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n
La robotica protagonista nell’industria alimentare
O
spitato da EMO MILANO 2015, il Convegno RoboFood 2015, organizzato da
SIRI, Associazione Italiana di Robotica
e Automazione, in collaborazione con UCIMU SISTEMI PER PRODURRE e la nostra rivista, ha
riscontrato grande interesse da parte degli oltre settanta partecipanti all’evento.
Un successo per certi versi inaspettato per il
contesto in cui si è svolto. Certo è che per il
tema del cui era dedicato “La robotica protagonista nell’industria alimentare”, RoboFood 2015
ha un’occasione unica per un confronto aperto
su tematiche di grande attualità e mai come ora
determinanti per lo sviluppo futuro.
Non a caso il ruolo delle tecnologie industriali che abilitano e supportano la produzione alimentare sostenibile è uno dei principali argomenti trattati dalla Carta di Milano, documento
che i Paesi e le organizzazioni che hanno partecipato a EXPO 2015 hanno lasciato come
eredità dei sei mesi di esposizione. Per raggiungere questo traguardo dovremo superare
le disuguaglianze, ridurre consumi e sprechi,
dar vita a uno sviluppo sostenibile che non può
essere attuabile senza un’espansione univoca
e diffusa della robotica industriale e delle soluzioni di automazione applicate all’industria del
cibo. Del resto, le fabbriche e le sue macchine
contribuiscono in modo determinate a ridefinire
gli standard di produzione alimentare, ma anche e soprattutto, quelli di qualità, flessibilità,
sicurezza, igiene, sostenibilità energetica, ambientale e sociale.
Robot. La Nuova Era
I
l libro multimediale “Robot. La Nuova Era
- Vivere, lavorare e investire nella società
robotica del futuro” scritto da Andrea Forni, analista finanziario di tecnologia, è un
viaggio emozionante alla scoperta della robotica di nuova generazione dove incontria-
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info siri 217.indd 10
mo robot che diventano colleghi di lavoro,
veicoli a guida autonoma, umanoidi, droni
civili e militari e altre meraviglie che stanno
uscendo dai film di fantascienza per entrare
nella vita reale.
Il libro, scritto con linguaggio semplice e
di immediata comprensione, nelle sue 298
pagine spazia dalla tecnologia agli impatti
economici, organizzativi, finanziari, sociali,
culturali dell’avvento della robotica di nuova
generazione e illustra decine di esempi applicativi sia nel mondo industriale sia nella
vita di tutti i giorni. Nel libro sono citate 287
realtà della robotica tra aziende tecnologiche (un centinaio quelle quotate in borsa),
start-up, centri di ricerca, organismi privati e pubblici di tutto il mondo. L’edizione digitale (e-book) voluta dall’autore permette al
lettore di accedere a decine di video, foto,
documenti pubblici e a tutti i siti web delle aziende citate incrementando così l’esperienza culturale e formativa.
La robotica sta rapidamente diventando uno
dei fattori chiave dello sviluppo della economia globale nei prossimi anni e porterà un
cambiamento radicale del modo di vivere e
di lavorare di milioni di persone così com’è
successo con l’avvento dei personal com-
puter negli anni Ottanta, di Internet alla fine
degli anni Novanta e degli smartphone negli
ultimi cinque anni.
Per avvicinare i giovani lettori alla materia e al suo mercato del lavoro un’appendice del libro affronta il tema dell’educazione
alla robotica e spiega come e dove studiarla e quali sono le professioni più gettonate
e meglio pagate del momento. Infine, il libro
guarda anche agli investitori che ritengono la robotica un’opportunità di investimento con una vasta sezione dedicata all’analisi
approfondita di cinquanta titoli robotici quotati in Europa, USA e Asia.
Il libro di Andrea Forni arriva sul mercato
editoriale in un momento propizio, dove il
crescente interesse del pubblico per la robotica è affiancato dalla sempre maggiore
copertura mediatica di radio, tv e giornali su
auto autonome, droni e umanoidi di servizio.
Per le vendite all’estero si preannuncia un
grande successo in Cina dove a fine luglio
l’editore governativo China Machine Press
ne ha acquistato i diritti d’autore per distribuire “Robot. La Nuova Era” in tutto il Paese
nell’ambito della Rivoluzione Robotica Industriale lanciata dal premier Xi Jinping.
Buona lettura!!!
PubliTec
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AMICO, l’umanoide efficiente
I
n occasione di EMO MILANO 2015, Comau ha
presentato AMICO, una cella speciale che ha
messo in mostra il nuovo concept di robot umanoide sviluppato dall’azienda.
AMICO, nella nuova colorazione ufficiale che lo
trasforma in un oggetto di pura tecnologia, stile
e design, chiarisce ed enfatizza i prossimi passi
di Comau verso una robotica sempre più precisa
ed efficace. Un orizzonte in cui la cooperazione
tra macchine e, sempre più, tra uomo e macchina riveste non solo un’ipotesi, quanto una concreta opportunità produttiva in totale sicurezza.
