Il ministero episcopale nell'apostolicità della Chiesa La dichiarazione di Lund della Federazione luterana mondiale Introduzione della rivista „Il Regno“ (www.ilregno.it) che ha tradotto il documento in italiano e che ringrazio per aver gentilmente concesso a www.bollutnet.org la pubblicazione digitale: Dopo un processo di consultazione di tutte le Chiese luterane durato otto anni, il Consiglio della Federazione luterana mondiale (FLM) riunitosi a Lund, in Svezia, il 26 marzo 2006 ha adottato all'unanimità una dichiarazione su ciò che i cristiani di questa confessione credono a proposito del ministero del vescovo: «Ministero episcopale nell'apostolicità della Chiesa. La dichiarazione di Lund della Federazione luterana mondiale, una comunione di Chiese». Si tratta di un tema centrale sia in generale all'interno del dialogo tra cattolici ed evangelici (cf. in questo numero a p. 6), sia più specificamente nell'ambito del processo che ha portato alla pubblicazione del documento di studio su L'apostolicità della Chiesa da parte della Commissione luterana-cattolica romana sull'unità (2007). Approvato all'unanimità, è considerato dalla FLM non un documento magisteriale, ma un contributo significativo a una questione importante, sia in riferimento alle relazioni ecumeniche sia all'interno della FLM, la quale come comunione di Chiese ospita al proprio interno una grande varietà di tradizioni in materia di ministero episcopale. I. Introduzione 1. Per quarant'anni, la Federazione luterana mondiale (FLM) ha partecipato ai dialoghi ecumenici internazionali. In questi dialoghi, i partecipanti luterani hanno cercato di testimoniare l'insegnamento del Vangelo così come viene conservato nella tradizione luterana e al tempo stesso di imparare dai rappresentanti di altre tradizioni nelle quali il Vangelo è stato insegnato in contesti e forme diversi. In vari dialoghi si è affrontato anche il tema del ministero episcopale, poiché le Chiese coinvolte hanno esplorato possibilità di promozione dell'unità visibile della Chiesa. Si è analizzato, in particolare, il ruolo del ministero episcopale in relazione all'apostolicità della Chiesa, raggiungendo importanti accordi, alcuni dei quali hanno dato luogo a forme di comunione vincolanti.1 2. Benché gli accordi ecumenici raggiunti siano stati trattati e recepiti in vari modi dalle Chiese membri della FLM, gli accurati processi dei vari dialoghi teologici rappresentano una risorsa anche per la vita comune della FLM in quanto comunione di Chiese. Le Chiese luterane possiedono una base confessionale comune e al tempo stesso una varietà di tradizioni in materia di ministero episcopale. Questa situazione ha stimolato un processo di chiarificazione per il bene della stessa Comunione luterana.2 Questa dichiarazione, frutto di un'accurata ricerca e deliberazione, vuole presentare gli elementi comuni esistenti nell'insegnamento e nelle prassi delle Chiese luterane in materia di episkope. 3. La dichiarazione viene sviluppata nel contesto del movimento ecumenico, al quale la FLM ha partecipato e continua a partecipare con impegno. Attinge ampiamente ai rapporti del dialogo bilaterale e multilaterale, al punto da usare in gran parte la loro terminologia. È il risultato di un processo di studio avviato dalla FLM nel 2000. Si sono organizzati cinque incontri regionali. Nel 2002 i membri luterani del dialogo internazionale hanno presentato il documento Il ministero episcopale nell'apostolicità della Chiesa, inviato nel 2003 a tutte le Chiese membri della FLM per lo studio e una loro risposta. Questa dichiarazione, redatta su richiesta del Consiglio della FLM tenuto a Betlemme nel 2005, si basa sul documento del 2002, ma tiene conto di tutte le indicazioni e 1 proposte ricevute dalle Chiese membri. È stata ampiamente discussa, emendata e poi accettata dal Consiglio a Lund (Svezia) nel marzo 2007, in un incontro che ha coinvolto anche la Consulta dei capi di Chiese della FLM e durante il quale è stato celebrato il 60° anniversario della FLM. Per maggiori dettagli sul processo che ha condotto a questa dichiarazione si veda l'annessa Appendice. 4. Osservazioni terminologiche. I termini episcopato ed episkope sono basati sul verbo greco episkopein, vegliare su, discernere ed esercitare la sorveglianza. Nelle Chiese luterane, l'episkope (sorveglianza) in senso lato viene esercitata da persone ordinate, sinodi e organi collegiali specificamente designati. Sinodi e organi collegiali comprendono generalmente membri sia ordinati sia non ordinati. Nel quadro di questa episkope, le Chiese luterane assegnano specifici compiti di sorveglianza a un ministero regionale svolto da vescovi e officiali simili con altri titoli (presidente di Chiesa, eforo, pastore sinodale ecc.), i quali esercitano personalmente, collegialmente e comunitariamente una forma sovracongregazionale di ministero ordinato per il discernimento e la guida spirituali. In questo testo si usano le espressioni «ministero episcopale» e «ministero dell'episkope» per indicare questo ministero ordinato della sorveglianza pastorale. Ma, come già indicato, il servizio dell'episkope in senso lato viene svolto anche in forme di sorveglianza collegiali, sinodali, comprendenti sia laici sia persone ordinate, in base ai direttori e ai regolamenti stabiliti. II. Fondamenti biblici e storici Il Nuovo Testamento3 5. Gli scritti canonici del Nuovo Testamento riflettono una fase della storia della Chiesa nella quale si sono sviluppati, sono coesistiti e hanno interagito fra loro vari modelli ecclesiali. Alcuni scritti del Nuovo Testamento prestano poca attenzione alle strutture e alla guida della Chiesa, e quelli che ne parlano presentano delle varianti. Oggi a livello ecumenico si riconosce che il Nuovo Testamento non presenta un unico modello di ministero, che possa servire come fotocopia per le successive strutture nella Chiesa. Nel Nuovo Testamento esistono piuttosto varie forme, che riflettono sviluppi avvenuti in luoghi e tempi diversi. 6. Comunque nel Nuovo Testamento esistono molte indicazioni riguardo alla formazione di uffici e titoli ecclesiali, pur non essendo ancora esattamente definiti o accettati da tutti. Nelle prime comunità cristiane non sono mai mancate persone con responsabilità di guida. La pluralità dei modelli ministeriali indicata dal Nuovo Testamento può legittimare una varietà di strutture nell'ufficio del ministero. In ogni epoca la Chiesa deve riflettere sulle strutture del ministero in continuo dialogo con la Scrittura. 7. Nel greco biblico, episkope viene usato in relazione alla visita di Dio (cf. Lc 19,44; 1Pt 2,12). Nei rari casi in cui il soggetto non è divino, ma umano, il termine può riferirsi anche a un compito ecclesiale. In At 1,16ss si afferma che l'elezione di un nuovo apostolo al posto di Giuda porta a compimento il Sal 109,8 (LXX): «Un altro prenda il suo ministero» (ten episkopen autou). In 1Tm 3,1, episkope rinvia a un particolare ufficio cui si può aspirare. Nel Nuovo Testamento, il termine episkopos ricorre cinque volte. 1Pt 2,25 presenta Cristo come pastore e vescovo delle nostre anime. Fil 1,1 ricorda vari episkopoi a Filippi: i destinatari della lettera sono sia episkopoi che diakonoi (ma non presbyteroi); At 20,28 e Tt 1,5-9 usano presbyteros ed episkopos come sinonimi. 