Segreterie Regionali Puglia CONTRIBUTI CGIL CISL UIL AI TAVOLI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE 2014 – 2020 PREMESSA METODOLOGICA La situazione sociale ed economica della nostra Regione, con i suoi molteplici punti di crisi, l’esplosione di ore di CIG in deroga e il concreto rischio che oltre 40.000 lavoratori vadano ad aggiungersi alla massa già ingente di disoccupati, il forte flusso di giovani e non più giovani che ormai hanno perso la speranza di trovare un lavoro in Puglia ed emigrano, impongono a tutti coloro che hanno responsabilità di governo, direzione tecnico amministrativa e rappresentanza sociale ed economica, di affrontare con nuova consapevolezza il completamento dell’attuale ciclo di programmazione e della spesa rimanente e puntare sul ciclo di programmazione che si sta aprendo perché l’utilizzo dei fondi comunitari per la coesione 2014-2020 ed i finanziamenti nazionali ad essi collegati siano indirizzati verso politiche di coesione sociale e di sviluppo in grado di contrastare la crisi, riprendere il cammino di crescita e dare risposte immediate alla crisi occupazionale. Il lavoro è il paradigma a cui occorre fare riferimento nella predisposizione dei programmi operativi dei fondi strutturali. Le azioni che, pertanto, devono tradurre nella pratica gli 11 obiettivi tematici individuati dal Regolamento comunitario e ribaditi e ancor meglio specificati dal documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei Fondi comunitari 2014-2020” devono rispondere alla domanda: quale e quanto lavoro siamo in grado di produrre subito? Quale circolo virtuoso possiamo innescare in modo da dare risposte già nell’immediato al nostro sistema produttivo: artigiani, PMI, grandi aziende, operatori economici? Inoltre, quali politiche sulle città e sul territorio, sulle infrastrutture e sulle politiche sociali, sull’istruzione e sulla formazione dobbiamo compiere per rendere la nostra regione ancora più inclusiva, a misura di cittadino e attrattiva? Una scelta siffatta ci incoraggia ad avere un approccio nuovo che individua nella efficacia degli interventi il focus di ogni azione progettata e messa in atto evitando un’eccesiva attenzione al raggiungimento dei target di spesa. Efficacia della spesa significa che, di un intervento pubblico non va valutata solo la rapida esecuzione bensì il grado di utilizzo della stessa; non servono duplicazione di interventi e tantomeno misure che in se possono sembrare efficaci ma che finiscono per disperdere risorse se non inquadrate in un unico obiettivo strategico. L’efficacia della spesa, proprio in virtù del fatto che non un euro dovrà essere sprecato ma usato per creare lavoro, dovrà essere elemento imprescindibile di tutte le scelte che saranno compiute. CGIL CISL UIL 70123 BARI- Via Calace, 4 Tel. 080 5736111 – Fax 080 5791240 E-mail [email protected] 70124 BARI - Via Giulio Petroni, 15/F Tel. 080 5968295 – Fax 080 5968323 E-mail [email protected] 70122 BARI – Corso A. De Gasperi, 270 Tel. 080 5648991 – Fax 080 5018967 E-mail [email protected] L’obiettivo lavoro, la qualità e l’efficacia della spesa saranno meglio garantiti se le scelte saranno condivise non solo nella fase di predisposizione dei P.O. ma anche durante l’intero periodo della programmazione. Il P.E.S., la cui funzione è rafforzata sulla base dei Regolamenti comunitari deve poter svolgere il proprio ruolo di rappresentanza sia nella fase ex ante che, soprattutto, nella fase di attuazione del programma con la predisposizione dei bandi e l’azione di monitoraggio della spesa, di una adeguata assistenza tecnica, superando l’esperienza dell’attuale ciclo. I contenuti e le modalità di funzionamento del P.E.S. saranno oggetto di un apposito protocollo di intesa che sottoporremo alla Regione. Riteniamo che tale protocollo, una volta sottoscritto, debba essere vincolante anche per i livelli istituzionali territoriali destinatari di una quota delle risorse Comunitarie, superando l’esperienza negativa delle aree vaste. Intendiamo dare, fin dalla