maggio 2, 2014 - 15:14 CENTRAFRICA
ARCIVESCOVO BANGUI, “DIAMO VOCE
ALLE SOFFERENZE DEL POPOLO”
Chiesa e Missione Copertina Dialogo e Pace
“Abbiamo soltanto parlato a nome del popolo centrafricano che non ha voce. Più che a noi tre, il
riconoscimento deve andare ai nostri fratelli e sorelle che sopravvivono in una situazione drammatica. C’è
poco da essere orgogliosi, vista la crisi senza fine patita dal nostro paese”: reagisce così l’arcivescovo di
Bangui monsignor Dieudonné Nzapalainga alla classifica stilata dalla rivista statunitense ‘Time’ che lo
considera una delle dieci personalità africane più influenti del 2013.
Lo stesso riconoscimento è andato al massimo esponente della comunità islamica del Centrafrica l’imam
Omar Kobine Layama e al capo della chiesa evangelica Nicolas Guérékoyame Gbangou.
“Per mesi siamo andati nelle capitali dei partner occidentali per una campagna di informazione e
sensibilizzazione. Con la nostra iniziativa interreligiosa abbiamo voluto lanciare un messaggio di coesione,
di unità, dialogo e tolleranza – dice alla MISNA – Abbiamo soltanto unito le forze per cercare di salvare il
nostro popolo dalle violenze, dalla fame e dalle malattie”.
Dal colpo di stato del marzo 2012 il paese dell’Africa centrale è sprofondato in una crisi politico-militare
che ha causato migliaia di vittime civili, ha annientato lo Stato centrafricano e sta destabilizzando l’intera
regione.
“Con i miei confratelli il lavoro continua. Ci auspichiamo che i semi piantati qua e là possano germogliare e
spingere tutti i centrafricani, giovani e anziani, a guardarsi l’uno con l’altro, a dialogare e a tornare a vivere
insieme, come hanno sempre fatto” aggiunge l’arcivescovo di Bangui.
Sulla convivenza tra religioni e comunità, un tema sempre più scottante, monsignor Nzapalainga affida alla
MISNA un messaggio molto forte: “Il trasferimento dei nostri fratelli musulmani da Bangui verso due
località settentrionali, al confine col Ciad – dice – non rappresenta affatto una soluzione. Escluderli e
rifiutare il problema avrà l’effetto di un boomerang. Piuttosto bisogna creare le condizioni per riallacciare un
dialogo vero e serio tra i vari gruppi e aiutarli a convivere pacificamente e nel rispetto reciproco” insiste
l’arcivescovo centrafricano.
Ci racconta poi una delle tante storie di abbandono patito dalla popolazione. In visita nella zona di Yaloke,
quasi 200 km dalla capitale, in direzione del Camerun, il presule è stato messo di fronte alla “sofferenza
disumana” di un gruppo di 630 peul, derubati dai propri beni, a cominciare dal bestiame, dalle milizie di
autodifesa Anti-Balaka. “Sono stati ammucchiati in piccole stanze di un edificio pubblico, senza cibo né
medicinali. Molti dei bambini che ho visto erano nudi. Addirittura qualche neonato è morto di stenti. Un
dramma indicibile” continua il religioso.
“Con la Caritas abbiamo consegnato loro scorte di riso e tra due giorni tornerò sul posto con altre ong.
Siamo tutti fratelli: un peul va aiutato quanto un cristiano” insiste l’interlocutore della MISNA, avvertendo
che “lo Stato centrafricano non ha a disposizione i mezzi finanziari necessari per far fronte alla crisi”.
Rivolgendosi alla comunità africana ed internazionale monsignor Nzapalainga chiede un “rafforzamento
immediato della forza africana Misca per la messa in sicurezza delle popolazioni” in attesa del
dispiegamento dei caschi blu, previsto a settembre, ma anche “maggiori aiuti umanitari per dare sollievo a
coloro che soffrono”.
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arcivescovo bangui, “diamo voce alle sofferenze del popolo”