8. Più di altri scritti del Nuovo Testamento, le lettere pastorali collegano la fedele trasmissione della dottrina con un conferimento ordinato degli uffici ecclesiali. Comunque il quadro è ben lungi dall'essere chiaro o completo. Oggi le lettere pongono vari problemi riguardo alle specifiche caratteristiche della struttura ecclesiale che sostengono e in parte riflettono. Ma attestano indubbiamente un processo di integrazione dell'attività carismatica nella Chiesa in un esercizio del ministero ordinato, rivestito di un manto profetico. 2 9. La Prima lettera a Timoteo e la Lettera a Tito, che sono scritte in nome di Paolo e dimostrano l'autorità dell'apostolo, presentano una nuova applicazione di quello che considerano l'insegnamento di Paolo alla generazione successiva. Si preoccupano della protezione dell'eredità apostolica (paolina) in una situazione in cui essa è ritenuta minacciata e attaccata da speculazioni distorte e comportamenti sovversivi. Dimostrano una crescente preoccupazione per le forme di trasmissione della fede e per la fedele condotta e dottrina dei detentori dell'ufficio, perché si considera un criterio di fedeltà la continuità con l'insegnamento degli apostoli (specialmente di Paolo). 10. Le lettere pastorali attestano l'esistenza di un rito di ordinazione mediante l'imposizione delle mani. In 2Tm 1,6, è Paolo a imporre le mani, mentre in 1Tm 4,14 è un consiglio di anziani a imporle. Secondo 1Tm 4,14 vi sono tre elementi: un dono (charisma), una profezia e l'imposizione delle mani. Il modo in cui questi elementi si collegano fra loro nel quadro di un unico rito non è chiaro. Ma indubbiamente l'imposizione delle mani costituisce l'introduzione in una posizione di guida caratterizzata dallo Spirito. Nelle lettere pastorali il concetto di carisma interviene solo in collegamento con l'ordinazione. Il dono dello Spirito che conferisce il potere è il carisma del ministero. La menzione del rito avviene in un contesto esortativo nel quale si ricordano a Timoteo i suoi doveri. Sembra quindi che l'autorità attuale ed effettiva dei ministri sia basata sulla verità della dottrina che si chiede loro di difendere e dipenda da essa. 11. Anche negli Atti degli apostoli si suppone un collegamento fra l'imposizione delle mani e il dono dello Spirito. Si tratta comunque di un atto associato al battesimo o seguito da esso, e quando i sette vengono scelti per il ministero del servizio e insediati in At 6 si richiede, fra l'altro, che siano già «pieni di Spirito». L'imposizione delle mani che segue alla loro scelta non conferisce un carisma specifico, ma è un atto che conferma la loro scelta e li autorizza ad assolvere il loro compito specifico. Comunque la funzione del rito dell'imposizione delle mani in At 6,6 e 13,3 somiglia già molto a quella che sembra avere nelle lettere pastorali: un segno, in un contesto di preghiera, di scelta e insediamento in un compito o ufficio specifico. La Chiesa primitiva 12. Nella storia della Chiesa primitiva, le tre principali figure o modelli dell'ufficio di un vescovo in epoca pre-nicena sono Ignazio, Ireneo e Cipriano. Per Ignazio di Antiochia (35 c.-107 c.) il vescovo è anzitutto colui che presiede l'eucaristia. Secondo Ignazio la Chiesa ha una natura essenzialmente eucaristica: esiste una relazione organica fra il corpo di Cristo inteso come comunità e il corpo di Cristo inteso come sacramento. Il tema dell'unità e della relazione interdipendente fra un vescovo, un corpo eucaristico e una Chiesa ricorre continuamente nei suoi scritti. Qui non bisognerebbe dimenticare che Ignazio scriveva in un tempo nel quale in una stessa città c'era normalmente un solo vescovo e una sola assemblea eucaristica. 13. Ireneo di Lione (160 c.-200 c.) echeggia l'insegnamento eucaristico di Ignazio, ma sottolinea maggiormente il ruolo del vescovo come maestro della fede. Il contesto è quello del conflitto con lo gnosticismo. Per Ireneo il vescovo è anzitutto colui che preserva la continuità dell'insegnamento apostolico nella successione a partire dagli apostoli. È grazie alla fedele proclamazione del Vangelo in ogni Chiesa locale da parte del vescovo che si preservano nella Chiesa l'unità e la continuità della tradizione apostolica. 14. Cipriano di Cartagine († 258) pone chiaramente l'accento sul ministero del vescovo come vincolo di unità fra le Chiese locali in seno alla Chiesa universale. Qui emerge in primo piano l'aspetto collegiale del ruolo del vescovo. I vescovi sono considerati appartenenti a una rete mondiale. Si incontrano in concili e raggiungono una posizione comune sotto la guida dello Spirito e così sono responsabili insieme del mantenimento della dottrina e dell'unità delle Chiese. 15. Queste tre prospettive della Chiesa primitiva, secondo cui i vescovi rappresentano a) vincoli di unità fra le Chiese locali mediante la conservazione della comunione eucaristica, b) continuità 3 nell'insegnamento degli apostoli, c) supervisione collegiale delle Chiese, continuano a essere considerate importanti durante tutto il Medioevo, in situazioni storiche molto complesse, e anche dagli stessi riformatori. 16. A partire dall'inizio del IV secolo, l'episkopos comincia a sorvegliare non solo una congregazione eucaristica, ma un gruppo di congregazioni guidate da presbiteri (anche se spesso il territorio della sorveglianza è piuttosto ridotto rispetto agli standard attuali). Allora l'espressione «Chiesa locale» non indica più la singola congregazione eucaristica, bensì la comunità più ampia delle congregazioni guidate da un episkopos. 17. La storia della Chiesa primitiva dimostra la necessità della continuità personale nell'esercizio della responsabilità in materia di proclamazione, sacramenti e disciplina della Chiesa. Così i vescovi servono l'unità della Chiesa. Al tempo stesso, il loro ministero non offre, allora come ora, una garanzia per la continuità della Chiesa nell'unità e nella verità. La Riforma 18. Durante la Riforma, i cristiani evangelici professano nella Confessione di Augusta che, per risvegliare e sostenere la fede, Dio ha istituito l'ufficio del ministero mediante il quale è proclamata la parola di Dio e sono celebrati i sacramenti (CA V). Nessuno deve esercitare questo ministero senza una regolare chiamata da parte della Chiesa (CA XIV e XXVIII). L'autorità di esercitare il ministero dipende, in definitiva, da Dio, che ha istituito l'ufficio per permettere a tutta la Chiesa di ricevere la parola di Cristo. 19. Martin Lutero afferma che tutti i credenti cristiani condividono un comune sacerdozio spirituale in Cristo, sommo sacerdote. In base a 1Pt e Ap 1, tutti i cristiani sono sacerdoti (hieroi) per sola fede mediante la rinascita spirituale data dal battesimo e vissuta nella testimonianza, nell'intercessione e nel servizio. La grazia e la salvezza di Dio rendono tutti i cristiani uguali davanti a Dio e vietano la loro separazione in stati o classi distinti. A causa della sua origine e della sua autorità nella parola di Dio, l'ufficio del ministero pubblico serve tutto il popolo di Dio. 20. Mediante l'ordinazione, il pastore è chiamato a predicare, battezzare e amministrare l'eucaristia in conformità con il mandato e la promessa di Cristo in materia. Nella parte centrale della liturgia dell'ordinazione si chiede il dono dello Spirito Santo, esprimendo la dipendenza del pastore dalla continua assistenza di Dio in tutti i compiti ministeriali. Richiamandosi al comandamento di Dio e confidando nella sua promessa, il pastore parla e agisce in nome di Cristo. I doni divini sono validi indipendentemente dall'indegnità del ministro (cf. CA VIII). Nell'Apologia