Il ministero episcopale nell'apostolicità della Chiesa
La dichiarazione di Lund della Federazione luterana mondiale
Introduzione della rivista „Il Regno“ (www.ilregno.it) che ha tradotto il documento in italiano e
che ringrazio per aver gentilmente concesso a www.bollutnet.org la pubblicazione digitale:
Dopo un processo di consultazione di tutte le Chiese luterane durato otto anni, il Consiglio della
Federazione luterana mondiale (FLM) riunitosi a Lund, in Svezia, il 26 marzo 2006 ha adottato
all'unanimità una dichiarazione su ciò che i cristiani di questa confessione credono a proposito
del ministero del vescovo: «Ministero episcopale nell'apostolicità della Chiesa. La dichiarazione
di Lund della Federazione luterana mondiale, una comunione di Chiese». Si tratta di un tema
centrale sia in generale all'interno del dialogo tra cattolici ed evangelici (cf. in questo numero a
p. 6), sia più specificamente nell'ambito del processo che ha portato alla pubblicazione del
documento di studio su L'apostolicità della Chiesa da parte della Commissione luterana-cattolica
romana sull'unità (2007).
Approvato all'unanimità, è considerato dalla FLM non un documento magisteriale, ma un
contributo significativo a una questione importante, sia in riferimento alle relazioni ecumeniche
sia all'interno della FLM, la quale come comunione di Chiese ospita al proprio interno una
grande varietà di tradizioni in materia di ministero episcopale.
I. Introduzione
1. Per quarant'anni, la Federazione luterana mondiale (FLM) ha partecipato ai dialoghi ecumenici
internazionali. In questi dialoghi, i partecipanti luterani hanno cercato di testimoniare
l'insegnamento del Vangelo così come viene conservato nella tradizione luterana e al tempo stesso
di imparare dai rappresentanti di altre tradizioni nelle quali il Vangelo è stato insegnato in contesti e
forme diversi. In vari dialoghi si è affrontato anche il tema del ministero episcopale, poiché le
Chiese coinvolte hanno esplorato possibilità di promozione dell'unità visibile della Chiesa. Si è
analizzato, in particolare, il ruolo del ministero episcopale in relazione all'apostolicità della Chiesa,
raggiungendo importanti accordi, alcuni dei quali hanno dato luogo a forme di comunione
vincolanti.1
2. Benché gli accordi ecumenici raggiunti siano stati trattati e recepiti in vari modi dalle Chiese
membri della FLM, gli accurati processi dei vari dialoghi teologici rappresentano una risorsa anche
per la vita comune della FLM in quanto comunione di Chiese. Le Chiese luterane possiedono una
base confessionale comune e al tempo stesso una varietà di tradizioni in materia di ministero
episcopale. Questa situazione ha stimolato un processo di chiarificazione per il bene della stessa
Comunione luterana.2 Questa dichiarazione, frutto di un'accurata ricerca e deliberazione, vuole
presentare gli elementi comuni esistenti nell'insegnamento e nelle prassi delle Chiese luterane in
materia di episkope.
3. La dichiarazione viene sviluppata nel contesto del movimento ecumenico, al quale la FLM ha
partecipato e continua a partecipare con impegno. Attinge ampiamente ai rapporti del dialogo
bilaterale e multilaterale, al punto da usare in gran parte la loro terminologia. È il risultato di un
processo di studio avviato dalla FLM nel 2000. Si sono organizzati cinque incontri regionali. Nel
2002 i membri luterani del dialogo internazionale hanno presentato il documento Il ministero
episcopale nell'apostolicità della Chiesa, inviato nel 2003 a tutte le Chiese membri della FLM per lo
studio e una loro risposta. Questa dichiarazione, redatta su richiesta del Consiglio della FLM tenuto
a Betlemme nel 2005, si basa sul documento del 2002, ma tiene conto di tutte le indicazioni e
1
proposte ricevute dalle Chiese membri. È stata ampiamente discussa, emendata e poi accettata dal
Consiglio a Lund (Svezia) nel marzo 2007, in un incontro che ha coinvolto anche la Consulta dei
capi di Chiese della FLM e durante il quale è stato celebrato il 60° anniversario della FLM. Per
maggiori dettagli sul processo che ha condotto a questa dichiarazione si veda l'annessa Appendice.
4. Osservazioni terminologiche. I termini episcopato ed episkope sono basati sul verbo greco
episkopein, vegliare su, discernere ed esercitare la sorveglianza. Nelle Chiese luterane, l'episkope
(sorveglianza) in senso lato viene esercitata da persone ordinate, sinodi e organi collegiali
specificamente designati. Sinodi e organi collegiali comprendono generalmente membri sia ordinati
sia non ordinati. Nel quadro di questa episkope, le Chiese luterane assegnano specifici compiti di
sorveglianza a un ministero regionale svolto da vescovi e officiali simili con altri titoli (presidente
di Chiesa, eforo, pastore sinodale ecc.), i quali esercitano personalmente, collegialmente e
comunitariamente una forma sovracongregazionale di ministero ordinato per il discernimento e la
guida spirituali. In questo testo si usano le espressioni «ministero episcopale» e «ministero
dell'episkope» per indicare questo ministero ordinato della sorveglianza pastorale. Ma, come già
indicato, il servizio dell'episkope in senso lato viene svolto anche in forme di sorveglianza
collegiali, sinodali, comprendenti sia laici sia persone ordinate, in base ai direttori e ai regolamenti
stabiliti.
II. Fondamenti biblici e storici
Il Nuovo Testamento3
5. Gli scritti canonici del Nuovo Testamento riflettono una fase della storia della Chiesa nella quale
si sono sviluppati, sono coesistiti e hanno interagito fra loro vari modelli ecclesiali. Alcuni scritti
del Nuovo Testamento prestano poca attenzione alle strutture e alla guida della Chiesa, e quelli che
ne parlano presentano delle varianti. Oggi a livello ecumenico si riconosce che il Nuovo
Testamento non presenta un unico modello di ministero, che possa servire come fotocopia per le
successive strutture nella Chiesa. Nel Nuovo Testamento esistono piuttosto varie forme, che
riflettono sviluppi avvenuti in luoghi e tempi diversi.
6. Comunque nel Nuovo Testamento esistono molte indicazioni riguardo alla formazione di uffici e
titoli ecclesiali, pur non essendo ancora esattamente definiti o accettati da tutti. Nelle prime
comunità cristiane non sono mai mancate persone con responsabilità di guida. La pluralità dei
modelli ministeriali indicata dal Nuovo Testamento può legittimare una varietà di strutture
nell'ufficio del ministero. In ogni epoca la Chiesa deve riflettere sulle strutture del ministero in
continuo dialogo con la Scrittura.
7. Nel greco biblico, episkope viene usato in relazione alla visita di Dio (cf. Lc 19,44; 1Pt 2,12).
Nei rari casi in cui il soggetto non è divino, ma umano, il termine può riferirsi anche a un compito
ecclesiale. In At 1,16ss si afferma che l'elezione di un nuovo apostolo al posto di Giuda porta a
compimento il Sal 109,8 (LXX): «Un altro prenda il suo ministero» (ten episkopen autou). In 1Tm
3,1, episkope rinvia a un particolare ufficio cui si può aspirare. Nel Nuovo Testamento, il termine
episkopos ricorre cinque volte. 1Pt 2,25 presenta Cristo come pastore e vescovo delle nostre anime.
Fil 1,1 ricorda vari episkopoi a Filippi: i destinatari della lettera sono sia episkopoi che diakonoi
(ma non presbyteroi); At 20,28 e Tt 1,5-9 usano presbyteros ed episkopos come sinonimi.
