Recensioni teatrali | Teatro.Persinsala.it
Fabrizio
Migliorati
novembre 14, 2013
Sotto la direzione di Evelino Pidò, la Norma di Vincenzo Bellini
ha entusiasmato il pubblico dell’Opéra di Lione. Un’opera
classica, che narra di amori, tradimenti e sacrifici nella Gallia
occupata dai Romani. Melodie energiche, uno stile maturo e
perfettamente riuscito. Bellini all’apogeo.
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Il 26 dicembre 1831 al Teatro alla Scala di Milano debutta la Norma di
Vincenzo Bellini. Il giovane compositore catanese ha già al suo attivo
diverse opere che hanno riscosso uno straordinario successo, come Il
pirata (1827) e La straniera (1829), oltre a una lunga serie di
composizioni sinfoniche e sacre. L’attenzione è tutta puntata su di lui ma
quella sera, per una serie di sgradevoli concomitanze (prima fra tutte, il
forfait del soprano Giuditta Pasta), la prima è un clamoroso insuccesso.
Questa rappresentazione non intaccherà però la fama del compositore che
continuerà la propria carriera con altre due opere, Beatrice di Tenda
(1833) e I puritani (1835), prima di spegnersi, giovanissimo, nel 1835 a
Puteaux, vicino Parigi.
Dopo il fiasco iniziale, Bellini interviene sulla sua Norma e, fin dalla quarta
rappresentazione, l’opera ottiene un grande successo che si consolida con
costanza con il passare del tempo. Oggi quest’opera è diventata un
caposaldo della tradizione lirica italiana, e le continue riprese, i
riadattamenti o le rappresentazioni fedeli all’originale, mostrano che il
favore del pubblico non si è minimamente intaccato.
Evelino Pidò ha diretto, in maniera magistrale, l’orchestra dell’Opéra di
Lione e questa rappresentazione della Norma ha concluso il ciclo
belliniano, che ha visto passare in rassegna La sonnambula, I Capuleti
e i Montecchi e I puritani, presentato negli ultimi anni all’Opéra. La
scelta di terminare con l’opera forse più nota del compositore catanese è
apparsa indubbiamente come quella giusta.
Presentata in versione opera-concerto, l’opera ha affascinato il pubblico
accorso per le due rappresentazioni (che hanno fatto registrare il tutto
esaurito). Uno spettacolo vigoroso, e una buona dose di questa energia è
senza dubbio attribuibile all’impeccabile direzione di Evelino Pidò,
conduttore di una macchina musicale ricca e complicata: una sessantina di
musicisti, cinquanta elementi corali, oltre ai sei coristi. Il ruolo di Norma, la
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Fabrizio
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druidessa figlia di Oroveso (Enrico Iori), è stato magnificamente
interpretato dal soprano rumeno Elena Mosuc, uno dei grandi nomi della
lirica mondiale. Il suo sodalizio musicale con il tenore John Osborn
(collaudato già questa estate con La Traviata all’Arena di Verona),
vigoroso interprete di Pollione, proconsole romano di stanza in Gallia e
amante di Norma, ha cucito con sapienza la trama dell’opera. Una
tessitura complessa, quella della Norma, tanto a livello vocale che
narrativo. I dialoghi tra i personaggi principali si fanno sempre più tragici
con lo svolgersi della storia. Emerge la liason amorosa di Pollione con la
giovane vergine Adalgisa (Sonia Ganassi), ministra del tempio, colpevole
di aver infranto il voto di castità e, quindi, indegna della sua posizione.