predisposizione della programmazione 2014 – 2020, il nostro contributo, fornendo già con le schede che qui alleghiamo, idee e proposte di merito che comunque sono aperte al confronto sia con la Regione che con gli altri protagonisti del partenariato istituzionale. Seguiremo lo schema adottato dalla Regione con la costituzione dei 5 tavoli tematici e con la consapevolezza che gli stessi hanno fin qui rappresentato un primo momento di confronto e altrettanto convinti che dovremo sempre più procedere in una logica di integrazione dei fondi e di sinergia tra i vari tavoli tematici perché la domanda a cui tutti dobbiamo rispondere è quale modello di sviluppo vogliamo realizzare nella nostra regione per i prossimi 10 anni e a tale obiettivo indirizzare gli strumenti operativi. Sempre sul piano metodologico, per concludere, riteniamo che l’integrazione tra i fondi FESR, FSE e FEASR sia fondamentale per una corretta programmazione regionale. La novità più incisiva contemplata nel regolamento della programmazione 2014 -2020, ribadita nella Bozza di accordo di Partenariato riguarda proprio l’integrazione tra FESR e FEASR con particolare riferimento al tema ambientale, l’innovazione, la competitività e la formazione. Al di là, comunque, degli aspetti espressamente richiamati, pensiamo che per tutti gli obiettivi tematici debbano essere accresciute le sinergie tra i fondi in quanto direttamente funzionali allo sviluppo della Puglia e in tale direzione va considerata la necessità di produrre anche una forte integrazione territoriale. Il concetto di integrazione territoriale non va inteso solo come integrazione di prossimità ma come integrazione nell’ottica di macroregione. Finalizzato a questo obiettivo è il modello di governance a tutti i livelli a partire dalla individuazione di un’unica Autorità di Gestione per i fondi FESR, FSE, e di un coordinamento effettivo con il FEASR. 2 COMPETITIVITA’ Competitività, ricerca e società dell’informazione vanno considerate come elementi di un unico obiettivo da perseguire nell’ambito del nuovo ciclo di programmazione, senza trascurare forti elementi di connessione con la formazione, le politiche energetiche ed ambientali nonché quelle per l’attrattività territoriale. Il ciclo di programmazione che si va concludendo ci consegna su questi obiettivi, un quadro complessivamente positivo, con una strumentazione che, che ha operato la competitività del sistema Puglia e sostenere, in una fase di grande difficoltà, l’insieme dell’apparato produttivo regionale. L’insieme delle azioni intraprese: dal sostegno all’innovazione che non ha trascurato il manifatturiero tradizionale insieme ai settori più avanzati, dai contratti di programma, alle misure del titolo II, dall’adozione di adeguate misure di ingegneria finanziarie e creditizie a favore della PMI e imprese artigiane, insieme alla semplificazione delle procedure di accesso ai finanziamenti, ne suggeriscono una più efficace prosecuzione. Questo quadro, merita tuttavia - a nostro avviso – una disamina attenta anche riguardo agli aspetti che hanno inciso meno positivamente e che, nella logica di una sempre maggiore concentrazione delle risorse e un uso efficace delle stesse, andrebbero ripensate. La nostra regione non può rinunciare alla sua vocazione industriale, in particolar modo, manifatturiera. In questo senso va rafforzato il lavoro finora svolto di sostegno alle imprese sul piano della innovazione, della ricerca, della competitività e del credito. Va operata una profonda modifica degli strumenti e delle modalità di sostegno alla internazionalizzazione delle imprese pugliesi. L’attuale modello non ha prodotto risultati apprezzabili né per le singole aziende coinvolte, né tantomeno per il sistema Puglia. Vanno ricercate forme diverse da quelle sin qui sperimentate per accrescere la capacità di penetrazione delle imprese pugliesi sul mercato interno e globale. La realizzazione dei 18 distretti produttivi in Puglia non ha finora sviluppato filiere di produzione. Il sistema di rete di imprese