8. Più di altri scritti del Nuovo Testamento, le lettere pastorali collegano la fedele trasmissione della
dottrina con un conferimento ordinato degli uffici ecclesiali. Comunque il quadro è ben lungi
dall'essere chiaro o completo. Oggi le lettere pongono vari problemi riguardo alle specifiche
caratteristiche della struttura ecclesiale che sostengono e in parte riflettono. Ma attestano
indubbiamente un processo di integrazione dell'attività carismatica nella Chiesa in un esercizio del
ministero ordinato, rivestito di un manto profetico.
2
9. La Prima lettera a Timoteo e la Lettera a Tito, che sono scritte in nome di Paolo e dimostrano
l'autorità dell'apostolo, presentano una nuova applicazione di quello che considerano l'insegnamento
di Paolo alla generazione successiva. Si preoccupano della protezione dell'eredità apostolica
(paolina) in una situazione in cui essa è ritenuta minacciata e attaccata da speculazioni distorte e
comportamenti sovversivi. Dimostrano una crescente preoccupazione per le forme di trasmissione
della fede e per la fedele condotta e dottrina dei detentori dell'ufficio, perché si considera un criterio
di fedeltà la continuità con l'insegnamento degli apostoli (specialmente di Paolo).
10. Le lettere pastorali attestano l'esistenza di un rito di ordinazione mediante l'imposizione delle
mani. In 2Tm 1,6, è Paolo a imporre le mani, mentre in 1Tm 4,14 è un consiglio di anziani a
imporle. Secondo 1Tm 4,14 vi sono tre elementi: un dono (charisma), una profezia e l'imposizione
delle mani. Il modo in cui questi elementi si collegano fra loro nel quadro di un unico rito non è
chiaro. Ma indubbiamente l'imposizione delle mani costituisce l'introduzione in una posizione di
guida caratterizzata dallo Spirito. Nelle lettere pastorali il concetto di carisma interviene solo in
collegamento con l'ordinazione. Il dono dello Spirito che conferisce il potere è il carisma del
ministero. La menzione del rito avviene in un contesto esortativo nel quale si ricordano a Timoteo i
suoi doveri. Sembra quindi che l'autorità attuale ed effettiva dei ministri sia basata sulla verità della
dottrina che si chiede loro di difendere e dipenda da essa.
11. Anche negli Atti degli apostoli si suppone un collegamento fra l'imposizione delle mani e il
dono dello Spirito. Si tratta comunque di un atto associato al battesimo o seguito da esso, e quando i
sette vengono scelti per il ministero del servizio e insediati in At 6 si richiede, fra l'altro, che siano
già «pieni di Spirito». L'imposizione delle mani che segue alla loro scelta non conferisce un carisma
specifico, ma è un atto che conferma la loro scelta e li autorizza ad assolvere il loro compito
specifico. Comunque la funzione del rito dell'imposizione delle mani in At 6,6 e 13,3 somiglia già
molto a quella che sembra avere nelle lettere pastorali: un segno, in un contesto di preghiera, di
scelta e insediamento in un compito o ufficio specifico.
La Chiesa primitiva
12. Nella storia della Chiesa primitiva, le tre principali figure o modelli dell'ufficio di un vescovo in
epoca pre-nicena sono Ignazio, Ireneo e Cipriano. Per Ignazio di Antiochia (35 c.-107 c.) il vescovo
è anzitutto colui che presiede l'eucaristia. Secondo Ignazio la Chiesa ha una natura essenzialmente
eucaristica: esiste una relazione organica fra il corpo di Cristo inteso come comunità e il corpo di
Cristo inteso come sacramento. Il tema dell'unità e della relazione interdipendente fra un vescovo,
un corpo eucaristico e una Chiesa ricorre continuamente nei suoi scritti. Qui non bisognerebbe
dimenticare che Ignazio scriveva in un tempo nel quale in una stessa città c'era normalmente un
solo vescovo e una sola assemblea eucaristica.
13. Ireneo di Lione (160 c.-200 c.) echeggia l'insegnamento eucaristico di Ignazio, ma sottolinea
maggiormente il ruolo del vescovo come maestro della fede. Il contesto è quello del conflitto con lo
gnosticismo. Per Ireneo il vescovo è anzitutto colui che preserva la continuità dell'insegnamento
apostolico nella successione a partire dagli apostoli. È grazie alla fedele proclamazione del Vangelo
in ogni Chiesa locale da parte del vescovo che si preservano nella Chiesa l'unità e la continuità della
tradizione apostolica.
14. Cipriano di Cartagine († 258) pone chiaramente l'accento sul ministero del vescovo come
vincolo di unità fra le Chiese locali in seno alla Chiesa universale. Qui emerge in primo piano
l'aspetto collegiale del ruolo del vescovo. I vescovi sono considerati appartenenti a una rete
mondiale. Si incontrano in concili e raggiungono una posizione comune sotto la guida dello Spirito
e così sono responsabili insieme del mantenimento della dottrina e dell'unità delle Chiese.
15. Queste tre prospettive della Chiesa primitiva, secondo cui i vescovi rappresentano a) vincoli di
unità fra le Chiese locali mediante la conservazione della comunione eucaristica, b) continuità
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nell'insegnamento degli apostoli, c) supervisione collegiale delle Chiese, continuano a essere
considerate importanti durante tutto il Medioevo, in situazioni storiche molto complesse, e anche
dagli stessi riformatori.
16. A partire dall'inizio del IV secolo, l'episkopos comincia a sorvegliare non solo una
congregazione eucaristica, ma un gruppo di congregazioni guidate da presbiteri (anche se spesso il
territorio della sorveglianza è piuttosto ridotto rispetto agli standard attuali). Allora l'espressione
«Chiesa locale» non indica più la singola congregazione eucaristica, bensì la comunità più ampia
delle congregazioni guidate da un episkopos.
17. La storia della Chiesa primitiva dimostra la necessità della continuità personale nell'esercizio
della responsabilità in materia di proclamazione, sacramenti e disciplina della Chiesa. Così i
vescovi servono l'unità della Chiesa. Al tempo stesso, il loro ministero non offre, allora come ora,
una garanzia per la continuità della Chiesa nell'unità e nella verità.
La Riforma
18. Durante la Riforma, i cristiani evangelici professano nella Confessione di Augusta che, per
risvegliare e sostenere la fede, Dio ha istituito l'ufficio del ministero mediante il quale è proclamata
la parola di Dio e sono celebrati i sacramenti (CA V). Nessuno deve esercitare questo ministero
senza una regolare chiamata da parte della Chiesa (CA XIV e XXVIII). L'autorità di esercitare il
ministero dipende, in definitiva, da Dio, che ha istituito l'ufficio per permettere a tutta la Chiesa di
ricevere la parola di Cristo.
19. Martin Lutero afferma che tutti i credenti cristiani condividono un comune sacerdozio spirituale
in Cristo, sommo sacerdote. In base a 1Pt e Ap 1, tutti i cristiani sono sacerdoti (hieroi) per sola
fede mediante la rinascita spirituale data dal battesimo e vissuta nella testimonianza,
nell'intercessione e nel servizio. La grazia e la salvezza di Dio rendono tutti i cristiani uguali davanti
a Dio e vietano la loro separazione in stati o classi distinti. A causa della sua origine e della sua
autorità nella parola di Dio, l'ufficio del ministero pubblico serve tutto il popolo di Dio.
