LEGNANO INNOVAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE
INNOVAZIONE E
INTERNAZIONALIZZAZIONE
NEL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO:
il cambiamento invisibile
Enzo Rullani
Università Ca’ Foscari, Venezia
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano
TeDIS, Venice International University
Innovare: come e perchè
Le difficoltà delle singole aziende e del sistema
complessivo non sono di tipo congiunturale ma derivano da
un posizionamento competitivo divenuto insoddisfacente
e alla lunga insostenibile
Un ciclo di sviluppo è finito: il modello delle
piccole imprese e dei distretti ha riempito i vuoti lasciati
dall’arretramento del fordismo.
Ma oggi non ha le risorse competitive per rispondere
ad un vero e proprio “accerchiamento a tenaglia” tra:
l’avanzamento sempre più veloce della frontiera
tecnologica (paesi avanzati);
la concorrenza di costo dei paesi emergenti (Cina,
India, Russia, Est Europa ecc.)
Comparazione dei livelli salariali tra diverse aree concorrenti
nell’economia globale di oggi*
Svezia
28,7
Portogallo
6,0
Germania
27,1
Turchia
5,2
Giappone
24,4
Rep. Ceca
4,5
USA
24,3
Ungheria
4,3
Francia
20,9
Argentina
4,1
ITALIA
18,0
Brasile
3,4
Spagna
16,7
Messico
3,0
Corea
16,4
Polonia
2,5
_______________________________________
Cina
2,0
Sudafrica
2,2
Romania
1,7
Marocco
2,1
India
0,5
Tunisia
1,5
* salari orari pagati da una nota multinazionale che opera in 23 paesi
diversi (Zaghi, Nomisma 2004)
La priorità: un salto nella produttività
Come aumentare la produttività:
 Si deve investire nelle nuove tecnologie, ma anche le
innovazioni di uso
 Le innovazioni di uso si appoggiano alla tecnologia (ad es.
le ICT), ma passano soprattutto per la creazione di nuove
idee, esperienze, identità, servizi che hanno valore per il
cliente
 Le innovazioni di uso richiedono un circuito internazionale
di impiego della conoscenza
L’economia della conoscenza di oggi cambia
anche la forma dell’internazionalizzazione
La grande transizione degli ultimi trenta anni:
 dallo sviluppo per accumulazione (tipico della grande
impresa fordista, che accumula conoscenze proprietarie al
suo interno)
 allo sviluppo per propagazione (basato sul
trasferimento, diffusione e moltiplicazione della
conoscenza per linee esterne = filiere, territori, comunità
epistemiche)
DI CONSEGUENZA lo sviluppo non trabocca dai centri sulla punti
avanzati sulla loro immediata periferia, ma viene intercettato e agito
dalla periferia (ruolo attivo) che potenzia la propria capacità di
assorbimento e i propri processi di apprendimento e propagazione
delle conoscenze altrui
La propagazione delle conoscenze è il motore dello
sviluppo postfordista
* Esempio ITALIA anni ottanta/novanta:
propagazione postfordista della conoscenza da Germania, Francia, Stati
Uniti (macchine, licenze, imitazione, copia) e anche da grandi imprese
italiane (outsourcing) verso le piccole imprese dei distretti e delle catene
di subfornitura.
* Esempio new economy in CALIFORNIA, anni novanta
propagazione della conoscenza generata nei centri di ricerca attraverso
la condivisione culturale nella comunità epistemica cresciuta intorno alle
università e nelle aziende innovative
* Esempio CINA o Est Europa oggi:
Propagazione multinazionale della conoscenza da Stati Uniti, Giappone,
Germania attraverso l’importazione di macchine, le licenze, l’imitazione, la
copia e attraverso gli investimenti diretti delle multinazionali.
