Domenica 16 febbraio 2014 - Casa della Cultura di Milano SCUOLA DI CULTURA POLITICA 2013-2014 "Italia, oltre la crisi. Le ragioni del cambiamento." TRA RESILIENZA E RESISTENZA L’EMERGERE DELLE PRATICHE ECONOMICHE ALTERNATIVE Francesca Forno Università degli studi di Bergamo -Osservatorio CORES (gruppo di ricerca su Consumi, reti e pratiche di economie sostenibili) Percorso logico • Elementi di criticità: l’economia si sradica dalla società • Nuovi movimenti per nuovi conflitti: reincorporare l’economia nella società • Rinnovamento del repertorio d’azione dei movimenti: il consumo critico • Dal consumo critico alla reti di economia solidale per la costruzione di «circuiti economici nuovi» per un futuro autosostenibile dei territori Elementi di criticità • Il rapporto tra lavoro-produzione-consumo, fra economia, territorio e società locale negli ultimi anni si è fortemente allentato. Su questo hanno pesato: • la rottura del tradizionale legame tra impresa e territorio, sotto la spinta della globalizzazione: le imprese tendono a guardare ad altri mercati e delocalizzano sempre più la loro produzione. • La maggiore facilità di circolazione delle merci e l’aumento della concorrenza dei nuovi mercati • la crisi del welfare state e della capacità redistributiva dello stato • La fine delle grandi narrazioni ideologiche e la trasformazione dei tradizionali canali di mediazione degli interessi (partiti e sindacati) Elementi di novità • Alla crisi delle organizzazioni tradizionali (partiti, sindacati, la chiesa con le sue reti associative) e al ridimensionamento dello Stato nella sua capacità redistributiva è corrisposto lo sviluppo di inedite forme di impegno, in generale caratterizzate da un maggior “pragmatismo”. • Emergenza di una nuova idea di cittadinanza sostenibile e multiversale, ovvero di una cittadinanza che riconosce le interconnessioni tra lavoro, produzione e consumo (diritti umani e ambientali). Nascita di nuove organizzazioni di movimento e estensione del repertorio d’azione • Data la centralità che il consumo ricopre nelle nostre società, non stupisce che molti movimenti contemporanei, cerchino di stimolare una azione attiva da parte della cittadinanza proprio allargando il proprio repertorio d’azione al consumo critico • Passaggio dalla società della produzione alla società del consumo, con una perdita di centralità del concetto di «cittadino» e un aumento del ruolo che viene dato al «consumatore» anche in trenini di politiche pubbliche Un punto di svolta: quando i consumi diventano politici il movimento dei movimenti Le mobilitazioni a cavallo tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo secolo contribuiscono a generare un clima culturale diverso, nel quale le multinazionali, le regole del mercato e della finanza globale vengono identificate tra le maggiori responsabili delle ingiustizie sociali e dell’aumento della ingiustizia globale Il mercato come arena politica Lo spazio dei movimenti dell’economia solidale Da Sophie Bossy in The utopias of political consumerism Perché si diffonde il consumo critico? • Aumento del benessere • Aumento della scolarizzazione • Aumento dell’informazione Nascita di un nuovo soggetto il cittadino critico Un intreccio di domande … • • • • • Giustizia sociale Attenzione verso l’ambiente Salute Ricerca di nuove forme di socialità Ricerca di una maggiore qualità del prodotto • Risparmio (una questione che assume nel tempo sempre più importanza) L’area dell’altra economia: i movimenti del consumo critico • Commercio equo e solidale • Finanza etica • Movimenti della semplicità volontaria (in Italia ad esempio i Bilanci di Giustizia e i movimenti della descrescita) • I movimenti del cibo e le reti alternative di approvicionamento (in italia G.A.S. , Slow Food, genunio clandestino