20. Mediante l'ordinazione, il pastore è chiamato a predicare, battezzare e amministrare l'eucaristia
in conformità con il mandato e la promessa di Cristo in materia. Nella parte centrale della liturgia
dell'ordinazione si chiede il dono dello Spirito Santo, esprimendo la dipendenza del pastore dalla
continua assistenza di Dio in tutti i compiti ministeriali. Richiamandosi al comandamento di Dio e
confidando nella sua promessa, il pastore parla e agisce in nome di Cristo. I doni divini sono validi
indipendentemente dall'indegnità del ministro (cf. CA VIII). Nell'Apologia della Confessione di
Augusta si afferma: «Quando [i ministri] porgono la parola di Cristo, quando porgono i sacramenti,
essi li porgono al posto di Cristo. Questo ci insegna quella frase di Cristo, perché non siamo
scandalizzati dall'indegnità dei ministri».4
21. In base alla prassi della Riforma, l'ordinazione ha luogo mediante la preghiera e l'imposizione
delle mani come elementi costitutivi. Dio Spirito Santo ordina e pone tutta la persona al servizio del
ministero della parola e del sacramento. Confidando nell'esaudimento di queste preghiere, il
mandato viene affidato normalmente con le parole di 1Pt 5,1b-4. La teologia del ministero della
Riforma è ben sintetizzata dalla formula di ordinazione di Wittenberg: «Il ministero della Chiesa è
molto importante e necessario per tutte le Chiese ed è dato e preservato unicamente da Dio».5
22. Secondo i riformatori, il ministero della proclamazione del Vangelo in parola e sacramento è un
unico ufficio. Lutero collega l'unico ufficio essenzialmente con la congregazione locale che si
riunisce in uno stesso luogo per il culto divino. Perciò la posizione di Lutero è molto vicina a quella
dei padri della Chiesa, per i quali la comunità eucaristica è il primo e principale punto focale di
riflessione sulla Chiesa. Secondo i padri della Chiesa e i riformatori luterani, nel culto della
congregazione è presente la Chiesa universale. Offerti sempre localmente, parola e sacramenti sono
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anche segni della Chiesa universale: «Allo stesso modo insegnano che la Chiesa una e santa
sussisterà in perpetuo. Invero la Chiesa è l'assemblea dei santi nella quale si insegna il Vangelo
nella sua purezza e si amministrano correttamente i sacramenti» (CA VII; Confessioni di fede, 34).
23. I riformatori riconoscono l'importanza di un ministero episcopale, con il compito di ordinare e
sorvegliare, e si sforzano di conservare l'ordinamento episcopale tradizionale, a patto che i detentori
dell'ufficio permettano la predicazione del Vangelo (CA XXVIII; Apol. 14).6 Ma in genere, nel
XVI secolo, i vescovi diocesani del Sacro romano impero non sono disposti a ordinare i seguaci
della Riforma. I riformatori ritengono che in questi casi i pastori presiedano legittimamente le
ordinazioni. Alcuni riformatori ritengono che, in situazioni di emergenza, quando per anni mancano
vescovi o pastori, le stesse congregazioni possano ordinare pastori mediante la preghiera e
l'imposizione delle mani.
24. Nella Riforma luterana anche altri fattori storici giocano un ruolo in materia di ministero
episcopale. I vescovi del Sacro romano impero sono anche principi secolari e come tali occupano
posizioni preminenti nelle istituzioni pubbliche e politiche. Spesso usano in modi discutibili sia il
loro potere secolare in materie ecclesiali, sia il loro potere ecclesiale in materie secolari, trascurando
facilmente il dovere di un'adeguata guida spirituale. I riformatori criticano duramente questa
situazione e sottolineano che il primo dovere dei vescovi è quello di vegliare affinché il popolo
conosca il Vangelo e l'amore di Cristo (CA XXVIII).
25. La ricerca storica ha dimostrato che la concezione della «successione apostolica» come
successione di consacrazioni episcopali essenziale per il ministero episcopale è estranea al
Medioevo e interviene nelle discussioni della Riforma solo a partire dagli anni quaranta del 1500.
Comunque, Lutero parla apertamente della necessità della successione dei ministri nella Chiesa:
«Ora se gli apostoli, evangelisti e profeti non sono più in vita, altri devono averli sostituiti e li
sostituiranno sino alla fine del mondo, perché la Chiesa deve continuare sino alla fine del mondo,
per cui apostoli, evangelisti e profeti devono rimanere, comunque vengano chiamati, per
promuovere la parola e l'opera di Dio».7
26. Il Vangelo predicato nelle congregazioni è una voce viva (viva vox evangelii). Ma non si può
ritenere scontata la corretta predicazione del Vangelo ovunque, perché è sempre possibile, e reale,
un insegnamento errato. Perciò si introducono molto presto visite di supervisione nelle aree aderenti
alla Riforma. I riformatori riconoscono chiaramente e affermano la necessità del ministero
dell'episkope (sovrintendenti). La Confessione di Augusta chiede obbedienza ai vescovi per diritto
divino, de iure divino (CA XXVIII),8 ma comanda anche alle congregazioni di rifiutare
l'obbedienza ai vescovi che non insegnano secondo il Vangelo. Questo presuppone la capacità delle
congregazioni, che vivono nella parola di Dio, di individuare la voce del buon Pastore (Gv 10,27) e
distinguere fra vero e falso insegnamento.9
III. Missione e apostolicità della Chiesa
27. Partecipando a Cristo e ricevendo le benedizioni della sua giustizia, la Chiesa partecipa anche
alla missione di Cristo, inviato dal Padre nello Spirito Santo. Cristo invia i suoi discepoli così come
è inviato (Gv 20,21): «Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per
mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). La
Chiesa è chiamata a predicare la riconciliazione con Dio e a praticare l'amore risanante di Dio in un
mondo ferito dalla persecuzione, dall'oppressione e dall'ingiustizia, manifestando così il mistero
dell'amore di Dio, della sua presenza e del suo regno. Il ministero dell'episkope, con il suo specifico
dovere di cura dell'unità e della crescita della Chiesa, dovrebbe essere collocato nel contesto della
missione della Chiesa come popolo di Dio.
28. Gesù invia Maria Maddalena ad «annunciare» di aver visto il Signore risorto (Mt 28,10; Lc
5
24,10; Gv 20,17b).10 In seguito all'annuncio della buona novella da parte di Maria Maddalena e
delle altre donne e all'apparizione di Gesù ai discepoli, questi ultimi vengono inviati a «fare
discepoli in tutte le nazioni». Cristo risorto promette di essere con loro in questa missione «fino alla
fine del mondo» (Mt 28,20). La missione alla quale sono chiamati gli apostoli resta la missione di
tutta la Chiesa nel corso della storia. Poiché modella la Chiesa, questa missione è detta giustamente
apostolica.
29. Il significato primario di tradizione apostolica è la trasmissione (traditio) di questa missione,
nella quale lo Spirito Santo rende Cristo presente come parola di Dio. Tradizione apostolica nella
Chiesa significa continuità nelle caratteristiche permanenti della Chiesa degli apostoli:
testimonianza della fede apostolica, proclamazione del Vangelo e fedele interpretazione delle
Scritture, celebrazione del battesimo e dell'eucaristia, esercizio e trasmissione delle responsabilità
ministeriali, comunione nella preghiera, nell'amore, nella gioia e nella sofferenza, servizio ai malati
e ai bisognosi, unità fra le Chiese locali e condivisione dei doni del Signore dati a ciascuno. La
continuità in questa tradizione è successione apostolica.
30. Nel battesimo, ogni cristiano è chiamato e abilitato a partecipare a questa missione. Dio Spirito
Santo effonde i suoi doni su tutta la Chiesa (Ef 4,11-13; 1Cor 12,4-11) e suscita uomini e donne per
contribuire all'edificazione della comunità. Così tutta la Chiesa, e ogni membro, partecipa alla
comunicazione del Vangelo mediante la parola e la vita e partecipa quindi alla successione
apostolica della Chiesa.
