(Catania, 1801 – Puteaux, Parigi, 1835) Alessandro Sdoia Nato in una famiglia di musicisti dimostrò una precoce attitudine alla musica; Nel 1819 si trasferisce a Napoli dove conclude gli studi con il suo primo melodramma “Adelson e Salvini”; Per il Teatro San Carlo compone “Bianca e Fernando” (1826). Nel 1827, l’impresario Barbaja lo invita a comporre un’opera per La Scala di Milano: “Il Pirata” su libretto di Felice Romani; Il successo ottenuto lo indicò come l’erede di Rossini e lo introdusse nella società milanese; Il 1831 fu un anno magico: andarono in scena “La Sonnambula” e il suo capolavoro assoluto “Norma”; Dal febbraio all’agosto del 1833 è a Londra per motivi di lavoro; Rientrato a Parigi, dove si era precedentemente trasferito, morì a causa di una malattia intestinale mentre andava in scena il suo ultimo melodramma al Théâtre des Italien: “I Puritani”. Quando morì, a soli trentacinque anni, Bellini aveva composto solo 10 opere; La salute ma soprattutto il suo modo di lavorare, meditato e interrotto da continui ripensamenti, non lo rendevano adatto a seguire i ritmi di produzione dei teatri italiani; A differenza dei suoi contemporanei, Bellini rifletteva, valutava e sceglieva attentamente i soggetti delle proprie opere. Vincenzo Bellini “fu il più grande e il più puro lirico di tutto il teatro musicale dell’Ottocento” (Ildebrando Pizzetti); Nelle opere belliniane, la vita della musica si esprime sotto la forma di melodie purissime: il canto costituisce il cuore dell’invenzione musicale del maestro catanese; Per spiegare la qualità dell’ispirazione belliniana, c’è chi ha fatto il raffronto con la musica pianistica di Chopin. Alcuni notturni del musicista polacco sono come una trascrizione pianistica dello stile dell’operista siciliano. Tragedia lirica in due atti Libretto di Felice Romani Prima rappresentazione Milano, Teatro alla Scala 26 dicembre 1831 Alla prima, l’opera (composta in soli tre mesi) fu accolta freddamente ma già alla seconda esecuzione ottenne quel grande successo e popolarità che ancor oggi le arridono; Con Norma, Bellini raggiunge l’apice del proprio lirismo vocale; Il modello di Norma eserciterà una grande influenza sull’opera a venire a cominciare da Verdi; Persino Wagner, che non amava lo stile italiano, dichiarò la sua ammirazione per Bellini e per questa sua opera. Pollione, proconsole di Roma nelle Gallie (tenore) Oroveso, capo dei druidi (basso) Norma, druidessa, figlia di Oroveso (soprano) Adalgisa, giovane ministra del tempio di Irminsul (soprano) Clotilde, confidente di Norma (soprano) Flavio, amico di Pollione (tenore) Due fanciulli, figli di Norma e Pollione (recitanti) Druidi, Bardi, Eubagi, sacerdotesse, guerrieri e soldati galli L'azione si svolge nelle Gallie, all'epoca della dominazione romana. La sacerdotessa Norma, figlia del capo dei Druidi Oroveso, è stata l'amante segreta del proconsole Pollione, dal quale ha avuto due figli; Sinfonia - (in questo celebre brano orchestrale vengono anticipati alcuni temi dell’opera e soprattutto l’atmosfera). Pollione confida all'amico Flavio di essersi innamorato della giovane sacerdotessa Adalgisa e di voler lasciare Norma (Meco all’altar di Venere, Cavatina di Pollione); Giungono per un rito religioso i guerrieri Galli che esortano Norma a dare l’ordine per attaccare i romani; Ella dichiara che il momento non è ancora giunto; Il rito, che si svolge al chiarore della luna, ha inizio con la famosa aria Casta Diva cantata da Norma. Adalgisa chiede un colloquio a Norma per aprirle il proprio animo (Sola, furtiva al tempio, duetto Norma – Adalgisa); Norma le chiede chi sia l'innamorato e Adalgisa indica Pollione, che sta sopraggiungendo proprio in quel momento. Furiosa, Norma rivela tutto ad Adalgisa, che sdegnata respinge Pollione (Terzetto Norma, Adalgisa e Pollione Ah! di qual sei tu vittima). Norma, sconvolta dalla rivelazione, ha deciso di uccidere i due figli, ma cede al sentimento materno (Recitativo - Dormono entrambi); Decisa a suicidarsi, fa chiamare Adalgisa e la prega di adottare i bambini e di portarli a Roma, dopo essersi sposata con Pollione (Duetto Norma Adalgisa - Deh! con te, con te li prendi); Ma Adalgisa rifiuta e promette a Norma di convincere Pollione a tornare da lei (Mira, o Norma); Norma chiama i Galli a raccolta e proclama guerra ai Romani (Guerra! Guerra! – Coro e Oroveso, Inno guerriero). Giunge notizia che un romano è penetrato nel chiostro: è Pollione, venuto a rapire Adalgisa. Norma sta per colpirlo con un pugnale ma poi si ferma. Invita tutti a uscire e, sola con Pollione, gli offre la vita purché egli abbandoni Adalgisa (In mia man alfin tu sei – Norma e Pollione). L'uomo rifiuta e Norma chiama i suoi a raccolta. Sta per pronunciare il nome di Adalgisa, quando si rende conto che la colpa di Adalgisa è la sua e, nello sbigottimento generale, pronuncia il proprio nome. Commosso, Pollione comprende la grandezza di Norma e decide di morire con lei seguendola al rogo (Scena ultima).