1 mm Maintenance and Facility Management Anno 9 Numero 1 Gennaio-Febbraio 2015 Rivista del CNIM - Comitato Italiano per la Manutenzione 2 SOMMARIO 04 Editoriale di Aurelio Misiti 05 Pompei (A.M.) 06 La scienza aiuti i beni culturali Lettera di FINCO-Cultura al Ministro Dario Franceschini 07 Venezia, San Marco in Manutenzione Tomba dei Rabiri, Appia Antica IV miglio • 09 Manutenzione degli edifici 13 Processi di manutenzione degli edifici di Paolo Cannavò 15 Algoritmo Domus RFICNIM per la manutenzione dei ponti ferroviari 16 Notizie 17 Testimonianze La gestione dinamica del patrimonio immobiliare di INARCASSA di Mauro Raschielli 3 RIVISTA DEL COMITATO NAZIONALE ITALIANO DI MANUTENZIONE N. 1/2015 Anno 9 Direttore Aurelio Misiti Direttore Responsabile Lorenzo Fedele Comitato scientifico Paolo Bernardi Maria Rosaria Boni Maurizio Del Re Biagio Eramo Giovanni Fiscon Francesco Gallerano Marco Ranieri Maurizio Raschielli Massimo Tronci Michele Migliarese Caputi segretario e redattore Amministrazione e redazione Via Barberini 68 00186 Roma Tel. 06 42010534 - Fax 06 4745512 [email protected] www.cnim.it Autorizzazione del tribunale di Roma n. 5/2007 del 19.01.2007 CONSIGLIO DIRETTIVO COMITATO NAZIONALE ITALIANO PER LA MANUTENZIONE Presidente On. Prof. Ing. Aurelio MISITI Presidente Onorario Prof. Ing. Francesco Paolo BRANCA Vice Presidenti Geom. Adriano BIRAGHI Dott. Ing. Francesco PITTONI Rappresentante del MISE Dott.ssa Eliana Daniela Soviero Consiglieri Onorari Prof. Ing. Onorato HONORATI Dott. Ing. Giuseppe COSTA Dott. Ing. Enrico COMELLINI Probiviro Dott. Ing. Duccio Ghidetti Il Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione è un ente senza fini di lucro costituito nel 1990, sotto l'alto patrocinio del Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato, per rispondere ai bisogni di una precisa scelta politica e culturale che individua in una corretta e ben pianificata manutenzione un importante elemento per migliorare la produttività e la competitività, nonché la sicurezza, la salvaguardia dell'ambiente e l'uso razionale dell'energia. Il Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato nel 1999 ha riconosciuto il CNIM come l'Ente che meglio in Italia può occuparsi di coordinare l'elaborazione di studi e ricerche nel campo della gestione e manutenzione di opere e impianti (DM 16/12/99). Entrata della villa dei Quintili, Appia Antica Roma Il CNIM è indipendente e finanzia i propri progetti culturali e di sensibilizzazione esclusivamente con le quote degli enti e delle imprese associati, e con le proprie attività di ricerca, formazione, certificazione ed editoriali. 4 EDITORIALE È noto che la cultura della manutenzione non è ancora molto diffusa nella società italiana. Grave infatti è lo stato di degrado in cui si dibatte il nostro territorio, che, nonostante tutto, è ancora invidiato nel mondo; basti pensare allo stato dei nostri beni culturali, come dimostra il caso Pompei, o a quello di molte strutture ospedaliere, alle strade delle principali città, nonché al degrado dei palazzi storici. Il primo obiettivo del CNIM è quello di contribuire alla preparazione degli operatori di servizi di manutenzione e in particolare dei professionisti; in questa direzione vanno: il Master della Sapienza, che si è svolto nella nostra sede, dal titolo “Manutenzione e gestione degli impianti ecologici”e l’arrivo come soci degli amici Ingegneri, Periti industriali, Geometri e Agrotecnici attraverso i Consigli nazionali e alcuni Collegi provinciali. Ciò consente di migliorare tra i professionisti tecnici anche culture tradizionali sulla manutenzione. Una prima importante Convenzione è stata deliberata dall’ordine provinciale di Roma degli ingegneri e dal CNIM per l’aggiornamento e la formazione in manutenzione, in applicazione del DPR 7 agosto 2012 n°137. Ad esempio nel caso dei monumenti è nostra convinzione che la benemerita cultura del restauro va integrata in una più ampia cultura di prevenzione manutentiva a sfondo tecnicoscientifico, alfine di riservare al restauro spazi adeguati alla maggiore durata dovuta ai trattamenti manutentivi. Siamo convinti pure che i nuovi soci contribuiranno all’azione del CNIM per affermare in alcuni settori chiave della vita sociale un cambio di marcia, riducendo drasticamente i morti sul lavoro. La progettazione delle strutture e infrastrutture dovrebbe favorire la manutenzione programmatica come avviene ormai nel caso della meccanica, cercando di contemperare le bellezze architettoniche con la necessità della manutenzione dell’opera senza pericoli per la salute di chi vi lavora. Nell’ultimo anno abbiamo fatto delle scelte che hanno consentito al CNIM di superare la crisi che derivava dalla crisi economica del Paese e di preparare le premesse per un rilancio, tanto più importante in un paese “vecchio e antico”, che ha bisogno di curare soprattutto l’esistente e che fa la storia culturale del mondo intero, rispetto a effimere partecipazioni a piani sporadici di sviluppo nel territorio. Siamo pertanto orgogliosi di aver contribuito a convincere le principali Istituzioni del Paese che in questo momento drammatico per l’occupazione si possa avviare e realizzare un piano di manutenzione per le piccole opere in tempi estremamente rapidi. Il finanziamento all’Anas della manutenzione dei piccoli ponti per 300 milioni di euro e il piano del Governo per la manutenzione degli edifici scolastici con un finanziamento di 4 miliardi di euro hanno consentito l’apertura dei relativi cantieri in pochissimo tempo. La stessa ConSIP, “Concessionaria Servizi Informativi Pubblici" ha portato lo stanziamento da 1,24 miliardi di euro del 2012 a 2,7 miliardi di euro del 2013 per la manutenzione degli immobili pubblici Aurelio Misiti Presidente CNIM Fontana di Trevi, Roma Fontana di Trevi restauro griffato Fendi Fontana di Trevi passerella per vedere il restauro 5 POMPEI Negli ultimi anni, in particolare nel 2014 il grande pubblico italiano e mondiale è stato informato su numerosi crolli di muri e altro nel sito archeologico di Pompei. L’allarme suscitato da tali eventi ha avuto come conseguenza il risveglio di una maggiore attenzione delle Istituzioni italiane e internazionali che insieme si sono impegnate per la salvaguardia del sito archeologico venuto alla luce più interessante e vasto al mondo. Si sono susseguite iniziative legislative e dibattiti culturali nonché promesse di investimenti pubblici. L’Unione Europea e