Ulteriore specificità è l’organo di presa applicato. Sulle braccia di AMICO sono montati due
gripper Schunk SDH2, un organo di presa multi-articolato con 3 dita e con la capacità di afferrare una vastissima gamma di oggetti, rendendosi specifico proprio alle applicazioni industriali
robotizzate. Due dita del gripper Schunk possono, infatti, cambiare il loro orientamento, rendendosi particolarmente adatte a una vasta varietà
di prese. Il gripper, inoltre, è in grado di riconoscere la superficie di presa e di gestire la pressione della presa medesima attraverso uno spe-
cifico sensore. Questo consente, oltre a prese
decisamente precise, di cogliere in tempo reale
se la presa effettuata è ottimale oppure se deve
essere corretta.
AMICO è un concept tecnico e comunicativo voluto da Comau per rappresentare la capacità dei
robot di lavorare con la massima precisione e
flessibilità. Basato su tecnologia Racer3, ne dimostra la possibilità di montaggio in qualunque
posizione e la sapiente miscellanea di tecnica e
design che lo caratterizzano e che lo rendono in
grado di piegarsi e di raggiungere lo spazio circostante.
Questo robot, recentemente presentato al mercato, è il simbolo del nuovo paradigma della proposta Comau. Costruito interamente in alluminio
e magnesio, Racer3 pesa solo 30 kg, per uno
sbraccio massimo di 630 mm e payload di 3 kg.
Il robot è perfetto per applicazioni come assemblaggio, manipolazione, asservimento macchine,
sigillatura, pick&place che richiedono la massima precisione e velocità in spazi di lavoro ridotti.
Prima Industrie riceve il premio “Top Investor”
P
rima Industrie S.p.A. ha ricevuto ieri il premio “Top Investor” per il 2015, nell’ambito
dei “China Awards 2015” organizzati dalla
Fondazione Italia Cina e Milano Finanza (in partnership con la Camera di Commercio Italiana in
Cina e il patrocinio della Camera di Commercio
Italo Cinese), con l’obiettivo di premiare le aziende italiane che meglio hanno colto le opportunità del mercato cinese e delle aziende cinesi che
meglio hanno colto le opportunità del mercato
italiano. Nel corso di una cerimonia di premiazione di aziende, istituzioni e personalità italiane
e cinesi, il premio consegnato a Prima Industrie
è stato un riconoscimento alla società per essersi distinta per i rilevanti investimenti realizzati in
Cina. Prima Industrie, presente in Cina fin dagli
anni ’90, ha realizzato di recente un importante
investimento per rafforzare la propria presenza
diretta sul mercato cinese tramite la realizzazione di uno stabilimento produttivo a Suzhou (70
km da Shanghai) per la realizzazione di prodotti (macchine laser, punzonatrici e piegatrici) destinati al mercato cinese, che rappresenta il primo mercato al mondo in termini di assorbimento
Domenico Appendino, Vice-President JV’s and Business
Development (sinistra), e Flavio Gregori, Executive VicePresident China (destra), ritirano il premio.
DEFORMAZIONE
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di macchine utensili. La società, Prima Power
Suzhou, ha altresì lo scopo, tramite un rafforzamento della presenza diretta, di potenziare l’immagine del brand Prima Power finora essenzialmente legato a macchine di importazione. Alla
presenza diretta produttiva si è accompagnata
anche una riorganizzazione della rete di vendita e assistenza post-vendita che è passata sotto il controllo diretto di Prima Industrie e, solo
marginalmente gestita da un distributore. Per
la realizzazione del nuovo stabilimento di Prima
Power Suzhou Prima Industrie ha investito circa
5,6 milioni di dollari, provenienti dalla liquidazione di precedenti investimenti effettuati in Cina attraverso JV con quote di minoranza insieme a
partner locali. Anche se i costi di start-up, interamente spesati a conto economico, comprimono a oggi la redditività, le attività in Cina hanno
consentito al Gruppo Prima Industrie di registrare nell’anno 2015 ricavi sostanzialmente invariati
in tale area, nonostante un significativo calo del
mercato cinese di riferimento di circa il 20%. Prima Industrie ribadisce pertanto la strategicità
degli investimenti realizzati in Cina in un’ottica di
medio-lungo termine e ringrazia gli organizzatori
per il prestigioso riconoscimento ricevuto.
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n
Principi e tecniche di programmazione nell’ambiente ROS
“P
rincipi e tecniche di programmazione nell’ambiente ROS (Robot Operating System), con esempi di applicazioni all’automazione industriale e alla robotica
di servizio”. È stato questo il tema del workshop
organizzato da SIRI, Società Italiana di Robotica e Automazione, lo scorso venerdì 13 novembre nel contesto della Fiera EXPOlaser di
Piacenza. Un incontro pensato e voluto per illu-
Un momento del workshop svoltosi a Piacenza.
