Epistemologia delle scienze naturali 09-10 (II Sem.) La natura del Tempo e la teoria della relatività di Einstein Francesco Orilia Lez. 13 17/3/10 ANNUNCIO • RINVIATO CORSO DI ECCELLENZA DI CRISTINA BICCHIERI Nota • Sulle equazioni di Maxwell come motivazione per Einstein vedi n. 37, p. 283 in Dorato • Si noti che, contrariamente ad Aristotele (per il quale un qualsiasi stato di moto non è la condizione "naturale" e ha dunque bisogno di una spiegazione), per Galileo il moto rettilineo uniforme è "naturale" tanto quanto lo stato di quiete, non ha bisogno di spiegazione • Ma tale equivalenza tra moto e quiete è postulabile proprio perché viene riscontrata l'invarianza delle leggi fisiche • Quindi, poter mantenere tale invarianza anche al cospetto delle equazioni di Maxwell significa poter continuare a considerare "naturale" il moto rettilineo uniforme, risparmiandosi così la necessità di cercare una spiegazione (causa) per un tale stato (v. Dorato p. 213) Trasformazioni di Lorentz • • • • • • Abbiamo visto la volta scorsa che x' = (x -Vt) x = (x' + Vt') x = ct x' = ct' Risolvendo questo sistema di equazioni (metterò il file con la dimostrazione in rete), si ottiene: • = 1/F (dove "F" abbrevia: 1 Vc ) • x' = x-Vt/F • t' = (t - Vx/c2)/F 2 2 Trasformazioni di Lorentz (cont.) 2 • Assumendo sempre che "F" abbrevia , le trasformazioni di Lorentz sono quindi queste: • x' = (x- Vt)/F • y' = y • z' = z • t' = (t - (V/c2)x)/F • L'ultima in particolare ci dice che si misura un tempo differente nei due sistemi K e K' 1V c2 Conseguenze delle trasformazioni di Lorentz la meccanica newtoniana approssima la relatività speciale • Ricordiamo che x' = (x -Vt), x = (x' + Vt') • Abbiamo trovato che = 1/ 1 Vc • Questo significa che per velocità molto più piccole di quella della luce si avvicina a 1. • Più in generale, per tali velocità, le trasformazioni di Lorentz approssimano quelle di Galileo. • In questo senso, la meccanica newtoniana approssima la relatività speciale finché rimaniamo a basse velocità (Bourne, p. 150, Toraldo di Francia, p. 175.) • Ma, per es., per una velocità di 240.000 km al sec. otteniamo = 1/radice di 0,36, ossia 1/0,6 = 1,66 (Vedi Davies, I misteri del tempo, 1995, p. 54) 2 2 Dilatazione dei tempi 2 • Poniamo sempre F = c • Supponiamo che l'osservatore in K' misuri il tempo tra due eventi successivi a t'1 e t'2 nel punto x' = 0 di K' (all'origine del sistema di riferimento e dunque x' = 0). • Troverà un tempo T' = t'1 - t'2. • Dalla prima trasformazione di Lorentz (x' = (x- Vt)/F) con x' = 0, si ottiene x = Vt (perché 0 . F = 0 = x - Vt = ). • Sostituendo questo valore nell'ultima trasformazione otteniamo • t' = (t - (V/c2) Vt)/F • Ossia, t' = t(1 - (V/c2)V)/F • Semplificando (n/n = n), otteniamo: • t' = tF • E dunque: • t = t'/F 1V 2 Abbiamo ricavato: • t = t'/F (Per F = 1 Vc ) • Allora, se K nota il primo evento a t1 ed il secondo a t2, per lui l'intervallo T = t2 - t1 è • T = t'1/ F - t'2/ F • Ossia, • T = (t'1 -t'2)/F • Cioè • T = T'/F • Siccome F è minore di 1, allora T < T' (per es. 5/0,99 = 5,05). Quindi per l'osservatore in moto il tempo si dilata e per quello fermo si accorcia. (per es., se per K il cronometro segna 5,05, per K' segna ancora 5, cioè per K' è passato meno tempo). • Più V si avvicina a c, più l'orologio in movimento rallenta 2 2 Lez. 14 19/3/09 Annuncio • Come stabilito nella scorsa lezione, l'esame intermedio scritto si svolgerà il 7 aprile durante il normale orario della lezione Incremento del ritardo dell'orologio • • • • 1V 2 F= T = T'/F Se V aumenta, allora Il fattore F diminuisce Tanto più diminuisce F tanto più il valore T aumenta e sopravanza il valore T' (per es.: 5,05 = 5/0,99 = // 7,14 = 5/0,7) • Quindi, tanto più aumenta V tanto più per l'osservatore in K l'orologio scorre più velocemente e per quello in K' più lentamente c2 Contrazione delle lunghezze • Supponiamo che un osservatore nel sistema in movimento K' misuri una bacchetta con una lunghezza che va da x'1 a x'2 in un certo momento t (secondo l'orologio di K; per comodità poniamo t = 0). • in K' trova una lunghezza L' = x'2 - x'1. • Nello stesso momento t in K si trova la lunghezza L = x2 x1. • Utilizzando la prima trasformazione di Lorentz (in cui Vt si annulla dato che t = 0) troviamo (per F = 1 V ) che: c • x'1 = x1/F • x'2 = x2/F • Quindi, L' = (x'2 - x'1) = (x2/F ) - (x1/F) = (x2 - x1)/F) = L/F 2 2 Contrazione delle lunghezze (cont.) • • • • Quindi, L' = L/F Ossia, L = L'F F = 1 Vc Il fattore F è sempre minore di 1 e quindi L<L' (Esempio: 2 = 4 . 0,5). • Ciò significa che per l'osservatore in K la bacchetta che (essendo in K') si allontana da lui è più corta rispetto alla stessa bacchetta dal punto di vista dell'osservatore in K' che si muove insieme ad essa (per tale osservatore la bacchetta è ferma) • In altri termini, l'osservatore in K ha l'impressione che la bacchetta si contrae per effetto del moto (Toraldo di Francia, p. 176) 2 2 Incremento della contrazione • • • • 1V 2 F= c L = L'F Se V aumenta, allora Il fattore F diminuisce Tanto più diminuisce F tanto più il valore L' sopravanza il valore L (es.: 2 = 4 . 