il Governo italiano nel 2012 hanno concesso finanziamenti per lavori di restauro per centocinque milioni di euro. Con la legge n°106 del 29 luglio 2014 si è provveduto a semplificare le procedure di appalto in quanto i ritardi registrati nella realizzazione dei progetti di restauro rischiavano di arrivare fuori tempo massimo per il cofinanziamento europeo. Il pericolo di perdere i fondi europei esiste ancora in quanto le gare aggiudicate finora ammontano al 28% del valore complessivo degli interventi. A questo elenco si potrebbero aggiungere a breve appalti per dieci milioni di euro. Pompei il Foro Restano pertanto da appaltare per il grande progetto “Pompei” lavori di restauro per oltre sessanta milioni di euro, il che significa che il nuovo Sovraintendente - Commissario, ritenuto un grande esperto nel settore, dovrà superare in tempi brevi una serie di ostacoli non solo di natura burocratica. Infatti nel “Sole 24 ore” dello scorso nove settembre Francesco Prisco ha illustrato una situazione complessa degli appalti sul grande progetto di Pompei e sull’attività della magistratura di Torre Annunziata. Tanto che il titolo dello scritto definisce “restauro schoc” quello del Teatro Grande. In effetti è stato restaurato malissimo tanto che la Procura competente ha ottenuto il sequestro durato tre anni e il rinvio a giudizio dell’ex Commissario Marcello Fiori e di altri quattro indagati. Naturalmente si attenderanno le sentenze dei tribunali ma fin d’ora si può dire che le attività delle imprese risultate vincitrici negli ultimi tempi non brillano per trasparenza e cultura del restauro e della manutenzione. Pompei Via dell'Abbondanza Se si prende in considerazione il numero dei crolli dei muri registrati a Pompei negli ultimi tempi, c’è da essere molto preoccupati per il futuro, perché questo può significare che le malte a contatto con l’aria e con le temute piogge acide si sono deteriorate a tal punto da mettere in serio pericolo la stabilità dei fabbricati. Sarebbe auspicabile pertanto la predisposizione di un piano di manutenzione e restauro di tipo scientifico e tecnologico complessivo in tutto il sito, per rendere stabili preventivamente i fabbricati e resistenti agli agenti atmosferici sopra indicati. L’Italia possiede le professionalità e le strutture anche imprenditoriali pubbliche e private per attuare un piano simile che potrebbe essere finanziato da sponsor nazionali e internazionali pubblici e privati A.M. Casa del Fauno, Pompei 6 LA SCIENZA AIUTI I BENI CULTURALI La scelta prioritaria del CNIM di occuparsi dei beni culturali è dovuta essenzialmente a due ragioni: -In primo luogo il fatto incontestabile che la maggior ricchezza dell’Italia è costituita proprio dal possedere i beni culturali più importanti e più vasti al mondo; -una seconda ragione, non certo trascurabile, è dovuta alla drammatica situazione in cui versano ampi settori di questi beni, “in primis” quelli esposti all’azione erosiva e spesso distruttrice degli elementi chimici presenti nei fluidi liquidi e gassosi che avvolgono tali beni. Qualcuno si potrebbe domandare: quanto valgono i beni culturali, visto che essi non possono essere certo ridotti a merce? La risposta non può essere semplicistica dicendo soltanto che hanno valore inestimabile. Il loro valore infatti consiste soprattutto nel costituire la cifra riassuntiva della cultura spirituale e antropologica dei popoli che hanno abitato quel determinato territorio. Indirettamente i beni consentono al popolo presente di sviluppare il proprio avvenire, essendo essi in realtà un ”assett” formidabile di attrazione culturale rispetto al resto del mondo. Essi vanno conservati nel miglior dei modi con l’aiuto indispensabile della scienza e della tecnologia. In questa ottica quindi non si può prescindere della loro tutela attraverso programmi di manutenzione scientifica e tecnologica. Il codice dei beni culturali e quello degli appalti individuano i restauratori come progettisti e direttore dei lavori per gli interventi di manutenzione e restauro dei beni culturali mobili e sulle superfici decorate degli architettonici. Essi però non vanno lasciati soli, in quanto è noto che per ogni tipo di sostegno e per ogni tipo di fluido a contatto con le superfici decorate vanno scelti materiali studiati appositamente in laboratori attrezzati e da ricercatori esperti. Siamo purtroppo testimoni oculari di situazioni in cui non vengono seguite queste elementari indicazioni o per mancanza di fondi e/o per limitata cultura scientifica e tecnologica. Non si spiegano altrimenti ad esempio le peripezie del restauro dell’opera “Tritone” del Bernini posta in Piazza Barberini a Roma. A quattro mesi dalla fine del restauro, durato oltre un anno, si è dovuto sottoporre il marmo della statua ad altri tre interventi per eliminare i composti chimici depositati sulle superfici a contatto con l’acqua circolante. Alla data odierna di stesura di questo appunto (9/10/2014) la fontana è ritornata nelle condizioni di “sporcizia superficiale” simile a quella riscontrata prima del restauro. In questi casi riteniamo indispensabile la collaborazione di varie Istituzioni con la messa in campo di complementari discipline che non si limitino a ripristinare lo splendore della superficie marmorea ma intervengano scientificamente per modificare la composizione dell’acqua circolante e per trattare la superficie “restaurata” con appositi materiali trasparenti, studiati per il tipo di marmo e per la natura dei fluidi liquidi e gassosi, che vanno a contatto della fontana. Ciò vale anche per il restauro del Colosseo, su cui ritorneremo per esaminare approfonditamente sia le modalità di appalto che i contenuti scientifici dell’intervento. Il CNIM, nella sua attività di formazione e attraverso il Know-how dei suoi soci, nonché la stretta collaborazione con le principali università italiane tra cui La Sapienza, Tor Vergata e il Politecnico di Milano, si dichiara disponibile a fare da “trait d’union” tra le varie istituzioni e le diverse Sovrintendenze al fine di rendere possibile una sinergia ritenuta ormai improcrastinabile. Gerusalemme Tomba di Gesù resuscitato Piazza Barberini Roma A.M. Colosseo in Manutenzione Roma, 24 ottobre 2014 - Prot. 169/Pres./ec Illustrissimo Ministro Dario Franceschini R dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Via del Collegio Romano, 27 00186 Roma 7 Illustrissimo Signor Ministro, leggiamo con attenzione i provvedimenti