L’unica soluzione sembra essere quella della fuga, del ritorno a Roma del
proconsole insieme alla nuova fiamma. Ma il fuoco sacro del dio Irminsul
invoca guerra, distruzione, sterminio. I Galli sono chiamati a rivoltarsi
contro i Romani e solamente gesti carichi di pathos, di estrema carica
emotiva, possono purificare l’onta che il tempio ha subito. Norma, nella
terribile scena finale, dove la voglia di vendetta contro il compagno
fedifrago, il sacrificio e il sentimento dell’amore per la progenie si uniscono
in un esito che non può che essere tragico, si autodenuncia davanti al
padre, agli dèi e a Pollione e, così facendo, salva la giovane Adalgisa,
colpevole solamente di aver amato. L’offerta dell’autòs, del proprio corpo
e della propria anima, della druidessa, sembra essere l’unico gesto
possibile per ristabilire l’ordine. Viene innalzato il rogo e Pollione la
raggiunge in una terribile scena finale («Qual cor tradisti, qual cor
perdesti»), dove l’amore del proconsole romano per Norma ritorna più
forte di sempre, in una fiamma metaforica che si unisce a quella del fuoco
che purifica il tempio.
La tragedia belliniana mostra la terribilità della Legge divina, la sua
richiesta di sacrificio per sospendere l’ira terribile che paventa la guerra.
Pollione seduce e abbandona la druidessa Norma, disinteressandosi del
legame che ha instaurato con lei e che ha prodotto anche due figli. Il
proconsole conquista la giovane Adalgisa, facendosi beffe delle divinità e
di tutto il mondo divino druidico. Ma la terribilità della Legge colpisce
anche coloro che non si posizionano all’interno del recinto sacro ma che, in
qualche momento della storia, hanno comunque violato i luoghi interdetti.
Pollione è il colpevole designato ma Norma, il cui nome mostra anche
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Fabrizio
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lessicalmente la regola, ha infranto ed è stata infranta. Per ristabilire un
ordine (ordine che non equivale, però, a una situazione antecedente), la
norma deve sacrificarsi in nome del dio. Il fuoco non può quindi essere
letto come distruttore, ma come generatore di una nuova configurazione.
Fuori scena e al di là della storia.
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Una nota di merito è da spendere, senza dubbio, anche per il coro
dell’Opéra di Lione, diretto da Alan Woodbridge. L’apparato vocale ha
avuto un ruolo strategico durante lo svolgimento dell’opera, aprendo la
scena iniziale («Ite sul colle»), invocando scontri terribili («Guerra, guerra!
Le galliche selve»), fino ad accompagnare i due amanti ritrovati sul sacro
rogo.
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Il pubblico lionese rende omaggio a questa rappresentazione con un
grande calore. Gli applausi, i «Bravo!», disseminati per tutta la serata,
sono esplosi al termine dell’opera chiamando a più riprese sul palco il
direttore e i solisti. Evelino Pidò ha scaldato questi cuori e siamo certi che
tornerà presto in una delle città che lo apprezza di più.
foto di Jean-Pierre Maurin
Les amours, les trahisons, la difficile relation entre Romains et
Gaulois, les lois humaines et divines ont pris forme dans l’ancienne
Lugdunum. La Norma de Vincenzo Bellini a épaté le public de
l’Opéra de Lyon. Un véritable succès orchestré par le directeur
Evelino Pidò, expert mondial de Bellini, avec Elena Mosuc dans le rôle
principal, John Osborn (Pollione) et Sonia Ganassi (une splendide
Adalgisa). Une représentation qui termine le cycle bellinien proposé
par Evelino Pidò avec l’orchestre et les chœurs de l’Opéra de Lyon.
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Fabrizio
Migliorati
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Lo spettacolo è andato in scena:
Opéra de Lyon
1, Place de la Comédie – Lione (Francia)
domenica 10 novembre, ore 16.00
martedì 12 novembre, ore 20.00
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L’Opéra de Lyon, in co-produzione con il Théâtre des Champs-Elysées
di Parigi, presenta
Norma
di Vincenzo Bellini
libretto Felice Romano
tratto da Norma ou l’infanticide di Alexandre Soumet
direzione musicale Evelino Pidò
direttore dei cori Alan Woodbridge
solisti John Osborn, Enrico Iori, Elena Mosuc, Sonia Ganassi, Anna
Pennisi, Gianluca Floris
orchestra e cori de l’Opéra de Lyon
http://opera-lyon.com/
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