della Confessione di Augusta si afferma: «Quando [i ministri] porgono la parola di Cristo, quando porgono i sacramenti, essi li porgono al posto di Cristo. Questo ci insegna quella frase di Cristo, perché non siamo scandalizzati dall'indegnità dei ministri».4 21. In base alla prassi della Riforma, l'ordinazione ha luogo mediante la preghiera e l'imposizione delle mani come elementi costitutivi. Dio Spirito Santo ordina e pone tutta la persona al servizio del ministero della parola e del sacramento. Confidando nell'esaudimento di queste preghiere, il mandato viene affidato normalmente con le parole di 1Pt 5,1b-4. La teologia del ministero della Riforma è ben sintetizzata dalla formula di ordinazione di Wittenberg: «Il ministero della Chiesa è molto importante e necessario per tutte le Chiese ed è dato e preservato unicamente da Dio».5 22. Secondo i riformatori, il ministero della proclamazione del Vangelo in parola e sacramento è un unico ufficio. Lutero collega l'unico ufficio essenzialmente con la congregazione locale che si riunisce in uno stesso luogo per il culto divino. Perciò la posizione di Lutero è molto vicina a quella dei padri della Chiesa, per i quali la comunità eucaristica è il primo e principale punto focale di riflessione sulla Chiesa. Secondo i padri della Chiesa e i riformatori luterani, nel culto della congregazione è presente la Chiesa universale. Offerti sempre localmente, parola e sacramenti sono 4 anche segni della Chiesa universale: «Allo stesso modo insegnano che la Chiesa una e santa sussisterà in perpetuo. Invero la Chiesa è l'assemblea dei santi nella quale si insegna il Vangelo nella sua purezza e si amministrano correttamente i sacramenti» (CA VII; Confessioni di fede, 34). 23. I riformatori riconoscono l'importanza di un ministero episcopale, con il compito di ordinare e sorvegliare, e si sforzano di conservare l'ordinamento episcopale tradizionale, a patto che i detentori dell'ufficio permettano la predicazione del Vangelo (CA XXVIII; Apol. 14).6 Ma in genere, nel XVI secolo, i vescovi diocesani del Sacro romano impero non sono disposti a ordinare i seguaci della Riforma. I riformatori ritengono che in questi casi i pastori presiedano legittimamente le ordinazioni. Alcuni riformatori ritengono che, in situazioni di emergenza, quando per anni mancano vescovi o pastori, le stesse congregazioni possano ordinare pastori mediante la preghiera e l'imposizione delle mani. 24. Nella Riforma luterana anche altri fattori storici giocano un ruolo in materia di ministero episcopale. I vescovi del Sacro romano impero sono anche principi secolari e come tali occupano posizioni preminenti nelle istituzioni pubbliche e politiche. Spesso usano in modi discutibili sia il loro potere secolare in materie ecclesiali, sia il loro potere ecclesiale in materie secolari, trascurando facilmente il dovere di un'adeguata guida spirituale. I riformatori criticano duramente questa situazione e sottolineano che il primo dovere dei vescovi è quello di vegliare affinché il popolo conosca il Vangelo e l'amore di Cristo (CA XXVIII). 25. La ricerca storica ha dimostrato che la concezione della «successione apostolica» come successione di consacrazioni episcopali essenziale per il ministero episcopale è estranea al Medioevo e interviene nelle discussioni della Riforma solo a partire dagli anni quaranta del 1500. Comunque, Lutero parla apertamente della necessità della successione dei ministri nella Chiesa: «Ora se gli apostoli, evangelisti e profeti non sono più in vita, altri devono averli sostituiti e li sostituiranno sino alla fine del mondo, perché la Chiesa deve continuare sino alla fine del mondo, per cui apostoli, evangelisti e profeti devono rimanere, comunque vengano chiamati, per promuovere la parola e l'opera di Dio».7 26. Il Vangelo predicato nelle congregazioni è una voce viva (viva vox evangelii). Ma non si può ritenere scontata la corretta predicazione del Vangelo ovunque, perché è sempre possibile, e reale, un insegnamento errato. Perciò si introducono molto presto visite di supervisione nelle aree aderenti alla Riforma. I riformatori riconoscono chiaramente e affermano la necessità del ministero dell'episkope (sovrintendenti). La Confessione di Augusta chiede obbedienza ai vescovi per diritto divino, de iure divino (CA XXVIII),8 ma comanda anche alle congregazioni di rifiutare l'obbedienza ai vescovi che non insegnano secondo il Vangelo. Questo presuppone la capacità delle congregazioni, che vivono nella parola di Dio, di individuare la voce del buon Pastore (Gv 10,27) e distinguere fra vero e falso insegnamento.9 III. Missione e apostolicità della Chiesa 27. Partecipando a Cristo e ricevendo le benedizioni della sua giustizia, la Chiesa partecipa anche alla missione di Cristo, inviato dal Padre nello Spirito Santo. Cristo invia i suoi discepoli così come è inviato (Gv 20,21): «Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). La Chiesa è chiamata a predicare la riconciliazione con Dio e a praticare l'amore risanante di Dio in un mondo ferito dalla persecuzione, dall'oppressione e dall'ingiustizia, manifestando così il mistero dell'amore di Dio, della sua presenza e del suo regno. Il ministero dell'episkope, con il suo specifico dovere di cura dell'unità e della crescita della Chiesa, dovrebbe essere collocato nel contesto della missione della Chiesa come popolo di Dio. 28. Gesù invia Maria Maddalena ad «annunciare» di aver visto il Signore risorto (Mt 28,10; Lc 5 24,10; Gv 20,17b).10 In seguito all'annuncio della buona novella da parte di Maria Maddalena e delle altre donne e all'apparizione di Gesù ai discepoli, questi ultimi vengono inviati a «fare discepoli in tutte le nazioni». Cristo risorto promette di essere con loro in questa missione «fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). La missione alla quale sono chiamati gli apostoli resta la missione di tutta la Chiesa nel corso della storia. Poiché modella la Chiesa, questa missione è detta giustamente apostolica. 29. Il significato primario di tradizione apostolica è la trasmissione (traditio) di questa missione, nella quale lo Spirito Santo rende Cristo presente come parola di Dio. Tradizione apostolica nella Chiesa significa continuità nelle caratteristiche permanenti della Chiesa degli apostoli: testimonianza della fede apostolica, proclamazione del Vangelo e fedele interpretazione delle Scritture, celebrazione del battesimo e dell'eucaristia, esercizio e trasmissione delle responsabilità ministeriali, comunione nella preghiera, nell'amore, nella gioia e nella sofferenza, servizio ai malati e ai bisognosi, unità fra le Chiese locali e condivisione dei doni del Signore dati a ciascuno. La continuità in questa tradizione è successione apostolica. 30. Nel battesimo, ogni cristiano è chiamato e abilitato a partecipare a questa missione. Dio Spirito Santo effonde i suoi doni su tutta la Chiesa (Ef 4,11-13; 1Cor 12,4-11) e suscita uomini e donne per contribuire all'edificazione della comunità. Così tutta la Chiesa, e ogni membro, partecipa alla comunicazione del Vangelo mediante la parola e la vita e partecipa quindi alla successione apostolica della Chiesa. 