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1/03/2014 Il catechismo per i soldati
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Un saggio racconta la guerra e la cura d’anime in età
moderna. Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI fino a
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religiosa dei militari
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In principio fu un gesuita."Mai più violenza in nome di Dio, la fede non
è intolleranza", ha ammonito due mesi fa papa Francesco nell'udienza
alla Commissione teologica internazionale. A raccontare la "guerra e
la cura d'anime in età moderna" è un saggio di Vincenzo Lavenia: "Il
catechismo dei soldati" (Edizioni Dehoniane, 128 pagine, 10 euro). Lo
scontro tra le fedi cristiane che si apre con la Riforma protestante e il
perdurare del conflitto con l'islam contribuiscono in età moderna alla
SOLDATI IN PREGHIERA
rinascita dell'idea di guerra santa. Karol Wojtyla nel messaggio per la
Giornata Mondiale della Pace del 2002 evidenziò che “la vera pace è frutto della giustizia”, ma poiché “la giustizia
umana è sempre fragile e imperfetta” va “esercitata e in un certo senso completata con il perdono”.
Vincenzo Lavenia insegna Storia moderna all'università di Macerata. È autore di numerosi testi di taglio storicoreligiosi e con Adriano Prosperi e John Tedeschi ha diretto la stesura del Dizionario storico dell'Inquisizione.
Cinque mesi fa, puntando l'indice contro il conflitto in Siria, il gesuita Bergoglio ha condannato i trafficanti di morte
e chi nasconde i propri interessi economici e di potere dietro una sbandierata difesa dei valori. Non li ha citati
esplicitamente però il Papa non ha fatto sconti ai potenti della terra che giocano la loro partita militare e
commerciale sulla pelle delle popolazioni sofferenti. Scegliere il bene «comporta dire no all’odio fratricida e alle
menzogne di cui si serve, alla violenza in tutte le sue forme, alla proliferazione delle armi e al loro commercio
illegale». Questi, secondo Francesco, sono i nemici da combattere “uniti e con coerenza”, senza seguire altri
interessi se non quelli della pace e del bene comune. Il Papa ha preso le mosse dalla parabola evangelica del re
che va alla guerra. Un brano delle sacre scritture che “ci tocca sul vivo, in questo momento in cui stiamo
fortemente pregando per la pace e rimane sempre il dubbio, è davvero una guerra per qualcosa o è una guerra
del commercio illegale per vendere armi?”.
Proprio per iniziativa dei gesuiti, tra Cinque e Seicento compaiono i primi catechismi destinati ai soldati, un genere
che avrà vasta fortuna assumendo talvolta la forma del libretto illustrato e dello scritto epistolare o diaristico.
Rispetto all'estemporanea predicazione bellica del clero cattolico medievale, si struttura così in modo nuovo il
rapporto tra pietà cristiana e valore militare con l'intento di trasformare - anche attraverso il conforto materiale e la
preparazione «a ben morire» - la sciagura della guerra in risorsa spirituale. E infatti, nel 25° anniversario della
costituzione apostolica Spirituali militum curae promulgata da Giovanni Paolo II sugli ordinariati militari, Benedetto
XVI, il 22 ottobre 2011, ha incoraggiato l'evangelizzazione del mondo castrense: "Anche i soldati sono chiamati a
rispondere al comandamento dell’amore, bisogna formare i soldati ad essere testimoni di Cristo e la dimensione
religiosa riveste speciale significato anche nella vita di un militare".
Quindi "si tratta di formare dei cristiani che abbiano una fede profonda, che vivano una convinta pratica religiosa e
che siano autentici testimoni di Cristo nel loro ambiente”. Soprattutto dinanzi alla sfida della nuova
evangelizzazione, la Chiesa è chiamata a dare ai militari “un’assistenza spirituale, che risponda a tutte le esigenze
di una vita cristiana coerente e missionaria”. Per raggiungere questo scopo, occorre che i vescovi e i cappellani
militari si sentano “responsabili dell’annuncio del Vangelo” dovunque siano presenti i soldati e le loro famiglie.
Infatti “la vita militare di un cristiano va posta in relazione con il primo e il più grande dei comandamenti, quello
dell’amore a Dio e al prossimo". Dunque "il militare cristiano è chiamato a realizzare una sintesi per cui sia
possibile essere anche militari per amore, compiendo il ministerium pacis inter arma”.
Papa Ratzinger ha menzionato in particolare quei soldati che fanno esercizio della carità, soccorrendo le vittime di
catastrofi, come pure i profughi, “mettendo a disposizione dei più deboli il proprio coraggio e la propria
http://vaticaninsider.lastampa.it/recensioni/dettaglio-articolo/articolo/fede-faith-fe-soldati-soldiers-soldados-32409/[03/03/2014 09:44:47]
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competenza”. Benedetto XVI ha fatto riferimento in particolare "all’esercizio della carità nel soldato impegnato a
disinnescare mine, con personale a rischio e pericolo, nelle zone che sono teatro di guerra, come pure al soldato
che, nell’ambito delle missioni di pace, pattuglia città e territori affinché i fratelli non si uccidano fra di loro”. Inoltre,
"vi sono tanti militari, ha detto ancora, che “vogliono promuovere la pace e si impegnano da veri discepoli di Cristo
a servire la propria nazione favorendo la promozione dei fondamentali diritti umani dei popoli”. Perciò “l’opera di
evangelizzazione nel mondo militare richiede una crescente assunzione di responsabilità, affinché anche in questo
ambito, vi sia un annuncio sempre nuovo, convinto e gioioso di Gesù Cristo, unica speranza di vita e di pace per
l’umanità”.
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