Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - DCB) PER LE STRADE D’EUROPA M E N S I L E D E L L A U I LT R A S P O R T I ANNO XVIII - NUMERO 4 - APRILE 2009 LA TERRA TREMA... IL POPOLO D’ABRUZZO NO EDITORIALE GUIDA AL NUMERO EDITORIALE - Cosa ci chiedono le voci del dolore di Giuseppe Caronia 1 - L’iniziativa di solidarietà dei ferrovieri del Gruppo F.S. 2 INSIEME - L’abbraccio della categoria ai colleghi dell’Aquila di Santino Fortino 3 LE VIE DEL MARE - Amianto: porre tutti i lavoratori... di Angelo Patimo 5 LE VIE DEL CIELO - Nuova ALITALIA: una opportunità per il Sindacato di Antonio Ascenzi 7 I CONTRATTI - La piattaforma UILT per il CCNL Settore funerario pubblico di Claudio Tarlazzi e Paolo Modi 9 LA CONSULTA CAF-UIL - Un CAF UIL sempre più efficiente… Interventi di R. Carrannante, Barbagallo, Rea, Bonifazi; Benvenuto 14 I CONVEGNI DELLA UIL - Il nuovo modello contrattuale: contratti unici della viabilità e mobilità 21 - La relazione di A. Foccillo; interventi di Braccialarghe, Panettoni, Luzzati, Angeletti 22 PER LE STRADE D’EUROPA - Bruxelles: assemblea sezione ferrovieri dell’E.T.F. di Salvatore Ottonelli 37 PER LE VIE DELLA CITTA’ - Due ruote a Roma di Carola Patriarca 40 LA UILT SUL TERRITORIO - Dalle nostre redazioni regionali Nello Fusaro (Piemonte), Luigi Chiari (Lombardia), Paola Arrighini, Andrea Ausiello (Campania), Carmelo Fallara (Calabria) 45 1 Cosa ci chiedono le “voci del dolore” on c’è più tempo. Non no. La nostra proverbiale “ricc’è tempo per recrimina- chezza”, soprattutto la “mitica” re, bisogna guardare ricchezza della gente d’Abruzzo, avanti, cercando semmai di non il lavoro, la tenacia, la volontà di ricadere negli errori, se dovessi- non piegarsi alle avversità potranmo scoprire che ce ne sono stati. no essere il collante di ogni iniLa gente che soffre e non si piega ziativa al riguardo. al dolore ce lo chiede, lo chiede a E possa essere questo un esempio tutte le donne e agli uomini di per l’intero Paese. Portare “a questo Paese che hanno voglia di sistema” ogni progetto di crescita rimboccarsi le maniche e comin- di sviluppo di ricostruzione. Un ciare subito a ricostruire. Su basi “piano casa” che sia vasto, utile, solide, con programmi trasparenti efficiente, un “piano dei trasporti e delle infrastrutture” che sia coeed organici. Ci sono rente, funzionale, però pericoli e insidie intermodale, un piano che possono vanificare DI GIUSEPPE CARONIA per la scuola capace di l’opera di ricostruziofar crescere il sapere e ne. Speculazioni, sperperi, violazio- la professionalità, un piano della ne delle regole… questi i veri e sanità che renda equità e sicurezsoli nemici della rinascita. Dob- za a tutti i cittadini, un “disegno” biamo saperli sconfiggere da dell’ambiente che sia garanzia di subito con la stessa tempestività e sopravvivenza della natura in uno lo stesso vigore con i quali sono dei Paesi, possiamo dirlo, più state affrontate le emergenze ter- belli del mondo. ribili del sisma. Credo sia dovero- Parole, parole, parole… diceva so a questo proposito rivolgere un Mina in una sua canzone così. Le sentito ringraziamento a tutti nostre invece non sono parole, coloro che immediatamente, con sono idee , speriamo programmi, spirito di sacrificio e competenza di alto valore civile si sono messi al lavoro per aiutare E a noi, al sindacato intendo dire, le popolazioni colpite ed altret- spetta un’importante porzione di tanto doveroso esprimere il responsabilità nel successo o nostro sdegno ed il nostro biasi- meno di queste aspettative. mo per chi ha tentato vergognose Dovremo essere capaci di “esserci” quando si apre il confronto sul speculazioni politiche. Case, scuole, ospedali, pubblici “che fare” ad ogni livello, di svolservizi, infrastrutture sono la gere un ruolo propositivo e spina dorsale di un Paese moder- “garantista” delle politiche di N PER LE STRADE D’EUROPA EDITORIALE 2 ricostruzione e di sviluppo, consapevoli che il nostro compito principale consiste nel salvaguardare diritti doveri e compiti di chi fornendo lavoro crea ricchezza e che per fornire “miglior lavoro” bisogna saper coniugare capacità, competenza, responsabilità ed equità. Quante cose che ci ricordano e a quanti doveri ci richiamano, insomma, le “voci del dolore” che salgono dall’Abruzzo “forte e gentile” per dirla con uno dei suoi figli più grandi. Vogliamo e dobbiamo raccoglierle e farne una missione. Giuseppe Caronia (Segr. Gen. UILT) PARTE L’INIZIATIVA DI SOLIDARIETA’ PER L’ABRUZZO DEI FERROVIERI DEL GRUPPO FS Direttore Responsabile SANDRO DEGNI Redazione: Roma - Via di Priscilla, 101 - tel. 06.862671 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 00445/92 del 14/07/1992 Comitato di redazione: Enrico Cimmino, Santino Fortino, Salvatore Ottonelli, Angelo Patimo, Roberta Rossi Segreteria di redazione: Carola Patriarca Grafica e impaginazione: Franco Bottoni Studio e-mail: [email protected] Una copia Euro 2,00 Abbonamento annuale Euro 22,00 Abbonamento sostenitore Euro 300,00 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana EDIZIONI “PER LE STRADE D’EUROPA SRL - PIAZZA DELLA LIBERTÀ, 10 - ROMA STAMPA: LEGALL INDUSTRIA GRAFICA SRL - VIA ASCIANO, 9 - ROMA FINITO DI STAMPARE APRILE 2009 PER LE STRADE D’EUROPA L e Segreterie Nazionali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, UGL Trasporti, Fast Ferrovie, Orsa Ferrovie hanno promosso un’azione di solidarietà tra i dipendenti del Gruppo FS per aiutare le popolazioni colpite dal sisma dell’Abruzzo, tramite la sottoscrizione volontaria per la devoluzione di un’ora di lavoro. L’iniziativa proposta dalle Organizzazioni Sindacali e tempestivamente attivata dal Gruppo FS prevede che l’azienda contribuisca con una somma pari a quella che sarà raccolta tra i lavoratori. Concordati tra le parti gli aspetti organizzativi dell’iniziativa - che, tra l’altro, prevede la compilazione da parte della lavoratrice e del lavoratore aderente di un apposito modulo di delega che sarà distribuito congiuntamente alla busta paga di maggio 2009 – FS ha impartito, in data 15 aprile, le disposizioni operative a tutte le Società del Gruppo. FS ha altresì assicurato che, già nei prossimi giorni, i moduli per la raccolta delle deleghe di sottoscrizione saranno comunque resi disponibili in tutti gli impianti. Per questa prima fase è stato programmato di raccogliere le adesioni all’iniziativa fino a tutto il prossimo mese di giugno. Sarà successivamente valutata dalle parti l’opportunità di prevedere un termine successivo, anche considerando che i contributi, raccolti tramite il c/c bancario costituito per interventi a favore delle popolazioni della Regione Abruzzo, dovranno essere impiegati con modalità e forme che ne garantiscano la certezza della destinazione e la più rapida utilizzazione. Le Segreterie Nazionali Filt-Cgil, FitCisl, Uiltrasporti, UGL Trasporti, Fast Ferrovie, Orsa Ferrovie, considerata la straordinaria gravità della situazione determinata dal sisma, invitano all’adesione tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori del Gruppo FS. Le Segreterie Nazionali INSIEME 3 L’abbraccio della categoria ai colleghi dell’Aquila Una giornata tra gli autoferrotranvieri del deposito Arpa di SANTINO FORTINO I latini le chiamavano terrae motus, quelle vibrazioni della crosta terrestre provocate da improvvise liberazioni di energia nelle sue profondità, che testimoniano come il nostro pianeta sia vivo anche attraverso queste violente e devastanti manifestazioni. Dico questo, e non ce n’era bisogno visto il fiume di inchiostro e di tragiche immagini che sono state riversate nelle case e in ogni parte del mondo, solo perché l’ennesimo ed ultimo terremoto, che ha colpito la nostra l’Aquila, mi ha fatto meditare su quanto siamo spesso irrispettosi e ingenerosi verso la madre terra, e quanto con superficialità e talvolta con cupidigia seminiamo vento per poi raccogliere tempesta. Poi, purtroppo, ogni tanto la natura ce lo rammenta e ci trasforma in persone colpite dal dramma dei nostri simili, in gente solidale buona ed affettuosa, pronta ad ogni sorta di sacrificio per aiutare gli sfortunati che ne hanno bisogno. È un pensiero semplice, forse scontato, chissà se superfluo, che mi frulla per la testa dopo aver vissuto personalmente esperienze drammatiche come volontario a Gibellina nel 1968 a Teora e Lioni nel 1980 e oggi ancora purtroppo con l’Aquila. Forse c’è bisogno di fermarsi e riflettere. Ma al di la di queste meditazioni di natura esistenziale, sento il bisogno di riassumere in queste note quanto ho avuto modo di vedere, apprezzare e imparare in una giornata trascorsa con i colleghi dell’Arpa del deposito di Via Salaria Antica Est nella desolazione e nella drammaticità di quanto accaduto a l’Aquila. Siamo tutti a conoscenza e veniamo giustamente informati di ora in ora sugli accadimenti, e siamo sempre in corsa per portare aiuti e soluzioni, ho quindi pensato con il Dipartimento di recarmi nel capoluogo abruzzese per portare la solidarietà degli autoferrotranvieri italiani ai colleghi dell’Aquila. Lo abbiamo fatto nelle ore in cui riparte la ricostruzione, riaprono le scuole nelle tende, si tenta di rientrare al lavoro per dare una parvenza di normalità e un senso alla vita, per tentare di ritornare ad essere quel popolo abruzzese forte e fiero di lontanissime origini. Voglio, dicevo, raccontare una giornata nel microcosmo del deposito tra colleghi che dal secondo giorno dal dramma ne hanno fatto un punto di riferimento e di raccolta, facendo dormire e dormendo anche loro nei pullman, prima di allestire la mini tendopoli che ospita anche quei colleghi che, pur avendo le case distrutte, sono li a prestare servizio per essere utili. Si dorme e si mangia sul posto, in un mini refettorio allestito nel piccolo prefabbricato dell’ufficio movimento, anche perché le strutture del deposito sono in parte crollate ed altre dichiarate inagibili. È in questa cucina di emergenza che la gentile Signora Elena, operatore di esercizio e salernitana doc, oltre al suo turno di guida accoglie tutti con un caldo sorriso, cucinando continuamente per rifocillare i colleghi, chi viene e chi va in servizio. Si, il servizio! gente senza casa, che ha perso beni ed affetti, ma che nonostante PER LE STRADE D’EUROPA 4 tutto non vuole rinunciare a prestare la proprio opera in favore della comunità, perché “l’autobus serve”, per collegarsi con Roma, con Avezzano, con i paesi terremotati dei dintorni, perché è ancora un punto di riferimento, di orario, di collegamento, di appartenenza e di normalità. Loro lo sanno, lo sentono e lavorano con orari a volte massacranti nelle condizioni che ho descritto e con autobus che riparano al volo e lavano alla meglio, con la dignità di chi è forte e con l’umiltà di chi vuole essere utile. Pasquale ha perso il figlio nella casa dello studente, ma è consolato e protetto dall’affetto dei colleghi, che non solo vorrei nominare, ma che meritano riconoscenza dalla società e dall’azienda che si adoperano in tutto e per tutto, dal servizio agli approvvigionamenti, ai problemi tecnici. Su tutti Alfredo un “semplice” Coordinatore dell’esercizio, che dal primo giorno, in una stanzetta adibita ad ufficio movimento, opera da “Padreterno”, coordina, istituisce servizi provvisori, orari di supporto, chiama, convoca i colleghi ed assegna le corse, prende le presenze sempre con una parola di conforto per tutti. Questo è il suo lavoro, ma Alfredo non ha fatto e non fa solo questo: sin dalle prime ore dal dramma ha prestato soccorso, ha messo in funzione quanto resta del deposito lavorando sul piazzale e coordinando il trasferimento sulla costa delle migliaia di sfollati unitamente alla Protezione Civile. Ha coordinato la pre- PER LE STRADE D’EUROPA INSIEME ziosa opera dei colleghi che hanno permesso alla numerosa gente di partecipare ai Funerali di Stato delle povere vittime in collaborazione con le forze dell’ordine, garantendo inoltre, in maniera provvisoria la disastrata zona con i pullman dell’Arpa di sua competenza e ha organizzato l’assistenza ai colleghi più bisognosi e a chi chiede il suo aiuto. È giovane Alfredo, anche lui ha e ha avuto problemi, ma è a suo agio tra questi ragazzi vestiti di blu, fa il lavoro di un vero e proprio Direttore ed è rimasto l’unico a rappresentare l’Azienda in quel settore dell’Aquila. C’è invece chi, tra i Responsabili (con la R maiuscola?), che non è ancora presente a 10 giorni dal sisma, che giustamente ha portato la famiglia al sicuro in altre località, ma dalle quali non è ancora tornato, o perlomeno non si è ancora visto in deposito. Questo fa male e i ragazzi dell’Arpa me l’hanno fato notare, ma senza cattiveria, solo con un’aria di dispiaciuto compatimento. Per fortuna che c’è gente come Alfredo o Elena a dimostrare quanta voglia di reagire c’è in quei luoghi, quanta determinazione e fierezza c’è nel loro modo di fare; secondo me anche loro sono piccoli “angeli” come chiamano i Vigili del Fuoco da queste parti e a loro tutti va la nostra riconoscenza, la nostra stima il nostro affetto. Chissà quando, continuando la vita, ci sarà un momento di calma e se l’azienda saprà che ci sono stati altri Alfredo o altri Elena, o Massimo, o Gianfranco, o Luigi, o Renzo tra gli autoferrotranvieri e non solo, a cui verrà riconosciuto il merito di essersi assunti la responsabilità di tenere altro lo stemma dell’Arpa. A tutti va il ringraziamento e l’ammirazione dell’intera categoria e non per ultimo un particolare grazie a Paolo Di Credico, Segretario Generale della Uilt Abruzzo, a sua moglie e alla sua famiglia la quale unitamente ai colleghi di Pescara hanno lavorato sin dalle prime ore volontariamente per portare aiuto, sostegno ed affetto ai colleghi colpiti nelle cose più care. La terra è viva e a volte ci punisce, ma ci suggerisce di non dimenticare e sono sicuro che saprà anche essere riconoscente con tutti quelli che si possono annoverare tra la brava gente. Santino Fortino LE VIE DEL MARE 5 Amianto: porre tutti i lavoratori sullo stesso piano nell’accesso ai diritti previdenziali di ANGELO PATIMO I l problema dell’esposizione all’amianto dei lavoratori marittimi, per l’esercizio di un diritto ai relativi benefici previdenziali previsti dalla legislazione, riconosciuti comunque ad altre categorie di lavoratori , certamente con livelli di rischio inferiori, è stato nei giorni scorsi oggetto di una riunione al Ministero del Lavoro tra l’Ufficio Legislativo dello stesso Ministero, l’INPS, l’INAIL, l’IPSEMA, la Ragioneria Generale dello Stato, ed un rappresentante del Ministero del Tesoro. La riunione si era resa necessaria per fare il punto della situazione sulla materia.Questo anche per effetto di una comunicazione, a firma del Direttore Generale, dott.ssa Palmira Petrocelli, che l’IPSEMA aveva inviato il 7 novembre 2008 ai marittimi che avevano fatto domanda di accesso al beneficio previdenziale, in giacenza circa 30.000, e sulla quale comunicazione il sindacato aveva chiesto chiarimenti dal momento che si stava diffondendo una interpretazione circa una sorta di prescrizione e rigetto delle domande stesse. Chiarimento che, attraverso uno scambio epistolare, ha fugato ogni dubbio circa la volontà dell’Istituto a continuare a perseguire tutte le iniziative possibili per l’acquisizione della necessaria documentazione (curriculum lavorativo) per avviare il procedimento amministrativo per il riconoscimento del prolungamento dell’anzianità previdenziale. Dall’incontro è emersa la volontà del Ministro Sacconi di impegnare tutti gli istituti e gli enti coinvolti a ricercare una adeguata soluzione. Identico orientamento è stato manifestato dall’INAIL. Il Tesoro, invece, ha eccepito la mancanza della copertura finanziaria necessaria a coprire i costi del provvedimento. Posizione, questa, che è stata contestata dall’IPSEMA con due ineccepibili argomentazioni: - la prima, quella riferita ad un problema di copertura finanziaria che si pone ora con l’IPSEMA. Problema inesistente, allorquando la titolarità delle procedure dell’amianto ai marittimi era in capo all’INAIL; - la seconda argomentazione, quella della irrisorietà della spesa. Infatti, circa la titolarità dell’Ente certificatore, l’art. 1, comma 567 della legge n. 266/05 (legge Finanziaria per l’anno 2006)ha trasferito dall’INAIL all’IPSEMA tutte le competenze relative alla certificazione ed all’accertamento del- l’esposizione all’amianto del personale navigante, ai fini del riconoscimento dei benefici previdenziali di cui al decreto legge n. 269/03, convertito in legge n. 326/03. Tale provvedimento, pur avendo superato il vincolo dell’assicurazione obbligatoria presso l’INAIL, cosi come pure l’obbligo della copertura assicurativa del rischio amianto attraverso il pagamento di un premio supplementare, non ha di fatto risolto il problema dell’accesso dei lavoratori marittimi ai benefici previdenziali previsti dalla legge istitutiva n. 257 del lontano 27/3/92. Infatti, il Decreto 27/10/04 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, attuativo dell’articolo 47 della legge 326/03, individua all’art. 2, comma 2 dello stesso Decreto, le condizioni di lavoro per l’esercizio del diritto al beneficio previdenziale: PER LE STRADE D’EUROPA 6 - adibizione del lavoratore ad attività di manutenzione e riparazione di impianti e macchinari contenenti amianto; - esposizione del lavoratore, per un determinato periodo giornaliero ( 8 ore, o per la durata oraria giornaliera prevista dal CCNL) ad un ambiente con fibre di amianto in sospensione in determinate quantità (100 fibre/litro). Queste due condizioni, per la specificità e l’atipicità delle prestazioni lavorative del personale marittimo, rendono problematica la ricostruzione di un itinerario professionale propedeutico al conseguimento della certificazione col requisito per l’accesso al beneficio di legge. Questo, per il tipo di organizzazione di lavoro a bordo alle navi, per la estrema mobilità del dipendente dovuta al frequente alternarsi di periodi di imbarco e di riposo, cosi come pure per gli altrettanti frequenti trasferimenti del lavoratore tra diverse società di navigazione. A tutto questo si aggiunge tutta la problematica relativa alla navigazione su navi battenti bandiera estera, su navi ormai inesistenti, ed infine su navi di aziende cessate. Per queste ragioni, risulta problematica, talvolta impossibile, la esecuzione di un atto, quello relativo alla compilazione dell’allegato 2 al Decreto 27/10/04, esperito dalle aziende di navigazione, che diventa pubblico in sede di procedimento di accertamento. Atto dal quale deve risultare che il dipendente è adibito in modo abituale e diretto alle attività comportanti esposizione all’amianto di cui all’art. 2, comma 2 del Decreto summenzionato, al fine della presentazione del relativo curriculum lavorativo, di cui all’art. 3, comma 3 del Decreto medesimo, rilasciato dal datore di lavoro. Per effetto di tutte queste oggettive difficoltà, ed al fine di pervenire ad una soluzione, le OO.SS. Confederali di categoria FILT-CGIL, FIT-CISL, UILTRASPORTI, nel gennaio del 2005 hanno PER LE STRADE D’EUROPA LE VIE DEL MARE portato all’attenzione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, On.le Maroni, l’esigenza di sostituire il suddetto curriculum con la copia dell’estratto matricolare rilasciato dalle Capitanerie di Porto. Quello dell’estratto matricolare costituisce la soluzione più ovvia ad una serie di problemi che vengono sistematicamente e strumentalmente sollevati dalle imprese armatoriali, unitamente, per i casi di navi non più esistenti e di aziende cessate, a quelli che oggettivamente vengono rilevati dalle Direzioni Provinciali del Lavoro. Direzioni Provinciali del Lavoro non competenti in materia di collocamento della gente di mare, cosi come pure dal punto di vista territoriale, e quindi inadeguate, stante le evidenti difficoltà di carattere organizzativo e logistico, che i vari Servizi Ispezione Lavoro, dovranno affrontare per istruire le previste indagini per certificare i curricula. A riprova della validità della proposta sindacale, successivamente, in data 13 aprile 2005, le Commissioni IX e XI della Camera dei Deputati, recependo le argomentazioni addotte dalle Organizzazioni Sindacali Confederali di categoria, hanno approvato una risoluzione, nei confronti della quale il Ministro Maroni ha espresso parere favorevole, con la quale impegnavano il Governo ad emanare una Circolare esplicativa ed integrativa del Decreto attuativo 27/10/2004 che consentisse l’utilizzo dell’estratto matricolare, in sostituzione del curriculum rilasciato dal datore di lavoro per l’istruzione della procedura di presentazione della domanda. A tutto oggi, nulla è stato fatto in proposito, nonostante un sollecito esperito dalle OO.SS. Confederali di categoria attraverso una nota inviata il 14 novembre 2007 al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, all’INPS e per quanto di competenza all’IPSEMA. Nella quale nota, tra l’altro, si sottolineava la mancanza di un qualsiasi provvedimento per risolvere la problematica dell’amianto dei marittimi, nonostante la soluzione proposta dal Parlamento al Governo con risoluzione alla unanimità, maggioranza ed opposizione, già nella precedente legislatura. Alla nota, abbiamo riscontrato la sola risposta dell’INPS, Direzione Centrale delle Prestazioni, che, in maniera molto pilatesca, nel prendere atto delle argomentazioni di cui alla nota delle Segreterie Nazionali del Sindacato Confederale del 14/11/07, riconoscerà i benefici previdenziali connessi alla attività lavorativa che comporta esposizione all’amianto, previa presentazione della domanda secondo la normativa vigente. Questo è il dibattito, il confronto, il percorso di lotta del sindacato perseguito a tutti i livelli ed in ogni sede, da quella politica a quella istituzionale. Percorso che ha la finalità di porre tutti i lavoratori sullo stesso piano nell’accesso al diritto. Percorso senz’altro prioritario, considerato il ruolo, la funzione che esercita dal sindacato. Prioritario rispetto a qualsiasi altra alternativa, compresa quella giudiziaria caratterizzata da esiti incerti e discriminatori, dal momento che non tutti possono disporre sul piano probatorio degli elementi processuali necessari per il perseguimento di un risultato positivo. Angelo Patimo LE VIE DEL CIELO 7 NUOVA ALITALIA: UNA OPPORTUNITA’ PER IL SINDACATO di ANTONIO ASCENZI R apporto azienda-politica, ruolo del management e del sindacato sono le tre questioni che, nello svilupparsi della vicenda Alitalia, si sono imposte alla attenzione dei media e sulle quali può essere utile qualche approfondimento pena il rischio di veder naufragare anche la soluzione CAI. Sulla prima questione. Nell’arco di questi mesi, dall’avvio della procedura di vendita di Alitalia al suo fallimento ed alla rinascita con CAI, si è evidenziata come non mai tutta la pochezza dell’attuale ceto politico italiano fisiologicamente incapace di perseguire l’interesse generale, prigioniero come è della propria insanabile faziosità e dal proprio gretto provincialismo. E’ penoso vedere Parlamentari, Presidenti di Regione o di Provincia e Sindaci tifare scompostamente per questo o quell’aeroporto pretendendo di imporre alle aziende scelte industriali che non possono che essere di competenza esclusiva degli imprenditori. La pur comprensibile ricerca di visibilità e di consensi non dovrebbe mai giocarsi sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie! Ora non vi è dubbio che, per la riuscita della iniziativa CAI, diventa fondamentale il riequilibrio del rapporto che una grande realtà come Alitalia non può non avere con la politica. Ad ognuno il proprio mestiere. All’azienda il compito di organizzarsi per offrire un servizio all’utenza efficiente, sicuro ed economico in grado, quindi, di consentirle di reggere le sfide del mercato; alla politica, quello di predisporre l’indispensabile corpo di regole che consenta un ordinato sviluppo del sistema del Trasporto Aereo in Italia e che costringa, conseguentemente, le aziende a competere tra loro sulla qualità del servizio e non, come avviene ora, sul solo abbattimento del costo del lavoro. Per quanto riguarda invece il ruolo del management. Non vi è dubbio che in questi ultimi anni l’attenzione dell’opinione pubblica si sia giustamente concentrata sui vari Pre- sidenti o Amministratori Delegati avvicendatisi al vertice della ex compagnia di bandiera, anche per l’apporto decisivo fornito da alcuni di loro al fallimento della compagnia. Ma ai più è sempre sfuggita l’azione nefasta del middle management aziendale con la pletora di capi e capetti, spesso divenuti tali solo grazie a solidi appoggi politici o, peggio, sindacali, che hanno dato ampie dimostrazioni nel corso della loro “brillante carriera” di assoluta inadeguatezza a ricoprire quei ruoli e che in occasione delle assunzioni in CAI ne hanno fornito l’ennesima prova: a loro vanno certamente addebitati i non pochi casi di forzature o manipolazioni dei criteri di selezione dei lavoratori. E’ opinione condivisa che l’iniziativa CAI potrà avere successo se riuscirà, tra le tante cose da fare, a determinare fra i dipendenti il necessario coinvolgimento e la convinta adesione agli obiettivi aziendali. Ne consegue pertanto la necessità che da parte della nuova proprietà si dedichi una attenzione particolare all’area del middle management: coinvolgimento e consenso si possono ottenere solo con leadership autorevoli e buoni esempi ed il sapere che parte di essi continuerà ad operare nella nuova Alitalia non può certo lasciare tranquilli! Da ultimo, una qualche considerazione sul sindacato. Tutta la vicenda Alitalia ha reso evidente come il movimento sindacale nel Trasporto Aereo presenti nel suo insieme caratteri propri rispetto al resto del sindacalismo italiano con la sua eccessiva frammentazione - nella vecchia Alitalia tra personale di terra e quello di volo erano presenti ben quindici sigle sindacali (alcune della quali a li- PER LE STRADE D’EUROPA 8 vello di due/tre iscritti), determinando una vera e propria atomizzazione della rappresentanza; l’alto tasso di litigiosità; una irresistibile inclinazione corporativa. A questi elementi, si aggiungono poi ulteriori particolarità: la presunzione di poter far convivere due modelli di sindacato tra loro oggettivamente antitetici come lo sono quello del sindacalismo confederale e quello dell’associazionismo professionale; il prevalere ancora, anche nel sindacato confederale (sicuramente a livello di base) dell’idea che il sistema di relazioni sindacali debba fondarsi sui soli rapporti di forza. Il tutto