legislativi, le iniziative, le interviste e quanto Ella sta facendo per valorizzare i beni e le risorse culturali del Paese e di ciò, quali rappresentanti di un nutrito numero di operatori, Le siamo grati, come cittadini ancor più che come portatori di interessi. Vorremmo rappresentarLe con la presente la necessità di partire dalla conservazione e manutenzione dell’esistente per passare poi alla valorizzazione, promozione e divulgazione del nostro immenso patrimonio artistico. Nell’affermare ciò, tuttavia, non si vuole certo privilegiare un atteggiamento che consideri lo sviluppo un tema meno importante; tutt’altro. Infatti in più occasioni, proprio Ella ha condivisibilmente affermato che il Mibact è di fatto anche un dicastero avente valenza economica a tutti gli effetti. È proprio irrobustendo le basi materiali del lavoro, da Lei con tanto entusiasmo svolto, che possiamo confidare in un futuro migliore per questo importante comparto non solo della cultura, ma anche dell’economia, per i legami stretti con i settori del turismo ed in generale dell’accoglienza e dell’affermazione del Made in Italy. Analogamente procedemmo con una nostra associata, l’Aises, per le campagne sulla sicurezza delle strade e la loro manutenzione programmata, cui alcuni anni fa Ella dette un proficuo e appassionato apporto. La conservazione, la diagnostica e il restauro dei beni culturali - dai siti archeologici ai giardini storici, passando per le superfici decorate e le opere mobili, solo per fare qualche esempio - comporta valutazioni di tipo oggettivo (accertamento dello stato del bene, dei processi d’intervento, delle tecniche e tecnologie, nonché dei materiali da impiegare) e di tipo soggettivo (qualificazioni professionali e di mestiere loro attestazione e certificazione, rispetto dei ruoli nelle lavorazioni ecc.). Si tratta di un lavoro puntuale riguardante opere in miniatura o grandi complessi: in tutta questa gamma di lavorazioni, la specializzazione non può mai mancare, pena il deterioramento ulteriore, se non addirittura la perdita, del bene sul quale si intervenga in maniera errata. Qui introduciamo, solo come notazione, il problema delle responsabilità che in questo settore sono grandissime, sia sul piano morale che economico: in alcuni casi i danni provocati da interventi non professionali possono essere incalcolabili, oltre che irreversibili. Tutto ciò premesso, Le sottoponiamo i cinque punti salienti emersi dall’articolato dibattito sviluppatosi nella riunione della Filiera dei Beni Culturali del 23 ottobre scorso, coordinata da Finco Cultura (di cui alleghiamo una provvisoria presentazione): Ministro Dario Franceschini (photos courtesy Mibact) 8 1) Se per la tutela del patrimonio culturale, ai sensi del DLgs 42/2004 - Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio - occorrono professionalità specifiche, per lo sviluppo e la promozione degli stessi (anche a livello internazionale) necessitano managerialità dedicate. Non sempre queste due figure sono riconducibili ad unità e quasi mai riescono a convivere senza attriti: questo importante snodo - da Lei ben colto nella Riforma del Mibact - potrebbe essere meglio messo a fuoco e trattato, onde evitare criticità fra il mondo professionale della tutela e quello dello sviluppo manageriale della promozione e valorizzazione. La svolta da Lei impressa al settore, insomma, dovrebbe essere accompagnata con un occhio attento anche ad una doverosa analisi di impatto 2) Auspichiamo una costante consultazione fra il Suo Ministero e quello delle Infrastrutture, con particolare riferimento al settore degli appalti, nei quali la materia dei beni culturali, dei siti archeologici e del verde storico ha visto nel tempo perdere protezioni e riconoscimenti di valore. Ciò, va detto, anche per quanto riguarda il recepimento delle nuove Direttive Europee. Le nuove Direttive UE su appalti e concessioni non si sono minimamente occupate di individuare tutele per il settore. D’altra parte, chi se non il nostro Paese è maggiormente titolato a sollevare in tali sedi il problema inerente alla specificità dei beni culturali nell’ambito degli appalti pubblici? Con le Direttive già licenziate, riteniamo tardivo un intervento in sede UE su provvedimenti già assunti, risultando indispensabile porre invece rimedio nella fase “discendente”, cioè in sede di recepimento, visto l’impatto che l’argomento ha sull’economia del nostro Paese. 3) La Legge 29 luglio 2014 n. 106 di conversione con modificazioni del Decreto-Legge 31 maggio 2014 n. 83, recante disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo fa, fra l’altro, appello al finanziamento dei privati, su cui ci troviamo d’accordo, ma riteniamo che anche lo Stato debba fare la sua parte, inserendo, ad esempio, le attività sui beni culturali fra quelle ad Iva ridotta (al 10% come per gli interventi sui beni immobili o, meglio, portando tutti gli interventi di conservazione - sia su beni mobili che immobili - al 4%) “accompagnando” così sul campo questo patrimonio culturale che non ha eguali nel mondo 4) Il tesoro italiano in materia di beni culturali è immenso ed extra commercium, il che è corretto fino a che tale patrimonio demaniale non entri in contatto con degli operatori privati. In quello stesso momento non si può più evitare di considerare il bene o il sito artistico come un asset patrimoniale, sia nel suo complesso sia nelle singole unità che lo compongono e dargli un valore anche solo per meglio calibrare elementi accessori quali, ad esempio, le coperture assicurative. Questo orientamento di fondo, oltre ad accrescere il patrimonio dello Stato nel suo complesso, potrà avere degli effetti di grande rilievo sulla capacità e sui poteri negoziali degli Enti proprietari dei beni sia sotto il profilo delle operazioni commerciali ma anche di quelle finanziarie, che si renderanno possibili (da poco tempo la finanza globale ha cominciato a cercare porte d’ingresso nell’economia sociale e nella cultura).Ciò è tanto più vero in un momento di particolare “vetrina” del Paese costituita da un lato dalla Presidenza del semestre europeo, dall’altro da Expo 2015. 