Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum Anno CLII n. 199 (46.145) POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano venerdì 31 agosto 2012 . Non allineati tra proteste e proposte TEHERAN, 30. Dopo le riunioni preparatorie dei giorni scorsi, il presidente egiziano, Mohamed Mursi, ha aperto oggi a Teheran il vertice dei capi di Stato e di Governo del movimento del Non allineati, il più grande blocco di Paesi (120) nell’ambito dell’Onu. Quando Mursi — l’Egitto è presidente di turno dell’organismo — ha iniziato a parlare del dossier siriano, riferisce l’agenzia di stampa egiziana Mena, la delegazione di Damasco, guidata dal premier, Wael Al Halki, ha abbandonato il centro congressi della capitale iraniana. Mohamed Mursi — nella prima visita in Iran di un presidente egiziano da quando i due Paesi interruppero le relazioni diplomatiche più di trenta’anni fa sulla questione palestinese — aveva definito un «dovere morale aiutare il popolo siriano che sta lottando contro un regime oppressivo», in quella che ritiene una continuazione della primavera araba. Nel suo intervento, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha esortato l’Iran ad adottare misure concrete per creare fiducia sulle intenzioni pacifiche del suo programma nucleare, per il bene della regione e del mondo. A questo proposito, Ban Ki-moon ha ribadito l’importanza della collaborazione con gli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Dal canto suo, la Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, ha detto che la Repubblica islamica «non cerca di ottenere armi nucleari, ma non rinuncerà mai all’uso pacifico dell’energia nucleare». Visita in Cina del cancelliere tedesco Angela Merkel Una favola che insegna agli adulti Pechino ultima frontiera Mia sorella è un quadrifoglio Wen Jiabao promette investimenti per rafforzare l’euro Il premier cinese Wen Jiabao accoglie Angela Merkel al suo arrivo a Pechino (Afp) PECHINO, 30. Angela Merkel cerca il sostegno cinese per far fronte alla crisi del debito europeo. Per la seconda volta negli ultimi sette mesi, oggi, il cancelliere tedesco si è recato in visita a Pechino e ha tenuto colloqui con le massime autorità del Governo cinese. Il premier, Wen Jibao, ha assicurato che Pechino intende continuare a investire in Europa. «Il rafforzamento della cooperazione contribuirà a superare la crisi del debito europeo» ha detto al termine del colloquio con il cancelliere Merkel. «La Cina — ha sottolineato Wen Jiabao — rafforzerà e aumenterà le consultazioni e le comunicazioni con la Ue, la Banca centrale europea, i prin- Diplomazia al lavoro per la Siria y(7HA3J1*QSSKKM( +?!z!:!%!# iola ha una nuova sorellina, che decide si dovrà chiamare Mimosa («perché sono due fiori e i colori viola e giallo stanno bene insieme»). È molto contenta, anche se capisce subito che qualcosa non torna: il papà, la mamma e le nonne si comportano in modo molto strano. Sono arrabbiati, tristi, piangono, guardano nel vuoto, fuggono o addirittura non si fanno vedere. È dunque innanzitutto attraverso le reazioni degli adulti che gradualmente si fa strada in Viola la consapevolezza della diversità di Mimosa. È diversa, ma è anche speciale. Speciale come un quadrifoglio. È questa la trama di uno splendido libro per bambini di Beatrice Masini e Svjetlan Junaković (Mia sorella è un quadrifoglio, Milano, Carthusia 2012, pagine 32, euro 15,90), dalla eloquente dedica: «Questa storia è per quei bambini e quei grandi che non si accontentano di essere uguali e che non hanno paura di essere diversi». Una storia pensata per parlare ai bambini di disabilità e, in particolare, di cosa significhi per una famiglia accogliere la nascita di un bimbo disabile. Invece di tanta retorica vuota e altisonante, ideologia schizofrenica tra desiderio individuale e politicamente corretto, questa coloratissima storia affronta con semplicità e pacatezza temi complessi come la diversità e l’accettazione. E lo fa attraverso lo sguardo, le curiosità, i timori e l’esperienza quotidiana di una bambina che si trova nella delicata posizione di essere una sorella: «Io l’avevo già capito da sola che Mimosa era diversa dagli altri bambini. Ma uno non può mica chiedere scusa per quello che è. È così e basta». Il racconto di Viola è il racconto di un incontro e di una scoperta; di una bambina che osserva se stessa, Mimosa e il loro rapporto («a volte mia sorella non mi piace, però forse ogni tanto anch’io non piaccio a lei. [...] Così siamo pari, e siamo sempre sorelle»); che osserva la mamma («lo so che ho due fiori in casa» dice «e devo innaffiarli tutti e due»), il papà (con la sua faccia di uno che non ha dormito bene) e gli altri adulti. Superata l’iniziale gelosia, solo Viola sembra davvero capire che ognuno, a suo modo, è speciale. Prezioso come un raro quadrifoglio. Martino, il suo nuovo (e odioso) compagno di scuola, la prende in giro: «“Tua sorella non è mica normale”. Tanto prima o poi lo becco, Martino. E comunque ha ragione. Mia sorella non è normale. Lei è speciale. Essere normali vuol dire essere uguali: come i fili d’erba, come i trifogli in un prato. Mia sorella invece è un quadrifoglio. I quadrifogli sono rari e sono diversi. Sono rari perché sono diversi. Sono diversi perché sono rari. Tutti vorrebbero trovarne uno, ma ci riescono in pochi. I quadrifogli portano fortuna. Noi abbiamo la fortuna di averne uno tutto nostro: Mimosa, il quadrifoglio». È preziosissima, la voce di Viola. Il suo sguardo capace di indicare, innanzitutto a noi adulti tremebondi, la direzione. V Verso una nuova riunione dell’assemblea generale dell’O nu DAMASCO, 30. Diplomazia al lavoro per trovare una soluzione politica al conflitto siriano. L’assemblea generale dell’Onu terrà una riunione sulla Siria il 4 settembre. Lo riferiscono fonti diplomatiche interne. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e il nuovo rappresentante speciale di Onu e Lega Araba nel Paese mediorientale, Lakhdar Brahimi, riferiranno sugli ultimi sviluppi della situazione sul territorio. Per il diplomatico algerino che ha sostituito l’ex segretario generale Kofi Annan, si tratta del primo discorso ufficiale dall’assunzione dell’incarico. L’opposizione «si prepari a prendere la responsabilità nel Paese e sviluppi una forma di Governo che dia stabilità» ha detto il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ieri al termine dell’incontro a Berlino con il presidente del Consiglio italiano, Mario Monti. Continua a peggiorare, intanto, la situazione dei profughi. «Ci aspettiamo che le Nazioni Unite intervengano per la protezione dei profughi in Siria e, se possibile, per ospitarli in campi» all’interno del territorio siriano. di GIULIA GALEOTTI Lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, citato dall’agenzia di stampa Anadolu. Prima di partire alla volta di New York per la riunione del Consiglio di sicurezza in programma per domani, Davutoglu ha confermato che sono in corso contatti tra le autorità turche e l’Onu per far fronte all’emergenza rifugiati e ha chiesto alle Nazioni Unite «passi concreti». Secondo dati di Ankara, i rifugiati siriani in Turchia hanno ormai superato quota ottantamila e lo scorso 20 agosto le autorità turche hanno fatto sapere di non poter accogliere più di centomila profughi, chiedendo l’intervento dell’Onu per predisporre l’apertura di campi in «aree sicure», zone cuscinetto, all’interno del territorio siriano. Il presidente siriano, Bashir Al Assad ha già definito «irrealistica» questa ipotesi. Sul terreno, resta alta la tensione in tutto il Paese. Dieci elicotteri militari dell’esercito governativo siriano sono stati danneggiati o distrutti ieri dai ribelli mentre erano a terra nell’aeroporto militare di Taftanaz, tra Idlib e I soccorsi a un combattente ferito ad Aleppo (Afp) Aleppo nel nord-ovest della Siria. Lo riferisce l’inviato sul posto dell’emittente televisiva panaraba «Al Jazeera», che ha mostrato in esclusiva le immagini. Il ministero della Difesa di Damasco ha confermato l’attacco affermando che le forze armate hanno respinto con successo l’assalto dei terroristi. cipali fondi monetari e i maggiori Paesi per aiutare i membri dell’Ue a rischio debito ad uscire dalle difficoltà». Ma il primo ministro cinese si è anche spinto oltre, chiedendo interventi per la crescita e lo sviluppo. «La Cina spera che l’Unione europea possa trovare un bilanciamento tra l’austerità fiscale e gli stimoli economici, che è la fondamentale via di uscita dalla crisi» ha detto il premier di Pechino. «Il Governo — ha continuato — deve avere fiducia nel Paese, così come le istituzioni finanziarie nel business, le imprese nei mercati e i consumatori nelle prospettive future». Nel suo incontro con Merkel, Wen Jiabao ha anche auspicato che la cooperazione della Cina con la Germania e l’Unione europea possa concentrarsi sul rafforzamento della fiducia reciproca. «Dovremmo permettere alle persone di vedere la speranza — ha detto il premier — opporci al protezionismo e approfondire la collabo- razione per esplorare il mercato internazionale». Prendendo la parola al termine del colloquio, Merkel ha ricordato che la stabilizzazione dell’euro è l’impegno «politico assoluto» dell’Europa. «Ho detto al premier Wen Jiabao che abbiamo molte riforme in corso al momento e che c’è l’assoluto auspicio politico di trasformare l’euro di nuovo in valuta forte». Intanto, Pechino ha siglato un contratto da 3,5 miliardi di dollari con il colosso aerospaziale europeo Airbus per la fornitura di 50 aerei A380. Cultura cattolica e crisi economiche Ricette per oggi dagli ingredienti di ieri PAOLO PECORARI A PAGINA 5 Tragedia dell’immigrazione nell’Oceano indiano Ottanta indigeni amazzonici uccisi dai cercatori d’oro in Venezuela CANBERRA, 30. Mezzi di soccorso dell’Australia e dell’Indonesia sono ancora alla ricerca di superstiti del naufragio di un barcone, con bordo oltre 150 persone, affondato ieri in acque indonesiane ma diretto verso il territorio australiano di Christmas Island, nell’Oceano indiano. Solo ventidue persone sono state tratte in salvo, stamane, a ovest di Giava. Ieri mattina, le autorità australiane avevano ricevuto una richiesta di soccorso per un barcone con problemi al motore che stava affondando fra Giava e Sumatra, a circa 220 miglia nautiche da Christmas Island. Ma fino a tarda sera gli elicotteri non erano riusciti a trovare alcun segno dell’imbarcazione. Il ministro degli Interni australiano, Jason Clare, ha confermato che sei persone sono state ripescate in mare, ma il numero di dispersi resta ignoto. «Abbiamo gravi timori per molte altre persone», ha dichiarato Clare alla stampa. CARACAS, 30. Il Coordinamento delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia (Coiam) ha ieri denunciato il massacro, avvenuto a luglio in territorio venezuelano, di ottanta indigeni della tribù yanomami. In un comunicato ripreso dall’agenzia Ansa, il Coiam — movimento che raggruppa tredici organizzazioni di indios venezuelani — ha affermato che i garimpeiros, come Massacro sotto silenzio vengono chiamati i cercatori d’oro brasiliani, dopo avere sconfinato hanno aperto il fuoco e lanciato esplosivi da un elicottero contro i membri della comunità, nel territorio dell’Alto Ocamo. I corpi delle vittime sono state quasi tutti trovati carbonizzati. Solo tre indigeni — gli stessi che hanno dato l’allarme — si sono salvati dal massacro. Aperta la Mostra del cinema a Venezia Su Pinocchio l’ultima firma di Lucio Dalla LUCA PELLEGRINI A PAGINA 5 Il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sulla settimana mondiale di Stoccolma Il diritto all’acqua nel mondo globalizzato TEBALD O VINCIGUERRA A PAGINA 8 NOSTRE INFORMAZIONI In data 30 agosto il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Cipro Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Giuseppe Lazzarotto, Arcivescovo titolare di Numana, Nunzio Apostolico in Israele e Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina. In data 30 agosto il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Reims (Francia), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Joseph Boishu, in conformità ai canoni 411 e 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 venerdì 31 agosto 2012 Merkel riconosce gli sforzi italiani ma i due Governi restano lontani sulla licenza bancaria all’Esm Pil in aumento solo dell’1,7 per cento Prove d’intesa tra Roma e Berlino Crescita troppo lenta per l’economia a stelle e strisce BERLINO, 30. Prove d’intesa in Europa. Mario Monti difende il ruolo dell’Italia in Europa e incassa la piena fiducia di Angela Merkel, convinta che il Paese può farcela anche senza ricorrere allo scudo antispread. Il cancelliere tedesco ha promosso l’agenda «impressionante» di riforme presentata dal collega e lo ha esortato a proseguire sulla strada intrapresa perché l’Italia può superare le difficoltà con le sue forze. Resta aperta, tuttavia, la questione della licenza bancaria per il fondo salva-Stati (Esm) su cui le posizioni dei due Governi ancora divergono. In un faccia a faccia di un’ora e mezza, ieri a Berlino, i due leader hanno affrontato i temi aperti della crisi del debito, ma hanno parlato anche della situazione interna italiana confermando i rapporti molto stretti tra i Paesi. Monti ha fatto tappa prima a Bruxelles, dove ha avuto un incontro informale con il presidente della Commissione europea, José Manuel Durão Barroso, e poi a Berlino, con l’obiettivo di ricordare ai partner Ue il ruolo che l’Italia svolge sullo scacchiere europeo e difenderlo dal possibile predominio dell’asse franco-tedesco. A Berlino il presidente del Consiglio ha evidenziato i «progressi rilevanti» compiuti dall’economia italiana «con generoso apporto delle forze politiche e dei cittadini», progressi riconosciuti dai mercati e che si riflettono nei buoni risultati delle aste di titoli pubblici. Un messaggio raccolto dal cancelliere. «Abbiamo completa fiducia che il Governo italiano potrà prendere tutte le misure Angela Merkel e Mario Monti durante i colloqui a Berlino (Ansa) necessarie» ha assicurato Merkel. E rispondendo a chi le chiedeva se avesse suggerito una richiesta dell’Italia al fondo salva-Stati per avere garanzie sul dopo voto, il cancelliere ha precisato che il tema non è stato affrontato. Nel confermare la fiducia al Governo italiano Merkel ha sottolineato che il Paese non ha bisogno di ricorrere allo scudo anti-spread perché Colloqui in Grecia sui tagli alla spesa pubblica Visita del presidente francese in Spagna Madrid cerca la strada di uscita dalla crisi Svendita al centro di Madrid (Reuters) MADRID, 30. Giunge oggi a Madrid il presidente francese, François Hollande, per incontrare i vertici dell’Esecutivo spagnolo. Una tappa importante nel cammino verso il prossimo vertice europeo al fine di serrare i ranghi e trovare una piattaforma comune contro la speculazione dei mercati. Hollande arriva in un Paese che non vive certo una fase facile. Da un lato ci sono le precisazioni di Bruxelles dopo gli SOS di Catalogna, Valencia e Murcia all’Esecutivo di Madrid, che bruciano 8,8 miliardi, circa metà dei 18 miliardi del Fondo di liquidità delle autonomie (Fla). Dall’altro ci sono le aspettative per il decreto della riforma finanziaria, in approvazione domani, venerdì, per dotare il Paese di una legge capace di «prevenire crisi future». La condizione fondamentale per ottenere i cinque miliardi richiesti, dichiara il ministro dell’Economia spagnolo, Luis de Guindos riferendosi alla Catalogna, è che centri l’obiettivo del deficit di bilancio all’1,5 per cento del pil per l’anno in corso. L’inflazione sale intanto del 2,7 per cento annuale ad agosto, il secondo rialzo consecutivo dopo il 2,2 di luglio. L’ufficio federale di statistica Ine non fornisce dettagli, precisando solo che l’aumento è legato ai prezzi dei carburanti. Sul fronte bancario, Bankia chiuderà il primo semestre dell’anno con un rosso di oltre quattro miliar- di di euro. È quanto scrive la stampa economica, precisando che domani la banca renderà noti i conti dei primi sei mesi del 2012. Bankia è stata nazionalizzata lo scorso maggio, quando chiese aiuti per 19 miliardi di euro al Governo in seguito alle perdite subite dallo scoppio della bolla immobiliare. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt «può farcela da solo e non c’è alcuna fretta». Il cancelliere si è quindi detto convinto che l’Italia stia dando un «contributo rilevante» e che lo «spread tra Btp e Bund potrà abbassarsi». Quanto alle difficoltà dell’Europa, Merkel non ha negato che l’agenda è «ambiziosa» ma, ha aggiunto: «Abbiamo i mezzi necessari per stabilizzare l’eurozona». Merkel ha ATENE, 30. I colloqui tra il primo ministro greco, Antonis Samaras, e i partner della coalizione di Governo si sono conclusi senza raggiungere un accordo sul nuovo programma di austerità da 11,5 miliardi di euro. Il ministro delle Finanze greco, Ioannis Stournaras, ha spiegato ai microfoni che «ci sono ancora una o due questioni marginali da discutere, si tratta di dettagli tecnici», aggiungendo che il nuovo pacchetto di misure potrebbe essere approvato dai partiti «la prossima settimana». Le questioni più spinose riguardano ancora i tagli alla spesa pubblica e agli impieghi nella pubblica amministrazione. Un nodo su cui si discute, inoltre, è quello delle pensioni. Samaras ha avuto colloqui stamattina per oltre due ore con il leader socialista, Evangelos Venizelos, e con quello di Sinistra democratica, Fotis Kouvelis, per discutere dei tagli necessari per assicurare ad Atene la nuova tranche di finanziamenti dall’Unione europea e dal Fmi. Cala in Europa la fiducia dei consumatori BRUXELLES, 30. Cala la fiducia dei consumatori ad agosto a causa della crisi della zona euro. Si tratta del livello più basso dalla fine del 2009, spiega la Commissione europea. L’indicatore del clima economico (Esi) dei 17 Paesi della moneta unica europea è diminuito di 1,8 punti rispetto a luglio a 86,1, un calo superiore alle attese degli analisti. Per i 27 Paesi membri dell’Unione europea, il declino dell’Esi è stata ancora più marcato: meno 2,0 a 87,0. «In entrambe le aree, la perdita della fiducia è particolarmente forte tra i consumatori, nel commercio al dettaglio e nel settore delle costruzioni» sottolinea la Commissione Ue. Sono peggiorate le aspettative sul futuro della produzione — dicono i dati diffusi dalla Commissione europea — e sull’insieme del portafoglio ordini. Tra i Paesi che hanno registrato cali significativi del clima economico ci sono quelli più afflitti dalla crisi, tra cui la Spagna con meno 4,9 e l’Italia con meno 2,4. La Gran Bretagna ha segnato un meno 3,1, Polonia meno 1,8, Germania meno 1,0. Francia e Paesi Bassi sono stati tra quelli in controtendenza rispetto, con il clima economico in miglioramento rispettivamente di 0,4 e 0,6. A incidere invece sul peggioramento delle aspettative dei consumatori — dicono i dati — oltre alla disoccupazione, i timori per la situazione economica in generale, le condizioni finanziarie e delle famiglie e la possibilità di risparmiare. GIOVANNI MARIA VIAN don Sergio Pellini S.D.B. Carlo Di Cicco Segreteria di redazione direttore responsabile vicedirettore 00120 Città del Vaticano [email protected] Antonio Chilà http://www.osservatoreromano.va TIPO GRAFIA VATICANA EDITRICE «L’OSSERVATORE ROMANO» Piero Di Domenicantonio redattore capo redattore capo grafico direttore generale telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Gaetano Vallini segretario di redazione quindi frenato sulla licenza bancaria al fondo salva-Stati, che «non è compatibile con i Trattati». Diversa la posizione del Governo italiano. Monti ha ricordato che questo è uno dei temi che «dobbiamo vedere con la prospettiva del mosaico: sono singole tessere con la finalità di dare luogo e concretezza a una governance soddisfacente». Lasciando capire che ci sono altri strumenti, oltre la licenza bancaria, per fermare la corsa degli spread. «La Germania più di altri ci ha insegnato che gli sforzi di politica economica devono essere persistenti e quindi non ci si può fermare quando c’è qualche parvenza di buon risultato ma bisogna andare avanti con determinazione». A chi gli chiedeva se un Paese che ricorre allo scudo anti-spread debba essere sottoposto a nuovi impegni e vincoli da parte dell’Europa, Monti ha risposto rinviando alle conclusioni dell’ultimo vertice europeo che, ha detto, «sono chiare». Quanto all’agenda d’autunno, ha assicurato l’impegno ad andare «avanti risolutamente nella spending review per tagliare i costi nel settore pubblico». WASHINGTON, 30. L’economia americana cresce più del previsto nel secondo trimestre. Ma la crescita resta troppo lenta, la seconda più lenta finora dalla seconda guerra mondiale, per poter escludere un ulteriore allentamento monetario da parte della Fed, anche tenendo conto del rallentamento rispetto ai primi tre mesi mesi precedenti. La ripresa economica è stata «graduale» in luglio e agosto, grazie ai miglioramenti sperimentati dal settore immobiliare, che continua a recuperare. In attesa dell’intervento del presidente della banca centrale, Ben Bernanke, il mercato si interroga sulle prossime mosse, considerata la situazione in Europa e i timori sui conti pubblici americani, con l’aumento delle tasse e i tagli della spesa (il «fiscal cliff») che scatteranno in contemporanea fra la fine del 2012 e l’inizio del prossimo anno. Il pil americano è cresciuto nel secondo trimestre dell’1,7 per cento, più dell’1,5 inizialmente stimato, grazie al buon andamento delle esportazioni. Segnali positivi si intravedono dal mercato immobiliare, quello al cen- tro della crisi: i compromessi per l’acquisto di case sono saliti in luglio del 2,4 ai massimi dall’aprile 2010. E questo si aggiunge al primo aumento tendenziale dei prezzi nelle case nelle venti maggiori città americane, misurati dall’indice Case-Shiller. «Non c’è dubbio che guardando alla fine dell’anno e ai rischi presentati dal fiscal cliff si può dire che l’economia resta vulnerabile» affermano alcuni analisti. Secondo il capo economista per il Nord America di Bnp Paribas, Julia Lynn Coronado, la crescita americana rallenterà al più 1,3 per cento nel terzo trimestre, per poi salire lievemente dell’1,8 per cento nel quarto trimestre. «Non è un disastro, ma è una ragione per la Fed per restare allerta», mette in evidenza Coronado. Gli occhi sono quindi puntati sulla Fed. Bernanke dal palco di Jackson Hole potrebbe delineare le prossime mosse. Pimco, il maggiore fondo obbligazionario al mondo, ritiene che eventuali misure della Fed non dipendono da quelle della Bce e che Bernanke venerdì potrebbe ribadire quanto affermato nei verbali dell’ultima riunione. Il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke (Afp) Apple prepara il nuovo attacco a Samsung Timori di un rallentamento Brasilia taglia i tassi d’interesse BRASILIA, 30. La Banca centrale brasiliana ha tagliato il costo del denaro per la nona volta consecutiva al minimo storico del 7,5 per cento, segnalando tuttavia che il ciclo espansivo di politica monetaria inaugurato un anno fa potrebbe essere giunto a conclusione, a fronte dei primi segnali di ripresa per l’economia del Paese. La decisione sui tassi — meno cinquanta punti base, come da attese — segue di poche ore la presentazione da parte del Governo di un nuovo pacchetto di misure mirate a incentivare consumi e investimenti. Nel successivo comunicato il Consiglio di politica monetaria, il Copom, ha lasciato intendere che un nuovo abbassamento dei tassi potrebbe non essere necessario, o al più di entità minore. «Il Copom ritiene che, se le condizioni future lasceranno spazio per un ulteriore aggiustamento delle condizioni monetarie, tale mossa do- Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va vrà essere condotta con la massima parsimonia» si legge nel comunicato. A seguito del ciclo di tagli iniziato nell’agosto 2011 e dopo oltre una dozzina di pacchetti di stimolo da parte del Governo, l’economia brasiliana dovrebbe tornare a mostrare quest’anno qualche segno di vitalità, anche se le stime indicano una crescita del pil 2012 comunque inferiore al due per cento. Per Moody’s i rischi al ribasso per il recupero dell’economia mondiale sono aumentati e la crescita dei mercati emergenti sarà più lenta del previsto. Nell’ultimo macro-risk report, l’agenzia sottolinea che la crescita nel 2012 sarà concretamente più bassa che nel 2011 e nel 2010. L’agenzia sottolinea il rischio di un brusco rallentamento dell’economia di Paesi come Cina, India e Brasile, uno shock sui prezzi petroliferi e il rischio di una stretta fiscale negli Stati Uniti. Reais brasiliani fabbricati a Rio de Janeiro (Reuters) Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Ufficio diffusione: telefono 06 698 99470, fax 06 698 82818, [email protected] Ufficio abbonamenti (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, fax 06 698 85164, [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 CUPERTINO, 30. La battaglia legale tra Apple e Samsung va avanti. I giudici americani hanno infatti fissato per il prossimo 6 dicembre l’udienza in cui si dovrà esaminare l’ipotesi di vietare alcuni prodotti della casa sudcoreana negli Stati Uniti. Dopo la recente schiacciante vittoria della casa di Cupertino che ha visto riconosciute le sue accuse alla Samsung per la violazione di alcuni brevetti dell’iPhone, ora la Corte dovrà decidere se accogliere l’ulteriore richiesta di togliere gli smartphone incriminati dal mercato americano. Condannata a pagare oltre un miliardo di dollari, Samsung riparte da nuovi prodotti tenendo fede al principio «conquistare cuori e menti dei consumatori con l’innovazione», ricordato all’indomani del verdetto del tribunale di San José. A Berlino, dove si scaldano i motori per l’Ifa, la fiera dell’elettronica, l’azienda sudcoreana presenta la nuova generazione del Galaxy Note, il “phablet” col pennino a metà strada tra smartphone e tablet non toccato dal verdetto statunitense, una nuova famiglia di dispositivi nel segno di Windows 8 e, a sorpresa, una fotocamera rivoluzionaria con le sembianze di un telefonino che ha un sensore da sedici megapixel e prestazioni professionali alla portata dei media ma anche degli utenti. Il lancio del Galaxy Note II era già stato preceduto da abbondanti rumors sulla rete e indirettamente confermato da Samsung. Nei giorni scorsi la casa aveva fatto circolare un breve filmato. Concessionaria di pubblicità Il Sole 24 Ore S.p.A System Comunicazione Pubblicitaria Alfonso Dell’Erario, direttore generale Romano Ruosi, vice direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Aziende promotrici della diffusione de «L’Osservatore Romano» Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese Assicurazioni Generali S.p.A L’OSSERVATORE ROMANO venerdì 31 agosto 2012 pagina 3 Vasta operazione delle forze di sicurezza egiziane Assassinato il presidente del consiglio provinciale di Ghazni Uccisi undici terroristi nel Sinai Altre violenze segnano l’Afghanistan IL CAIRO, 30. Vasta operazione antiterrorismo delle forze di sicurezza dell’Egitto nel nord del Sinai, dove il 5 agosto scorso un commando non ancora identificato attaccò e uccise sedici guardie egiziane alla frontiera con Israele. In una nota delle forze armate egiziane, rilanciata oggi dalla televisione di Stato, l’esercito del Cairo ha confermato che nell’operazione militare sono stati uccisi undici terroristi. L’offensiva ha anche consentito il sequestro di un ingente quantitativo di armi. L’operazione è ancora in corso. Stamani, infatti, è iniziato il ridispiegamento delle unità per quella che viene ufficialmente descritta come la fase finale dell’offensiva antiterrorismo, che si svolge in accordo con Israele, dal momento che il trattato di pace del 1979 impone all’Egitto di mantenere smilitarizzata la penisola. Secondo testimoni citati dalle agenzie di stampa internazionali, i carri armati non stazionano più nelle località di Sheikh Zuwaid e Rafah, al confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza e Israele. Il ridispiegamento coincide con le notizie di progressi nei colloqui tra gruppi del Sinai e una delegazione di shaykh salafiti inviata nella regione dal presidente egiziano, Mohamed Mursi. L’esercito ha avviato l’operazione per la sicurezza della penisola dopo un attacco, il 5 agosto scorso, nel quale vennero uccise sedici guardie di frontiera egiziane. Successivamente, il commando armato entrò in territorio israeliano con un blindato, ma fu bloccato e tutti gli uomini vennero uccisi dai militari israeliani. Nei giorni seguenti, circolò voce che una prima operazione militare egiziana avesse portato all’uccisione di venti presunti terroristi, ma soltanto oggi il comunicato ufficiale ha confermato l’uccisione di undici uomini, il ferimento di un altro e l’arresto di ventitrè. Mentre nel Sinai meridionale, sulle spiagge famose di Sharm el Sheikh, Dahab e Nuweiba, l’estate ha riportato turisti che garantiscono economia e benessere alle popolazioni del nord della penisola, le tribù beduine dell’area settentrionale si sono frattanto riunite per testimoniare al Governo del Cairo di essere pronte a collaborare nella ricerca di nascondigli di uomini e di armi. Fonti giornalistiche riprese dall’agenzia Ansa tendono infatti ad accreditare una reale presenza di terroristi in quelle aree. «Tutti gli attaccanti del 5 agosto scorso scapparono dalle prigioni durante le prote- Un soldato egiziano al valico di Rafah (Afp) ste antigovernative del gennaio 2011, dopo la scomparsa della polizia che nei primi giorni delle manifestazione uccise 846 persone a piazza Tahrir e dintorni», sostiene il presidente del Centro per gli studi politici e sulla sicurezza, Seif Al Yazal. Il ministro della Difesa, generale Abdel Fattah Al Sisi, nel comunicato odierno diffuso per rendere noto il bilancio dell’operazione militare, ha annunciato il ridispiegamento delle forze in varie località della zo- na per completare la caccia ai terroristi, ma dal Sinai arriva la segnalazione che reparti impiegati finora starebbero rientrando alle loro caserme di Ismailiya. Nel frattempo, altre fonti giornalistiche segnalano una inversione di tendenza avviata da Mursi nel rapporto con la gente del Sinai, rispetto al regime Mubarak. Una commissione di ex jihadisti è stata infatti inviata nella penisola per mediare con i locali islamici radicali. KABUL, 30. Sconosciuti hanno ucciso ieri in Afghanistan il presidente del consiglio della provincia meridionale di Ghazni, Qazi Sahib Shah. Fonti dell’amministrazione locale