accompagnato da una mai acquisita consapevolezza che le condizioni interne ed esterne all’azienda sono radicalmente mutate e che riproporre vecchie prassi o tentare di reintrodurre antichi privilegi rischia di produrre solo danni. Non vi è dubbio, ad esempio, che le azioni di lotta messe in atto verso la fine dello scorso anno da alcune organizzazioni sindacali, al di là del merito sulla loro liceità o meno, hanno solo favorito l’abitudine dei passeggeri a non volare Alitalia. E’ necessario quindi pervenire al più presto ad un profondo ripensamento del modo di essere e di fare sindacato nel Trasporto Aereo, ma da questo punto di PER LE STRADE D’EUROPA LE VIE DEL CIELO vista, il modello di relazioni sindacali convenuto in sede contrattuale con CAI può rappresentare una importante opportunità per qualificare l’azione sindacale. Due sono gli strumenti a disposizione: il dover procedere alle elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie e la razionalizzazione delle agibilità sindacali. Le elezioni delle RSU sono una opportunità perché aiuteranno non poco a semplificare la rappresentanza consen- tendo una più appropriata misurazione della effettiva rappresentatività delle organizzazioni sindacali presenti in azienda e garantendo nel contempo, attraverso lo schema di RSU predisposto, una condizione di pari dignità fra tutti i comparti (terra, piloti, assistenti di volo). La razionalizzazione delle agibilità sindacali, invece, anziché essere vissuta come un dramma, va considerata come uno sprone al sindacato per dotarsi di una organizzazione interna più agile e funzionale. Per quanto riguarda la nuova Alitalia, tanti sono i problemi all’ordine del giorno partendo da quello che rimane l’obiettivo centrale dell’agenda di lavoro del sindacato per i prossimi mesi: ricreare le condizioni per reintrodurre nel processo produttivo le migliaia di colleghi attualmente in Cassa integrazione. Un obiettivo possibile se in presenza di una rappresentanza sindacale meno frammentata e più coesa, autenticamente rappresentativa delle varie articolazioni professionali presenti in azienda e, soprattutto, disponibile ad abbandonare i modelli corporativi ed inutilmente conflittuali del passato. Antonio Ascenzi I CONTRATTI 9 PRESENTATA DALLA UIL ALLA FERDERUTILITY LA PIATTAFORMA PER IL RINNOVO DEL CCNL DEL SETTORE FUNERARIO PUBBLICO a Segreteria Nazionale della UILT ha inviato il 27 marzo u.s.a Federutility la piattaforma rivendicativa per il CCNL dei dipendenti delle imprese pubbliche del settore funerario scaduto il 31 dicembre 2008. E’ la prima piattaforma della nostra Federazione dopo l’accordo del 22 gennaio 2009. Purtroppo non è stato possibile presentare una piattaforma unitaria in quanto la FP CGIL ha sostenuto la non applicabilità delle novità scaturite dall’accordo sopra richiamato. Queste le novità che di fatto distinguono le piattaforme : • Abbiamo sostenuto la triennalità della vigenza contrattuale che di fatto evita ulteriori dilazionamenti sui recuperi salariali (vedi la positività dell’esperienza fatta con il CCNL dei servizi ambientali) e consente di intervenire più celermente sulla parte normativa dei CCNL che non è meno importante di quella economica. • L’altra è quella di un nuovo indice inflattivo previsionale triennale, più in linea con l’inflazione realisticamente prevedibile e una procedura che assicuri una copertura economica in caso che alla data di scadenza del contratto precedente non si sia raggiunto l’accordo di rinnovo . Altresì abbiamo previsto una verifica da effettuarsi per eventuali recuperi degli scostamenti fra l’inflazione misurata con il nuovo indicatore previsionale e l’inflazione effettiva entro la fine del triennio di vigenza contrattuale. • Per ultimo abbiamo previsto il potenziamento della contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale, per avere spazi più ampi di manovra salariale nel secondo livello, e l’inserimento di un elemento retributivo di garanzia per chi non sia riuscito a contrattare ulteriore salario a livello aziendale o territoriale. Queste sono in linea di massima le differenziazioni tra le varie piattaforme (ognuno, FP-CGIL, FIT–CISL e UILTRASPORTI ha presentato la propria). Di fatto per le restanti parti le piattaforme sono identiche, ed è proprio per questo che nella lettera di accompagnamento inviata alla controparte della nostra piattaforma abbiamo richiesto che le trattative, possibilmente, non vengano fatte a tavoli separati. Confidiamo che lo sviluppo della trattativa possa farci raggiungere una sintesi più unitaria di quella di partenza nell’interesse economico, di sicurezza e normativo per tutti i lavoratori . L p. IL DIPARTIMENTO NAZIONALE Paolo MODI IL SEGRETARIO NAZIONALE Claudio TARLAZZI Il testo del documento RELAZIONI INDUSTRIALI Le relazioni industriali tra le parti devono tendere sempre più ad un coinvolgimento dei lavoratori, delle lavoratrici e del Sindacato sui processi produttivi ed organizzativi, sugli investimenti tecnologici, sugli obiettivi dell’impresa, sulla salute e sicurezza sul lavoro, sulla formazioneaggiornamento, sull’andamento occupazionale e sul lavoro . Le Relazioni Sindacali devono necessariamente articolarsi su diverse fasi che prevedano un livello di informazione preventiva e consuntiva, un momento di consultazione e confronto e un sostanzioso livello di contrattazione economica e normativa in base alle diverse e specifiche tematiche. Occorre poi, conseguentemente, definire un quadro preciso di riferimento della contrattazione collettiva, con valenza triennale sia per la parte economica che normativa e con particolare attenzione al rapporto tra contrattazione nazionale e contrattazione territoriale/aziendale prevedendo per il livello territoriale/aziendale uno sviluppo della contrattazione economica normativa di 2° livello con la previsione di un livello minimo di garanzia laddove la stessa non sia esercitata. Per evitare poi situazioni di eccessivo prolungamento nelle fasi di rinnovo dei contratti di 1° e di 2° livello, sarà PER LE STRADE D’EUROPA I CONTRATTI 10 necessario definire tempi e procedure per l’avvio delle trattative prevedendo l’introduzione anche di una copertura economica a favore dei lavoratori nei casi in cui l’accordo di rinnovo venga raggiunto oltre la data di scadenza del contratto precedente. MERCATO DEL LAVORO Le Organizzazioni sindacali confermano e ribadiscono la centralità del Contratto di Lavoro a tempo indeterminato e a tempo pieno per il settore dei servizi funebri e cimiteriali. Anche alla luce del dibattito politico nazionale e delle modifiche della normativa vigente, si ritiene opportuno, per definire al meglio le tipicità del settore, stabilire l’istituzione di uno specifico Osservatorio paritetico per monitorare quantità, tipologie e gestione dei rapporti di lavoro atipici adottati nel settore. Tenuto conto poi delle gravi incertezze per i lavoratori, conseguenti alle modifiche legislative sul mercato del lavoro, la contrattazione nazionale deve operare non dando mera applicazione al disposto legislativo ma deve adoperarsi affinché le caratteristiche e le necessità produttive del settore siano pienamente salvaguardate e, contestualmente, si possa dare una stabilizzazione occupazionale ai lavoratori e alle lavoratrici inizialmente flessibili. Pertanto il nuovo CCNL dovrà normare meglio e definire solo alcune delle forme di lavoro atipiche introdotte dalla legislazione e dall’attuale CCNL e, contestualmente, escludere quelle tipologie di forme di lavoro non confacenti alla situazione specifica del comparto. Il contratto nazionale dovrà inoltre prevedere norme che permettano di raggiungere livelli di stabilizzazione dell’occupazione, non legati a fenomeni temporanei, ma attraverso meccanismi che limitino il reiterarsi delPER LE STRADE D’EUROPA l’utilizzo delle varie tipologie contrattuali, soprattutto a tempo determinato. I contratti di lavoro “atipici” consentiti devono essere esclusivamente quelli previsti e disciplinati da contratto nazionale di categoria e devono essere recepiti come strumento ed opportunità flessibili, seppur in maniera temporanea. In ogni caso, la concreta applicazione delle forme di lavoro “atipiche” dovrà essere concordata preventivamente a livello aziendale con le competenti Rsu/Rsa e OO.SS. territorialmente competenti, anche in relazione ai problemi di sviluppo ed ai conseguenti piani occupazionali. RINNOVO PARTE ECONOMICA Nei meccanismi di calcolo della richiesta salariale è necessario ricostruire, per mantenere inalterato il potere d’acquisto delle retribuzioni, il dato del differenziale tra inflazione programmata e inflazione reale del biennio economico 2007/2008. Quel differenziale va conseguentemente sommato, per la durata del presente contratto, con i valori del- l’inflazione realisticamente attesa per i periodo di riferimento 20092011, individuando nel contempo il valore retributivo a cui applicare l’indice previsionale. Va previsto inoltre un meccanismo contrattuale certo per il recupero dell’eventuale scostamento che dovesse verificarsi nel corso della vigenza contrattuale. Nell’impostazione e nella distribuzione del salario sono assolutamente da escludere, visto la natura collettiva di garanzia sociale e solidale del CCNL, forme di salario variabile della retribuzione nazionale . Tali modalità di salario variabile, di carattere sia collettivo che di unità produttiva possono essere utilmente sviluppate in forma aggiuntiva nella retribuzione aziendale, legando lo stesso a meccanismi di qualificazione e miglioramento dei servizi e dell’organizzazione del lavoro . Il nuovo contratto, nella definizione della durata di parte economica e normativa, dovrà prevedere esplicitamente, nel contempo, la conferma e l’ampliamento della contrattazione aziendale di secondo livello. Laddove non sussistano i presupposti e/o le condizioni per la definizione di accordi aziendali di cui al I CONTRATTI comma precedente, deve essere civile per cause riconducibili alla comunque prevista la corresponsio- attività lavorativa. ne di una quota di produttività pari al 3% della retribuzione tabellare. ORARIO DI LAVORO E INDENNITA’ E STRAORDINARIO SALARIO ACCESSORIO La regolamentazione degli orari deve essere finalizzata alla tutela Le indennità costituiscono un vero e della salute e sicurezza dei lavoraproprio sistema salariale accessorio tori ed essere oggetto di contrattada riformare e rimodulare secondo zione per correlarla alle esigenze le nuove esigenze del settore pertan- produttive. to, il contratto dovrà procedere ad Occorre inoltre regolamentare la un riassetto della materia preveden- settima prestazione lavorativa, predone anche la contrattazione di 2° vedendo tempi certi e ravvicinati di livello (territoriale/ aziendale). riposo compensativo, fermo restanVi è, infatti, l’esigenza di imple- do la corresponsione della maggiomentare le indennità, legandole razione per il lavoro straordinario. maggiormente alla prestazione, pre- Alla luce poi del D.Lgs. 66/03 è vedendo e migliorando così un qua- necessario aggiornare la nozione di dro normativo di tutela, in particola- lavoro straordinario prevedendo per re riferito ai lavoratori addetti ad una sua corretta applicazione un’inattività in turno, in turno notturno e formativa alle OO.SS. stipulanti in reperibilità e a quei lavoratori che con cadenza semestrale e confronti svolgono attività professionali tra le rappresentanze sindacali “pesanti” dal punto di vista aziendali e le aziende per definirne psico/fisico. le modalità di esecuzione. Inoltre per i conducenti, non essen- Occorre rafforzare il criterio di do rari i casi di infrazione al codice eccezionalità dello straordinario, della strada non dipendenti dalla sua relegando a questa fattispecie quelresponsabilità, ma legati alle esigen- le prestazioni che garantiscono la ze organizzative aziendali, possono sola e necessaria continuità di alcucrearsi delle situazioni non imputa- ni servizi e della sicurezza degli bili agli stessi ma pregiudizievoli impianti. tuttavia ai fini della conservazione Pertanto è fondamentale limitare dei punti previsti dal nuovo sistema meglio e al minimo i casi di effettipatenti. ve esigenze di servizio aziendali Al fine di evitare l’accrescersi di attraverso l’adozione, con appositi tale situazione si propone a tratto confronti negoziali, di criteri oggetgenerale un sistema di salvaguardia tivi di richiesta dello straordinario. della patente di guida dei lavoratori per tutte quelle situazioni indipendenti dalla loro diretta responsabiliRESPONSABILITA’ tà ed imputabili a questioni di viabi- SOCIALE D’IMPRESA lità. Sosta selvaggia, condizioni della vettura, mancanza di docu- La RSI è stata sinora una semplice mentazione, dotazione di bordo ecc. attivazione di codici etici, unilaterae comunque da subito il coinvolgi- li e volontari, oppure annoverata mento diretto delle Aziende nelle esclusivamente tra gli impegni procedure di recupero dei punti e/o sociali che una azienda intende attidella patente e di assistenza legale e vare. 11 C’è la necessità di costruire anche nel nostro settore un modello di RSI condiviso, all’interno di un sistema di relazioni articolate nella partecipazione, concertazione e contrattazione. Tutti gli aspetti relativi alla dimensione dell’impresa, che vanno dai riflessi sui dipendenti, agli investimenti sul capitale umano, dalla salute e sicurezza ai processi di trasformazione e ristrutturazione, sono temi che non possono prescindere da una discussione che sta all’interno del sistema di relazione predetto, e deve riguardare un merito che vada “oltre” gli obblighi giuridici e i diritti fondamentali. CLASSIFICAZIONE DEL PERSONALE La struttura della classificazione va sottoposta ad una attenta rivisitazione per eliminare tutte quelle parti che hanno determinato contenzioso o incomprensione sull’applicabilità della stessa. Di conseguenza è utile compiere un lavoro di rilettura, di semplificazione e verifica della classificazione del personale, individuando una nuova classificazione del personale attraverso una rimodulazione delle aree, una riduzione dei livelli e una più precisa declaratoria con l’individuazione dei profili esemplificativi. Occorre, conseguentemente, armonizzare la scala parametrale ed eliminare il parametro medio 175 che no rappresenta di certo il livello di addensamento delle figure professionali nel settore. Successivamente il negoziato aziendale dovrà stabilire la corretta applicazione del nuovo disposto contrattuale anche in coerenza con l’evoluzione organizzativa e i processi formativi individuali. PER LE STRADE D’EUROPA 12 I CONTRATTI FORMAZIONE PROFESSIONALE Si ritiene necessario un maggiore coinvolgimento del Sindacato nelle scelte aziendali inerenti la formazione, al fine di rendere fruibile il diritto alla stessa. Necessita sancire una norma contrattuale che regoli il diritto/dovere alla formazione continua, definendo una quota annua minima da dedicare alla formazione ed all’aggiornamento tecnico-professionale. Va prevista la costituzione di una apposita documentazione individuale inerente l’offerta formativa nel corso della vita lavorativa del lavoratore con la registrazione, in un apposito libretto dei percorsi formativi,espletati e i dati utili a rilevare il livello formativo rag- • la costituzione a livello regionale giunto. dell’osservatorio paritetico con funzioni di orientamento e di promozione nei confronti dei lavoratori; SALUTE • la qualificazione, tramite percorsi E SICUREZZA formativi, per gli RLS; • la maggiore agibilità agli RLS, Il sindacato considera strategico un attraverso l’incremento del monte ampliamento dei canoni qualitativi e ore annuo per la formazione e l’agquantitativi di tutela della salute, della giornamento; sicurezza e dell’ambiente di lavoro, • la definizione del documento di che devono essere realizzati mediante valutazione dei rischi che sia ispirala prevenzione delle malattie profesto a criteri di partecipazione, di sionali, dei lavori usuranti e degli semplificazione, dalla fase della infortuni sul lavoro. progettazione a quella esecutiva; Diventa fondamentale, per l’attuazio- • la garanzia del diritto di accesso ne di tali obiettivi, il dispiegarsi di agli RLS alle informazioni, alla politiche partecipative sui luoghi di documentazione su infortuni, lavoro che vedano protagonisti i lavomalattie professionali e alla acquisiratori e i loro rappresentanti (RLS). In zione del documento di valutazione queste dinamiche occorre sviluppare dei rischi; percorsi di formazione, di informazione e di contrattazione. anche alla luce delle modifiche introdotte dal testo RAPPRESENTANZA unico sulla sicurezza D.Lgs. 81/08. SINDACALE attraverso: • l’estensione a livello aziendale e Le trasformazioni che stanno interesterritoriale del diritto di informazio- sando in generale il mondo del lavoro ne sulle tematiche della gestione dei e nello specifico il settore funebre debrischi in rapporto con il territorio; bono vedere il Sindacato come prota• l’estensione a livello aziendale dei gonista responsabile dei processi di dati informativi riferiti alle caratte- trasformazione delle imprese e del ristiche della sicurezza: lavoro. PER LE STRADE D’EUROPA Il metodo concertativo e del confronto deve rappresentare assolutamente il riferimento per tutte le Parti in causa. Il consenso sociale è la condizione necessaria per sviluppare imprese capaci di presidiare il territorio e, contemporaneamente, contenere le tariffe in un equilibrio delle risorse calmierando così il mercato del “caro estinto”. Il percorso non è certamente semplice, ma per il sindacato è assolutamente necessario che lo stesso sia condotto assieme alla rappresentanza sindacale dei lavoratori e delle lavoratrici. Il sindacato ritiene che sia strategico, all’interno di ogni singola azienda, mantenere saldi i rapporti con le strutture aziendali e territoriali, per la semplice convinzione che, solo attraverso la rivisitazione condivisa dei processi aziendali, si possono garantire qualità dei servizi erogati e contestualmente professionalità dei lavoratori e delle lavoratrici. Così come l’esperienza diretta nel settore ha dimostrato negli anni che lo sviluppo della contrattazione integrativa vi è stato maggiormente e in maniera costante solo nelle realtà dove il sindacato ha promosso presenza e ruolo delle rappresentanze sindacali. 14 LA CONSULTA NAZIONALE CAF-UIL Un CAF-UIL sempre più efficiente al servizio dei lavoratori Diamo seguito, in questo numero di “Per le Strade d’Europa” alla cronaca dei lavori della Consulta Nazionale del CAF-UIL, svoltasi nel mese di febbraio (22-23) a Napoli, e della quale avevamo dato un ampio resoconto nel numero precedente Carannante apre i lavori A nzitutto vorrei salutare tutti i partecipanti a questa ennesima Consulta del CAF, che come sapete, ogni anno si ripete, ed è una occasione importante per la vita e le prospettive che il CAF si prefigge di raggiungere. Con l’occasione vi informo che la presidenza è rappresentata oltre che dal presidente del CAF Gilberto De Santis, dal direttore dottor Sergio Scibetta; poi c’è l’altro consigliere del CAF, Domenico Proietti; il sottoscritto che si è proclamato presidente di questa consulta, e il segretario organizzativo della UIL Barbagallo. Abbiamo anche la segretaria generale della UIL Campania, Anna Rea che introdurrà i lavori. PER LE STRADE D’EUROPA Successivamente avremo la relazione introduttiva del presidente, Gilberto De Santis, poi interverrà il dottor Polito, il direttore centrale dell’Agenzia delle Entrate, che ringraziamo per la loro partecipazione. Quindi abbiamo la delegazione dell’Ital, rappresentata dal presidente Piero Bonifazi e dai vice presidenti Sera e Gatti, Mario Castellengo e il direttore Virgili. Poi abbiamo un membro di segreteria della UILP, Agostino Siciliano; il segretario della FPL membro della segreteria Mario Comolli; il segretario generale della UIL COM, Bruno Di Cola; il presidente del coordinamento nazionale CAF CGIL Pietro Ruffolo; poi ci saranno gli interventi di Marino Ricci, il quale illustrerà il programma per la gestione degli appuntamenti; poi abbiamo Di Sarno, responsabile nazionale dell’ente che certifica la convalida; poi abbiamo Cristina Solfizi, direttore tecnico del CAU UIMEC e Massimo Lombardi che è il sub commissario del CAU UIMEC: Per ultimo il più anziano amico, Giulio Borsellini, presidente della Labor Fin. Il saluto di Anna Rea R ingrazio Gilberto De Santis che insieme a tutto lo staff della CAF nazionale e con un sostegno vero della segreteria confederale ha scelto per fare questo appuntamento importante della consulta nazionale, la piazza di Napoli. Così come ringrazio che per certificare anche la nostra felicitazione per questa scelta, l’onorevole Valiante ha voluto essere con noi per dare i saluti della Regione. Per noi è importante essere qui e vedere nello stesso momento, tra i tanti problemi, anche anzitutto le bellezze naturali per chi ha avuto modo di girare. Ma se si riesce a stare qualche ora in più si possono anche vedere quelle eccellenze e quelle opere positive che in questa città pure esistono e, non per venire al nostro piccolo, tra queste eccellenze di sicuro c’è quella che riesce ad offrire il CAFUIL nella nostra città, così come tutte le città. Siamo in un momento di grande difficoltà dei lavoratori e dei pensionati e continuiamo ad essere, nonostante i tanti problemi un riferimento certo alle tante domande che vengono e ai tanti bisogni, e riusciamo non solo ad offrire un servizio, ma grazie anche al lavoro ben coordinato di Gilberto, attraverso la formazione continua, l’informazione. In questo mondo c’è né sempre più bisogno quindi con la formazione e l’informazione che noi diamo, riusciamo anche ad offrire un servizio efficiente di qualità importante. Da lungo tempo i nostri CAF, come quelli del sindacato confederale, così come il patronato, hanno molti concorrenti, i tantissimi patronati o anche CAF autonomi che aumentano, (ogni giorno, ne troviamo qualche etichetta. Nonostante questo, LA CONSULTA NAZIONALE CAF-UIL 15 Barbagallo alla tribuna D (anche l’ultimo governo non è che ci stia aiutando), il fatto che in tanti vengono a porre presso le nostre sedi tante domande per tanti bisogni, è la conferma della professionalità, della serietà che riusciamo ad offrire attraverso i nostri collaboratori, che sono tanti in questo territorio. Non è un caso che prima la UIL regionale napoletana, poi insieme anche alla società NEU CAF, abbiamo investito molto con un forte decentramento sul territorio, non c’è quartiere, ovviamente Napoli è molto vasta, è una grande metropoli, quindi abbiamo ancora delle zone dove non siamo riusciti ad aprire una sede CAF, una sede Ital e una sede UIL, ma nella maggior parte della provincia di Napoli siamo arrivati, abbiamo oltre cinquanta punti di riferimento, dove oltre a sedi decenti, abbiamo personale qualificato in condizioni di offrire le proprie risposte. Credo che questa sia la scommessa su cui noi dobbiamo sempre più investire e nonostante le risposte insufficienti alla crisi che sta dando questo governo, dobbiamo dire che per fortuna ci sono stati tanti CAF in giro sul territorio nazionale, in particolare nel Mezzogiorno. Se pensiamo all’alta domanda di richiesta di ISE, illudendosi purtroppo per molti, di avere un bonus fiscale sia il lavoratore monoreddito che il pensionato. Porto il dato della sola città di Napoli, ci dà la dimensione di quale sia stata anche la mole di lavoro, in soli due mesi e mezzo abbiamo fatto la stessa quantità di ISE che abbiamo fatto in un anno e mezzo, Questo significa che siamo stati molto bravi, lo dico al nostro amministra- tore Mario Sapio, ma a tutti i collaboratori di Napoli, parlo ovviamente dei dati che conosco, ma credo che la stessa cosa sia successa in gran parte del Mezzogiorno, visto che è stata la richiesta più forte dei bonus da parte del Mezzogiorno. Nello stesso momento, poiché il nostro lavoro non è solo tecnico, ci carica anche di un grande dovere politico, questo lo dico a noi sindacalisti, a noi segretari della UIL, perché quei 17.000 a Napoli, come gli oltre 200.000 per tutto il sud, hanno anche riposto una grande domanda, una grande attesa a risposte che non arriveranno o arriveranno solo parzialmente. Noi abbiamo bisogno di offrire qualità, attraverso questo nostro servizio per chi ha più bisogno e nello stesso momento è molto importante il lavoro che fa il CAF, in grande sinergia con un sindacato confederale com’è la UIL, un sindacato moderno, un sindacato riformista, che non vuole dire solo no e che non dice sì facilmente, ma vuole svolgere fino in fondo il proprio mestiere. Con questa sinergia e lavorando, rispondendo sempre più dal punto di vista professionale, credo che siamo nelle condizioni di dare sempre più risposte a quelle domande che aumentano vistosamente. Vi ringrazio ancora una volta per questo impegno, spero che il vostro soggiorno sarà anche di vostro gradimento, abbiamo fatto la danza del sole, siamo riuscito ad averlo, spero che ci accompagnerà per tutto il tempo che starete qua nei due giorni di sicuro, per chi si trattiene o per chi è arrivato il giorno prima che la cosa prosegua. evo dire grazie a Gilberto, al Consiglio di Amministrazione, al CAF, in particolare al nostro Scibetta, lui si occupa di tasse, come è stato detto fino a ieri 200 miliardi di euro sottratti al fisco, è una cosa vergognosa, lo dicono pure gli imprenditori. Ma la verità è che in questo paese non si può fare una politica seria per i poveri e per le famiglie perché i poveri non sono quelli che risultano al fisco in quanto i lavoratori dipendenti e i pensionati come media dichiarano di più del lavoro autonomo e di quanti altri sono nel nostro sistema fiscale. Quando da noi qualcuno pensa di fare una politica per i poveri, come sempre offre degli aiuti ai chi non ha bisogno. Trent’anni fa si portava questo esempio, la madre di Bulgari aveva la pensione sociale, perché ad una certa età si era liberata delle proprietà donandole ai propri figli e lei era nullatenente. Il problema della Social Card, probabilmente anche voi lo avrete notato, è che può essere anche richiesta da chi probabilmente non ha proprio questa esigenza. Noi avevamo chiesto di detassare le tredicesime per i lavoratori dipendenti e per i pensionati, purtroppo, anche grazie all’opposizione della CGIL e della CISL che, fino ad un certo momento sembrava volessero portare avanti questa proposta, non si è riusciti a portarla a compimento, perché nel frattempo è passato Natale, quindi non era più possibile fare quell’intervento, ma quello