è solo evocato. Le reti d’impresa sono costituite per lo più al fine di acquisire finanziamenti. Perché sia un reale volano per l’innovazione e la competitività, è necessario che il percorso di costituzione delle reti venga avviato prima dell’emanazione dei bandi. Il percorso volto ad analizzare rilevanza e impatti delle reti sul territorio pugliese può essere inserito e finanziato all’interno della nuova programmazione. L’internazionalizzazione del sistema produttivo pugliese non si realizza attraverso il sostegno alla partecipazione a Fiere di singole imprese. La partecipazione a manifestazioni fieristiche, va finalizzata alla promozione del sistema Puglia. E’ necessario che gli imprenditori pugliesi conoscano nel dettaglio la complessa materia dell’internazionalizzazione d’impresa attraverso un’alta formazione su strategie per l’internazionalizzazione, analisi sul posizionamento dei mercati esteri, adempimenti legislativi e burocratici, dumping sociale, etc.). Altro aspetto da ripensare attiene la ricerca e il rapporto tra Università e imprese. 3 E’ necessario incrementare l’utilizzo delle Public Private Partnership per finanziare i dottori di ricerca. Nel complesso, va ridotta al massimo qualsiasi forma di filtro tra erogazione delle risorse e beneficiari finali in modo da consentire alle imprese di ottimizzarne gli effetti. In linea di principio, il sistema degli incentivi va indirizzato in direzione dell’insieme del sistema produttivo pugliese. Va promossa e valorizzata l’innovazione in tutti i settori, compresi quelli tradizionali. Vanno salvaguardate le competenze e le specificità del nostro territorio e le compatibilità ambientali. 4 ISTRUZIONE E FORMAZIONE ISTRUZIONE Uno degli obiettivi tematici da perseguire con la nuova programmazione in funzione della Strategia Europa 2020 per una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva è il miglioramento dell’istruzione e della formazione. Per quanto riguarda il capitolo istruzione, la programmazione in corso ha investito in direzione del miglioramento delle competenze, delle infrastrutture scolastiche, delle attrezzature didattiche e del contrasto alla dispersione. E’ inoltre necessaria un’azione mirata alla messa in sicurezza degli edifici scolastici. Particolarmente efficace nella lotta alla dispersione scolastica si è dimostrato il bando “Diritti a Scuola” che ha consentito di ridurre in maniera significativa il fenomeno della dispersione nella fascia di età che riguarda le secondarie, come testimoniano i dati OCSE PISA. Allo stesso modo sono importanti i risultati conseguiti riguardo al miglioramento delle competenze matematiche e linguistiche. Occorre ora consolidare e rendere stabili i risultati conseguiti finora con una azione ancora più in profondità per quanto attiene il contrasto alla dispersione. Riteniamo che tale obiettivo vada perseguito affiancando alle attuali azioni di contrasto una decisa azione di prevenzione del fenomeno, intervenendo fin dal primo ciclo dell’apprendimento: scuola dell’infanzia e scuola primaria. Molti bambini pugliesi e intere aree della nostra regione non sono messe nella condizione di usufruire del tempo normale nella scuola dell’infanzia e del tempo pieno nella scuola primaria. Ciò costituisce già di per sé un fattore di discriminazione e crea la premessa, spesso, di accrescimento della dispersione. Varie sono le cause anche se, principalmente, legate alle condizioni di un crescente disagio economico delle famiglie che impedisce l’accesso alla mensa scolastica per i bambini e al trasporto scolastico. L’accessibilità ai servizi per l’infanzia è garantita dagli obiettivi tematici che la Commissione si è dati per la programmazione 2014 - 2020, insieme all’inclusione sociale fin dalla più tenera età. Ciò comporta la necessità di individuare, insieme alle azioni già in atto per la lotta alla dispersione, strumenti di intervento indirizzati ai comuni come enti beneficiari, che mettano gli stessi nella condizione di predisporre una efficace azione di sostegno alle famiglie in difficoltà finalizzata al superamento delle stesse mediante vaucher pasto e trasporti in modo da creare le precondizioni dell’estensione a tutti i bambini pugliesi del diritto al tempo normale e al tempo pieno. Non è inutile sottolineare come la diffusione del tempo normale e del tempo pieno possa contribuire significativamente alla creazione di nuova occupazione di qualità sia diretta che indiretta. 