31. Per i luterani, l'insegnamento apostolico è espresso fondamentalmente nelle Scritture come «norma normante» (norma normans). Esso si dispiega continuamente nelle tradizioni del culto liturgico, nell'arte e nell'architettura, nella musica e nella letteratura spirituale. Lo Spirito Santo può usare una molteplicità di mezzi per chiamare e conservare la Chiesa nella tradizione apostolica, che costituisce la sua identità. In questo senso la Chiesa nel suo complesso è una comunità di tradizione viva, che prende forma e si esprime in molti modi diversi. Come dono di Dio in Cristo mediante lo Spirito Santo, l'apostolicità è una realtà sfaccettata espressa nell'insegnamento, nella missione e nel ministero della Chiesa. La chiamata della Chiesa alla fedeltà da parte di Dio è basata sulla fedeltà di Dio che cerca di preservarla nella verità e nell'amore divini, nonostante la sua lacerazione, ambiguità e infedeltà. 32. In quanto Chiese di Gesù Cristo, le Chiese luterane affermano di possedere quest'identità apostolica. I riformatori hanno visto minacciato il carattere apostolico della teologia e della pratica pastorale della Chiesa occidentale. La Riforma mirava al rinnovamento della Chiesa cattolica nella sua autentica continuità con la missione evangelica degli apostoli. 33. A volte la successione della Chiesa a partire dagli apostoli è stata identificata unicamente con determinate forme isolate di continuità. A volte la «successione apostolica» è stata ridotta a specifiche forme di continuità nel ministero episcopale, intesa come una catena ininterrotta di imposizione delle mani. Al tempo della Riforma, le Chiese luterane hanno accentuato forme diverse di continuità, come la continuità del popolo di Dio nella fede del Vangelo, la continuità del ministero ordinato e la continuità di luogo. Tutte le Chiese luterane ritengono di aver conservato l'unico ministero apostolico istituito da Dio. 34. Recenti discussioni ecumeniche hanno oltrepassato le visioni limitate della successione apostolica verso una comprensione più ricca e più piena del carattere apostolico di tutta la Chiesa, che continua nello Spirito a svolgere la missione apostolica. Questa concezione più profonda ha arricchito la teologia e la pratica delle varie Chiese e aperto nuove possibilità ecumeniche, perché le Chiese riescono più facilmente a riconoscersi reciprocamente il carattere apostolico. Per questo arricchimento i luterani possono solo essere grati e cercare di essere più fedeli alla pienezza della tradizione apostolica. 6 IV. Ministero ordinato al servizio della missione apostolica della Chiesa Apostolicità della Chiesa e ministero ordinato 35. Nella continuità apostolica di tutta la Chiesa c'è una continuità o successione nel ministero ordinato. Questa successione serve la continuità della Chiesa nella sua vita in Cristo e nella sua fedeltà al Vangelo trasmesso dagli apostoli. Il ministero ordinato, l'ufficio di parola e sacramento, ha una particolare responsabilità riguardo alla testimonianza della tradizione apostolica e alla sua rinnovata proclamazione con autorità in ogni generazione. 36. Attraverso il battesimo le persone sono inserite nel sacerdozio di Cristo e quindi nella missione di tutta la Chiesa. Tutti i battezzati sono chiamati a partecipare alla responsabilità di culto (leiturghia), testimonianza (martyria) e servizio (diakonia). Ma di per sé il battesimo non conferisce un ufficio di ministero ordinato nella Chiesa. «Ciò che è proprietà comune di tutti, nessun individuo può attribuirselo, se non è chiamato».11 I servitori ordinati della Chiesa assolvono un compito specifico in seno alla missione e al ministero di tutto il popolo di Dio. 37. Il ministero ordinato pubblico di parola e sacramento fa parte dei doni di Dio alla Chiesa ed è essenziale per permettere alla Chiesa di assolvere la sua missione. L'ordinazione conferisce il mandato e l'autorizzazione a proclamare la parola di Dio pubblicamente e ad amministrare i santi sacramenti. Questo ministero speciale, conferito dall'ordinazione, è, in quanto servizio di parola e sacramento, necessario alla Chiesa per essere ciò che Dio la chiama a essere. Essendo dono di Dio, questo ministero non è possesso personale di alcun singolo ministro. Le Chiese luterane, insieme con altre Chiese, ordinano i ministri a vita. Ma l'effettivo esercizio del ministero ordinato è soggetto alla disciplina, alle norme e alle regole della Chiesa. 38. Il ministero ordinato è una componente permanente della Chiesa. Per la responsabilità della Chiesa nel mondo, esso deve essere sempre chiaramente individuabile e il suo servizio deve essere esercitato in base alle esigenze missionarie del tempo e delle situazioni. Come complemento al servizio del ministero ordinato, le Chiese a volte benedicono e incaricano cristiani laici ad assolvere compiti specifici che possono appartenere anche all'ufficio ministeriale. Il servizio reso in queste posizioni rappresenta aspetti particolari del ministero di tutta la Chiesa. 39. L'ordinazione dei diaconi è una questione aperta nella comunione luterana a livello mondiale.12 Varia anche la comprensione del modo in cui si collegano fra loro i ministeri di diaconi, pastori e ministri dell'episkope in relazione all'unico ministero ordinato della Chiesa. Alcune Chiese luterane si sono spinte molto avanti, riconoscendo un triplice ministero, mentre altre non ritengono questo modello adatto a loro. In genere, la tradizione luterana non considera il ministero diaconale come una semplice tappa sulla strada che conduce all'ordinazione pastorale, ma come un servizio distinto e spesso a vita. Può essere un ministero laicale o, come nel caso di alcune Chiese luterane, essere parte integrante del ministero ordinato. Ministero ordinato di donne e uomini 40. Purtroppo nella storia della Chiesa il ruolo delle donne è stato in gran parte eclissato; ad esempio quello di Giunia, che Paolo chiama apostolo (Rm 16). In alcuni casi si sono dimenticati persino i loro nomi, come quello della donna al pozzo (Gv 4) e quelli delle sorelle che profetavano a Filippi (At 21). Per secoli le Chiese luterane, come altre Chiese, hanno riservato l'ordinazione agli uomini. Oggi la grande maggioranza dei luterani appartiene a Chiese che ordinano sia uomini sia donne. Questa pratica riflette una nuova comprensione della testimonianza biblica. L'ordinazione delle donne esprime la convinzione che la missione della Chiesa richieda i doni sia degli uomini che delle donne nel ministero pubblico di parola e sacramenti, e che limitare il ministero ordinato agli 7 uomini eclissi la natura della Chiesa come segno della nostra riconciliazione e unità in Cristo mediante il battesimo al di là delle divisioni di razza, stato sociale e sesso (cf. Gal 3,27-28). 41. La FLM sostiene l'ordinazione delle donne. L'VIII Assemblea della Federazione ha affermato: «Ringraziamo Dio per il suo dono grande e arricchente alla Chiesa, scoperto da molte delle nostre Chiese membri, dell'ordinazione delle donne all'ufficio pastorale, e preghiamo che tutti i membri della FLM, come pure altri nella famiglia ecumenica, riconoscano e accolgano il dono divino delle donne nel ministero ordinato e in altre posizioni direttive nella Chiesa di Cristo». 42. Oggi in molte Chiese membri della FLM e nella maggioranza delle Chiese luterane più grandi le donne non vengono solo ordinate al pastorato, ma anche elette al ministero episcopale. Questo è in linea con la sottolineatura luterana dell'unico ufficio del ministero ordinato. Episkope esercitata nel ministero episcopale 43. La comunione delle Chiese locali richiede la supervisione per la fedeltà della Chiesa. Si tratta di un ministero regionale che sorveglia varie parrocchie o congregazioni, al servizio della cura della vita di tutta una Chiesa. Il suo fedele esercizio alla luce del Vangelo è di fondamentale importanza per la vita della Chiesa. Le Chiese luterane hanno generalmente un ministero di episkope regionale in seno all'unico ufficio di parola e sacramento, anche se questo ministero è configurato in modi diversi ed esercitato da persone con titoli diversi. 