era un intervento sicuro che sarebbe stato a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, tutto il resto è aleatorio. Sapete meglio di me cosa succede in giro per i vari uffici e quante persone si sono recate nei nostri uffici per verificare se la Social Card gli spettava. La Social Card ha un principio giusto e un difetto, primo, perché c’è il rischio di darla a chi non ne ha bisogno; secondo, sono pochi, anche raffigurati rispetto a 500 euro di pensione, 40 euro sono PER LE STRADE D’EUROPA 16 LA CONSULTA NAZIONALE CAF-UIL l’8%, non è cosa di poco conto, magari riuscissimo a strappare un aumento delle pensioni minime e io dico un aumento per tutte le pensioni perché bisogna finirla con la storia che si aumentano solo le pensioni minime che spesso sono pensioni sociali e non fanno riferimento nemmeno ai versamenti che sono stati versati rispetto ai contributi. E’ sempre un cane che si morde la code, in una società che ha bisogno di risorse per investire sul futuro e che le risorse non ci sono. Anche la storia della famiglia è uguale, se non fosse stato per la presenza degli immigrati noi avremmo avuto crescita zero perché i nostri giovani, non avendo certezze sul futuro, non si sposano, al massimo convivono, nella convivenza c’è un problema che riguarda sempre il fatto di come dare aiuto e risorse alla famiglia di conviventi, sui cui influisce la voce del Vaticano. Diceva il presidente dell’Ital, questo governo fa continue modifiche rispetto ai decreti che sono preposti per il patronato, cerca di fare concorrenza sleale anche con i CAF che si aprono dappertutto senza nessuna garanzia. Ma di contro noi abbiamo un’organizzazione come la CGIL che è contro tutta la bilateralità, contro tutto ciò che deve essere fatto se vogliamo un sindacato moderno che dia risposte ai lavoratori e ai pensionati. Molto spesso c’è una sponda sbagliata che si dà ai vari governi di destra e di sinistra, io sono di sinistra ma faccio il sindacalista, il mio problema non è capire quali sono gli interessi di Berlusconi, spesso il mio problema è stato capire quali erano gli interessi dei governanti di centrosinistra, in certe occasioni non li ho capiti, come quando sono state formate le nuove aliquote fiscali. Io volevo soffermarmi rapidamente sulle questioni organizzative, so che a quest’ora possono essere indigesto, ma cercherò di essere leggero. Poco fa Gilberto nella sua relazione parlava delle cose che il CAF sta facendo e io le ritengo molto significative, importanti, il CAF si è aggiornato, così come l’Ital, ma forse dobbiamo fare un sistema di PER LE STRADE D’EUROPA servizi ancora più coeso, so che sfondo una porta aperta. Noi nella Conferenza di Organizzazione avendo riconosciuto tutti che il sistema che abbiamo introdotto con la segreteria di Luigi Angeletti, con la commissione per lo sviluppo che ci ha permesso di realizzare 236 nuove sedi nell’ultimo periodo a fronte delle 400 che avevamo nei cinquant’anni precedenti, oggi siamo tutti d’accordo che questo è un sistema che dobbiamo portare avanti. Abbiamo sostenuto pure che per fare un sistema di sviluppo dobbiamo passare alla capacità di interagire nei territori. Nonostante l’abbiamo affermato già da un po’ di tempo, i territori non battono un colpo. Lo capisco perché finora i progetti di sviluppo li abbiamo finanziati a livello centrale. Coinvolgere anche il territorio sul finanziamento è complicato, però dobbiamo farlo perché noi abbiamo ridistribuito più risorse nel territorio, più risorse rispetto ai pensionati e rispetto al tesseramento, rispetto all’Ital e anche al CAF, bisogna che tutti siamo corresponsabili di aprire le sedi per essere più vicini ai lavoratori e ai pensionati. Una cosa è avere il servizio gratuito dell’Ital, altra cosa è avere i servizi a pagamento che sono i CAF, l’ADOC e quant’altro. Attenzione, tutte le categorie dicono che sono disponibili a collaborare, io quando vado in giro sento sempre lamentele. Bisogna che voi spiegate che il CAF gratuito non esiste, già abbiamo un’alta percentuale di precompilati di cui dovremmo chiarire la provenienza. Ma c’è un problema in più, tutti gli altri servizi tranne l’Itali per quanto riguarda i propri servizi, sono a pagamento, ma per un semplice motivo, se se così non fosse potrebbero essere né società, né associazioni riconosciute. L’ADOC per esempio, se non ha associati che pagano la tessera non viene riconosciuto, il CAF è una società, allora a chiunque viene bisogna spiegargli che se fa parte di una categoria forse è meglio che al segretario della sua categoria gli vada a spiegare che magari è opportuno fare una convenzione se non ce l’ha, visto che si lamentano rispetto ai problemi dei costi. Ogni volta devo andare a spiegare in giro a chi mi dice che il CAF o l’ADOC dovrebbe essere gratuiti, che il vero problema è se le nostra struttura è concorrente in maniera seria rispetto al sistema degli altri CAF, al sistema dei sindacati degli inquilini, o quelli dei consumatori. Faccio un esempio a proposito di sistema. Ho fatto un accordo con la CEPU, che normalmente fa uno sconto dell’8% a tutti i sindacati e alle associazioni, io ho detto: faccio un accordo con voi se mi fate uno sconto in esclusiva. Mi hanno fatto uno sconto del 20%. L’altro giorno mi hanno telefonato perché una CEPU periferica voleva applicare l’8% per un nostro iscritto, lui aveva letto la convenzione quindi chiedeva il 20%. La differenza su una cifra di 18 mila euro, serviva per il figlio di quel lavoratore, quello si è pagato la tessera del sindacato per i prossimi dieci anni, solo con lo sconto CEPU. Quindi noi dobbiamo avere la capacità di far comprendere che i nostri servizi sono competitivi e se vanno da un commercialista libero professionista lo pagheranno molto di più, i servizi che facciamo noi forse potrebbero essere pagati di più, ma siccome siamo in un sistema di mercato bisogna avere la capacità di attingere con una impostazione normale per un sindacato non solo di contrattazione ma anche per fornire servizi. LA CONSULTA NAZIONALE CAF-UIL Siccome usciremo da questa crisi in maniera diversa, bisognerà fare una battaglia per essere più vicini ai lavoratori e ai pensionati nel prossimo futuro. Ricordo al congresso di Torino di sette anni, quando nell’iscrivere i delegati nell’elenco man mano che si presentavano, gli chiedemmo il numero del cellulare, ci risposero: c’è la privacy. Ho cercato di spiegare che volevamo quel numero per potergli mandare un SMS ogni volta che c’era una iniziativa, una riunione che li interessava, come state facendo voi. Vvediamo di fare del tutto per modernizzarci, voi giovani ci dovete dare una mano in proposito, perché noi più maturi facciamo resistenza su molte cose, sui problemi organizzativi, sull’innovazione, su tutto ciò che riguarda il prosieguo della politica. Ci si dice che l’età media dei nostri politici è la alta di tutta Europa, ma se ognuno lo fa come mestiere, mentre gli altri vanno in pensione prima, ci sono quelli che non ci vanno mai. Altra cosa che voglio dire come segretario organizzativo, non è che perché voi siete dei tecnici, degli esperti in un ramo non siete abilitati a diventare anche dirigenti sindacali, abbiamo fatto la battaglia per inserire una parte dei responsabilità dell’Ital, del CAF, dei servizi negli organismi per farvi partecipare anche a pieno titolo perché chi ha buona volontà può fare questo ed altro. Un lavoro come quello che fate voi se non è fatto con la passione di essere anche militanti di una organizzazione, difficilmente si può fare in certi momenti e in certe condizioni che conosciamo tutti. Così come stiamo facendo una battaglia per cercare di unificare contrattualmente i nostri servizi per dare possibilità di avere dei premi di produzione che siano legali, non quello che avviene spesso nei vari territori. Solo con il vostro aiuto, la vostra partecipazione e con una dirigenza così illuminata che ha il CAF, che ha cercato di dare risposte chiare alle domande della UIL e degli operatori in tutti questi servizi, io ritengo che voi ci darete questa mano e sono orgoglioso di appartenere ad una organizzazione che ha anche queste prospettive che secondo me continueranno ad essere positive. 17 L’intervento di Piero Bonifazi Presidente ITAL-UIL N on voglio intervenire soltanto per fare un saluto formale, ma credo sia utile per l’insieme dell’organizzazione entrare nel merito anche della relazione di Gilberto e su alcune delle analisi e delle proposte che ci vedono da parecchio tempo ormai impegnati nel ricercare delle forme comuni per una collaborazione che vada oltre la prassi nel senso di modernità, di individuare anche campi, settori, interventi nuovi, modalità di lavoro nuove, per vedere come intervenire per un fine che poi è quello che deve legare tutti come unico comun denominatore. E’ quello della crescita della nostra organizzazione complessivamente intesa, quella della crescita dei servizi, quella della crescita della qualità, ma io dico anche della solidità della nostra organizzazione. Sono stati sottolineati più volte, sia da Gilberto che dal presidente dell’assemblea, anche alcuni strumenti nuovi di cui ci siamo dotati, che sono quelli dell’auditing. Ma gradualmente ci si sta convincendo tutti che questo è un percorso che è necessario fare per dare una consistenza, una vita, un futuro alla nostra organizzazione. Al contrario dei CAF devo dire che i patronati delle nostre rispettive organizzazioni CGIL-CISL-UIL hanno un momento di flessione, se andate a vedere i dati rispetto al patrocinato, perché anche nel mondo patronati stanno nascendo, quelli che non chiamo patronati pirata, ma tutta una serie di situazioni di disturbo con finalità che non sono sempre del tutto chiare, sia in Italia che all’estero. Se andate a vedere la parte estero in modo particolare c’è un interesse un po’ smodato rispetto a qualche interesse politico, visto che nelle due recenti tornate elettorali il voto all’estero ha avuto un segno politico ben definito e molto diverso da quanto qualcuno forse si sarebbe aspettato. Nell’ambito della riduzione della nostra rappresentatività perché quando cala il numero delle pratiche patrocinate dei patronati dei sindacati confederali è un calo di rappresentatività, che può avere varie motivazioni, non c’è ombra di dubbio. Per quanto riguarda noi praticheremo e solleciteremo quella collaborazione a cui Gilberto ha fatto riferimento nominando le categorie e sottolineando come con alcune bisogna avviare dei rapporti formali per avere un contributo a svolgere meglio il nostro lavoro come servizi. In questo caso indiscutibilmente – tocco un aspetto di qualità – noi diamo alla scelta che un iscritto fa verso la UIL, quel connotato anche di qualità perché ci sono una serie di servizi che possono risolvere tutti quei problemi, tutte quelle domande che diventano sempre più pressanti. Non è solo il Mezzogiorno, ormai le domande cominciano ad essere forti e pressanti anche nelle regioni dove il benessere era un fatto totalmente acquisito, oggi non è più così neanche lì. Tornando alla relazione di Gilberto. Credo che noi faremo sicuramente bene nell’affrontare insieme nei modi opportuni un primo enorme, grande passo in avanti, quello del mettere insieme i dati di cui ciascuno di noi è possessore, non sono dati singoli della Ital, in questo caso, del CAF nell’altro, o dell’ADOC o di quant’altro, noi abbiamo il diritto/dovere di cominciare ad analizzare molto bene le banche dati, ad analizzare il grado di fidelizzazione delle per- PER LE STRADE D’EUROPA 18 LA CONSULTA NAZIONALE CAF-UIL sone che si rivolgono alla UIL e ai suoi servizi, ma anche quello di valutare all’interno delle cose consentite, sapete bene che tutte le banche date, quella del CAF poi ha dei dati particolarmente sensibili, ma non sono quelli a cui io faccio riferimento, l’Ital ha la sua banca dati, con elementi altrettanto sensibili, ma non sono neanche quelli a cui faccio riferimento, invece sono quelli che ci consentono di vedere qual è il nostro pubblico. Io dico sempre che i clienti dell’Ital, li chiamo così ma sapete bene che da noi l’attività è totalmente gratuita, tutti quelli che usufruiscono dei servizi dell’Ital, raggiungono una percentuale di legame forte con l’organizzazione UIL solo e soltanto per un 30-35%, il 60-65% invece è mercato. Noi siamo all’interno di una logica di fornire al cittadino un servizio e abbiamo ben fatto negli ultimi anni, ma non abbiamo cominciato ieri a lavorare per l’apertura di una presenza nel territorio di sedi sempre maggiore. Ovviamente l’abbiamo fatto con ragionevolezza, con prudenza, perché tutto ci possiamo permettere meno che aprire una sede in un quartiere di una città o in un paese poi chiuderla. Quindi razionalmente e ragionevolmente siamo per valutare sempre a priori se ci sono delle reali, effettive possibilità perché questo abbia successo, finora devo dire che al 99,x% gli investimenti che abbiamo fatto sono andati tutti in porto, hanno dato degli ottimi risultati, ci prepariamo a farne degli altri. Concluderei con un impegno, mio dell’Ital, ma per quanto ho sentito anche di Gilberto e del CAF, di cominciare razionalmente a predisporre proposte di lavoro comune, ove possibile, fermo restando che ciascuno di noi è regolamentato da strumenti legislativi che sono un po’ angusti, noi abbiamo qualche piccolo problema, anche con l’ultimo decreto ministeriale che, badate bene, anziché migliorare è peggiorativo. Mi ha fatto molto piacere sentire il direttore dell’Agenzia delle Entrate, ma purtroppo devo dire che i nostri interlocutori dall’altra parte analoghi non sono altrettanto illuminati e moderni, se leggete l’ulti- PER LE STRADE D’EUROPA mo decreto ministeriale dice che gli uffici dell’Ital devono essere visibilmente autonomi dall’organizzazione promotrice, dai servizi da essa promossi. Il che significa che alcune ipotesi di grandi o di piccoli centri di servizio che si ipotizzavano finora, probabilmente dovranno essere ripensati non per non farli, ma per farli in modo tale che questi possano dare dei risultati. E’ con questa disponibilità e con l’impegno a mettere insieme una progettualità, sia per quanto riguarda gli strumenti, sia per quanto riguarda le banche dati ma anche proposte per intervenire sul territorio, vi auguro un buon lavoro. Ho detto che i patronati confederali vanno indietro, fortunatamente l’Ital non va indietro, magari di poco, ma ha un segno ancora una volta positivo. Questo è frutto del lavoro di tutti, dei nostri operatori, anche della politica complessiva della UIL, però dobbiamo fare in modo che questa crescita che ancora si misura a zero virgola qualcosa, complessivamente, sul mondo patronati. Tenete anche conto che negli ultimi tre-quattro anni ne sono cresciuti almeno dodici nuovi, seppure con appoggi politici abbastanza evidenti, credo che comunque sia un segnale positivo anche rispetto alla diminuzione delle prestazioni che il patronato può oggi fare rispetto ai pensionati, ma credo che questo zero virgola qualcosa si possa sicuramente migliorare, lavorando insieme con una progettualità e avendo chiaro il disegno di crescita dell’insieme dell’organizzazione. Il contributo di Giorgio Benvenuto L’ azione dei CAF, ha esordito Giorgio Benvenuto, è fondamentale per migliorare la qualità della politica fiscale nel nostro Paese e anche per assicurare una tutela ai lavoratori e ai pensionati. E’ per questa ragione che il CAF in genere e il CAF-UIL in particolare, si sono conquistati un prestigio, una autorevolezza non solo tra i lavoratori, (il che è fondamentale), ma anche nei confronti dei governi che si sono via via succeduti, nei confronti del Parlamento e nei confronti degli erogatori di servizi dell’Amministrazione Pubblica alla realtà del mondo della previdenza. Voglio dare il mio contributo, ha proseguito Benvenuto, soffermandomi su due questioni che a mio modo di vedere offrono degli spazi ulteriori di valorizzazione ai CAF. La prima. Partendo da questa rapida constatazione, noi non ce ne siamo ancora pienamente resi conto ma sta mutando radicalmente il modo con il quale vengono affrontati i problemi di politica economica nel nostro paese. A che cosa mi riferisco? Al fatto che la legge finanziaria non viene fatta più come eravamo abituati a vedere nel passato, essa è articolata in una serie di provvedimenti, di decreti legge che via, via si succedono in una sorta di concatenazione e questi decreti legge realizzano, di fatto, anche un monocameralismo. A che cosa mi riferisco? Al fatto che il decreto legge che contiene le misure di carattere fiscale, di carattere economico, viene presentata in una delle due Camere ad un dibattito molto succinto, viene messa la fiducia, l’altra Camera non è in grado di introdurre nessuna modifica. Il modo con il quale l’autorità politica interviene è, quindi, un modo che di fatto ha realizzato già una modifica della Costituzione, noi abbiamo un vero e proprio monocameralismo, trattandosi sempre di decreti legge, questi offrono pochi spazi anche a delle modifiche, pochi spazi al Parlamento, pochi spazi anche agli interlocutori sociali. Questo comporta che le organizzazioni sindacali e i CAF accentuino quell’azione a monte per cui l’intervento sui prov- LA CONSULTA NAZIONALE CAF-UIL vedimenti di carattere legislativo, che una volta era una consuetudine del sindacato, dei parlamentari, va esercitata a monte, cioè bisogna rafforzare il momento della preconsultazione, della partecipazione alle scelte prima ancora che arrivino in Parlamento. Questa azione tenderà a consolidarsi nei prossimi mesi, perché di fronte ad una crisi economica, finanziaria, che è lungi dall’aver toccato il fondo, le misure saranno sempre più necessariamente, (faccio una constatazione, non do un giudizio politico), realizzate con i decreti legge. Per evitare di essere messi di fronte al fatto compiuto, è importante che si valorizzi questo rapporto di collaborazione tecnica, funzionale con l’Agenzia delle Entrate, ma è anche importante che noi riusciamo a realizzare un elemento di proposta e di intervento. La seconda modifica, è qui che apre degli spazi ai CAF. C’è un cambio radicale della politica fiscale, in che senso avviene? Noi siamo stati abituati, tranne alcune eccezioni, nel passato a misure di carattere fiscale ad agevolazioni, a modifiche delle detrazioni, delle deduzioni, a modifiche del sistema delle aliquote che avevano un effetto di carattere generale. Cioè, io dovevo intervenire a favore della famiglia, intervenivo direttamente sugli assegni familiari o sulle detrazioni o le deduzioni. Dovevo intervenire per recuperare il drenaggio fiscale, procedevo ad una modifica delle aliquote. Qual è il cambio che si sta determinando? Le agevolazioni e gli interventi di carattere fiscale non saranno più generali ed automatici, saranno dei provvedimenti a domanda, a richiesta, com’è avvenuto per la Social Card, come avviene per il problema relativo al Bonus famiglie, perché il governo si pone il problema di dare dei benefici, di non darli a pioggia, di realizzare un risparmio, quindi qui c’è un campo di azione dei CAF, ma anche una grande responsabilità. Nel predisporre questi provvedimenti infatti cosa fa il ministro dell’economia che deve fare i conti con lo stato della finanza pubblica? Nel decreto stabilisce che si deve fare la social card, stabilisce e finanzia questa operazione per un milione e mezzo di soggetti che ne hanno teoricamente diritto. Cosa avviene? Siccome la richiesta è a domanda e non è automatica, avviene che questa richiesta venga fatta da 550 mila persone. Il beneficio che ne hanno i conti dello stato è che il provvedimento, coperto per un milione e mezzo di soggetti, in effetti ha un costo per 550 mila persone. Ancora di più avviene per il bonus famiglie che prevede un intervento di 2,4 miliardi, per otto milioni di famiglie. Anche questo bonus non è automatico, come eravamo abituati in passato, viene attivato a richiesta, i CAF lo sanno, la valutazione che mi hanno detto perché passa tramite voi, la richiesta riguarderà, ed è tutto grasso che cola, 2,5-3 milioni di famiglie e il risparmio previsto per i conti dello stato, perché è stata coperta per la cifra che vi avevo detto, sarà di oltre 1,2 miliardi. 19 Perché ho detto queste cose? Noi ci troviamo con una situazione cambiata, questo meccanismo vale per i crediti di imposta, per i bonus dei figli, per i bonus che sono stati fatti per le automobili, i frigoriferi e tutte le altre cose, noi ci troviamo con una modifica che non è solo del nostro paese dove questi vantaggi fiscali non sono più automatici. Questo comporta una valutazione di carattere generale da parte del sindacato perché non ci si può trovare con delle somme che poi servono a finanziare altri provvedimenti, quindi una specie di fondo, di tesoretto, dei poveri che serve ad alimentare anche le altre cose, ma comporta una grande importanza dei CAF, perché a questo punto essi devono diventare uno strumento operativo per favorire quanto più possibile, l’accesso a questi benefici. Ecco perché io sostengo sempre che i CAF sono uno strumento intelligente, straordinario, moderno, che permette di raffinare, di aumentare la qualità di intervento del sindacato, il quale saprà quello che contratta con il governo, ma con i CAF sa anche il risultato che ottiene. Il sindacato deve diventare parte attiva, anche perché questo meccanismo ha dei lati svantaggiosi, ma anche un lato giusto, perché può permettere al sindacato sul serio, ma con la sua attività, di evitare che provvedimenti di carattere generale come prima avveniva, finiscano per riguardare anche chi non ne ha diritto. Ho voluto intrattenervi con grande rapidità su questo tema proprio per dire che i CAF, ed è bene che voi abbiate questa qualità, si devono attrezzare perché questo mutamento della politica fiscale non sarà episodico, diventerà strutturale e si sta realizzando anche in altri paese. PER LE STRADE D’EUROPA 20 LA CONSULTA NAZIONALE CAF-UIL Quindi il CAF ha dei nuovi campi di intervento e ha delle nuove opportunità dove ci sarà maggiore complessità del sistema fiscale, per ridurre la complessità dobbiamo fare un’azione più intelligente che non è quella di dire facciamo delle leggi chiare e semplici, perché queste sono delle affermazioni, dei luoghi comuni. Qual è stato il nostro contributo per rendere il fisco semplice, con i CAF, perché sono loro che lo hanno reso per milioni di lavoratori e per milioni di pensionati una cosa semplice? Il sindacato ha fatto una proposta non di luoghi comuni, ma una proposta concreta. Quindi io sono convinti che qui si apre un’ampia prospettiva. Due ultime battute, molto rapide, che sono state toccate dagli altri interventi. L’atra questione fondamentale e importante per la UIL, le logiche dei numeri sono quelle che sono, però la UIL con il modello che ha determinato, in parlamento partecipo alle altre riunioni, il modello che avete fatto voi che è articolato sul territorio, ma ha una gestione centrale, si è rivelata una scelta giusta, penso per esempio quale sia stata la soluzione della CGIL, una soluzione complicata, complessa. Questa soluzione sarà importantissima sul federalismo fiscale e sulle altre modifiche, ma noi dobbiamo vedere di accelerarla fortemente con il miglioramento per quanto riguarda l’innovazione tecnologica, l’utilizzo della telematica, la scomparsa del fattore cartaceo. La UIL che ha una organizzazione basata sulla qualità e non ha una organizzazione pesante come c’è in altre strutture di CAF, non solo della CISL e della CGIL, ma anche di altri settori, se punta e valorizza moltissimo come sta facendo e accelera in questa direzione una struttura che è leggera, ma che valorizza fino in fondo e chiede di anticipare il problema della trasformazione, tutto per via telematica, penso che possa competere e recuperare dei confronti che sono cristallizzati e che derivano dalla storia. Un altro appuntamento delicato, il federalismo fiscale, anche qui non dobbiamo PER LE STRADE D’EUROPA arrivare in ritardo, il modello di CAF che è stato istituito nella UIL permette di fronteggiare il sistema del federalismo fiscale, quali le considerazioni da fare? La prima, una riforma ci vuole, perché così com’è il federalismo oggi è selvaggio perché nessuno lo controlla, aumentano le addizionali, non siamo in grado di poter avere delle idee chiare perché il federalismo è stato attuato nel modo più sbagliato possibile. Poi gli enti locali non è che abbiano dato delle dimostrazioni di buon governo, quando sento dire che l’affare dell’ICI ha danneggiato i comuni e che così non possono servire, fare assistenza di carattere sociale è un’affermazione di comodo perché per alcuni comuni è vero, ma per la stragrande maggioranza di essi i soldi non è che sempre siano stati spesi nelle giuste direzioni. La riforma ci vuole perché noi ci siamo trovati negli ultimi anni ad avere un appesantimento, perché le addizionali si sono modificare, addirittura si è fatto l’anticipo sopra le addizionali, poi si è cambiata la base imponibile perché le deduzioni sono state trasformate in detrazioni. Insomma, bisogna mettere ordine. Qual è il problema? Questa riforma che viene avanzata, che adesso è in discussione alla Camera, e viene presentato come una specie di paese di Eldorado, perché sarà una riforma dove tutti pagheranno di meno, tutto funzionerà al nord, al sud, al centro, è invece una riforma che così com’è è come un sacco, se rimane vuoto non sta in piedi. Quindi bisogna vedere come lo si riempie e come ci si attrezza per vedere di fare in modo che il federalismo non porti ad un aumento del prelievo fiscale, perché il grande rischio è quello, com’è avvenuto quando abbiamo dato le addizionali ai comuni e alle regioni. Il nostro problema è che poi alla fine dei conti se si somma prelievo statale e prelievo locale la somma, almeno sia a costo zero, io sono uno prudente e realista. Qui il rischio c’è, quindi questo problema del federalismo adesso è ancora molto generico, sono problemi di principio, quindi quan- do si fanno le grandi affermazioni di principio praticamente si è tutti d’accordo, però va riempito di contenuti, è importante che si sia inserito nella legislazione che dovrà essere fatta e il rilievo da dare ai principi dello statuto del contribuente, ma va riempito in due modi, il primo: bisogna che venga valorizzato fortemente il ruolo delle regioni e delle camere sindacali perché se si dovranno istituire dei nuovi tributi non si possono discutere a Roma, quindi noi dobbiamo fare in modo che il sindacato che oggi ha una sua struttura, se il federalismo si farà, la valorizzazione delle strutture orizzontali diventa fondamentale perché così come si tratta a Roma, bisognerà trattare anche a livello di grandi comuni e di regioni. La seconda questione è che noi dobbiamo individuare dei meccanismi già da adesso che nella elaborazione delle norme che dovranno essere fatte sopra il federalismo fiscale, siccome ci saranno momenti di grande complessità, i CAF devono essere coinvolti, con la capacità di elaborazione, di esperienza perché hanno una platea di dodici milioni di persone, possono essere uno strumento. Non li hanno voluti sentire, noi dobbiamo porre il problema che i CAF contribuiscano, facciano parte di queste commissioni che dovranno studiare le procedure, l’impatto con la gente. Ecco perché per tutte queste ragioni di un futuro che si presenta con più ombre che luci, allo stato attuale, penso che i CAF siano un’ancora importante per il sindacato, un elemento di forza, uno strumento con il quale non si fanno solo discorsi di carattere politico, ma questi devono essere accompagnati anche con una esperienza, una capacità materiale che avete saputo realizzare. A Gilberto, a Barbagallo, a Carannante, a Scibetta, dico è importante perché oggi il sindacato che è sottoposto a tante critiche, ha un biglietto da visita straordinario, quello che gestendo i CAF ha dato dimostrazione di capacità manageriale, di capacità propositiva, di capacità di saper rappresentare e difendere e valorizzare gli interessi dei lavoratori. 