LA PROPAGAZIONE AVVIENE ATTRAVERSO FILIERE
COGNITIVE COMPOSTE DA PIU’ SPECIALISTI
Conoscenza
Produzione di
acquisita
nuova Kn
Conoscenza
utilizzata
Innovazione
Propagazione
a monte
Propagazione
a valle
F I L I
E R A
Le tre leve della propagazione
ACCESSO
CREATIVITA’
Capacità di
Ambiente creativo
assorbimento
Contatto col cliente
MOLTIPLICAZIONE
Moltiplicazione regolata
degli usi
IN PASSATO: la propagazione che c’è stata in
Italia
ACCESSO
CREATIVITA’
Macchine,
Lavoro specializzato,
imitazione
Flessibilità, piccole serie
Creatività personale
Conoscenze informali sedimentate nei luoghi
MOLTIPLICAZIONE
Distretti,
catene di subfornitura
OGGI: serve una propagazione diversa
ACCESSO
CREATIVITA’
Linguaggi formali,
Ambiente metropolitano,
Ricerca, reti lunghe
Comunità epistemiche
Multiculturalità
Che cosa manca (e rimane da fare)
MOLTIPLICAZIONE
Reti globali aperte
a monte e a valle, Marchi,
Investimenti commerciali
DOPPIA RIVOLUZIONE da realizzare nelle
filiere
SMATERIALIZZAZIONE DEL VALORE: vendere
idee e servizi invece di vendere soltanto prodotti
materiali
INTERNAZIONALIZZAZIONE: ampliare i bacini di
mercato e di fornitura, per:
- avere accesso a nuovi mercati di uso;
- localizzare le fasi (o gli acquisti) nei paesi in cui è più
conveniente
- avere un rapporto diretto con clienti e fornitori
Che cosa FARE per internazionalizzarsi?
Non solo esportare
Non solo fare investimenti diretti (euro)
ma anche irrobustire le reti di propagazione
attiva e passiva del nostro paese mediante
investimenti in:
 comunicazione (linguaggi formali, marchi, reti di vendita)
 logistica (trasporti, ICT)
 garanzia (sistemi di accreditamento e di garanzia verso il cliente)
L’internazionalizzazione invisibile
La visione tradizionale
dell’internazionalizzazione:
EXPORT + IDE (Investimenti diretti
all’estero)
(nel capitalismo mercantile + fordismo)
due modi di non vedere, trascurando:
 le specificità nazionali
 le specificità storiche
GLOBALIZZAZIONE COGNITIVA
L’internazionalizzazione genera valore non
allocando meglio fattori immobili, ma propagando
le conoscenze da un luogo all’altro
 processo moltiplicativo (la conoscenza non si consuma con l’uso,
ma si può condividere)
 non solo trasferimento, ma apprendimento (ruolo attivo di chi
apprende, rigenerando le conoscenze altrui)
 economia di filiera (divisisione del lavoro tra diversi specialisti)
 la condivisione delle conoscenze destabilizza la filiera: necessità di
una governance della distribuzione del valore ottenuto
ITALIA: ECONOMIA DELLA FILIERA
FILIERA = specialisti che organizzano la
propagazione in un bacino di interdipendenza
IN ITALIA:
 abbiamo filiere frazionate (piccole imprese) e locali (distretti)
 che usano conoscenze tacite, propagabili SENZA INVESTIMENTI
RELAZIONALI consistenti (usano capitale sociale gratuito o quasi)
 e che usano conoscenze importate dall’esterno, non autoprodotte con
INVESTIMENTI in AUTOPRODUZIONE di conoscenze originali ed
esclusive (ricerca, sperimentazione, creazione di significati)
OSSIA: PROPAGAZIONE SENZA INVESTIMENTO
Per internazionalizzare le filiere bisogna
investire
 non
solo investimenti diretti (produttivi e
commerciali)
 ma anche investimenti in reti di fornitura e di
commercializzazione che si appoggiano ad altre
imprese (alleanze, imprese specializzate in
approvvigionamento o in commercializzazione,
imprese locali)
 eppoi marchi commerciali, brevetti e reti di
franchising
SERVONO INVESTIMENTI, MA CHI LI FARA’?