riprese dall’agenzia Pajhwok hanno reso noto che l’uomo è stato assassinato mentre in automobile tornava a casa dall’ufficio. Ucciso anche uno dei suoi fratelli. L’auto è stata bloccata da tre uomini a piedi che hanno sparato all’impazzata, ferendo anche una guardia del corpo. Nessuno, per il momento, ha rivendicato l’attentato. A inizio luglio, sempre a Ghazni, i talebani avevano assassinato il procuratore capo della città, Sayed Sahar Gul. E in poco meno di ventiquattro ore, cinque soldati australiani sono stai uccisi e altri due sono rimasti feriti in due incidenti. Due incursori delle forze speciali sono morti stamane quando è precipitato l’elicottero in cui si trovavano nella provincia di Helmand. Fonti locali hanno precisato che in quel momento non vi era attività dei miliziani talebani. Ieri sera, invece, tre altri soldati erano stati uccisi, e altri due feriti, nella provincia meridionale di Uruzgan, da un uomo che indossava l’uniforme dell’esercito afghano. Si tratta di un altro dei sempre più frequenti attacchi verde su blu (Green on blue, il termine si riferisce al codice convenzionale: blu per le forze dell’Isaf e verde per quelle afgha- SAN’A, 30. Il Governo dello Yemen ha fatto appello ieri ai Paesi donatori affinché si impegnino con aiuti per undici miliardi di dollari. I fondi saranno destinati a sostenere la ricostruzione economica del Paese e il processo di transizione politica, dopo trentatrè anni con il presidente Ali Abdullah Saleh al potere. «Abbiamo bisogno di quattordici miliardi di dollari», ha dichiarato il ministro per la Pianificazione e la Cooperazione internazionale, Mohammed Al Sadi, nel corso di una conferenza stampa nella capitale, San’a. «Il Governo yemenita — ha aggiunto il ministro — è in grado di coprirne una parte, ma restano scoperti undici miliardi di dollari». L’appello — rilevano gli analisti politici internazionali — arriva a pochi giorni dalla conferenza dei donatori, in programma a Riad, in Arabia Saudita, per il 4 e 5 settembre. In quell’occasione, il Governo dello Yemen sarà rappresentato da una delegazione guidata dal primo ministro, Mohammed Salem Basindwa. Il 27 settembre, poi, si riunirà a New York il gruppo Friends of Yemen. Stato di disastro naturale in Louisiana e in Mississippi La notte di Paul Ryan TAMPA, 30. Ha promesso una svolta economica annunciando un piano «per rafforzare la classe media» con la creazione di dodici milioni di nuovi posti di lavoro in quattro anni, Paul Ryan, accettando la nomination repubblicana come vice di Mitt Romney. Il quarantaduenne presidente della commissione Bilancio della Camera dei rappresentanti, da molti considerato la mente economica del Grad Old Party, si è direttamente scagliato contro il presidente Barack Obama che starebbe «solo sperperando soldi» e che avrebbe creato «più debito di quello di tutti Paesi europei messi insieme». Gli Stati Uniti devono voltare pagina «e noi — ha assicurato Ryan WASHINGTON, 30. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, si recherà nelle prossime ore in Asia per sottolineare l’impegno degli Stati Uniti nella regione. Secondo quanto riferisce Victoria Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato, Clinton partirà giovedì sera per le Isole Cook, per poi recarsi in Indonesia, in Cina, a Timor Orientale, nel Brunei e, infine, in Russia. Non è ancora stato reso noto se il segretario di Stato si incontrerà con il presidente cinese, Hu Jintao, ma è probabile che le crescenti controversie territoriali nel Mar cinese meridionale saranno oggetto di confronto con le autorità di Pechino. Secondo quanto prevede l’agenda del segretario di Stato americano, domani Clinton parteciperà al Pacific Islands Forum (Pif) nelle Isole Cook , il 3 settembre sarà a Jakarta, il 4 a Pechino e il 6 a Dili, e poi a Bandar Seri Begawan, capitale del Brunei. Il suo viaggio si concluderà in Russia, a Vladivostok, dove incontrerà il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov. Al centro del loro meeting, probabilmente, la situazione in Siria e le recenti affermazioni di Mosca su una riduzione degli arsenali nucleari. A Vladivostok è anche in programma il vertice dell’Apec. nel suo atteso discorso — non passeremo quattro anni ad attaccare chi c’era prima. Ci assumeremo le nostre responsabilità. Sistemeremo l’economia di questa Nazione prima di venire sopraffatti. Non abbiamo molto tempo ma con serietà, intelligenza e leadership possiamo farcela. So che siamo pronti. Il nostro candidato è pronto». Ryan ha ribadito di voler cancellare la legge sulla sanità tanto voluta da Obama, e di volere riformare Medicare, il programma di assistenza medica per gli anziani. L’Obamacare — ha rimarcato — consiste «in oltre duemila pagine piene di regole, obblighi, tasse, costi e multe che non possono avere spazio in un Paese libero. Nessuno di noi può accettare che vengano stravolti i nostri principi fondamentali. Con noi, la libertà tornerà al centro della nostra vita e del nostro Paese». Nella notte di Paul Ryan, a passargli il testimone sul palco della convention di Tampa sono stati il senatore John McCain e il segretario di Stato di George W. Bush, Condoleezza Rice. McCain, sfidante di Barack Obama nel 2008, ha esordito proprio con una battuta sulla sua sconfitta elettorale: «Avrei sperato di rivolgermi a voi in circostanze diverse ma quattro anni fa la Nazione decise diversamente». Sia McCain che Rice hanno attaccato Obama sulla mancanza di leadership internazionale. «Non c’è scelta: non si puo rinunciare a guidare e non si può guidare da dietro», è stato l’affondo della Rice. «Il nostro successo dipende dalla nostra capacità di leadership nel mondo e io mi fido di Mitt Romney come leader», ha sentenziato McCain. Alla presenza della regina Elisabetta NEW ORLEANS, 30. Barack Obama ha decretato oggi lo stato di disastro naturale in Louisiana e nel Mississippi, dove continua a imperversare Isaac, l’uragano che, anche se declassato a tempesta tropicale, sta continuando a provocare inondazioni. Nella notte, l’emergenza è scattata quando le acque hanno superato gli argini in alcune zone del lago Pontchartrain, la laguna su cui si affaccia New Orleans, dove le autorità hanno imposto il coprifuoco. Decine di autobus sono stati usati per sfollare i residenti nella zona di St. John Parish, dove le squadre di soccorso, sostenute dalla guardia nazionale, sono impegnate e mettere in salvo persone bloccate dall’acqua. Ryan durante il suo discorso (Afp) Dopo quattro anni di silenzio Colloqui tra Tokyo e Pyongyang PECHINO, 30. Dopo quattro anni, Giappone e Corea del Nord sono tornati a parlarsi direttamente. I due Paesi hanno infatti avuto ieri a Pechino una prima riunione intergovernativa, la prima del suo genere dal 2008, incentrata soprattutto sul negoziato per il recupero dei resti dei cittadini nipponici morti nella penisola coreana durante la seconda guerra mondiale, che il regime comunista di Pyongyang II Aperte a Londra le Paralimpiadi La cerimonia di apertura dei giochi (Ansa) Ansa — operano in Uruzgan come parte della forza internazionale Isaf. Nelle ultime settimane, il numero di attacchi verde su blu ha registrato un’impennata, con ben quindici militari dell’Isaf uccisi in agosto e quarantacinque quest’anno, più del totale del 2011. Secondo i vertici militari, solo il 25 per cento circa di tali attacchi è però dovuto all’infiltrazione di fondamentalisti talebani, e il resto a disaccordi, astio verso le forze alleate o motivi personali. Appello dello Yemen ai Paesi donatori per sostenere la ricostruzione Alla convention di Tampa il discorso del candidato repubblicano alla vicepresidenza Missione di Hillary Clinton in Asia LONDRA, 30. Diciassette giorni dopo la chiusura delle Olimpiadi, l’Olympic Stadium di Londra ha riacceso ieri sera le sue luci per l’apertura dei XIV Giochi Paralimpici, che si preannunciano come i più seguiti di sempre con 4.200 atleti provenienti da 166 paesi. La cerimonia di inaugurazione, alla presenza della regina Elisabetta II, è stata seguita da 80.000 spettatori ed è stata aperta dal fisico e matematico britannico Stephen Hawking, che è comparso nel centro della scena seduto sulla sedia a rotelle: da anni muove solo una palpebra per una artrofia muscolare progressiva. Le Paralimpiadi di Londra vedranno undici giorni di gare e si concluderanno il 9 settembre. Attesa una presenza record di pubblico. ne). L’uomo è poi riuscito a fuggire ed è tuttora ricercato. Il vice comandante delle forze di Difesa australiane, maresciallo Mark Binskin, ha assicurato che gli attacchi non avranno effetto sulla programmata transizione del controllo di sicurezza alle forze locali. In aprile, il primo ministro, Julia Gillard, aveva annunciato che la maggior parte delle truppe di Canberra lascerà l’Afghanistan nei prossimi 12-18 mesi. Circa 1.500 soldati australiani — informa l’agenzia non ha mai voluto restituire. I colloqui proseguiranno anche oggi. Secondo i media nipponici, è verosimile che le parti debbano affrontare anche altre delicate questioni in sospeso, con le autorità di Tokyo che puntano a riaprire il doloroso dossier sui propri cittadini rapiti negli anni Settanta dagli agenti nordcoreani durante il periodo della guerra fredda. Nel sottolineare la natura preparatoria dell’incontro, il Paese del Sol Levante ha comunque aperto a nuovi sviluppi. Secondo Osamu Fujimura, segretario del capo del Gabinetto nipponico, le due parti «hanno lavorato sulla base di riaprire i rapporti dopo un passato sfortunato». Tra la Corea del Nord e il Giappone il contenzioso diplomatico non si è mai sopito dai tempi del secondo conflitto mondiale. Il tifone Bolaven si abbatte sulla Corea del Sud SEOUL, 30. Dopo essersi abbattuto sull’arcipelago meridionale giapponese di Okinawa, il tifone Bolaven ha toccato la Corea del Sud, lasciando sul suo cammino morte e devastazione. Dodici i morti e dieci dispersi il bilancio delle vittime, con alberi divelti, navi alla deriva e centinaia di case distrutte. Il Governo ha deciso di chiudere tutti gli uffici, le scuole e le attività commerciali del Paese, per il passaggio di quello che si sta dimostrando il più forte tifone da almeno dieci anni. Al largo dell’isola di Jeju, due navi da pesca cinesi sono state violentemente colpite da Bolaven, tifone di categoria 2, che viaggia alla velocità di 164 chilometri orari. Nelle ultime ore, il tifone a colpito la città di Vladivostok, nell’estremo oriente della Russia, dove l’8 e 9 settembre si terrà il vertice dell’Apec (l’organizzazione per la Cooperazione economica Asia-Pacifico). Circa 10.000 persone sono rimaste senza elettricità per diverse ore a causa delle raffiche di vento, che hanno raggiunto la velocità di 33 metri al secondo, ha riferito il ministero russo per le Situazioni d’emergenze in un comunicato ufficiale. Intanto, Taiwan si prepara al ritorno di un altro tifone, Tembin, che dopo essere stato declassato a tempesta tropicale sta riprendendo vigore al largo dell’isola dopo aver spazzato la punta sud con piogge torrenziali, le più abbondanti da un secolo. Tembin si dirige verso la contea di Pingtung dove gli abitanti, assistiti dall’esercito, sono ancora impegnati a cancellare le tracce del suo passaggio di venerdì scorso. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 venerdì 31 agosto 2012 Chi siamo e per cosa viviamo La tribuna degli Uffizi restaurata Caro vecchio rosario Pubblichiamo uno stralcio dal volume «Il mistero del tempo» (Padova, Edizioni Messaggero, 2012, pagine 156, euro 16). di ANTONIO PAOLUCCI arzo 1965. Quarantasette anni fa Nello Bemporad, responsabile di un ufficio fiorentino che allora si chiamava Soprintendenza ai monumenti e dipendeva dalla Direzione generale delle antichità e belle arti divisione del Ministero della Pubblica istruzione (bellissimi nomi ottocenteschi di cui tutti noi sentiamo nostalgia!) presentava un progetto che portava in epigrafe il titolo «Grandi Uffizi». Anche se l’aggettivo «Grandi» verrà poi, pudicamente e opportunamente sostituito con «Nuovi», l’impresa era avviata verso il suo destino. In Italia le vischiosità burocratiche e i poteri di reciproca interdizione fra uffici e competenze varie hanno un peso incomparabilmente grande. È praticamente impossibile realizzare le grandi opere in tempi brevi. Trasferimento ad altra sede dell’Archivio di Stato che occupava il primo piano dell’edificio vasariano, raddoppio delle superfici espositive, rimozione dai depositi di molte opere d’arte, riordino dei percorsi, dei servizi, degli allestimenti. Erano questi i punti qualificanti del progetto lentamente portato avanti negli anni, nonostante i tempi difficili che hanno obbligato la soprintendenza fiorentina a fronteggiare emergenze drammatiche: l’alluvione del 1966, il devastante attentato del 1993. In sua fine omnis motus celerior recita una delle leggi fondamentali della cinetica. Il progetto «Nuovi Uffizi» dopo un lento avvio e un faticoso contrastato percorso, ha acquistato velocità negli ultimi tempi e i primi risultati cominciano a rendersi visibili. Il primo piano dell’edificio vasariano, M di DAVID MARIA TUROLD O Avanza a Firenze il progetto dei Nuovi Uffizi Un museo al di là degli stereotipi nelle sale che un tempo ospitavano la corte dell’Archivio di Stato, è ora occupato da due importanti segmenti collezionistici. Sono le sale azzurre e le sale rosse, così chiamate dai colori dominanti scelti dallo studio di architettura Adolfo Natalini d’intesa con il direttore degli Uffizi, Antonio Natali, e con la soprintendente del Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini. Le sale azzurre espongono i dipinti degli artisti stranieri (fiamminghi, olandesi, francesi e spagnoli) fino a ieri conservati nei depositi, le sale rosse sono dedicate ai pittori italiani della Maniera (Andrea del Santo, Pontormo, Rosso Fiorentino, Bronzino, e via dicendo) oltre che a un’importante antologia della statuaria ellenistico-romana non esposta nei corridoi della galleria storica. Altri settori collezionistici verranno allestiti nel prossimo futuro, per esempio la mirabile e davvero unica al mondo collezione degli autoritratti di artisti ora distribuita, nella sua parte più conosciuta, lungo le pareti del cosiddetto corridoio Vasariano, la strada coperta che attraversa la città e il fiume Arno collegando Palazzo Vecchio alla Reggia di Pitti. C’è una riflessione storico-culturale di base a guidare la filosofia espositiva dei Nuovi Uffizi. Il museo che conosciamo e che il granduca Francesco I dei Medici e il suo architetto Bernardo Buontalenti allestirono all’ultimo piano del Palazzo delle Magistrature, testimonia la grande arte d’Italia e d’Occidente fino all’inizio del XVII secolo. I secoli successivi sono rappresentati a un grandi autori: Velázquez e Rembrandt, Poussin e Goya, Canaletto e Vermeer, Gericault e Courbet, Manet e Renoir. Sembra quindi opportuno (è la linea scelta della attuale direzione) utilizzare il primo piano del complesso vasariano per esporre secondo specifici nuclei collezionistici i dipinti ora in gran parte conservati nel Corridoio Vasariano e nei depositi. L’assetto museografico finale apparirà diviso fra Uffizi A (la galleria storica come testimonianza del grande collezionismo mediceo) e Uffizi B ad attestare una stagione artistica variegata e afCon l’aggiunta