22 I CONVEGNI DELLA UILT “IL NUOVO MODELLO CONTRATTUALE: I CONTRATTI UNICI DELLA VIABILITÀ E DELLA MOBILITÀ" vremmo potuto, come suol dirsi, tracciare una “larga sintesi” della relazione svolta dal Compagno Antonio Foccillo al Convegno organizzato dalla UIL (10 marzo u.s. a Roma) sul tema “Il nuovo modello contrattuale;i contratti unici della viabilità e della mobilità”. Avremmo. Ma dopo aver letto la relazione (ascoltarla è un’altra cosa…) ci siamo detti: “non c’è da perdere una riga”. Il discorso è omogeneo e “tutto si tiene” va letta tutta, e per di più va meditata. E’ una vecchia prerogativa della nostra organizzazione: quando “ci si mette di buzzo buono” sa andare in fondo, all’anima dei problemi senza iattanza ma sapendo discernere e scegliere le soluzioni possibili (e probabili…) senza paraocchi e troppi “ma”. Ecco allora il testo completo di ciò che ha detto Foccillo nella sua relazione: commenti e conclusioni: è giusto traiate voi. Alla luce di un dibattito ricco e, credeteci, “vissuto” intensamente dall’assemblea. L’impegno degli oratori succedutisi alla tribuna è stato forte e “senza veli”. Meglio così, rifugiarsi nella “diplomazia” quando si affrontano problemi di così vasta portata che ineriscono lo sviluppo e la crescita del Paese (e della società…) non pagherebbe. Moderato da Paolo Carcassi Segretario Confederale della UIL (e per noi un “amarcord”) il dibattito ha visto salire alla tribuna il Direttore Centrale delle Risorse Umane e Organizzative delle FS Domenico Braccialarghe, il Presidente dell’ ASTRA Marcello Panettoni, il Direttore Generale CONFETRA Piero Luzzatti, il Segretario Generale ANAV Francesco Fortunato, il Presidente CONFSERVIZI Raffaele Morese, il Direttore FISE-ACAP Giancarlo Cipullo, il Direttore delle Relazioni Industriali e Affari Sociali di CONFINDUSTRIA Giorgio Usai. Il Segretario Generale della UIL Luigi Angeletti ha concluso i lavori. C.B. A PER LE STRADE D’EUROPA RELAZIONE DI ANTONIO FOCCILLO I l modello degli assetti contrattuali previgente derivava, come tutti sappiamo, dal “Protocollo sulla politica dei redditi e dell’occupazione sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo” siglato dalle parti sociali il 23 luglio 1993. Esso prevedeva un contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria, con durata quadriennale per la materia normativa e biennale per la parte retributiva ed un secondo livello di contrattazione, aziendale o territoriale, laddove previsto, secondo la prassi dei vari settori. La mancata soluzione delle problematiche legate al calcolo dell’inflazione programmata, il cui scostamento rispetto a quella reale ha finito per danneggiare i lavoratori ed ha posto l’esigenza di revisionare questo modello contrattuale, le cui finalità erano funzionali a quel particolare momento di crisi economica e, infatti, miravano a tenere sotto controllo la dinamica degli incrementi salariali (pienamente attuata), dei prezzi e delle tariffe (del tutto disattesa), per creare un circuito virtuoso e far entrare l’Italia a pieno titolo in Europa. Il costo della crisi è stato in gran parte sopportato dal mondo del lavoro, tant’è che, nel periodo 1996/2005, la crescita delle retribuzioni dei lavoratori italiani è stata inferiore della media europea. Da questo contesto nasce la necessità di prevedere un nuovo modello di contrattazione in grado di garantire economicamente i lavoratori e anche di assicurare alle imprese una maggiore produttività e competitività sul mercato. Tutto ciò era condiviso da molti interlocutori sociali ed in particolare da parte della Uil, Cisl e Cgil, che, dopo tanti anni di discussione, finalmente avevano elaborato una piattaforma comune. Il nuovo assetto contrattuale del 22/1/2009, mira a rispondere a questa esigenza di cambiamento e surroga il vecchio modello nella struttura, nei tempi e nelle esigibilità, con un nuovo meccanismo di aumenti contrattuali, che offre una maggiore tutela, anche grazie alla previsione dell’IPCA (indice dei prezzi al consumo armonizzato) ed alla verifica circa eventuali scostamenti tra l’inflazione prevista e quelle reale effettivamente osservata. Riassumendo: per mettere fine alla molteplicità di contratti collettivi nei vari settori - numero decisamente superiore a quello degli altri paesi europei - sarà possibile individuare meccanismi di verifica della rappresentanza e unificare la contrattazione nei vari settori. In tal modo, accorpando in contratti unici di settore i contratti collettivi di settori affini, i cui confini nella pratica sono spesso I CONVEGNI DELLA UILT sfumati, si limiterà la proliferazione degli accordi collettivi il cui numero ammonta attualmente a circa 400. Ciò con risvolti positivi per i lavoratori perché - è un dato di fatto - l’esistenza di discipline variegate non aiuta i lavoratori bensì li penalizza. Oltretutto, vincolando le aziende all’applicazione del contratto unico, si renderà più difficile il ricorso al dumping contrattuale, grazie al quale le imprese al fine di abbattere di costi, adottano ccnl relativi a settori completamente diversi da quello di attività. L’unificazione e la semplificazione dei contratti, su un piano più generale e di assetti strutturali interni, sembrerebbe mettere in discussione l’esperienza del sindacato organizzato su base categoriale, che ha rappresentato e continua ad essere - a mio avviso - un elemento centrale dell’identità e dell’appartenenza sviluppata, in chiave aziendale, categoriale e confederale. La tutela negoziale nell’ambito del luogo e del rapporto di lavoro dovrebbe continuare a rappresentare l’asse dell’azione della categoria. L’aspetto cruciale che ne deriva è la corrispondenza tra gli assetti organizzativi e quelli contrattuali. Questo non solo implica l’assenza di competitività nella stessa area contrattuale, ma un’azione positiva di convergenze prima e di unificazione poi, degli assetti contrattuali. L’omogeneità contrattuale porta a considerare realistica una contrattazione di settore che può riarticolare su base settoriale i contratti nazionali, in una prospettiva di riduzione di peso del contratto nazionale e di trasferimento di peso e di autorità salariale ai livelli decentrati. Detto ciò devo anche evidenziare che vi sono motivazioni, non strettamente sindacali, che concorrono allo sviluppo di questa tendenza ad unificare. Esse sono connesse: • all’evoluzione del sistema produttivo incentrato sull’evoluzione del lavoro e delle molteplicità delle forme che assume? al convergere delle tecnologie che implica l’integrazione dei sistemi produttivi? alla rimessa in discussione dei vecchi confini merceologici; • all’espansione della rappresentanza, che deve sviluppare i terreni di espansione organizzativa (pmi, nuove figure professionali, nuovo terziario in connessione all’outsorcing)? privilegiare il radicamento nel territorio? ricomporre la rappresentanza dei diversi segmenti del mercato del lavoro; • all’evoluzione della rappresentanza a livello internazionale, infatti, in diversi paesi si sono realizzate o si stanno realizzando processi di merger1 a livello europeo con caratteristiche comuni a quelle italiane. Gli aspetti costituzionali E’ nota ai giuristi l’esistenza dei vincoli di carattere costituzionale, che condizionano la struttura della contrattazione collettiva, anche se le regole costituzionali in materia sindacale sono piuttosto striminzite e, in apparenza, hanno poco a che vedere con la struttura della contrattazione collettiva. Infatti, se ci si limita al tenore letterale dell’art. 39 c. 1 (“L’organizzazione sindacale è libera”) potremmo dire che l’ordinamento costitu- 23 zionale italiano si è preoccupato solo di assicurare al sistema sindacale la più ampia libertà. In realtà i commi successivi dell’art. 39 pongono al centro del sistema sindacale il contratto di categoria e ne disciplinano in modo rigido organi e procedure di stipulazione con effetti non solo preclusivi. Inoltre, la mancata attuazione di quella norma ha causato una duplice contraddittoria conseguenza e cioè, da una parte, una lacuna normativa che ha lasciato più libertà alle dinamiche sindacali e, dall’altra, il cristallizzarsi di situazioni giuridiche individuali che hanno spesso condizionato le scelte sindacali in materia di struttura della contrattazione. Ciò nonostante, il sistema sindacale italiano deve molto alle esperienze che hanno saputo accantonare i progetti di integrale attuazione delle normative costituzionali per far riferimento alla c.d. teoria dell’ordinamento intersindacale di Gino Giugni, secondo cui in settori vitali della società possono autonomamente prodursi vere e proprie regole giuridiche, dotate di una propria rilevanza ed effettività, anche senza una precisa traduzione in leggi dello Stato. Proprio grazie a questa teoria si è PER LE STRADE D’EUROPA 24 I CONVEGNI DELLA UILT espressa la capacità sindacale per la definizione di categorie ed articolazioni evolute della struttura contrattuale, capaci di star dietro alla modernizzazione del sistema economico-istituzionale italiano, almeno fino a quando la contestazione della fine degli anni ’60 fu intesa come una smentita dell’ordinamento intersindacale. Successivamente la crisi economica degli anni ’70 e la necessità di porre sotto stretto controllo le dinamiche inflazionistiche dei primi anni ’80, anzi la necessità di fare i conti col temibile fenomeno economico della stagflazione, ha riportato ad una regolazione più sistematica delle dinamiche sindacali e della contrattazione collettiva. Per cui può ben dirsi che il tema della struttura della contrattazione collettiva diviene il cuore di un problema più ampio: cioè quello delle regole per una gestione trilaterale e concertata del sistema economico, con inevitabili riflessi politico-istituzionali. Questi riflessi si sono visti con chiarezza in Italia negli anni ‘80 e, ancor più, negli anni ‘90, soprattutto perché - secondo alcuni - una volta coinvolto il sindacato nella gestione concertata dell’economia, un ordinamento giuridico fondato sulla piena espansione della libertà sindacale rischia di comprimere altre libertà non meno rilevanti per lo sviluppo economico e civile: la libertà di iniziativa economica in primis, ma anche la libertà di ciascun lavoratore di scegliere modelli organizzativi e di vita diversi da quelli intorno a cui il sindacato costruisce i modelli di tutela del lavoro. Si paventa il rischio di un conflitto tra lavoratori sindacalizzati e lavoratori cittadini, prima ancora di quel conflitto di cui parla Aris Accornero, tra vecchie tutele e nuovi lavori. Ciò è dimostrato proprio dal fatto che i migliori accordi trilaterali - quello PER LE STRADE D’EUROPA del luglio 1993 e quello del settembre 1996 - non sono riusciti a trovare attuazione proprio per quella parte che più dovrebbe modernizzare gestione e regole del mercato del lavoro. A tal proposito consentitemi di evidenziare che la Uil, per essere il sindacato dei cittadini, sta sostenendo da più di venti anni, la battaglia dei diritti di cittadinanza, tesa ad affermare un ruolo del cittadino non solo come elettore e contribuente, ma soprattutto come soggetto attivo della vita democratica delle Comunità. Sociali e politiche e dei servizi erogati proprio per evitare lo scontro tra lavoratori sindacalizzati e lavoratori cittadini. Negli anni ’90 è il settore terziario ad assumere una particolare rilevanza e, riferendosi a quelle realtà che hanno avuto una più diretta incidenza sull’evoluzione della struttura della contrattazione collettiva, importante è il ruolo giocato dalla prima disciplina del conflitto conosciuta dall’ordinamento italiano: la l. 146/90. Com’è noto, questa legge riguarda soltanto i servizi pubblici essenziali, indipendentemente se siano gestiti da aziende private o pubbliche, ed è diretta ad arginare il preoccupante fenomeno delle terziarizzazioni del conflitto. Essa fa sostanzialmente leva su alcuni obblighi - il preavviso, la predeterminazione della durata dello sciopero e l’individuazione delle prestazioni indispensabili per assicurare un livello minimo di continuità nell’erogazione dei servizi essenziali - e su un nuovo organismo, l’Authority di garanzia, e sulla congruità delle specifiche discipline dirette a individuare le prestazioni minime (c.d. Commissione di garanzia). Al centro del sistema regolativo viene posta la contrattazione collettiva, alla quale preferenzialmente la legge affida proprio il compito di individuare le prestazioni minime. Tale contrattazione può naturalmente essere anche quella nazionale di categoria, ma è inevitabile che un ruolo particolare venga assunto dalla contrattazione di categoria e, nel privato, aziendale. Questo perché l’individuazione specifica delle prestazioni minime non può non avvenire in specifico riferimento ai singoli contesti organizzativi, i quali non sono omologabili né a livello di categoria merceologica o sindacale né a livello settoriale. Ma la sostanza della trasformazione la coglie bene la Corte costituzionale in una sentenza (n. 344 del 18.10.1996) nella quale si rileva che, a differenza della contrattazione con carattere normativo, nella contrattazione basata sulla l. 146/90 “oggetto della contrattazione collettiva non è un conflitto di interessi tra imprenditori e sindacati...bensì il conflitto tra i lavoratori addetti ai pubblici servizi essenziali e gli utenti in ordine alla misura entro cui l’esercizio deve essere mantenuto per contemperarlo con i diritti della persona costituzionalmente garantiti”. A questo punto consentitemi un necessario inciso che attiene al Disegno di Legge per la regolamentazione e prevenzione dei conflitti collettivi di lavoro con riferimento alla libera circolazione delle persone, presentato in questi giorni dal ministro del Welfare Sacconi. Si prevede la revisione della L. 146/90 in I CONVEGNI DELLA UILT settori che incidano sul diritto alla mobilità e si stabilisce che possono proclamare scioperi le OO.SS. che hanno una rappresentatività superiore al 50%. Le OO.SS. che hanno una rappresentatività superiore al 20% devono indire sullo sciopero un referendum obbligatorio preventivo fra i lavoratori interessati e la legittimità dello sciopero è condizionata al voto favorevole del 30% dei lavoratori. Sarà da valutare attentamente e concretamente come si determineranno tali percentuali, perché non è indifferente in rapporto a quale parametro saranno determinate. A ciò si deve aggiungere una dichiarazione preventiva di adesione allo sciopero se si tratta di servizio o attività di particolare rilevanza, dichiarazione che da noi non è condivisa. In alcune categorie professionali e per la particolarità di alcune mansioni, l’astensione dal lavoro causerebbe l’impossibilità dell’erogazione del servizio principale ed essenziale; in questi casi si propone di scioperare virtualmente, anche se le categorie del trasporto chiedono che questo metodo di sciopero sia integrativo della precedente regola. Utilizzare lo sciopero virtuale significa che il lavoratore pur dichiarando la propria astensione in realtà presta lavoro perdendo comunque la retribuzione e che l’azienda dovrà versare una somma, senz’altro maggiore, per avere deterrenza, ad un fondo destinato a fini sociali. La disciplina sarà comunque demandata alla contrattazione collettiva. Per revocare lo sciopero sarà necessario un congruo anticipo anche per evitare che, nonostante la revoca dello sciopero, gli effetti di questo si manifestino ugualmente (effetto annuncio) provocando discapito all’azienda ed ai cittadini. Saranno previste sanzioni amministrative per quelle forme di sciopero che causano problemi alla viabilità riguardanti autostrade, aeroporti, linee ferroviarie, porti. Sarà sanzionata ogni tipo di lotta sindacale che sia lesiva del diritto alla mobilità e alla circolazione. E’ prevista una nuova Commissione per le relazioni di lavoro che prenderà il posto dell’attuale Commissione di garanzia, la quale avrà competenze di tipo arbitrale in aggiunta al compito di scambio di informazioni con le varie amministrazioni per l’adozione di ordinanze di precettazione. La disciplina è sicuramente innovativa e interessante soprattutto per i risvolti che si possono avere riguardo alle relazioni tra sindacati e aziende e tra sindacato e sindacato. La norma più sensibile è quella sulla rappresentanza ai fini dello sciopero. Attualmente, sebbene l’art. 39 Cost. comma 2 preveda un ordinamento interno a base democratica, nella realtà ogni sindacato è lasciato libero e non si ha la certezza legale di quanti iscritti abbia. La norma sulla rappresentanza nel ddl, potrebbe essere un piccolo passo verso la definizione certa della rappresentatività delle sigle sindacali. Come UIL, riteniamo necessario individuare un sistema per misurare la rappresentanza sul modello della contrattazione del pubblico impiego, che comporta alcuni diritti ed altrettanti doveri come ad esempio, la validità erga omnes dei contratti sottoscritti dalle associazioni datoriali e dai sindacati che rappresentano almeno il 51% dei lavoratori interessati. 25 Alcuni ritengono queste norme previste nel ddl siano lesive del diritto costituzionale dei lavoratori allo sciopero ma, nonostante tale garanzia sia effettiva, è la stessa costituzione all’art. 40 a lasciare alla discrezione del legislatore ordinario la regolamentazione di questo istituto. Resta invece in piedi, a nostro avviso, il problema relativo al fatto che il ddl sembra trasferire alle OO.SS. il diritto di sciopero, che è un diritto in capo ai singoli, alle persone, ciò crea da un punto di vista costituzionale una serie di dubbi. A ciò ha già risposto il nostro Segretario Angeletti: «Il progetto di Sacconi ci piace, ma bisogna distinguere tra il diritto delle persone, che non può essere toccato, e le prerogative dei sindacati a proclamare gli scioperi, che però devono essere regolamentati». Ritornando al tema principale della nuova contrattazione essa prevederà un più adeguato monitoraggio dei rinnovi contrattuali, eliminando il problema del recupero del periodo di vacanza contrattuale e della erogazione della corrispondente indennità. Ciò perché la copertura economica dei nuovi contratti partirà dalla data di scadenza dei precedenti, con un meccanismo di recupero certo degli scostamenti tra l’inflazione misurata con il nuovo indicatore previsionale entro la fine del triennio di vigenza contrattuale e l’inflazione effettiva. Nel secondo livello di contrattazione verranno sviluppate le scelte strutturali del protocollo sul Welfare del 23.07.07 e gli interventi normativi della l. 126/08 che incentiva la contrattazione di secondo livello, da una parte, riducendo tasse e contributi, dall’altra, collegando gli aumenti salariali col raggiungimento degli obiettivi di produttività previamente concordati tra le parti. Le materie e gli istituti di competenza sono quelli delegati dal contratto collettivo nazionale o dalla legge e non nego- PER LE STRADE D’EUROPA 26 I CONVEGNI DELLA UILT ziati ad altri livelli di contrattazione in base al noto principio del ne bis in idem. Infine, per incentivare e diffondere la contrattazione di secondo livello, la contrattazione di settore potrà definire accordi territoriali fra le associazioni di imprese ed i sindacati territoriali di categoria che possono modificare singoli istituti normativi o anche economici del CCNL. Ciò permetterà di governare meglio le crisi aziendali e di favorire lo sviluppo economico ed aziendale nelle aree di riferimento. Le controversie interpretative verranno, poi, disciplinate in sede di autonomia collettiva e risolte in sede territoriale e, laddove non si trovi una soluzione in tale sede, si ricorrerà a collegi arbitrali e, comunque, in base alle procedure indicate del contratto nazionale o da accordi interconfederali. In questo quadro si inserisce anche la scommessa di individuare nella bilateralità un meccanismo idoneo a ridisegnare le relazioni industriali. In seguito alla modifica della contrattazione collettiva, sarà il contratto nazionale di categoria a regolare le relazioni industriali a livello nazionale, territoriale, ed aziendale e quindi a definire nuove forme di bilateralità. Il sindacato, inoltre, potrà interloquire con maggiore incisività nelle politiche del lavoro e nella programmazione delle risorse disponibili. Venendo ora alla contrattazione attuale, indubbiamente la categoria dei trasporti si è mossa per prima sulla esigenza di attuare un’unificazione contrattuale anche se avviata diversamente nei vari settori: dalla fase avanzata nel settore della mobilità (autoferrotranvieri, ferrovieri e servizi), ad una prima intesa su un settore della viabilità (anas e autostrade), fino ad arrivare, nel settore trasporto aereo, a proporre un contratto nazionale per tutto il personale di terra e delle attività portuali. Ovviamente gli orientamenti sono diversi e meritano una riflessione attenta perché diverse sono le esperienze contrattuali, i risultati, le relazioni sindacali e i rapporti fra organizzazioni e datori di PER LE STRADE D’EUROPA lavoro. Partiamo da quello della mobilità. La proposta è nata nell’ambito sindacale ritenendo che dalla contrattazione unica trarranno benefici non solo i lavoratori, ma anche le aziende, che vivono nel processo di liberalizzazione. Il contratto unico serve, inoltre, a dare stabilità e credibilità a un processo di riforma del trasporto su gomma e ferro che, in modo irrinunciabile, deve essere attento all’interesse della collettività. Proprio a tale proposito è opportuno evidenziare come la confusione normativa e la carenza di risorse, che si sono tradotte in insufficienti investimenti sulle infrastrutture e nel conseguente mancato sviluppo dei servizi, hanno condizionato negativamente le relazioni industriali con una forte conflittualità che ha prodotto danni all’utenza, nonostante che la Uil abbia sempre cercato di limitare gli effetti negativi delle proteste dei lavoratori sui cittadini. Sarebbe quindi auspicabile che il percorso verso una normativa comune si accompagni anche ad una politica di indirizzo omogeneo e controllato che metta ordine alle spinte di confusa liberalizzazione nate dalle innovazioni che ci sono state nei settori del ferro e gomma del trasporto persone e merci. Il sindacato vuole assumere, con l’unificazione contrattuale, la responsabilità di sollecitare una concreta politica dei trasporti, che rilanci il trasporto collettivo, rendendolo valida ed efficiente alternativa a quello individuale, anche alla luce dell’attuale crisi economica ed in particolare nelle aree urbane e extraurbane, dove si tradurrebbe in meno inquinamento, risparmio energetico e miglioramento della qualità della vita. Per entrare maggiormente nelle specificità dei settori coinvolti, nel Trasporto Pubblico Locale e nel trasporto regionale su ferro si è avviata, con il Decreto legislativo 422/97, la riforma del sistema che attribuisce alle Regioni competenza in materia di trasporti urbani e regionali. È noto che la normativa si incentra sull’affidamento tramite gara di appalto dei contratti di servizio, parzialmente remu- nerati dalla finanza pubblica. Tale sistema avviato in alcune regioni dovrebbe entrare definitivamente a regime entro il 2010, seppure con eccezioni come l’affidamento in house previsto dal comma 3 dell’art. 23bis del D.L. 112/2008. In alcune regioni italiane tali gare sul TPL sono già state effettuate o sono in via di perfezionamento, in esse molto spesso vengono inclusi servizi svolti sia da Trenitalia che dalle aziende autoferrotranviarie. Diversamente, per quando riguarda servizi di trasporto cosiddetti commerciali, come quello ferroviario ad alta velocità o il merci, con le Direttive 18 e 19 del 1995 (e le successive 12, 13, 14 del 2001) si è lavorato sulla progressiva apertura del mercato, consentendo l’accesso ad un molteplice numero di vettori purché in possesso dei requisiti di sicurezza previsti dalle normative. Già oggi nell’ambito del trasporto merci sulle reti nazionali accedono un nutrito gruppo di compagnie di trasporto, spesso di proprietà straniera e, dal 2011, anche nel trasporto passeggeri ad alta velocità sarà possibile vedere la circolazione di nuovi vettori come ad esempio la Ntv di Montezemolo e Della Valle. Vogliamo aggiungere alcune valutazioni su Trenitalia, che con la sua Direzione Trasporto regionale copre circa l’80% del trasporto ferroviario locale complessivo con seimila treni giornalieri effettuati sui complessivi ottomila. Anche il contratto di servizio di Trenitalia è storicamente stato concesso per affidamenti diretti. Trenitalia ha comunicato alle OO.SS. che per il 2009 non vi saranno tagli alla produzione anche a fronte di una riduzione di 50 milioni del finanziamento statale anche in quanto sono coperti dalla contribuzione regionale. Si ipotizza nel mese di giugno una crescita del 2% dei treni per Km/anno, inferiore sicuramente al piano d’impresa, ma superiore al 2008. Per quel che concerne il settore merci, poi, la divisione Cargo di Trenitalia, a causa della recessione e della riduzione dei trasferimenti statali, ha previsto, dal 2008 al 2009, una riduzione del servizio I CONVEGNI DELLA UILT pari