Il professore Enrico Pagello dell’università
di Padova ha aperto i lavoro del convegno.
strare le problematiche di sviluppo del software,
per applicazioni sia per il settore dell’automazione industriale sia per quello della robotica,
utilizzando gli strumenti dell’ambiente di programmazione ROS, che tende ad affermare anche nel settore della robotica e della automazione industriale l’importanza dello sviluppo del
software Open-source.
• All’incontro organizzato dal professore della
Università di Padova Enrico Pagello, consigliere SIRI, ha partecipato l’ingegner Mirko Bordignon, ricercatore presso l’Istituto Fraunhofer IPA
di Stoccarda (Germania) che ha tenuto un intervento sul tema “ROS-Industrial: come la robotica industriale può beneficiare dell’innovazione open source”; ROS è, a oggi, lo strumento di
sviluppo per la robotica sperimentale più diffuso nei laboratori e nelle start-up di tutto il mondo.
Possiamo quindi utilizzarlo anche per avanzare
lo stato dell’arte della robotica industriale? Questo è l’obiettivo dell’iniziativa ROS-Industrial, che
coinvolge più di 30 organizzazioni nel mondo
per portare ROS in ambienti industriali. La presentazione ha spiegato perché ROS è rilevante, chi è coinvolto in questa iniziativa e le modalità con cui è possibile farne parte per sfruttare i
vantaggi dell’innovazione open source nell’automazione e robotica industriali.
12 - Dicembre 2015 N° 217
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• Nicola Pedrocchi, dell’ITIA-CNR di Milano ha invece parlato di “ROS e controllo real-time dei manipolatori industriali per applicazioni di automazione avanzata”. L’intervento si poneva l’obiettivo
di descrivere le problematiche e le potenzialità
dell’utilizzo di ROS in applicazioni industriali. La
presentazione ha, quindi, analizzato come ROS
possa essere utilizzato sia per sviluppare controllori real-time per macchine avanzate, sia come
gli integratori possano sfruttarne i vari strumenti
per poter affrontare in maniera omogenea differenti applicazioni. L’intervento ha portato numerosi esempi di applicazioni industriali sviluppate de
ITIA-CNR.
• Lorenzo Natale, dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Genova ha presentato la memoria dal titolo
“Recent developments of the YARP middleware”:
Yarp è un middleware open source per la robotica ed è il livello di comunicazione dell’architettura
software dei robot umanoidi sviluppati presso IIT
(iCub, COMAN e walk-man). Sostiene lo sviluppo di software basato su componenti, fornendo
un’architettura publish-subscribe che promuove
la comunicazione asincrona peer-to-peer. Yarp è
stato progettato per essere estensibile con un sistema di plug-in che permette di aggiungere nuovi driver e nuovi protocolli per applicazioni specifiche e l’interoperabilità con altri sistemi software.
Esso definisce anche un livello di astrazione che
permette il porting del codice su diversi robot e il
passaggio tra la simulazione e robot reale durante lo sviluppo. Nel suo intervento, l’ingegner Natale si è limitato a descrivere la filosofia che ha
guidato la progettazione e lo sviluppo del middleware. Ne ha poi illustrato le principali funzionalità e come sostiene l’interoperabilità con il middleware di ROS.
• Nicolò Boscolo, di IT+Robotics Srl di Vicenza ha spiegato “come ROS possa andare incontro alle aziende”. Mai come in passato ROS è conosciuto dal pubblico industriale.
Il potenziale di questo strumento è ben chiaro a chi lavora nell’industria ma risulta ancora
di difficile comprensione come uno strumento accademico possa essere facilmente integrato in un ambiente industriale. La libreria
cROS, sviluppata da IT+Robotics, è uno dei primi esemL’ingegner Mirko
pi (funzionanti) dell’utilizzo di
Bordignon,
ROS all’interno dell’ambiente
ricercatore presso
industriale, i casi d’uso della
l’Istituto Fraunhofer
libreria sono stati illustrati duIPA di Stoccarda
rante la presentazione.
ha parlato di ROS,
• Stefano Colombo della Roa oggi, lo strumento
box di Castelletto S. Ticidi sviluppo per
no (NO) ha invece inquala robotica
drato “ROS nell’Industria”. Il
sperimentale più
ROS - Robot Operating Sydiffuso nei laboratori
stem - è una costruzione ame nelle start-up
biziosa, molto organizzata
di tutto il mondo.
gerarchicamente nella sua
costruzione informatica, che
si propone di poter affrontare e risolvere qualunque problema di fabbrica automatica in tutti i suoi aspetti, in particolare non solo per i robot. L’utilizzo in campo
industriale nella realtà di oggi desta non poche perplessità. Il relatore ha quindi cercato di focalizzare l’attenzione su queste problematiche.
• Infine, Stefano Michieletto, dell’Università di Padova ha esposto la relazione dal titolo “ROS: How a component-based framework
can improve and speed up both industrial
and service robotics research”. Condividere
un’interfaccia comune per sviluppare moduli intercambiabili facilmente riutilizzabili potrebbero migliorare e accelerare l’evoluzione.