0,5 //1,6 = 4 . 0,4) • Quindi, tanto più aumenta V tanto più l'osservatore in K osserva una contrazione della bacchetta 2 La contrazione di Lorentz-Fitzgerald • Per spiegare l'esperimento di Michelson e Morley, Lorentz e Fitzgerald formulano l'ipotesi che per effetto del moto i corpi materiali si contraggano (Lorentz-Fitzgerald contraction) nella proporzione data dalla trasformazione di Lorentz (Toraldo di Francia, p. 176). • Ma ciò non è abbastanza. Bisogna anche aggiungere che il funzionamento degli orologi è ritardato (clock retardation hypothesis formulata da Lorentz e Larmor) • l'ipotesi del ritardo degli orologi non è ad hoc perché è una conseguenza della contrazione delle lunghezze (Craig Time and the Metaphysics of Relativity 2001, p. 14). • Intuitivamente: vt = s e quindi t = s/v. Se s diventa più piccolo per la contrazione delle lunghezze pure t deve essere più piccolo (rimanendo uguale v), cioè il cronometro segna un valore meno alto, come se fosse passato meno tempo. • NB: Per Lorentz, gli orologi misurano dei "tempi locali", ma c'è ancora un tempo assoluto come per Newton, anche se non riusciamo a misurarlo in modo uniforme. SR • Ma Einstein spiega le cose in maniera differente, sulla base di una "analisi operativa delle lunghezze e dei tempi" (v. Toraldo Di Francia, p. 176) • Riconsideriamo in versioni diverse i due postulati della relatività speciale ... P1 • P1. Principio di relatività [speciale, Boniolo p. 21]. In tutti i sistemi inerziali valgono le stesse leggi della fisica [Craig, p. 25, che cita Einstein, parla più specificamente di leggi dell'elettrodinamica e dell'ottica. Dorato, nota 7, p. 181: Covarianza: le leggi di natura devono avere formulazione invariante in diversi sistemi inerziali. Formulazione di Boniolo, p. 21: in forma di meta-principio: le leggi della fisica devono essere covarianti per trasformazioni di Lorentz. Come principio sulla struttura del mondo: non c'è alcun sistema fisico in cui sia possibile un esperimento che mette in evidenza un moto assoluto]. • Il postulato P1 ci dice che è impossibile determinare se si è in moto uniforme oppure in quiete non solo per mezzo di esperimenti meccanici, ma anche per mezzo di esperimenti elettrodinamici. Si può considerare un'estensione del principio di relatività galileiana, che si riteneva valido solo per le leggi della meccanica, alle leggi dell'elettrodinamica formulate da Maxwell (Allori, p. 81). P2 • P2. Principio della costanza della velocità della luce. La luce si propaga nello spazio vuoto con una definita velocità, c [3 times 108 m/s], indipendente dallo stato di moto del corpo emittente. [Dorato, p. 129: la velocità della luce è un invariante, non dipende cioè dallo stato di moto della sorgente che la emette. Inoltre è un segnale limite, quello più veloce esistente in natura. Craig, p. 26: altre due versioni diverse oltre a quella appena vista: "stessa velocità c in tutti i sistemi inerziali", "nessun segnale causale si può propagare con una velocità superiore a c". Craig nota che questa'ultima versione non ha un ruolo essenziale nella relatività speciale, la quale proibisce accelerazioni alla velocità della luce o oltre, ma non velocità che sono costantemente superiori alla luce, come sarebbe per i tachioni.] La simultaneità secondo Einstein • L'idea di base è di non assumere un tempo assoluto (e analogamente per lo spazio). • Ci sono solo tempi locali relativi a sistemi di riferimento inerziali. • Idealmente, il tempo di un sistema di riferimento inerziale è quello misurato da un orologio fermo rispetto al sistema in questione, laddove per orologio dobbiamo intendere non solo qualcosa da noi costruito ma "qualsiasi cosa che marci secondo un regolare ritmo periodico" (Russell, p. 58), per es. la terra, o un atomo "in quanto emette onde-luce con freequenze ben definite ... visibili come onde luminose nello spettro dell'atomo". • Abbandonando il tempo assoluto, non possiamo più definire come simultanei due eventi che si verificano nello stesso momento. • Non c'è più una linea assoluta del tempo, con istanti ... t1, t2, t3, ...., rispetto ai quali possiamo dire, che gli eventi e ed e' sono simultanei se e solo se entrambi occorrono allo stesso istante t. • Ci vuole allora una differente definizione di simultaneità. Simultaneità di eventi nello stesso luogo • Einstein ne propone una di tipo operazionale, verificazionista, basata su ciò che effettivamente possiamo verificare (v. Dorato 1997 p. 132) • la definizione deve fornirci un metodo che ci permette di decidere con un esperimento se due eventi dati sono simultanei • Einstein assume come data la nozione di simultaneità di due eventi che si verificano approssimativamente nello stesso luogo. Tale nozione è basata su ciò che noi possiamo direttamente verificare. • Passa poi a definire la nozione di simultaneità per due eventi spazialmente distanti.