SONO LE FILIERE CHE DEVONO INTERNAZIONALIZZARSI
L’internazionalizzazione è una cosa troppo seria per lasciarla alle
singole imprese, specie se sono piccole:
c’è bisogno di nuovi PIONIERI
 IMPRESE LEADER
 IMPRESE COMMERCIALI E TERZIARIE
 ALLEANZE TRANS-NAZIONALI
 RETI A PROGETTO CHE NASCONO DAL BASSO
e di nuove FORME
 RELAZIONI CON LA DISTRIBUZIONE E IL
CONSUMATORE FINALE
 FORNITORI STRATEGICI, ACCESSI TECNOLOGICI
Qualche idea su cosa stanno facendo le
IMPRESE LEADER
L’Osservatorio TeDIS
 imprese medie distrettuali
 nelle diverse aree italiane e nei diversi settori
 nei processi di internazionalizzazione
 nei processi di innovazione tecnologica
RICERCA SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE
PROMOSSA DAL FORMEZ, a cura di E. Rullani e S.
Micelli
Il campione
I distretti
Nord Est
Nord Ovest
Centro
Sud
Totale
Casa-Arredo
Meccanica
Moda
Agro-alimentare
Totale
v.a.
18
9
7
11
45
%
40,0
20,0
15,6
24,4
100,0
Le imprese
Nord Est
Nord Ovest
Centro
Sud
Totale
v.a.
328
198
166
72
764
%
42,9
25,9
21,7
9,4
100,0
11
9
21
4
45
24,4
20,0
46,7
8,9
100,0
Casa-Arredo
Meccanica
Moda
Agro-alimentare
Totale
188
213
327
36
764
24,6
27,9
42,8
4,7
100,0
I distretti presi in esame
Lombardia
Mobile- Brianza; Calze - Castelgoffredo;
Tessile – Como; Meccanica - Lecco;
Metalli – Lumezzane
Piemonte
Tessile/abbigliamento - Biella;
Oreficeria - Valenza Po; Casalinghi - Cusio;
Meccanica - Pianezza Pinerolo
Toscana
Tessile - Prato; Marmo - Carrara;
Concia - S. Croce sull’Arno
Marche
Mobile – Pesaro; Calzatura - Fermo;
Agro-alimentare San Benedetto
Lazio
Ceramica -Civita Castellana
Veneto
Vetro – Murano; Calzature - Brenta;
Sportsystem – Montebelluna; Concia - Arzignano;
Occhiali – Belluno; Mobile - Q. del Piave;
Tessile - Schio, Thiene, Valdagno;
Meccanica - Schio, Thiene- Montecchio
Friuli VG
Sedie – Manzano; Mobile - Livenza;
Prosciutto - San Daniele
Emilia Romagna
Ceramica – Sassuolo; Tessile - Carpi
Macchine agricole - Reggio Emilia;
Oleodinamica; Meccanica alimentare
Abruzzo
Abbigliamento Nord Abruzzese;
Abbigliamento Sud Abruzzese
Puglia
Imbottito Murge; Calzatura - Salento;
Abbigliamento – Salento; Calzatura Barletta
Campania
Calzatura e Abbigliamento – Napoli;
Concia –Solofra; Pasta - Gragnano;
Conserve - Nocera
Caratteristiche delle imprese
Attività prevalente
Fatturato medio
Classe di fatturato
prevalente
Addetti medi
Classe di addetti
prevalente
Export medio
Posizione competitiva
Appartenenza a un gruppo
52,5% prodotti finiti per il
mercato
17,5 ml euro
(mediana 9,5 ml euro)
65,1% con fatturato tra 5 e 26 ml
euro
73,8
(mediana 45,5)
53,3% < 49 addetti
63,3% con addetti tra 20 e 99
44,0%
23,0% leader
51,8% con posizione di rilievo
28,9%
L’internazionalizzazione dei distretti industriali
• Le imprese intervistate sono fortemente orientate
all’export:
– l’export medio è pari al 44,0% del fatturato
aziendale
• Cresce la capacità di presidio dei mercati
internazionali:
– il 37,4% delle imprese ha una presenza strutturata
sui mercati esteri, attraverso una rete di filiali o
consociate commerciali
• I processi di internazionalizzazione produttiva :
– complessivamente il 28,7% delle aziende
intervistate ricorre a reti produttive internazionali
Le modalità di apertura per aree geografiche e
settori
Nord Est
Nord Ovest
Centro
Sud
Totale
v.a
106
53
43
17
219
Casa-Arredo
Meccanica
Moda
Totale
41
68
107
219
% su tot.