Questo è l’obiettivo del ROS e per questo sta
diventando uno standard de facto per gli istituti di ricerca e università, nonché start-up e
PMI. Robotica industriale e di servizio stanno
entrambi approfittando, a loro modo, di questa tecnologia. Infatti, le due prospettive si
stanno lentamente, ma inesorabilmente, mescolando insieme. L’intervento di Michielletto ha mostrato, riportando l’esperienza a IASLab, come utilizzare ROS al fine di accelerare
lo sviluppo e il miglioramento di nuove applicazioni robotiche utilizzabili in entrambe le
branche della robotica.
PubliTec
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Celebrati 40 anni d’eccellenza
italiana nel campo della Robotica
“40
40
Lo scorso 28 ottobre SIRI, Associazione Italiana
di Robotica e Automazione ha tagliato il traguardo
delle quaranta candeline. Un anniversario
celebrato con un incontro cui hanno preso parte
alcuni dei soci fondatori dell’Associazione, le più
importanti cariche associative tra cui il Presidente
Rezia Molfino e Arturo Baroncelli, attuale
Presidente IFR e Alfredo Mariotti Direttore Generale
UCIMU - SISTEMI PER PRODURRE. Un incontro
in cui sono stati raccontati questi quarant’anni di
attività e di successi importanti per la Robotica
Italiana nel mondo.
di Fabrizio Garnero
14 - Dicembre 2015 N° 217
SIRI 217_info siri.indd 14
anni di robotica insieme” è stato il
tema dell’incontro organizzato lo
scorso 28 ottobre da SIRI per celebrare un traguardo storico, il raggiungimento
del quarantesimo anno di attività associativa. È,
infatti, il 1975 quando un gruppo di accademici e industriali illuminati e innovatori nel campo
delle tecnologie dell’automazione e della robotica fondano SIRI, in origine Società Italiana per
la Robotica Industriale, poi evolutasi nell’odierna Associazione Italiana di Robotica e Automazione. Riunendo i principali attori del mercato
(produttori, distributori, integratori e università)
sotto un unico cappello, SIRI esprime fin da subito un’eccellenza con pochi eguali nel mondo
e diventa la più autorevole portavoce italiana di
PubliTec
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“40 anni di robotica
insieme” è stato il
tema dell’incontro
organizzato lo scorso
28 ottobre da SIRI.
un nuovo modo di pensare e
produrre, promuovendo il dialogo e lo scambio di idee e informazioni tra ricerca, industria
e potenziali utilizzatori. Festeggiare il 40° dell’Associazione
significa, quindi, celebrare 40
anni d’eccellenza italiana nel
campo della Robotica, fatta di
tradizione e innovazione, di costruttori e integratori apprezzati
in ogni ambito tecnologico della moderna industria.
È positivo il momento
della Robotica italiana
Il quarantesimo anniversario
della SIRI cade in un momento storico assolutamente positivo per l’industria italiana della robotica, caratterizzato dal buon andamento del mercato interno. Nel 2014 la produzione
del comparto ha, infatti, registrato un incremento del 6,1% rispetto all’anno precedente, attestandosi a un valore di 520 milioni di euro. Tale
risultato è stato determinato dalla crescita delle consegne sul mercato interno (+15,3% per
un valore di 340 milioni di euro). Al contrario, le
esportazioni sono calate del 7,7% a 180 milioni. La quota di produzione destinata all’estero
è quindi calata: il rapporto tra export e produzione è passato dal 39,8% del 2013 al 34,6%.
Nel complesso il consumo italiano di robot ha
registrato un aumento del 16,9%, attestandosi
a 602 milioni.
Le importazioni, anch’esse in salita (+19,1% per
un valore pari a 262 milioni di euro), hanno portato il saldo commerciale in negativo di 82 milioni di euro; il rapporto tra import e consumo
è passato dal 42,7% al 43,5%. Ancor più positivo l’andamento degli indicatori per quanto riguarda l’analisi del settore in termini di unità:
nel 2014, la produzione di robot è cresciuta del
27,1% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 3.534 unità. Anche in questo caso negative
le esportazioni: -13,9% per 1.297 unità.
Di conseguenza, le consegne interne sono no-
a
DEFORMAZIONE
SIRI 217_info siri.indd 15
tevolmente aumentate, raggiungendo le 2.237
unità dalle 1.275 del 2013. Anche gli acquisti
dall’estero sono cresciuti del 25,9%, a 4.284
unità. Nel complesso la domanda interna si è
attestata a un totale di 6.521 nuove unità installate, registrando un incremento del 39,4%.
Più che allineata anche la situazione per questo 2015 che, secondo i dati forniti dal Gruppo di Lavoro Statistiche di SIRI ed elaborati dal
Centro Studi dell’UCIMU - SISTEMI PER PRODURRE possiamo tranquillamente parlare di un
dato di vendita del mercato italiano della Robotica relativo al primo semestre che ha raggiunto
quota 2.865 robot antropomorfi, cui corrisponde una percentuale di vendita pari al +31,1% rispetto allo stesso periodo 2014 quando il venduto si era “fermato” a 2.186 unità. Un dato
intermedio che fa ben sperare per una chiusura d’anno assolutamente in linea con il record
di robot installati in Italia lo scorso anno (oltre
5.000).