di un nuovo piano fascinante ma senza dubbio minore. Gli Uffizi sono dunque lo spazio espositivo è destinato a raddoppiare felicemente avviati verso una Ci saranno per tutti più ordine nuova vita che tuttavia potrà più piacere e più utilità nel guardare forse contraddire e deludere — è giusto ricordarlo — certi stereotipi giornalistici oggi fin livello minore, in forma parziale ed episodi- troppo diffusi. ca. Si tratta di una storia collezionistica che Lo spazio espositivo è destinato a radriflette il lento graduale declino della cen- doppiare con l’aggiunta di un nuovo piano tralità di Firenze e della sua dinastia. Ne calpestabile. Questo non vuol dire tuttavia consegue che è impraticabile l’idea di rea- che raddoppierà il numero dei visitatori. lizzare con i Nuovi Uffizi una antologia si- Oggi gli Uffizi sono percorsi, ogni anno, stematica e coerente, (tenuta sempre a un da quasi due milioni di persone, anche omogeneo livello di rappresentatività e di troppe viste le dimensioni tutto sommato qualità) della grande arte d’Italia e d’Euro- modeste dell’edificio. Diventeranno quattro pa da Cimabue a Picasso. milioni a progetto concluso? Assolutamente Per fare degli Uffizi un museo allo stesso no, perché i punti di sosta, gli snodi nel tempo nazionale e universale come il Lou- percorso della Galleria, non possono né deSale dei pittori stranieri vre, mancano molti dei grandi quadri e dei vono essere eliminati. La visita tuttavia sarà più agevole, l’affollamento meno fastidioso, miglioreranno i servizi di accoglienza e di ristorazione, così come gli spazi espositivi e didattici. Ci sarà, per tutti, più calma, più «La Civiltà Cattolica» sulle ultime scoperte scientifiche ordine, più piacere, più utilità nel guardare, nel sostare, nell’apprendere. I depositi del più importante museo d’Italia sono gremiti d’opere d’arte. Questo è noto ed è fin troppo enfatizzato dai meLa scienza non si spinge a indagare approvate e accettate in quanto parte di Anticipiamo stralci di uno degli articoli dia. Verranno tutte esposte? Neppure quepubblicati nel prossimo numero in uscita prima del Big Bang: in genere, si dice, teorie più ampie ed esaustive. Ma tali sto accadrà. Prima di tutto perché non tutti perché il tempo è cominciato in quel sviluppi delle teorie scientifiche non dedella rivista «La Civiltà Cattolica». i quadri in deposito (o in riserva come io momento, quindi il concetto di «prima» vono favorire la diffidenza nei confronti preferisco dire) sono capolavori e la loro non ha alcun significato; oppure perché della scienza o incoraggiarci ad assumere di MICHAEL SMITH esposizione indiscriminata potrebbe solo la meteora uniforme di quei primi istanti un approccio che consideri Dio un «tapcreare confusione e noia nel pubblico, e poi non poteva contenere alcuna informazioÈ stata una gara: staff di scienziati alpabuchi», laddove una lacuna percepita perché i depositi sono fondamentali per la l’opera al Large Hadron Collider (Gran- ne relativa a una struttura o origine pre- in una attuale conoscenza scientifica si corretta vita didattica e scientifica e quindi de acceleratore di adroni, Lhc) del Cern cedente, sempre che fosse esistita. Ma presume lasci spazio a qualcosa di cui la per la buona salute del museo. Stanno alle per coloro che credono che, in quei moal confine tra Francia e Svizzera e al Tescienza non è in grado di rendere conto, collezioni visibili come gli organi interni vatron Collider in Illinois (Usa) erano in menti, Dio fosse presente, ci sono ultee che quindi può essere spiegato soltanto stanno ai nostri occhi e alla nostra faccia. competizione per essere i primi a verifi- riori domande che devono essere prese Il nuovo allestimento prevede prelievi care l’esistenza di una particella chiama- in considerazione quando cerchiamo di con il ricorso a una fonte sovrannaturale, mirati, integrazioni e, in qualche caso anche ta il «bosone di Higgs»; e, se fosse stata conciliare un’analisi puramente scientifi- vale a dire a Dio. La nostra fede dovrebbe permetterci sostituzioni d’opere esposte, ma nessuno ha trovata, a misurarne l’energia (che è ca dei primissimi istanti della realtà con la fede cristiana in un Dio eterno. di avere fiducia nelle leggi della scienza mai pensato, sotto il cielo di Firenze, alla equivalente alla sua massa). Noi riteniamo che il tempo abbia (e nella validità degli sforzi della scieneliminazione dei depositi. I quali depositi — Nel 1964, Peter Higgs propose per avuto inizio soltanto nel momento del za) per credere che possono essere parte perfettamente fotografati e catalogati, cuprimo il «campo di Higgs» e la particelBig Bang, ma Dio è al di fuori del tem- integrante della creazione di Dio, piuttola, il bosone, a esso collegata. Altri cinstoditi in condizioni ottimali di ambiente, po e quindi un Dio creatore non dovrebque scienziati stavano lavorando in questo che qualcosa da spiegare separatain qualsiasi momento visitabili sia dal vero be avere problemi a creare il tempo insto ambito ed elaborando concetti simili. che online — fanno da sempre l’orgoglio sieme al resto della realtà fisica. Ma in mente o malgrado l’amore di Dio per la Quella di Higgs era un’idea che spiegadella Galleria degli Uffizi. quali termini dobbiamo parlare dell’azio- creazione. va perché alcune particelle abbiano una ne di Dio prima (e non possiamo veramassa e altre no. La particella era la pe- mente usare qui questa parola) che il dina chiave del «Modello Standard», tempo abbia avuto inizio? Continueremo che cerca di accorpare tutte le osserva- a interrogarci su come si manifesti l’amoL’apertura del dodicesimo Festival Pergolesi Spontini a Jesi zioni fisiche relative alla realtà fonda- re di Dio per l’ordine da Lui creato. Ma mentale e alla teoria quantistica. un approccio puramente scientifico al Da allora cominciò la caccia per tro- problema non ci fornirà la risposta. Il varla. Il bosone di Higgs è pesante in metodo scientifico, al momento, non ci termini di particelle e per produrlo sono permette di scoprire come Dio interagiIl dodicesimo Festival Pergolesi Spontini si apre al Teatro Pergolesi di Jesi venerdì 31 necessari acceleratori di grande potenza. sce con l’universo: è invece alla ricerca di agosto con la prima esecuzione in epoca moderna de La fuga in maschera di Gaspare Il Tevatron negli Stati Uniti avrebbe po- un modello che renda conto di tutti i feSpontini, commedia per musica in due atti su libretto di Giuseppe Palomba, ritenuta tuto individuarlo se la sua massa fosse nomeni conosciuti e preveda alcuni eleperduta e il cui manoscritto autografo è riapparso presso una casa d’aste londinese. Il stata inferiore, ma alla fine è stato l’acce- menti nuovi che possiamo cercare per nuovo allestimento dell’opera del compositore di Maiolati Spontini, realizzato in coproleratore più potente al mondo — l’Lhc convalidarlo grazie alla loro esistenza. duzione con il Teatro San Carlo di Napoli, prevede la regia di Leo Muscato, le scene di del Cern — a centrare l’obiettivo. Ora il La risposta scientifica alla domanda Benito Leonori, i costumi di Giusi Giustino, e le luci di Alessandro Verazzi. Sul podio modello che abbiamo avuto per anni ha sul perché l’universo (o tutti gli universi, Corrado Rovaris alla guida de I Virtuosi Italiani. Nel cast Ruth Rosique (Elena), Catetrovato un’ulteriore verifica. Ma adesso secondo alcune teorie) è come è, risulta rina Di Tonno (Olimpia), Alessandra Marianelli (Corallina), Clemente Daliotti (Narc’è un traguardo ancora più ambizioso: essere: «perché la materia e l’energia sodullo), Filippo Morace (Marzucco), Alessandro Spina (Nastagio), Dionigi D’O stuni la «Teoria generale del tutto». Sarà un no così». Se rimaniamo esclusivamente (D oralbo). modello che riunirà tutte le conoscenze all’interno del campo della scienza non La fuga in maschera è l’ultima opera che Spontini scrisse a Napoli prima di abbandosulla realtà scientifica, e comprenderà il possiamo porci ulteriori domande. nare la città assieme al re Ferdinando IV, fu rappresentata per la prima volta durante il Oggi le teorie scientifiche, nel comModello Standard, ma anche la teoria Carnevale del 1800 al Teatro Nuovo sopra Toledo a Napoli. Un’unica rappresentazione, quantistica e quella della gravità. plesso, non vengono confutate. Vengono poi più nulla per oltre due secoli. Per questo mese di ottobre voglio cominciare nel nome della Vergine, io frate dei servi di Santa Maria; è il mese del Rosario appunto. Già di lei ho scritto che un giardino coltivo, da anni nel mio convento, ove una fragranza sconosciuta ai profani riempie tutta la casa e fa lieta l’anima mia e quella dei miei fratelli, perché veramente «orto ben cintato, fontana santa, e le sue effusioni un paradiso» è chiamata Maria dalle Sacre Scritture. Cominciamo dunque col ricordo del Rosario. E però non tanto per evocare scontri e trionfi di popoli che si uccidono in guerre di religioni; non credo infatti che si renda tanta gloria a Dio nel ricordare eccidi e massacri, specialmente quando consumati nel nome santo del Signore. Infatti nella storia non si parla mai di guerre di fede, ma solo di guerre di religione, e ciò avviene quando si impone un Dio contro un altro Dio, una concezione di Dio contro un’altra concezione di Dio, rese tutte e due egemoni; e così, nel rischio di battersi per un Dio sbagliato, è sempre l’uomo che va di mezzo, come è avvenuto per il Cristo. Non dunque per ricordare vittorie di fedeli contro infedeli, io vorrei che il Rosario tornasse un’amata preghiera di tutta la gente, di ogni cristiano e di ogni famiglia. Dio, tornasse la famiglia a pregare come in antico: quel tempo di aggregazione e di pace, la sera, tutti intorno alla mensa o al focolare, con i ceppi che ardono nel centro, specialmente nei lunghi inverni! Invece ora tutti anonimi in questi appartamenti, in questi condomini di solitudini senza fine; case che non sono più case, ma ap- Il bosone di Higgs e la fiducia Prima moderna de «La fuga in maschera» David Maria Turoldo pena alberghi dove i familiari sono estranei ai loro familiari. Questo vorrei: che i cristiani riscoprissero il valore della preghiera comunitaria, della preghiera «popolare»; che scoprissero la bellezza e la grazia di una preghiera così semplice, calma e ristoratrice, quale era il «vecchio Rosario» appunto. Una preghiera da innamorati: infatti è l’innamorato che non si stanca mai di ripetere «quanto ti amo» alla persona amata; e così ogni volta che dice le dolcissime parole in esse include tutta intera la sua anima, ed è come se le dicesse per la prima volta. Così l’innamorato che prega, non ripete mai le stesse cose anche se dice sempre le stesse parole: «Ave Maria... Ave Maria...», ma è sempre come se fosse un nuovo saluto. Così per il Padre nostro: è come se il regno dovesse sempre venire in forma nuova; così per il Gloria: è come se fosse sempre un nuovo cantico di tutte le creature. E poi quei misteri gaudiosi, dolorosi, gloriosi: per riassumere tutta l’esistenza di ogni uomo, e tutta la storia del mondo, per dire che la vita va oltre. E tu che puoi passare di mistero in mistero mentre ricordi e contempli; ricordi amici e fanciulli e malati e sventurati e vivi e morti... Una preghiera serenatrice, semplice e grande, un piccolo poema per il popolo. Ma il male è che oggi non esiste più popolo, esiste piuttosto questa massa sempre più in via di massificarsi, sempre più privata del suo fondamentale valore, che è quello di possedere una coscienza: di sapere chi siamo e per che cosa si vive, per che cosa si deve continuare a soffrire e a vivere. L’OSSERVATORE ROMANO venerdì 31 agosto 2012 pagina 5 La cultura economica di ispirazione cattolica di fronte alle crisi di fine Ottocento Ricette per oggi dagli ingredienti di ieri di PAOLO PECORARI ell’Italia postunitaria l’adozione del modello liberistico elaborato in area culturale francoinglese consentì al Paese di collocarsi nel quadro internazionale europeo e di consolidare il proprio sistema di alleanze. Il dettato di Adam Smith sul ruolo del mercato, che con interni automatismi avrebbe regolato la vita economica, correggendone gli eventuali squilibri, non trovò oppositori ufficiali almeno fino agli anni Settanta, e anche allora, quando l’opposizione cominciò ad affiorare, i caratteri e le forme che assunse risultarono nella maggior parte dei casi abbastanza sfumati e, almeno all’inizio, alquanto marginali. Il lascito del liberalismo cavouriano gestito dagli eredi della Destra storica si tradusse per un verso nella liberalizzazione degli scambi e, per altro verso, in politiche economiche interne che, diversamente dall’Inghilterra, dove la teoria e la prassi del libero scambio si accompagnavano a un basso profilo della finanza pubblica e a un sistema fiscale razionale, portarono a una pressione impositiva feroce (la tassa sul macinato fu solo la punta dell’iceberg), per non dire dei problemi rappresentati dalla voragine del debito pubblico, dal crollo della rendita cinque per cento lordo sulle maggiori piazze europee e dall’introduzione del corso forzoso (1866), che, se valse a evitare la bancarotta, consentì agli istituti di credito operazioni speculative dannose agli interessi generali del nuovo Regno, penalizzando soprattutto le fasce deboli della popolazione. Necessari o meno che fossero i provvedimenti finanziari voluti dalla Destra, è un fatto che da più parti li si considerò indispensabili alla sal- N vezza del Paese e funzionali alla sua crescita, ancorché a essere favoriti fossero i comparti imprenditoriali più tradizionali (ad esempio, la trattura della seta), non quelli più avanzati e ricchi di prospettive (chimica, meccanica, metallurgia). Sullo sfondo poi restava privo di risposta il quesito se, in quel contesto, il mercato potesse identificarsi con quello reso dalla definizione di efficienza allocativa e se l’interazione fra gli individui potesse ritenersi risolta nel canone della concorrenza perfetta, come proclamava il corifeo dei liberisti italiani, Francesco Ferrara. Del pari privo di risposta, ma con rilevanti implicazioni pratiche, incombeva un altro interrogativo: vale a dire se fosse necessario o meno accedere al concetto di macchina quale semplice materializzazione del capitale, come volevano i classici, o se tale concetto implicasse qualcosa di più e di diverso. La critica al modello liberistico si articolò in tre direttrici. La prima trasse origine dalla grande inchiesta industriale del 1870-74, che, radiografando le condizioni reali dell’industria nazionale, mise in evidenza l’opportunità di adottare misure protezionistiche, come pure l’urgenza di elaborare una nuova ideologia industrialista, della quale il massimo e più coerente rappresentante fu Alessandro Rossi, che auspicava tra l’altro una rigorosa e incisiva etica del lavoro ispirata al cristianesimo e sostanziata di attivismo capace di rendere possibile l’ascesa sociale delle classi lavoratrici. La seconda direttrice coincise con alcune progettualità di Quintino Sella, che, restaurazione finanziaria a parte, non solo difese il valore dell’investimento nelle attività imprenditoriali e non negli impieghi speculativi, ma ritenne teoreticamente e pragmaticamente ortodosso che lo Stato si facesse carico di responsabilità economiche secondo una logica insieme cartesiana e finalistica, come