5 Un altro punto importante individuato dall’obiettivo tematico 10 è la qualità dell’insegnamento e a questo obiettivo si lega strettamente quello della formazione del personale docente. Pensiamo che all’obiettivo della formazione dei docenti, che deve assumere un criterio di permanenza, vadano indirizzate tutte le risorse necessarie, evitando in questo sia la duplicazione degli interventi che la dispersione delle risorse. FORMAZIONE Poiché la formazione si finanzia con fondi pubblici e/o dei lavoratori e delle imprese, assume rilevante importanza il monitoraggio e la valutazione della formazione nei territori in termini di raggiungimento delle finalità, della qualità del percorso formativo, della efficacia e spendibilità dello stesso. La costruzione di un sistema integrato di formazione (professionale, continua, alta formazione), in sinergia con i Fondi interprofessionali e gli Enti bilaterali, deve consentire la connessione tra sviluppo del territorio e programmazione delle attività di formazione, a partire da una sistematica rilevazione dei fabbisogni, al fine di evitare inutili duplicazioni e spreco di risorse. Un sistema che individui nella certificazione delle competenze uno degli elementi che garantiscono la qualità della formazione erogata e le assegnano “valore” . Di qui la necessità di individuare modalità trasparenti e condivise per il bilancio e la certificazione delle competenze. Tale percorso deve acquisire piena operatività con la nuova programmazione. Obiettivo della nuova programmazione è , pertanto, favorire l’integrazione tra politiche attive e politiche passive qualificando quella parte della forza lavoro che presenta percentuali o prospettive di occupazione più basse (giovani, donne, soggetti espulsi o a rischio di espulsione dai processi produttivi) e salvaguardando la qualificazione e valorizzazione delle risorse umane, quale strumento per migliorare la competitività del sistema e delle imprese e prevenire situazioni di crisi . Al fine di superare le difficoltà nell’incrocio domanda/offerta, occorre : • Mettere a punto azioni di sistema quali la rilevazione sistematica dei fabbisogni professionali e formativi attraverso il bilancio e orientamento delle competenze con il coinvolgimento degli organismi bilaterali ed enti accreditati; • Sistema di monitoraggio e valutazione degli esiti, con un ruolo fondamentale delle parti sociali • Messa a punto di un sistema di certificazione delle competenze • Garantire interventi formativi per le donne in sinergia con le misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro • Incentivare percorsi di formazione post-diploma e post-universitaria maggiormente raccordati alla esigenze delle imprese ed alle nuove domande del mercato del lavoro anche attraverso IFTS, ITS, POLI Tecnico professionali 6 • Garantire la diffusione del libretto formativo • Garantire la formazione continua degli addetti, formatori e personale impegnato nei Centri per l’impiego potenziandoli • Garantire la prosecuzione della formazione continua, degli attori del dialogo sociale, in particolare dei rappresentanti delle OO.SS. dei lavoratori e delle associazioni datoriali impegnati nei diversi tavoli di contrattazione. 