31. Per i luterani, l'insegnamento apostolico è espresso fondamentalmente nelle Scritture come
«norma normante» (norma normans). Esso si dispiega continuamente nelle tradizioni del culto
liturgico, nell'arte e nell'architettura, nella musica e nella letteratura spirituale. Lo Spirito Santo può
usare una molteplicità di mezzi per chiamare e conservare la Chiesa nella tradizione apostolica, che
costituisce la sua identità. In questo senso la Chiesa nel suo complesso è una comunità di tradizione
viva, che prende forma e si esprime in molti modi diversi. Come dono di Dio in Cristo mediante lo
Spirito Santo, l'apostolicità è una realtà sfaccettata espressa nell'insegnamento, nella missione e nel
ministero della Chiesa. La chiamata della Chiesa alla fedeltà da parte di Dio è basata sulla fedeltà di
Dio che cerca di preservarla nella verità e nell'amore divini, nonostante la sua lacerazione,
ambiguità e infedeltà.
32. In quanto Chiese di Gesù Cristo, le Chiese luterane affermano di possedere quest'identità
apostolica. I riformatori hanno visto minacciato il carattere apostolico della teologia e della pratica
pastorale della Chiesa occidentale. La Riforma mirava al rinnovamento della Chiesa cattolica nella
sua autentica continuità con la missione evangelica degli apostoli.
33. A volte la successione della Chiesa a partire dagli apostoli è stata identificata unicamente con
determinate forme isolate di continuità. A volte la «successione apostolica» è stata ridotta a
specifiche forme di continuità nel ministero episcopale, intesa come una catena ininterrotta di
imposizione delle mani. Al tempo della Riforma, le Chiese luterane hanno accentuato forme diverse
di continuità, come la continuità del popolo di Dio nella fede del Vangelo, la continuità del
ministero ordinato e la continuità di luogo. Tutte le Chiese luterane ritengono di aver conservato
l'unico ministero apostolico istituito da Dio.
34. Recenti discussioni ecumeniche hanno oltrepassato le visioni limitate della successione
apostolica verso una comprensione più ricca e più piena del carattere apostolico di tutta la Chiesa,
che continua nello Spirito a svolgere la missione apostolica. Questa concezione più profonda ha
arricchito la teologia e la pratica delle varie Chiese e aperto nuove possibilità ecumeniche, perché le
Chiese riescono più facilmente a riconoscersi reciprocamente il carattere apostolico. Per questo
arricchimento i luterani possono solo essere grati e cercare di essere più fedeli alla pienezza della
tradizione apostolica.
6
IV. Ministero ordinato al servizio della missione apostolica
della Chiesa
Apostolicità della Chiesa e ministero ordinato
35. Nella continuità apostolica di tutta la Chiesa c'è una continuità o successione nel ministero
ordinato. Questa successione serve la continuità della Chiesa nella sua vita in Cristo e nella sua
fedeltà al Vangelo trasmesso dagli apostoli. Il ministero ordinato, l'ufficio di parola e sacramento,
ha una particolare responsabilità riguardo alla testimonianza della tradizione apostolica e alla sua
rinnovata proclamazione con autorità in ogni generazione.
36. Attraverso il battesimo le persone sono inserite nel sacerdozio di Cristo e quindi nella missione
di tutta la Chiesa. Tutti i battezzati sono chiamati a partecipare alla responsabilità di culto
(leiturghia), testimonianza (martyria) e servizio (diakonia). Ma di per sé il battesimo non conferisce
un ufficio di ministero ordinato nella Chiesa. «Ciò che è proprietà comune di tutti, nessun individuo
può attribuirselo, se non è chiamato».11 I servitori ordinati della Chiesa assolvono un compito
specifico in seno alla missione e al ministero di tutto il popolo di Dio.
37. Il ministero ordinato pubblico di parola e sacramento fa parte dei doni di Dio alla Chiesa ed è
essenziale per permettere alla Chiesa di assolvere la sua missione. L'ordinazione conferisce il
mandato e l'autorizzazione a proclamare la parola di Dio pubblicamente e ad amministrare i santi
sacramenti. Questo ministero speciale, conferito dall'ordinazione, è, in quanto servizio di parola e
sacramento, necessario alla Chiesa per essere ciò che Dio la chiama a essere. Essendo dono di Dio,
questo ministero non è possesso personale di alcun singolo ministro. Le Chiese luterane, insieme
con altre Chiese, ordinano i ministri a vita. Ma l'effettivo esercizio del ministero ordinato è soggetto
alla disciplina, alle norme e alle regole della Chiesa.
38. Il ministero ordinato è una componente permanente della Chiesa. Per la responsabilità della
Chiesa nel mondo, esso deve essere sempre chiaramente individuabile e il suo servizio deve essere
esercitato in base alle esigenze missionarie del tempo e delle situazioni. Come complemento al
servizio del ministero ordinato, le Chiese a volte benedicono e incaricano cristiani laici ad assolvere
compiti specifici che possono appartenere anche all'ufficio ministeriale. Il servizio reso in queste
posizioni rappresenta aspetti particolari del ministero di tutta la Chiesa.
39. L'ordinazione dei diaconi è una questione aperta nella comunione luterana a livello mondiale.12
Varia anche la comprensione del modo in cui si collegano fra loro i ministeri di diaconi, pastori e
ministri dell'episkope in relazione all'unico ministero ordinato della Chiesa. Alcune Chiese luterane
si sono spinte molto avanti, riconoscendo un triplice ministero, mentre altre non ritengono questo
modello adatto a loro. In genere, la tradizione luterana non considera il ministero diaconale come
una semplice tappa sulla strada che conduce all'ordinazione pastorale, ma come un servizio distinto
e spesso a vita. Può essere un ministero laicale o, come nel caso di alcune Chiese luterane, essere
parte integrante del ministero ordinato.
Ministero ordinato di donne e uomini
40. Purtroppo nella storia della Chiesa il ruolo delle donne è stato in gran parte eclissato; ad
esempio quello di Giunia, che Paolo chiama apostolo (Rm 16). In alcuni casi si sono dimenticati
persino i loro nomi, come quello della donna al pozzo (Gv 4) e quelli delle sorelle che profetavano a
Filippi (At 21). Per secoli le Chiese luterane, come altre Chiese, hanno riservato l'ordinazione agli
uomini. Oggi la grande maggioranza dei luterani appartiene a Chiese che ordinano sia uomini sia
donne. Questa pratica riflette una nuova comprensione della testimonianza biblica. L'ordinazione
delle donne esprime la convinzione che la missione della Chiesa richieda i doni sia degli uomini che
delle donne nel ministero pubblico di parola e sacramenti, e che limitare il ministero ordinato agli
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uomini eclissi la natura della Chiesa come segno della nostra riconciliazione e unità in Cristo
mediante il battesimo al di là delle divisioni di razza, stato sociale e sesso (cf. Gal 3,27-28).
41. La FLM sostiene l'ordinazione delle donne. L'VIII Assemblea della Federazione ha affermato:
«Ringraziamo Dio per il suo dono grande e arricchente alla Chiesa, scoperto da molte delle nostre
Chiese membri, dell'ordinazione delle donne all'ufficio pastorale, e preghiamo che tutti i membri
della FLM, come pure altri nella famiglia ecumenica, riconoscano e accolgano il dono divino delle
donne nel ministero ordinato e in altre posizioni direttive nella Chiesa di Cristo».
42. Oggi in molte Chiese membri della FLM e nella maggioranza delle Chiese luterane più grandi le
donne non vengono solo ordinate al pastorato, ma anche elette al ministero episcopale. Questo è in
linea con la sottolineatura luterana dell'unico ufficio del ministero ordinato.