nel caso dell’istituzione delle D all’Istituto Toniolo uno studio su giovani e lavoro in Italia Tre su quattro tornano dai genitori Usciti di casa dopo aver trovato un lavoro (o per studio), ben il 77 per cento dei ragazzi italiani è costretto a tornare a vivere nella famiglia d’origine a causa del precariato e della crisi economica. Tra le ragazze la percentuale scende al 70 per cento. A riferire questo impressionante dato è l’indagine «Rapporto Giovani» dell’Istituto di Studi Superiori Giuseppe Toniolo, realizzata dall’Ipsos su un campione di quattromila e cinquecento giovani tra i 18 e i 29 anni. Si tratta dunque di una generazione che, costretta a fare marcia indietro nel proprio cammino di crescita, trova solo nei genitori un ammortizzatore sociale sicuro, capace di colmare le lacune di un welfare non più in grado di rispondere ai bisogni dei suoi (giovani) cittadini. Il rapporto contiene anche interessanti dati su vantaggi e svantaggi di una vita autonoma. Secondo il campione, l’aspetto più positivo conseguente alla decisione di lasciare la casa natale è il fatto di mettersi alla prova con se stessi (55,8 per cento), mentre il più negativo (38 per cento) è di non godere più quotidianamente dell’affetto di genitori e fratelli. casse di risparmio postali, le quali furono capaci di raccogliere i risparmi minuti e di convogliarli verso investimenti a favore di opere pubbliche. La terza direttrice fu tracciata dalla Scuola lombardo-veneta, i cui esponenti di maggiore spicco furono Luigi Luzzatti, forse il più autorevole ispiratore delle scelte di politica doganale, monetaria e finanziaria italiane fino al 1914, Angelo Messedaglia, Fedele Lampertico e Giuseppe Toniolo: uomini per tanti aspetti diversi, ma ciò nondimeno convergenti sull’obiettivo di correggere il liberalismo economico classico e di imboccare una strada segnata da leggi idonee a smorzare i contrasti sociali, a prevenire i conflitti, a tutelare il lavoro, a favorire la cooperazione, a diffondere le istituzioni solidaristiche, a smorzare gli effetti negativi di una troppo accelerata ed esasperata industrializzazione (si pensi al modello bismarckiano e guglielmino), a non scaricare sui più deboli il peso e i costi delle crisi economiche. Finalità che, nell’alveo della cultura cattolica da Toniolo in poi, trovarono un punto di agglutinazione nel rigetto dell’individualismo utilitaristico e nel vagheggiamento di una società organica, nazionale e internazionale, essendo necessario superare non solo gli individualismi personali, ma anche gli egoismi delle nazioni. Importante fu soprattutto la critica all’individualismo e alla pretesa neutralità della scienza economica che postulava l’identità (o coincidenza) degli obiettivi individuali e sociali e che, affrancandosi dall’etica, Cesare Peruzzi, «Polenta marchigiana» (1927) vedeva nel mercato concorrenziale il luogo della socializzazione delle passioni umane. A essa si accompagnò l’elaborazione di un corpus dottrinale socioeconomico permeabile sia agli schemi logici della scolastica filtrati attraverso Matteo Liberatore, sia all’antisensismo del Périn, sia infine alle indicazioni di Le Play, Hettinger e Weiss. In particolare, dell’individualismo vennero considerati non tanto gli aspetti metafisici, logici e religiosi (invero già presi in esame dal magistero pontificio), quanto piuttosto quelli etici, politici ed economici: l’aspetto etico, perché sostanzialmente riconducibile a dottrine empiriste; quello politico, perché riduceva lo Stato a strumento del singolo (si pensi alle teorie contrattualistiche sullo Stato per le quali la mano pubblica avrebbe lo scopo esclusivo di garantire il benessere dell’individuo); quello economico, perché, legando lo sviluppo del corpo sociale alla libera iniziativa degli individui, assegnava allo Stato un ruolo di semplice tutela, impegnandolo a non porre vincolo alcuno al laisser faire. D all’incontro tra tomismo e storicismo la cultura economica dei cattolici di scuola tonioliana trasse non pochi input che la portarono a ela- borare prima e ad approfondire poi il concetto di Stato sussidiario, così spiegato da un non cattolico, ma amico dialogante dei cattolici, Luigi Luzzatti: lo Stato sussidiario «è come un esercito di riserva, il quale, passando in prima linea in un dato momento, decide della vittoria» (1874). Ovviamente si tratta di valutare caso per caso come e quando esso debba intervenire, facendo del vincolo imposto, del sacrificio richiesto, l’eccezione la cui necessità va provata, condivisa. Bisogna raccordare la libertà con l’autorità e, cessata l’emergenza, saper fare un passo indietro, perché, come insegna la Quadragesimo anno (1931), occorre che «la suprema autorità dello Stato lasci ai raggruppamenti sociali di grado inferiore la cura degli affari di minor» rilievo, riservando a sé l’esercizio delle «funzioni di sua specifica spettanza», quali la direzione, la vigilanza, lo stimolo e, quindi, anche l’intervento nei processi economici. Lungo i sentieri stretti del solidarismo e della sussidiarietà, la cultura di ispirazione cattolica ha offerto contributi non sottovalutabili al superamento delle crisi economiche dell’Otto-Novecento. Forse gioverebbe rispolverarne le ricette e trarne qualche lume anche per l’oggi. Il film fuori concorso «Il fondamentalista riluttante» della regista indiana Mira Nair ha aperto la Mostra del cinema a Venezia Crollate le torri si ricostruiscono ponti di LUCA PELLEGRINI Dal «The Reluctant Fondamentalist» di Mira Nair Sognare l’America nel momento sbagliato, coronare il successo inseguito da anni proprio l’11 settembre 2001: è quanto accade a Changez, il protagonista pakistano del romanzo di grande successo di Moshin Amid Il fondamentalista riluttante, da cui la regista indiana Mira Nair ha tratto il film che ha inaugurato la Mostra del cinema di Venezia. Con le torri crollano quella mattina le certezze e le protervie del mondo e crollano anche le sue. Poi il senso di alienazione e sospetto che invade gli Stati Uniti e lo circonda gli fanno lambire, pur se riluttante, i territori della violenza, dello scontro. Non è certo il primo film su quella tragedia, ma la prospettiva è nuova e interessante e sono non tanto audaci, quanto rigorosamente nobili, le motivazioni che hanno fatto decidere alla regista l’urgenza di girarlo. «Ho voluto così intraprendere un percorso di guarigione e di riconciliazione — ha confessato la regista — per superare la miopia che avvolge i nostri tempi, per riannodare un dialogo tra Oriente e Occidente, tra mondo islamico e Stati Uniti d’America, che da quel giorno è ancora drammaticamente interrotto. Il film e il romanzo da cui è tratto dicono chiaramente che esiste una fraternità, una conoscenza reciproca che possono, se lo vogliamo, sanare la malattia che ha colpito la nostra società». Changez è prima di tutto una vittima che si trova in balia di avvenimenti incontrollabili, umiliato dalle disperate reazioni umane di coloro che sono stati colpiti. Le so crollo di valori e prospettive di sue origini entrano in collisione vita) e quello religioso. La grancon i suoi desideri, la divisione si dezza di questo piccolo eroe è nel fa ogni giorno più cieca e arrogan- respingerli entrambi, dopo averne te, è tempo di ritornare a casa. ascoltate le seduzioni. Io ho voluto «Capisce prima di tutto che su- soltanto attenermi a una visione gli stereotipi e sull’ignoranza si è coL’attentato dell’11 settembre struito un nuovo muro di divisione — previsto da una prospettiva originale cisa Mira Nair — ma È una sorta di percorso di guarigione anche che è tempo di ricostruire un ponte. dal diffuso senso Io appartengo a endi alienazione e di sospetto trambe le culture, in questo senso sono una privilegiata. Mi è stato detto, laica, senza mostrare l’estremizzaperò, che ignoro l’aspetto religioso, zione dell’Islam, che pure s’intuima non è così. Perché nel film ho sce nelle parole e nelle immagini. volutamente creato un evidente pa- Il mio approccio è semplice: dialorallelismo tra il fondamentalismo go, come avviene ai miei due pereconomico nel quale è imbevuto sonaggi, il pakistano accusato e Changez (e che porterà a un diver- l’americano accusatore. Anche se appartengono a culture e tradizioni diverse, anche se sono degli illusi. Molti di noi potranno capire, come fanno loro tristemente alla fine, che sarebbero potuti essere ottimi amici, se la politica non li avesse divisi». Nel mondo si è imposta una logica diversa. «Quella voluta dagli americani il giorno dopo la tragedella storia di D’Alò, dei disegni di Lorenzo dia di New York: o con noi o conMattotti, semplici e moderni. Pinocchio gli tro di noi. Ma non è così: il monpiaceva per due motivi: per la sua assoluta lido è uno solo, l’umanità è una sobertà, perché non vuole mai crescere. E poi la». Da queste parole di Mira Nair Lucio si vantava, come faceva il suo grande si capisce come il desiderio, finalamico Federico Fellini, di essere un grande mente divenuto realtà, di girare un bugiardo. Quelle bugie semplici, buone e film così importante, abbia lontane perdonabili, come lo sono tutte le bugie dei origini: soltanto due giorni prima, bambini». (luca pellegrini) il 9 settembre di quel medesimo anno, lei ritirava felice a Venezia il suo Leone d’Oro per Monsoon Wedding. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi, dopo sole quarantott’ore, a piangere per le persone che non c’erano più, ad avere paura per la sua famiglia a New York: «Una metropoli che fino ad allora non era appartenuta a nessuno, così come nessuno le apparteneva e che da quella mattina ha creato la prima divisione tra noi e gli altri, quella che ha poi influenzato le nostre vite, il nostro modo di vedere le cose». Era nata anche in Mira la paura per quel “nuovo mondo” che nasceva, terribile, insicuro, violento, dalle ceneri di aerei e grattacieli distrutti da un’unica Da «Pinocchio» di Enzo D’Alò folata di incontenibile odio. Su Pinocchio l’ultima firma di Lucio Dalla A colloquio con il regista Enzo D’Alò È il ciocco di legno più famoso del mondo. Che parla e cammina. Pinocchio torna sugli schermi nella versione di Enzo D’Alò, il nuovo film di animazione che inaugura a Venezia le Giornate degli Autori ed è dedicato a tutti i «babbi babbini del mondo». Lo scrittore e musicista italiano, considerato uno dei massimi esponenti del cinema d’animazione, ha deciso però che questa volta il vero protagonista sarebbe stato Geppetto. Chissà cosa ne pensa il Grillo Parlante a riguardo. Risponde sicuro: «Mi perdonerebbe. Io ho costruito tutto il film sul rapporto tra il padre falegname e il figlio di legno, senza tradire lo spirito del libro. Geppetto è qualcuno che si costruisce il figlio a sua misura, per poi accorgersi che non si comporta come lui vorrebbe. Questo è comune a gran parte dei padri di oggi. Ma lo stesso atteggiamento di Pinocchio è comune a gran parte dei figli, in fondo noi cerchiamo di immergere il figlio nel mondo per tutelarlo, ma lui vuole sciogliersi da questa tutela perché il mondo lo vuole scoprire da solo, rompersi le corna, come diceva mio padre. È un rapporto assolutamente quotidiano, eppure formidabile, magnifico, emozionante in ogni momento». I due s’inseguono continuamente, tra colline marroni e mari blu. Una ragione c’è. «Entrambi sono in continua evoluzione, sia personale sia nei confronti dell’ambiente che li circonda. Pinocchio in fondo è qualcuno che è appena nato e già si trova immerso nei problemi dei grandi, che sono quelli che abbiamo tutti noi oggi. Questo dimostra l’attualità di Collodi, non si riesce a sentire la patina del secolo in questa storia, è riuscito a costruire degli archetipi letterari». D’Alò ricorda la sua prima lettura del capolavoro di Collodi. «Credo che in Italia sia il regalo più frequente, chi non l’ha ricevuto per la sua prima comunione? Me lo regalò mia zia, ce l’ho ancora, lo rilessi quando la Rai mi propose di iniziare questo progetto ed è interessante scoprire, come mi è accaduto in quell’occasione e spero che accada anche nel film, tutti i sottotesti della storia, i suoi segreti. Non per niente è il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia. Da bambino mi sono lasciato trasportare dalla storia, da adulto ho cercato di capire il perché». Il segreto è presto detto, secondo il regista. «Il rapporto tra Geppetto e Pinocchio, che non è così visibile. Entrambi fanno un loro viaggio personale, che li porta ad avere esperienze di mondi e pericoli diversi. Lessi una cosa molto interessante di Paul Auster, che a questo rapporto dedicò alcune bellissime pagine. Secondo lui Geppetto diventa veramen- te padre nel momento in cui viene salvato da Pinocchio. Il padre dona amore gratuitamente al figlio, ma questo non è detto che risponda. Si sente veramente padre quando a sua volta è il figlio a donare. Pinocchio lo fa quando, nel ventre del pesce, gli dice: “io ti salverò”. È forse il momento più importante e spero più emozionante del film». È in quel momento che Pinocchio si trasforma. «Diventa essere umano. Riceve questa gratificazione perché ha fatto qualche cosa da figlio, ha risposto con un gesto d’amore gratuito. Per gli illustratori è il momento più difficile, perché Pinocchio è più divertente da burattino che non da bambino. Io spero, invece, che nella mia versione le due anime coesistano sempre, perché essere “burattino” fa parte dello spirito, non è legato né al legno né alla carne». Le musiche lo sottolineano. Sono di Lucio Dalla. La prima strofa della canzone che accompagna i titoli di coda l’ha incisa una settimana prima di partire per quello sfortunato tour. Marco Alemanno ricorda di averla dovuta completare. E come il cantautore ci avesse messo tanta passione nello scrivere la colonna sonora. «Perché con Pinocchio è ritornato bambino, si è innamorato L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 venerdì 31 agosto 2012 Un’innovativa decisione della Corte costituzionale della Corea del Sud Messaggio del Patriarca Bartolomeo per l’inizio dell’anno ecclesiastico ortodosso Il diritto non assoluto di disporre del proprio corpo La comune responsabilità del creato SEOUL, 30. «Il diritto alla vita è il più fondamentale dei diritti umani» e il diritto della donna di disporre del proprio corpo «potrebbe non essere tale» essendo maggiore il diritto alla vita di una persona nascente. La Corte costituzionale della Corea del Sud ha adottato una decisione senza precedenti in un Paese dove l’aborto è legale dal 1973 ed è attualmente consentito entro la 28ª settimana in casi di incesto, violenza, di alcune malformazioni o malattie congenite del feto o in caso di pericolo per la vita della madre. Secondo i dati diffusi dalla Chiesa in Corea, sono almeno 1,5 milioni gli aborti praticati ogni anno nella Corea del Sud. Nella sentenza, i giudici della Corte costituzionale aggiungono anche un aspetto che apre nuove prospettive nella dimensione della giustizia penale. Una donna — sostengono — che intende interrompere la gravidanza al di fuori dei casi previsti dalla legge, commette un reato, in quanto viola il diritto alla vita del nascituro. Ma i giudici vanno oltre, soffermandosi su alcune motivazioni di ordine psicologico e sociologico. Se ragioni di natura economica o sociale — evidenziano — fossero utilizzate per giustificare l’interruzione