7 AMBIENTE La scelta di indirizzare il massimo degli sforzi in direzione della green economy comporta un ripensamento sul ruolo dell’industria tradizionale a cui non si deve rinunciare ma il cui mantenimento va reso compatibile con la salvaguardia dell’ambiente. La politica energetica sin qui perseguita, pur concepita con finalità condivisibili, non ha prodotto né posti di lavoro, né riduzione significativa delle emissioni di CO2, né ha generato nuove conoscenze. Sono apparsi invece sempre più evidenti nel corso degli anni i guasti di varia natura del territorio operati da operatori speculatori con l’aggiramento spregiudicato delle norme. L’ambiente, inteso nella sua accezione più ampia, è fattore di sviluppo per la nostra regione e dovrà essere al centro di tutta la futura programmazione. Pertanto, si ritiene complementare il controllori tutti i rifiuti prima del loro conferimento in discarica. L’ambiente, più di tutti gli altri obiettivi tematici, impone di avere una visione di insieme e un approccio di sistema essendo riconducibile allo stesso tema l’attuazione di politiche di: • Salvaguardia del sistema costiero dall’erosione. • Drastica riduzione, fino alla completa eliminazione, dell’emungimento dalla falda per fini irrigui. Urgente programma di messa a norma dell’intera rete di depuratori e costruzione o ripristino degli impianti di affinamento delle acque da utilizzare utilmente in agricoltura. • Contrasto al dilavamento della roccia e ai processi franosi in atto, specie nel Subappennino. • Manutenzione dei canali di bonifica e dei corsi d’acqua per ridurre il rischio ricorrente delle esondazioni e dell’inquinamento sia della falda che della costa. • Interventi radicati sul sistema di adduzione delle acque a fini civili, sulla manutenzione degli impianti, sul reperimento di risorse idriche che scongiurino le periodiche emergenze. • Attuazione di tutte le misure utili alla chiusura del ciclo integrato di tutti rifiuti per un loro riciclo e riuso economico e il progressivo abbandono delle discariche a partire dalla raccolta porta a porta. Una efficace azione di riduzione dei rifiuti non può prescindere dall’informazione e dall’orientamento alla riduzione con l’adozione di adeguate misure incentivanti e disincentivanti. • Prosecuzione degli interventi per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici. • Promozione di tutte le forme di edilizia sostenibile, la cui sperimentazione è in fase molta avanzata nella nostra regione, con esempi di eccellenza; forte incentivazione al recupero e al riuso del patrimonio edilizio pubblico e privato esistente per frenare il consumo di suolo giunto ormai a livelli intollerabili, promuovere l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati anche attraverso la realizzazione di termovalorizzatori nel rispetto delle compatibilità ambientali. 8 • Sviluppo di una politica energetica mantenendo l’attuale impianto strategico ma, contemporaneamente, evitando l’ulteriore consumo delle aree agricole che una espansione del fotovoltaico incontrollata e senza benefici per la collettività, ha prodotto in questi anni. Stesso discorso vale per l’eolico, per il quale il rapporto costo per l’ambiente-benefici pubblici è tutto da dimostrare, così come per le biomasse che presentano seri rischi di inquinamento oltre a prestarsi ad un uso improprio del trattamento dei rifiuti. I punti sopra richiamati vanno considerati come parte di una strategia unitaria dell’intervento pubblico con molteplici finalità: benessere in sé, grande volano per la creazione di lavoro e sviluppo degli investimenti. Adottare una strategia integrata sul tema dell’ambiente consente di produrre già nell’immediato opere e lavoro: basti pensare agli interventi atti a ridurre il rischio frane, la manutenzione sistematica dei canali e dei corsi d’acqua, gli interventi per mitigare l’erosione della costa. Si tratta di fare tanti piccoli interventi che però non sono scollegati tra loro, bensì parti di una visione d’insieme del nostro territorio e dell’ambiente. Una simile visione che abbia anche carattere sistemico e in grado di favorire sia il lavoro “manuale” sia quello più specializzato fatto di progetti e interventi di ingegneria ambientale e forestale, senza considerare tutto l’insieme di professionalità che si metterebbero in moto con l’adozione delle misure funzionali al completamento del ciclo dei rifiuti, dalla generalizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, al