Episkope esercitata nel ministero episcopale
43. La comunione delle Chiese locali richiede la supervisione per la fedeltà della Chiesa. Si tratta di
un ministero regionale che sorveglia varie parrocchie o congregazioni, al servizio della cura della
vita di tutta una Chiesa. Il suo fedele esercizio alla luce del Vangelo è di fondamentale importanza
per la vita della Chiesa. Le Chiese luterane hanno generalmente un ministero di episkope regionale
in seno all'unico ufficio di parola e sacramento, anche se questo ministero è configurato in modi
diversi ed esercitato da persone con titoli diversi.
44. L'esistenza e l'esercizio di un ministero speciale di sorveglianza è in linea con il carattere
confessionale delle Chiese luterane. La Confessione di Augusta afferma l'ufficio dei vescovi nella
Chiesa (cf. CA XXVIII). L'idea di fondo è che, nonostante gli abusi del potere mondano da parte
dei vescovi nel tardo Medioevo, che i riformatori hanno cercato di cambiare radicalmente, la
proclamazione del Vangelo sia favorita, e non impedita, da un ufficio di supervisione nella Chiesa
debitamente esercitato.
45. I luterani considerano il ministero episcopale una forma distinta dell'unico ufficio pastorale, il
ministerium ecclesiasticum, e non un ufficio separato. Anche i vescovi (e i ministri dell'episkope
con altri titoli) sono ministri pastorali di parola e sacramento. È in questa prospettiva che CA
XXVIII afferma: «Il potere delle chiavi, o potere dei vescovi, secondo il Vangelo, è il potere o
l'ordine ricevuto da Dio di predicare il Vangelo, di rimettere o ritenere i peccati, e di amministrare i
sacramenti. Infatti, Cristo invia in missione gli apostoli con questo ordine: "Come il Padre ha
mandato me, anch'io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo" (Gv 20,21-23)». Il ministero episcopale
è un ministero pastorale che va esercitato a livello regionale, sovracongregazionale.
46. Tuttavia, avendo la responsabilità di aree geografiche della Chiesa più estese rispetto a quelle
dei pastori di singole parrocchie o congregazioni, il ministero episcopale possiede certi propria
(compiti specifici) che non sono condivisi dai pastori a livello locale. I ministri episcopali
assicurano la guida della Chiesa nella sua missione e sono una voce responsabile della Chiesa nella
sfera pubblica.13 Sono chiamati a fornire una guida per la vita comune delle congregazioni della
regione affidata alle loro cure, specialmente mediante visite, e a sostenere la loro vita comunitaria.
Hanno l'autorità e la responsabilità di ordinare. Supervisionano l'insegnamento e le pratiche
spirituali nella Chiesa, soprattutto a livello di ministri ordinati. In tutti questi propria, la loro
responsabilità particolare è quella di curare la fedeltà apostolica e l'unità della Chiesa nel suo
complesso.
47. In quanto servizio del ministero ordinato, affidato ed esercitato al livello regionale della Chiesa,
il ministero episcopale è esercitato personalmente, collegialmente e comunitariamente. Come
ministero di parola e sacramento, il ministero dell'episkope non è mai una questione meramente
amministrativa o istituzionale, ma viene sempre svolto personalmente, in base a un'autorizzazione,
impegno e responsabilità personali. Si trova contemporaneamente dentro e sopra la comunità, nel
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servizio alla comunità nella fede apostolica.
48. Il carattere personale del ministero ordinato non può essere separato dal suo aspetto collegiale.
Il ministero episcopale deve essere esercitato collegialmente, insieme con i ministri ordinati delle
congregazioni, e insieme con altri ministri della sorveglianza nella Chiesa. I ministri episcopali
sono chiamati anche a mantenere salde e regolari relazioni collegiali con i colleghi nell'episkope di
altre Chiese, specialmente nella stessa regione, e così contribuire alla promozione dell'unità della
Chiesa di Cristo.
49. Il ministero episcopale viene esercitato anche comunitariamente, in una relazione integrale con
le diverse comunità della Chiesa e i loro organi di governo a tutti i livelli, promuovendo la
partecipazione comune nel discernimento del Vangelo e la comune dedizione alla vita della Chiesa
in obbedienza alla volontà di Dio. I ministri episcopali sono chiamati a esercitare il loro specifico
ruolo di supervisione pastorale, interagendo e collaborando con la più ampia comunità cristiana, che
così dispiega un'influenza costruttiva sul modo in cui viene esercitato lo stesso ministero
episcopale.
Ministero episcopale e strutture sinodali nel governo della Chiesa
50. I vescovi sono chiamati a esercitare uno specifico ruolo di sorveglianza nella Chiesa, ma anche
la comunità è chiamata a partecipare alla sorveglianza e a giudicare il modo in cui viene esercitato il
ministero episcopale. Lo sviluppo di vari comitati, sinodi e istituzioni che condividono compiti di
governo con il vescovo è in linea con le concezioni luterane della Chiesa. Oggi nelle Chiese
luterane il governo della Chiesa viene esercitato in modo globale mediante strutture sinodali e
collegiali, che comprendono la partecipazione sia di laici sia di ministri ordinati, e nelle quali il
ministero episcopale ha un ruolo chiaramente definito.
51. Nella Chiesa non c'è una distinzione assoluta fra chi dirige e chi è diretto, fra chi insegna e chi
ascolta, fra chi decide e chi è oggetto della decisione. Tutti i membri della Chiesa, laici e ordinati,
nell'esercizio dei loro vari ministeri, sono sotto la parola di Dio; tutti sono peccatori fallibili, ma
tutti sono battezzati e unti dallo Spirito. La mutua responsabilità accomuna i ministri ordinati e gli
altri credenti battezzati. Il ministero episcopale è esercitato nella comunione dei carismi e nella
totale interazione dei ministeri nella Chiesa.
52. In base alla concezione luterana, la Chiesa esercita la responsabilità per la sua dottrina e le sue
pratiche mediante una deliberazione aperta e critica, e processi ecclesiali trasparenti. Questi
processi, che possono essere spesso conflittuali, coinvolgono le persone e gli organi della Chiesa
con diverse responsabilità, miranti al raggiungimento del consenso e dell'azione consensuale.
Insieme con gli insegnanti di teologia, i pastori delle congregazioni, le persone chiamate a un
ministero di educazione e i laici impegnati, i ministri episcopali sono chiamati specialmente a
valutare la dottrina nella vita della Chiesa e a rifiutare insegnamenti contrari al Vangelo. Gli organi
di governo nella Chiesa (consigli parrocchiali e sinodi di Chiesa) hanno anche la responsabilità di
prendere decisioni formali per assicurare che la vita istituzionale, pratica della Chiesa sia conforme
al messaggio del Vangelo e alle testimonianze rese allo stesso.
V. Ministero episcopale e unità della Chiesa
Unità come attributo essenziale della Chiesa
53. L'unità dei fedeli consiste nella loro partecipazione per fede alla comunione di amore fra il
Padre e il Figlio nell'unità dello Spirito. È un dono che è concesso ai battezzati in Cristo e deve
essere quindi accolto nella fede. Secondo la tradizione luterana, al centro della fede c'è la
convinzione che Cristo è realmente presente nella comunità cristiana mediante la parola e il
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sacramento. Poiché Cristo non può essere diviso, l'unità con Dio in Cristo, resa possibile mediante i
mezzi della grazia, è la molla fondamentale per l'unità cristiana. Quest'unità dei fedeli con Dio è
un'unità intima, consistente nella loro partecipazione alla comunione d'amore esistente fra il Padre e
il Figlio (Gv 17,20-23), condivisa nello Spirito Santo. L'unità cristiana non dovrebbe essere
considerata solo come un obiettivo da perseguire con le forze umane. È anzitutto un dono divino da
ricevere gioiosamente con fede e impegno.