Il professor Rinaldo
Michelini soci
fondatore SIRI
durante il suo
intervento.
Quarant’anni di storia
vissuti da protagonista
I dati di mercato sono l’ulteriore conferma
dell’importanza che la Robotica Italiana ha da
sempre nel panorama internazionale e, di conseguenza, del ruolo e del blasone di SIRI nel
novero delle associazioni mondiali di settore.
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n
A proposito di SIGMA
In occasione delle celebrazioni del 40° della
SIRI, abbiamo incontrato l’ingegner Mario
Salmon, tra i fondatori di SIRI e tra i primi
docenti a tenere a Milano un corso specialistico sulla Robotica, con cui abbiamo
piacevolmente chiacchierato ripercorrendo
quarant’anni di applicazioni robotizzate e in
particolare su quella di uno dei primissimi
robot, il SIGMA targato Olivetti che l’ingegner Salmon ha raccontato in un libro dal
titolo “Anni 70:un caso di innovazione e di
vita alla Olivetti, nascita e crescita del robot
SIGMA”.
Ingegner Salmon buongiorno e grazie
della sua di disponibilità.
Non lo dica nemmeno! Con questa chiacchierata tra vecchi amici penso di fare qualcosa di utile e, magari quasi, divertente, per
i soci SIRI e per i lettori della rivista.
L’occasione ci è stata fornita dai 40 anni
della SIRI, della quale lei è stato uno dei
fondatori, ma vorrei anche per parlare
insieme del suo libro in cui racconta una
splendida storia: vuole cambiare mestiere?
Caro Fabrizio non ho scritto certo un libro
di storia ma un libretto, due ore per leggerlo tutto sono più che sufficienti, anzi, forse
anche meno se si saltano dei capitoli; ho
però scritto un libro di storie al plurale. L’ho
scritto per divertimento e non tanto per ricostruire fatti ormai lontani e, nel complesso, poco importanti. Dico storie perché il
mio testo è un amarcord in cui si sommano
ricordi di vario tipo che poi ti descrivo.
Quanto al mestiere? È 50 anni che faccio,
anche se in luoghi e vesti diverse, sempre la
stessa cosa: sviluppare, o aiutare lo sviluppo, di nuovi prodotti innovativi. Fino a oggi
sono riuscito a cavalcare discretamente
l’onda dell’innovazione e vorrei provarci an-
cora un poco. Direi quindi
no, non ho intenzione di
cambiare lavoro.
Venendo al libro,
cosa era il SIGMA?
SIGMA, acronimo di Sistema Integrato Generico per
il Montaggio Automatico,
era un robot cartesiano
sviluppato dalla Olivetti e
poi commercializzato con
oltre 100 unità venduta
dalla consociata OSAI
della quale ero direttore
tecnico. Il SIGMA aveva molte caratteristiche fortemente innovative per allora, quali:
il linguaggio SIGLA con istruzioni di “salto
condizionato da forze esterne”, sensori di
forza, configurazioni con 2, 3,e 4 braccia, …
Insomma, un figlio di cui andare fieri!
Quindi non si è posto uno scopo ben
preciso nello scrivere il libro: lo ha fatto
solo per il proprio piacere personale?
Domanda quasi giusta. Dico però quasi nel
senso che spero che anche i lettori si divertano e, tutt’al più, possano ricavare qualche
utile insegnamento dalle storie raccontate.
Infatti, nel libretto si possono fare diverse
letture: la mia storia personale; la storia
dello sviluppo del sistema SIGMA; la decisione del top-management, di spostare l’iniziativa da Ivrea a Marcianise in provincia
di Caserta.
Il tutto condito con piccoli fatti personali
extra-lavoro, la buffa storia di una formula
matematica, i figli e, sullo sfondo l’ambiente “olivettiano” ed eporediese (da Eporedia,
nome antico ancora spesso utilizzato per
chiamare la città di Ivrea) di lavoro e di vita
nell’ultimo periodo di sopravvivenza dello
Dal 1975 sono trascorsi 40 anni, un arco di tempo in cui la Robotica Italiana è stata protagonista
assoluta: lo testimoniano i sei premi Engelberger, Nobel della Robotica, e i numerosi italiani
che hanno avuto l’onore di ricoprire il prestigioso
ruolo di Presidente IFR, International Federation
of Robotics, ultimo in ordine di tempo l’italianissimo Arturo Baroncelli di Comau.
