3 Non sono storie ma “storia di salvezza” Nel corso dei secoli, Dio ha ispirato gli autori sacri perché, attraverso generi letterari differenti e diversi modi di leggere la storia, costruissero la straordinaria architettura biblica attraverso la quale ci viene rivelato il disegno di Dio sull’umanità: la storia di salvezza. Q uando abbiamo parlato di «ispirazione», abbiamo sottolineato che essa non toglie le qualità proprie dell’agiografo (= scrittore sacro), perché esso continua ad utilizzare le sue capacità letterarie, storiche con le quali «riveste» la Parola di Dio che gli è rivelata. In questo senso abbiamo parlato di diversi generi letterari. I «generi letterari» U n’altro dei criteri - oltre a quelli già accennati la volta scorsa - cui dobbiamo fare continuamente ricorso per una lettura autentica e della Bibbia, è quello della distinzione dei vari generi letterari. Ogni singolo libro, infatti, ha il suo proprio linguaggio, espressioni proprie che hanno bisogno di una interpretazione diversa e di un diverso approccio. Ogni genere letterario utilizza un linguaggio proprio. È evidente, per esempio, che un libro poetico non solo non può essere interpretato letteralmente, ma è anche assai differente da un libro storico dal punto di vista delle notizie che ci tramanda! Ecco più o meno quali sono i generi letterari biblici variamente utilizzati: Genere poetico: Canti, salmi e preghiere che presentano il messaggio di Dio attraverso forme liriche e ritmiche. Genere sapienziale: Proverbi e detti del popolo ebreo per riflettere sui grandi temi della vita Genere normativo: Leggi e norme per regolare la vita sociale e religiosa di ogni giorno. Genere profetico: Profezie e insegnamenti che i profeti esprimevano, a nome di Dio, per aiutare il popolo di Israele a trovare la via del bene. Il profetismo è una istituzione in Israele, cioè una rivelazione riconosciuta delle parole di Dio. Genere apocalittico (da apokalci che significa «rivelazione»): quando sono annunciate verità con visioni, rivelazione di simboli e figure. Genere epistolare: sono libri scritti in forma di lettere, inviate a comunità o a persone particolari. Genere storico-narrativo: Racconti e vicende storiche del popolo ebreo, dentro le quali si compie il piano di Dio. Quindi voi capite che non è la stessa cosa se si tratta di storia o di leggenda; non è la stessa cosa se è una poesia o se è un proverbio. È come confondere un racconto con la storia, o confondere una cronaca con una poesia, o una legge con una barzelletta. Per questo, alcuni testi li prendiamo alla lettera e altri no. Dipende dal tipo di libro o dal testo che si legge. Il libro della Genesi, per esempio, non è una cronaca né è una storia come la storia moderna, quindi non si prende tutto alla lettera. Il libro dei Giudici è una serie di leggende. E i profeti parlano usando immagini, un linguaggio tipico dei poeti, non letterale, come nell’Apocalisse, che per questo non si deve prendere alla lettera. Gesù usò le parabole, che sono come degli esempi, e non si devono prendere alla lettera. Prenderemo alla lettera altri suoi insegnamenti! Colui che prende tutto alla lettera non ha compreso la Bibbia. Per questo, occorre prima caLA BIBBIA - 11 pire da quale libro sono tratti i brani che prendono dalla Bibbia coloro che discutono con te. Se per esempio è di qualche profeta (come è tipico) dobbiamo sapere e ricordarci che i profeti non erano indovini, ma che parlavano come predicatori per la loro gente di quel tempo. Quindi non bisogna confondere il profeta con un indovino o un annunciatore del futuro, come fa molta gente. Il modo in cui parlavano i profeti era usando immagini, per questo non si prenderanno alla lettera. Inoltre, i profeti parlavano per la loro gente, il popolo d’Israele. NON parlavano “immediatamente” per noi. Se