corretto conferimento degli stessi etc. Pensiamo inoltre alle enormi potenzialità di Know How insite nello sviluppo di tutte le forme di edilizia ecosostenibile, le ricadute positive sull’occupazione de settore e sull’intera economia regionale. Pensiamo ai vantaggi economici ed ambientali che deriverebbero all’intera regione da una diversa concezione dell’uso delle risorse idriche per l’agricoltura, i riflessi che una siffatta idea di sviluppo incentrata sul il rispetto dell’ambiente come parametro di riferimento avrebbero sulla ricerca e l’innovazione tecnologica con conseguente impiego dei tanti giovani laureati che oggi raramente trovano opportunità di impiego nella nostra regione. 9 TRASPORTI Gli sforzi prodotti dalla Regione Puglia negli ultimi anni nell’ambito della programmazione sia negli investimenti per le infrastrutture che per lo sviluppo dei servizi per la mobilità, per i trasporti e la logistica, a partire dal Piano Regionale Trasporti (2009-2013), con l’obiettivo di indirizzare la nostra regione verso la creazione di un “sistema” capace di garantire di più e meglio il diritto alla mobilità dei cittadini e il sostegno alla competitività del sistema produttivo. A questo sforzo di programmazione però, non ha corrisposto, né corrisponde ancora, altrettanta velocità nella realizzazione degli interventi e i tempi che intercorrono tra le decisioni, le scelte operate, l’appalto, l’avvio e la conclusione dei lavori sono in molti casi del tutto anacronistici. A determinare questa lentezza hanno concorso e concorrono una serie di fattori (oltre a quelli negativi derivanti i tagli operati dai governi nazionali come nel caso dei fondi FAS e i vincoli alla spesa imposti da patto di stabilità) tra cui la complessità delle procedure autorizzative, la lentezza della burocrazia, la inadeguatezza delle strutture tecniche degli EE. LL., la mancanza di procedure con tempi certi di realizzazione. Un’azione di coordinamento e di semplificazione delle procedure diventano quanto mai necessarie. Lo stesso Piano Regionale Trasporti, a distanza di anni, necessita di un aggiornamento e adeguamento, con una verifica puntuale degli interventi realizzati e i tanti ancora da compiere in direzione di uno sviluppo sostenibile, recuperando i forti ritardi nella realizzazione di alcune scelte fondamentali, a partire dal riequilibrio modale in direzione del trasporto su ferro, sia di persone che di merci, che comporterebbe notevoli benefici sul sistema di mobilità, sulla sicurezza e sull’ambiente, perseguendo più concretamente l’obiettivo della intermodalità e dell’integrazione dei servizi, degli orari e delle tariffe in una visione di sistema regionale. Sulla situazione complessiva del sistema trasporti della Puglia si segnalano di seguito le principali opere e gli interventi programmatori indispensabili per potenziare il sistema dei trasporti e per accorciare le distanze tra la Puglia e il resto d’Italia e l’Europa, migliorando la qualità dei servizi viaggiatori e merci in una logica di mobilità sostenibile, che possono trovare attuazione con la nuova programmazione. Fra gli interventi prioritari si evidenzia in particolare la velocizzazione della direttrice adriatica e raddoppio del binario Lesina-Termoli. Inoltre, l’Alta capacità ferroviaria tra Puglia e Campania già in parte finanziata il completamento del nodo ferroviario di Bari; adeguamento sistema ferroviario area Nord-Barese; ampliamento interporto di Puglia a Bari; piastra 10 logistica e collegamento alla rete nazionale del Porto di Taranto; intermodalità e logistica aree interportuali di Brindisi, Lecce e Manfredonia, Incoronata. In particolare, per la Lesina – Termoli, sulla direttrice Pescara – Bari, opera in passato finanziata dal CIPE e inserita nella Legge Obiettivo, si evidenzia come lo stesso intervento è ritenuto strategico nel Contratto Istituzionale di Sviluppo (cap. 22), ma non ancora viene assunto come tale dalle scelte del Governo. Un intervento per eliminare una dannosa strozzatura