In quattro decenni, la Robotica ha compiuto
passi da gigante caratterizzando un’epoca in
cui ha dovuto fronteggiare anche lo scetticismo
di chi vedeva nel robot un nemico per il lavo16 - Dicembre 2015 N° 217
SIRI 217_info siri.indd 16
spirito di Adriano Olivetti. Mia
nonna avrebbe detto, in dialetto mantovano, un bel “misciot” oggi gli informatici lo
chiamerebbero un mash-up,
i due termni si assomigliano
anche!
Mi dica due parole
di più sui temi trattati?
Ecco il riassunto del libretto.
Iniziamo dalla mia storia personale: si parte dal colloquio
di assunzione, poi la dirigenza, i colleghi, la mia collaborazione con d’Auria, alcuni dei miei collaboratori, i viaggi per presentare il robot e la
mini-fama nel mondo della robotica, infine, i
motivi delle mie dimissioni e del viaggio verso Bologna invece che verso Marcianise.
Il secondo step è di sicuro la storia dello sviluppo del sistema SIGMA: dal primo “concept” o meglio dagli obiettivi ricercati, alla
costruzione di un prototipo e poi della prima serie. Il SIGMA, descritto in dettaglio in
un allegato pubblicato in quegli anni, ne ho
raccontato diversi aspetti originali del robot
ro dell’uomo anziché un valido aiuto e supporto; SIRI, pure in questo caso, è stata in prima linea nel sostenere e dimostrare esattamente il
contrario. Oggi, infatti, nel mondo della meccatronica e della robotica collaborativa, il robot lavora a stretto contatto con l’operatore ed è dimostrato dai fatti che, ovunque sia stato inserito
per alleggerire la parte più pesante e onerosa
del lavoro umano, i risultati raggiunti sono stati positivi da ogni punto di vista: sicurezza, produttività, qualità.
Quarant’anni vissuti da protagonisti che provia-
SIGMA,
acronimo
di Sistema
Integrato Generico
per il Montaggio
Automatico,
era un robot
cartesiano
sviluppato
dalla Olivetti.
PubliTec
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che possono, forse, essere ancora di interesse. Alcune delle prime vendite effettuate
presentavano caratteri innovativi da raccontare. Infine, un cenno all’evoluzione del progetto dopo la mia uscita dall’aziende.
Nel 78 il top management aziendale decise di trasferire tutte le attività da Ivrea a
Marcianise: fu una decisione sciagurata
effettuata con criteri politici e non certo
industriali. Purtroppo quasi nessuno della
squadra che aveva sviluppato il SIGMA fu
convinto a traslocare e si dovette ripartire
da capo con, in più, delle profonde fratture del nel management. Ho dedicato un po’
di spazio a inquadrare questa decisione,
cercare di capirne le motivazioni e illustrare come il trasloco fu prodromo della successiva uscita dell’Olivetti dal settore beni
strumentali e perdita di un’altra importante
azienda Italiana.
Dimenticavo di citare l’allegato che vale,
credo, da solo la spesa dei 5€ del libro: la
riproduzione di un articolo dello psicologo
Musatti, riprodotta per gentile concessione
de L’ESPRESSO.
Ma cosa c’entra uno psicologo
con la robotica?
Te lo spiego: Musatti, un ex-olivetti, uno dei
più importanti psicologi di quegli anni, era
venuto a visitare il SIGMA e a intervistare
d’Auria e me stesso e aveva scritto un bel
articolo pieno di acute osservazioni in gran
parte ancora valide. L’ho inserito perché
rappresenta bene alcune delle problematiche tipiche dell’automazione industriale
e della sostituzione del lavoro umano con
delle macchine un poco “intelligenti”. In
quegli anni nascevano concetti, diventati
oggi realtà di moda: macchine intelligenti,
applicazioni dell’Intelligenza Artificiale, artigiano digitale, digital factory, …
nire la “lesson lerned”: dove hai sbagliato,
come e perché. Ho provato quindi a scrivere l’ultimo capitolo dicendo, in estrema
sintesi che: nella nostra squadra mancava una persona “market oriented” ovvero
un vero venditore e un vero imprenditore;
il SIGMA era un po’ troppo avanzato per
quei tempi sia come tecnologia che come
business model; il prodotto era troppo
dissonante con la filosofia aziendale e,
forse di conseguenza, moderatamente, a
dire poco, appoggiato dal management.
Vista della versione SIGMA/MTG
del robot di montaggio.
E la formula a cui ha accennato
che cosa c’entra?
La formula era contenuta in una tesi di
laurea all’università di Losanna, che avevo
seguito come relatore esterno. Lo studente era il Demoreaux che, dopo pochi anni,
svilupperà il robot “DELTA”, il primo robot
parallelo al mondo. Quello fu un evento veramente importante per la storia della robotica. Per 50 anni, quasi, ho cercato per
le università italiane chi me la validasse e,
proprio alla fine, ho trovato in Baroncelli di
COMAU e Presidente IFR il “validatore” della formula. La formula è bella perché lega
insieme grandezze progettuali della robotica di solito mai viste assieme: la velocità,
la rigidezza e la dolcezza del moto insieme
alla precisione finale del robot. Come direbbe la guida Michelin “vale il detour”.