Dio avesse voluto che fosse stato per noi sicuramente avrebbe parlato con la nostra lingua e la nostra modalità di espressione e non con l’idioma di più di due mila anni fa. preparazione della venuta di Cristo, nella quale il piano di salvezza di Dio trova il suo compimento («Il tempo è compiuto…» Mc 1,15). Potremmo, con un esempio, dire che tutto l’AT è come una freccia che non solo è orientata verso il bersaglio, ma che lo ha raggiunto centrandolo perfettamente. Il NT è il tempo della realizzazione. Per noi del 2008 gli anni che viviamo sono il tempo della realizzazione, il tempo del «già», di ciò che è compiuto. Ma… ma restano ugualmente anche gli anni del «non ancora», cioè del tempo dell’attesa della venuta definitiva di Cristo, quando «giungerà sulle nubi del cielo» per il giudizio finale e per consegnare il Regno al Padre, per usare le espressioni dell’apostolo Paolo. Parte di un tutto utti i secoli passati (non solo, anche i presenti e futuri) convergono in Cristo. Tutta questa storia che prepara la venuta del Messia è stata interpretata e letta come un susseguirsi di tappe, di gradini, di passi successivi. Storia che può essere calcolata anche attraverso la misura dei secoli utilizzando le nostre conoscenze attuali. Qui riproduciamo più o meno le tappe già presentate da Agostino nel suo De catechizandis rudibus. 1. La prima tappa è in realtà metastorica, cioè non è propriamente misurabile con le cronologie cui siamo abituati. si può riassumere come l’alleanza di Dio con l’uomo all’inizio della storia umana (così come ci viene riportata nel Genesi). L’uomo rompe questa alleanza, ma Dio, sempre fedele, non lo abbandona e gli promette un salvatore. 2. La scelta del popolo d’Israele. Un popolo piccolo e insignificante, il popolo ebreo, quasi invisibile in mezzo alle grandi nazioni che lo circondano, è scelto per essere il popolo di Dio, per continuare il cammino dell’alleanza. Abramo è chiamato da Dio a dare inizio a questa avventura: ricevere e trasmettere le promesse divine. Rientrano qui i patriarchi fino alla schiavitù di Egitto. 3. Dopo aver liberato il popolo dalle mani del Faraone e avergli fatto attraversare il Mar Rosso, attraverso Mosè Dio L a Bibbia fu scritta in un periodo lungo e a tappe, da autori diversi e in epoche diverse. Alle volte da un libro all’altro sono passate generazioni, oppure anche lo stesso libro è stato scritto a più mani durante un tempo considerevolmente lungo. Allora la Bibbia non è forse un cumulo di libri senza alcune connessione, senza alcun legame fra di loro? No, nonostante ciò che abbiamo detto, la Bibbia conserva la sua straordinaria unità perché il suo fine è solo quello di annunciare il piano di salvezza di Dio attraverso il susseguirsi dei secoli e delle generazioni, un piano di salvezza che è unitario anche se si compie in tempi lunghissimi. Perciò, ecco il principio da non dimenticare, nessun passaggio biblico deve essere interpretato isolatamente, a sé stante, ma sempre nel contesto della storia della salvezza. E siccome Dio ne è l’«autore principale», nessuno può permettersi l’arbitrio di togliere o di aggiungere qualcosa ai libri sacri. Una freccia che cerca il bersaglio Questa unità profonda di tutti i libri della Scrittura, alimenta poi un ultimo criterio generale: al centro della Bibbia c’è Gesù Cristo. Tutti i libri dell’AT hanno in vista la 12 - LA BIBBIA Sette gradini T rinnova la sua alleanza ai piedi del monte Sinai. Questa figura straordinaria di liberatore influirà anche sull’interpretazione della figura del futuro Messia. 4. Il popolo di Israele, dopo i quarant’anni passati nel deserto entra nella terra promessa, si organizza in nazione, sceglie dei re che lo guidino con l’autorità di Dio. Il regno poi si divide in due, in Samaria e Giuda e da quest’ultimo discende la stirpe di Davide, dal cui ceppo uscirà il Salvatore. 