44. L'esistenza e l'esercizio di un ministero speciale di sorveglianza è in linea con il carattere confessionale delle Chiese luterane. La Confessione di Augusta afferma l'ufficio dei vescovi nella Chiesa (cf. CA XXVIII). L'idea di fondo è che, nonostante gli abusi del potere mondano da parte dei vescovi nel tardo Medioevo, che i riformatori hanno cercato di cambiare radicalmente, la proclamazione del Vangelo sia favorita, e non impedita, da un ufficio di supervisione nella Chiesa debitamente esercitato. 45. I luterani considerano il ministero episcopale una forma distinta dell'unico ufficio pastorale, il ministerium ecclesiasticum, e non un ufficio separato. Anche i vescovi (e i ministri dell'episkope con altri titoli) sono ministri pastorali di parola e sacramento. È in questa prospettiva che CA XXVIII afferma: «Il potere delle chiavi, o potere dei vescovi, secondo il Vangelo, è il potere o l'ordine ricevuto da Dio di predicare il Vangelo, di rimettere o ritenere i peccati, e di amministrare i sacramenti. Infatti, Cristo invia in missione gli apostoli con questo ordine: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo" (Gv 20,21-23)». Il ministero episcopale è un ministero pastorale che va esercitato a livello regionale, sovracongregazionale. 46. Tuttavia, avendo la responsabilità di aree geografiche della Chiesa più estese rispetto a quelle dei pastori di singole parrocchie o congregazioni, il ministero episcopale possiede certi propria (compiti specifici) che non sono condivisi dai pastori a livello locale. I ministri episcopali assicurano la guida della Chiesa nella sua missione e sono una voce responsabile della Chiesa nella sfera pubblica.13 Sono chiamati a fornire una guida per la vita comune delle congregazioni della regione affidata alle loro cure, specialmente mediante visite, e a sostenere la loro vita comunitaria. Hanno l'autorità e la responsabilità di ordinare. Supervisionano l'insegnamento e le pratiche spirituali nella Chiesa, soprattutto a livello di ministri ordinati. In tutti questi propria, la loro responsabilità particolare è quella di curare la fedeltà apostolica e l'unità della Chiesa nel suo complesso. 47. In quanto servizio del ministero ordinato, affidato ed esercitato al livello regionale della Chiesa, il ministero episcopale è esercitato personalmente, collegialmente e comunitariamente. Come ministero di parola e sacramento, il ministero dell'episkope non è mai una questione meramente amministrativa o istituzionale, ma viene sempre svolto personalmente, in base a un'autorizzazione, impegno e responsabilità personali. Si trova contemporaneamente dentro e sopra la comunità, nel 8 servizio alla comunità nella fede apostolica. 48. Il carattere personale del ministero ordinato non può essere separato dal suo aspetto collegiale. Il ministero episcopale deve essere esercitato collegialmente, insieme con i ministri ordinati delle congregazioni, e insieme con altri ministri della sorveglianza nella Chiesa. I ministri episcopali sono chiamati anche a mantenere salde e regolari relazioni collegiali con i colleghi nell'episkope di altre Chiese, specialmente nella stessa regione, e così contribuire alla promozione dell'unità della Chiesa di Cristo. 49. Il ministero episcopale viene esercitato anche comunitariamente, in una relazione integrale con le diverse comunità della Chiesa e i loro organi di governo a tutti i livelli, promuovendo la partecipazione comune nel discernimento del Vangelo e la comune dedizione alla vita della Chiesa in obbedienza alla volontà di Dio. I ministri episcopali sono chiamati a esercitare il loro specifico ruolo di supervisione pastorale, interagendo e collaborando con la più ampia comunità cristiana, che così dispiega un'influenza costruttiva sul modo in cui viene esercitato lo stesso ministero episcopale. Ministero episcopale e strutture sinodali nel governo della Chiesa 50. I vescovi sono chiamati a esercitare uno specifico ruolo di sorveglianza nella Chiesa, ma anche la comunità è chiamata a partecipare alla sorveglianza e a giudicare il modo in cui viene esercitato il ministero episcopale. Lo sviluppo di vari comitati, sinodi e istituzioni che condividono compiti di governo con il vescovo è in linea con le concezioni luterane della Chiesa. Oggi nelle Chiese luterane il governo della Chiesa viene esercitato in modo globale mediante strutture sinodali e collegiali, che comprendono la partecipazione sia di laici sia di ministri ordinati, e nelle quali il ministero episcopale ha un ruolo chiaramente definito. 51. Nella Chiesa non c'è una distinzione assoluta fra chi dirige e chi è diretto, fra chi insegna e chi ascolta, fra chi decide e chi è oggetto della decisione. Tutti i membri della Chiesa, laici e ordinati, nell'esercizio dei loro vari ministeri, sono sotto la parola di Dio; tutti sono peccatori fallibili, ma tutti sono battezzati e unti dallo Spirito. La mutua responsabilità accomuna i ministri ordinati e gli altri credenti battezzati. Il ministero episcopale è esercitato nella comunione dei carismi e nella totale interazione dei ministeri nella Chiesa. 52. In base alla concezione luterana, la Chiesa esercita la responsabilità per la sua dottrina e le sue pratiche mediante una deliberazione aperta e critica, e processi ecclesiali trasparenti. Questi processi, che possono essere spesso conflittuali, coinvolgono le persone e gli organi della Chiesa con diverse responsabilità, miranti al raggiungimento del consenso e dell'azione consensuale. Insieme con gli insegnanti di teologia, i pastori delle congregazioni, le persone chiamate a un ministero di educazione e i laici impegnati, i ministri episcopali sono chiamati specialmente a valutare la dottrina nella vita della Chiesa e a rifiutare insegnamenti contrari al Vangelo. Gli organi di governo nella Chiesa (consigli parrocchiali e sinodi di Chiesa) hanno anche la responsabilità di prendere decisioni formali per assicurare che la vita istituzionale, pratica della Chiesa sia conforme al messaggio del Vangelo e alle testimonianze rese allo stesso. V. Ministero episcopale e unità della Chiesa Unità come attributo essenziale della Chiesa 53. L'unità dei fedeli consiste nella loro partecipazione per fede alla comunione di amore fra il Padre e il Figlio nell'unità dello Spirito. È un dono che è concesso ai battezzati in Cristo e deve essere quindi accolto nella fede. Secondo la tradizione luterana, al centro della fede c'è la convinzione che Cristo è realmente presente nella comunità cristiana mediante la parola e il 9 sacramento. Poiché Cristo non può essere diviso, l'unità con Dio in Cristo, resa possibile mediante i mezzi della grazia, è la molla fondamentale per l'unità cristiana. Quest'unità dei fedeli con Dio è un'unità intima, consistente nella loro partecipazione alla comunione d'amore esistente fra il Padre e il Figlio (Gv 17,20-23), condivisa nello Spirito Santo. L'unità cristiana non dovrebbe essere considerata solo come un obiettivo da perseguire con le forze umane. È anzitutto un dono divino da ricevere gioiosamente con fede e impegno. 