% su
Internaz area/settore
48,4
32,3
24,2
26,8
19,6
25,9
7,8
23,6
100,0
28,7
18,7
31,1
48,9
100,0
21,8
31,9
32,7
28,7
Fornitori Subfornitori
strategici
C/terzi
58,5
19,8
62,3
3,8
72,1
18,6
47,1
41,2
61,2
17,4
51,2
66,2
61,7
61,2
19,5
10,3
20,6
17,4
IDE
53,8
43,4
16,3
23,5
41,6
58,5
50,0
29,0
41,6
La geografia del parco fornitori strategici
Sud
22,5
14,2
Centro
33,1
13,1
43,6
NordOvest
NordEst
33,2
0%
20%
24,2
40%
27,2
20,7
29,5
28,0
Media
16,1
24,3
37,7
distretto
regione
Italia
estero
30,3
60%
17,1
23,8
18,7
21,8
20,8
80%
100%
La localizzazione dei fornitori strategici
esteri
13,6
Altri Paesi
0,8
Nord Africa
2,3
Giappone
7,6
Sud America
10,6
Usa/Canada
Est Europa
18,2
Far East
18,2
62,1
Unione Europea
0
20
40
60
80
Il parco fornitori strategici fra tre anni
100
80,5
75,7
80
60
24,0
40
15,3
20
4,2
0
stabile
0,3
aree emergenti
aree occidentali
in aumento
in diminuzione
La geografia del parco subfornitori c/terzi
Sud
57,4
Centro
75,1
NordOvest
71,6
NordEst
14,8
22,1
28,5
22,6
64,3
0%
20%
13,9
11,2 11,1 2,6
57,5
Media
13,9
40%
60%
80%
5,8 0,5
10,7 3,3
9,9 3,2
100%
distretto
regione
Italia
estero
La localizzazione dei subfornitori
c/terzi esteri
USA/Canada
5,4
Nord Africa
5,4
Sud America
8,1
21,6
Unione Europea
29,7
Far East
Est Europa
64,9
0
20
40
60
80
Il parco subfornitori con terzi fra tre
anni
83,7
100
83,2
80
60
40
15,6
20
11,0
5,9
0
stabile
0,8
aree emergenti
aree occidentali
in aumento
in diminuzione
Gli stabilimenti produttivi all’estero
si
11,9%
no
88,1%
La localizzazione degli stabilimenti
esteri
2,3
Nord Africa
2,3
Giappone
Altri paesi (Sud Africa,
Messico)
4,5
Sud America
14,8
USA/Canada
13,6
18,2
Far East
31,8
Unione Europea
45,5
Est Europa
0
10
20
30
40
50
Le motivazioni degli IDE in economie
emergenti
per essere più vicino
alle fonti di materia
prima
9,8
per avere una
produzione diretta sui
mercati di sbocco
24,6
per i minori costi di
produzione
65,6
0
20
40
60
80
100
Gli IDE fra tre anni
100
87,8
83,8
80
60
15,5
40
20
10,5
0
0,7
1,7
stabile
in aumento
in diminuzione
aree emergenti
aree occidentali
Impatto dell’internazionalizzazione in economie
emergenti rispetto alle attività locali
in aggiunta ad
attività locali
(interne o di
fornitori)
53,0%
in sostituzione di
attività aziendali
interne
13,0%
in sostituzione di
attività di fornitori
locali
33,9%
Impatti dell’internazionalizzazione in economie
emergenti sul personale dipendente
100
80
68,1
67,2
60
27,6
40
20
14,7
18,1