5. La quinta tappa è quella del disastro, della sconfitta del popolo Ebreo che, a causa dei suoi peccati, sembra essere stato abbandonato da Dio. Israele è deportato a Babilonia e questo esilio segnerà per sempre la storia del popolo eletto. Senza tempio, senza riti, incominciarono a far crescere un’immagine di Dio depurata da antropomorfismi e fortemente interiorizzata. 6. Il ritorno del «resto d’Israele». Un piccolo gruppo di superstiti, fa ritorno in patria dall’esilio per dare continuazione al popolo eletto e per formare una comunità di «poveri di Jahwé» che, nella fedeltà al loro Signore preparino la venuta del Salvatore. 7. L’ultima tappa è quella del compimento. Dopo una lunga preparazione ed attesa si compiono le scritture e nella persona di Gesù ha inizio il NT, cioè la manifestazione piena della salvezza operata da Dio per tutti gli uomini. La suddivisione della storia della salvezza in queste diverse tappe, è diventata costante in tutta la tradizione, dalle prime tracce di catecumenato che si incontrano nella Chiesa primitiva fino ai grandi trattati «catechistici» dei Padri della Chiesa. Vedete che attraverso queste tappe un piccolo popolo, senza l’apporto di una grande civiltà o di un genio particolare, confuso in mezzo ad altri popoli e civilizzazioni, fu depositario delle promesse di Dio. Questo piccolo popolo, quasi sempre dominato dai forti, ha saputo trasmettere all’umanità il patrimonio della vera sapienza, cioè della conoscenza di Dio salvatore. Quando? E da chi? E in che ordine? A bbiamo sottolineato poc’anzi che la Bibbia è stata scritta in tempi differenti, da autori di versi che talvolta sono anche «autori collettivi»… Ciò significa che le Scritture non sono nate come nasce abitualmente un libro o un romanzo, con una traccia già stabilità, con uno scrittore che si mette a tavolino con in testa il piano dell’opera e le diverse pieghe che la storia deve prendere. Né dobbiamo pensare che gli agiografi sacri avessero sottomano documenti precisi, archivi da ispezionare, testi di storia da consultare. No! La storia della salvezza così come ci è riportata dai libri biblici nasce in modo molto più complesso e travagliato ed è venuta collezionandosi non in forma storica ma «pedagogica». È difficile, per non dire impossibile, fissare la data precisa in cui i libri sacri furono scritti. Noi, qui, facciamo riferimento alla teoria che è ormai abituale fra gli studiosi. Tutto il lavoro di redazione sembra cominciare verso l’anno 1000, al tempo del re Davide. Appena salito al trono, questore si circonda di scribi che dovranno tramandare ai posteri le sue gesta. Ma ha anche un altro obbiettivo più importante. Egli è il capo di una tribù del Sud - quella di Giuda - è arrivato al potere in modo poco limpido - si è ribellato a Saul, il re amato dalle tribù del Nord - ed ha bisogno di farsi accettare come sovrano da tutte le tribù del paese. Come fare? I suoi scribi gli danno l’ago e il filo per questa delicata operazione. Essi riprendono le storie che sono tramandate oralmente nei vari clan e le uniscono in una sola. Tutte le tribù d’Israele, dicono, hanno un’unica origine, hanno gli stessi antenati (i patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe); insieme sono state liberate dalla schiavitù egiziana e, soprattutto, adorano lo stesso Dio Jahwé. Intelligente com’è, Davide intuisce subito l’efficacia di questa mossa «ideologica» e ordina di iniziare a scrivere anche la cronaca del regno. Poi suggerisce di raccogliere i canti, i poemi, le leggi, le consuetudini, i racconti di vario genere che si tramandano da infinite generazioni ed egli stesso compone numerosi inni e poesie che vanno a confluire in quel libro che noi oggi chiamiamo dei «Salmi». LA BIBBIA - 13 Suo figlio Salomone, incentiva