5) Infine, non si prevede in alcuna parte delle nuove norme da Lei curate, non solo la concertazione - prassi giustamente denegata dal nuovo Governo del Paese - ma anche la consultazione dei portatori di interesse che, al contrario, è stata praticata per tutti i decreti di urgenza presentati. Sarebbe facile rimediare a tale “lacuna” introducendo un reale dialogo anche nella pratica del Suo Ministero. In questo settore - così delicato e legato a professionalità di altissimo profilo - la consultazione con gli operatori dei Beni Culturali appare più che opportuna, anche, e soprattutto, in ragione delle responsabilità collegate alla tutela dei beni culturali. Su questi aspetti vorremmo cortesemente chiederLe un incontro, con l’intento di fornire, in virtù delle esperienze e delle professionalità di cui siamo rappresentanti, un contributo al Suo lavoro. Confidando nell’attenzione, ed in attesa di riscontro, Le porgiamo i nostri migliori saluti. Carla Tomasi Presidente Finco e Finco Cultura 9 MANUTENZIONE DEGLI EDIFICI Introduzione Dalle norme UNI, in materia di immobili, si evince: “Un bene immobile oggetto di manutenzione si caratterizza per: • La necessità di salvaguardare il valore patrimoniale nel tempo; • La possibilità che subisca modifiche della destinazione d’uso nel corso della sua vita utile; • La pluralità di soggetti responsabili della manutenzione (proprietario, amministratore, inquilino, datore di lavoro); • La sua durata nel tempo (decine di anni) Manutenzione di copertura in vetro In tali condizioni è difficile prevedere con precisione la vita di ogni componente. La programmazione economica della manutenzione, in particolare, la progettazione degli interventi, richiede di disporre ed analizzare sistematicamente i dati di ritorno acquisibili dalle attività manutentive. Obiettivo della manutenzione di un immobile è quello di garantire l’utilizzo del bene, mantenendone il valore patrimoniale e le prestazioni inizali entro limiti accettabili per tuta la vita utile favorendone l’adeguamento tecnico e normativo alle iniziali o nuove prestazioni tecniche scelte dal gestore o richieste dalla legislazione. A tal fine, codificare criteri generali di raccolta dei dati essenziali per le attività manutentive ed utilizzare appropriati sistemi informativi può favorire la formazione di banche dati e strumenti gestionali atti a migliorare la redditività dei patrimoni immobiliari. I principi fondamentali della manutenzione sono: • Mantenere strutture, impianti o attrezzature in grado di funzionare nelle condizioni stabilite; • Conservare il patrimonio per l’intera vita utile; • Garantire la sicurezza del personale e la tutela ambientale; • Effettuare le attività di manutenzione con la massima economicità. È consuetudine dividere le attività di manutenzione in due grandi categorie; la manutenzione ordinaria e la manutenzione straordinaria. Manutenzione di parete in vetro Per approfondimenti sulle tipologie e sui processi di manutenzione si può fare riferimento ai contenuti delle “Linee guida per la gestione sistematica sistematica della manutenzione degli edifici” (www.cnim.it) 10 Piano di Manutenzione Edilizia pubblica Il piano di manutenzione, reso obbligatorio per gli edifici pubblici dalla Legge Merloni, è la serie di impegni comprensivi delle attività, procedure, risorse e del tempo necessario per eseguire la manutenzione. Esso è il principale strumento per gestire l’attività della manutenzione, tanto è vero che in esso sono individuati sia il programma nel tempo degli interventi sia le risorse necessarie per attuare le strategie di manutenzione definite. Obiettivo del piano di manutenzione è quello di ottimizzare l’affidabilità complessiva dell’immobile e di ogni singolo componente, mediante la definizione dei tipi di manutenzione da effettuare unita all’individuazione delle frequenze degli interventi. D e t t o p i a n o q u i n d i re a l i z z a l e at t i v i t à d i manutenzione preventiva che possono essere pianificate con largo anticipo. La manutenzione preventiva comprende anche le operazioni di pulizia tipiche e delle pertinenze come coperture, terrazze, bocchettoni, pluviali, pilette, grigliati, fognature, potature, taglio erba, etc. Manutenzione di un ponte stradale Essa è applicata anche alle facciate e alle finiture come tinteggiature verniciature, rivestimenti etc. Poiché tali interventi hanno frequenze a quelle di un anno, da un punto di vista amministrativo-contabile sono considerati interventi di manutenzione straordinaria. Il piano di manutenzione va accompagnato dalla previsione di spesa relativa alle attività di manutenzione programmate. Il piano di manutenzione comprende le attività di manutenzione ordinaria. Tali attività si realizzano attraverso interventi di manutenzione durante il ciclo di vita, atti a: • Mantenere l’integrità originaria del bene; • Mantenere o ripristinare l’efficienza dei beni; • Contenere il normale degrado d’uso; • Garantire la vita utile del bene; • Far fronte ad eventi accidentali. Il piano comprende anche la manutenzione straordinaria che si intende generalmente come un intervento non ricorrente e di elevato costo, in confronto ai costi annuale di manutenzione ordinaria. Per approfondimenti sul tema piano di manutenzione e processi di manutenzione si rinvia al testo delle “Linee guide per la gestione sistematica della manutenzione degli edifici” (www.cnim.it). Manutenzione di un ponte ferroviario 11 Piano di Manutenzione Edilizia privata Parlare di manutenzione degli immobili vuol dire indirizzarsi anche verso il singolo proprietario di case, che benchè non condizionato da logiche di profitto, vede nella gestione organica dello stato del proprio immobile l’unica condizione per preservarne a lungo sia il valore che le potenzialità. Da uno studio del CENSIS si stima che in circa 550 € annui il valore speso sa ogni singola famiglia, proprietaria di abitazione per la manutenzione ordinaria della stessa. Negli ultimi tre anni, la percentuale di famiglie che ha affrontato lavori di tinteggiatura dei muri o posa in opera della carta da parati e pari al 17%; il 15-17% ha effettuato lavori per riparazione dell’impianto idrico, sanitario o di riscaldamento; un 4% ha sistemato l’impianto elettrico ed un 6% ha sistemato infissi, porte o pavimenti. Manutenzione di una copertura in tegole Come si evince dai dati per la singola famiglia, la manutenzione è assolutamente legata al guasto, in quanto non programmata Tuttavia, anche il singolo proprietario, sempre più importanza riveste la conoscenza dello stato di conservazione del proprio immobile. Infatti, sia che si ragioni nell’ottica del mantenimento dell’efficienza, che in quella della valorizzazione, condizione necessaria ed incontrovertibile è la