ecc.) • Banche del tempo • Turismo responsabile • Movimenti per la moneta alternativa • Transition town Tematiche comuni • Critica del “western way of life” che ha come suo perno imprescindibile proprio l’elemento del consumo • Il piacere e la convivialità • La semplicità volontaria • L’importanza della politica, ma come politica del e “nel” quotidiano e non come politica dei partiti Come e su quali piani agiscono i soggetti dell’altra economia? • Livello culturale - creano nuove rappresentazioni (il “ben-essere”) • Livello economico - facilitano la costruzione di reti economiche per la sostenibilità • Livello politico - favoriscono la costruzione di forme di regolazione volontaria (soft law) per i diritti umani e la tutela dell’ambiente Tipi di organizzazioni del consumo critico Orientamento vero il cosnumo Scala di azione Altro-consumo Anti-consumo Global Fair trade Gruppi che promuovono al decrescita Gruppi che promuovono azione e e la semplicità volontaria informazione contro lo sfruttamento dei lavoratori (e.g. United Students Against Sweatshops, Campagna abiti publiti) Local Farmers’ Market Reti alternative di approviggionamento di cibo (Gas, Slow Food, ecc.) In Forno e Graziano 2013 Banche del Tempo Transition Towns Ecovillaggi La crisi economica e il diffondersi dei “circuiti economici nuovi” per una economia territoriale autosostenibile • La crisi economica porta ad una accelerazione nel ‘cambiamento di scala’ dell’azione dei gruppi dell’altra economia, segnato (in Italia) dal rafforzamento e diffusione principalmente (ma non unicamente) dei gruppi G.A.S. • Sui territori iniziano a nascere reti e distretti di “economia solidale” che mettono in contatto lavoratori “fragili” – piccoli artigiani e agricoltori - con i consumatori critici Dal consumo critico alle «comunità sostenibili» • I circuiti economici nuovi permettono la mobilitazione (e messa in comune) delle risorse, scambio di informazione e flussi di innovazione tra attori diversi. • All’interno di queste reti la società si autoorganizza elaborando soluzioni creative per il benessere collettivo e dell’ambiente che mirano alla ricostruzione del “tessuto intimo” della società (la fiducia interpersonale, elemento fondamentale per la «coesione sociale») • Si amplia l’arsenale “tattico” dei movimenti: mercati, fiere, filiere corte, mappe eco-solidali Nuove “palestre” di democrazia e spazi di auto educazione e auto gestione • Gas, reti di economia socio-solidale (anche dette «Des»), Città di Transizione, … rappresentano nuovi spazi di partecipazione e autogestione «dal basso» che forniscono un punto di incontro tra soggetti diversi, spesso portatori di domande diverse (importante novità rispetto ai movimenti del passato e che ricordano antiche forme di mutualismo e coopearzione) • L’orizzontalità delle relazioni che caratterizza questi esperienze favorisce la costruzione di fiducia e la diffusione di un senso di responsabilità verso la collettività (responsabilità associata ai diversi ruoli sociali) • All’interno di questi gruppi il consumo critico funziona come “lente pedagogica” per il ripensamento delle connessioni sociali (corresponsabilità sociale) • Sono tutte esperienze all’interno delle quali si creano forme di legami aperti (inclusivi) coerentemente con l’obiettivo: la creazione di processi e reti per la sostenibilità (ambientale, economica e sociale) Cosa fanno i G.A.S oltre alla spesa • Produzione e coltivazione collettiva, raccolta e patti con i produttori • Visite dai produttori • Dibattiti e seminari (presentazione dei produttori, approfondimenti su agricoltura, commercio equo e solidale, beni comuni, energie alternative, finanza etica, questioni legate al territorio …) • Adesione a reti locali e nazionali Organizzazione dei GAS • Non sono formalizzati • La relazione