volontaria della gravidanza si «avrebbe come conseguenza di rendere l’aborto ancor più comune, accessibile, e si rafforzerebbe così la tendenza a rimuovere la vita nel seno della società». I presuli cattolici hanno accolto con favore la decisione — ovviamente criticata dai gruppi favorevoli all’aborto e in particolare da organizzazioni femministe — anche e perché rende giustizia dal punto di vista etico-razionale e culturale ad una realtà, inviolabile, come quella della vita nascente, che necessita di tutela e di sostegno. Dal canto loro, le organizzazioni femministe hanno ribadito che la decisione della Corte costituzionale «viola il diritto delle donne all’autodeterminazione e la loro felicità». La Chiesa cattolica in Corea del Sud è impegnata da lungo tempo nella lotta in favore della vita. La decisione dei giudici costituzionali pur bene accolta — come accennato — sta suscitando, però, anche qualche cautela. Secondo padre Casimiro Song Yul, segretario delle attività pro-vita della Conferenza episcopale coreana, «la dignità umana si fonda sul rispetto per la vita e il giudice non poteva decidere altrimenti». Il religioso ha affermato inoltre che la definizione, scientificamente riduttiva, data dalla Corte costituzionale sull’inizio della vita (cioè quando l’ovulo fecondato si impianta nell’utero della donna) non lascia certo immuni da perplessità e in- quietudine. Infatti, se la vita comincia con l’impianto dell’uovo fecondato, le manipolazioni sull’embrione umano, come per esempio la fecondazione in vitro, sono «giustificabili». Per la Chiesa cattolica, ha ricordato, la vita comincia dal concepimento. In questo quadro, allora, la lotta della Chiesa per limitare la frequenza di ricorso all’aborto in Corea del Sud non ha purtroppo registrato vittorie definitive e deve ancora continuare. Non a caso l’esponente della Conferenza episcopale ha citato la decisione (del 7 giugno scorso) dell’Agenzia nazionale dei farmaci che autorizza la vendita, senza prescrizione medica, per la pillola abortiva del «giorno dopo». Purtroppo — ha sottolineato il religioso — anche la lodevole sentenza della Corte costituzionale non influirà più di tanto nella riduzione del numero degli aborti e, più in generale, nella diffusa tendenza a prendere la questione della vita nascente con eccessiva leggerezza. La Chiesa coreana, in più occasioni, attraverso il Comitato per la bioetica della Conferenza episcopale, guidato da monsignor Gabriel Chang Bong-hun, vescovo di Cheongju, ha ribadito il suo fermo «no all’aborto» esortando tutti gli uomini e le donne di buona volontà e specialmente i cristiani a compiere una «scelta preferenziale per la difesa della vita». «Non possiamo restare indifferenti — hanno più volte ribadito i presuli — di fronte al fatto che tutta la società, e anche i mass media, non dicono nulla sulla ancora diffusa pratica dell’aborto». Secondo i vescovi è necessario assumere «un ruolo guida per diventare protettori e difensori del nascituro, l’essere più delicato e vulnerabile». Si tratta di «compiere una scelta preferenziale per la tutela della vita in conformità con l’insegnamento divino di non uccidere». In collaborazione con i movimenti pro-vita, i vescovi coreani hanno lanciato un anno fa il «Progetto per la vita nascente» («New Life Project») per aiutare le madri in difficoltà a non abortire. Il progetto sostiene con aiuti concreti le donne in difficoltà, mettendo a loro disposizione le strutture sanitarie e assistenziali, perché non abortiscano. Nel progetto figurano in particolare 15 case di accoglienza per ragazze madri, assistenza sanitaria prima e dopo il parto e aiuti economici. Sono previsti anche corsi di educazione sessuale nelle scuole cattoliche e nelle parrocchie. Movimenti religiosi in Pakistan a difesa dei diritti della minorenne cristiana accusata di blasfemia L’attesa e la speranza ISLAMABAD, 30. Mentre prosegue in Pakistan la mobilitazione di varie organizzazioni religiose per chiedere alle autorità la liberazione di Rimsha Masih, la ragazzina cristiana accusata di blasfemia per aver strappato e bruciato alcune pagine di un libro dedicato al Corano, sono stati resi noti ufficialmente i risultati della visita medica sulla bambina compiuta lunedì scorso dalla commissione costituita dal tribunale di Islamabad. Nella relazione consegnata ai giudici — riferisce l’agenzia Fides — si asserisce che Rimsha è minorenne (la maggiore età è stabilita a 18 anni), valutando la sua età in «meno di 14 anni». Definisce inoltre il suo livello mentale «non alla pari alla sua età», ma di circa 89 anni. Sulla base di tali conclusioni, il suo avvocato difensore, Tahir Naveed Chaudhary, ha presentato alla Corte un’istanza di rilascio immediato ma, giovedì, i legali della controparte hanno contestato i risultati della perizia costringendo il tribunale di Islamabad a fissare una nuova udienza per il 1° settembre. Nei giorni scorsi, in difesa dei diritti della bambina, è intervenuto anche il Consiglio degli ulema (i dotti musulmani di scienze religiose) del Pakistan che, in rappresentanza della maggior parte dei leader islamici moderati del Paese, hanno lanciato un appello per la protezione di Rimsha Masih. «Nessuno è al sicuro in Pakistan», ha detto durante una conferenza stampa il capo del Consiglio degli ulema, Tahirul Ashrafí, il quale ha accusato «quei pochi» che creano problemi di estremismo religioso e di intolleranza all’interno della nazione. Un altro organismo, la Lega interconfessionale del Pakistan, attraverso il suo leader, Sajid Ishtaq, ha invece chiesto che si indaghi a fondo sul caso di Rimsha. Lo stesso ha confermato che circa seicento famiglie, successivamente al fermo della piccola, hanno abbandonato la zona di Mehrabadi, per paura di rappresaglie. Un centinaio di abitanti cristiani, in particolare, si sono accampati in un parco di Islamabad dove hanno iniziato a costruire capanne e una piccola cappella fatta di legno. Il Consiglio degli ulema e la Lega interconfessionale hanno sollecitato protezione anche per loro. ISTANBUL, 30. «Quando preghiamo Dio per la conservazione dell’ambiente naturale, noi fondamentalmente lo imploriamo a cambiare la mentalità dei potenti del mondo, illuminandoli a non distruggere l’ecosistema del pianeta per ragioni di profitto economico e di effimero interesse. Questo, però, riguarda anche ciascuno di noi, poiché tutti noi provochiamo piccoli danni ecologici nella nostra capacità e ignoranza individuale. Pertanto, quando preghiamo per l’ambiente naturale, stiamo pregando per il pentimento personale legato al nostro contributo, piccolo o grande, alla deturpazione e alla distruzione del creato». È un richiamo alla comune responsabilità nei confronti della creazione il messaggio scritto dal Patriarca ecumenico, Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, in occasione dell’inizio dell’anno ecclesiastico che gran parte della Chiesa ortodossa celebra il 1° settembre. La biodiversità — sottolinea Bartolomeo — è opera della sapienza divina e non è concesso all’umanità di gestirla in maniera indisciplinata. Per lo stesso motivo, il dominio sulla terra e dintorni implica l’uso razionale e il godimento dei suoi benefici «e non l’acquisizione distruttiva delle sue risorse per un senso di avidità». Tuttavia, soprattutto in questi tempi, «si osserva un abuso eccessivo delle risorse naturali, con la conseguente distruzione del bilancio ambientale degli ecosistemi del pianeta e, in generale, delle condizioni ecologiche, cosicché le norme divinamente ordinate dell’umana esistenza sulla terra vengono sempre più trasgredite». Il Patriarca ecumenico ricorda come tutti, dagli scienziati ai responsabili politici e religiosi, ai cittadini, sono testimoni dell’aumento della temperatura dell’atmosfera, di condizioni meteorologiche estreme, dell’inquinamento degli ecosistemi, sia terrestri che marini, e di un “disturbo globale” (a volte fino a livello di totale distruzione) della possibilità di vita in alcune regioni del mondo. Come detto, per gran parte degli ortodossi il 1° settembre segna l’inizio dell’anno ecclesiastico. Questa regola — si legge nel sito di padre Pietro Nazaruk, della Chiesa ortodossa autocefala di Polonia, per anni rettore di Santa Barbara ad Alghero — segue un’antichissima tradizione che risale al calcolo del tempo in uso nell’Impero bizantino, basato sulle “indizioni”, cioè su periodi determinati di anni. Nei documenti ufficiali veniva indicata sia l’indizione in corso, sia la distanza che separava la data presente da quella in cui l’indizione era iniziata. Questo sistema di datazione fu introdotto dall’imperatore Giulio Cesare nel 46 avanti Cristo. Inizialmente l’anno si apriva il 23 settembre, poi, a partire dalla seconda metà del V secolo, il 1° settembre. L’indizione durava dapprima cinque anni, poi fu portata a quindici anni. Anche la Chiesa usava tale sistema di calcolo del tempo. L’inizio di ogni singolo anno e soprattutto di ogni nuova indizione veniva osservato solennemente. Il Patriarca annunciava a Costantinopoli l’anno dell’indizione e dopo la celebrazione della liturgia in Santa Sofia, il Patriarca e i membri del santo sinodo si riunivano in un grande salone. Dopo preghiere e inni liturgici il Patriarca dava il nome al nuovo anno e conferiva un’assoluzione generale. Dopodiché firmava di proprio pugno il documento ufficiale che sanciva il via al nuovo anno. Benché questa tradizione abbia perso il suo significato pratico con la fine dell’Impero bizantino, la Chiesa ortodossa ha mantenuto questa data. Un capodanno che — come ha fatto Bartolomeo — deve cominciare con una riflessione su Dio creatore, sul dono della sua creazione e sulla responsabilità di ogni credente verso di essa. A Torre Pellice i lavori del sinodo valdese-metodista Ecumenismo di popolo in una Chiesa plurale TORINO, 30. «L’ecumenismo non è pensabile come una cosa in più da fare, bensì come un modo di essere, di sentire la Chiesa, di vivere la fede cristiana»: lo ha detto monsignor Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale italiana (Cei), intervenendo al sinodo delle chiese metodiste e valdesi in corso di svolgimento fino al 31 agosto a Torre Pellice, in provincia di Torino. Un pensiero, quello ribadito da monsignor Battaglia, che venne espresso dall’allora cardinale Ratzinger in un dibattito tenuto nella Facoltà valdese di teologia di Roma nel 1993. A citarlo è stato lo stesso rappresentante della Cei: «Se Dio è il primo agente della causa ecumenica, il comune avvicinamento al Signore è la condizione fondamentale di ogni vero avvicinamento delle chiese. La caratteristica fondamentale di un ecumenismo teologico e non politico è dunque la disponibilità di stare e di camminare insieme anche nella diversità non superata». Per Battaglia è determinante, oggi, «irrobustire e allargare la via del dialogo, dell’amore e dell’ecumenismo spirituale. Non è una via laterale o parallela a quella del dialogo teologico; al contrario ne è in qualche modo il fondamento». Serve un “ecumenismo di popolo”, possibile unicamente all’interno di un orizzonte di amore, di preghiera e di impegno comune contro l’ingiustizia. Di ecumenismo si è parlato nel terzo giorno dei lavori in una conferenza alla quale hanno partecipato Marianita Montresor, cattolica, presidente del Segretariato attività ecumeniche, la pastora Letizia Tomassone, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, e Fulvio Ferrario, docente di Teologia sistematica alla Facoltà valdese di Roma. Dall’incontro è emersa la necessità di un riconoscimento della pluralità come antidoto agli impulsi identitari, soprattutto in Europa. Due donne hanno guidato quest’anno i lavori sinodali. La presi- Rabbino picchiato e minacciato a Berlino BERLINO, 30. Un rabbino, attivo nel dialogo con i musulmani, è stato aggredito in strada a Berlino mentre tornava a casa con la figlia di sei anni. Il grave episodio è avvenuto martedì pomeriggio nella Beckerstrasse, una strada della periferia della capitale tedesca. Un giovane, che la polizia ha descritto «di origine presumibilmente araba», ha sbarrato la strada al rabbino, chiedendogli se fosse ebreo. Nel frattempo sono sopraggiunti altri tre giovani, «probabilmente connazionali del primo». Il rabbino è stato colpito al volto dall’aggressore, che ha anche minacciato di morte la bambina prima di dileguarsi assieme ai suoi complici. Il sindaco di Berlino, Klaus Wowereit, ha condannato «con la massima durezza» l’aggressione di carattere antisemita. Il portavoce del Forum ebraico per la democrazia e contro l’antisemitismo ha sottolineato che la vittima dell’aggressione insegna religione in una scuola ebraica ed è il primo rabbino ordinato in Germania dopo la Shoah. dente dell’assemblea è stata Marcella Tron-Bodmer, della chiesa valdese di Zurigo, mentre vicepresidente è stata Mirella Manocchio, pastore della chiesa metodista di Udine. Nella città friulana cura una tra le comunità evangeliche più multietniche della penisola con una cospicua componente di metodisti ghanesi. L’immigrazione e l’integrazione sono stati due temi al centro del dibattito: a sottolineare la molteplicità di presenze culturali e linguistiche nelle chiese valdesi e metodiste, nonché il loro carattere di autentici laboratori di integrazione, sono stati Silvia Benech, membro della «Mesa valdense» del Rio de la Plata (Argentina/Uruguay), braccio latinoamericano della chiesa valdese risalente all’emigrazione dalle “Valli valdesi” di fine ‘800, il metodista Richard Ampofo, predicatore locale originario del Ghana, da ventitré anni in Italia, e Anita Afia Nipah, giovane immigrata ghanese di seconda generazione, membro della chiesa metodista di Bologna. Sull’argomento si è svolto l’evento pubblico, promosso dalla Tavola valdese, «Italiani/e di oggi e di domani. La sfida dell’integrazione», con la partecipazione del ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi. Il sinodo si era aperto con un culto solenne nel tempio di Torre Pellice, presieduto dalla pastora Eliana Briante. Nel corso della cerimonia sono stati consacrati il pastore Willy Jourdan e la diacona Rossella Luci. Era presente anche il vescovo di Pinerolo, Piergiorgio Debernardi. Nel suo sermone, la Briante ha sottolineato l’elemento fondamentale della comunità «per una testimonianza fedele e coraggiosa, perché ci si supporta e ci si arricchisce a vicenda. Questo ci ricorda che la chiesa non è se non è plurale». L’OSSERVATORE ROMANO venerdì 31 agosto 2012 pagina 7 Un convegno della Chiesa in Irlanda in vista dell’Anno della fede Nuovi interventi dei vescovi sulla riforma del codice civile argentino Con un solo cuore nell’isola di san Patrizio Attenzione alla famiglia e alle persone DUBLINO, 30. Contrastare con decisione il vento della secolarizzazione, guardando con rinnovata fiducia al futuro e rafforzare il senso di appartenenza e corresponsabilità ecclesiale. Nell’isola di san Patrizio, storico baluardo della fede cattolica, e oggi in cima alle classifiche dei Paesi a più alta concentrazione di persone atee — secondo una recentissima ricerca soltanto il 47 per cento della popolazione irlandese si definisce religiosa — la Chiesa continua a prepararsi all’ormai imminente Anno della fede (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013) indetto da Benedetto