conoscenza dello stato iniziale Le sfumature di tale assunzione sono molteplici. Conoscere lo stato del bene significa prevederne i comportamenti e quindi pianificare gli interventi. Significa anche dare fiducia ad un eventuale compratore, rendendo le compravendite più equilibrate e con minore assunzione di rischio da parte dell’acquirente Gli effetti sarebbero visibile anche in fase di stima dell’immobile, dando alla quotazione una trasparenza finora sconosciuta. Infine, da non sottovalutare, gli effetti sulla sicurezza attiva del cittadino, dettati dal conoscere la consistenza strutturale dell’abitazione. La percezione di tali prospettive ha sensibilizzato anche il piccolo proprietario al problema manutentivo conscio dell’assoluta necessità di conoscere per prevedere e di programmare per prevenire. Manutenzione di una copertura in plexiglass Per approfondimenti sul tema piano di manutenzione e processi di manutenzione si rinvia al testo delle “Linee guide per la gestione sistematica della manutenzione degli edifici” (www.cnim.it). 12 Contratto di manutenzione Edilizia privata I processi di programmazione e di esecuzione lavori, nel caso delle unità immobiliari, sono sostituiti dalla formulazione e dalla gestione del di un contratto di manutenzione. Il motivo di questo fatto è dovuto alla tipologia degli interventi e alla gestione delle risorse, che risultano del tutto particolari. Le organizzazioni che gestiscono gli immobili (amministratori di condominio oppure enti) infatti, non dispongono delle necessarie risorse per la manutenzione. Tali organizzazioni (committenti) fanno pertanto largo ricorso all’appalto dei lavori e/o servizi a ditte terzi (assuntori), secondo le definizioni delle norme UNI che definiscono il committente come la parte che appalta il servizio di manutenzione e l’assuntore la parte contraente che accetta di fornire un determinato servizio di manutenzione. Alcuni esperti suggeriscono di ricorrere al sistema assicurativo, considerandolo nel rischio crollo anche la causa dovuta alla mancanza di manutenzione. Spesso nei contratti è inclusa anche la fornitura di parti di ricambio, materiali specifici e ausiliari. In tal modo anche il processo di gestione del magazzino è compreso in questa attività. Il committente dovrebbe identificare con precisione i servizi di manutenzione da richiedere questi servizi d ov rebb e ro e s s e re c o e re n t i c o n l e p o l i t i ch e d i manutenzioni previste per le varie tipologie di entità dell’immobile. Il committente dovrebbe quindi definire e formalizzare i servizi di manutenzione richiesti mediante una specifica tecnica. La specifica tecnica è il documento in base al quale i potenziali assuntori invitati alla gara quotano i propri servizi. In committente dovrebbe anche definire una strategia di implementazione dei servizi che tenga conto delle esigenze di fruibilità dell’immobile, o di sue parti, dall’utenza. Il committente dovrebbe identificare il tipo di contratto più appropriato rispetto ai servizi di manutenzione richiesti (a corpo, a misura). Per approfondimenti sul tema piano di manutenzione e processi di manutenzione si rinvia al testo delle “Linee guide per la gestione sistematica della manutenzione degli edifici”.(www.cnim.it). 13 PROCESSI DI MANUTENZIONE DEGLI EDIFICI Un invito a superare i paradigmi tradizionali In passato molti hanno considerato la manutenzione degli impianti difficilmente rinviabile, in quanto garanzia del permanere di condizioni di redditività dell’impresa, e la manutenzione degli edifici trascurabile, in quanto la sua mancanza poteva mantenere per lungo tempo invariata – apparentemente la redditività degli immobili. Peraltro oggi sembra emergere nel Paese una interessante convergenza tra alcune posizioni del pensiero laico, di quello religioso e di quello dello Stato. Rispettivamente: la responsabilità verso la vita umana, l’ambiente, le condizioni di sicurezza; il rispetto del creato e il principio della destinazione universale dei beni; la recente campagna nazionale di sensibilizzazione promossa dal Governo e intitolata “Italia sicura”. La convergenza delineata può considerarsi uno scenario culturale e sociale che invita a ripensare alla Manutenzione per promuovere iniziative che superino la strada tradizionale degli stanziamenti destinati a processi operativi o amministrativi standard. Tanti – e tra questi anche FINCO, la Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi e Opere specialistiche per le Costruzioni - oggi sono impegnati ad archiviare nel Paese il celebre aforisma degli anni ‘50 di Leo Longanesi: “Alla manutenzione, l’Italia preferisce l’Inaugurazione”. Tra i criteri necessari per diffondere sia la cultura della Manutenzione sia più efficaci processi attuativi, si possono considerare quelli collegati agli attori che determinano la complessità della Manutenzione: il coinvolgimento di organismi soggettivamente e oggettivamente interessati a quei processi ma che finora hanno esercitato prevalentemente il ruolo di “osservatori”; l’effettuazione di controlli tecnici rigorosi e imparziali sostenuti da protagonisti economici dei processi; la necessaria priorità da riservare a tanti piccoli e medi cantieri - che tra l’altro contribuiscono con più efficacia alla ripresa della crescita – rispetto ai macro progetti monocentrici spesso condizionati da burocrazie autoreferenziali; un’azione più incisiva degli ISTF con un’ampia adozione di Curriculum per la Manutenzione delle Costruzioni. Appare quindi utile sollecitare l’attenzione dei nuovi interlocutori con un confronto su alcune proposte da ampliare e coordinare in una fase successiva. “Libretto di uso e manutenzione di un edificio La sua istituzione andrebbe riferita e collegata allo “Stato di fatto” o al momento della Consegna di un nuovo fabbricato o alla conclusione degli interventi di Manutenzione straordinaria comunque disciplinati dalle normative urbanistico/edilizie o condominiali. Questo strumento potrebbe essere introdotto inizialmente per selezionare il mercato immobiliare indipendentemente dalla destinazione e dalla situazione urbanistico/amministrativa dei singoli edifici, nel quadro di accordi di autoregolamentazione CNIM/ ABI/ Rappresentanze della Proprieta’ Edilizia/ Rappresentanze degli Agenti Immobiliari/ Rappresentanze degli Amministratori di Condominio. Successivamente il “Libretto” potrebbe trovare una collocazione normativa a livello regionale e/o nazionale E’ opportuno sottolineare che il “Fascicolo del Fabbricato” è coerente con la regolarità amministrativa pregressa, mentre il “Libretto” guarda al futuro - alla sicurezza, al risparmio energetico, alle difese antisismiche, etc. - consentendo di avviare un processo di manutenzione regolato e risolvendo gli aspetti amministrativi durante l’attuazione dello stesso processo manutentivo. 