quest’opera perché, più del padre, ha bisogno di legittimare agli occhi del popolo la sua ascesa al trono. Egli non è il primogenito. E solo uno dei numerosi figli che Davide ha avuto dalle sue duecento mogli; è nato dalla concubina Betsabea. Alla sua corte, gli scribi, mettono in atto un altro «trucco». Narrando le vicende dei patriarchi, evidenziano che Dio non segue i criteri degli uomini, non sceglie i primogeniti: Isacco prevale su Ismaele, Giacobbe su Esaù, Giuda su Ruben. Da questi avvenimenti ha preso avvio la composizione della Bibbia. Dopo Salomone gli scribi di corte continuano a redigere gli annali del Regno ai quali fanno spesso riferimento i libri dei Re. Il gruppo sacerdotale I n questo periodo acquistano una importanza rilevante i sacerdoti. Un gruppo di loro raccoglie le leggi, le antiche tradizioni giuridiche di Israele, e in questo lavoro non si lasciano affatto influenzare dalla volontà del re. A differenza di quanto avviene in tutti gli altri popoli dell’antichità, essi negano al sovrano il potere legislativo. In Israele, chi stabilisce il diritto è Dio, il re deve starvi sottomesso come tutti gli altri (Dt 17,18-19). Non è ancora conclusa l’opera di questi sacerdoti quando Israele viene colpito dalla più grande disgrazia: la distruzione del tempio e la deportazione (587 a.C.). In terra straniera gli esuli organizzano la loro vita intorno agli scritti sacri che i sacerdoti hanno portato con loro. Al ritorno dall’esilio segue un periodo oscuro finché Esdra giunge da Babilonia con la Legge di Mosé e una lettera del re Artaserse, il re persiano, che gli conferisce il potere di insegnarla e di imporla (Esd 7, 25-26). La legge promulgata da Esdra comincia ad essere considerata «legge di Dio». Verso il 250, quando questo libro viene tradotto in greco, è ormai considerato da tutti i Giudei come «santo e opera di Dio» (1 Mac 12,9). Se vogliamo semplificare le cose dando delle date, ecco come potremmo disporre la successione nella composizione dei libri della Bibbia. 1. Dal periodo di Abramo fino al regno di Davide e Salomone, vengono raccolte e 14 - LA BIBBIA Ricorda… n Per interpretare i passi biblici, bisogna tenere presente il genere letterario in cui sono stati scritti. n E non dimenticare che la Bibbia è un tutt’uno: nessun passo biblico dev’essere interpretato isolatamente n La Bibbia è storia, storia vera, di popoli e generazioni, storia che, atttraverso diverse tappe mostra lo svolgersi della storia della Salvezza di DIo attraverso i secoli. Al centro di questa storia e come realizzazione completa c’è la venuta di Cristo. n I libri biblici non sono stati scritti nell’ordine storico con cui sono inseriti nella nostra Bibbia, ma attraverso vicende storiche che ne hanno influenzato il contenuto. La Parola di Dio si mescola con la Storia dell’uomo. conservate le varie storie della Genesi e le tradizioni dei patriarchi. Ma sembra che la prima cosa scritta sia stato il canto di Debora poi confluito nel libro dei Giudici. La Genesi comincia a formarsi qui senza però concludersi. 2. Al tempo di Davide e Salomone e fino all’Esilio si formano i libri dei profeti, Amos, Michea, Osea, Isaia, Sofonia e si continua il lavoro sulla Genesi. Inizia il suo lavoro la corrente sacerdotale. 3. Nell’epoca dell’esilio (586-538 a.C.) si radunano i Salmi, Ezechiele, la seconda parte di Isaia. 4. Dopo l’esilio, fino al 300 a.C., si formano i libri di Aggeo, Zaccaria, Malachia, Giona, il Cantico, Proverbi, Esdra e Neemia. In questo periodo si conclude anche la redazione del Pentateuco come lo possediamo noi oggi. 5. Nei tre secoli che precedono Cristo si scrivono Maccabei, Tobia, Ecclesiaste, Ecclesiastico, Sapienza, Gioele, Daniele, Ester e Giuditta. Il NT, ma questo lo vedremo a suo tempo, è stato scritto dagli anni 40/45 d.C, fin verso l’anno 100. n