XVI. Lo ha fatto nei mesi scorsi ospitando, come noto, la celebrazione del Congresso eucaristico internazionale, che ha puntato sull’Irlanda i riflettori dell’intero orbe cattolico, ma non solo. E lo farà nelle prossime settimane, dal 13 al 15 settembre, dando vita a una conferenza pastorale nazionale, in programma ad Athlone. L’evento è organizzato dal consiglio episcopale per il Rinnovamento pastorale e lo sviluppo della fede adulta, guidato da monsignor Séamus Freeman, vescovo di Ossory, in collaborazione con il consiglio episcopale Giustizia e pace, diretto da monsignor Raymond W. Field, ausiliare di Dublino. Tema del convegno, «Comunione e corresponsabilità nella Chiesa». Un modo ulteriore per rispondere positivamente al pressante invito alla riforma e al rinnovamento nella fede che il Pontefice ha rivolto alla Chiesa irlandese nell’ormai famosa lettera del marzo 2010, che ha fatto seguito al noto scandalo degli abusi sessuali su minori compiuti da preti e religiosi. Diversi, secondo un comunicato degli organizzatori, saranno gli obiettivi più rilevanti dell’appuntamento ecclesiale. La promozione del «lavoro di rinnovamento e di riforma della Chiesa cattolica in Irlanda». Il rilancio della «capacità dei partecipanti di lavorare per il rinnovamento e la riforma nei loro ambiti personali». E, infine, «la celebrazione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del concilio Vaticano II, guardando all’imminente Anno della fede». Un laico e una suora saranno i principali relatori: Richard Gaillardetz, padre di quattro figli e docente di teologia cattolica siste- matica al Boston College, e madre Colette Stevenson, terapista del matrimonio e della famiglia ed attiva, per conto della Chiesa irlandese, nel campo della tutela dei minori. Una scelta, viene sottolineato, in linea con le indicazioni rivolte da Benedetto XVI all’episcopato irlandese nella citata lettera del 19 marzo 2010: «Vi esorto dunque a rinnovare il vostro senso di responsabilità davanti a Dio, a crescere in solidarietà con la vostra gente e ad approfondire la vostra sollecitudine pastorale per tutti i membri del vostro gregge». La necessità, per la Chiesa irlandese, di guardare con fiducia al futuro è stata espressa recentemente anche dal nunzio apostolico, l’arcivescovo Charles John Brown, durante la messa che ha concluso nei giorni scorsi l’annuale novena di preghiera al santuario mariano di Knock, nella contea di Mayo. Il presule ha invitato a «proporre la fede cattolica nella sua pienezza, bellezza e radicalità, con passione e convinzione» e a «non avere paura di affermare quegli insegnamenti che la società secolarizzata rifiuta e irride». In particolare, monsignor Brown ha voluto richiamare l’attenzione sui segnali positivi che indicano che la Chiesa irlandese non è condannata «a scomparire», nonostante le statistiche negative e gli scandali che l’hanno segnata in quest’ultimo ventennio, ricordando che essa ha vissuto altri momenti bui dai quali ha saputo uscire. Il presule ha accennato, in particolare, al sorprendente successo del congresso eucaristico di Dublino, lo scorso mese di giugno, e alla grande partecipazione di giovani al recente pellegrinaggio a Croagh Patrick. Parole in sintonia con quelle pronunciate nelle scorse settimane dal vice presidente della Conferenza episcopale d’Irlanda, l’arcivescovo di Dublino e primate d’Irlanda, Diarmuid Martin, a commento della ricerca demoscopica che ha posto il Paese ai vertici nel processo di secolarizzazione. Per il presule, proprio l’Anno della fede può e deve essere «un’altra occasione per contribuire a una rinnovata conversione a Cristo e alla riscoperta della fede». Infatti, la Chiesa «non può presumere che la fede passi automaticamente da una generazione all’altra». BUENOS AIRES, 30. Il disegno di legge di riforma del codice civile può avere conseguenze «tremende» perché propone una «nuova struttura della società argentina nelle sue realtà essenziali»; i cambiamenti proposti «implicano alterazioni molto gravi contro la costituzione della famiglia e la dignità delle persone». Sulla scia del documento El Código Civil y nuestro estilo de vida, diffuso una settimana fa dalla Conferenza episcopale argentina al termine della riunione della Commissione permanente, l’arcivescovo di La Plata, Héctor Rubén Aguer, membro dell’Accademia nazionale di scienze morali e politiche, ha invitato le istituzioni a un dibattito serio nella sede del Congresso, auspicando che possano esserci varie consultazioni fra tutti i soggetti della società in modo da poter offrire ognuno il proprio contributo su un argomento così delicato. Secondo monsignor Aguer, che è anche presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, il progetto presenta «differenze ingiustificabili dal punto di vista scientifico»: un paragrafo del provvedimento, per esempio, propone che si definisca come inizio dell’esistenza umana «il concepimento nel corpo della donna o l’impianto in essa dell’embrione formato mediante tecniche di riproduzione umana assistita». In tal modo — osserva il presule — «si riconosce come persona umana dal momento del concepimento quella che è generata nel corpo della donna, ma non quella che inizia il suo percorso vitale in una provetta. Quest’ultima diventerebbe persona solo a partire dal suo impianto nel seno di chi la riceve». In una dichiarazione televisiva, ripresa dall’Agenzia di stampa cattolica argentina, l’arcivescovo di La Plata sottolinea che il testo di riforma del codice civile contiene altre cose criticabili come «l’eliminazione del dovere di fedeltà nel matrimonio, che è un elemento fondamentale; adesso non sarà un dovere mantenere la fedeltà e ciò non comporterà attribuzione di colpa in caso di adulterio». Inoltre, nel disegno di legge «si banalizza il matrimonio, il divorzio, che diventa quello che è chiamato divorcio express. La pratica durerà una settimana. Si crea la figura delle “unioni di convivenza” per le coppie non sposate. Significa che sarà lo stesso, sposarsi o non sposarsi». Per Aguer, «queste rifor- L’episcopato delle Filippine rilancia il ruolo delle scuole cattoliche L’educazione dei giovani alla cultura della vita LUNES, 30. «Una scuola cattolica, in quanto tale e per dirsi tale, non può, non deve insegnare nulla che sia in contrasto con il magistero e con gli insegnamenti della Chiesa». Lo ha sottolineato il presidente della Conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine (Cbcp) e arcivescovo di Cebu, monsignore Jose S. Palma, annunciando che ritirerà la condizione, il titolo di cattolica a qualsiasi istituzione educativa che insegni dottrine o idee in contrasto con il Magistero. Il presule si riferisce a un aspetto «considerato nocivo per le giovani generazioni» e «contrario alla morale cattolica» del progetto di legge sulla «salute riproduttiva», attraverso il quale si introduce nelle scuole filippine l’insegnamento obbligatorio dell’educazione sessuale anche per bambini di cinque anni di età. Il presidente della Conferenza episcopale, a nome dei vescovi delle Filippine, esprime insomma la propria contrarietà al provvedimento annunciato dal ministero dell’Istruzione il 31 maggio scorso, anche per altre preoccupanti prospettive. Il programma di «Salute riproduttiva per gli adolescenti» (Adolescent Reproductive Health Program) — affermano i responsabile dell’iniziativa — ha lo scopo «di spiegare ai bambini i cambiamenti del loro corpo nell’adolescenza e come affrontare il rapporto con l’altro sesso in modo sicuro, attraverso lezioni di carattere scientifico e medico». Esso inizierà in vista del nuovo anno scolastico e coinvolgerà i ragazzi tra i cinque e dodici anni. Viene sperimentato in 80 scuole elementari statali e 79 istituti di scuola media. A preoccupare l’arcivescovo Palma è in particolare l’impostazione del programma troppo incentrato sul tema dei rapporti sessuali, che può es- sere intesa come un esplicito invito ai rapporti promiscui, al di fuori del matrimonio. «Gli studenti — sottolinea — devono essere informati in modo appropriato riguardo al sesso, non attraverso un’idea legata solo al corpo, ma sull’importanza che la sessualità e la vita sono un dono di Dio». E nella comunità educativa hanno un ruolo di speciale importanza i genitori, responsabili primi e naturali dell’educazione dei figli. Purtroppo oggi si assiste alla diffusa tendenza a delegare questo compito originario. Di qui il ruolo specifico delle scuole e delle università cattoliche che non possono, non devono tradi- re il loro ruolo educativo di formazione. Le molte sfide, la complessità del mondo contemporaneo, segnato da diffuso soggettivismo, da relativismo morale e da nichilismo, ci convince sempre più — ribadisce il presidente dei vescovi della Corea del Sud — di quanto sia necessario ridare spessore alla coscienza dell’identità ecclesiale della scuola cattolica contemporaneamente luogo di evangelizzazione, di educazione integrale, di inculturazione e di apprendimento di un dialogo vitale tra giovani di religioni e di ambienti sociali differenti». I vescovi delle Filippine e il popolo cattolico si stanno opponendo in maniera significativa, tra polemiche pubbliche e azioni legali, contro il progetto di legge in quanto, oltre a promuovere l’educazione sessuale e sussidi per l’uso di contraccettivi nelle scuole pubbliche, favorirebbe politiche di riduzione delle nascite. Se tale disegno diventerà legge, questo sarà un evento «tragico e catastrofico» per le Filippine. Il 4 agosto circa 60.000 persone hanno marciato a Manila per opporsi alle politiche di riduzione delle nascite. Il proporre contesti legislativi di controllo, anzi di riduzione della natalità significa proporre, secondo l’episcopato, «una cultura di morte, di oscurità». me non hanno per ora ripercussioni fra la popolazione ma le conseguenze alla lunga potrebbero essere tremende soprattutto tenendo conto che il Codice civile argentino era un modello di ordine giuridico fondato sulla natura delle cose». L’opera di Dalmacio Vélez Sarsfield, autore del codice civile argentino nel 1869, fu proseguita e completata da famosi civilisti, «che hanno onorato il diritto argentino». Il 23 agosto era stato il presidente della Conferenza episcopale, José María Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, a esprimere la sua opinione davanti alla commissione bicamerale del Congresso della Nazione. «È necessaria nel codice — ha detto fra l’altro — una formulazione di certi principi più rispettosa della dignità propria di ogni vita umana dal suo inizio nel momento del concepimento e fino alla sua fine naturale, dei diritti della famiglia fondata sul matrimonio e dei diritti dei più deboli, in particolare dei bambini e dei nascituri». Monsignor Arancedo, nel suo discorso, ha sintetizzato i punti fermi e le preoccupazioni della Chiesa in cinque paragrafi: la persona esiste dal concepimento; la famiglia e il matrimonio; la protezione dei diritti del bambino; i problemi della procreazione artificiale; proteggere e dare dignità alla donna. Appello dai presuli del Paese centroamericano Per l’ordine costituzionale a El Salvador SAN SALVAD OR, 30. Ripristinare l’ordine costituzionale alterato. Tornano a chiederlo con determinazione i vescovi di El Salvador. A nome della comunità ecclesiale cattolica e della cittadinanza, i presuli hanno esortato il Parlamento a scegliere, nel più breve tempo possibile, il nuovo procuratore generale della Repubblica del Paese. La sua elezione, infatti, è stata dichiarata incostituzionale, nel luglio scorso, dal Consiglio della Corte costituzionale della giustizia. «È necessario — ha detto l’arcivescovo di San Salvador, monsignor José Luis Escobar, durante la celebrazione eucaristica domenicale — che i membri del Parlamento si sforzino di nominare un procuratore generale della Repubblica che sia davvero il più adatto per la Nazione». Ciò per evitare — rimarcano i presuli — «una nuova crisi isatituzionale». Va ricordato che la crisi affonda le sue radici nelle elezioni legislative dell’11 marzo scorso, quando il Frente Farabundo Martí (Fmln) para la liberación nacional a cui appartiene l’attuale presidente salvadoregno, Mauricio Funes, perdeva la maggioranza nel Congresso a scapito del partito conservatore Arena Alianza republicana nacionalista (Arena). Fin qui tutto normale. Ma negli ultimi giorni della legislatura, l’Fmln decideva di procedere all’elezione di cinque magistrati della Corte Suprema e al nuovo presidente del potere giudiziario, soprassedendo sul fatto che lo stesso Congresso aveva già designato nel 2009 la propria quota di magistrati. La nuova maggioranza si è trovata quindi inabilitata dal decidere per i prossimi tre anni chi potrà sedere tra gli scranni del tribunale supremo. A sbrigliare la situazione è stata chiamata la Corte costituzionale che con la sentenza non solo ha ribadito l’abuso di potere e dichiarato nulle le cariche derivate dalla votazione, ma è andata più lontano, ricordando come nel 2006 proprio Arena, allora partito di maggioranza, giocò lo stesso tiro mancino alla minoranza. Tutto da rifare, quindi: sia per i magistrati eletti nel 2006 che per quelli nominati fuori tempo massimo il marzo scorso. El Salvador si trova ora nella paradossale situazione — come ha ricordato l’arcivescovo Escobar — di possedere una doppia Corte Suprema, una composta dai magistrati destituiti e l’altra da quelli supplenti, mentre più di tremila casi sono bloccati. Il presule si è congratulato con i partiti politici e con il presidente del Paese per il corale impegno «rivolto al bene della Nazione »: porre fine alla crisi istituzionale tra il potere legislativo e quello giudiziario. In più occasioni, nei mesi scorsi, i presuli salvadoregni avevano additato l’abrogazione delle elezioni dei magistrati, come stabilito dalla sentenza della Corte suprema di giustizia per ripristinare «l’ordine costituzionale alterato» e ha avvertito che l’insediamento “di fatto” dei giudici aveva portato il Paese ad avere due Corti supreme di giustizia e due presidenti della magistratura, creando incertezza e insicurezza legale nel Paese. Nella sua dichiarazione, la Conferenza episcopale di El Salvador aveva sottolineato che l’Assemblea legislativa doveva «obbedire alle sentenze emesse dal Consiglio della Corte Costituzionale della Giustizia», annullando le elezioni dei giudici svoltesi nel 2006 e il 24 aprile 2012, e ordinando nuove elezioni. Anche in quella circostanza i vescovi avevano chiesto di scegliere come giudici «persone che rispondano ai requisiti indicati dalla Costituzione della Repubblica». E, in riferimento all’insediamento forzato di quelle persone, il comunicato sottolineava che la situazione non faceva altro che «intensificare il conflitto: il massimo organo della giustizia è minacciato dal disordine al suo interno, a causa dell’insediamento dei giudici la cui elezione è stata dichiarata incostituzionale». In risposta il presidente salvadoregno Mauricio Funes aveva rassicurato i vescovi che avrebbe «chiamato i sei partiti politici al dialogo, per cercare una soluzione definitiva alla crisi». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 venerdì 31 agosto 2012 Il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sulla settimana mondiale di Stoccolma Il diritto all’acqua nel mondo globalizzato di TEBALD O VINCIGUERRA* L’acqua e le sfide a essa connesse sono nuovamente al centro dell’attenzione. Difatti, si svolge in questi giorni, in Svezia, la settimana mondiale dell’acqua, organizzata dall’Istituto internazionale per l’acqua di Stoccolma (Siwi). Circa duemila fra manager, politici, esperti e rappresentanti di varie organizzazioni si riuniscono dal 26 al 31 agosto nella capitale svedese, per partecipare all’edizione 2012 di questo appuntamento annuale sull’acqua, lanciato per la prima volta nel 1991. Va chiarito, anzitutto, che quando qui parliamo di sfide intendiamo, genericamente, tutti i problemi connessi all’acqua che ostacolano uno sviluppo armonioso e pacifico di tutti e di ognuno di noi, sviluppo che richiede un accesso all’acqua in qualità e quantità adeguate. Per esempio: risorse limitate, sprechi, siccità, usi irresponsabili o priorità di usi definite in modo scorretto, inquinamento, prezzi troppo elevati, conflitti in prossimità di risorse d’acqua oppure proprio per queste risorse, ingiusta o iniqua ripartizione dell’acqua, cattiva gestione degli impianti di distribuzione o di trattamento, carenza di investimenti per la manutenzione o l’ampliamento di questi impianti, relazioni fra acqua e catastrofi, e via dicendo. Questa settimana mondiale dell’acqua, dunque, si svolge in un contesto particolare per tre motivi. Innanzitutto, segue di cinque mesi il sesto forum mondiale dell’acqua. L’evento, triennale, è stato organizzato dal Consiglio mondiale dell’ac- qua a Marsiglia, lo scorso mese di marzo. Fu caratterizzato, fra altre cose, dalla volontà degli organizzatori di far adottare dai Governi partecipanti una «dichiarazione ministeriale» comune concernente la loro percezione e il loro impegno riguardo alle sfide sull’acqua. Il testo non ha portato a significativi passi avanti né a impegni concreti; anzi, è stato visto da molti come un passo indietro rispetto a quanto si poteva sperare e a quanto era già stato fatto in occasione del riconoscimento da parte dell’Onu del diritto all’acqua. In secondo luogo, la settimana mondiale dell’acqua segue di soli due mesi la cosiddetta «Conferenza di Rio+20». Svoltasi a Rio de Janeiro lo scorso mese di giugno, questa conferenza costituisce la tappa più recente del percorso — iniziato nel La destinazione universale di un bene essenziale Alla necessità di realizzare «una governance internazionale» dell’acqua è dedicato un intero capitolo del documento Acqua, un elemento essenziale per la vita. Impostare soluzioni efficaci, preparato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace come contributo della Santa Sede al sesto forum mondiale dell’acqua svoltosi a Marsiglia, in Francia, nel marzo scorso. Partendo dall’assunto che l’acqua non va considerata «una semplice merce, bensì un bene destinato a tutti», la nota della Santa Sede — che ha partecipato all’incontro di Marsiglia con una propria delegazione — precisa che la governance va intesa non come «un principio superiore che opprime le iniziative locali o statali, bensì come una necessità di coordinamento e di orientamento per una valorizzazione ed un uso armoniosi e sostenibili dell’ambiente e delle risorse naturali in vista della realizzazione del bene comune mondiale». Si tratta, in definitiva, di promuovere «un assetto di istituzioni che garantisca a tutti e ovunque un accesso all’acqua regolare e adeguato, che risponda ai deficit già segnalati: indicando standard qualitativi e quantitativi; offrendo criteri che aiutino a promuovere legislazioni nazionali compatibili con il diritto all’acqua riconosciuto internazionalmente; monitorando se gli Stati rispettano i loro impegni». Il documento ricorda che «l’umanità ha ricevuto da Dio la missione di curare e di amministrare con saggezza l’ambiente, l’acqua e le altre risorse, che sono “beni comuni” e come tali contribuiscono al “bene comune mondiale”». La dottrina sociale della Chiesa, infatti, «fonda l’etica delle relazioni di proprietà rispetto ai beni della terra sulla prospettiva biblica che indica il creato come dono di Dio a tutti gli esseri umani». Il diritto all’uso dei beni terreni, compreso quello dell’acqua, è dunque «un diritto naturale e inviolabile, di valore universale, in quanto compete ad ogni essere umano. Esso deve essere tutelato e reso effettivo con leggi e istituzioni adeguate». 1972, proprio a Stoccolma — delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. Stando ai media, ai rappresentanti della società civile e ai tecnici addetti ai lavori, il parere è quasi unanime: le decisioni, i concetti e i principi contenuti nella dichiarazione finale — intitolata «Il futuro che vogliamo» e di cui mezza dozzina di paragrafi sono dedicati all’acqua — ha lasciato un’impressione di inadeguatezza, di insufficienza. Terzo elemento: con questa settimana si conclude il ciclo quadriennale «Rispondere a cambiamenti globali». Durante quattro anni, l’accento è dunque stato messo dal Siwi sulla dimensione globale delle sfide connesse all’acqua e sulle loro evoluzioni. Gli argomenti di questo ciclo concernono l’accesso all’acqua e il bene comune (2009), la qualità dell’acqua (2010), l’acqua in un mondo urbanizzato (2011) e la sicurezza alimentare (2012). Il nocciolo della questione sembra essere questo: siamo in un mondo che da tempo ha una piena consapevolezza delle sfide relative all’acqua e della loro globalità, delle loro differenze a seconda dei contesti sociali e geografici e del livello di analisi ed azione (locale, nazionale, regionale, globale). Un mondo in cui le componenti della comunità internazionale, onusiane e non, hanno oramai radunato tutti gli attori pertinenti per studiare e fronteggiare queste sfide: governi e ministeri, enti internazionali e regionali, organizzazioni di varia natura della società civile, emanazioni del mondo della scienza, dei giovani e di quello accademico, investitori e società private. Un mondo, infine, in cui il maggior freno alla risoluzione delle sfide dell’acqua pare essere proprio un’insufficiente volontà politica da parte degli Stati. Ciò si traduce: nell’enunciazione di prin- cipi ma non nell’assunzione di impegni vincolanti, misurabili e ben definiti; nell’attivazione di aiuti e di sussidi piuttosto che nella decisione di affrontare alla radice i singoli problemi modificando comportamenti insostenibili e irresponsabili; nella modesta efficacia — spesso a causa di fondi o di mandati limitati — di quelle strutture internazionali di coordinamento e di monitoraggio; nella riluttanza a controllare la finanza e le speculazioni che aggravano il problema dell’acqua e delle risorse naturali/alimentari; nell’apparente difficoltà — specie in periodo di crisi — a stanziare fondi per l’acqua nell’ambito di adeguati processi di implementazione e valutazione di come vengono adoperati. In questo particolare contesto, dunque, la settimana mondiale dell’acqua in corso appare particolarmente importante. Certo, non è un grande evento politico, e dal suo svolgimento non dipendono direttamente la nascita né l’evoluzione di organismi internazionali. Proprio per questo non c’è da temere che il succo della questione finisca per essere diluito in una logica di compromesso, emblematica della diplomazia e della negoziazione che si devono adeguare alle indicazioni dei Governi troppo spesso intenti a evitare l’adozione di impegni vincolanti o la formulazione di principi scomodi per chi non li rispetta. Ci si può chiedere cosa rappresentino quel paio di migliaia di persone radunate dal Siwi, se paragonate ai 35.000 visitatori del sesto forum di Marsiglia e ai 50.000 della conferenza di Rio+20 (fra i quali si sono potuti contare numerosi capi di Stato e ministri). La differenza di impatto mediatico, di risonanza e di valenza politica è innegabile. Ciò nonostante, questa settimana mondiale dell’acqua è un appuntamento importante. Portato avanti, un anno dopo l’altro, da uno di quegli istituti di cui la Svezia va giustamente fiera, è diventato un evento quasi imperdibile per i tecnici e gli esperti dell’ac- qua. E le tematiche attualmente studiate a Stoccolma sono rilevanti e complementari: argomenti piuttosto tecnici, come l’urbanizzazione e il cambio climatico; argomenti piuttosto sociali, come l’educazione e la consapevolezza delle comunità o lo spreco; argomenti istituzionali come i processi decisionali e la formulazione di futuri obiettivi per lo sviluppo. Dopo due delusioni, c’è veramente da augurarsi che tecnici ed esperti — che, in vari modi, influenzano le politiche e le decisioni statali — siano in grado di lavorare senza diluire il succo e di far avanzare al massimo e al meglio la questione dell’acqua in un contesto globale, in un contesto di cambiamenti, in un mondo che ha bisogno di una buona governance per l’acqua. *Officiale del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace Omelia del cardinale Coppa La famiglia capolavoro di Dio Maria aiuta in modo particolare le famiglie di oggi in crisi. È con questa certezza che il cardinale Giovanni Coppa si è rivolto ai fedeli di Mazzarà Sant’Andrea (Messina) riuniti, domenica 26 agosto, per festeggiare la loro patrona, Santa Maria delle Grazie. Il Vangelo di Luca narra che la Vergine si reca ad aiutare una Inizio della missione del nunzio apostolico in Lesotho Nella tarda mattinata dell’8 agosto, monsignor Mario Roberto Cassari, arcivescovo titolare di Truentum, è giunto a Maseru, capitale del Regno del Lesotho. Al confine internazionale lo hanno accolto il consigliere dell’ufficio del Protocollo del ministero degli Affari Esteri e delle Relazioni Internazionali, Japan Mtambo, nonché il segretario generale della Conferenza episcopale del Lesotho (L.C.B.C.) e il direttore nazionale di Giustizia e Pace. Dopo il saluto ufficiale, è stato accompagnato nel vicino arcivescovado di Maseru, dove lo attendevano l’arcivescovo monsignor Gerard Tlali Lerotholi, presidente della L.C.B.C., sacerdoti diocesani e religiosi, religiose e fedeli laici. Poche ore dopo il suo arrivo, il rappresentante pontificio ha fatto visita al capo del Protocollo ad interim, la dottoressa Baholo Makolana, e, il giorno dopo, è stato presentato dalla medesima al direttore generale (principal secretary) del ministero degli Affari Esteri, l’ambasciatore J.T. Metsing, e poi al ministro degli Affari Esteri e delle Relazioni Internazionali, Molhabi Kennet Tsekoa, a cui, alla presenza del direttore gene- rale del ministero, del capo del Protocollo ad interim e della responsabile del ministero per l’Europa e le Americhe, monsignor Cassari ha consegnato copia delle lettere credenziali. Il ministro, che ha preso funzione a seguito delle recenti elezioni nel Regno, chiedendo la preghiera del nunzio apostolico per lo svolgimento del suo delicato incarico, ha presentato un breve prospetto delle sfide interne e internazionali che il nuovo Governo del Lesotho dovrà affrontare e si è detto convinto che i già eccellenti rapporti esistenti tra il Lesotho e la Santa Sede si rafforzeranno sempre più. Alle ore 11 dello stesso giorno, ha avuto luogo la solenne cerimonia di presentazione delle lettere credenziali a Sua Maestà Letsie III. Accompagnato dalla residenza arcivescovile, insieme con l’arcivescovo di Maseru, monsignor Cassari è stato accolto alla Casa Reale dal permanent secretary che lo ha introdotto alla presenza del re, con il quale si erano riuniti il ministro degli Affari Esteri ed altri alti funzionari. Nel suo discorso dopo la consegna delle lettere credenziali, Sua Maestà ha sottolineato la propria ammirazione per Benedetto XVI e per l’opera della Chiesa cattolica in tutti i campi, incaricando il nuovo nunzio apostolico di trasmettere al Pontefice i suoi deferenti, rispettosi e filiali saluti. Inoltre, ha voluto ricordare le benemerenze della Chiesa nel Regno per l’aiuto allo sviluppo, soprattutto nei settori dell’educazione e della sanità. Egli si è infine soffermato sulle importanti celebrazioni che si terranno a Maseru, dal 9 all’11 novembre, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’arrivo dei primi missionari in Lesotho. Da parte sua, monsignor Cassari ha partecipato a Sua Maestà gli auguri e la benedizione di Benedetto XVI, facendo menzione dell’importante lavoro svolto dalla Chiesa cattolica sin dall’arrivo dei primi missionari, gli oblati di Maria Immacolata, tra cui il beato Joseph Gérard, elevato a Maseru all’onore degli altari da Giovanni Paolo II durante la sua visita pastorale nel Regno, nel settembre 1988. Proprio per questo, ha rafforzato l’auspicio, espresso da Sua Maestà, che le celebrazioni del prossimo autunno possano essere una sentita celebrazione del contributo essenziale della Chiesa per il benessere integrale del popolo del Lesotho e si è augurato che le festività previste per il 17 luglio 2013 in occasione del cinquantesimo compleanno di Sua Maestà, siano occasione per ricordare i solidi legami che uniscono la Casa Reale del Lesotho alla Santa Sede. Nella capitale, il nunzio apostolico ha incontrato i vescovi, sacerdoti, religiosi, seminaristi e laici e ha visitato istituzioni ecclesiali locali. Infatti, già dalla sera dell’8 agosto, monsignor Cassari ha presieduto la messa, nella cattedrale di Maseru gremita di fedeli, concelebrando con l’arcivescovo Lerotholi, il vescovo di Mohale’s Hoek, monsignor Sebastian Koto Khoarai, e il vescovo di Leribe, monsignor Augustinus Tumaole Bane. La mattina del 9 agosto, il nunzio apostolico ha celebrato l’Eucaristia nella cappella dell’arcivescovado, aperta ai fedeli, dove si reca spesso il re del Lesotho nei giorni feriali, mentre di domenica tutta la famiglia reale è presente in Cattedrale. La sera dello stesso giorno, si è recato nella cittadina di Roma, a 37 chilometri da Maseru, antico centro spirituale storico del Regno del Lesotho, dove è stata fondata la prima missione cattolica, e dove visse e operò per circa sessant’anni il beato Gérard. Il rappresentante pontificio si è recato in pellegrinaggio sulla tomba del beato presiedendo poi l’Eucaristia nel seminario maggiore di St. Augustin, con tutto lo staff del maggiore, nonché del propedeutico, dove studiano circa cinquanta seminaristi. Infine, ha avuto modo di incontrare alcuni superiori e superiore provinciali di istituti che operano in Lesotho, come anche membri della Radio cattolica nazionale e gruppi di laici impegnati. Con la presentazione delle credenziali in Lesotho, il nunzio apostolico monsignor Cassari ha formalmente dato inizio alla sua missione nei cinque Paesi dell’Africa australe nei quali rappresenta il Papa: Repubblica Sudafricana, Swaziland, Namibia, Botswana e lo stesso Lesotho. La Madonna delle Grazie venerata a Mazzarà Sant’Andrea (Messina) famiglia in una situazione difficile: Zaccaria è muto ed Elisabetta è anziana. «Maria — ha detto il porporato — non si è tirata indietro, è accorsa prontamente a portare il suo aiuto. La famiglia è il grande capolavoro voluto da Dio per la formazione dell’uomo!». D’altronde, Gesù è stato «attorniato nella sua infanzia da ben tre sante famiglie»: quella dei nonni, dei cugini e la propria. «Il Vangelo — ha aggiunto il cardinale — non idealizza la vita umana, non dà della famiglia un’idea utopica e irreale, non le risparmia prove e sofferenze. E Maria è il tramite, con cui Gesù colma di doni le famiglie».