14 “Attestazione di certa e regolare manutenzione” Banche, Fondi pensione, Fondi immobiliari, e altri organismi simili potrebbero sottoscrivere – ad esempio con CNIM - accordi per il rilascio di questa attestazione, paragonabile a una certificazione di qualità relativa sia al proprio patrimonio che a quello di soggetti terzi direttamente finanziati. L’attestazione - che eventualmente complementare rispetto al “Libretto di uso e manutenzione di un edificio“ – verrebbe rilasciata sulla base di uno specifico disciplinare e dovrebbe essere monitorata nel tempo. Essa contribuirebbe a: stabilizzare e qualificare i valori del mercato immobiliare, migliorare l’erogazione dei mutui, abbassare i premi assicurativi collegati a questi processi in considerazione della minore incidenza dei rischi, valorizzare e ampliare il ruolo dell’INAIL. “Fondi rotativi locali” Per avviare interventi manutentivi nelle parti “centrali” delle città - con esclusione degli interventi sugli edifici Storico monumentali di rilevanza nazionale o appartenenti al Demanio pubblico, quali ad esempio i Musei ricavati in palazzi nobiliari o ville patrizie – si può pensare alla promozione di Fondi finanziari di tipo rotativo, uno per ogni contesto unitario sul quale intervenire, con una opportuna presenza istituzionale delle Regioni, eventualmente per gli aspetti collegati alle garanzie. Questi Organismi sarebbero promossi autonomamente da una pluralità di stake holder quali in via di principio: Banche locali, CCIA, Organismi collegati alle Rappresentanze di aziende e lavoratori, Casse edili, Sistema assicurativo, Proprietà edilizia. Il processo appena accennato verrebbe favorito dal fatto che un edificio soggetto a regolare manutenzione e realizzato con normative e materiali appropriati è più sicuro e con più valore, e dunque consente una diversa scala di premi da parte del sistema assicurativo, che comunque potrebbe ampliare le sue opportunità di mercato. CNIM potrebbe garantire, ad esempio, anche la qualità delle procedure. “Fattore di Manutenzione dell’Appalto I Costruttori e/o le Stazioni appaltanti e/o le SPV dei procedimenti di Project Finance o di Partenariato Pubblico Privato potrebbero assumere la responsabilità della manutenzione e dei relativi costi per alcuni anni e al di là delle normali responsabilità del Costruttore. Sono evidenti gli aspetti economici – in gran parte recuperabili sul piano concorrenziale - ma emergerebbero benefici nella catena del valore anche dalla maggiore affidabilità dei piani finanziari. L’evidenza sistematica di questa componente nelle diverse forme di aggiudicazione delle gare di appalto potrebbe essere introdotta inizialmente almeno come fattore da apprezzare in via obbligatoria nelle aggiudicazioni stesse. La conclusione è – paradossalmente - convenzionale: l’invito al confronto sulle proposte e al loro miglioramento Paolo Cannavo' Presidente FECC Federazione Europa dei Manager delle Costruzioni 15 L'ALGORITMO DOMUS (RFI-CNIM) PER LA MANUTENZIONE DEI PONTI FERROVIARI L'algoritmo DOMUS progettato da CNIM e RFI negli anni 1999-2004 è oggi uno standard inserito nel sistema di gestione della manutenzione dei ponti ferroviari Nel non lontano 1999 il CNIM ed RFI definirono l'organizzazione e l'avvio di quello che fu chiamato Progetto DOMUS (Diagnostica Opere Manutenzione Unificata Standard), facente capo ad uno steering committee presieduto dal Prof. Ing. Aurelio Misiti e dal Dott. Ing. Mauro Moretti. Lo steering committee definì le linee di indirizzo per la progettazione di un nuovo sistema di gestione della manutenzione dei 60.000 ponti delle ferrovie italiane, che furono attuate da un comitato di progetto (facente capo all'Ing. Raffaele Mele di RFI), supportato da un team di esperti in materie strutturali, geotecniche, informatiche, gestionali Gli elaborati progettuali, poi informatizzati onde consentire le ispezioni con l'ausilio di tablet pc (già nel 2000), furono validati da un comitato scientifico di speciale rilievo facente capo al Prof. Emanuele Filiberto Radogna, e composti dai Prof. Emanuele Cigna (esperto in Materiali metallici), Prof. Massimo Grisolia (esperto in Geotecnica), Prof. Alberto Prestininzi (esperto in Geologia), Prof. Renato Turriziani (esperto in Chimica e Cementi) 16 NOTIZIE SCUOLE VECCHIE E CADENTI: UNA SU DUE NON E' A NORMA Lo rivela l’indagine del Censis sullo stato della nostra edilizia scolastica. Si stima che in 24.000 istituti su 41 mila gli impianti (elettrici, idraulici, termici) non funzionano, sono insufficienti o non sono a norma. Sono 9.000 le strutture con gli intonaci a pezzi. In 7.200 edifici occorrerebbe rifare tetti e coperture. Sono 3.600 le sedi che necessitano di interventi sulle strutture portanti (tra queste mura 580.000 ragazzi trascorrono ogni giorno parecchie ore) e 2.000 le scuole che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto. Il 30% delle scuole è ospitato in edifici vecchi e storici, costruiti prima del 1960. E nella maggioranza dei casi q u e l l o ch e m a n c a è l a manutenzione ordinaria. Secondo una stima del ministero delle Infrastrutture di fine 2013 andando avanti a questo ritmo si finirebbe di restaurare il patrimonio edilizio scolastico in 110 anni. In più secondo le valutazioni dei dirigenti scolastici, che hanno considerato la qualità degli interventi realizzati in più di 10.000 edifici scolastici pubblici negli ultimi tre anni, sono più di un quarto le strutture in cui sono stati effettuati lavori ritenuti scadenti o inadeguati. Gli interventi straordinari che via via sono stati programmati dopo il tragico crollo della scuola di San Giuliano hanno mobilitato poco meno di 2 miliardi di euro rispetto a un fabbisogno stimato di 13 miliardi. MANUTENZIONE E OCCUPAZIONE Un milione di posti di lavoro si può creare nel prossimo triennio, indirizzando gli investimenti verso la manutenzione del territorio, attraverso piani specifici di: adeguamento sismico degli edifici strategici, piccole opere di manutenzione straordinaria dei ponti stradali e ferroviari con oltre quarant’anni di servizio, opere di difesa idrogeologica, manutenzione degli edifici pubblici come le scuole, l’edilizia residenziale e popolare Per l’edilizia privata invece va fatto ricorso al sistema assicurativo, riservando una buona percentuale delle entrate per rischio di crollo alla manutenzione programmata, da riportare in un “libretto d’uso e manutenzione” simile al libretto automobilistico da inserire in modo automatico nei regolamenti comunali. 