Ha provato a trarre delle conclusioni?
E di che tipo?
Si certo. Quando insegnavo all’università
imponevo sempre ai miei studenti di defi-
mo a raccontare almeno nelle tappe salienti a
partire dal quinquennio tra il 1970 e il ’75 quando nel mondo, e in Italia, la Robotica è al suo
inizio. Mentre negli USA, Unimate installa alcune decine di robot e a Chicago si svolge il primo ISIR, la conferenza mondiale più importante del settore (siamo nel 1970), in Italia, vi sono
i primi progetti originali: un robot della NORDA su progetto di Gianfranco Duina, un robot
di saldatura della SIV su progetto di Luigi Caprioglio, un primo prototipo di robot di montaggio della Olivetti. Nella preistoria della robotica
DEFORMAZIONE
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Finisco: rimpianti?
Non certo personali! Ma un po’ di tristezza si nel ripensare ad anni dove il nostro
paese aveva grandi industrie oggi scomparse; tutto era semplice, ed era possibile
perfino collaborare con il mondo accademico.
Un’ultima cosa, visto che si è divertito
tanto, non pensa di continuare, magari
part-time, a scrivere?
“Toccato!” Mi piacerebbe mettere in ordine le mie dispense su “innovazione nello
sviluppo prodotti”. L’Italia vive di “prodotti
innovativi” e non di “inventori”: ogni aiuto
che io possa, magari, fornire agli sviluppatori di nuovi prodotti potrebbe essere,
modestamente, utile a far crescere le nostre industrie e, in qualche modo, il nostro
Paese.
Ringraziamenti? Vuole approfittare
per ringraziare qualcuno?
L’elenco sarebbe lungo: dai dirigenti che
mi hanno assunto, ma oggi scomparsi,
d’Auria, i colleghi “olivettiani” di quegli
anni, i componenti della squadra che non
ho nominato, i figli, e last but not least il
mio attuale “correttore di bozze”.
italiana si deve ricordare anche il telemanipolatore MASCOT, non proprio un robot, dell’allora
CNEN, oggi ENEA.
Ma è tra gli anni 75 - 80 che in Italia la Robotica
ha un grosso sviluppo: COMAU presenta e installa in FIAT i primi POLAR, SEPA (società del
gruppo FIAT) sviluppa un sistema di controllo
per robot; inoltre, nasce OSAI (Olivetti) per la
produzione del robot SIGMA.
In Italia esiste quindi un fermento culturale forte sulla Robotica che si manifesta in vari eventi (commissioni, convegni, ecc.) che coinvolgoDicembre 2015 N° 217 - 17
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nfo
n
Un momento
dell’incontro
organizzato per
celebrare i 40
anni di attività
associativa di SIRI.
no diversi Enti, sia accademici che industriali
(ANIPLA, CNR, FAST e alcune aziende) ed è in
queste sedi che viene lanciata da Antonio d’Auria (Olivetti) l’idea di creare una associazione
Italiana di Robotica.
La SIRI viene poi fondata a Ivrea nel 1975: è
la seconda associazione al mondo dopo quella
Giapponese e Antonio d’Auria ne è il primo presidente. Gli altri soci fondatori sono: Luigi Caprioglio, Gianfranco Duina, Mario Salmon, Rinaldo Michelini, Vincenzo Nicolò, Massimiliano
Petternella, Franco Sartorio, Marco Somalvico
e Mario Unnia.
Sempre in questo periodo, continuano e si rafforzano le ricerche di Robotica nel mondo Universitario. Sono gli anni in cui Marco Somalvico, tra i primi accademici a entrare in questo
settore, installa due robot al Politecnico di Milano. Sempre nel capoluogo lombardo, viene organizzata da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE la prima mostra nazionale del settore “NC,
Industrial Automation & Robot” e nel 1986 Franco Sartorio esce da DEA e fonda PRIMA che
svilupperà diversi modelli quali gli Speedy e la
gamma ERNEST, di cui ERNEST-ONE fu il capostipite. Alla fine del decennio viene presentato, sempre da PRIMA, su progetto di Sartorio,
ZAC, il primo robot per il taglio laser 3D.
Ma è tra l’80 e l’85 che inizia un vero sviluppo
industriale del settore. Avendo SIRI organizzato a Milano, con la collaborazione di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE il convegno ISIR alla
fine degli anni 70, l’Italia è la seconda nazione in Europa ad avere questo privilegio e di fatto, si comincia a scrivere una pagina molto importante per la Robotica italiana. Non a caso,
nascono ancora nuove aziende produttrici di
robot come SIR e vengono presentati sempre
nuovi modelli di robot: Pragma di DEA, le linee
di saldatura di Bisiach&Carru, Shark di SKF, i
robot di verniciatura della BASFER e della SLS
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e il robot CAMEL di Castoldi. La JOBS presenta
uno dei primi robot elettrici a sei gradi di libertà.