54. Per i luterani, la Chiesa è una nella comune proclamazione del Vangelo e nella celebrazione dei
sacramenti (CA VII). Ogni congregazione riunita nella celebrazione della parola e del sacramento è
Chiesa nel suo significato teologico e sacramentale. Tutte queste congregazioni sono
indissolubilmente collegate fra loro, trascendendo i confini umani di nazionalità, razza, sesso e
cultura, per quanto fortemente queste realtà possano contraddire tale legame nella loro vita
quotidiana. La comunione che cerchiamo a livello ecumenico è resa visibile in forme di
proclamazione condivise, che comprendono la partecipazione all'unico battesimo e all'unica
eucaristia, ed è sostenuta da un ministero mutualmente riconciliato. Questa comunione nei mezzi
della grazia testimonia la guarigione e il potere unificante del Dio unitrino nelle divisioni
dell'umanità e rappresenta la comunione globale della Chiesa universale.
55. Tutti i ministri ordinati sono incaricati di servire l'unità e la cattolicità della Chiesa. I pastori
delle parrocchie esercitano questo ministero di unità in seno alle congregazioni locali e fra esse. I
ministri episcopali sono chiamati specialmente a servire l'unità della Chiesa e la sua tradizione
vivente in forme chiaramente riconoscibili e responsabili. Il loro ministero deve promuovere e
manifestare l'unità spirituale delle congregazioni cultuali fra loro e con la Chiesa universale. A tale
scopo, i ministri episcopali presiedono le ordinazioni di coloro che sono chiamati a esercitare un
ufficio ministeriale. Normalmente all'atto dell'ordinazione assistono altri ordinati e laici.
Teologicamente parlando, si viene ordinati nel ministero pubblico dell'unica Chiesa e non solo nel
ministero ordinato di una determinata Chiesa nazionale o denominazione. Il ministro che presiede
l'ordinazione agisce per conto di tutto il popolo di Dio, servendo e rappresentando così l'unità del
ministero ordinato della Chiesa.
Ministero episcopale, successione ed elemento costitutivo della Chiesa
56. La continuità del ministero episcopale è importante per la missione apostolica della Chiesa.
Scopo e significato primario della «successione episcopale» è quello di servire la continuità della
missione apostolica della Chiesa. Questa successione è attestata nella trasmissione della fedele
sorveglianza della missione apostolica, che esprime la fiducia della Chiesa di essere conservata da
Dio nella fedeltà. L'imposizione delle mani è una preghiera per l'esercizio dell'ufficio che viene
conferito e la Chiesa confida che Dio abbia esaudito questa preghiera nel corso dei secoli e
continuerà a farlo. La continuità nel ministero episcopale testimonia la fedeltà della Chiesa alla sua
missione apostolica, ma non la garantisce. Anche quando il ministero episcopale si dimostra
infedele, come può fare e ha fatto, la fedeltà di Dio mantiene la Chiesa nella verità.
57. La continuità con Cristo e gli apostoli nella missione della Chiesa nel tempo e nello spazio
(diacronicamente e sincronicamente) è la preoccupazione fondamentale di quella che viene
generalmente chiamata «successione apostolica» della Chiesa. Perciò quest'espressione indica
comunemente la continuità del ministero ordinato attraverso la successiva partecipazione nelle
installazioni (consacrazioni) dei ministri dell'episkope da parte di altri ministri dell'episkope. Non si
può dimostrare storicamente la continuità come una catena ininterrotta risalente fino a Cristo e agli
apostoli. La realtà della successione apostolica nella Chiesa di Cristo non è limitata a una
successione nel ministero episcopale. Ciononostante, la partecipazione alle installazioni
(consacrazioni) dei ministri episcopali da parte di altri ministri episcopali della stessa regione e di
altre regioni del mondo è un modo attraverso il quale le Chiese esprimono il loro impegno nella
fede per l'unità, la cattolicità e l'apostolicità della Chiesa di Cristo nella storia.
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58. La mancanza di questa successione apostolica non significa necessariamente che vi è stata una
perdita di continuità nella fede apostolica. La possibilità di riconoscere l'apostolicità delle Chiese,
anche nel caso in cui non abbiano preservato il segno della successione episcopale, è molto
importante a livello ecumenico, perché il mutuo riconoscimento dei ministeri che esercitano
l'episkope a livello sovracongregazionale è vitale per l'avvicinamento fra le Chiese. Al tempo
stesso, una Chiesa che non ha preservato il segno della successione storica è libera di avviare una
relazione di reciproca partecipazione alle installazioni (consacrazioni) episcopali con una Chiesa
che l'ha conservata e quindi di adottarla per se stessa, senza per questo negare la sua passata
continuità apostolica. La disponibilità delle Chiese luterane a riconoscere il valore del segno
dell'apostolicità nella successione storica dei ministri episcopali e ad adottare questo segno, senza
richiederne la necessità, è un contributo al movimento ecumenico.
59. L'installazione (consacrazione) dei ministri episcopali nella tradizione luterana comprende
l'imposizione delle mani con la preghiera per il dono dello Spirito Santo. Normalmente partecipano
all'atto perlomeno altri tre ministri episcopali di Chiese non luterane come segno di unità e
apostolicità condivisa della Chiesa universale. Nell'installazione (consacrazione) dei ministri
episcopali il segno della successione apostolica è espresso dalla partecipazione dei ministri
episcopali (luterani o meno) che hanno personalmente ricevuto questo segno.
VI. Guardare al futuro
60. A livello ecumenico, la riconciliazione dei ministeri di parola e sacramento è una
preoccupazione centrale delle Chiese sparse nel mondo che stanno incrementando la mutua
comprensione teologica e la vita e il servizio condivisi. Il mutuo riconoscimento dei ministeri
dell'episkope, con i loro diversi titoli, riveste una particolare importanza nella ricerca dell'unità
visibile della Chiesa in cammino verso la pienezza, che resta il dono di Dio e il desiderio del popolo
di Dio (Ef 1,17-23).
61. Mentre le Chiese luterane continuano a sviluppare la loro teologia del ministero in risposta alle
molte sfide poste nei loro rispettivi contesti, devono curare in modo particolare la comunicazione,
fra di loro e a livello ecumenico, sulle questioni riguardanti il ministero ordinato e il suo ruolo nella
Chiesa. La comprensione e la configurazione del ministero episcopale è un tema importante al
riguardo. Fra i temi meritevoli di una comune considerazione vi sono i riti liturgici per
l'installazione (consacrazione) dei ministri episcopali e il modo in cui specificano e trasmettono
questo ministero, ad esempio in relazione al ministerium ecclesiasticum. Le Chiese luterane devono
quindi sviluppare una più ampia concezione comune riguardo al modo in cui il ministero episcopale
rinvia alle dimensioni diaconali della tradizione apostolica e anche al modo in cui le dimensioni
personale, collegiale e comunitaria dell'episkope si realizzano in pratica. La coscienza ecumenica
dovrebbe essere sempre presente quando le Chiese riflettono su questi temi.
62. In diverse Chiese sono state sollevate varie questioni relative all'esercizio del ministero
episcopale. Nella visita alle congregazioni, i ministri episcopali esercitano il loro ruolo come
maestri della fede della Chiesa e guide per la vita generale delle congregazioni. Nel compimento
delle loro funzioni episcopali i ministri episcopali sono chiamati a restare a disposizione del clero
come pastores pastorum (pastori di pastori). Stabilendo le priorità in queste aree, i ministri
episcopali offriranno forme di guida che saranno veramente condivise, facilitando stili di ministero
collaborativi. L'interazione fra sorveglianza spirituale della Chiesa e compiti mondani di governo e
di amministrazione restano una sfida per tutte le Chiese. La traduzione luterana dei due «regimi» di
Dio è una risorsa per la riflessione teologica su questo problema. Un altro tema importante è sapere
se le responsabilità amministrative relative ai sistemi della Chiesa non siano diventate talmente
assorbenti da lasciare ben poco tempo per il discernimento teologico in materia di predicazione e
testimonianza.