11 MILIONI DI ABITAZIONI HANNO PIU' DI 40 ANNI E CONSUMI ENERGETICI ELEVATISSIMI L’Italia è uno dei Paesi con la popolazione più anziana del mondo. E anche le nostre case lo dimostrano. I palazzi sparsi lungo la nostra penisola sono vecchi, divorano energia in eccesso e hanno bisogno di continui interventi di manutenzione. Lo aveva detto il rapporto Cresme 2013 sull’edilizia italiana. Ora lo conferma l’ultima indagine dell’Uf ficio studi di Immobiliare.it, il portale degli annunci immobiliari online: il 36,6% delle abitazioni italiane, ossia 11,6 milioni di unità immobiliari, ha più di 40 anni di vita, con picchi di oltre il 40% in alcune città come Potenza, Palermo, Napoli e Catanzaro. Solo a Palermo, il Comune di recente ha censito 1.300 edifici instabili, di cui 228 a rischio crollo. Se si considera come anno di riferimento il 1977, momento cruciale per l’edilizia per via dell’entrata in vigore delle prime norme sull’efficienza energetica degli edifici, la percentuale di abitazioni costruite prima di questa data arriva al 58,4%: 18,5 milioni di immobili su tutto il territorio nazionale non sono stati progettati quindi in un’ottica di risparmio energetico. Un immobile che supera i 30 anni di età consuma in un anno, mediamente, dai 180 ai 200 chilowattora ogni metro quadro. Un fabbisogno enorme se si considera che un’abitazione in classe B, standard minimo per le nuove costruzioni, arriva a consumare in media tra i 30 e i 40 chilowattora al metro quadro all’anno. 17 TESTIMONIANZE La gestione “dinamica” del patrimonio immobiliare di INARCASSA Il processo gestionale del patrimonio immobiliare di Inarcassa, in risposta all’evoluzione del mercato, prevede una gestione dinamica del portafoglio immobiliare, attraverso una struttura che affianca processi e presidi di Asset, Project e Facility Management, a supporto dell’attività di Property Management. Un patrimonio prestigioso costituito da immobili gestiti sia direttamente dall’Associazione, sia indirettamente tramite il fondo Immobiliare Inarcassa Re, nonché da quote di altri fondi immobiliari. Il Patrimonio immobiliare diretto, costituito da 75 immobili tra cui 61 a reddito, 4 valorizzati (riqualificazione totale cielo terra finalizzata alla locazione) nel 2013, 2 in fase di valorizzazione (con fine lavori prevista nel 201) e 2 strumentali (sede Associazione e Archivio documentale), è localizzato in 35 capoluoghi di provincia diversi e distribuito sul territorio nazionale per il 55% a Roma, per il 21% a Milano e provincia, per 14% al Nord, per il 10% al Centro/Sud. Il Patrimonio immobiliare indiretto è composto da investimenti in quote di vari fondi immobiliari. Nel recente passato le valutazioni relative alle modalità di gestione del patrimonio ed alla loro efficacia, alla luce dell’attuale contesto normativo di riferimento, hanno suggerito di indirizzarsi maggiormente verso una gestione delegata dell’asset immobiliare. Inarcassa, nel gennaio 2014, in conformità con le best practices internazionali, ha dunque avviato le operazioni di conferimento del patrimonio immobiliare di proprietà al Fondo Inarcassa RE, gestito da una SGR, selezionata attraverso un apposito bando di gara ad evidenza europea, ponendo la massima attenzione agli aspetti procedurali e qualitativi di gestione, in modo tale che la società risultata aggiudicataria attuasse i medesimi principi gestionali previsti dall’Associazione, con la finalità di ottenere un risultato operativo di pari livello e senza soluzione di continuità. Tale processo di conferimento è in corso di esecuzione e si prevede che avrà termine nel corso del 2015. Come accennato all’inizio Inarcassa gestisce il proprio patrimonio immobiliare con una struttura dedicata suddivisa in tre aree: quella di Facility Management, che si occupa del monitoraggio tecnico-manutentivo e dei servizi a supporto degli immobili; quella di Valorizzazione, specializzata in Project Management, che gestisce le riqualificazioni (cielo terra o parziali) degli immobili, con l’obiettivo di incrementarne il valore nel tempo e quella di Property Management, che si occupa della gestione amministrativa, commerciale, legale e fiscale. Garantire la gestione ottimale del patrimonio immobiliare, in termini sia di rendimento, sia di salvaguardia dei beni e di customer care, con una più moderna logica di tipo dinamico, costituisce un obiettivo primario per l’Associazione. Tale linea strategica, che pone costantemente attenzione al ciclo di vita utile dei beni, viene costantemente attuata per il perseguimento di diversi obiettivi: • Miglioramento del livello di qualità e sostenibilità del patrimonio immobiliare; • Aumento del valore degli immobili; • Garanzia di redditività; • Contenimento dei costi di gestione; • Incremento costante della qualità tecnica dei servizi erogati (agli edifici e alle persone); • Uso razionale dell’energia e salvaguardia dell’ambiente. Anche nel settore immobiliare Inarcassa ha fatto propri i diversi stimoli ed obblighi normativi che hanno interessato la più generale gestione dei patrimoni immobiliari. Infatti, a partire dagli anni ’90, la normativa ha reso obbligatorio per gli enti locali il passaggio da bilanci di tipo amministrativo-finanziario a bilanci di tipo economico-patrimoniale, di cui l’immobile non è più una mera voce, ma una risorsa economica attiva da preservare nel tempo A partire dalla legge 109/94 in materia di lavori pubblici, ribadita dalla successiva legge 415/98, la manutenzione degli immobili è stata inglobata sin dalla fase progettuale. Altre norme (86/1994 e 503/1995), in materia di fondi immobiliari chiusi, hanno esaltato la funzione della manutenzione come strumento indispensabile per preservare la redditività e la qualità dei patrimoni immobiliari oggetto di investimento. 