La robotica entra come materia ai corsi universitari: uno dei primi corsi viene tenuto a Milano da Mario Salmon, su iniziativa di Marco Somalvico.
Tra il 1985 e il ’90, in Europa, la robotica Italiana
è seconda solo a quella tedesca. Ecco perché
tutti i grandi produttori mondiali aprono filiali nel
nostro Paese (ASEA poi ABB, KUKA, Hitachi
…) che si contraddistinguono per la spiccata
capacità applicativa.
Per contro, scompaiono molte piccole aziende che avevano sviluppato dei loro modelli ma
crescono gli integratori. Sopravvivono poche
aziende selezionate per tecnologia o dimensione, come per esempio COMAU, PRIMA e SAPRI. Nascono comunque ancora nuovi progetti come il Project della Sandretto e il Dexter di
FIAR che tenterà sin da allora la strada della robotica spaziale.
Alfredo Mariotti,
Direttore Generale
UCIMU-SISTEMI PER
PRODURRE ha fatto
gli onori di casa.
PubliTec
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Fonte: Prima Industrie SpA
Le molte aziende italiane entrate nell’attrezzaggio e nell’integrazione di robot hanno mediamente successo, anche con significativo
export: Tiesse Robot, SIR e ARS sono esempi
di aziende che tuttora operano come integratori di robot di terzi. COMAU esporta numerose linee di assemblaggio carrozzeria in tutto il mondo dell’auto e PRIMA diventa leader mondiale
nella Robotica Laser.
Nel ‘89 iniziano, le attività di ricerca finanziate con
il Piano Finalizzato Robotica: con questo finanziamento molte Università italiane entrano in questo
settore e alcune industrie fruiscono di importanti aiuti all’innovazione. I risultati del piano saranno
poi esposti alla EMO di Milano del 1995.
Tra il 1990 e il 2000 l’Associazione conosce
uno dei suoi periodi migliori. In questi anni la
vita della SIRI è pilotata con grande impegno
e maestria dal professor Daniele Fabrizi che è
anche Presidente dell’International Federation
of Robotics (IFR). Fabrizi organizza numerosi
convegni e una nuova scuola di robotica a Pavia: sono questi gli anni d’oro dell’Associazione
che pubblica numerosi testi su diversi temi della robotica. Si struttura nell’attuale forma il “Corso Nazionale Automazione Industriale e Robotica” che raccoglie l’eredità di numerosi corsi
organizzati nel quinquennio precedente. Da allora, il corso si svolge con continuità seguendo
e documentando l’evoluzione del settore. Ma
non solo! SIRI organizza, nel 1996, un’altra edizione dell’ISIR a Milano.
Lo sviluppo industriale entra in un periodo di
rapida crescita e maturazione dei prodotti. La
robotica si espande nel mondo universitario e
si consolidano in Italia laboratori a livello mondiale come quelli del Politecnico di Milano, della scuola Sant’Anna di Pisa, dell’Università di
Genova, del CNR-ITIA e dell’Università di Bologna per la realizzazione di mani antropomorfe. Da queste ricerche di ingegneria biomediDEFORMAZIONE
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ZAC: il primo robot
laser nel mondo.
ca nascono progetti di esoscheletri e innovativi
arti artificiali.
E siamo alla storia dei nostri giorni, o almeno
al recente passato. Dal 2000 a oggi, la Robotica Industriale entra nel pieno della sua maturità
e modernità, ma conosce una fase di cambiamento generazionale dei suoi attori. Scompare Daniele Fabrizi, sostituito da Rezia Molfino
alla guida dell’Associazione nel ruolo di Presidente SIRI; nel 2002 muore Marco Somalvico,
tra i più importanti accademici del settore e nel
2012 Franco Sartorio, tra i più grandi innovatori
a livello mondiale.
Sono questi gli anni in cui, a Genova, nasce
l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) con un’importante sezione per la robotica avanzata e di
servizio settore dove erano già attive alcune
Università tra cui Padova con il professor Enrico Pagello.
Arturo Baroncelli, vincitore del premio Engelberger, diventa Presidente IFR. A prova dell’eccellenza della robotica italiana e dell’importanza della SIRI; diventano ben sei gli italiani
vincitori di questo premio prestigioso, considerato il Nobel della robotica: Baroncelli si aggiunge a Somalvico, Carretta, Dario, Bracco
e Fabrizi piazzando così l’Italia al 4° posto nel
mondo, dopo Giappone e USA, quasi alla pari
con la Germania.
E siamo all’oggi: 28 ottobre 2015, SIRI celebra
i suoi splendidi 40 anni di attività associativa
spesa per promuovere e diffondere la cultura
della Robotica e dell’Automazione. Quali saranno le prossime sfide per la Robotica moderna
non è dato saperlo; in un’epoca in cui si parla di digitalizzazione e Industria 4.0 si possono però immaginare e SIRI, integrando il meglio
del sapere mondiale nel campo dell’automazione, è già pronta a essere assoluta protagonista
dei prossimi 40 anni di Robotica Industriale e
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di Servizio.
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