4,3
personale qualificato
0
è rimasto
è aumentato
stabile
è diminuito
personale di produzione
L’emergere di un nuovo modello di impresa
Alta
Impresa aperta
a monte
10,7%
Impresa a rete
aperta
11,4%
Proiezione
internazionale
produzione
Impresa locale
tradizionale
51,1%
Bassa
Impresa con
apertura
commerciale
26,7%
Alto
Basso
Presidio dei mercati finali
Indicatore
Rete
Aperta
Media
campione
Tradizionale
39,5 ml €
17,5 ml €
12,2 ml €
Export medio
55,3%
44,0%
36,3%
Appartenenza a un gruppo
43,7%
28,9%
23,4%
Posizione di leadership
33,3%
22,9%
20,3%
Investimento in marchi
proprietari
58,2%
44,2%
40,2%
Investimenti in innovazione di
prodotto
83,9%
73,2%
62,7%
Presenza struttura dedicata
design
60,3
49,2
45,5%
Presenza di una struttura di
R&D
81,6%
56,1%
45,0%
Presenza brevetti registrati
47,1%
29,1%
20,4%
Presenza di ERP
Presenza di groupware
Posta elettronica in tutti gli
uffici
47,7%
33,7%
90,7%
31,9%
18,4%
69,6%
23,8%
13,8%
61,9%
Fatturato medio
Performance e strategia di impresa
Indicatore
Meno di
5 ml
euro
5-25 ml
euro
Oltre 25
ml euro
MOL/FATT 2002 (mediana)
7,8%
7,2%
8,6%
VAR FATT 02-00 (mediana)
-6,9%
3,4%
9,6%
VAR MOL/FATT 02-00 (mediana)
-16,2%
-12,8%
-5,4%
Posizione di leadership
12,2%
20,3%
40,0%
Investimento in marchi proprietari
35,8%
42,0%
61,8%
Investimenti in innovazione di
prodotto
60,8%
72,8%
87,4%
Presenza struttura dedicata design
42,5%
49,7%
55,6%
Presenza di una struttura di R&D
40,8%
54,8%
79,6%
Presenza brevetti registrati
15,8%
28,5%
47,6%
Presenza di ERP
13,2%
30,3%
62,2%
Performance e strategia di impresa
Indicatore
Meno di
5 ml
euro
5-25 ml
euro
Oltre 25
ml euro
MOL/FATT 2002 (mediana)
7,8%
7,2%
8,6%
VAR FATT 02-00 (mediana)
-6,9%
3,4%
9,6%
VAR MOL/FATT 02-00 (mediana)
-16,2%
-12,8%
-5,4%
Posizione di leadership
12,2%
20,3%
40,0%
Investimento in marchi proprietari
35,8%
42,0%
61,8%
Investimenti in innovazione di
prodotto
60,8%
72,8%
87,4%
Presenza struttura dedicata design
42,5%
49,7%
55,6%
Presenza di una struttura di R&D
40,8%
54,8%
79,6%
Presenza brevetti registrati
15,8%
28,5%
47,6%
Presenza di ERP
13,2%
30,3%
62,2%
Modelli di impresa e performance
Indicatore
Tradiziona
le
Aperta a
valle
Aperta a
monte
Rete
MOL/FATT 2002
(mediana)
7,4%
7,4%
6,8%
8,7%
VAR FATT 02-00
(mediana)
-0,03%
6,9%
2,1%
5,8%
VAR MOL/FATT 0200 (mediana)
-12,7%
-14,2%
-7,7%
-9,6%
VAR VA/FATT 02-00
(mediana)
-2,2%
-3,1%
-3,6%
-3,5%
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