18 Questo nuovo tipo di approccio, che può essere definito con termini anglosassoni Corporate Real Estate Management, viene utilizzato da Inarcassa per gestire tutte le fasi del processo edilizio, separando la “pianificazione strategica”, di lungo periodo (Business Management, strategie tese a contribuire alla creazione di valore aggiunto ed Asset Management, gestione strategica del portafoglio immobiliare e sua valorizzazione nel tempo), dalla “pianificazione operativa” di breve periodo (Property Management, gestione tecnico-amministrativa degli immobili e Facility Management, gestione tecnico–funzionale degli immobili, con erogazione di servizi agli edifici, agli spazi e alle persone). Tutte queste attività, pur messe in atto in momenti temporalmente distinti, sono considerate da Inarcassa interdipendenti tra loro, poiché contribuiscono tutte a raggiungere i medesimi obiettivi. In questo contesto le attività manutentive hanno subito un processo di sviluppo, trasformandosi da meri “lavori” – e in quanto tali controllabili solo rispetto alla quantità – a veri e propri “servizi”, progettabili, organizzabili e monitorabili in ottica di rispetto della qualità, per incrementare valore e mantenere redditività Le politiche di manutenzione di Inarcassa seguono, in tutte le loro fasi, le linee guida suggerite dalla normativa - UNI 10604 e norme correlate -, […] “le politiche di manutenzione sono attività di controllo di gestione tese al migliore impiego delle risorse tecniche ed economiche al fine di ottenere la disponibilità degli impianti e delle relative prestazioni in funzione delle esigenze operative del Committente, oltre che il mantenimento del valore patrimoniale delle immobilizzazioni stesse” […], e risultano strettamente omogenee con i suoi obiettivi. Le strategie manutentive prevedono una base comune di operazioni periodiche di routine, valide per tutti i componenti simili, sia di natura edile sia di natura impiantistica, ed una serie di attività personalizzate, che dipendono dalla tipologia dell’immobile, dalla destinazione d’uso, dal suo stato conservativo, dalla sua localizzazione geografica (la manutenzione su un immobile a Venezia non può essere la stessa a Roma o a Firenze), dal livello di servizio richiesto dal conduttore. L’impiego di diverse strategie deriva anche da un’analisi causa/effetto delle conseguenze determinate dal mancato funzionamento di ciascun componente tecnologico (ciascuna delle quali viene puntualmente tracciata attraverso l’utilizzo di un sistema informativo) e valutato su grandezze di primaria importanza come la sicurezza, le norme e l’affidabilità dei sistemi nel loro complesso. Workflow del processo manutentivo Il piano di manutenzione non viene dunque utilizzato come uno strumento statico bensì dinamico, nella capacità e necessità di recepire dalle attività ogni informazione utile alla migliore soluzione economica ed operativa. Le previsioni di spesa (budget) sono effettuate sulla base di diversi elementi: • obiettivi a breve termine, al fine di quantificare la spesa relativa agli interventi occorrenti nell’arco dell’anno (manutenzione programmata, riparativa, straordinaria); • obiettivi a medio e lungo termine, al fine di verificare l’efficacia economica della politica di manutenzione adottata (investimenti e valorizzazioni); • budget di spesa “personalizzato” per ciascun immobile e per singolo centro di costo (manutenzione edile, impiantistica, oneri tecnici, pulizie, portineria, vigilanza, altro); • logica di “asset group”, con tetto massimo di spesa annuo complessivo, coerente con gli obiettivi di redditività dell’Associazione e con il contesto normativo; • metodologia basata sulla massima flessibilità, per mezzo dell’analisi sistematica dei dati inseriti nel sistema informativo (ERP) e del monitoraggio periodico degli stessi, al fine di ripianificare le attività, ove necessario. 19 La variabile fondamentale nella gestione strategica di un portafoglio finalizzata alla “massimizzazione del reddito” è costituita dalla valutazione dell’entità e del tempo di ritorno dei rendimenti attesi. E’ pertanto di fondamentale importanza conoscere e valutare il grado di performance che il patrimonio potrà realizzare. Il budget previsionale di spesa è dunque redatto anche sulla base di una Due Diligence tecnicoamministrativa e di una accurata Asset Condition Survey, le cui risultanze individuano le reali necessità operative, in base allo stato conservativo dei beni e al posizionamento all’interno del loro ciclo di vita utile. Tale attività viene periodicamente aggiornata in base alle esigenze gestionali. Questo consente di predisporre un piano di investimenti di medio periodo (almeno triennale) che individui le necessità di sostituzioni e/o di riqualificazioni, nel costante rispetto della normativa vigente. Il processo descritto può essere rappresentato sinteticamente nel modo seguente: Schema del processo gestionale manutentivo Parallelamente alle suddette attività, a partire dal 2010, è stato dato seguito ad un processo di “omogeneizzazione” delle attività prestazionali, attraverso la redazione di capitolati di appalto pluriennali, standardizzati su linee guida comuni per area territoriale e/o per tipologia di immobili. I benefici, già apprezzabili, sono stati quelli di ottenere una maggiore razionalizzazione e uniformità qualitativa delle prestazioni sul territorio, facilitandone il controllo; di incrementare le attività di manutenzione programmata; di ridurre i costi relativi alla manutenzione riparativa e alle manutenzioni straordinarie; di contenere significativamente il numero dei fornitori, aumentandone contestualmente il livello prestazionale e realizzando economie di scala. Sono evidenti i conseguenti benefici di queste attività, che hanno consentito una significativa riduzione degli oneri gestionali e delle attività contrattuali ed amministrative. Le attuali criticità del contesto economico offriranno sempre meno opportunità di realizzare nuovi edifici, ma consentiranno altresì di sviluppare importanti interventi di manutenzione e riqualificazione dell’esistente. E’ in questa direzione che Inarcassa intende operare, applicando metodologie e azioni di monitoraggio e miglioramento costante, a salvaguardia dei beni e della qualità dei servizi forniti ai clienti. Azioni che contribuiranno tutte al perseguimento degli obiettivi attesi di redditività, senza perdere di vista la conservazione del suo patrimonio. Ing. Mauro Raschielli Dirigente Area Immobiliare Direzione Patrimonio • SOCI DEL CNIM ! ! ! ! ! CEI – Comitato Elettrotecnico Italiano ! ! AIPnD – Associazione Italiane Prove non Distruttive ! ! ! ! ! ! ! ! ! 20 !