che se non rimossa continuerebbe a depotenziare l’intero sistema pugliese dei trasporti e della logistica - in fase di rafforzamento con una serie di interventi infrastrutturali – con effetti negativi sull’intera dorsale adriatica. L’intervento di velocizzazione è invece indispensabile e va inserito in un più ampio progetto di sistema della mobilità di persone e merci nelle regioni adriatiche che, puntando sull’integrazione e sulla intermodalità, faccia interagire di più e meglio il sistema ferroviario, quello della logistica, anche di porti e interporti, sull’intera fascia costiera, sistema che va valorizzato e interconnesso al progetto europeo “Baltico-Adriatico”. Questi ritardi non possono più costituire l’alibi per la dismissione di importanti servizi e attività, a partire dalle scelte operate da Trenitalia e Cargo, che hanno fortemente penalizzato il traffico viaggiatori e merci nella nostra regione. Assieme ai richiamati interventi strategici va data anche la massima priorità agli interventi che, in tempi rapidi, possono determinare investimenti, apertura di cantieri, sviluppo e lavoro, imprimendo una forte semplificazione delle procedure, accelerando la realizzazione delle opere già programmate e finanziate e completando quelle iniziate. Allo stesso tempo va affrontato il tema della riprogrammazione dei servizi di TPL, non più rinviabile anche alla luce dei pesanti tagli operati dai governi nazionali, che rendono indispensabile una riorganizzazione dei servizi basata anch’essa sull’intermodalità e sull’integrazione di sistemi, di vettori, di orari e tariffe attraverso una gestione unitaria del trasporto su ferro a livello regionale. Indispensabile per avviare il processo è la condivisione tra Istituzioni, Imprese e Sindacati della clausola sociale di salvaguardia dei livelli occupazionali e dei diritti contrattuali dei lavoratori addetti al TPL, insieme alla garanzia del diritto alla mobilità per i cittadini. A tale scopo è importante e va sostenuto nel tempo il coordinamento sollecitato dal Sindacato e attuato dalla Regione dei tre assessorati: Trasporti e Lavori Pubblici, Ambiente, 11 Urbanistica, a cui garantire continuità proseguendo il coordinamento anche durante la nuova programmazione. Stessa logica d’integrazione deve orientare le scelte di programmazione e quelle organizzative nell’ambito delle attività dei porti pugliesi, cercando di realizzare un coordinamento il più possibile unitario nella gestione del sistema portuale, con un coordinamento funzionale alla valorizzazione delle caratteristiche e delle specificità delle singole strutture e, soprattutto, realizzando e consolidando il sistema di infrastrutture per la retroportualità di ogni singolo porto, per garantire attività e valore aggiunto al territorio. Nell’ambito del trasporto aereo, Aeroporti di Puglia deve caratterizzarsi quale elemento di valorizzazione delle singole specificità dei diversi scali pugliesi con scelte a sostegno sia del traffico viaggiatori che merci secondo le peculiarità e le esigenze dei traffici. Importante è anche il sistema della viabilità secondaria, che va migliorata e messa in sicurezza, per collegare di più e meglio le aree interne della nostra regione alle direttrici di collegamento primarie, per favorire un processo di sviluppo esteso a tutto il territorio pugliese. In definitiva, per CGIL CISL UIL, la nuova fase di programmazione dei Fondi Europei 20142020, deve rappresentare, nell’ambito della mobilità, dei trasporti e della logistica, l’occasione concreta per realizzare in Puglia un “sistema intermodale e integrato”, completando tutte le interconnessioni necessarie a tale scopo, per consentire alla nostra regione di svolgere un ruolo importante sulle direttrici di traffico nazionali e internazionali e per realizzare uno sviluppo sostenibile in grado di garantire di più e meglio alle popolazioni pugliesi il diritto alla mobilità. 