54. Per i luterani, la Chiesa è una nella comune proclamazione del Vangelo e nella celebrazione dei sacramenti (CA VII). Ogni congregazione riunita nella celebrazione della parola e del sacramento è Chiesa nel suo significato teologico e sacramentale. Tutte queste congregazioni sono indissolubilmente collegate fra loro, trascendendo i confini umani di nazionalità, razza, sesso e cultura, per quanto fortemente queste realtà possano contraddire tale legame nella loro vita quotidiana. La comunione che cerchiamo a livello ecumenico è resa visibile in forme di proclamazione condivise, che comprendono la partecipazione all'unico battesimo e all'unica eucaristia, ed è sostenuta da un ministero mutualmente riconciliato. Questa comunione nei mezzi della grazia testimonia la guarigione e il potere unificante del Dio unitrino nelle divisioni dell'umanità e rappresenta la comunione globale della Chiesa universale. 55. Tutti i ministri ordinati sono incaricati di servire l'unità e la cattolicità della Chiesa. I pastori delle parrocchie esercitano questo ministero di unità in seno alle congregazioni locali e fra esse. I ministri episcopali sono chiamati specialmente a servire l'unità della Chiesa e la sua tradizione vivente in forme chiaramente riconoscibili e responsabili. Il loro ministero deve promuovere e manifestare l'unità spirituale delle congregazioni cultuali fra loro e con la Chiesa universale. A tale scopo, i ministri episcopali presiedono le ordinazioni di coloro che sono chiamati a esercitare un ufficio ministeriale. Normalmente all'atto dell'ordinazione assistono altri ordinati e laici. Teologicamente parlando, si viene ordinati nel ministero pubblico dell'unica Chiesa e non solo nel ministero ordinato di una determinata Chiesa nazionale o denominazione. Il ministro che presiede l'ordinazione agisce per conto di tutto il popolo di Dio, servendo e rappresentando così l'unità del ministero ordinato della Chiesa. Ministero episcopale, successione ed elemento costitutivo della Chiesa 56. La continuità del ministero episcopale è importante per la missione apostolica della Chiesa. Scopo e significato primario della «successione episcopale» è quello di servire la continuità della missione apostolica della Chiesa. Questa successione è attestata nella trasmissione della fedele sorveglianza della missione apostolica, che esprime la fiducia della Chiesa di essere conservata da Dio nella fedeltà. L'imposizione delle mani è una preghiera per l'esercizio dell'ufficio che viene conferito e la Chiesa confida che Dio abbia esaudito questa preghiera nel corso dei secoli e continuerà a farlo. La continuità nel ministero episcopale testimonia la fedeltà della Chiesa alla sua missione apostolica, ma non la garantisce. Anche quando il ministero episcopale si dimostra infedele, come può fare e ha fatto, la fedeltà di Dio mantiene la Chiesa nella verità. 57. La continuità con Cristo e gli apostoli nella missione della Chiesa nel tempo e nello spazio (diacronicamente e sincronicamente) è la preoccupazione fondamentale di quella che viene generalmente chiamata «successione apostolica» della Chiesa. Perciò quest'espressione indica comunemente la continuità del ministero ordinato attraverso la successiva partecipazione nelle installazioni (consacrazioni) dei ministri dell'episkope da parte di altri ministri dell'episkope. Non si può dimostrare storicamente la continuità come una catena ininterrotta risalente fino a Cristo e agli apostoli. La realtà della successione apostolica nella Chiesa di Cristo non è limitata a una successione nel ministero episcopale. Ciononostante, la partecipazione alle installazioni (consacrazioni) dei ministri episcopali da parte di altri ministri episcopali della stessa regione e di altre regioni del mondo è un modo attraverso il quale le Chiese esprimono il loro impegno nella fede per l'unità, la cattolicità e l'apostolicità della Chiesa di Cristo nella storia. 10 58. La mancanza di questa successione apostolica non significa necessariamente che vi è stata una perdita di continuità nella fede apostolica. La possibilità di riconoscere l'apostolicità delle Chiese, anche nel caso in cui non abbiano preservato il segno della successione episcopale, è molto importante a livello ecumenico, perché il mutuo riconoscimento dei ministeri che esercitano l'episkope a livello sovracongregazionale è vitale per l'avvicinamento fra le Chiese. Al tempo stesso, una Chiesa che non ha preservato il segno della successione storica è libera di avviare una relazione di reciproca partecipazione alle installazioni (consacrazioni) episcopali con una Chiesa che l'ha conservata e quindi di adottarla per se stessa, senza per questo negare la sua passata continuità apostolica. La disponibilità delle Chiese luterane a riconoscere il valore del segno dell'apostolicità nella successione storica dei ministri episcopali e ad adottare questo segno, senza richiederne la necessità, è un contributo al movimento ecumenico. 59. L'installazione (consacrazione) dei ministri episcopali nella tradizione luterana comprende l'imposizione delle mani con la preghiera per il dono dello Spirito Santo. Normalmente partecipano all'atto perlomeno altri tre ministri episcopali di Chiese non luterane come segno di unità e apostolicità condivisa della Chiesa universale. Nell'installazione (consacrazione) dei ministri episcopali il segno della successione apostolica è espresso dalla partecipazione dei ministri episcopali (luterani o meno) che hanno personalmente ricevuto questo segno. VI. Guardare al futuro 60. A livello ecumenico, la riconciliazione dei ministeri di parola e sacramento è una preoccupazione centrale delle Chiese sparse nel mondo che stanno incrementando la mutua comprensione teologica e la vita e il servizio condivisi. Il mutuo riconoscimento dei ministeri dell'episkope, con i loro diversi titoli, riveste una particolare importanza nella ricerca dell'unità visibile della Chiesa in cammino verso la pienezza, che resta il dono di Dio e il desiderio del popolo di Dio (Ef 1,17-23). 61. Mentre le Chiese luterane continuano a sviluppare la loro teologia del ministero in risposta alle molte sfide poste nei loro rispettivi contesti, devono curare in modo particolare la comunicazione, fra di loro e a livello ecumenico, sulle questioni riguardanti il ministero ordinato e il suo ruolo nella Chiesa. La comprensione e la configurazione del ministero episcopale è un tema importante al riguardo. Fra i temi meritevoli di una comune considerazione vi sono i riti liturgici per l'installazione (consacrazione) dei ministri episcopali e il modo in cui specificano e trasmettono questo ministero, ad esempio in relazione al ministerium ecclesiasticum. Le Chiese luterane devono quindi sviluppare una più ampia concezione comune riguardo al modo in cui il ministero episcopale rinvia alle dimensioni diaconali della tradizione apostolica e anche al modo in cui le dimensioni personale, collegiale e comunitaria dell'episkope si realizzano in pratica. La coscienza ecumenica dovrebbe essere sempre presente quando le Chiese riflettono su questi temi. 62. In diverse Chiese sono state sollevate varie questioni relative all'esercizio del ministero episcopale. Nella visita alle congregazioni, i ministri episcopali esercitano il loro ruolo come maestri della fede della Chiesa e guide per la vita generale delle congregazioni. Nel compimento delle loro funzioni episcopali i ministri episcopali sono chiamati a restare a disposizione del clero come pastores pastorum (pastori di pastori). Stabilendo le priorità in queste aree, i ministri episcopali offriranno forme di guida che saranno veramente condivise, facilitando stili di ministero collaborativi. L'interazione fra sorveglianza spirituale della Chiesa e compiti mondani di governo e di amministrazione restano una sfida per tutte le Chiese. La traduzione luterana dei due «regimi» di Dio è una risorsa per la riflessione teologica su questo problema. Un altro tema importante è sapere se le responsabilità amministrative relative ai sistemi della Chiesa non siano diventate talmente assorbenti da lasciare ben poco tempo per il discernimento teologico in materia di predicazione e testimonianza. 