via mail è frequente, ma non sostituisce quella vis a vis (attraverso le riunioni) • Si ricerca la distribuzione dei compiti, la rotazione degli incarichi e il coinvolgimento di tutti Il profilo socio-economico dei gasisti • Elevato titolo di studio Famiglie con in media due figli • Per lo più occupati in posizioni impiegatizie • Reddito medio Il «ceto medio riflessivo» o «creative class» (è capace di riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni, ha maggiore fiducia negli altri e nel cambiamento, ma è molto critico verso il funzionamento delle istituzioni e soprattutto dei partiti, utilizza un variegato «repertorio di azione») Il profilo partecipativo dei gasisti • Interesse per la politica • Informazione (attraverso internet, radio e tv, discussione con amici) • Partecipazione al mondo dell’associazionismo • Partecipazione ad attività politiche (firmare per leggi, referendum, petizioni, boicottaggio …) Si può quindi osservare come da un lato i Gas tendano ad aggregare persone con già precedenti esperienze associative, e dall’altro lato costituiscano degli “spazi” di incontro per persone con esperienze associative e sensibilità diverse, provenienti da ambienti culturali differenti. Le motivazioni dei gasisti I gasisti mirano ad un cambiamento politico, che porti a stili di vita più responsabili verso l’ambiente e i lavoratori, al sostegno dei produttori e alla tutela della propria salute. Cambiamenti dopo l’ingresso nel GAS • Negli stili di consumo: • gli esempi più evidenti sono l’aumento del consumo di prodotti biologici e di quelli locali e l’introduzione del consumo di detersivi e detergenti ecologici. • Negli stili di vita: • si nota come i gasisti hanno iniziato ad autoprodurre alcuni cibi (ad esempio il pane) e ad evitare di andare al supermercato • Negli atteggiamenti e nelle pratiche partecipative: • il 39,5% dei gasisti affermano di aver iniziato a cooperare di più con le persone in generale e il 23,9% si sente più capace di influenzare la politica. Vegetable Organic Wholemeal Legumes Local Seasonal Cereals Meat FairTrade mafia- free Ecological Increased 50,4 79,4 52,9 38,5 80,6 68,1 45,1 3,1 39,6 44,6 41,4 Decreased 0,4 0,2 0,6 0,5 0,2 0,1 0,3 42,5 1,4 0,6 0,6 Introduced 0,7 7,7 10 3,7 5,4 2,8 12,8 0,2 5,6 14,7 25 Yes 24,8 41,4 27,5 38,3 16,2 17,6 32,5 29,3 28,6 Decreased purchasing pre-cooked food Decreased shopping in supermarket Increased purchases in local shops Started producing food at home Started growing vegetable Started to use less the car Increased recycling More attention to energy consumption More attention to water consumption More interested in problems concerning my town of residence More interested in politics in general More able to cooperate with people in general Feeling more able to influence public policy No change 47,4 11,6 35,2 56,3 12,6 27,8 40,5 52 51,8 38,5 31,9 No 5,1 47,9 33 31,9 54,8 46,9 6,7 22,9 6,1 Already did 69,4 9,7 37,9 29 27,6 34,5 60 46,3 64,3 n.a. 1,2 1,1 1,4 1,1 1,1 1,2 1,3 2,2 1,5 1,5 1,1 Total 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 n.a. 0,7 0,9 1,6 0,9 1,4 1 0,9 1,4 1 Total 100 100 100 100 100 100 100 100 100 Yes 26 No 30,3 Already did 42,5 n.a. 1,2 Total 100 7,9 39,7 23,9 35,8 16,1 60,8 55 42,9 13,8 1,3 1,4 1,6 100 100 100 Ricostruire relazioni per una politica capace di futuro • I movimenti sociali come «segni di futuro» • Indicano i termini di nuovi patti sociali e costruiscono nuovi immaginari di sostenibilità. • Ma quanto l’intelligenza ecologica di questa minoranza diventa cultura di governo ed è capace di modificare le politiche che tanto effetto potrebbero avere sull’intero ciclo produttivo e sul benessere dell’intera società? • Possono queste pratiche ispirare almeno in parte le riforme economiche e indicarci una via per uscire dalla crisi?