al -27% di treni per km\anno che fa porre un problema di sopravvivenza di tale settore. Esiste, comunque, il rischio di una riduzione dell’offerta nei treni di servizio universale che ovviamente risente del taglio dei trasferimenti pubblici che sono sostanziosi rispetto al fabbisogno indicato dalle Ferrovie. Infine, non ci sono regole certe in vista dell’entrata dei privati sui binari. Ad oggi 45 imprese hanno ottenuto le licenze, anche se 19 sono operanti con una struttura societaria con paesi confinanti. Noi vogliamo che ci siano chiariti gli assetti societari, sia quelli dell’alta velocità, sia di quelle che eventualmente nascono a livello regionale. Noi non siamo contrari in linea di principio, ma vogliamo capire le eventuali ricadute sul personale e sul servizio. Anche nel trasporto commerciale è necessario riprendere i principi dell’Accordo del 18 Luglio 2007, tra Federazione dei trasporti e Governo, che estende l’obbligo di applicazione del nuovo contratto unico anche a questi lavoratori limitando l’applicazione di contratti individuali o di contratti nazionali non pertinenti con il settore. Per sintetizzare in linea di massima si sono consolidate due strategie di apertura alla concorrenza: da una parte nei settori che godono di contributi pubblici (settori sussidiati in particolare nel TPL) si è tentata l’apertura a una cosiddetta “concorrenza per il mercato” incentrata sul sistema delle gare di appalto, dall’altra, nei settori in cui era possibile mettere in atto una politica commerciale con un’adeguata libertà tariffaria, si è avviata la progressiva apertura della “concorrenza nel mercato” con la possibilità di accesso alle reti di nuovi vettori. Questi processi, come si vede, non sono ancora giunti a pieno compimento ma, alla luce delle prime esperienze, è già possibile affermare che essi richiedono ulteriori suggerimenti innovativi e necessitano, anche con una certa urgenza, di alcuni correttivi. E’ evidente che per avere un’interlocuzione anche sui processi di sviluppo e organizzativi è utile il contratto unico, con i contenuti individuati concordemente nel Verbale di Incontro del lontano 21 Novembre 2007 presso il Ministero del Lavoro. Come passo successivo il 21 Febbraio l’Assemblea Generale delle 7 principali organizzazioni sindacali del TPL e della Attività ferroviarie ha licenziato una piattaforma di linee guida per la realizzazione di un contratto unico della mobilità. Tuttavia, la disponibilità all’innovazione del Sindacato italiano, che mira ad anticipare i mutamenti in corso ed a for- nire un quadro di regole fruibili e certe per tutti, non è stata supportata dalle Organizzazioni Datoriali che non hanno colto fino in fondo questo processo e si sono trincerate dietro un atteggiamento dilatorio, anche perché vi sono posizioni nel merito piuttosto distanti. Alcune Associazioni Datoriali fin dal primo momento hanno dichiarato la piattaforma sindacale irricevibile, in evidente contrapposizione con altre che si sono dal primo momento dichiarate disponibili al confronto. Ne è conseguito, il 9 Maggio 2008, il primo sciopero nazionale di 4 ore per il 27 rinnovo del Contratto Nazionale della Mobilità, in cui, per la prima volta due categorie di lavoratori, i Ferrovieri e gli Autoferrotranvieri, storicamente e contrattualmente distinte, hanno scioperato insieme per la realizzazione di un unico nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro. A questo sciopero ne sono seguiti altri 3 di 24 ore per rivendicare l’apertura di un tavolo di trattativa. La massiccia partecipazione a questi scioperi, con punte di quasi il 100% dei lavoratori interessati, è la dimostrazione lampante che i lavoratori sono disponibili a mettere in discussione anche le certezze dei vecchi contratti per uno nuovo tutto da scoprire. Risulta evidente, quindi, la necessità di tutelare i lavoratori dei due comparti, i cui confini sono sempre più labili e stabilire un punto fermo di tutela consistente nell’individuazione di questo contratto nazionale che le imprese aggiudicatarie dovranno applicare ai lavoratori impegnati nei servizi messi a gara e dare vita alla “clausola sociale” che imponga alle imprese subentranti il mantenimento della contrattazione ai lavoratori coinvolti nei processi di subentro derivanti dalla liberalizzazione. Ci sembrano ragioni forti per proseguire nella vertenza tesa a dare ai lavoratori del settore un nuovo e moderno contratto che sia punto di riferimento nel panorama sindacale ed è realistico credere che si potranno risolvere quelle difficoltà emerse su alcune materie quali inquadramento e struttura retributiva. Intanto questo settore ha la necessità di raggiungere l’accordo contrattuale, poiché sia il CCNL dei ferroviari che quello del Trasporto pubblico locale sono scaduti il 31.12.07 e l’eccessiva lentezza nel portare avanti la trattativa si traduce nella perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni dei lavoratori. Lo stallo della situazione ha indotto il PER LE STRADE D’EUROPA 28 I CONVEGNI DELLA UILT Ministero dei Trasporti a convocare le parti nel corso dei mesi di Novembre, Dicembre, Gennaio e Febbraio. Allo stato attuale, anche se oggi pomeriggio è prevista una riunione tecnica, siamo in attesa della convocazione conclusiva del Ministro Matteoli, che dovrebbe avvenire il più presto possibile, dalla quale ci attendiamo ne risulti la sottoscrizione del Protocollo di Intesa, discusso nel corso delle ultime settimane. Tale protocollo dovrebbe prevedere l’individuazione di alcuni capitoli contrattuali quali il primo nucleo del nascente contratto. La restante parte della normativa dovrebbe essere, in questa prima fase, rimandato ai tavoli di settore autoferrotranvieri e ferrovieri che devono operare in maniera convergente, con l’obiettivo di favorire il raggiungimento del risultato. Si tratta di un atto di grande responsabilità da parte del sindacato che, pur mantenendo forte la volontà di addivenire al contratto unico, stante le difficoltà e le resistenze, è disponibile ad avviare un percorso a tappe come quello previsto nel protocollo. Deve essere chiaro a tutti che, qualora fallisse anche quest’ultima mediazione ministeriale anche in eventuali tavoli separati, l’obiettivo del sindacato resterà quello della semplificazione contrattuale. Come brevemente anticipato, anche nel trasporto aereo è in atto una riflessione al fine di pervenire ad un contratto unificato delle diverse figure professionali che operano nel settore e che fornisca agli operatori un quadro di riferimento a tutela dei lavoratori e delle imprese. La Uiltrasporti ha avanzato la richiesta di giungere ad un Contratto Nazionale sul personale di terra del trasporto aereo e delle attività aeroportuali che contempli le tipologie di attività come previste dal d. lgs. 18/99 e tutte le altre presenti nel settore aeroportuale. La richiesta di giungere ad un contratto unico nasce anche dall’esigenza di superare le logiche monopoliste e di creare un impianto normativo volto a tutelare il lavoro PER LE STRADE D’EUROPA anche nel contesto della liberalizzazione. Anche in questo caso si ritiene quindi necessario estendere la clausola sociale per affrontare il passaggio di attività e lavoratori tra le aziende esercenti servizi di terra. Inoltre, essa permetterebbe di raggiungere un allineamento delle diverse condizioni lavorative e di sanare le aree di incertezza interpretativa o di applicazione diversificata nei diversi scali del Paese dei medesimi istituti contrattuali L’altra ipotesi di contratto unico la cui definizione riguarda il settore della viabilità ed è destinata a riunire i contratti dell’Anas s.p.a. e delle società e consorzi concessionari di Autostrade e Trafori. A tal fine in data 25 novembre 2008 è stata siglata un’intesa da ANAS, Federreti e Fise-Acap e da Filt, CGIL, Fit CISL, UIL Trasporti, UILPA e sindacati autonomi. Con l’intesa del 25 novembre 2008 le parti hanno concordato di attivare un percorso che porterà alla stesura di un contratto collettivo nazionale unico per la viabilità e alla sua entrata in vigore il 1° gennaio del 2010. L’obiettivo del nuovo impianto contrattuale è quello di riuscire a sostenere le moderne dinamiche degli assetti produttivi, aumentando competitività e potenzialità delle Aziende interessate e, nel contempo, a preservare e garantire tutele e diritti dei lavoratori. Questa è probabilmente la vera sfida che si pone innanzi alle parti in gioco. Il nuovo contratto dovrà, da un lato, migliorare il sistema delle relazioni industriali a livello settoriale, con particolare riferimento alle normative di informazione – consultazione, recependo lo spirito delle normative europee ed ampliando la parte di confronto sulle politiche di settore. Dall’altro, dovrà fornire strumenti che consentano la comparazione con le condizioni di mercato e con gli ordinamenti propri di altre realtà produttive. Infine, dovrà garantire omogenee condizioni di lavoro definendo una struttura normativa più “larga”, connotata cioè da una maggiore generalità degli istituti contrattuali fondamentali e assicurando la rispondenza alle esigenze di regolamentazione delle specificità aziendali attraverso la contrattazione di secondo livello, definendone modalità, tempi e materie. Queste sono le premesse dell’accordo, la realtà è, però, molto più complessa di ciò che viene scritto. Per giungere ad un contratto condiviso, bisogna, infatti, trovare dei punti di convergenza tra due realtà contrattuali, quella dell’ANAS e quella di Autostrade, molto differenti tra di loro, anche se le attività delle due Aziende sono affini. Noi crediamo che, nella costruzione del contratto unico della viabilità, si possano raggiungere dei risultati apprezzabili se le cose vengono fatte con molta pazienza, cercando di garantire che, pur armonizzando le due realtà, non si facciano soffrire conquiste fatte con grande sacrificio dei lavoratori. Nessuno pensa di sommare le cose esistenti nei due contratti, ma di arrivare ad uno nuovo dove vi siano certezze di rispetto delle sca- I CONVEGNI DELLA UILT denze e dei contenuti contrattuali e che si definiscano nuove procedure di relazioni in cui i rappresentanti dei lavoratori non vengano consultati solo quando le cose vanno male, ma siano una parte fondamentale nello sviluppo delle aziende in quanto gli interessi sono comuni. Se nel confronto saranno equamente rappresentati gli interessi di cui le parti sono portatrici ed il risultato finale sarà quello di un reale miglioramento delle relazioni industriali a livello settoriale e di un adeguato sistema di regole, che riesca a veicolare i processi di liberalizzazione, tutelando il lavoro e sviluppando una concorrenza tra le aziende e le imprese del settore che sia corretta, equilibrata e basata su parametri di efficienza, il guadagno per queste, in termini di stabilità e crescita, sarà assicurato. Per il sindacato ci sarà invece la certezza di avere posto delle basi per una relazione proficua e costruttiva tesa alla salvaguardia degli interessi generali ed in particolare di quelli dei lavoratori. Sono quindi allo studio soluzioni volte a far riferimento per la parte normativa al ccnl dell’Anas s.p.a. e per quella economica alla struttura della retribuzione variabile del contratto di Autostrade s.p.a. Si mira, quindi, ad ottenere un risultato dalla cui combinazione può nascere un sistema aperto a nuove possibilità. Dalla creazione di percorsi di carriera, all’aumento dei minimi retributivi, dal potenziamento della qualità del servizio, al miglioramento delle politiche relative alla sicurezza ed in particolare ad una maggiore informazione e collaborazione tra organizzazioni sindacali e aziende. Collaborazione necessaria ed irrinunciabile per affrontare la crisi che sta coinvolgendo l’intero sistema economico. L’intento è quello di ultimare i “lavori” al più presto e di rendere applicabile il nuovo contratto a partire dal 1° gennaio 2010. Il contratto unico della viabilità avrà anche l’obiettivo di perseguire il miglioramento del sistema delle relazioni industriali, con particolare riferimento alle normative che stabiliranno i percorsi del confronto: le sedi, le procedure, i contenuti ed i ruoli, consentendo la comparazione con le condizioni di mercato e con le normative applicabili ad altre realtà produttive ed il recepimento dello spirito normativo europeo. L’ipotesi di contratto unico dovrà ovviamente tradursi in una piattaforma contrattuale in cui verranno disciplinati istituti di portata generale, atti a garantire condizioni lavorative uniformi nel settore di riferimento. Le esigenze di regolamentazione delle specificità aziendali verranno, poi, attuate con la contrattazione di secondo livello trovando un possibile accordo di primo livello su punti importanti quali il sistema delle relazioni industriali, la disciplina del rapporto di lavoro e l’utilizzo delle tipologie contrattuali, l’orario di lavoro, le aree di classificazione, in particolare con riferimento alle tabelle di equiparazione dei profili professionali ed ai rispettivi parametri economici. Tale piattaforma contrattuale dovrà essere pronta entro aprile 2009, in modo da poter iniziare il confronto con i rappresentanti di Anas s.p.a. e di Autostrade s.p.a. e giungere quanto prima alla stesura definitiva del contratto. Anche 29 qui, infatti, si fa pressante l’esigenza di procedere al rinnovo contrattuale. Infatti, il ccnl dell’Anas è scaduto il 31.12.05 anche se successivamente è stato adottato un protocollo di intesa a parziale copertura dell’intero articolato contrattuale e a cui bisogna comunque rendere merito per l’accordo sulle previsioni economiche valide fino al 31.12.09. Per la società Autostrade, poi, il contratto è venuto a scadenza il 31.12.2007 anche se, con riferimento al biennio economico, c’è stato ultimamente un rinnovo vantaggioso per il potere di acquisto dei lavoratori. In conclusione, noi ci poniamo, con un metodo di lavoro, caratteristico del nostro Dna, che assegna un ruolo fondamentale al dialogo costruttivo, e ciò è stato ampiamente dimostrato al seminario, svoltosi al CNEL, promosso dalle controparti datoriali, dove eravamo presenti, unica sigla confederale, così, oggi e domani, vogliamo proseguire il confronto al fine di portare avanti la trattativa in corso. Noi siamo convinti che tutte le diffidenze e le relative opposizioni possono essere superate solo dal confronto di merito che si può aprire in una trattativa vera e non per sentito dire. Pertanto chiediamo di sederci intorno ad un tavolo per confrontarsi in una “no stop” dove finalmente si potranno creare le condizioni per arrivare alla conclusione delle trattative per il contratto. In realtà, seppure al momento attuale non sussistono ancora le condizioni per il raggiungimento definitivo del risultato del contratto unico, esso resta comunque PER LE STRADE D’EUROPA 30 I CONVEGNI DELLA UILT l’obiettivo finale e, anche se si dovessero aprire tavoli di trattativa separata fra i due settori, le parti parziali che saranno concordate, devono essere rivolte a facilitare tale risultato e non a mettere ostacoli. Quindi, l’impegno che chiediamo a noi stessi e poi alle nostre controparti è: lavoriamo oggi con le possibili soluzioni, ma considerandole solo una tappa verso il traguardo finale che, come abbiamo tentato di spiegare, è utile a tutti. In tal senso, pur dovendo posticipare la completa realizzazione del contratto unico, si chiede di pervenire quanto prima ad un rinnovo per la parte economica in grado di restituire ai lavoratori il potere d’acquisto venuto meno in seguito alla scadenza dei contratti collettivi in precedenza vigenti. Non si può aspettare ancora, essi sono scaduti il 31/12/2007, e questo è dirimente nelle nostre relazioni, prima lo chiudiamo e prima saremo in grado di procedere sulle altre cose. Ancora, si chiede che il nuovo contratto unico preveda l’applicazione di una clausola sociale per i settori di riferimento, in modo da unificare la disciplina contrattuale anche sotto tale aspetto. Attualmente in alcuni settori, seppure esiste una clausola sociale, ha rilievo limitato creando conflittualità all’interno di alcune aziende del trasporto regionale. La stessa posizione di apertura al confronto esiste, da parte nostra, verso le proposte che verranno avanzate per la creazione del contratto unico per la viabilità, che ha davanti a sé ancora un lungo percorso, ma del quale si sono evidenziate le numerose potenzialità ed i vantaggi che ne deriveranno. 1 In un contesto economico globale e altamente competitivo, lo sviluppo aziendale viene sempre più spesso perseguito attraverso processi di crescita esterna, che si traducono in operazioni di acquisizione/cessione di aziende/rami d’azienda, fusioni e joint-ventures (M&A). PER LE STRADE D’EUROPA Direttore Centrale Risorse L’intervento Umane e Organizzative F.S. di Domenico Braccialarghe B uon giorno a tutti. Ringrazio per l’invito che ho accolto molto volentieri e porto il saluto e l’augurio di buon lavoro dell’ing. Mauro Moretti, AD del Gruppo FS. Farò un intervento breve, cercando di trattare gli argomenti centrali che caratterizzano la stagione che abbiamo davanti e che dobbiamo fronteggiare. Parlo di liberalizzazione del trasporto ferroviario e quindi di Mercato, di concorrenza, della necessità di regole e della nostra necessità di essere un’Impresa che si mette in condizione di giocarsi la partita. La concorrenza è una cosa che induce tutti quanti gli attori a chiedersi come fare a essere più capaci, più pronti, più efficienti. Apre degli spazi nuovi rispetto al mercato chiuso del monopolio, però ha anche delle spine che sono quelle del confronto tra chi era il gestore del servizio precedente, in monopolio magari assistito, e chi invece è il nuovo entrante, che ovviamente come avviene sempre in questi casi, non entra con le regole pesanti del vecchio gestore; me se non è obbligato da un sistema di regole comuni, almeno per quanto attiene alcuni aspetti, io cito quelli legati fortemente alla sicurezza, è immediatamente immaginabile che farà riferimento al contratto che in questo paese si può legittimamente applicare, che costa di meno. È una cosa che abbiamo già visto nella prima parte di liberalizzazione del trasporto merci, là dove sono stati addirittura stipulati contratti individuali con ex dipendenti delle ferrovie che sono andati in pensione e che sono stati assunti per continuare a fare quel mestiere. Apro una parentesi che sottolinea la necessità di regole. Il macchinista delle ferrovie può accedere al trattamento pensionamento a 58 anni, in anticipo rispetto ad altri, perché ha quel tipo di profilo; se volete è una normativa che ha anticipato la questione dei lavori che si considerano parti- colarmente usuranti; è anche abbastanza singolare che in questo paese, uno possa andare in pensione prima, in quanto macchinista, perché si decide che è un tipo di lavoro che è inopportuno che uno possa prolungare oltre quella età; e dopo essere andato via dell’azienda venga assunto per fare il macchinista con un contratto individuale, con limiti di prestazione che non siamo in grado neanche di controllare, perché non si capisce bene a quale contratto fanno riferimento per fare concorrenza alla ferrovia. Quindi è evidente che chi entra in un mercato che si liberalizza, che non ha obblighi di servizio su una intera rete, ma può scegliere le due o tre tratte dove c’è effettivamente un mercato in crescita, un mercato forte, e ha la possibilità di applicare ai propri dipendenti un contratto che è meno oneroso, con possibilità di produttività più ampia rispetto a quella del suo concorrente, evidentemente ha una vita semplificata. E questo non vale solo per le merci, perché come voi sapete sono state già conferite le licenze, diventeranno operativi i primi operatori privati del trasporto a lunga percorrenza. Ora è evidente che noi abbiamo disponibilità ad affrontare il tema della competizione con le altre imprese, sperando di poterci giocare la partita ad armi pari; sperando di poterci giocare la partita sulla base di alcune regole comuni; perché se così non fosse, una liberalizzazione che avviene senza regole comuni, è una liberalizzazione che apre una serie di problemi che credo siano molto complicati da gestire, per tutti. Faccio riferimento ad una comunicazione che è stata dall’assessore regionale di una regione, che ha anticipato la decisione assunta di fare una gara dividendo il servizio regionale in 5 lotti; prevedendo che entro questo anno sia fatta già l’aggiudicazione alle 5 imprese che gestiranno questi 5 lotti, in modo da far partire il servizio ferrovia- I CONVEGNI DELLA UILT rio, in questo modo liberalizzato, dal 2012. In ciò non si capiscono alcune cose che io credo siano importanti; intanto nel momento in cui si divide un servizio unitario in 5 lotti, c’è un primo problema, di individuare si esiste o non esiste una clausola sociale, come immagino che in tutti i contratti in base al codice civile 2112 più le leggi regionali, comunque sia necessario prevedere. Ma se questo c’è, bisogna anche capire come si divideranno nei 5 lotti i ferrovieri che oggi in maniera integrata fanno il loro servizio; quindi chi andrà da una parte e chi dall’altra. Ma se ci fosse un unico contratto questa cosa tutto sommato può avere un valore per capire se uno appartiene alla Juventus piuttosto che all’Inter. Ma se io immagino che questi 5 lotti, che presuppongono la suddivisione di un gruppo di ferrovieri che oggi fanno un servizio integrato, in 5 diverse aziende, e ci aggiungo la possibilità che queste 5 aziende abbiano uno, due, tre, fino a 5 contratti diversi, mi immagino uno scenario che diventa complicato per tutti. Allora mi chiedo chi è che può avere interesse a non ragionare sulla costruzione di regole comuni, e mi rivolgo in modo particolare a chi fa la norma, ho detto prima, almeno per gli aspetti legati alla sicurezza. Io penso che sia opportuno immaginare che esista una presentazione massima giornaliera, settimanale, mensile; poi il livello si fisserà, ma sarebbe opportuno che si decidesse in questo paese che chiunque fa una attività di questo tipo può applicare l’aliquota oraria che ritiene, in base alla ricchezza delle casse della società; però nessuno può immaginare che si possa arrivare a guidare un treno per più di x ore consecutive; o che tra una prestazione e l’altra ci debbano essere x minuti o settimane o mesi di riposo; voglio dire una serie di regole che siano in qualche modo un vincolo per evitare che si possano innestare alcuni aspetti problematici che se non gestiti prima, credo aprano fronti molto complicati. Il che non vuol dire che noi abbiamo l’assoluta necessità di avere un unico contratto di lavoro. Noi stiamo facendo molta fatica a capire se ci sono le condizioni o meno per arrivare a scrivere in tempi non brevissimi, forse in più tappe, un contratto unico di lavoro che prenda tutti i lavoratori della mobilità, di tipo pubblico, forse anche privato, immaginando che gli istituti del contratto siano uguali e comuni a tutti quanti. Non so se ci riusciremo, ci sono molte difficoltà; è chiaro che si parte da contratti 31 molto diversi, storie diverse, stratificazioni diverse, inquadramenti diversi, costi diversi. È altrettanto chiaro che ci sono molte cose che possono essere messe a fattor comune; molti istituti sono l’applicazione in sede aziendale di normative di legge che non hanno particolari differenze tra chi le applica in una azienda piuttosto che in un’altra. Altri invece hanno differenze rilevanti e sono anche particolarmente incisive sotto il profilo della competitività dell’azienda. Quindi è chiaro che il lavoro da fare è complicato ed è anche comprensibile che ci siano le resistenze di chi vede il rischio di avere un contratto peggiorativo da un punto di vista dei costi, soprattutto quando si affaccia il momento delle gare, quindi avare un vantaggio competitivo che deriva da regole di utilizzo di un certo tipo; è una cosa che non vorrei perdere se io mi trovassi in questa condizione; così come chi non si trova in questa condizione, auspico, che prima delle gare questa cosa sia messa a fattor comune. Abbiamo un lavoro complesso da compiere e lo stiamo affrontando con l’impegno necessario e con la consapevolezza dell’importanza delle questioni in discussione. Vi ringrazio PER LE STRADE D’EUROPA 32 I CONVEGNI DELLA UILT Marcello Panettoni alla tribuna I ntanto ringrazio gli amici della UIL di avermi invitato ad essere presente anche oggi. E’ proprio ad un vostro appuntamento che si tenne il 22 novembre 2008, il giorno successivo alla firma di un verbale di intesa presso il Ministero del Lavoro in merito al cosiddetto contratto della mobilità, che io ebbi modo di chiarire, di fronte alla vostra organizzazione, quello che pensavo avrebbe dovuto essere lo sviluppo di quelle poche righe che avevamo firmato il giorno prima. Prima di entrare nel merito, permettetemi di dire una cosa che parte dal tema di oggi, il nuovo modello contrattuale. Per parlare di un nuovo modello contrattuale ci vorrebbe prima una nuova politica del trasporto pubblico in questo nostro paese, almeno questo. Io parlo del trasporto pubblico locale perché sono il presidente di ASSTRA, altri colleghi possono dire del trasporto ferroviario, di altri settori e così via. Ma perché dico questo? Noi abbiamo assistito con la fine della precedente legislatura ad una interruzione di un percorso faticosamente avviato. Dopo un anno di fatiche eravamo riusciti a coinvolgere Parlamento e Governo su un tavolo di confronto a Palazzo Chigi. Riuscimmo ad ottenere una finanziaria che per la prima volta, dopo molti anni, ridava a questo nostro settore del trasporto pubblico locale e ferroviario una certa quantità di risorse e una prospettiva di rilancio del servizio. Non parlo delle aziende, ma parlo del servizio che rendiamo ai cittadini. In ogni occasione, pedantemente, torno a dire che le nostre aziende, circa duecento associate ad ASSTRA e le molte centinaia associate ad ANAV, portano circa 15 milioni di persone al giorno, mentre la rete FS stando ai dati ISTAT ne porta 1,5 milioni. Eppure tutte le volte, ad inizio di ogni legislatura, dobbiamo fare una fatica dannata perché il potere politico, a livello nazionale e a livello locale, si accorga dell’importanza PER LE STRADE D’EUROPA di questo nostro settore. Oggi pomeriggio abbiamo un appuntamento auspicabilmente positivo, ma in qualche misura improprio al Ministero dei Trasporti per il rinnovo del contratto. Io vorrei infatti andare al Ministero dei Trasporti, se non a Palazzo Chigi, per parlare di un progetto generale o