63. A livello ecumenico si attira l'attenzione anche sulla vita e sulla fede personale di coloro che 11 sono chiamati all'esercizio del ministero episcopale. I ministri episcopali sono chiamati a dimostrare umiltà e semplicità di vita. Il profilo del loro ministero non è un profilo di dominio, ma di servizio, soprattutto nei riguardi di coloro che sono ai margini della società. Dai ministri episcopali ci si aspetta un saldo radicamento nella vita liturgica della Chiesa e una regolare presidenza dei servizi di parola e sacramenti, nonché un valido sostegno dei processi di rinnovamento della vita cultuale della Chiesa. I ministri episcopali devono riservare il tempo e lo spazio necessari per la preghiera, lo studio e lo svago, dando così un esempio di cui hanno molto bisogno tutti i ministri ordinati e i laici. VII. Conclusione 64. La Riforma si è preoccupata fondamentalmente dell'apostolicità della Chiesa nella fedeltà al Vangelo della grazia di Dio in Gesù Cristo, sostenuta dalla proclamazione della parola e dei sacramenti, ricevuti nella fede. Riguardo al ministero dell'episkope, le Chiese della Comunione luterana sparse nel mondo conservano e sviluppano forme e pratiche al servizio della loro missione divina. Questa dichiarazione offre prospettive e stimoli per approfondire la comprensione del ministero episcopale e il suo ruolo di servizio per tutta la Chiesa. Ma, come in ogni altra materia, la nostra fiducia finale non viene riposta nella forza delle nostre convinzioni, nella chiarezza delle nostre analisi o nella sapienza del nostro parere, ma nel Signore che tutti i ministeri sono chiamati a servire, in Gesù Cristo, il quale, con il Padre e lo Spirito Santo, è degno di eterna lode. Appendice Tappe nello sviluppo di questa dichiarazione Questa dichiarazione ha attraversato le seguenti tappe. 1999. Nel 1999 il Consiglio della FLM ha approvato un programma di studio per l'Ufficio degli affari ecumenici, da effettuare in collaborazione con l'Istituto per la ricerca ecumenica di Strasburgo e il Dipartimento di teologia e studi, su «Identità luterana nelle relazioni ecumeniche». Questo programma di studio era dettato dalla necessità della FLM di chiarire il proprio profilo in quanto comunione in certe aree, per cui il primo tema da considerare doveva essere «L'identità luterana in materia di episcopato storico». 2000. Nell'agosto del 2000 si è tenuta una consultazione a Ginevra su «Il profilo ecumenico delle Chiese luterane in relazione alle Chiese di tradizione episcopale e di tradizione non episcopale». I documenti presentati sono stati raccolti in un sommario. 2001-2002. Nel 2001 e 2002, si sono organizzati sul tema del ministero episcopale incontri regionali con rappresentanti di Chiese membri della FLM in: 1) Columbia, South Carolina (Stati Uniti); 2) Oslo (Norvegia); 3) Sao Leopoldo (Brasile); 4) Budapest (Ungheria). In questi incontri è stato distribuito e discusso il documento di studio della FLM «Ministero - Donne - Vescovi» (1993), contenente corpose sezioni sul ministero episcopale. L'Ufficio per gli affari ecumenici ha partecipato anche a una conferenza di pastori sul ministero episcopale a Meiganga (Camerun), organizzata dalla Chiesa evangelica luterana in Camerun. Purtroppo non è stato possibile organizzare una consultazione regionale asiatica. Agli incontri del Consiglio del 2001 e 2002 il progetto è stato discusso nel Comitato permanente per gli affari ecumenici. 2002. Nel novembre 2002 è stata organizzata a Malta una consultazione dei membri luterani delle diverse commissioni internazionali di dialogo di cui fa parte la FLM. Prima dell'incontro è stata redatta una corposa bozza di dichiarazione sulla concezione luterana del ministero episcopale basata sui documenti ecumenici e sui più importanti studi della FLM. Sono state presentate molte relazioni che sviluppavano aspetti particolari relativi al tema generale. La bozza è stata attentamente riveduta e ci si è accordati su una dichiarazione intitolata «Il ministero episcopale nell'apostolicità della Chiesa. Una dichiarazione luterana 2002», detta in breve Dichiarazione di Malta. 2003. Nella primavera del 2003 è stato inviato alle Chiese membri della FLM per lo studio e la risposta un libretto contenente la Dichiarazione di Malta in quattro lingue. Il progetto è stato ricordato nel Rapporto sessennale alla X Assemblea della FLM sotto il titolo «Come comprendono i luterani il ministero dei vescovi nella Chiesa?», e il libretto in quattro lingue è stato distribuito per informazione a tutti i partecipanti all'Assemblea. 2004. Nel 2004 il Consiglio ha ricevuto formalmente le risposte alla Dichiarazione inviate dalle Chiese membri della 12 FLM e ha chiesto che un piccolo gruppo presentasse nel 2005 un rapporto sui possibili emendamenti del testo. 2005. All'incontro del Consiglio del 2005 è stato presentato un rapporto globale sulle risposte pervenute dalle Chiese membri. Il Consiglio ha recepito il rapporto e ha chiesto la redazione di un nuovo testo sulla base della Dichiarazione del 2002, tenendo conto delle risposte pervenute. A tale scopo ha nominato un Gruppo di lavoro formato da Joachim Track (Comitato esecutivo della FLM), Theodor Dieter (Istituto per la ricerca ecumenica di Strasburgo), Randall Lee (direttore degli affari ecumenici dell'ELCA), Sven Oppengaard (Ufficio per gli affari ecumenici della FLM). Il Gruppo di lavoro ha inviato il rapporto sulle risposte a tutte le Chiese membri, invitandole a controllare se le loro preoccupazioni erano state correttamente registrate. Nessuna Chiesa ha inviato ulteriori commenti in risposta a questa richiesta. Inoltre la Dichiarazione di Malta è stata inviata ai principali partner di dialogo in vista di loro commenti. Il Gruppo di lavoro ha ricevuto una corposa risposta da parte della Commissione permanente interanglicana per le relazioni ecumeniche (IASCER). 