12 AREE INTERNE Una delle novità più rilevanti della nuova programmazione consiste nella individuazione delle aree interne come una delle tre opzioni strategiche, insieme alle Città e al Mezzogiorno più in generale. Si recupera in questo modo il concetto di crescita sostenibile, inclusiva e intelligente nella accezione più completa dei termini e come giusto elemento di riequilibrio rispetto all’idea logorante prevalente che, poiché nelle città si produce il 70% del reddito globale vale la pena concentrarne le risorse su di esse. Il considerare allora le aree interne e non solo quelle montane o collinari (e questa è la novità rispetto all’esperienza delle Comunità Montane) come strategiche per l’equilibrio complessivo di un territorio ci consente di aprire una stagione nuova anche in Puglia. Una efficace strategia per le aree interne incrocia le politiche per l’ambiente, agroalimentari, dell’istruzione, delle infrastrutture materiali e immateriali essendo l’accessibilità alle aree interne uno dei fattori cruciali dello sviluppo o del non sviluppo. Gli ambiti dell’intervento: difesa del suolo, biodiversità, acqua, paesaggio, produzioni agroalimentari, difesa e valorizzazione delle tipicità e delle antiche sapienze, occorre individuare fin d’ora le modalità operative degli interventi e/o i modelli di governance. Crediamo che, pur nell’ambito necessario di una perimetrazione geografica, si debba operare con un ventaglio di proposte e di scelte che tengano veramente conto dei fattori territoriali senza costruire ulteriori, burocratiche sovrastrutture. La strategia regionale deve puntare a consolidare la permanenza delle popolazioni in questi territori e a migliorarne le condizioni di vita. Una migliore accessibilità ai servizi oltre che l’ammodernamento delle infrastrutture di comunicazione può trasformare questi territori rendendoli attrattivi anche per il turismo. Crediamo che, mantenendo una regia regionale per assicurare valore strategico a tutto l’intervento, gli attori diretti dello svolgimento della progettazione programmatica debbano essere i comuni singoli o associati e le opzioni strategiche dovranno essere costruite insieme alle comunità locali e alle loro rappresentanze sociali ed economiche. Le aree che, a nostro avviso possono configurasi come aree interne sono: il Sub Appennino Dauno, il Gargano, la Murgia, le Serre Salentine e le aree costiere distanti dai centri d’offerta di servizi di base, ciascuna con proprie caratteristiche ma tutte insieme identificabili come aree interne. E’ da valutare, infine, se non sia il caso di predefinire l’allocazione per le aree interne di una percentuale dei finanziamenti delle singole aree tematiche prioritarie. 13 CITTA’ Il tema delle città si coniuga strettamente con i temi delle specializzazioni intelligenti. Per prime le città dovranno essere al centro delle politiche di innovazione della rete sui servizi pubblici e privati ai cittadini e alle imprese: dai vari servizi della P.A. ai trasporti, alla sanità ai servizi sociali. Nella nostra accezione il termine Smart City equivale a città ecologica inclusiva e aperta. I principali obiettivi delle Smart Cities sono: 1. E-government: raccordare cittadini e pubbliche amministrazioni in modo progressivo e continuato. Ciò comporta la: a. Diffusione della banda ultra larga: per consentire a cittadini e imprese di poter usufruire dei servizi pubblici e privati in maniera efficace ed efficiente. b. Necessità di formare il personale delle P.A. tecnicamente e culturalmente. 2. Adozione di politiche per la mobilità che massimizzando l’uso del mezzo pubblico e l’interconnessione modale riduca significativamente le emissioni di CO2 e del costo dei trasporti pubblici. Collegato a questo obiettivo va proseguita l’azione di sviluppo delle piste ciclabili. 3. Potenziamento delle reti di servizi e delle informazioni sui servizi disponibili che risponda alle esigenze delle persone in condizioni di disagio sociale, delle persona anziane, degli immigrati, etc. 4. Riqualificazione dei quartieri con il riuso del patrimonio pubblico dismesso e misure di incentivazione per il risanamento dell’edilizia privata. 14