forse del servizio di TPL, di quali investimenti in infrastrutture di trasporto in sede propria; di quali investimenti in strutture innovative; di meccanismi premiali per quelle città che fanno più corsie preferenziali rispetto ad altre. Vorremmo che il piano per l’ammodernamento del materiale rotabile, fosse esso dei pullman, dei treni, dei tram ecc., non fosse come un fiume carsico che si sprofonda per qualche anno e poi saltuariamente riemerge. Per noi aziende è necessario avere una prospettiva di lungo periodo sul servizio da dare ai cittadini e sui mezzi con i quali soddisfarlo, questo è fondamentale, al di là dei risvolti occupazionali che una programmabilità certa di risorse in questo settore può dare a tutte le imprese che producono beni. È in atto uno spostamento modale della mobilità delle persone del trasporto individuale a quello collettivo, a causa della crisi economica, assai consistente. Presidente ASSTRA Ma c’è qualcuno che si fa carico di capire questo problema e di capire che il nodo del trasporto pubblico locale si risolve con un grande progetto nazionale/regionale o altrimenti non c’è progetto e non c’è prospettiva? O è così, o corriamo il rischio, allora sì, di dividerci su cose che sono importanti per la vita di ognuno di voi e di noi, ma che non rispondono alle esigenze del servizio. Non può essere questa l’attenzione che il settore deve avere, non può essere questa la condizione operativa in cui voi come lavoratori, noi come aziende, ci troviamo a dover operare. Sul tema odierno, vado rapidamente sulla questione della disciplina della regolamentazione dello sciopero in questo nostro settore. Dico con grande franchezza che si può variamente giudicare questa proposta del governo però nel complesso occorre dire che essa coglie un’esigenza dei cittadini, non tanto delle aziende, cioè, di trovare un nuovo equilibrio tra il diritto alla mobilità dei cittadini e il diritto dei lavoratori a manifestare il loro dissenso rispetto alle concrete condizioni di lavoro nelle quali si trovano ad operare, a livello locale e a livello nazionale. La posizione che diceva Angeletti al riguardo, credo sia equilibrata. Sui temi contrattuali dai quali siamo partiti, torno alle cose che di fronte a voi dissi poco più di un anno fa. Sono convinto che di fronte ad un quadro normativo che si evolve e che ha uno dei problemi nelle modalità di affidamento, sia anche opportuno e necessario determinare un nuovo quadro di regole a disciplina e tutela del personale. Non c’è dubbio, in un mercato che si va lentamente liberalizzando. Foccillo richiamava correttamente come all’interno del tema della liberalizzazione del settore trasporto ci sia la liberalizzazione per il mercato, che riguarda il trasporto pubblico locale, mentre per un’altra parte di questo settore della mobilità il trasporto passeggeri a lunga percorrenza I CONVEGNI DELLA UILT e le merci vige il principio della liberalizzazione sul mercato. Una volta tanto il modello giuridico di una legge italiana non è venuto dietro un regolamento europeo ma l’ha preceduto, perché è nato che il regolamento europeo sostanzialmente assuma l’impianto giuridico della 422, perché stabilisca che la prima modalità di affidamento è quella della competizione per il mercato. Sono due mondi assai diversi, tanto per essere chiari, in termini di qualità del lavoro, di regole, di meccanismi, di risorse per l’equilibrio di bilancio. Nelle aziende che operano nella liberalizzazione nel mercato tutto deve essere reperito nel mercato stesso. Nel mondo che ci riguarda la cosa è un po’ diversa, perché tutti coloro che fanno trasporto pubblico locale su ferro, su gomma o anche su acqua trovano il loro equilibrio finanziario dalle compensazioni per gli obblighi di servizio per almeno due terzi delle risorse necessarie. E’ evidente che noi agiamo in un comparto che ha una qualità del lavoro e di esercizio del proprio mestiere che è profondamente diverso, sia da parte degli autoferrotranvieri, ma anche per i macchinisti dei treni regionali, che fanno un lavoro oggettivamente diverso da quelli dell’Eurostar. Purtuttavia io sono convinto che ci sia un terreno comune tra gli operatori della mobilità, ed è per questo che anche io ho firmato quel verbale al Ministero del Lavoro. La nostra associazione e la parallela associazione dell’ANAV hanno però ritenuto la piattaforma o le linee guida presentate dal sindacato irricevibili perché erano troppo oltre quello che in quei verbali era stato scritto. A nostro giudizio in quella piattaforma di contratto unico si andava troppo precipitosamente a non considerare che non c’è semplicemente un mestiere che in qualche modo unifica il nostro mondo del lavoro, ma che ci sono sotto queste cose apparentemente omogenee tante differenze che sono fatte di inquadramento, classificazione, normative accessorie, norme contrattuali integrative, retribuzioni, le quali fanno sì che a questo punto, l’ostacolo non è il principio astratto ma è il molto concreto costo del lavoro. Dico costo del lavoro non retribuzione, perché la retribuzione può anche essere relativamente vicina, ma l’organizzazione del lavoro all’interno di una grande azienda, tipo FS, o di tante più piccole aziende come le nostre, fa sì che il nostro mondo costi tanto di meno, parecchio di meno, tra il 15 e il 20%, per mantenermi sul cauto. Contratto della mobilità? Gli amici del sindacato UIL sanno che di fronte ad una proposta di mediazione, che io spero ci venga ripresentata così come era stata elaborata inizialmente dal Ministero, noi come ASSTRA abbiamo già detto sì, ma una cosa è il contratto della mobilità, altra cosa è il contratto unico, non facciamo confusione. Il contratto della mobilità può vivere di una parte generale che accomuna l’intera categoria e dai contratti di settore che al suo interno si collocano; altra cosa è il contratto unico, uguale per tutti. Lo dico con chiarezza, se il contratto unico dovesse essere quello che fa aumentare i costi di un settore come il nostro, che già ha difficoltà enormi a chiudere in equilibrio i propri bilanci, per noi è impraticabile. Quanto alla clausola sociale nel nostro settore già esiste, l’abbiamo codificata 33 nell’ultimo contratto, non so che cosa dobbiamo dare di più. L’intelligenza di ognuno di noi deve essere proprio in questo, cioè capire come noi possiamo costruire regole generali che facciano sì che tutti coloro che operano in questo settore applichino il contratto della mobilità, e come sotto di queste il contratto di settore dà corpo e gambe a queste cose, le rende concrete, praticabili, possibili. Questo deve essere il lavoro da compiere, questo deve essere l’impegno. Quando noi come associazioni, ASSTRA e ANAV, abbiamo indicato questa possibile via d’uscita che il Ministero sta faticosamente cercando di comporre, sapevamo di dare poco e tanto al tempo stesso. I quattro o cinque punti possono apparire poca cosa per chi aveva puntato al contratto unico subito, ma tanto possono rappresentare sia in termini generali che in termini di effetti a caduta. Se riusciamo a tenere insieme il generale e il “particulare” di gucciardiniana memoria, all’interno di questo quadro, credo che possiamo positivamente chiudere questa trattativa e riaprire, finalmente subito dopo il confronto per i contratti di settore, dando soddisfazione ai lavoratori per il pregresso e per il futuro. PER LE STRADE D’EUROPA 34 I CONVEGNI DELLA UILT L’intervento di Luigi Angeletti È importante, ha esordito il Segretario Generale della UIL, questo confronto tra noi perché soltanto un dialogo aperto e senza riserve può essere un supporto utile alla realizzazione di quello che, in sostanza, vuole essere l’obiettivo finale di tutte le nostre iniziative: avere cioè un più moderno e più efficace sistema del trasporto nel nostro Paese. Quello del nuovo modello contrattuale, e nel caso in essere, dei contratti unici della viabilità e della mobilità è un tema complesso e variegato. E’ intelligente e lungimirante la scelta del “contratto unico”? Dobbiamo inserire questo quesito nel quadro di una realtà nella quale i processi di liberalizzazione e di privatizzazione, laddove il “mercato” era soltanto un eufemismo, hanno fatto crescere la concorrenza e quindi stimolato la discesa dei prezzi… Ma a differenza di quanto accade per altri settori della produzione nei quali esiste la tendenza a delocalizzare gli impianti dove il lavoro costa di meno e di conseguenza è possibile vendere a prezzi più bassi, nei settori dei trasporti questo escamotage che peraltro consideriamo molto discutibile, non esiste in assoluto. PER LE STRADE D’EUROPA La Roma-Milano o la Palermo-Torino non potrete mai trasferirle in Cina o in Polonia, ne potete fare correre in Slovenia o a Praga l’autobus che trasporta i passeggeri da Piazza del Duomo alla Bosiva. Qui e dunque sorgono problemi diversi: e la politica del lavoro libera da ogni ipoteca speculativa si rivela in tutta la sua valenza. Occorre in questi settori puntare sulla qualità: qualità del servizio, qualità degli investimenti e dunque delle infrastrutture. In quel “cosidetto” pensiero unico che sembra ormai conquistare il primato dell’economia, la “concorrenza” stimola l’intelligenza, il Segretario Generale UIL sapere, ed è su questi due cardini che si fonda la ricerca della “qualità”: è vincente chi offre servizi migliori e non può farlo giocando sui salari. Ma anche la cosi detta “competitività” figlia non degenere della concorrenza, deve avere precisi limiti, regole ed incentivi che consentano di raggiungere per vie non distanti il traguardo dell’efficienza. In tema di contrattazione noi viviamo teoricamente in un regime nel quale i contratti si applicano “legalmente” soltanto a chi li firma: ma in realtà tutti sappiamo che non è così: un contratto collettivo di lavoro, quando è stipulato non consente deroghe a capriccio. Ed io mi rendo conto delle preoccupazioni espresse, ad esempio, dal Presidente Panettoni circa la compatibilità retributiva dei vari comparti del settore trasporti, e tuttavia penso anch’io che la tendenza alla omogeneizzazione non solo delle regole ma anche delle condizioni retributive normative e di sicurezza non vada disattesa, nè vada sottovalutata la esigenza di una gradualità virtuosa e non dilazionante: insomma una competizione sul costo del lavoro non paga: anche nei servizi bisogna puntare sulla qualità. I CONVEGNI DELLA UILT Perché tutto questo sia possibile è necessario però una più chiara trasparenza tra stato regioni e forze sociali. E qui giova ricordare a noi stessi che in caso di conflittualità noi non siamo più forti delle aziende, anzi… pur vigendo la regola del “sindacato più forte quanto più è unito” dobbiamo tuttavia renderci conto che nei nostri settori il sindacato, per unito che sia, parte svantaggiato rispetto all’azienda e rischia spesso la riprovazione del pubblico e una impopolarità che non giova alla causa dei lavoratori. Le aziende, peraltro, spesso non hanno nulla da perdere in termini di bilancio e di responsabilità (amministratori nominati dal potere politico, stato patrimoniale garantito dagli Enti Locali e via dicendo). Insomma per far valere e pesare le proprie ragioni sarebbe necessario infrangere le leggi e regole, cosa questa che nessun sindacato responsabile intende mai fare. Per questo, anche per questo, la UIL ha suggerito, tra le varie forme di lotta, l’uso dello sciopero virtuale con oneri pesanti per le aziende (fino a dieci volte la paga di ogni lavoratore che a sua volta pur recandosi al lavoro perderebbe una giornata di retribuzione). Insomma, ha concluso Angeletti, cerchiamo tutti di fare uno sforzo di sintesi per dare ordine stabilità e regole certe alla contrattazione nei settori del trasporto, volano dell’economia del Paese. E moltiplichiamo le energie proprio in questo periodo di crisi così da uscirne più forti quando la crisi sarà superata. (E la riforma di contrattazione firmata di recente dalla UIL e dalla CISL, sarà, ad avviso del Segretario Generale della UIL, un’altra risorsa per realizzare questo obiettivo). 35 Intervento di Piero Luzzati * quanto paga la semplificazione W LA SEMPLIFICAZIONE. Le complicazioni normative, regolamentari, contrattuali, burocratiche, gli albi professionali, dai notai ai tassisti, provocano camorra, corruzione, inefficienza, rendita parassitaria, -1% di PIL rispetto ai partner europei. QUALE SEMPLIFICAZIONE CONTRATTUALE? Non rispetto ad una modalità, ma rispetto ad un mercato di riferimento. Ed il mercato del trasporto merci ferroviario è il grande mercato della logistica, forte di 400mila dipendenti. Spezzettare quel mercato tra ferrovie, porti, aeroporti è un errore, non è semplificazione: è complicazione. Il mercato della logistica si misura in Italia in centinaia di miliardi di euro e nel mondo in migliaia di miliardi. Dice Catricalà dell’Antitrust, citando l’OCSE “E’ dimostrato che i lavoratori dei settori con forti barriere legali all’ingresso godono di un trattamento più favorevole della media, grazie alla rendita monopolistica delle imprese ivi operanti”. Lì il dumping contrattuale opera esattamente al contrario: uccidendo l’efficienza e la competitività. Il mercato ferroviario delle merci è passato in pochi anni dal 10% del totale traffico merci, con 20.000 lavoratori, al 5% del totale con 8.000 lavoratori. Noi abbiamo bisogno di efficienza, flessibilità polifunzionalità, lavoro notturno: tutti istituti disciplinati positivamente dal CCNL logistica e viceversa penalizzati dal CCNL del ferro. Non potremmo accettare alcuna obbligatorietà, come viceversa richiesto nella piattaforma del CCNL mobilità. Abbiamo vinto nei tribunali, abbiamo l’appoggio dell’Antitrust, ricorreremo alla Corte Costituzionale. CONCLUSIONI: è corretto riunificare aree omogenee di mercato come forse il trasporto persone e come il CCNL viabilità. Teniamo peraltro conto che i contratti storici individuano anche distinte associazioni di categoria cui non è detto piaccia unificarsi. Il trasporto merci comunque è un’altra storia e fa parte di un’altra area contrattuale. *Dir. Gen. Confetra PER LE STRADE D’EUROPA PER LE STRADE D’EUROPA 37 BRUXELLES: assemblea sezione ferrovieri dell’E.T.F. paese, sindacato nazionale ed europeo, Confindustria e CER (associazione delle o scorso mese di marzo a Bru- imprese ferroviarie europee), rappresenxelles l’assemblea della sezione tanti del Ministero del Lavoro e Comferrovieri dell’ETF ha eletto il missione Europea proprio sul recepinuovo ufficio di presidenza. Per i prossi- mento nell’ordinamento nazionale di mi quattro anni risulta così composto: quella direttiva. Presidente della sezione: Guy Greivelding (FNCTTFEL, Lussemburgo); Vice Presidenti: György Balla (VdSZSZ, Ungheria – confermato) e Antonio Gamez (FSC-CC.OO, Spagna); Rappresentante delle Donne: Maria Cristina Marzola (FILT-CGIL, Italia). Contestualmente alla elezione si è sviluppato anche un ampio dibattito sul programma di lavoro che i nuovi responsabili saranno chiamati a perseguire nella vigenza del loro mandato. Di seguito tracceremo una sintesi degli obiettivi che sono stati assunti anche perché si intrecciano con le prossime elezioni europee. di SALVATORE OTTONELLI L I due momenti sono le due facce del problema che abbiamo sul tavolo. Da un lato la negoziazione di una flessibilità che valutiamo essere rischiosa e dall’altro le ricadute possibili sul lavoro del recepimento della direttiva. In entrambi i casi non abbiamo al momento soluzio- Orario di lavoro – Direttiva UE 47/2005. Prima, però, intendiamo aprire una finestra su un problema aperto da circa due anni e che tra breve investirà il nostro ordinamento. Si tratta della Direttiva UE 47/2005 sull’orario di lavoro del personale “mobile” (per ora solo Macchinisti) addetti a servizi transfrontalieri. E’ un tema che abbiamo già affrontato e che vede in discussione una clausola dell’accordo e della direttiva che prevede la possibilità di ampliare il numero e l’orario del riposo fuori residenza nei servizi internazionali. La finestra che apriamo ci serve anche a dar conto di un incontro avvenuto nel mese di febbraio a Roma, nel corso del quale si sono confrontate le tesi, le valutazioni e gli obiettivi di imprese ferroviarie operanti nel nostro PER LE STRADE D’EUROPA 38 PER LE STRADE D’EUROPA ni soddisfacenti all’orizzonte. Nella trattativa a Bruxelles le controparti aziendali hanno di recente assunto un atteggiamento stranamente arrogante ed ultimativo, di fatto determinando la rottura del negoziato. L’ipotesi di prevedere l’ampliamento del numero dei Riposi Fuori Residenza compensata da contropartite in tema di orario di lavoro è stata pesantemente respinta dalla CER che dettando le proprie ultimative condizioni ha posto la questione in termini di prendere o lasciare. L’obiettivo di ETF è quello di una maggiore tutela del lavoro e di un sistema di compensazioni nella definizione e nell’articolazione dell’orario di lavoro di una parte non insignificante del medesimo RFR. L’atteggiamento della CER è risultato sostanzialmente incomprensibile in quanto le compensazioni offerte risultavano risibili e sbilanciate nei confronti dell’esclusiva esigenza organizzativa delle imprese. Trattativa interrotta e palla sul tavolo della commissione europea. L’altra faccia della medaglia è invece il dibattito sul recepimento di quella normativa originaria (e conseguentemente di quella deriverà dall’eventuale nuovo accordo ovvero dalle eventuali disposizioni della CE). Qui le posizioni si sono, se possibile, ulteriormente chiarite in quanto abbiamo riscontrato come l’atteggiamento di prudenza rispetto al recepimento fosse giusto e preveniva il rischio di degradare le nostre condizioni normative. Dal lavoro fatto durante il work-shop romano è emersa la contrapposizione fra sindacato e imprese (ma anche tecnici del diritto del lavoro) circa la valenza di tale atto normativo. In sostanza, la clausola di non regresso negoziata che prevedeva il vincolo di non peggioramento delle condizioni di lavoro nazionale veniva “a malincuore” ritenuta inefficace dalle imprese che la ritenevano applicabile alla successione delle leggi e non al sistema della negoziazione pattizia fra le parti sociali. Fuori dai tecnicismi la tesi era che, una volta nel nostro ordinamento, quella normativa avrebbe rappresentato l’oggettivo riferimento per superare il nostro PER LE STRADE D’EUROPA assetto regolatorio contrattuale e quindi rinegoziare in termini “armonici” le regole sull’orario di lavoro. Le imprese hanno rivendicato l’assoluta libertà nella individuazione dell’ambito contrattuale, soprattutto se l’”offerta” si presenta articolata, mentre FS-Trenitalia dichiara esplicitamente l’intendimento di procedere in una revisione anche legislativa delle norme sull’orario di lavoro. L’opposizione che assumemmo in fase di sottoscrizione dell’accordo europeo, i paletti posti al Governo rispetto al recepimento, si dimostrano non il frutto di un’opposizione tout-court ma di un mirato e ragionato obiettivo: contratto di riferimento e supporto legislativo all’accordo pattizio. Al momento possiamo sostenere che questa resta la nostra bussola (come la individuammo nel nostro ultimo congresso). Il confronto riprenderà ed è aperto ad ogni sviluppo sia in Europa che nel nostro paese. sviluppo, di privatizzazioni. In questa direzione vanno calibrati gli obiettivi e le azioni del sindacato. Politiche di trasporto e ferroviarie. Promuovere le ferrovie come un modo di trasporto sostenibile ed eco-compatibile. Accentuare il ruolo di servizio pubblico fruibile da chiunque e sotto controllo pubblico. Nelle politiche di investimenti privilegiare le infrastrutture ferroviarie, stazioni e materiale rotabile per migliorare qualità e attrattività dei servizi ferroviari in una visione che orienti e contribuisca ad una maggiore coesione sociale. In questo senso riteniamo prioritari gli interventi sui cosiddetti colli di bottiglia in alternativa alla dimensione impostata esclusivamente sull’implementazione dei corridoi di traffico. Rivedere i criteri di affidamento dei servizi assegnati a gara introducendo parametri di equità sociale e non solo economici; in questo sistema vanno individuate forme di garanzia e tutela del lavoro nei cambi di Programma di lavoro ETF 2009-2013. operatore sia sotto il profilo della conserAbbiamo alle spalle una stagione che ha vazione dell’impiego che delle regole di introdotto vincoli ed obiettivi di compe- utilizzazione e retributive. tizione e di liberalizzazione che hanno determinato processi riorganizzativi Migliorare le condizioni dei ferrovienelle aziende e pesanti ricadute sul lavo- ri. E’ un compito permanente per la ro in termini di quantità e di intensità Sezione Ferrovieri articolato su diversi delle prestazioni. Negli ultimi tempi si filoni: standard di sicurezza del lavoro; affacciano progettualità che mirano a formazione professionale; integrazione razionalizzare il sistema dei trasporti del lavoro femminile; tutele per contraincidendo su parametri di socialità, di stare l’aumento di contratti atipici e di PER LE STRADE D’EUROPA procedure di out-sourcing per aggirare le norme sul lavoro; programmi di intervento per arginare il crescente fenomeno della violenza contro i lavoratori (e i passeggeri); garantire diritti sindacali. In particolare la Sezione promuoverà le iniziative: sulla certificazione del personale di bordo; sul controllo dei tempi effettivi di condotta del personale mobile, in particolare nel trasporto internazionale rendendo obbligatoria una sorta di “scatola nera” sulle locomotive; sullo sviluppo di azioni volte a elevare il livello di salute professionale e degli standard di sicurezza. Promuovere la Solidarietà fra sindacati. La liberalizzazione introduce sul mercato, anche oltre i confini di EU, ristrutturazione delle aziende attraverso fusioni e acquisizioni, cambiando il tradizionale atteggiamento impostato sulla cooperazione per favorire la competizione fra le società ferroviarie tradizionali in particolare lungo i corridoi europei; la comparsa di nuovi operatori che hanno bisogno di farsi spazio e costruirsi un proprio mercato... tutto ciò rappresenta una sfida per i sindacati ferrovieri in Europa. Uno dei compiti principali dell’ETF sezione ferrovieri sarà assicurare che quegli sviluppi non intacchino la Rafforzare ed estendere il dialogo solidarietà fra sindacati ma al contrario sociale europeo. L’obiettivo del dialogo ne rafforzino forme di cooperazione. sociale europeo è trovare soluzioni per problemi sociali con una dimensione Elezioni Parlamento europeo 2009. europea e migliorare le condizioni di Affrontare i temi dell’agenda dei prossilavoro e di vita dei lavoratori. Obiettivo è, mi anni mentre si sviluppa la campagna altresì, la realizzazione effettiva di accordi elettorale per il rinnovo del prossimo già esistenti: sulle condizioni di lavoro del Parlamento europeo è una occasione personale impiegato in servizi transfronta- ghiotta per tentare di allargare spazi di lieri e rispetto della clausola di non- maggior attenzione verso le tematiche regresso; Accordo sulla patente dei mac- sociali e del lavoro di cui come sindacachinisti europei; azioni per una migliore to siamo portatori. Pur nelle differenze rappresentazione e integrazione delle culturali e storiche dei diversi paesi (in donne; sviluppo del concetto di “impiega- alcuni il sindacato è contiguo alla politibilità” come strumento nuovo per politi- ca, in altri è organico, in altri ancora è che sulle risorse umane nel settore ferro- uno degli interlocutori) la sezione ha viario. Tra i nuovi temi da sviluppare: la costruito un “decalogo” di obietristrutturazione del settore merci ed il suo tivi/intendimenti su cui coinvolgere ed impatto sul personale e l’analisi dell’in- orientare candidati e partiti. Ognuno lo troduzione del sistema ERTMS con il utilizzerà in funzione delle proprie senconseguente impatto sul personale. sibilità ed esigenze. Qui vogliamo sotto- 39 lineare come i temi dell’azione sindacale vengono comunemente assunti come piattaforma verso la politica per sollecitare maggiore attenzione e soluzioni per le istanze che rappresentiamo. Rafforzare i diritti sindacali, costruendo, ad esempio, un”protocollo di clausole sociali” allegato al Trattato UE. Piano per promuovere lavoro e lavoro di qualità che fermi il dilagare del lavoro precario, delle diseguaglianze e delle nuove povertà. Promuovere una legislazione in favore della piena occupazione, del lavoro “buono e di qualità”, l’uguaglianza di trattamento e il rafforzamento del potere d’acquisto delle persone. Servizi Pubblici. Perseguire una qualità alta nei servizi pubblici incluso il trasporto per renderlo universale, accessibili ed economico per tutti i cittadini europei: sono basi fondamentali per una Europa sociale basata su integrazione e uguaglianza. Auspichiamo che il Parlamento europeo fermi la tendenza a considerare i servizi pubblici come uno dei possibili assi di sviluppo di business asseverandoli a regole di mercato e liberalizzazioni che puntino al puro ed esclusivo soddisfacimento della remunerazione del capitale investito. Un impegno chiaro per difendere i servizi pubblici dalla logica di mercato e promuovere qualità e socialità. Stop a liberalizzazioni e privatizzazioni per favorire analisi, riflessioni, valutazioni serie ed approfondite sull’impatto e sulle conseguenze sociali di queste politiche prima di avviarne di nuove. Azioni ed obiettivi in Europa e nel nostro paese che si intrecciano in una tela che punta a costruire un ordito armonico, equilibrato e sostenibile. Seguiremo passo passo tutta l’attività. Obiettivi ambiziosi e non facili da realizzare. Ma senza ha senso essere sindacato? Salvatore Ottonelli PER LE STRADE D’EUROPA 40 LE VIE DELLA CITTA’ DUE RUOTE A ROMA di CAROLA PATRIARCA ualche volta (come simpaticamente mi fanno notare, alcuni spiritosi colleghi), vado in ufficio, così invece del solito “viaggio” questa volta vi racconto il quotidiano “on the road” romano. A Roma ci sono più di duemilioni e mezzo di autovetture e circa cinquecentomila motociclisti. Ho letto su “Metro” (il quotidiano gratuito della metropolitana capitolina, che qui si trova dappertutto perchè viene distribuito sia nelle stazioni che ai semafori, fuori ai bar o i centri commerciali…) che Roma è la città dove c’è il maggior numero di motoveicoli. Se dovessi fare un’analisi sui motivi direi in primis che è proprio per il gran traffico. Mi potreste obiettare che ce n’è in moltissimi altri luoghi. OK, convengo, ma lasciatemi andare avanti. Ci sono poi le distanze. La città è così estesa che a volte, ma