2006. Alla luce dei commenti e delle proposte ricevuti, il Gruppo di lavoro ha redatto un nuovo testo, basato sulla Dichiarazione di Malta. Nel nuovo testo sono state inserite una sezione biblica, attingendo ai contributi del prof. Turid Karlsen Seim, e una sezione sulla Chiesa primitiva, in base a osservazioni presenti nella risposta della IASCER. Il nuovo testo è stato presentato al Comitato esecutivo della FLM, che lo ha raccomandato per l'incontro 2007 del Consiglio a Lund. 2007. Nel 2007 il Gruppo di lavoro ha svolto un ulteriore lavoro editoriale in consultazione con il Dipartimento di teologia e studi e ha presentato il testo riveduto al Comitato del Programma per gli affari ecumenici all'incontro 2007 del Consiglio a Lund. In connessione con questo incontro del Consiglio si è tenuta una conferenza dei capi di Chiesa della FLM e si è celebrato il 60° anniversario della FLM. Il Comitato del Programma ha esaminato in dettaglio il testo riveduto e aggiunto i propri emendamenti, alla luce delle proposte ricevute dagli incontri regionali e di una consultazione di donne luterane vescovi, presidenti e leader nel ministero della sorveglianza. Su raccomandazione del Comitato del Programma per gli affari ecumenici il Consiglio ha votato quanto segue: - ringraziare le Chiese membri per la loro collaborazione al processo dal quale è scaturito il presente testo Ministero episcopale nell'apostolicità della Chiesa. La dichiarazione di Lund della Federazione luterana mondiale. Una comunione di Chiese. Marzo 2007; - ringraziare il gruppo redazionale per il suo importante coinvolgimento nello sviluppo di questo testo; - riconoscere il testo come un'adeguata espressione attuale della comprensione luterana del ministero della sorveglianza; - ricevere il testo come una dichiarazione della LFM; - chiedere al segretario generale di sottoporre il testo alle Chiese membri per studiarlo e farlo proprio nei loro diversi contesti. 1 Documenti ecumenici. Questa dichiarazione attinge in gran parte alle formulazioni di testi concordati sia a livello multilaterale sia fra i luterani e i partner ecumenici in dialoghi bilaterali: A. Varie prospettive relative al ministero episcopale in relazione alla tradizione apostolica della Chiesa, che hanno poi trovato posto in documenti ecumenici, sono state presentate nel documento di Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), intitolato Battesimo, eucaristia, ministero (1982; EO 2/3032ss). B. Fra i rapporti di dialoghi bilaterali con il coinvolgimento dei luterani a livello internazionale, i seguenti hanno preso in considerazione più direttamente il tema di questa dichiarazione: - Il ministero pastorale nella Chiesa, rapporto della Commissione congiunta cattolica romana-evangelica luterana (1982); EO 1/1434ss. - Rapporto di Niagara sull'episkopé, del Comitato internazionale anglicano-luterano (1987); EO 3/375ss. - Chiesa e giustificazione, della Commissione congiunta cattolica romana-evangelica luterana (1993); EO 3/1223ss. - Chiamati alla comunione e alla testimonianza comune, del Gruppo misto di lavoro fra la Federazione luterana mondiale e l'Alleanza riformata mondiale (2002); EO 7/2696ss. 13 - Crescita nella comunione, del Gruppo internazionale di lavoro anglicano-luterano (2002); EO 7/429ss. C. Fra i rapporti di dialogo con il coinvolgimento dei luterani a livello regionale, i seguenti hanno preso in considerazione più direttamente il tema di questa dichiarazione: - Verso l'unità visibile (Dichiarazione di Meissen), della Chiesa d'Inghilterra e della Chiesa evangelica luterana in Germania-Federazione delle Chiese evangeliche nella Repubblica democratica tedesca (1988); EO 4/306ss. - Dichiarazione comune di Porvoo, delle Chiese anglicane britannica e irlandese e delle Chiese luterane nordiche e baltiche (1992); EO 8/1170ss. - Chiamati a testimoniare e a servire (Dichiarazione di Reuilly), delle Chiese anglicane britannica e irlandese-Chiese luterana e riformata francesi (1997); EO 8/1708ss. - Chiamati alla comune missione, della Chiesa evangelica luterana in America e della Chiesa episcopaliana (2000); EO 8/2812ss. - Chiamati alla piena comunione (Dichiarazione di Waterloo), della Chiesa evangelica luterana in Canada e del Sinodo generale della Chiesa anglicana in Canada (2001); EO 8/1023ss. - Communio sanctorum. La Chiesa come comunione dei santi, del Gruppo di lavoro bilaterale della Chiesa episcopale tedesca e della Chiesa evangelica luterana unita in Germania (2000); EO 8/1803ss. 2 Precedenti documenti di studio luterani sul ministero ordinato. La FLM ha già effettuato studi riguardanti direttamente il tema di questa dichiarazione. Si attinge ampiamente anche dai rapporti di questi studi nella stesura di questa dichiarazione. I documenti sono pubblicati nel volume di studio Ministry, Women, Bishops, LWF, Geneva 1993. I documenti specifici in quel volume sono: - The Lutheran Understanding of Ministry (1983). - Lutheran Understanding of the Episcopal Office (1983). - Women in the Ministries of the Church (1983). - Rapporto della «Consultation on the Ordained Ministry of Women and Men» (1992). 3 Cf. The Apostolicity of the Church. Documento di studio della Commissione luterana-cattolica romana sull'unità, Minneapolis 2007, parte I. 4 Apologia della Confessione di Augusta, VII e VIII, in R. Fabbri (a cura di), Confessioni di fede delle Chiese cristiane, EDB, Bologna 1996, 290. 5 «Res maxima et necessaria est omnibus ecclesiis ministerium ecclesiae et a deo solo datum et conservatum», in Weimarer Ausgabe (WA), edizione tedesca completa delle Opere di Lutero, H. Bohlaus, 1883, vol. 38, 423, 21-25; Luther's Works (LW), a cura di J. Pelikan e H.T. Lehmann, Concordia - Fortress Press, St. Louis, MO - Philadelphia, PA 1955 -1986, vol. 53, 124. 6 Cf. anche le osservazioni di Melantone sul Regensburger Buch in Corpus Reformatorum 4, 367s. 7 Sui concili e la Chiesa, in LW 41, 155. 8 Il fatto che l'espressione de iure divino venga usata nella Confessione di Augusta solo riguardo al potere dei vescovi non implica che l'ufficio del vescovo sia distinto dall'unico ministero ordinato per diritto divino. Il modo in cui CA XXVIII specifica le aree in cui i vescovi hanno autorità per diritto divino, o «secondo il Vangelo», sono le aree per le quali viene istituito il ministero ordinato come tale, cioè «predicare il Vangelo, rimettere o non rimettere i peccati ecc.». 9 M. Lutero, «Ogni assemblea o congregazione cristiana ha il diritto e il potere di giudicare tutto l'insegnamento e di chiamare, nominare e dimettere i maestri, stabiliti e attestati dalla Scrittura», in LW 39, 305-314. 14 10 Un'antica tradizione della Chiesa considera Maria Maddalena un «apostolo mandato agli apostoli» (cf. ad esempio il Commentario di Ippolito al Cantico dei cantici [Kommentar zum Hohenlied, Leipzig 1902, N.F. VIII, 2, XXIV, 60]; nella sua lettera apostolica Mulieris dignitatem del 1988 Giovanni Paolo II descrive come Maria Maddalena venne chiamata l'«apostolo degli apostoli», citando Tommaso d'Aquino e Rabano Mauro. 11M. Lutero, Della cattività babilonese della Chiesa, in LW 36, 116; WA 6, 566. 12 Cf. The Diaconal Ministry in the Mission of the Church, LWF Studies 01/2006. Questo libro contiene la dichiarazione e le principali relazioni di una consultazione internazionale sul ministero diaconale. Si chiede alle Chiese di riconsiderare il modo in cui comprendono e configurano il ministero diaconale come una componente fondamentale della missione della Chiesa nel mondo. 13 I vescovi/ministri dell'episkope luterani hanno spesso esercitato una funzione di questo tipo nella sfera pubblica. Finora non si è sufficientemente riflettuto su questa funzione a livello teologico e canonico. È una riflessione che il luteranesimo deve affrontare.non coinvolgono formalmente altre province anglicane. Un esempio importante di ciò è la Dichiarazione comune di Porvoo del 1996 tra la provincia anglicana britannica e quella irlandese e la maggior parte delle Chiese luterane nordiche e baltiche. Ci si chiede qui se è possibile che anglicani e cattolici vadano oltre le descrizioni offerte in Crescere insieme nell'unità e nella missione, nn. 21 e 22, in direzione di una comprensione concordata di ciò che significa per le Chiese essere in piena comunione 15