63. A livello ecumenico si attira l'attenzione anche sulla vita e sulla fede personale di coloro che
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sono chiamati all'esercizio del ministero episcopale. I ministri episcopali sono chiamati a dimostrare
umiltà e semplicità di vita. Il profilo del loro ministero non è un profilo di dominio, ma di servizio,
soprattutto nei riguardi di coloro che sono ai margini della società. Dai ministri episcopali ci si
aspetta un saldo radicamento nella vita liturgica della Chiesa e una regolare presidenza dei servizi di
parola e sacramenti, nonché un valido sostegno dei processi di rinnovamento della vita cultuale
della Chiesa. I ministri episcopali devono riservare il tempo e lo spazio necessari per la preghiera, lo
studio e lo svago, dando così un esempio di cui hanno molto bisogno tutti i ministri ordinati e i laici.
VII. Conclusione
64. La Riforma si è preoccupata fondamentalmente dell'apostolicità della Chiesa nella fedeltà al
Vangelo della grazia di Dio in Gesù Cristo, sostenuta dalla proclamazione della parola e dei
sacramenti, ricevuti nella fede. Riguardo al ministero dell'episkope, le Chiese della Comunione
luterana sparse nel mondo conservano e sviluppano forme e pratiche al servizio della loro missione
divina. Questa dichiarazione offre prospettive e stimoli per approfondire la comprensione del
ministero episcopale e il suo ruolo di servizio per tutta la Chiesa. Ma, come in ogni altra materia, la
nostra fiducia finale non viene riposta nella forza delle nostre convinzioni, nella chiarezza delle
nostre analisi o nella sapienza del nostro parere, ma nel Signore che tutti i ministeri sono chiamati a
servire, in Gesù Cristo, il quale, con il Padre e lo Spirito Santo, è degno di eterna lode.
Appendice
Tappe nello sviluppo di questa dichiarazione
Questa dichiarazione ha attraversato le seguenti tappe.
1999. Nel 1999 il Consiglio della FLM ha approvato un programma di studio per l'Ufficio degli affari ecumenici, da
effettuare in collaborazione con l'Istituto per la ricerca ecumenica di Strasburgo e il Dipartimento di teologia e studi, su
«Identità luterana nelle relazioni ecumeniche». Questo programma di studio era dettato dalla necessità della FLM di
chiarire il proprio profilo in quanto comunione in certe aree, per cui il primo tema da considerare doveva essere
«L'identità luterana in materia di episcopato storico».
2000. Nell'agosto del 2000 si è tenuta una consultazione a Ginevra su «Il profilo ecumenico delle Chiese luterane in
relazione alle Chiese di tradizione episcopale e di tradizione non episcopale». I documenti presentati sono stati raccolti
in un sommario.
2001-2002. Nel 2001 e 2002, si sono organizzati sul tema del ministero episcopale incontri regionali con rappresentanti
di Chiese membri della FLM in: 1) Columbia, South Carolina (Stati Uniti); 2) Oslo (Norvegia); 3) Sao Leopoldo
(Brasile); 4) Budapest (Ungheria). In questi incontri è stato distribuito e discusso il documento di studio della FLM
«Ministero - Donne - Vescovi» (1993), contenente corpose sezioni sul ministero episcopale. L'Ufficio per gli affari
ecumenici ha partecipato anche a una conferenza di pastori sul ministero episcopale a Meiganga (Camerun), organizzata
dalla Chiesa evangelica luterana in Camerun. Purtroppo non è stato possibile organizzare una consultazione regionale
asiatica. Agli incontri del Consiglio del 2001 e 2002 il progetto è stato discusso nel Comitato permanente per gli affari
ecumenici.
2002. Nel novembre 2002 è stata organizzata a Malta una consultazione dei membri luterani delle diverse commissioni
internazionali di dialogo di cui fa parte la FLM. Prima dell'incontro è stata redatta una corposa bozza di dichiarazione
sulla concezione luterana del ministero episcopale basata sui documenti ecumenici e sui più importanti studi della FLM.
Sono state presentate molte relazioni che sviluppavano aspetti particolari relativi al tema generale. La bozza è stata
attentamente riveduta e ci si è accordati su una dichiarazione intitolata «Il ministero episcopale nell'apostolicità della
Chiesa. Una dichiarazione luterana 2002», detta in breve Dichiarazione di Malta.
2003. Nella primavera del 2003 è stato inviato alle Chiese membri della FLM per lo studio e la risposta un libretto
contenente la Dichiarazione di Malta in quattro lingue. Il progetto è stato ricordato nel Rapporto sessennale alla X
Assemblea della FLM sotto il titolo «Come comprendono i luterani il ministero dei vescovi nella Chiesa?», e il libretto
in quattro lingue è stato distribuito per informazione a tutti i partecipanti all'Assemblea.
2004. Nel 2004 il Consiglio ha ricevuto formalmente le risposte alla Dichiarazione inviate dalle Chiese membri della
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FLM e ha chiesto che un piccolo gruppo presentasse nel 2005 un rapporto sui possibili emendamenti del testo.
2005. All'incontro del Consiglio del 2005 è stato presentato un rapporto globale sulle risposte pervenute dalle Chiese
membri. Il Consiglio ha recepito il rapporto e ha chiesto la redazione di un nuovo testo sulla base della Dichiarazione
del 2002, tenendo conto delle risposte pervenute. A tale scopo ha nominato un Gruppo di lavoro formato da Joachim
Track (Comitato esecutivo della FLM), Theodor Dieter (Istituto per la ricerca ecumenica di Strasburgo), Randall Lee
(direttore degli affari ecumenici dell'ELCA), Sven Oppengaard (Ufficio per gli affari ecumenici della FLM). Il Gruppo
di lavoro ha inviato il rapporto sulle risposte a tutte le Chiese membri, invitandole a controllare se le loro
preoccupazioni erano state correttamente registrate. Nessuna Chiesa ha inviato ulteriori commenti in risposta a questa
richiesta. Inoltre la Dichiarazione di Malta è stata inviata ai principali partner di dialogo in vista di loro commenti. Il
Gruppo di lavoro ha ricevuto una corposa risposta da parte della Commissione permanente interanglicana per le
relazioni ecumeniche (IASCER).
2006. Alla luce dei commenti e delle proposte ricevuti, il Gruppo di lavoro ha redatto un nuovo testo, basato sulla
Dichiarazione di Malta. Nel nuovo testo sono state inserite una sezione biblica, attingendo ai contributi del prof. Turid
Karlsen Seim, e una sezione sulla Chiesa primitiva, in base a osservazioni presenti nella risposta della IASCER. Il
nuovo testo è stato presentato al Comitato esecutivo della FLM, che lo ha raccomandato per l'incontro 2007 del
Consiglio a Lund.
2007. Nel 2007 il Gruppo di lavoro ha svolto un ulteriore lavoro editoriale in consultazione con il Dipartimento di
teologia e studi e ha presentato il testo riveduto al Comitato del Programma per gli affari ecumenici all'incontro 2007
del Consiglio a Lund. In connessione con questo incontro del Consiglio si è tenuta una conferenza dei capi di Chiesa
della FLM e si è celebrato il 60° anniversario della FLM. Il Comitato del Programma ha esaminato in dettaglio il testo
riveduto e aggiunto i propri emendamenti, alla luce delle proposte ricevute dagli incontri regionali e di una
consultazione di donne luterane vescovi, presidenti e leader nel ministero della sorveglianza.