non è affatto una rarità, recarsi da casa al lavoro si percorrono più di 20 km. Io ad esempio ne faccio 17 in andata e ovviamente altrettanti in ritorno. Già unendo i primi due ele- Q PER LE STRADE D’EUROPA menti (traffico-kilometri) ne deriva un terzo. Va bene che il costo dei carburanti è diminuito, comunque la spesa è sempre “rilevante”. Adesso tiriamo fuori le peculiarità dei romani. Vuoi mettere che per andare al lavoro io spendo settimanalmente con lo scooter 7 euro e il mio vicino automobilista ne spende euro 10. Già per questo mi sento una “gran dritta” (che in gergo vuol dire sveglia-intelligente-furba). Ma la cosa che più ci fa sentire veri “dritti” è come viviamo il traffico. Più ce n’è e più ci produciamo in acrobazie da campioni di sci. Si perché ci sono affinità tra noi e loro. Io ad esempio sono una “slalomista”. Il gusto si prova nell’infilarsi negli angusti e “mobili” spazi tra una macchina e l’altra per raggiungere, davanti agli altri, l’agognata meta: il semaforo naturalmente …rosso. Scattare per primi, lasciandosi alle spalle un “mucchio” di automobili, guardare avanti e cercare dove infilarsi per superarne ancor di più. E’ come una gara. Certo che sei l’unico a saper di partecipare (loro, gli automobilisti non lo sanno), ma avete presente quella pubblicità che recita “Vinci facile”, dove ad es. un’equipe medica “opera” su un gioco da ragazzi. E’ vero a tutti noi piace “vincere facile”. Tornando agli “stili” sciistici, ci sono poi quelli da “libera”. A volte mi cimento anch’io. Li il gusto del facile è ancora più acuito dal fatto che se un automobilista si infila in una corsia d’emergenza e supera tutti sulla destra, viene LE VIE DELLA CITTA’ lapidato dagli sguardi (e non solo) degli altri in fila. Se lo fai con il motorino non susciti lo stesso sdegno e arrivi di gran carriera all’agognato traguardo. Quella che non mi piace è la corsia di estrema destra della carreggiata. Si spesso è libera, ma non sai mai se da qualche macchina parcheggiata si apre uno sportello o se qualcuno vedendo un parcheggio si “butta” a destra. In quel caso il “crass” è piuttosto “doloroso”, quindi evito. E a proposito di “parcheggio”, questo è un altro valido motivo per utilizzare la moto. Ci sono zone dove è “impensabile” parcheggiare, io poi sono una “sfigata”, a volte ho difficoltà anche con lo scooter (anche perché non lo lascio mai sul marciapiede), ma diciamolo in generale qualche buco si trova sempre. Ultimo motivo , ma non per ultimo per importanza, che fa della mia città la prediletta “dei 2 ruote” è il clima. È inutile che al nord facciano “manopole riscaldate”. Vuoi mettere il clima “generalmente” poco piovoso e mite di Roma al ghiaccio di Torino o la neve di Milano o la bora di Trieste? Guardate ci metto anche il caldo di Palermo. Conosco la “natura comoda” dei siciliani, con il caldo preferiscono la macchina con l’aria condizionata all’asfalto rovente. Dato che ho nominato “l’asfalto” ora passo alle “dolenti note”. Potrei produrre una valanga di foto del manto cittadino. Se ne potrebbe fare una “mostra” a sezioni, che va da quella “storica” rappresentata dai famosi “sampietrini” così “cari” a noi centauri (due gocce d’acqua ed il gripp è 0), al “mosaico bizanti- 41 no”. Un modello lo abbiamo anche qui, in piazza Vescovio, sotto la sede della UILT Nazionale (un’insieme di toppe su toppe di asfalti diversi). Dalla tipologia “binario triste e solitario” (in questo caso il binario c’è anche se non ci sono tram o treni), al prototipo “Gran Caynon” (lascio alla vostra sfrenata fantasia immaginarne la profondità). La categoria “labirinto di Minosse” (asfalti con le loro “pregiatissime” venature), e potrei continuare all’infinito, tanto mutevoli e multiformi sono i nostri lastricati. Quest’anno il genere che va per la maggiore è il “Gran Canyon”, dato che di pioggia ne ha fatta molta più del solito. Lo si può trovare dappertutto, dal centro alla periferia. Non siamo mica snob a Roma. Quasi dimenticavo il genere “Autumn in New York”. Quello va solo per il cambio di stagione, verso ottobre-novembre. Quando il “fall foliage” dai toni rosso-arancio-giallo ricopre le vie alberate. Uno spettacolo, sembra di camminare in un bosco, PER LE STRADE D’EUROPA 42 lascio sempre alla vostra fantasia intuire le difficoltà dell’andare con 2 ruote in un bosco. A paladino dei nostri diritti si erge la Corte di Cassazione, che ultimamente con una sentenza ha stabilito che in caso di incidenti-cadute, dovuti al manto stradale il responsabile è il Comune e non le varie ditte appaltatrici della manutenzione stradale (come era sin ora). Fantastico, ora si che mi sento tranquilla, sarà facilissimo prendere l’indennizzo dal Comune, anzi dato che deve pagare lui, adesso asfalterà tutte le strade per evirate problemi. A proposito vi è capitato mai di vedere come riparano le strade? Il camion con l’asfalto procede a passo d’uomo e due uomini da sopra il mezzo “tirano” palate di bitume nelle buche. Se li vede “il nano” rischia l’infarto. Spenderei due righe per le “relazioni” tra motociclisti. In genere ognuno se ne sta per conto proprio, poi si arriva al semaforo e li si tolgono curiosità, si amplia la cultura, si conosce il vicino. – E’ un modello nuovo la tua moto? Ma quanto costa e quanto consuma? PER LE STRADE D’EUROPA LE VIE DELLA CITTA’ – Sai dirmi qual è la strada più breve per andare ai Parioli? – Caspita che bello il tuo giubbotto, lo hai preso a Portaportese? E via dicendo. Mi direte che è più facile parlare quando non ci sono finestrini o carrozzerie di mezzo, certo ma è anche per spirito di corpo che ci si confronta. Ci siamo “noi” e ci sono “loro” , gli automo- bilisti, pericolosi nemici da controllare e sfidare. E qui arrivo al capitolo “attenzione”. Cardine fondamentale dell’andare in moto, l’attenzione va da quella agli agenti esterni, vedi manto stradale o volo di storni al tramonto (tutti noi evitiamo accuratamente i loro percorsi, pena un’inzaccherata schifosa), a quella per gli automobilisti. Adesso ditemi che non è vero. Il più delle volte LORO: si mettono in macchina, accendono la radio, il riscaldamento o il condizionatore (a seconda delle stagioni), danno una sbirciatina fuori e si mettono in coda. A volte assorti dai loro programmi quotidiani, qualche uomo legge il giornale, qualche donna si trucca, moltissimi chiacchierano al cellulare. Uno sguardo alla fila, uno al semaforo, ma di attenzione “diciamocelo” …zero! NOI: cominciamo a casa ad organizzare l’uscita. Che tempo fa? Cosa devo mettere? Perché la differenza non è solo prendo l’ombrello o no. E’: piove poco… giacca impermeabile, tanto mi sbrigo e le gambe non le bagno. Oppure, diluvia… e lì oltre la giacca c’è il sopra-pantalone, il sopra-scarpe. LE VIE DELLA CITTA’ Fa freddissimo e allora… pettorina imbottita, sottoguanti di seta, copertina per le ginocchia, copricollo, etc, etc. Poi usciamo e oltre i famosi “agenti esterni” citati (strada, foglie,tempo,uccelli ed altro) ci sono LORO. Da scrutare con attenzione, decifrare, prevedere… anticipare. C’è quello gentile che ti lascia lo spazio per infilarti, quello antipatico che te la chiude. C’è il prepotente che ti taglia la strada e quello con la smart (categoria a parte, se dicessi quello che penso mi beccherei una querela, non lo scrivo ma lo penso). Da come è andata la descrizione sin qui sembra che i disagi siano maggiori 43 degli agi. Non è così, ho lasciato per ultimo il piacere di girare in città col naso all’insù per riempirsi il naso del profumo degli aranci in fiore o lo sguardo che spazia senza limiti dentro i cortili dove la primavera si annuncia già a febbraio con grandi macchie di mimose. Il piacere di aver scampato per pochi minuti un temporale, dopo aver per tutto il tragitto controllato le nuvole nere che si addensavano. Mi stupisco ogni volta che vedo l’evoluzioni degli storni o quando su un albero scorgo una famiglia di pappagalli. E poi c’è Roma. Se hai un pò di tempo e lo spirito giusto, la Città sa lasciarti senza fiato. Roma, grata ai 500mila (scooteristi) di non congestionare ancor di più il traffico, quest’anno ci ha omaggiato di una nuova fiera tutta per noi. Il “Moto days”. Esposizione e incontro per amanti delle due ruote che si è svolta nel nuovo spazio fieristico sulla Portuense. Ventisettemila metriquadri di Stand espositivi, area Show e aree Prova Veicoli, che per 4 giorni (dal 5 all’8 novembre), hanno ospitato le più grandi marche costruttrici e i professionisti delle due ruote, corsi di guida sicura, vendita di accessori e abbigliamento tecnico e esposizione di tante, tantissime moto, scooter e motorini. Pensate che il costruttore del sidecar che è nella foto, ha 84 anni e ci siamo conosciuti durante un maxi motoraduno (al quale ha partecipato lui e la sua gentile consorte di 78 anni). Dopo questa bella “scorpacciata” si ritorna alla “routine”, di nuovo “imbacuccati”, fermi in prima fila al semaforo. Alle orecchie arriva un rombo sordo…lo sguardo è attratto dal verde splendente …una nuovissima Kawasaki Ninja ZX- 6R… non posso che sollevare la mano e dire: “ti stimo amico”! Carola Patriarca PER LE STRADE D’EUROPA CHI NON RISPETTA I LIMITI DI VELOCITÀ, NON RISPETTA NIENTE. LA UILT NEL TERRITORIO: QUI TORINO 45 Torino - L’Aquila... Italia dalla nostra redazione PIEMONTESE di NELLO FUSARO T orino. Il rumore della vibrazione cui fa seguito l’insistente suoneria del telefono cellulare riporta alla realtà. Istintivamente, uno sguardo ancora annebbiato si rivolge alla radiosveglia: sono le ore 04:35. Non è facile comprendere cosa stia accadendo, ma la mano raggiunge il telefono e lo porta all’orecchio, una voce un po’ incerta a malapena esce dalla bocca per dire: pronto. Dall’altro capo, lontanissimo, ci raggiunge un’altra voce, secca e impersonale risponde: buongiorno, è il comando di Settimo. C’è stato un forte terremoto in Abruzzo. E’ di carattere devastante. E’ stato diramato l’ordine di mobilitarci. Raggiunga prima possibile da base. Occorre allestire prima possibile una colonna di soccorsi. Quando nel pieno della notte giunge una telefonata simile, comprendi subito molto bene che non hai bisogno di farti ripetere il contenuto della comunicazione: ti addestri per una vita, studi, di prepari per affrontare ogni tipo di evenienza, e quando infine una catastrofe o calamità si presenta, sai che quei pochi istanti il destino tuo e di chissà quante altre anime, si è incrociato inesorabilmente. E’ difficile comprendere l’entità di una tragedia immane come questa dell’Abruzzo fino a quando non si è sul posto. Di certo però, quando squilla il telefono nel pieno della notte una parte di quello che mestamente scoprirai, si presenta ancorché confuso, alla mente. Non hai però tempo per giudicare, per fare ipotesi, per elaborare strategie: come soldato del corpo militare della CRI, sai che dalla tua celerità di intervento, come quella di tanti altri volontari, dipenderà la sopravvivenza di moltissime persone; di certo che non è un’eser- citazione come tante: quando squilla il telefono di essere preciso, veloce, e con le idee di cosa fare già chiare. Non è importante che tu abbia dei grandi alti nella gerarchia militare oppure sia un semplice milite, quello che conta che tu sia pronto in modo tempestivo, e che quelle ore trascorse a ripetere fino alla nausea operazioni e che sembravano banali, oggi tornano utili se non indispensabili. Ecco quindi che le operazioni di prepararti uno zaino colmo di cose essenziali, indossare la tua divisa mimetica e parti- re prima possibile, sono caratteristiche peculiari di un buon addestramento, di una grande consapevolezza del proprio ruolo, e dell’amore che qualunque uomo, volontario del corpo militare della CRI, porta con sè dal primo giorno di servizio. Il tempo trascorre implacabile ma alle ore 05:30 l’auto raggiunge il comando di Settimo Torinese. È un enorme viavai di uomini e mezzi; una frenesia collettiva colpisce come si varca il cancello e si cerca disperatamente un posto dove lasciare l’auto. Alle ore 06:30 un breafing definisce le strategie, assegna i compiti, impartisce le disposizioni operative: si parte. Occorre innanzitutto caricare i mezzi delle cose indispensabili a seconda dei vari compiti che sono stati assegnati. Quando occorrono calamità come un terremoto devastante, come appunto quello abruzzese, esplodono le contraddizioni, il caos regna sovrano, tutti vogliono fare ma rischiano solo di complicare gli interventi di soccorso con il rischio più che concreto che anziché andare per salvare, soccorrere, aiutare una popolazione, si portano complicazioni, si saturano le poche infrastrutture stradali residue, e quello che già compromesso non tarda a far risaltare ancor più una tragedia immane. In questo frangente, avere le idee chiare, PER LE STRADE D’EUROPA 46 LA UILT NEL TERRITORIO: QUI TORINO avere un ottimo coordinamento, comandanti ben addestrati e consapevoli di cosa fare e, soprattutto cosa non fare, sottolineano e rimarcano quale sia la vera chiave di un successo. Dopo il breve breafing con una squadra specializzata in caricamento dei mezzi pesanti raggiungiamo il grosso deposito “materiali e mezzi”: un’area appositamente attrezzata per poter caricare i grossi metri da trasporto del materiale in container predisposti. C’è chi dispone i grossi Astra, potenti automezzi da trasporto con ruote alte quando un uomo; i motori dei Caterpillar ruggiscono e cominciano a muoversi con precisione e sincronismo: chi è al volante viene coordinato da due uomini a terra che lo guidano e lo dirigono da un luogo all’altro. E’ una questione di fiducia e affiatamento. Uno dopo l’altro tutti i mezzi sono caricati delle più disparate tecnologie di prodotti. Sappiamo benissimo cosa servirà per primo: tende e cucine da campo, la baracchetta chirurgica, vecchia ma sempre valida tenda-sala operatoria che fornisce interventi di questa natura in uno spazio limitato ma preciso a quelle mani speciali di chirurghi, medici specializzati e infermieri che per ore ed ore si alterneranno per salvare vite, recuperare arti, da cauterizzare ferite, salvare il salvabile... Sono le ore 09:30 un veloce controllo finale per accertare che i carichi siano assicurati, che nulla tra le cose essenziali e indispensabili, rimanga a terra, poi al preciso ordine del capo colonna, gli autisti e scorta escono dal cancello del deposito e si avviano per raggiungere l’auto- PER LE STRADE D’EUROPA strada in direzione Piacenza. Non c’è tempo per fare colazione, non c’è tempo per una telefonata casa, non c’è tempo per fare altro. Si deve partire il più presto possibile, si devono raggiungere popolazioni stremate, luoghi devastati in cui una natura impietosa ha portato distruzione e morte, dove nulla sarà più come è stato un tempo. Quando presenti la domanda per essere accolto nella grande famiglia del corpo militare della Croce Rossa Italiana, non sempre hai le idee chiare di che cosa andrai a fare, a cosa servirai. Anzi, il più delle volte il colore mimetico della tua divisa, di quella divisa che indossavi quando eri soldato, ti ha fatto pensare di essere nuovamente un soldato come tanti. Non è mai stato così e lo comprendi bene appena sceso dal mezzo che ti ha portato nel luogo dove Dio si è scordato dei suoi figli: un luogo in cui il terremoto ha distrutto tutto, ha sradicato case, ospedali, monumenti, ha distrutto vite e famiglie, ha portato via per sempre “le fatiche di una vita”... Il viaggio è stato lunghissimo, la colonna dei soccorsi si è fermata solo il tempo necessario per fare rifornimento di carburante. Si mangia alternandosi alla guida, si be- ve da un thermos in cui un bollente caffè nero e forte, che l’amico cuoco del comando ha preparato per tutti i mezzi ben sapendo, lui vecchio di tante esperienze simili, cosa saremmo andati incontro. Non sappiamo più da quante ore gli uomini sono alla guida dei mezzi, ma a notte inoltrata la colonna giunge nella terra devastata di Abruzzo. Non è più una ridente serie di vallate verdeggianti del centro Italia: qui non è più quel luogo in cui la gente, con un sorriso semplice e schietto ti salutava quando eri un semplice turista; di tutto quello ricordavamo gaiamente, uomini e cose, non è rimasto alcunché. E’ solo un insieme di suoni indistinti, un immenso vociare, di chiamarsi, di urla, di sirene, di incitamento alla luce delle fotocellule ad aumentare l’attenzione, di cercare di sostenere tutti coloro partecipano a questa immane tragedia. Nell’aria un insieme di odori indecifrabili aleggia e ricopre tutto quel mondo irreale. Si scava con le mani, si cerca di porre la maggior attenzione ai suoni anche minimi che possono segnalare la presenza di una vita. Ci sono anche i cani da ricerca. Siamo un popolo straordinario, litighiamo per una palla su un campo verde fino ad azzannarci come belve, possiamo picchiarci per differenze politiche, ma quando suona la campana, allora non si è più parte di uno specifico corpo o reparto: siamo un popolo solo di uomini e donne che nella disperazione, nel dolore, nel “ rimboccarsi le maniche” diveniamo un tutt’uno. Come scrisse Hemingway, quando suona la campana, suona anche per te... LA UILT NEL TERRITORIO: QUI TORINO Ho visto i carabinieri, poliziotti, finanzieri, vigili del fuoco, forestali, volontari del soccorso, volontari della Croce Rossa e del corpo militare della Croce Rossa italiana, della Protezione civile, scavare incessantemente, con le mani ormai colme di fango misto a loro proprio stesso sangue, nel tentativo di portare di nuovo alla vita si era stato travolto dalle rovine delle proprie case, dei luoghi in cui si trovava a quelle fatidiche 03:32 di un giorno come tanti, ma che non sarà facilmente dimenticato. Li ho visti scavare, scavare, ascoltare, cercare di carpire a quell’ammasso infinito di pietre, di costruzioni diroccate, anche solo il più piccolo lamento, il più flebile segnale che potesse indicare la presenza di una vita. Non si sono mai fermati, non c’è stato avvicendamento, dopo 48 ore senza so- sta anche colui che era dotato della tempra più forte ha dovuto domandare tregua e cedere il passo ad altri. Ma è stato ogni qualvolta che un cadavere veniva recuperato, in quello straordinario eggregoro che è l’insieme delle energie di tutti coloro giunti nella provincia dell’Aquila, che ho visto quel grande sentimento di dolore che ha toccato tutto un popolo giunto dalle più lontane province d’Italia. In quel preciso istante il senso di smarrimento, il sentirsi senza parole da proferire, per un solo breve ma intensissimo istante, ha caratterizzato la vita di tutti i soccorritori. Per uno che non siamo riusciti ad aiutare ce ne sono moltissimi che hanno rivisto la luce del giorno che lentamente si appresta ad illuminare il pianeta. Come la colonna si era fermata facendo- 47 si largo, negli ultimi chilometri, tra mezzi che arrivavano, tra montagne di detriti e case diroccate, ad un cenno preciso del capo colonna di autisti hanno portato i loro mezzi nell’area assegnata per la costruzione delle tendopoli. Nel giro di poche ore tutte le nostre strutture sono state rese completamente disponibili. La fatica è stata l’unica ricompensa. Sul volto ormai esausto di tutti i componenti il gruppo piemontese del corpo militare della Croce Rossa italiana, una volta esaurito il compito del trasporto, della messa in opera della tendopoli, della cucina campo e di tutta l’attrezzatura logistica collegata, c’è un grande sentimento di orgoglio. Ora possiamo aiutare quanti ne hanno bisogno e qualcuno scava anche. Nello Fusaro QUI MILANO Mi vien da ridere... per non dire mi vien da piangere... dalla nostra redazione LOMBARDA di LUIGI CHIARI* D opo estenuanti trattative sindacali atte al rinnovo del CCNL di FISE e FEDERAMBIENTE per i lavoratori dell’Igiene Ambientale, nell’ormai lontano aprile 2008, si è arrivati alla firma definitiva. Per essere più precisi con FISE perché FEDERAMBIENTE, nonostante la firma del 5 aprile 2008, mise in discussione la stessa siglando in seguito nuovi accordi con qualche piccola correzione che tutto sommato può starci. Nel mese di gennaio di quest’anno FISE e FEDERAMBIENTE inviavano (alle OO.SS.) plichi di fogli per il così chiamato assemblaggio definitivo del contratto. Ma diciamoci francamente, che non esiste nessuna volontà politica-sindacale da parte delle stesse, di assemblare e stampare il nuovo CCNL, perché è assurdo e irricevibile inviare tutta una serie di modifiche e correzioni ai già siglati articoli contrattuali, rimettendo tutto o quasi, in discussione e la cosa che mi disturba è che in questo Paese (la ns. Italia) per interpretare, ad esempio, la parola “feriale” rispetto alla parola festivo, c’è bisogno di chiedere ad una terza parte la loro interpretazione, rispetto a quello che le parti sindacali e le parti imprenditoriali hanno sottoscritto, ci siamo capiti? Con tutto quello che sta accadendo nel mondo del lavoro ci si deve perdere in meandri che sono stati superati già da accordi super firmati definitivamente. In Regione Lombardia (la mia Regione di residenza) il 30 gennaio u.s. il Consiglio ha discusso e apportato alcune modifiche alla legge regionale 29 gennaio 2009 N. 1 sulle materie del servizio idrico integrato, di cui alla legge Regionale 12 dicembre 2003 N. 26 “Norme in materia di gestio- PER LE STRADE D’EUROPA LA UILT NEL TERRITORIO: QUI MILANO 48 ne dei rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche”. Voglio dire in modo franco e così come detto dal Segretario Confederale Paolo Carcassi, il contratto è fatto e che si proceda alla sua stampa. L’impegno è molto assiduo, anche perché ti da la grinta di continuare a lavorare insieme ai lavoratori che sono gli unici ad essere sempre nelle condizioni peggiori, anche perché devono provvedere giornalmente su più turni a raccogliere, spazzare e provvedere al conferimento e al loro smaltimento dei rifiuti, a verificarne le frazioni separate e quindi, se non c’è spirito di collaborazione, potrebbero disinteressarsene limitandosi all’orario giornaliero. Perché mi vien da ridere, perché proprio loro, le controparti chiedevano sempre in modo asfissiante, in ogni riunione, rispetto al percorso per la costruzione del contratto nuovo, che volevano chiudere presto e che le OO.SS. rallentavano e non erano disponibili a chiudere, cari signori, noi eravamo sempre disponibili, ma certamente a non fare pateracchi, perché i pateracchi non servono a niente. Alle controparti poco interessa che il contratto nazionale, sottoscritto il 5 aprile 2008, sia arrivato dopo un percorso massimo di partecipazione e confronto che, attraverso l’impegno di migliaia di lavoratori nelle assemblee, negli scioperi e nelle grandi manifestazioni nazionali, ha portato questi ultimi e le imprese pubbliche e private, a sottoscrivere congiuntamente, un nuovo contratto indispensabile per il settore. E perché ti vien da piangere? Perché siamo all’epilogo di una vicenda che sta assumendo toni e contenuti gravi e alquanto preoccupanti, perché la si smetta di continuare a rimescolare, gli accordi ci sono, si verifichino pure le terminologie in italiano, ma chiudiamo e stampiamo il contratto di lavoro, anche perché molte sono le cose da fare, il rispetto innanzitutto è dovuto a quella classe, chiamata OPERAIA, che di sacrifici ne ha fatti e continuerà a farli per salvaguardarsi, si dice in tutta la nostra bella Italia “la pagnotta”. *(Dip. UILTATEP-Lombardia) PER LE STRADE D’EUROPA Alla “A2A” cosa è avvenuto e cosa sta per avvenire di LUIGI CHIARI* D a AEM e ASM nasce “A2A” una nuova luce fatta di energie in comune, questo di fatto è lo slogan che su tutti i quotidiani nazionali ha incuriosito gli italiani. Nell’ormai lontano 2007 esattamente il 10/12/2007 dopo estenuanti e faticose trattative che hanno riscontrato più volte una frattura tra molti soggetti, anche tra le OO.SS. di categoria, si è addivenuti ad un accordo che noi come Uiltrasporti Lombardia riteniamo favoloso: Al personale che era interessato al conferimento di ramo d’azienda è stato assicurato che non ci saranno ripercussioni negative sul piano occupazionale e che il CCNL di riferimento Igiene Ambientale è Federambiente. Allo scopo di raggiungere una forte competitività ed una maggiore professionalità nella gestione del servizio integrato dei rifiuti sempre più obbligato alla verifica del confronto concorrenziale, andranno concentrati i requisiti professionali, tecnici e generali necessari per partecipare a gare ed essere competitivi sul mercato. E’ stato ribadito di mantenere e sviluppare il governo dell’intero ciclo integrato dei rifiuti mantenendo al proprio interno di APRICA, le attività a loro connesse. Coerentemente alle previsioni del Protocollo interfederale attualmente in essere in ASM SpA le parti hanno concordato di prevedere una serie di incontri periodici allo scopo di rendere lo stesso qualora necessario, compatibile con il nuovo assetto Societario. Ne è passata di acqua sotto i ponti, dal lontano 10/12/2007 e si dice che a Brescia A2A sembra costituire il fulcro di un’attenzione particolarmente continuativa, sicuramente rilevante. Attenzione che accomuna una parte significativa del dibattito politico, amministrativo, economico e sindacale con le connesse preoccupazioni occupazionali. Emergono, via via, criticità, dubbi, qualche ripensamento. Mi pare opportuno, mentre il dibattito si sviluppa, richiamare innanzitutto, le ragioni di quest’operazione perché non capiti che la novità venga individuata LA UILT NEL TERRITORIO: QUI MILANO solo come fonte di criticità, sottovalutandone, invece, le grandi opportunità. Del resto all’entità delle novità che hanno investito i mercati dell’energia soprattutto nell’ambito delle Multiutility, immaginare che il futuro possa essere la ripetizione del presente o, ancor peggio, un ritorno al passato, vuol dire porsi in un’ottica di non realtà, quindi di impraticabilità: ASM e AEM con la quotazione in borsa (prima delle precedenti Amministrazioni comunali), sono uscite definitivamente dall’ottica delle società municipalizzate, quindi, di una gestione propria di quella condizione e non più riproponibile nell’attuale contesto societario. Tale scelta, per quanto sofferta, era imposta dalla necessità, da parte delle due società, di procurarsi direttamente sul mercato i mezzi necessari per quegli investimenti che, se non fatti, non avrebbero loro consentito di diventare ciò che sono divenute e di “pesare” significativamente non solo a livello nazionale. La fusione fra ASM e AEM in A2A ha rappresentato la risposta attiva che i comuni di Brescia e di Milano, in qualità di azionisti di riferimento delle due società, hanno fornito all’accelerata