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Stampa: Arti Grafiche Gentile Fabriano
Settembre 2014
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orientamenti 14-15rid - Diocesi Fabriano