Su raccomandazione del Comitato del Programma per gli affari ecumenici il Consiglio ha votato quanto segue:
- ringraziare le Chiese membri per la loro collaborazione al processo dal quale è scaturito il presente testo Ministero
episcopale nell'apostolicità della Chiesa. La dichiarazione di Lund della Federazione luterana mondiale. Una comunione
di Chiese. Marzo 2007;
- ringraziare il gruppo redazionale per il suo importante coinvolgimento nello sviluppo di questo testo;
- riconoscere il testo come un'adeguata espressione attuale della comprensione luterana del ministero della sorveglianza;
- ricevere il testo come una dichiarazione della LFM;
- chiedere al segretario generale di sottoporre il testo alle Chiese membri per studiarlo e farlo proprio nei loro diversi
contesti.
1 Documenti ecumenici. Questa dichiarazione attinge in gran parte alle formulazioni di testi concordati sia a livello
multilaterale sia fra i luterani e i partner ecumenici in dialoghi bilaterali:
A. Varie prospettive relative al ministero episcopale in relazione alla tradizione apostolica della Chiesa, che hanno poi
trovato posto in documenti ecumenici, sono state presentate nel documento di Fede e costituzione del Consiglio
ecumenico delle Chiese (CEC), intitolato Battesimo, eucaristia, ministero (1982; EO 2/3032ss).
B. Fra i rapporti di dialoghi bilaterali con il coinvolgimento dei luterani a livello internazionale, i seguenti hanno preso
in considerazione più direttamente il tema di questa dichiarazione:
- Il ministero pastorale nella Chiesa, rapporto della Commissione congiunta cattolica romana-evangelica luterana
(1982); EO 1/1434ss.
- Rapporto di Niagara sull'episkopé, del Comitato internazionale anglicano-luterano (1987); EO 3/375ss.
- Chiesa e giustificazione, della Commissione congiunta cattolica romana-evangelica luterana (1993); EO 3/1223ss.
- Chiamati alla comunione e alla testimonianza comune, del Gruppo misto di lavoro fra la Federazione luterana
mondiale e l'Alleanza riformata mondiale (2002); EO 7/2696ss.
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- Crescita nella comunione, del Gruppo internazionale di lavoro anglicano-luterano (2002); EO 7/429ss.
C. Fra i rapporti di dialogo con il coinvolgimento dei luterani a livello regionale, i seguenti hanno preso in
considerazione più direttamente il tema di questa dichiarazione:
- Verso l'unità visibile (Dichiarazione di Meissen), della Chiesa d'Inghilterra e della Chiesa evangelica luterana in
Germania-Federazione delle Chiese evangeliche nella Repubblica democratica tedesca (1988); EO 4/306ss.
- Dichiarazione comune di Porvoo, delle Chiese anglicane britannica e irlandese e delle Chiese luterane nordiche e
baltiche (1992); EO 8/1170ss.
- Chiamati a testimoniare e a servire (Dichiarazione di Reuilly), delle Chiese anglicane britannica e irlandese-Chiese
luterana e riformata francesi (1997); EO 8/1708ss.
- Chiamati alla comune missione, della Chiesa evangelica luterana in America e della Chiesa episcopaliana (2000); EO
8/2812ss.
- Chiamati alla piena comunione (Dichiarazione di Waterloo), della Chiesa evangelica luterana in Canada e del Sinodo
generale della Chiesa anglicana in Canada (2001); EO 8/1023ss.
- Communio sanctorum. La Chiesa come comunione dei santi, del Gruppo di lavoro bilaterale della Chiesa episcopale
tedesca e della Chiesa evangelica luterana unita in Germania (2000); EO 8/1803ss.
2 Precedenti documenti di studio luterani sul ministero ordinato. La FLM ha già effettuato studi riguardanti direttamente
il tema di questa dichiarazione. Si attinge ampiamente anche dai rapporti di questi studi nella stesura di questa
dichiarazione. I documenti sono pubblicati nel volume di studio Ministry, Women, Bishops, LWF, Geneva 1993.
I documenti specifici in quel volume sono:
- The Lutheran Understanding of Ministry (1983).
- Lutheran Understanding of the Episcopal Office (1983).
- Women in the Ministries of the Church (1983).
- Rapporto della «Consultation on the Ordained Ministry of Women and Men» (1992).
3 Cf. The Apostolicity of the Church. Documento di studio della Commissione luterana-cattolica romana sull'unità,
Minneapolis 2007, parte I.
4 Apologia della Confessione di Augusta, VII e VIII, in R. Fabbri (a cura di), Confessioni di fede delle Chiese cristiane,
EDB, Bologna 1996, 290.
5 «Res maxima et necessaria est omnibus ecclesiis ministerium ecclesiae et a deo solo datum et conservatum», in
Weimarer Ausgabe (WA), edizione tedesca completa delle Opere di Lutero, H. Bohlaus, 1883, vol. 38, 423, 21-25;
Luther's Works (LW), a cura di J. Pelikan e H.T. Lehmann, Concordia - Fortress Press, St. Louis, MO - Philadelphia,
PA 1955 -1986, vol. 53, 124.
6 Cf. anche le osservazioni di Melantone sul Regensburger Buch in Corpus Reformatorum 4, 367s.
7 Sui concili e la Chiesa, in LW 41, 155.
8 Il fatto che l'espressione de iure divino venga usata nella Confessione di Augusta solo riguardo al potere dei vescovi
non implica che l'ufficio del vescovo sia distinto dall'unico ministero ordinato per diritto divino. Il modo in cui CA
XXVIII specifica le aree in cui i vescovi hanno autorità per diritto divino, o «secondo il Vangelo», sono le aree per le
quali viene istituito il ministero ordinato come tale, cioè «predicare il Vangelo, rimettere o non rimettere i peccati ecc.».
9 M. Lutero, «Ogni assemblea o congregazione cristiana ha il diritto e il potere di giudicare tutto l'insegnamento e di
chiamare, nominare e dimettere i maestri, stabiliti e attestati dalla Scrittura», in LW 39, 305-314.
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10 Un'antica tradizione della Chiesa considera Maria Maddalena un «apostolo mandato agli apostoli» (cf. ad esempio il
Commentario di Ippolito al Cantico dei cantici [Kommentar zum Hohenlied, Leipzig 1902, N.F. VIII, 2, XXIV, 60];
nella sua lettera apostolica Mulieris dignitatem del 1988 Giovanni Paolo II descrive come Maria Maddalena venne
chiamata l'«apostolo degli apostoli», citando Tommaso d'Aquino e Rabano Mauro.
11M. Lutero, Della cattività babilonese della Chiesa, in LW 36, 116; WA 6, 566.
12 Cf. The Diaconal Ministry in the Mission of the Church, LWF Studies 01/2006. Questo libro contiene la
dichiarazione e le principali relazioni di una consultazione internazionale sul ministero diaconale. Si chiede alle Chiese
di riconsiderare il modo in cui comprendono e configurano il ministero diaconale come una componente fondamentale
della missione della Chiesa nel mondo.
13 I vescovi/ministri dell'episkope luterani hanno spesso esercitato una funzione di questo tipo nella sfera pubblica.
Finora non si è sufficientemente riflettuto su questa funzione a livello teologico e canonico. È una riflessione che il
luteranesimo deve affrontare.non coinvolgono formalmente altre province anglicane. Un esempio importante di ciò è la
Dichiarazione comune di Porvoo del 1996 tra la provincia anglicana britannica e quella irlandese e la maggior parte
delle Chiese luterane nordiche e baltiche. Ci si chiede qui se è possibile che anglicani e cattolici vadano oltre le
descrizioni offerte in Crescere insieme nell'unità e nella missione, nn. 21 e 22, in direzione di una comprensione
concordata di ciò che significa per le Chiese essere in piena comunione
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Il ministero episcopale nell`apostolicità della Chiesa