evoluzione in atto nei servizi pubblici in generale, soprattutto nel mercato dell’energia elettrica e del gas, sia a livello Nazionale che Internazionale. In altri termini, tale fusione è l’esito – nell’attuale evoluzione del mercato dell’energia elettrica e gas – della presa d’atto dell’importanza di raggiungere dimensioni economiche rilevanti, costituendo un soggetto di dimensioni tali da poter competere al meglio con le altre società del settore, senza subire o quantomeno contenendo gli esiti negativi della concorrenza dei grandi gruppi e con la capacità di poter interagire con essi. Obiettivo fondamentale, perciò, è quello di fare efficienza, in modo da poter assicurare ai cittadini il miglior servizio possibile, al prezzo più conveniente: solo così, è possibile continuare a crescere nel settore energetico, rafforzando la presenza nel mercato europeo e rappresentando – in Italia – un polo aperto ad ulteriori aggregazioni di società ex municipalizzate. Non si può non convenire sulla constatazione che dalla fusione fra ASM e AEM è nato un operatore di rilievo europeo, leader in Italia nel settore delle Utilities. Cerco di essere più chiaro con qualche dato: A2A – per dimensioni e dei servizi erogati – è oltre tre volte più grande dell’ex ASM, in grado di valorizzare la propria presenza nel settore energia, di vantare una posizione di leadership nell’area dei servizi ambientali e di godere di un forte radicamento territoriale nelle aree del nord Italia. Sul piano della dimensione economica essendo un dato non in mio possesso non posso che sperare in positivo. Per diritto d’informazione, visto che il colosso dichiara di essere corretto, ci devono però spiegare perché nell’operazione già prevista e nella descrizione dell’operazione presentata alle OO.SS. prevedeva in modo molto preciso, con loro comunicazione del 28 novembre 2008, che in A2A SpA e A2A CALORE & SERVIZI Srl l’intenzione di procedere al conferimento da parte A2A SpA alla società A2A CALORE & SERVIZI Srl “unità operativa teleriscaldamento” e dell’unità organizzativa centrale LAMARMORA e Nord. Da parte delle OO.SS. la prima domanda è stata che, oltre al livello occupazionale ai lavoratori che sono interessati al passaggio di confluenza deve essere applicato il CCNL di FEDERAMBIENTE e più precisamente tre (3) che hanno già il 49 CCNL FEDERAMBIENTE. La risposta di A2A è risultata negativa, affermando la volontà di applicare il CCNL di FEDERGASACQUA. Le parti nella giornata del 16/12/2008 hanno siglato il mancato accordo con una dichiarazione delle OO.SS. dove si prende atto della posizione unilaterale della società al mutamento del CCNL applicato ai lavoratori interessati. Questo indipendentemente dalla grande volontà e dai buoni propositi enunciati non sono segnali positivi, anche perché il 23 febbraio 2009 su “AFFARI E FINANZA” il comandante della nave A2A Giuliano ZUCCOLI dichiara “siamo alla resa dei conti sulla governance, dicendo i risultati ci sono, ma è in discussione il ruolo di CAPRA, ormai sgradito al Comune di Brescia e per chi lo conosce bene, racconta che l’Ing. ZUCCOLI da buon valtellinese testardo non mollerà. Anche se è socio di controllo di A2A, i comuni di Milano e di Brescia sarebbero anche disposti a sacrificare il presidente del consiglio di gestione pur di risolvere i nodi di una governance che non ha mai brillato per efficienza. Concludo questo mio argomento pensando un poco ad Acerra, con la speranza che da parte imprenditoriale non si dimentichi che la Lg. 152, legge tanto sofferta, continui ad essere rispettata e cioè il mantenimento del ciclo integrato dei rifiuti, senza questi presupposti, diventa arduo e difficile il controllo. *(Dip.UILTATEP – Lombardia) PER LE STRADE D’EUROPA LA UILT NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI 51 È GIUSTA L’APPLICAZIONE DEL RICONOSCIMENTO BIOMETRICO? IL PARERE DEL GARANTE DELLA PRIVACY Il sistema di raccolta presenze a Metronapoli. Dal badge alla geometria della mano dalla nostra redazione CAMPANA di PAOLA ARRIGHINI N APOLI. Anno 2050. Nella stazione di Dante, una moltitudine di persone si dirige verso l’ingresso della struttura metropolitana. Una microcamera scatta una fotografia a tutti coloro che passano. Le immagini vengono ridotte ed inviate ad un computer centrale che le confronta con le altre numerose presenti in un database di sicurezza. Se uno dei volti coincide con quello di un inquisito, ecco che scatta il fermo. Intanto un operatore di stazione si dirige verso la sua postazione di lavoro. Un’anomalia sui binari richiede un intervento repentino. L’agente poggia il polso sul dispositivo di controllo ed i sensori inviano un comando di blocco alla circolazione dei treni. È questo probabilmente il futuro prossimo delle tecnologie biometriche di riconoscimento individuale, un sistema che consente l’identificazione immediata della persona attraverso il rilevamento di un suo dato personale. Napoli. Anno 2009. A Metronapoli, da alcuni anni, i dipendenti dell’azienda utilizzano un’apparecchiatura che rileva dati biometrici attraverso la trasmissione di codici numerici memorizzabili elettronicamente, andando ad associare tale lettura, ad ogni entrata ed uscita del lavoratore dipendente. Il rilievo della geometria della mano è un nuovo sistema di identificazione sicuro ed affidabile, per affiancare alle tradizionali funzioni di rilevazione presenze, non solo la tecnologia all’avanguardia nel campo dell’identifi- cazione, ma anche quella più avanzata di gestione e trattamento delle informazioni. Un modo questo, per l’azienda, di evitare condotte poco trasparenti dei lavoratori, per accertarne la presenza in azienda, per corrispondere loro adeguatamente la retribuzione ordinaria e straordinaria. Non rasenta le previsioni di sistemi ultra tecnologici dell’anno 2050, ma è sicuramente una tecnologia biometrica del riconoscimento individuale molto avanzata e a passo con i tempi. Dubbi forti arrivano quando però c’è di mezzo la privacy. Il Garante non sembra conciliare la materia della privacy con tali applicazioni, con disposizioni che non risultano conformi ai principi di necessità e proporzionalità. Il Garante Privacy ha stabilito, infatti, che l’utilizzo del sistema biometrico è giustificato solo in casi peculiari, in relazione alle finalità e al contesto in cui esso è utilizzato, solo per accessi a determinate aree aziendali, per le quali debbano essere adottati livelli di sicurezza elevati in ragione PER LE STRADE D’EUROPA 52 LA UILT NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI di specifiche circostanze o attività li svolte; il biometrico è giustificato per presidiare accessi di aree sensibili, pensando a processi produttivi pericolosi o sottoposti a segreti di varia natura, o a locali destinati alla custodia di beni, documenti segreti e riservati, o ad oggetti di valore”. Le aziende, alle prese con il controllo e la riduzione dei costi, il bisogno di una maggiore efficienza e flessibilità, la necessità di proteggere i propri beni materiali e intellettuali possono trovare un valido alleato nel controllo elettronico degli accessi e nella rilevazione delle presenze sul lavoro. I due sistemi, spesso integrati fra loro, avvalendosi di un mix di tecnologie, consentono di automatizzare l’identificazione del personale, controllare gli accessi all’edificio e alle aree interne riservate, registrare gli orari di lavoro, rilevare e gestire le presenze e le assenze dei dipendenti. In uno scenario di mercato fortemente competitivo e in rapida evoluzione, anche le piccole e medie imprese di casa nostra cominciano ad apprezzare i benefici concreti e il valore aggiunto che queste soluzioni possono apportare nella loro organizzazione in termini di sicurezza ed economia di gestione. L’adozione di un sistema elettronico di controllo accessi o presenze, però, non è sempre la scelta più opportuna. Le trappole nascoste lungo il cammino dell’innovazione sono, come sempre, tante e insidiose. Molteplici, infatti, sono gli aspetti da prendere in considerazione per non sbagliare: da una attenta analisi dei costi/benefici alla scelta oculata della soluzione ottimale, dall’impatto che le nuove applicazioni potranno avere sulla propria struttura organizzativa alle risorse interne da destinare al loro funzionamento, fino alle spinose questioni legate alla privacy. Nel caso di Metronapoli ci si chiede se sia indispensabile l’applicazione di questo sistema di rilevazione dati, in un’azienda di trasporto pubblico locale. La tecnologia biometrica è stata utilizzata qui, esclusivamente per il rilievo delle presenze dei dipendenti, ma non risulta applicabile un sistema del genere, secondo quanto sostiene il Garante, in PER LE STRADE D’EUROPA quanto i lavoratori non hanno accesso ad aree sensibili, non si trovano in locali dove avvengono processi produttivi pericolosi o dove risultano presenti documenti riservati. Naturalmente laddove si richiedesse la certezza di riconoscere chi accede alle risorse sensibili o semplicemente riservate, ed identificare che sia effettivamente chi dichiara di essere, allora il ricorso alla rilevazione della geometria della mano sarebbe sicuramente giustificabile. I dipendenti dell’azienda devono comunicare solo la loro presenza sul posto di lavoro, l’inizio servizio e il termine turno. L’Istituto del Garante della Privacy ha inoltre sottolineato che in un’azienda, un rilevatore biometrico, non è ammesso in materia di sola rilevazione presenze; se pure “rientra nelle facoltà del datore di lavoro verificare le presenze dei dipendenti e il rispetto dell’orario di lavoro al fine del calcolo delle retribuzioni, ad esempio attraverso il badge, non risulta documentato che i dati biometrici siano conformi ai principi di necessità e proporzionalità.” Il Garante non è dunque d’accordo con la sostituzione del badge con i dati biometrici. In una azienda come Metronapoli, che concentra l’attenzione sulla valorizzazione delle attività, che è sempre indirizzata verso migliori investimenti, nel rispetto delle politiche aziendali, con la consapevolezza di capitalizzare per il raggiungimento di risultati tangibili, è importante capire se è giusto utilizzare il trattamento dei dati biometrici dei dipendenti, atteggiamento necessario per comprendere meglio le esigenze e potenzialità e che aggiungeranno, allo stesso tempo, valore all’attività. Paola ArrighinI Trasporto pubblico integrato, un sogno mai diventato realtà PROGETTI MAI REALIZZATI, RIDUZIONE DELLE RISORSE ECONOMICHE, PEGGIORAMENTO DEL SERVIZIO. QUALE DESTINO PER ANM? di ANDREA AUSIELLO Q uale futuro per il trasporto pubblico a Napoli? Quale futuro per ANM? Queste le domande che sempre più spesso si pongono gli operatori del settore del TPL ed i cittadini napoletani. Le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi anni avevano sviluppato un progetto di trasporto pubblico urbano integrato. Esso prevedeva la realizzazione di una serie di interventi infrastrutturali che, accompagnati ad una ristrutturazione delle aziende di TPL, dovevano dare a questa città un trasporto pubblico moderno ed efficiente, prerogativa per lo sviluppo sociale ed economico del territorio. Per trasporto pubblico integrato si intendeva la realizzazione di una serie di parcheggi dislocati ai bordi della cintura urbana, dove erano previsti collegamenti con linee servite da autobus, metropolitane, funicolari, ecc., dando la possibilità ai cittadini di parcheggiare le auto servendosi così dei mezzi pubblici per raggiungere il centro della città. In questo piano si intravedeva la possibilità di chiudere l’area metropolitana al traffico privato per realizzare la vivibilità ed il libero accesso a quel centro storico tanto desiderato dalla cittadinanza. L’ANM in questo progetto doveva assumere un ruolo primario di leadership per la gestione di tutta la mobilità sul territorio, infatti si iniziò un processo di ristrutturazione e di interventi LA UILT NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI per dotare la stessa di strumenti adatti affinché potesse svolgere questo ruolo nel miglior modo possibile. A distanza di anni dobbiamo registrare il completo fallimento di quel progetto, dove le scelte politiche che hanno determinato la costituzione di altre società per la gestione della Metropolitana collinare e di altri servizi legati alla mobilità (parcheggi, semafori, ecc.), la mancata realizzazione di tutte quelle infrastrutture indicate, hanno accantonato quel progetto. Tutto questo, con l’aggiunta della continua riduzione delle risorse economiche che il Comune di Napoli eroga all’ANM attraverso il contratto di servizio, non può che riflettersi in modo negativo sulla stessa azienda, la quale, avendo a disposizione sempre meno risorse e non avendo la possibilità di recuperarle in altro modo visto che non dispone di alcuna titolarità sulla gestione dei biglietti, è costretta ad una costante riduzione del servizio offerto alla città, mettendo in piedi delle politiche di riduzione di Km, di corse e di mancati investimenti per quello che riguarda le infrastrutture e le manutenzioni, determinando una qualità del trasporto sempre più carente. Tutto è correlato alla frequenza delle corse dei Bus, i cui tempi di attesa si allungano sempre di più mettendo a dura prova gli utenti e soprattutto esponendo ad un maggior rischio il personale aziendale. In particolar modo i conducenti di linea che sono i primi ad avere il contatto con l’utenza, ed i verifi- catori dei titoli di viaggio che, nello svolgere la loro mansione, si vedono aggrediti sempre più spesso perché i viaggiatori stessi, a fronte di costi sempre più alti, ricevono un servizio sempre meno qualitativo Si devono registrare inoltre altri punti critici tra cui il mancato ricambio degli autobus che non avviene da circa 12 anni e che determina condizioni di fatiscenza dei mezzi, costretti a fermarsi per guasti 53 che ormai neanche più il servizio di manutenzione, date le esigue risorse economiche, è in grado di riparare in maniera duratura, quelli arrivati dalla regione sono praticamente indisponibili Il clima di frammentazione politico-istituzionale che si è registrato in città a seguito delle ultime vicende politiche ha di fatto paralizzato qualsiasi iniziativa, lasciando nel caos più totale tutte le problematiche legate al trasporto pubblico locale. La gravità di tutto ciò è che si sta colpendo economicamente un settore trainante per l’intera economia regionale, tanto che da più parti si auspicano, per gli anni futuri, interventi forti mirati a rilanciare l’intero comparto, considerato anche l’aumento di utenza registrato negli ultimi mesi. È necessario un piano strategico di riassetto e sviluppo del sistema dei trasporti napoletano che coinvolga in primo luogo l’ANM, concentrando in essa le maggiori forze organizzative ed economiche, per far sì che essa possa tornare ad essere la prima grande azienda di trasporti del Sud Italia. A.A. PER LE STRADE D’EUROPA 54 LA UILT NEL TERRITORIO: QUI REGGIO CALABRIA La Calabria reclama maggiori e migliori opportunità dalla nostra redazione CALABRA di CARMELO FALLARA L a prima, grande, manifestazione di protesta, di piazza nella storia dei ferrovieri Calabresi, una manifestazione per le vie di Reggio Calabria che ha visto uniti non solo i ferrovieri e tutto uil Sindacato ma anche le Istituzioni e le Associazioni dei pendolari e dei consumatori Calabresi. Uno sventolio di bandiere, un coro di slogan, insomma un sussulto di grande dignità a difesa dei servizi ferroviari e del lavoro. La manifestazione è stata il completamento dello sciopero Regionale di otto ore dei ferrovieri di Trenitalia Calabresi indetto proprio per la giornata del 02 marzo. La significativa riduzione dei trasferimenti pubblici per l’anno 2009 e quindi, una forte ricaduta degli attuali volumi produttivi in particolare dei servizi universali media-lunga percorrenza e merci e, le relative decisioni già operate dal Gruppo FS nei confronti della Regione Calabria, annunciano uno scenario preoccupante con la conseguente ulteriore contrazione delle risorse economiche ma, cosa ancora più grave di risorse umane e quindi, dei livelli occupazionali, sia dei ferrovieri, sia dei lavoratori dei servizi appaltati. Del resto, le scelte di politica dei Trasporti attivate negli ultimi quindici anni dai Governi Nazionali e, le non scelte dei Governi Regionali, hanno di fatto prodotto un Italia ferroviaria a due velocità il Nord, con l’attivazione delle nuove linee ad Alta velocità ed il Sud, ed in particolare la Calabria che condizionata da un infrastruttura ormai superata ed assoggettata ad esigenze di bilancio del Gruppo FS viene penalizzata con PER LE STRADE D’EUROPA Servizi ferroviari scarsi ed inadeguati. In sostanza, una parte di decisioni già assunte da Trenitalia circa lo spostamento dei treni Eurostar da e per Roma, dalla città di Reggio Calabria a quella di Lamezia Terme (FS precisa per circa tre/quattro mesi). Appare evidente, come tale decisione abbia avuto come conseguenza quella di isolare di fatto la città e la provincia di Reggio Calabria, nonché gravi ripercussioni anche sulla città di Messina e dell’intera Area dello Stretto. L’isolamento, appare ancora più grave in relazione all’attuale stato della A3 interrotta in più punti a causa delle frane dei giorni scorsi e che la stessa ANAS ha dichiarato di non poter dare tempi certi di ripristino, a ciò si aggiunge la debolezza del sistema Aeroportuale Reggino carente nei servizi di collegamento con le grandi realtà del resto del Paese. Siamo convinti e per questo preoccupati che tale decisione, rappresenta un inizio di progetto su cui Trenitalia sta puntando da tempo, cioè realizzare quella che “volgarmente” chiamano alta velocità in Calabria con partenza e destinazione Lamezia Terme C.le. Ad ulteriore conferma alle nostre preoccupazioni, basta leggere l’offerta commerciale formalizzata da Trenitalia sulla nostra stampa locale e Nazionale circa il servizio della “cosiddetta alta velocità” in Calabria che vede il punto di partenza ed arrivo nella città di Lamezia Terme. La decisione intrapresa da Trenitalia, non ha certamente argomenti di natura tecnica ferroviaria perché sappiamo con certezza che, la linea alternativa Rosarno-Lamezia T. via Tropea, potrebbe sopportare sia come infrastruttura che ai fini della circolazione il passaggio dei treni in questione. Ancora più grave, è la decisione di soppressioni di gran parte dei treni merci per la Calabria e la Sicilia. In pratica, vengono meno il 50% dei treni e ciò ha causato a partire dal 01 LA UILT NEL TERRITORIO: QUI REGGIO CALABRIA marzo c.a. la chiusura degli scali merci di Lamezia Terme, Cosenza ed il depotenziamento notevole di Gioia Tauro (si passa da 50 treni settimana a 7 treni settimana) e di Villa SG Bolano. In questo contesto, la Divisione Cargo ha già comunicato un esubero di personale pari a circa 110 unità lavorative. Sul trasporto Regionale, l’analisi che possiamo comparare con altre realtà è completamente deficitaria e comunque Trenitalia ha soppresso in questa fase ben 34 treni Regionali. Si aggiunga che, il materiale rotabile è di gran lunga vetusto, obsoleto e nella pratica non in grado di garantire i servizi giornalieri (molte le soppressioni per guasti ai locomotori e per mancanza di materiale rotabile). A ciò, si aggiunge il comportamento irresponsabile da parte di Bluvia che da mesi ormai non offre un servizio di collegamento tra le due sponde dello stretto che sia minimamente accettabile da circa 10.000 pendolari che ogni giorno attraversano per motivi di lavoro e di studio le due sponde. Vi è da aggiungere che, in relazione alle gare appaltate per la metropolitana circolare del mare i servizi che la nuova Società vuole offrire non solo non colmano le lacune esistenti ma addirittura l’aggravano con un servizio che raddoppia i tempi di percorrenza tra le città di Reggio e Messina. Come ben si può capire, la situazione rappresentata nei fatti è gravissima e, rischia di far saltare quei servizi minimi necessari alla mobilità dei cittadini calabresi ed in particolare dell’Area dello Stretto e comunque, impedisce un minimo di visione futura e di speranza alla possibilità di vero sviluppo socio-culturale della Regione Calabria. Per questo è necessario un capovolgimento della politica del trasporto ferroviario che colmi il divario che si sta indiscutibilmente ampliando tra il Sud ed il nord dell’Italia e che accorci significativamente le distanze per quella buona parte del Paese che oggi è esclusa dalle grandi opere infrastrutturali cioè la Calabria. C.F. 55 L’intervento di Giovanni Itri Nel corso della manifestazione il compagno Giovanni Itri, della segreteria regionale della UILT, ha svolto un intervento che ha raccolto un consenso unanime da parte degli intervenuti. Ne pubblichiamo qui di seguito il testo integrale C olleghi ferrovieri, Oggi è l’alba di un nuovo giorno, un giorno straordinario che vede tutti noi uniti e compatti nella battaglia contro la presunzione e l’arroganza del Gruppo FS, nei nostri confronti, ma anche nei confronti dei cittadini e delle migliaia di pendolari che ogni giorno insieme a noi subiscono questa arroganza. Sappiamo che il cammino da intraprendere non è in discesa, perché impervio e pieno di ostacoli e di difficoltà, ma vorrei ricordarvi che nella nostra storia, nella storia dei ferrovieri e proprio in momenti come questi che la categoria si è fatta strada, con forza, con unità, con idee vincenti, con le soluzioni e proposte che sanno di capacità professionali, di grande impegno e di conoscenza del nostro lavoro. Le decisioni scellerate decise da trenitalia, in parte già realizzate e a cui presto se ne aggiungeranno altre ben piu’ devastanti se non sapremo contrastarle e ribartarle, creeranno grande disagio e preoccupazioni alla nostra categoria ed ai milioni di cittadini calabresi e soprattutto stanno mettendo a rischio centinaia e centinaia di posti di lavoro. Dobbiamo fare in modo che questo patrimonio che abbiamo costruito con questa grande giornata di lotta, non solo non vada sprecato, ma possa costituire una opportunità per fronteggiare e frenare progetti soprattutto di trenitalia di dismissioni e chiusura impianti. Non possiamo né vogliamo farci illusioni, sappiamo bene quanto sia dura e difficile la vertenza che abbiamo davanti, ma con oggi, tutti voi, il sindacato e chiediamo alle istituzioni reggini e messinesi, alle associazioni di pendolari, ambientalistiche, dei consumatori di riprendere insieme ai ferrovieri un cam- PER LE STRADE D’EUROPA 56 LA UILT NEL TERRITORIO: QUI REGGIO CALABRIA mino comune per dare fondo alle nostre migliori energie, alla convinzione, che solo un gioco di squadra sarà in grado di ribaltare e dare un cambiamento radicale alla politica di disimpegno, che ferrovie dello stato sta portando avanti sul territorio. Abbiamo posto in molte occasioni queste carenze a governo, regione e gruppo fs, denunciando il degrado e proponendo interventi correttivi, sempre piu’ necessari, rispetto a insufficienza delle risorse messe a disposizione del trasporto su rotaia e ad investire nel riammodernametno del materiale rotabile. Proposte che però fino ad oggi trovano resistenza tra il Gruppo FS, ne vi sono stati interventi a livello nazionale della politica calabrese a manifestare con forza la propria contrarietà al piano industriale, che prevede per le aree del nord, investimenti alla rete ad alta velocità-alta capacità e l’acquisto di nuovi treni per il trasporto pendolare alle principali aree metropolitane, lasciando la calabria, secondo le previsioni FS, con materiale rotabile vecchio e usurato. In questo contesto, l’iniziativa che la PER LE STRADE D’EUROPA regione sta valutando anche l’opportunità di avviare un’azione legale nei confronti di trenitalia, in merito alla riduzione di molti servizi a seguito la chiusura della tratta mileto-vibo pizzo dal 25 febbraio per tre mesi e la dichiarazione dell’assessore ai trasporti regionale che ha espresso delusione per il comportamento di trenitalia e il metodo unilaterale usato a gestire la chiusura della tratta, E’ indubbiamente positiva e importante perché confermano che la nostra protesta fortemente unitaria, la fermezza delle nostre azioni la contrarietà a ipotesi di progetti di ulteriore riduzione dell’offerta di trasporto viaggiatori-merci è vera e giusta, non è priva di ogni fondamento, come ha dichiarato trenitalia alla stampa mercoledì 25 febbraio. Lavoratori, pretendiamo che sia definitivamente chiusa la stagione delle ristrutturazioni che tanto hanno pesato sui ferrovieri calabresi, senza che ciò abbia dato un impulso decisivo alla creazione di un moderno ed efficiente sistema di trasporti, ma hanno portato solo a tagli di centinaia di posti di lavoro. Lavoratori, basta alla politica dei meri annunci propagandistici di Trenitalia in calabria, negli ultimi anni a seguito dell’alta velocità c’è stato uno spostamento di risorse e investimenti da una parte della popolazione, da Napoli in su, l’altra parte si è impoverita e si è impoverita in particolare la calabria, relegandola come servizio di trasporto residuale e non in una visione organica nazionale, lavoratori il trasporto in Calabria è una cenerentola tra le priorità del gruppo FS. Noi vogliamo fare delle ferrovie in calabria l’asse portante della mobilità dei cittadini e della logistica integrata per le merci e creare nuovi posti di lavoro. Di questo abbiamo bisogno, ma sta accadendo ben altro, cioè il contrario di quanto vogliamo. Lavoratori, il pericolo immediato da aggredire e fermare: è che l’attuale riduzione del servizio ferroviario da straordinario per l’interruzione dei lavori di tre mesi, non assuma le caratteristiche durature di isolamento di una parte della calabria quale la provincia reggina e dell’area dello stretto e di smantellamento degli scali ferroviari di Lamezia, Catanzaro e cosenza e il definitivo allontanamento da gioia tauro e Villa San Giovanni. Per questo dobbiamo dire ai signori di trenitalia, che la politica dei trasporti, non può leggersi soltanto in una logica di cos ti, ma deve inquadrarsi anche in una correlazione di soddisfacimento che tenga assieme il diritto alla mobilità dei cittadini ed i diritti dei lavoratori. Vogliamo anche dire ai signori del Gruppo FS, che questa grande giornata ribadisce l’alta velocità in Calabria, il potenziamento, di infrastrutture logistiche e ferroviarie per aumentare la qualità del servizio, la presenza significativa nel porto di Gioia Tauro-San Ferdinando è un ruolo centrale del trasporto ferroviario nell’intera regione e nell’area dello stretto.